I chirotteri della Riserva naturale biogenetica di Camaldoli

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1 La Riserva naturale biogenetica di Camaldoli I chirotteri della Riserva naturale biogenetica di Camaldoli Paolo Agnelli e Giacomo Maltagliati I Chirotteri sono un ordine di Mammiferi la cui storia ebbe inizio oltre 52 milioni di anni fa e che oggi presentano una diversità specifica straordinaria, tanto che sono presenti in tutti i continenti eccetto l Antartide. Qual è la chiave del successo dei pipistrelli? Senz altro la capacità di volare, che ha permesso loro di sfruttare risorse fuori dalla portata di tutti gli altri mammiferi. Ma la storia della loro genesi è tutt altro che scontata e ancora oggi sono molti i punti oscuri, anche a causa della rarità dei fossili disponibili. I primi proto-pipistrelli erano probabilmente piccoli insettivori che, favoriti dal forte aumento delle temperature globali nell Eocene (un aumento di circa 7 C) e dal conseguente aumento del numero di Insetti, conobbero una formidabile esplosione di diversità. Come insettivori volanti, in grado di catturare prede in volo, ebbero infatti ben pochi concorrenti per sfruttare le nuove e ricche risorse degli ambienti eocenici. La capacità di volare portò inoltre un indubbio vantaggio per sfuggire ai predatori. Sotto una tale pressione adattativa i primi pipistrelli svilupparono una serie di adattamenti del tutto innovativi. Il cambiamento più radicale fu certamente la modifica dell arto anteriore con lo sviluppo di dita molto allungate come sostegno per la membrana alare. Ma per passare da un volo planato, probabilmente simile a quello degli odierni scoiattoli volanti, ad un vero e proprio volo attivo che richiede un rapido battito delle braccia, fu necessario innanzitutto Fig. 1 - Plecotus auritus I CHIROTTERI DELLA RISERVA NATURALE BIOGENETICA DI CAMALDOLI 229

2 Paolo Agnelli E Giacomo Maltagliati un drastico cambiamento del livello metabolico così da disporre dell energia necessaria ad un volo prolungato. Si è calcolato che il volo richiede ai pipistrelli un quantitativo di energia da tre a cinque volte superiore rispetto a quanto consumano mammiferi non volatori di simili dimensioni. Il raggiungimento di un nuovo assetto metabolico cellulare per il miglior sfruttamento energetico del cibo è stato dunque la chiave primaria del loro successo. Straordinaria poi la capacità di orientarsi al buio grazie ad un complesso sistema sonar a ultrasuoni. Secondo recenti ritrovamenti fossili questa caratteristica era assente nei pipistrelli più primitivi che quindi si presume usassero la vista e che fossero dei cacciatori diurni. Furono probabilmente la comparsa di uccelli predatori e la possibilità di attingere alle ingenti risorse degli insetti notturni, a spingere i pipistrelli verso questo incredibile salto evolutivo. Certamente il volo fu un preadattamento indispensabile, dato che emettere ultrasuoni da fermi richiede moltissima energia. La contrazione dei muscoli alari, infatti, comprime i polmoni e viene sfruttata per la produzione di potenti emissioni sonore quali sono gli ultrasuoni degli attuali pipistrelli. Le particolarità dei chirotteri non finiscono certo qui. Basti pensare all ingegnoso complesso di tendini che consente loro di rimanere aggrappati a testa in giù senza alcuno sforzo, al sistema vascolare che risolve le problematiche circolatorie legate a questa posizione, così come alle strategie che consentono loro la vita alle nostre latitudini. Per superare il periodo invernale infatti, energeticamente sfavorevole a causa della carenza di insetti e delle temperature rigide, i pipistrelli riescono a controllare perfettamente la loro temperatura corporea e a ibernare nonostante le loro piccole dimensioni. Durante questo periodo le femmine, che si sono accoppiate in autunno, mantengono vitali gli spermatozoi dei maschi all interno delle loro vie genitali fino alla primavera successiva, posticipando la fecondazione e sfruttando così la stagione più favorevole alla crescita dei piccoli. Si tratta dunque di animali