Cocaina nei salotti della Roma Bene. 21 arresti

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1 Cocaina nei salotti della Roma Bene. 21 arresti ROMA Fiumi di cocaina aveva invaso i salotti romani dei Parioli e nei locali notturni della Roma Bene. Al termine di una complessa indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotta dai Carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria della Procura, sono state arrestate 21 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all illecita commercializzazione di cocaina, detenzione, spaccio, estorsione, minacce, porto clandestino e ricettazione di armi da sparo. Cinque sono stati arrestati in flagranza e 16 colpiti da ordinanza di custodia cautelare. Tra gli arrestati c è anche Gaia Mogherini, nipote dell alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Federica. La ragazza di 28 anni era già stata arrestata nel 2016 per una vicenda simile. Nell ordinanza che dispone gli arresti domiciliari per Gaia Mogherini il gip la descrive come pregiudicata e nullafacente. È stato grazie alle intercettazioni telefoniche che è venuto alla luce il ruolo della Mogherini nell inchiesta che ha portato all arresto di 21 persone, tra carcere e domiciliari.

2 Ad aprile del 2016 un cliente chiama la Mogherini e le chiede la cocaina. La ragazza risponde: Stiamo venendo, confermando quanto detto, sempre allo stesso uomo, poco prima dal suo compagno, Roberto Nicoletti. Dopo l incontro il cliente scrive a Nicoletti: Sono stato bene oggi, il compagno di Gaia Mogherini risponde subito dopo: Con me starai sempre bene. Al centro delle conversazioni tra i tre lo scambio di cocaina. In un altro episodio la stessa Mogherini chiama tale Kelly che, dopo averla ringraziata per la dose del giorno precedente, le chiede se c è altra droga disponibile anche per oggi. Gaia Mogherini coadiuva Roberto Nicoletti (finito in carcere, ndr) ma non sembra possedere autonomia gestionale, scrive il gip Roberto Saulino nel provvedimento restrittivo svolgendo mansioni serventi l attività principale organizzata dal compagno. Arrestato anche Manuel Florio ritenuto il contabile dell organizzazione,. Uno degli spacciatori, Gaetano Torrenti, vendeva la droga ai suoi clienti addirittura dagli arresti domiciliari (dove era stato posto l anno scorso per altre vicende giudiziarie) che gli veniva rifornita da Guerino Casamonica.

3 Nel corso dell attività investigativa sono stati sequestrati armi e droga. A quanto accertato, uno degli indagati spacciava quotidianamente cocaina in due locali notturni nei pressi di via Veneto Nel corso dell attività investigativa sono stati sequestrati armi e droga. L indagine ha riguardato il quartiere Parioli e il mondo notturno della Roma bene, in particolare due fra tutti gli storici Jackie O e Notorius, ed il Momo due locali notturni nei pressi di via Veneto, all interno dei quali, uno degli indagati, espletava quotidianamente l illecita attività di commercializzazione di cocaina.

4 il procuratore aggiunto Michele Prestipino Nel corso delle complesse indagini guidate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino è stato quindi accertato il coinvolgimento di diversi personaggi che spacciavano cocaina nelle zone più ricche della Capitale. In un caso addirittura la cocaina è stata spacciata all interno del centro sportivo della caserma dei Carabinieri di Tor di Quinto, dove uno degli indagati stava giocando a calcetto. Inoltre, sono state sequestrate diverse armi che venivano utilizzate dagli indagati per incutere timore durante le estorsioni. Il prosieguo dell attività investigativa ha consentito di scoprire una filiera di spacciatori di sostanza stupefacente che dai locali nei pressi di Via Veneto, passando per vari quartieri della Capitale San Giovanni, Anagnino e La Rustica giungeva in zona Casilina, dove è stata individuata un organizzazione criminale che operava a Roma e Provincia da diversi anni. La spiccata caratura criminale dei singoli indagati, è emersa immediatamente per diverse ragioni: i metodi intimidatori utilizzati dagli stessi per ottenere il pagamento dello stupefacente illecitamente commercializzato, senza esitare a minacciare di morte i debitori o i loro stessi collaboratori pur di ottenere il pagamento della droga; la purezza della cocaina spacciata (principio attivo), come accertato in seguito all arresto di uno degli indagati, è stata riscontrata pari al 97%.

5 Una purezza altissima, senza precedenti sul territorio nazionale (negli ultimi anni) che denotava come lo stupefacente in questione derivasse da approvvigionamenti giunti in Italia direttamente dai luoghi esteri di lavorazione, senza aver subito rimaneggiamenti palesando in tal modo contatti diretti dell organizzazione smantellata con soggetti operanti nell ambito del commercio internazionale di stupefacenti; la perseveranza e la sistematicità nello svolgimento dell illecita attività di spaccio perdurava anche a seguito dell arresto del capo promotore dell associazione il quale, unitamente agli altri sodali, continuava a delinquere, indifferente a qualsivoglia prescrizione dell autorità giudiziaria che lo aveva posto agli arresti domiciliari; la gestione altamente organizzata dell attività di smercio della cocaina è stata confermata da un ulteriore arresto operato a carico del ragioniere dell organizzazione, al quale è stata sequestrata non solo cocaina, denaro e materiale da confezionamento ma anche la contabilità relativa alle molteplici illecite transazioni concluse con gli acquirenti/consumatori. Ad ulteriore conferma della pericolosità sociale degli indagati, uno di essi è stato arrestato in flagranza di reato mentre di notte, si aggirava per le vie della Capitale con indosso una pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa, caricatore inserito e n. 5 cartucce.

6 Gaia Mogherini già nell ottobre del 2016 era stata arrestata per una vicenda simile, da cui è scaturita l inchiesta odierna. Anche in quell occasione il giro di cocaina partiva dall esterno dell esclusiva discoteca Jackie O in via Boncompagni coinvolgendo per due noti ristoranti sempre in centro, coinvolgendo due noti ristoranti e si estendenva anche a via Veneto e via del Corso, per poi spostarsi ai Parioli ed a corso Francia a Roma Nord. Erano centinaia, Le dosi di droga che un gruppo di spacciatori inserito da tempo nel mondo dei vip partendo da Monteverde e dal Trullo, ogni notte, fino all alba tanto riusciva a piazzare da poter arrivare ad un incasso settimanale mai inferiore ai centomila euro. Venne calcolato a suo tempo dagli investigatori dell Arma dei Carabinieri che in due anni, i pusher avevano guadagnato oltre due milioni di euro. Fra i clienti, a suo tempo alcuni vip sui quali si svolse l indagine dei Carabinieri coordinata nell inverno del 2016 condotta dal pm Barbara Zuin, che ottennne dal gip Massimo Di Lauro l emissione di 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari nei confronti dei capi del gruppo. Fra di loro anche ex esponenti della Banda della Magliana come Manuel Zumpano, figlio di Francesco, detto Franco, e nipote di Domenico Mimmo il biondo, morto oltre vent anni fa dopo essere caduto da una scala per una crisi epilettica, tutti vicini a Franco Giuseppucci e anche loro coinvolti in fatti di droga fra Monteverde e viale Marconi. Fra gli arrestati vi era anche Deborah De Dominicis la compagna di Manuel Zumpano, a cui trovarono 27 chili di marijuana nascosti nel bagagliaio della sua auto, e l albanese Rigers Durici, detto Richie, ritenuto capace di rifornirsi in Spagna e a Tirana di droga da spacciare fuori dai locali notturni del centro con l aiuto di un altro nome noto ai Carabinieri, quello di Roberto Nicoletti (nessuna parentela con Enrico, il cassiere della Magliana).

7 Altro che Ricucci, l inchiesta romana punta sulla Cassazione di Gianluca Di Feo Stefano Ricucci e Natasha Tozzi, dietro Raffaella Fico e Gianluca Tozzi Bisogna guardare oltre la dolce vita del magistrato, oltre le sue cene in compagnia dei soliti sospetti, da Stefano Ricucci a Giampaolo Giampy Tarantini. La sera andavano in via Veneto con tavolate di allegre modelle, ma il giudice Nicola Russo non pagava mai il conto, che spesso superava i mille euro. Poi, stando alle accuse, ricambiava decidendo sentenze fiscali da venti milioni di euro. Scandaloso, certo. L indagine condotta dalla procura di Roma però guarda molto più in alto dell arresto di Ricucci e Russo. E delinea uno scenario inquietante. Il gip infatti mette nero su bianco un ipotesi clamorosa: E altamente probabile scrive che il magistrato Russo sia sia inserito in un contesto corruttivo ben più ampio di quello effettivamente accertato. Questa valutazione nasce dalla scoperta nell appartamento del giudice di appunti riferibili a numerosi procedimenti pendenti sia in Cassazione che davanti ad altri organi giurisdizionali contenuti in una busta da consegnare a Renato Mazzocchi. Ossia del funzionario di Palazzo Chigi che si teneva in ufficio e a casa circa 250 mila euro in contanti, divisi in tante mazzette, alcune

8 accompagnate da brevi note su sentenze penali o amministrative: Un elenco di processi, pendenti in gradi e presso autorità differenti, accanto ai quali si rinveniva sia il nominativo di Russo, sia l annotazione di cifre non meglio giustificate, tali da farne apparire altamente probabile la corrispondenza a somme di denaro. Eccolo, il grande mosaico della corruzione che la Procura di Roma sta ricostruendo tassello dopo tassello: arresti e perquisizioni che vanno avanti da due anni, contestando fatti specifici a singole persone, ma che poco alla volta disegnano una mappa criminale del potere. Con il sospetto di una rete capace di pilotare i processi dei tribunali, delle commissioni tributarie, del Consiglio di Stato e persino della Cassazione. Fino a creare una giustizia parallela dove tutto aveva un prezzo, espresso in tangenti o favori, mercanteggiato tra champagne e sushi ai tavoli dei ristoranti di grido della Capitale. Intorno alle figure di Nicola Russo e di Renato Mazzocchi ruotano altri personaggi coinvolti nelle inchieste degli ultimi mesi. Il magistrato è accusato pure di corruzione in atti giudiziari assieme a due imprenditori, Ezio Bigotti considerato vicino a Denis Verdini e Sergio Giglio, interessati a un arbitrato da 74 milioni euro: l incarico di dirimere la controversia venne affidato al padre pensionato di Russo, ex vice avvocato generale dello Stato. E in questa storia è coinvolto pure Pietro Amara, il legale arrestato per i presunti depistaggi siciliani delle istruttorie sull Eni e per altre ipotesi di corruzione. E c è pure Fabrizio Centofanti, imprenditore e lobbista anche lui finito in carcere per avere dispensato viaggi a magistrati amici e creato fondi neri con fatture gonfiate. Russo è già stato condannato in primo grado per adescamento di minorenni. Ed è emerso avere rapporti pure con i figli di Enrico Nicoletti, il famigerato cassiere della Banda della Magliana. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle sue frequentazioni spregiudicate: ha il curriculum di una toga d alta rilevanza, che al ruolo di consigliere di Stato univa quello di giudice tributario e diversi incarichi esterni, incluso quello dell ente aviatorio Enac. Proprio per questo, i consiglieri di Stato sono considerati il circolo più importante tra i decadenti poteri romani: non solo arbitrano qualunque atto amministrativo, che si tratti di appalti o concorsi, ma fanno parte degli staff dei ministri e dei vertici di tutte le aziende pubbliche. Una rete, quantomeno di conoscenze, che permette di arrivare ovunque. *tratto da Rep: Corruzione: arrestati il giudice

9 Nicola Russo e l imprenditore Ricucci il magistrato Nicola Russo arrestato dalla Procura di Roma ROMA Il magistrato Nicola Russo consigliere di Stato e giudice della Commissione Tributaria del Lazio e, già sospeso dal servizio, e l imprenditore Stefano Ricucci, ex marito di Anna Falchi e noto per le tentate scale alla Banca Antonveneta ed al Corriere della Sera, sono stati arrestati oggi dalla Guardia di Finanza di Roma. L accusa ipotizzata dalla Procura di Roma nei loro confronti è quella di corruzione in atti giudiziari. Arrestato anche un altro imprenditore, Liberato Lo Conte. Secondo inquirenti e investigatori l accordo fra i tre prevedeva l aggiustamento di una sentenza in cambio di denaro e altre utilità. Il magistrato è stato posto ai domiciliari, mentre Ricucci e Lo Conte sono stati tradotti in carcere.l accordo corruttivo tra i tre indagati è emerso dagli accertamenti investigativi, in relazione all emissione di una sentenza pilotata nell ambito di un contenzioso tributario tra la Magiste Real Estate Property (società riconducibile al Ricucci) e l Agenzia delle Entrate, che ruotava attorno al riconoscimento di un richiesto credito Iva di oltre 20 milioni di euro, vantato dalla stessa società nei confronti dell Erario. Gli approfondimenti eseguiti sulla documentazione e sui file che vennero sequestrati già nel 2016 nel corso dell operazione Easy Judgement conclusasi con gli arresti di Ricucci e dell imprenditore Mirko Coppola hanno consentito di accertare le responsabilità dei protagonisti della vicenda. Per la parte riguardante le false fatturazioni, il furbetto del quartierino Ricucci era stato condannato con rito abbreviato a 3 anni e 4 mesi nel dicembre di due anni fa.