fortemente specializzati che nel corso della loro storia evolutiva si sono adattati a vivere e a cacciare in diverse tipologie ambientali. Quest ampia radiazione adattativa ha portato alle attuali circa specie presenti in tutto il mondo, un numero davvero elevato che rappresenta oggi circa il 20% di tutti i Mammiferi sulla faccia della Terra. In Italia ne sono attualmente segnalate ben 33, delle quali 25 sono presenti sia in Toscana che in Emilia Romagna. L elevato grado di specializzazione di questo gruppo animale lo rende tuttavia particolarmente vulnerabile ai cambiamenti ambientali. Se da un lato alcune specie sono riuscite a sviluppare un certo grado di tolleranza nei confronti della presenza dell uomo, sfruttandone addirittura i manufatti come rifugio, la maggior parte dei Chirotteri è in grave declino a causa delle modifiche antropiche all ambiente. Una recente indagine sullo stato di conservazione delle diverse specie di pipistrelli in Italia ha valutato il loro grado di minaccia. Una di esse è minacciata in modo critico (CR), cinque sono in pericolo (EN), e undici vulnerabili (VU), mentre per cinque specie i dati disponibili sono ancora insufficienti per una valutazione. Occorre dunque applicare una serie di interventi che siano in grado di interrompere ed invertire questo preoccupante trend di decrescita che negli ultimi anni affligge le popolazioni di pipistrelli di Fig. 2 - Barbastella barbastellus Fig. 3 - Miniopterus schreibersii 230

3 La Riserva naturale biogenetica di Camaldoli tutta Europa. Questa necessità è stata formalizzata con una serie di accordi e normative internazionali, specialmente a livello europeo. La più importante di queste è probabilmente la Direttiva Habitat 43/92/CEE, della Comunità Europea, che nel 1992 ha sancito l importanza dei Chirotteri e il loro preoccupante stato di vulnerabilità, inserendo tutte le specie di microchirotteri europei in allegato IV e riconoscendole come specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Alcune di queste, quelle maggiormente legate agli ambienti ipogei, sono inoltre state inserite in allegato II come specie animali e vegetali d interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. L Italia ha recepito tale direttiva nel 1997 con il DPR 357, integrandola successivamente con il DPR 120 del 2003, ed a livello regionale ciò è stato tradotto in legge in Toscana dalla LR 56/2000 ed in Emilia Romagna dalla LR 15/2006. Un ulteriore passo avanti nella conservazione dei pipistrelli è stato fatto con la stipula nel 1994 dell Accordo per la Conservazione dei Pipistrelli Europei (EUROBATS), alla quale anche l Italia ha aderito nel L accordo prevede un ulteriore impegno nell identificare e proteggere i siti di rifugio e le aree di foraggiamento, nell intraprendere misure di divulgazione e sensibilizzazione del pubblico e nel promuovere programmi di ricerca sulla conservazione e gestione dei Chirotteri. Tra le specie di Chirotteri meritevoli di conservazione, quelle legate all ecosistema boschivo sono senza dubbio tra le più vulnerabili a causa del forte impatto dovuto alla gestione del bosco troppo spesso non sostenibile. Il sistema di gestione a ceduo semplice ad esempio, non contempla il mantenimento di alberi di grandi dimensioni ed anche nel caso in cui si preveda la presenza di matricine, non vengono tollerati esemplari deperienti o i cosiddetti morti in piedi perché potenzialmente pericolosi e non produttivi. La presenza di alberi di questo genere è tuttavia fondamentale per molteplici gruppi animali che vivono nell ecosistema bosco. Per i Chirotteri forestali gli alberi maturi sono un importante serbatoio di risorse trofiche, ma soprattutto fonte di rifugio. Questi pipistrelli utilizzano infatti cavi e spaccature negli alberi, presenti solamente in esemplari di una certa età e dimensione. Inoltre, rifugi di questo tipo sono Fig. 4 - Rhinolophus ferrumequinum Fig. 5 - Miniopterus schreibersii Fig. 6 - Eptesicus serotinus I CHIROTTERI DELLA RISERVA NATURALE BIOGENETICA DI CAMALDOLI 231