10 Stefano Ricucci alle sfilate di Milano Moda Donna. A destra Claudia Galanti Un anno e mezzo fa gli investigatori erano convinti che la sentenza di secondo grado emessa da Russo, mostrava una serie di anomalie fra le quali la circostanza anomala che le motivazioni riporterebbero interi brani della memoria presentata dalla società di Ricucci, un vero e proprio copia e incolla che includeva anche i refusi. L analisi dei documenti sequestrati all epoca dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha permesso di accertare, quanto è stato condiviso dal gip nella misura cautelare, in cui scrive che il magistrato Nicola Russo era legato agli indagati Ricucci e Lo Conte da vincoli di fiducia basati sull amicizia, comune colleganza di interessi e frequentazione, alla base dell accordo illecito corruttivo concretato anche in regalie e disposizioni economiche e di favore, consistenti, fra l altro, nel pagamento di cene e serate in hotel di prestigio, ristoranti e locali notturni romani. I Il magistrato, anziché astenersi come avrebbe dovuto in quanto in conflitto di interessi, avrebbe favorito i suoi amici nella sua qualità di relatore ed estensore della sentenza di secondo grado, favorevole alla Magiste, che aveva riformato la precedente pronuncia della Commissione Tributaria Provinciale, di segno opposto.

11 La BNL sott inchiesta: nessun controllo sull utilizzo dei fidi alle Ferrovie Sud Est ROMA La Regione Puglia socia all 8% favorevole al salvataggio di Ferrovie Sud Est mentre BNL-Paribas non è stata ammessa per il momento al voto sul concordato preventivo, poichè sono in corso accertamenti anche sulla banca nell ambito dell indagine sul crac della società di trasporti pugliese. E partita così l udienza del Tribunale fallimentare di Bari nella quale l adunanza dei creditori era chiamata a votare per il salvataggio della società. Il procuratore aggiunto Roberto Rossi e i pm Bruna Manganelli e Luciana Silvestris avevano chiesto un rinvio dell udienza per consentire di rivalutare i crediti reali. all indomani degli 11 arresti effettuati per bancarotta fraudolenta a carico degli ex vertici di FSE a seguito degli sprechi e distrazioni di fondi, avevano chiesto un rinvio dell udienza per consentire di rivalutare i crediti reali. La Procura di Bari ha anche depositato un decreto di perquisizione già eseguito in BNL, banca di riferimento di Fse negli anni in cui sarebbero state commesse le condotte fraudolente all origine del crac da 230 milioni. Il giudice fallimentare non ha concesso il rinvio ma ha accolto la richiesta di non ammettere per il momento al voto BNL e gli altri creditori coinvolti nell indagine.

12 Luigi Fiorillo E salita di livello l inchiesta della Procura barese sulla spoliazione delle Ferrovie Sud Est con il decreto di perquisizione eseguito nelle scorse settimane a Roma nella sede centrale della BNL Paribas. Il nuovo filone di indagine, è stato affidato nuovamente ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari, e costituisce lo sviluppo naturale della maxi-inchiesta conclusasi giovedì con l arresto dell ex amministratore unico Luigi Fiorillo e altre dieci persone coinvolte, ritenute responsabili della bancarotta fraudolenta delle FSE. Nell ordinanza di custodia cautelare la gip Alessandra Susca punta il dito contro la libertà concessa dalla BNL a Fiorillo nella sua gestione delle somme anticipate. Il Gip nella sua ordinanza scrive che la BNL si è limitata a eseguire le richieste formulate da Fse trasferendo le somme dai conti investimento al conto corrente ordinario numero senza alcun controllo sulla reale destinazione. Da ciò ne è discesa una estrema libertà da parte della società nell utilizzo dello strumento delle anticipazioni, specie nel periodo Le somme concesse dalla Regione Puglia o dal Ministero degli Interni sono soggette al vincolo di utilizzo per l esecuzione del progetto approvato. E invece è emerso che molte somme richieste a BNL a fronte dell ammissione ai progetti di investimento risultano poi effettivamente utilizzate per pagamenti relativi alla gestione ordinaria ( imposte, tasse, stipendi). La Gip continua sostenendo di un abuso dello strumento dell anticipazione bancaria da parte di FSE, favorevolmente concessa da BNL considerati gli esosi guadagni per la banca.

13 Il secondo troncone di indagine costituisce anche un ulteriore scossone alla situazione economica finanziaria della società partecipata dal Ministero dei Trasporti, concessionaria per la Regione Puglia del servizio ferroviario, che è stata sottoposta a procedura di concordato preventivo in continuità. Nel corso dello svolgimento della procedura fallimentare si è assistito ad un vero e proprio braccio di ferro tra i contrari al concordato che chiedono il fallimento della società, e quelli che invece vogliono salvaguardare dell attività di trasporto e la precarierà occupazionale dei dipendenti. Ferrovie Sud Est negli anni ha accumulato debiti milionari nei confronti di oltre tremila soggetti. L adunanza dei creditori convocata dal presidente Nicola Magaletti, per poter ospitare tutti gli aventi diritto insinuati nella procedura fallimentare si è svolta nell aula della Corte d assise. dove all ingresso delle hostess delle Ferrovie Sud Est hanno consegnato ai partecipandi la loro scheda verde per il voto. Tra questi

14 c era immancabile anche il governatore Michele Emiliano, il cui voto in rappresentanza della Regione Puglia rappresenta l 8 per cento, il quale si è espresso in favore del concordato. La BNL che detiene il 38 per cento delle Ferrovie Sud Est in virtù di un contratto di pegno firmato nel 2012, su tutti i crediti della società di trasporti pugliese (71 milioni di euro) sarebbe invece contraria. La banca, coinvolta nei nuovi atti d indagine, aveva richiesto al Tribunale Fallimentare di Bari di poter votare assieme a tutti gli altri creditori, ma la Procura si è opposta alla richiesta depositando in aula il decreto di perquisizione. Un colpo di scena che ha costretto anche gli avvocati di FSE a chiedere un rinvio sulla votazione, per poter aver il tempo di leggere l ordinanza di custodia cautelare e di prendere legittima visione del decreto. Il presidente Magaletti ha consentito il voto ai presenti, proprio sulla base degli atti prodotti in udienza, ad eccezione della BNL e di 25 creditori contestati che rappresentano il 13 per cento. Si tratta delle posizioni sospette emerse a seguito delle misure cautelari disposte. Conclusesi le operazioni di voto, l udienza è stata rinviata al 14 marzo, allorquando il giudice scioglierà la riserva sul diritto a votare di BNL e degli altri soci contestati. Renato Mazzoncini A.D. del Gruppo FS Italiane In una nota Renato Mazzoncini l amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato (estranea all inchiesta) ha dichiarato che la scelta del Ministro dei trasporti Graziano Delrio di trasferire il 4 agosto 2016, con decreto, a Fs