4 Paolo Agnelli E Giacomo Maltagliati spesso generati dall intervento di altri animali come ad esempio i nidi abbandonati dei Picchi, uccelli anch essi fortemente legati alla presenza di alberi maturi o deperienti. Il mantenimento di una certa quantità di questo tipo di alberi all interno della matrice forestale deve quindi essere previsto in ogni serio programma di gestione sostenibile. Oggi è ormai chiaro che dobbiamo tener conto non soltanto dei parametri di produttività, ma anche della conservazione della complessità di questo ecosistema, ponendoci come obiettivo un consumo consapevole che non riduca la splendida biodiversità del bosco a una semplice coltivazione di legname. Nella tutela della biodiversità delle aree boscate, le aree protette giocano sicuramente un ruolo chiave. Si tratta infatti di porzioni di territorio in cui è possibile gestire la conservazione dell ecosistema, prevedendo zone in cui è consentito lo sfruttamento del bosco regolamentato, altre in cui è limitato e altre ancora in cui è applicato un regime di tutela integrale. Ciò permette la creazione di un mosaico di aree con diversi livelli di salvaguardia, così che le zone maggiormente protette fungano da serbatoio per le altre. Il sistema di riserve biogenetiche all interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, e in particolare la Riserva naturale biogenetica di Camaldoli, ricopre un ruolo fondamentale per la conservazione dei boschi dell Appennino Centrale e dunque per tutte quelle specie, animali e vegetali, che da essi dipendono. Per valutare quanto l area protetta di Camaldoli possa essere effettivamente importante per la conservazione dei pipistrelli occorre conoscerne la biodiversità chirotterologica. La chirotterofauna dell intero Parco Nazionale è stata più volte indagata a partire dalla fine degli anni 1990 e alcune delle segnalazioni disponibili in letteratura provengono da località all interno della riserva di Camaldoli. Una ulteriore specifica ricerca all interno della Riserva è stata da noi condotta nel 2011 (le cui segnalazioni sono indicate nella tabella seguente come Agnelli & Maltagliati, 2011). I dati così raccolti rivelano la presenza certa all interno della Riserva naturale biogenetica di Camaldoli di almeno 14 specie (Tab. 1). Data l estrema vagilità dei Chirotteri, possiamo inoltre ipotizzare con ragionevole certezza anche la presenza di altre tre specie segnalate in aree vicine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna che possiedono caratteristiche ambientali confrontabili con quelle della Riserva (Tab. 2). In considerazione della limitata superficie della Riserva il numero di specie presenti è davvero considerevole e tra queste molte possiedono un elevato valore conservazionistico. La composizione del popolamento è caratteristica di ambienti boscati e oltre alle specie legate al bosco per il foraggiamento, ne osserviamo di più strettamente fitofile come le due specie di Nottole Specie Segnalazioni più recenti per la Riserva Status in Italia Rinolofidi Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore Agnelli & Maltagliati 2011 VU Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore Agnelli & Maltagliati 2011 EN Vespertilionidi Barbastella barbastellus Barbastello Maltagliati, 2007 EN Eptesicus serotinus Serotino comune Agnelli & Maltagliati 2011 NT Hypsugo savii Pipistrello di Savi Agnelli & Maltagliati 2011 LC Myotis myotis/blythii Vespertilio maggiore/di Blyth Ass. Cibele, 2003 VU/VU Myotis emarginatus Vespertilio smarginato Agnelli & Maltagliati 2011 VU Nyctalus leisleri Nottola di Leisler Agnelli et al., 1999 NT Nyctalus noctula Nottola comune Agnelli et al., 1999 VU Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato Agnelli & Maltagliati 2011 LC Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano Agnelli & Maltagliati 2011 LC Plecotus auritus Orecchione bruno Agnelli & Maltagliati 2011 NT Plecotus austriacus Orecchione grigio Agnelli et al., 2009 NT Miniotteridi Miniopterus schreibersii Miniottero Agnelli & Maltagliati 2011 VU Tab