15 Italiane la partecipazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in FSE (Ferrovie del Sud Est) si sta rivelando la più idonea per la soluzione degli annosi e gravi problemi dell azienda, frutto delle precedenti gestioni aggiungendo che Il nuovo percorso industriale di Fse, avviato dal Gruppo Fs Italiane in accordo con il Mit, attraverso gli interventi di potenziamento della rete ferroviaria e con l acquisto di nuovi bus (nei prossimi cinque anni sono previsti investimenti per 578 milioni di euro), come elaborato nel Piano concordatario che deve essere approvato dai creditori, ha rimesso al centro delle politiche aziendali la sicurezza del sistema e il rapporto trasparente con i clienti. Il concordato preventivo in continuità conclude Mazzoncini potrà determinare, nel rispetto delle norme italiane e comunitarie, il risanamento contabile della società. Inoltre la procedura concordataria ha consentito e consentirà alle Autorità competenti di accertare le cause che hanno determinato il dissesto economico e industriale di FSE e di perseguire le condotte dissipatorie della precedente gestione nonché il recupero dei connessi crediti, diversamente destinati ad andare prescritti. Il prossimo passo dell indagine sarà quello di verificarele responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare ed evidentemente non lo ha fatto. dice il procuratore capo Giuseppe Volpe ha già indicato la direzione che gli inquirenti baresi seguiranno da qui ai prossimi mesi per capire come mai nessuno nelle istituzioni si sia reso conto del saccheggio da centinaia di milioni di euro attuato nelle Ferrovie del Sud Est. L unico ad accorgersene è stato il compianto Guglielmo Minervini. Giusto chiedersi a questo punto e capire chi doveva controllare sull operato di Fiorillo, se non quelle stesse istituzioni che avevano contatti quotidiani con quella società? Minervini, denunciava sin dal 2012 dei motivi di preoccupante criticità nei bilanci di Sud Est e chiedeva al ministero una due diligence, dove però nessuno lo ascoltava. Perchè? E stato proprio Minervini a comprendere quattro anni prima dell addio di Luigi Fiorillo e dell arrivo dei commissari straordinari, che era in atto un saccheggio della società, e lo deduceva in quanto la Regione Puglia cofinanziava gran parte degli investimenti delle Ferrovie Sud Est. Ed anche perché i contratti conseguenti a quegli investimenti venivano affidati sempre allo stesso giro di consulenti, mediatori, avvocati. E stato solo grazie a GuglielmoMinervini che la Regione Puglia ha iniziato a non rendicontare più le spese della società, arrivando a bloccare 25 milioni di euro di cofinanziamenti. Numerosi i politici che si sono avvicendati nel ruolo di assessore regionale ai Trasporti. Partendo soltanto dagli ultimi vent anni, si può escludere dall elenco Fabrizio Camilli, che è stato assessore dal 1996 al 2000 nella giunta regionale presieduta da Salvatore Distaso che si trova attualmente agli arresti domiciliari a seguito delle accuse o di aver venduto alle Ferrovie Sud Est il carburante con un ricarico del 40 per cento rispetto ai prezzi correnti di mercato all epoca dei fatti. Ancor prima di

16 Camilli quella poltrona è stata ricoperta da Enrico carica passa nelle mani dell assessore tarantino cambia nulla. Anche se voci ricorrenti raccontano tarantino, sia stato riconfermato alla guida delle centrodestra proprio grazie alle pressioni centrodestra tarantino. Santaniello. Dal 2000 la Pietro Franzoso. Ma non che Fiorillo, anch egli FSE durante i governi di di un politicante del Luigi Fiorillo e Mario Loizzo Ma anche quando cinque anni dopo cambia la giunta, con la presidenza di Nichi Vendola alla Regione Puglia, non cambia nulla. L assessore regionale ai Trasporti Mario Loizzo (dal 2005 al 2010) attuale Presidente del Consiglio Regionale, durante il suo mandato non si accorge di niente non si scopre niente eppure le sue conferenze stampa accanto a Fiorillo erano frequenti e trionfali, come quella sui 120 milioni di euro di fondi regionali stanziati nel 2008 per l acquisto del materiale rotabile per le varie aziende di trasporto e l acquisto dei nuovi treni, cioè dei convogli Minuetto e Vivalto ( in una regione dove da decenni non si acquistava un nuovo treno diceva Loizzo ) successivamente finiti nei guai e sequestrati in seguito dell informativa depositata dai Carabinieri del Noe di Bari che ipotizza lo scarico dei reflui dei bagni (sulla stessa linea) non a norma perché assente il trattamento preventivo.. O come quella per i treni Atr220 Pesa, che nel 2016 sono stati bloccati per motivi di sicurezza. Inutile provare a contattare Loizzo per approfondire le sue memorie sugli anni in cui è stato assessore regionale ai trasporti, ma non risponde. Un altro smemorato come Emiliano? Ancora una volta, quando si tratta di sperpero e saccheggio di denaro pubblico, nessuno si accorge mai di nulla. Per fortuna esistono i magistrati

17 seri e la Guardia di Finanza. Ed i soldi come diceva ed insegnava l indimenticabile magistrato Giovanni Falcone follow the money ( trad.: segui i soldi) lasciano sempre tracce. Riciclaggio: chiesto processo per Gianfranco Fini e la famiglia Tulliani ROMA Chiesto il rinvio a giudizio per l ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, accusato di riciclaggio dalla Procura di Roma. L inchiesta condotta dal pm Barbara Sargenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, coinvolge anche l ex parlamentare Amedeo Labocetta ed Alessandro La Monica ed Arturo Vespignani, i quali si sono alternati al posto di Laboccetta come procuratori per l Italia dell Atlantis World Giocolegale Ltd (successivamente trasformata in B Plus Giocolegale Ltd ed adesso Global Starnet Ltd) ha riguardato anche la vicenda della compravendita dell appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità ad Alleanza Nazionale dalla contessa Annamaria Colleoni. L immobile, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Giancarlo Tulliani grazie ai soldi di Corallo attraverso le società offeshore Printemps Ltd, Timara Ltd costituite ad hoc per l operazione. Un acquisto immobiliare di poco superiore ai 300mila euro nel 2008, mentre la successiva la cessione dell immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari.

18 la famiglia Tulliani e Gianfranco Fini (foto: settimanale OGGI) I magistrati della DDA di Roma hanno attribuito a Fini altri tre episodi di riciclaggio più uno di impiego di denaro di provenienza illecita assieme alla compagna Elisabetta ed al fratellino Giancarlo Tulliani: le somme di denaro ricevute dal conto acceso presso la FCIB e poi bonificate da Baetsen, sarebbero state destinate all acquisto dell appartamento di Montecarlo, già di proprietà di An, di cui erano divenuti i proprietari occulti. E dopo che, l immobile era stato rivenduto, il 15 ottobre del 2015 dalla Timara Ltd, compivano ulteriori transazioni bancarie con le quali impiegavano, sostituivano e trasferivano la somma di denaro pari a 1,2 milioni di euro, derivata dalla compravendita, in modo da ostacolare concretamente l identificazione della provenienza delittuosa, utilizzando diversi conti correnti anche esteri.

19 il procuratore aggiunto Michele Prestipino Il procuratore aggiunto Michele Prestipino e la pm Barbara Sargenti, hanno chiesto il processo oltre all ex leader di An, anche per la sua compagna Elisabetta Tulliani, per il padre e il fratello di quest ultima, Sergio e Giancarlo (attualmente libero su cauzione a Dubai dopo il suo clamoroso arresto-autogol ) e per il Re delle slot Francesco Corallo. Secondo l ipotesi dei pm, al fine di commettere una serie di reati di peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e appropriandosi di ingenti somme di denaro (oltre 85 milioni di euro) corrispondenti al mancato pagamento dei tributi erariali, dovuti dalla società concessionaria Atlantis World Group of Companies per l attivazione e la conduzione operativa della rete, per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento o intrattenimento, il sodalizio avrebbe trasferito tra il 2004 e il 2007 la liquidità così illecitamente accumulata (oltre 50 milioni di euro) dai conti correnti della concessionaria (stabile organizzazione in Italia di Atlantis/BPlus) verso conti correnti esteri olandesi, ed inglesi di altre società del Gruppo Corallo, e successivamente, verso un conto corrente di società offshore acceso a Saint Maarten (Antille Olandesi), sempre riconducibile al promotore e capo dell associazione, Francesco Corallo, in modo da ostacolarne l identificazione della provenienza delittuosa e di poterla definitivamente impiegare in acquisizioni immobiliari ed attività economiche e finanziarie. La Procura di Roma a seguito del recente interrogatorio reso a piazzale Clodio dall ex leader di An, che Giancarlo Fini ed Elisabetta Tulliani, titolari delle società offshore Printemps Ltd, Timara Ltd e Jayden Holding Ltd, resta convinta alla luce delle risultanze investigative che abbiano messo a disposizione i conti correnti di tali società per ricevere ingenti somme di denaro dal conto corrente acceso presso la First Carribean International Bank e intestato alla Dawn Properties, riconducibile a Corallo con cui Fini aveva stretto intesa, e su cui era delegato ad operare in qualità di director Rudolf Baetsen, con la consapevolezza della provenienza

20 delittuosa, consentendo la realizzazione del segmento finale del flusso di denaro tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia. Il coinvolgimento di Fini nell inchiesta è legato infatti proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Giancarlo Tulliani I pm ritengono anche che Giancarlo Tulliani abbia ricevuto il 5 novembre 2015 sul proprio conto corrente presso la Caisse d Epargne-Costa Azzurra, filiale francese di Beausoleil, un bonifico di 1,2 milioni di euro, disposto da uno studio notarile, in merito a una vendita immobiliare. E che, successivamente, da tale rapporto avrebbe trasferito sul proprio conto corrente italiano presso il Monte dei Paschi di Siena la somma di 140mila euro (l 11 novembre 2015), di 145mila (il 20 novembre) e 560mila (il 9 settembre 2016). Elisabetta Tulliani, dal canto suo avrebbe ricevuto sul conto corrente acceso presso Mps, tra il 24 novembre e il 10 dicembre 2015, 290mila euro e poi 449mila euro, bonificate in suo favore dal fratello, con la causale prestito infruttifero, sempre dal conto Mps di Giancarlo Tulliani che era alimentato esclusivamente, fin dalla sua apertura, dal conto Caisse d Epargne. I reati contestati agli indagati, secondo il gip Simonetta D Alessandro che aveva firmato l ordinanza di custodia cautelare di dicembre 2016 avrebbero connotato un intera fase politica, toccando in profondità l ordinamento economico dello Stato. L intesa stretta da Gianfranco Fini con Francesco Corallo, il re delle slot, accusato di non aver pagato allo Stato italiano

21 85 milioni di euro di tasse erariali, e il non essersi dissociato dalla posizione della compagna Elisabetta Tulliani, sta portando l ex presidente della Camera verso un aula di Tribunale. Fini in una sua nota-stampa sostiene che la richiesta degli inquirenti era prevedibile, ribadisco la mia innocenza e confermo piena fiducia nell operato della magistratura. Consip: interdizione dalle funzioni per due ufficiali dell Arma Scafarto e Sessa indagati anche per depistaggio ROMA Interdizione di un anno dall esercizio di pubblici ufficiali dei carabinieri ed una nuova accusa, questa volta di depistaggio per il maggiore dei carabinieri Gian Paolo Scafarto e per il colonnello Alessandro Sessa, entrambi ufficiali in forza al NOE il Nucleo Operativo Ecologico dell Arma ed ex responsabili delle indagini su Consip, iscritti nel registro degli indagati nell ambito dell inchiesta della Procura di Roma. L ha disposta il gip Gaspare Sturzo che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi. il maggiore Gian Paolo Scafarto