5 La Riserva naturale biogenetica di Camaldoli Specie Segnalazioni più recenti per il Parco Status in Italia Vespertilionidi Myotis daubentonii Vespertilio di Daubenton Agnelli et al., 1999 LC Pipistrellus pygmaeus Pipistrello pigmeo Ass. Cibele, 2003 DD Molossidi Tadarida teniotis Molosso di Cestoni Ass. Cibele, 2003 LC Tab. 2 (Nyctalus leisleri e N. noctula) e il Barbastello (Barbastella barbastellus). Si tratta di pipistrelli di medio-grandi dimensioni che utilizzano come rifugio principalmente i grandi alberi, dove si nascondono in spaccature, fori di marcescenza, nidi di picchio abbandonati o sotto le cortecce distaccate. Nel caso delle Nottole gli spostamenti stagionali tra i rifugi estivi e quelli invernali raggiungono distanze anche superiori ai 1000 km, configurandosi come vere e proprie migrazioni. Da una collaborazione tra il Corpo forestale dello Stato e il nostro Museo di Storia Naturale, nel 1998 sono stati installati nell area di Camaldoli circa 30 rifugi artificiali per Chirotteri (bat box). L intento non era tanto quello di offrire un ulteriore rifugio a questi pipistrelli (data l abbondante presenza di alberi maturi), quanto quello di indagare con questa tecnica quali fossero le specie presenti, vista l estrema elusività delle specie fitofile che più difficilmente si contattano con altre tecniche. Il successo di questi rifugi è stato valutato con una serie di monitoraggi che hanno consentito l individuazione certa di una specie forestale assai rara e difficile da contattare: il Barbastello. Nel corso dei rilievi del 2006 ne è stata infatti individuata una piccola colonia di una decina di esemplari nei pressi di Metaleto che successivamente si è spostata altrove alla ricerca di nuovi rifugi. La percezione del rifugio da parte di queste specie è in effetti diversa da quella dei pipistrelli che si rifugiano in grotte o in edifici. Nel caso dei pipistrelli fitofili, tutti gli esemplari che compongono la colonia non possono trovare rifugio sotto un unica corteccia distaccata, o all interno di una piccola fessura o cavità. La colonia deve dunque dividersi, utilizzando tanti piccoli rifugi vicini, e gli esemplari si spostano ogni notte da un rifugio all altro mantenendo ugualmente i rapporti sociali. Possiamo allora sottolineare un ulteriore straordinaria capacità dei pipistrelli, quella di memorizzare una precisa mappa di più alberi-rifugio all interno di un bosco. Il continuo spostarsi in rifugi diversi permette inoltre di sfuggire ai predatori e di far fronte alla fortissima competizione che si stabilisce con le altre specie del bosco che utilizzano i vecchi alberi come rifugio. Spesso nelle nostre bat box abbiamo infatti trovato Ghiri, Moscardini, Cinciarelle, ma anche Formiche, Vespe e Calabroni. Ovviamente, più rari sono i vecchi alberi e maggiore è l entità di questa competizione. Si Fig. 7 - Plecotus auritus I CHIROTTERI DELLA RISERVA NATURALE BIOGENETICA DI CAMALDOLI 233

6 Paolo Agnelli E Giacomo Maltagliati capisce pertanto come sia importante un attenta gestione del bosco che favorisca la presenza di aree, anche piccole ma diffuse, dove sia salvaguardata la presenza di alberi maturi, deperienti e morti, che permettano al bosco di sviluppare la sua enorme potenzialità di ambiente complesso e strutturato in grado di ospitare alti livelli di biodiversità animale, tanto da fungere da serbatoio per quelle aree più sfruttate dal punto di vista produttivo. Altri pipistrelli che possono rifugiarsi anche nelle cavità degli alberi sono gli Orecchioni (in Toscana ne sono presenti almeno due specie) che cacciano preferibilmente tra la vegetazione boschiva. Una bellissima colonia riproduttiva di Orecchione bruno (Plecotus auritus) è presente nella soffitta di un edificio nei pressi di Metaleto. Si tratta di una specie piuttosto rara in Italia, specialmente nelle regioni centrali e meridionali. La colonia che vive nella Riserva di Camaldoli ha un grande valore biogeografico in quanto è l unica colonia nota di questa specie presente in Toscana e la sua importanza conservazionistica è davvero notevole. La colonia è stata individuata per la prima volta nel 