22 Nei confronti del maggiore Scafarto, già indagato per falso e rivelazione del segreto d ufficio, è scattata anche l ipotesi di depistaggio. Stessa ipotesi accusatorio per il colonnello Sessa, già iscritto per depistaggio per false dichiarazioni ai magistrati romani durante un precedente interrogatorio. La nuova accusa di depistaggio si riferisce all eliminazione delle comunicazioni intercorse tra i due al fine di sviare, secondo l accusa, le indagini della procura sulla fuga di notizie riguardanti l inchiesta a suo tempo aperta a Napoli su Consip. Al maggiore ex Noe, Gianpaolo Scafarto i magistrati della procura romanai contestano oltre al reato di depistaggio, anche 5 falsi e due rivelazione del segreto d ufficio: una verso l Aise (il Servizio Segreto estero), e l altra verso Giacomo Amadori giornalista del quotidiano La Verità. Invece nel dettaglio i falsi contestati a Scafarto sono: l aver attribuito all imprenditore Alfredo Romeo una frase che indicava un ex-generale della Guardia di Finanza Fabrizio Ferragina, considerato vicino ai servizi, come fonte di informazioni confidenziali riferite dall imprenditore napoletano al suo ex consulente Italo Bocchino: Mi ha detto che è uno vicino a Matteo Renzi, uno del Giglio Magico, e che dalle intercettazioni emerge che il ministro Lotti parla bene di me. Nella telefonata del 27 settembre scorso Romeo e Bocchino intercettati dal Noe in realtà non parlano del generale Ferragina, bensì di De Pasquale, un faccendiere considerato legato a Romeo. Le altre note contestazioni riguardano, invece, la frase attribuita erroneamente a Romeo su un incontro con Tiziano Renzi, padre dell ex premier e attuale segretario del Pd Matteo Renzi (che in realtà invece era stata pronunciata dall ex An Italo Bocchino),

23 e numerosi errori su un presunto e mai provato coinvolgimento dei Servizi Segreti. Al colonnello Sessa invece i magistrati hanno contestato un precedente episodio di depistaggio. Colonnello Alessandro Sessa Il capo di imputazione nei confronti di Scafarto e Sessa sostiene che al fine di sviare l indagine relativa all accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto a favore dei vertici della società pubblica immutavano artificiosamente lo stato delle cose connesse al reato. In particolare Scafarto che aveva seguito il sequestro in data 10 maggio 2017 del proprio smartphone al fine di accertare la natura del contenuto delle comunicazioni sia con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con estranei alle stesse su richiesta e istigazione di Sessa e al fine di non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l applicativo Whatsapp provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo con l aggravante di aver commesso il fatto mediante distruzione o alterazione di un oggetto da impiegare come oggetto di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento.

24 Importante è il pericolo di reiterazione del reato oltre a quello dell inquinamento probatorio scrive il gip Gaspare Sturzo Non c è dubbio che la revoca della delega di indagine al Noe nel marzo 2017 e le pesanti espressioni di sfiducia in essa contenute avrebbero dovuto consigliare a entrambi gli indagati di agire in modo retto, probo e osservante dei propri doveri verso la legge e le istituzioni di riferimento e quelle di appartenenza. Invece, sembra essere stata proprio questa appartenenza l occasione prossima per consumare altri delitti aggiunge ancora il gip Sturzo La presenza in servizio del maggiore Scafarto e del colonnello Sessa, in un contesto di falsi e depistaggio, può danneggiare le indagini. Sul punto basta rileggere i messaggi scambiati tra Sessa e Scafarto come certe opzioni investigative, poi non adottate dai due, nei confronti dei superiori abbiano bisogno di un reale chiarimento oggettivo. Il segretario del Pd Matteo Renzi, intervenendo alla presentazione del libro Fino a prova contraria all Università Luiss di Roma, a proposito degli ultimi sviluppi della vicenda Consip ha detto: Se qualcuno ha tradito il giuramento allo Stato è giusto che paghi, ma ci sono i magistrati per verificarlo. Leggo quello che accade, è evidente che questa storia non finisce qui e io la seguo con l atteggiamento neutrale e serio di chi dice: andate avanti e vediamo chi ha ragione o torto. Depositato ricorso sulla sentenza sul processo Mafia Capitale. La Procura di Roma : Per noi è mafia ROMA L ufficio del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone ha depositato l atto di appello alla sentenza del processo Mafia Capitale. Il ricorso si base sulla tesi che la costruzione accusatoria mantiene la sua validità. Infatti oggetto dell impugnazione in appello è l esistenza di una sola associazione invece che due, l esclusione del metodo mafioso e la riproposizione del 416 bis.

25 Lo scorso 20 luglio i giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma presieduta dal giudice Rosanna Ianniello, avevano inflitto in primo grado agli imputati oltre 250 anni di carcere, rispetto ai 500 chiesti dai pm, facendo cadere l accusa di associazione mafiosa che invece contestavano i pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, condannando Salvatore Buzzi a 19 anni di reclusione, 20 anni per Massimo Carminati, 11 per Luca Gramazio, l ex capogruppo del Pdl al Comune di Roma, facendo cadere l accusa di associazione mafiosa per 19 imputati del processo. La Cassazione aveva riconosciuto nella primavera del 2015 l impianto accusatorio della Procura di Roma: l allora ipotizzato clan di Massimo Carminati secondo i parametri sanciti dall articolo 416 bis del Codice Penale costituiva un associazione

26 mafiosa. Secondo i giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte la forza intimidatrice di un associazione di tipo mafioso non deve essere esclusivamente fondata sulla violenza ma anche sulla contiguità politica ed elettorale che trova la sua peculiarità nel metodo corruttivo». I magistrati della Suprema Corte di Cassazione quindi ebbero una visione più ampia della forza intimidatrice dalla quale derivano l assoggettamento e l omertà che può trovare conferma in una sistematica attività corruttiva che esercita condizionamenti diffusi nell assegnazione di appalti, nel rilascio di concessioni, nel controllo di settori di attività di enti pubblici o di aziende pubbliche. Una sentenza quella degli ermellini che non coincide con la decisione presa dal giudice Ianniello lo scorso luglio, con la quale escludendo l esistenza dell articolo 416 bis è stato di fatto smontato parte di quel procedimento. Ma la partita non è finita e la Procura di Roma è convinta di veder prevalere alla fine dell iter giudiziario le proprie ragioni istruttorie Aggressione ai giornalisti ad Ostia, arrestato il complice di Roberto Spada ROMA E stato identificato e tratto in arresto il complice di Roberto Spada, nell aggressione ai giornalisti Daniele Piervincenzi ed il filmaker Edoardo Anselmi del programma Nemo-Nessuno Escluso trasmesso dalla RAI. Si tratta di Ruben Nelson Alvez del Puerto, uruguaiano 28 anni, a cui la Dda di Roma che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del gruppo Ostia comandato dal colonnello Toscani, ha contestato le lesioni e la violenza privata aggravate dal metodo mafioso. Piervincenzi e Anselmi furono picchiati brutalmente lo scorso 7 novembre poichè facevano domande sui legami tra Spada e CasaPound alle quali il Spada aveva reagito ostentando in maniera evidente e provocatoria una condotta idonea ad esercitare sui

27 soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente intimidazione propria delle organizzazioni mafiose. Ruben Nelson Alvez del Puerto, per gli amici Ruben Alvez è stato incastrato dai filmati delle telecamere che sono stati mostrati infatti ai due giornalisti vittime del pestaggio i quali hanno immediato riconosciuto e senza alcun dubbio o esitazione il loro secondo aggressore. Infatti Piervincenzi dopo averlo visto nel video acquisito dai Carabinieri, ha messo a verbale: E lui il ragazzo che ha aggredito il camaraman Anselmi. Si comportava come fosse il guardaspalle di Spada, aggiungendo fu proprio Alvez a colpire per primo Anselmi, addosso al quale Roberto Spada arrivò subito dopo. Il procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino, e i pm Giovanni Musarò e Ilaria Calò, che hanno coordinato le indagini dei Carabinieri hanno quindi contestato le stesse azioni anche al complice di Spada, che ha precedenti per droga. Nei prossimi giorni verrà fissato l interrogatorio di garanzia. Era difficile non riconoscere Alvez, un uomo di un metro e novanta robusto, capelli neri, barba sul volto. Berretto e tuta sempre addosso. I filmati danno contezza di una piena e totale adesione dell Alvez alla condotta dello Spada come scrive il gip nell ordinanza che ha disposto il carcere per Alvez con cui condivide e supporta gli argometi circa i problemi del quartiere. E indubbio che Alvez non solo assiste all impiego del metodo mafioso, ma ne è compartecipe supportando con l aggressione all Anselmi la manifestazione del potere criminale. Come documentano le immagini, Alvez, prima assiste divertito alle offese di Spada, poi da manforte con le argomentazioni, ancora garantisce la sua presenza e il suo pronto intervento. Alvez sottolinea ancora il Gip è forte della stessa impunità derivante dall operatività dei meccanismi di assoggettamento sul territorio e di quanti vi abitano e della conseguente omertà che ne deriva. Infine con riferimento alle esigenze cautelari si legge: Sono le stesse che valgono per Roberto Spada. Apprezzata peraltro l allarmante pericolosità dell Alvez che sebbene scarcerato da pochi mesi e dopo un periodo di detenzione durato quasi 4 anni non ha alcuna remora a rendersi protagonista di pubbliche aggressioni. Proprio nella giornata di oggi è stato rinviato a giudizio l ex dirigente della Polizia di Stato del commissariato di Ostia, Antonio Franco, insieme ad altre sette persone tra le quali, Mauro Carfagna, gestore di alcune sale scommesse di Ostia. Mentre sul litorale si consumava la guerra tra clan che dagli anni 90 seminava bossoli e morti ammazzati per le strade del X Municipio della Capitale, il poliziotto inviato per inchiodare delinquenti e malavitosi, stando all accusa, copriva la presenza di Ottavio Spada nelle sale slot dell amico imprenditore.

28 Secondo le accuse avanzate dal pm Mario Palazzi il poliziotto e facilitava gli interessi di Carfagna aiutandolo a eludere i controlli nei suoi locali. In cambio l imprenditore consegnava come ricompensa del denaro al Franco. Per questo l ex commissario è stato accusato anche di corruzione, oltre che di rivelazione del segreto d ufficio, soppressione di atti, falsità e false dichiarazioni al pm. A stabilire il rinvio a giudizio la gup Anna Maria Gavoni, che ha accolto le richieste avanzate dal sostituto procuratore Mario Palazzi. Il gip al momento di spiccare l ordinanza di arresto di Ottavio Spada, non ha dubbi: Non solo s interessa della gestione del bar (interno alla sala giochi Star Vegas di via delle Canarie, ndr), ma è una sorta di protettore e socio occulto delle sale gioco. Ottavio Spada è il cognato di Fabrizio Ferreri, fratello di Alessio, gambizzato nell agguato di pochi giorni fa all interno di una pizzeria di via delle Canarie, ad Ostia. La risposta dello Stato ad Ostia. Blitz all alba nei fortini dei clan ROMA E stato un risveglio inaspettato questa mattina ad Ostia Nuova che hanno trovato i blindati delle Forze dell Ordine schierati lungo le strade. Alle prime ore dell alba è partito il piano Minniti con uno schieramento di 250 uomini interforze di polizia carabinieri e finanza, con camionette volanti uomini in strada ed elicotteri in piazza Gasparri, nel feudo dei clan malavitosi. Centinaia di agenti in assetto anti sommossa hanno effettuato diverse perquisizioni in abitazioni private.

29 E stata questa la prima reazione dello Stato all ondata di fuoco che si è registrata a Ostia negli ultimi giorni, partita con la gambizzazione del nipote di Fasciani, avvenuto all interno di una pizzeria in via delle Canarie dove è stato ferito, a cui ha fatto seguito nella serata di sabato scorso il doppio avvertimento alle abitazioni di Silvano e Giuliano Spada, entrambi cugini di Roberto Spada, che si trova attualmente ristretto nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo ritenuto dai pm essere l attuale reggente del clan, autore della testata sferrata al giornalista di Nemo. Da questa mattina i poliziotti della Squadra Mobile e del commissariato Lido, hanno sequestrato dosi di droga (hashish e cocaina) e anche un quantitativo di armi, e stanno anche procedendo agli arresti. Nel corso delle operazioni sono state sottoposte a verifica 353 persone e 276 mezzi. Due uomini sono stati invece arrestati per spaccio. Bello vedere l attenzione dello stato in questo quartiere dice la titolare della tabaccheria di via Storelli proprio accanto al bar Music di Roberto Spada voglio ricordare che qui vive tanta ma tanta gente perbene. Spero non vi dimentichiate di loro. Perquisita l abitazione che il Comune aveva assegnato a Rosaria Spada. Il nipote Walter Casamonica che di fatto viveva lì è stato portato in commissariato e sarà denunciato. Nel giardino dell abitazione era stato costruito un terrazzo completamente abusivo.