1996, quando contava una quindicina di individui. Durante l ultimo monitoraggio dell estate 2011 abbiamo registrato 52 esemplari, compresi i giovani dell anno. Il significativo incremento riscontrato nel corso di 15 anni è da attribuirsi non solo alla qualità ambientale dell ambiente boschivo circostante, ma anche all ottimo livello di tutela di cui ha beneficiato il rifugio grazie all impegno del Corpo forestale dello Stato. Dobbiamo infatti sottolineare che uno dei motivi del declino dei pipistrelli è legato alla perdita dei rifugi nelle abitazioni. Succede spesso che un vecchio edificio abbandonato crolli, o che venga ristrutturato senza tener conto delle esigenze di questi pur discreti inquilini alati, mentre altre volte le colonie di pipistrelli sono vittima di veri e propri atti di deliberato vandalismo, spesso soltanto perché non se ne conoscono le qualità e l utilità anche per l uomo. Un importante ulteriore funzione delle Riserve gestite dal Corpo Forestale dello Stato è proprio quella di dare alle persone un esempio pratico e tangibile di come si possa concretamente fare conservazione. Nel caso di Metaleto l impegno nel corretto restauro e nella manutenzione delle strutture ha permesso di risolvere positivamente la convivenza tra uomo e pipistrelli. Il Corpo forestale dello Stato gestisce a Camaldoli una delle più belle aree del nostro Appennino. La sua responsabilità per il mantenimento della chirotterofauna e della biodiversità più in generale è davvero notevole, ma il costante confronto con altre competenze, la condivisione e le sinergie che traspaiono chiaramente dalla lettura di questo volume dimostrano che la strada intrapresa è proprio quella giusta. Bibliografia Agnelli P., Mammalia Chiroptera. [pp ]. In: Ruffo S., Stoch F. (eds.). Checklist e distribution of the italian fauna. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2 serie, Sezione Scienze dalla Vita pp. + 1 Compact Disk. Agnelli P I Chirotteri di Sasso Fratino. [pp ]. In: Bottacci A. (ed.). La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino: anni di conservazione della biodiversità. Corpo forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio. Pp Agnelli P., Russo D., Martinoli A., Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e a risoluzione degli aspetti conflittuali connessi. Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri e Università degli Studi dell Insubria. Pp Agnelli P. Scaravelli D., Bertozzi M., Crudele G., Studio e conservazione dei Chirotteri nelle Riserve Biogenetiche del Parco Nazionale delle Foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna. 2 Congresso Italiano di Teriologia. I Mammiferi in Italia: status, tendenze e implicazioni gestionali. Varese, ottobre 1998; Riassunti: p. 64. Agnelli P., Scaravelli D., Bertozzi M., Crudele G., Primi dati sui Chirotteri del parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (pp ). In: Dondini Gianna, Papalini Odoardo & Vergari Simone (eds); Atti del I Convegno Italiano sui Chirotteri, Castell Azzara (Grosseto), marzo 1998, 360 pp; Associazione Cibele ONLUS, Indagine sui Chirotteri presenti nel territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Relazione inedita prodotta per il Parco Nazionale, pp 18. Bertozzi M., Comunità di micro mammiferi e chirotteri del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Tesi di laurea in Scienze Naturali, Università degli Studi di Bologna, Anno accademico 2000/2001, pp Gremoli G., Crudele G., La gestione naturalistica delle Riserve naturali biogenetiche casentinesi. Atti del Convegno: Dagli alberi morti la vita della foresta La conservazione della biodiversità forestale legata al legno morto. Meschede A., Heller K.-G., Leitl R., Écologie et protection des chauves-souris en milieu forestier. Le Rhinolophe, 16: Yong-Yi Shen, Lu Lianga, Zhou-Hai Zhub, Wei-Ping Zhoua, David M. Irwine, Ya-Ping Zhang, Adaptive evolution of energy metabolism genes and the origin of flight in bats. Proceedings of the National Academy of Sciences, 107 (19):

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