30 Il Capo della Polizia Franco Gabrielli a margine dell inaugurazione dell anno accademico della Scuola di perfezionamento per le forze di polizia, tornando sulla questione dell uso dell esercito a Ostia ha detto Io sono un convinto assertore che in questo Paese ognuno deve fare il suo al meglio. Aggiungendo : Evitando interpretazioni malevole ho ringraziato per lo straordinario lavoro che le forze armate fanno, ma credo che il tema di Ostia sia di altra natura. Organizzazioni criminali di quel livello non si combattono con la presenza di pattuglie più o meno armate su strada, ma soprattutto con un efficace attività investigativa. E mi dispiace ha concluso che parlare chiaro in questo Paese sia sempre motivo di fraintendimento. Giornalista RAI aggredito ad Ostia. Arrestato Roberto Spada: accuse per lesioni aggravate da contesto mafioso di Antonello de Gennaro Un fermo immagine del video girato dalla troupe RAI ROMA Roberto Spada è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Ostia in relazione all aggressione del giornalista Rai. La Procura di Roma ha emesso un decreto di fermo con l accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso, come previsto dall articolo 7 della legge 203 del Spada dopo essere stato fermato con le accuse di lesioni aggravate e violenza privata con l aggravante di aver agito in un contesto mafioso è stato tradotto presso il carcere romano di Regina Coeli. Il fermo di Roberto Spada è la dimostrazione che in Italia non esistono zone franche, ha detto il Ministro dell Interno Marco Minniti, il quale ha ringraziato la Procura

31 della Repubblica di Roma e l Arma dei Carabinieri. Vi sono stati momenti di tensione al momento del fermo dei Carabinieri. All uscita da casa Spada, fermato per lesioni aggravate e violenza privata con l aggravante di aver agito in un contesto mafioso, non ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento e se si fosse pentito dell aggressione avvenuta martedì ai danni del giornalista. Spada è uscito dal palazzo sotto la pioggia battente e accompagnato dai Carabinieri si è infilato in macchina senza parlare né guardare nessuno. Dai balconi dei palazzi che affacciano sulla strada un paio di persone hanno urlato in direzione degli stessi giornalisti vergognatevi. Questa è Ostia. Domani i sostituti procuratori della repubblica Giovanni Musarò ed Ilaria Calò della Procura di Roma titolari degli accertamenti chiederanno la convalida del fermo al gip. L interrogatorio di garanzia potrebbe tenersi a partire da sabato prossimo. A Ostia lo conoscono come Robé o Robertino. Roberto Spada è il fratello di Carmine Spada, detto Romoletto (a destra nella foto) condannato in primo

32 grado a 10 anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso e ritenuto da inquirenti e investigatori al vertice dell omonimo clan mafioso che imperversa e comanda a Ostia. È stata la terza sentenza che attesta la mafiosità del clan nomade del X Municipio. Per Armando Spada, cugino del boss, lo scorso gennaio è arrivata una condanna a 6 anni per corruzione con aggravante del metodo mafioso per essersi appropriato di uno stabilimento di Ostia nel 2012 con la complicità dell allora direttore dell Ufficio tecnico del Municipio decimo Aldo Papalini. Sono in corso gli accertamenti per l identificazione del complice di Roberto Spada, coinvolto anche lui secondo gli investigatori dell Arma dei Carabinieri nell aggressione ai due giornalisti della Rai. La persona che viene ricercata dai Carabinieri faceva da guardaspalle al fermato prima e durante il pestaggio a Daniele Piervincenzi. Non vi fate più vedere qui. Vi prendo la macchina e vedi che non la trovi più, avrebbe detto Spada insieme al complice durante l aggressione di due giorni fa.al reporter della Rai Piervincenzi e al videomaker Anselmi (video tratto da Corriere.it) Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, al momento dell aggressione in strada era presente una decina di persone e nessuna di questa è intervenuta, anzi alcuni hanno anche imprecato e persino inveito contro i giornalisti della Rai urlando: Andate via, qui non ci dovevate venire!. Scene da Gomorra o Suburra, scegliete voi. La sostanza non cambia. Secondo gli investigatori il pestaggio della troupe giornalistica RAI del programma Nemo è stata un azione plateale effettuatata volyamente davanti a numerosi testimoni al fine di riaffermare la sua figura all interno del suo territorio. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, Roberto Spada aveva fatto entrare inizialmente nella palestra il giornalista Piervincenzi con cui aveva scambiato alcune parole. Subito dopo la decisione di spostarsi verso l ingresso dove dopo pochi minuti è partita all improvviso la violenta testata sferrata davanti ad altre persone. CasaPound all attacco dopo le polemiche su presunti legami con la famiglia Spada e con Roberto Spada che ha aggredito un giornalista di Nemo. Chiediamo alla magistratura dichiara Simone Di Stefano vice presidente di CasaPound che apra un fascicolo su CasaPound per appurare se esistono rapporti criminosi tra noi e gli Spada; chiediamo anche un inchiesta parlamentare per tirare fuori la verità su questa vicenda. Chiediamo inchieste rapide e pubbliche e che i risultati siano diffusi all opinione pubblica aggiungendo Le forze dell ordine e la magistratura si occupano degli atti criminosi, non la politica. Quello di Roberto Spada è stato un atto criminale e quindi come tale va perseguito.

33 Ai nostri elettori aggiunge intanto il candidato al decimo municipio Luca Marsella diciamo di non andare alle urne, di andare al mare anche con il brutto tempo. Non sosteniamo nessuno al ballottaggio. Quello che Di Stefano ignora, o forse. nasconde consapevolmente, è un fatto in realtà facilmente constatabile. L amicizia di Spada con alcuni suoi dirigenti: Luca Marsella e Carlotta Chiaraluce. Non due militanti qualunque, ma i registi del successo elettorale a Ostia, dove alle ultime elezioni i fascisti del terzo millennio hanno realizzato il record di preferenze della loro storia. Oltre a essere la portavoce del movimento fondato da Gianluca Iannone, la Chiaraluce è la fidanzata di Marsella, candidato presidente per CasaPound al X Municipio. Quello di Ostia, appunto, che con quasi 250mila abitanti è di fatto più popolosa di grandi città italiane come Brescia, Reggio Calabria, Livorno, Taranto o Trieste. La prova che Spada sostenga CasaPound è un fatto noto. Prima delle elezioni, sulla sua pagina Facebook, Roberto Spada il fratello del boss di Ostia scriveva infatti: Il 5 novembre si avvicina (la data delle elezioni, ndr) e sento dai cittadini quasi tutti la stessa cantilena qua sto periodo se vedono tutti sti politici a raccontarci barzellette, mai visti prima, gli unici sempre esclusivamente presenti CasaPound. Il collega Daniele Piervincenzi dopo l aggressione da parte di Roberto Spada a Ostia. torna a parlare Non è un naso rotto che ci può fermare, dice il reporter Rai del programma Nemo. Il collega Piervincenzi è stato invitato a viale Mazzini per incontrare il direttore generale Mario Orfeo (ex direttore del TG1) che voleva sincerarsi delle sue condizioni di salute. Certo che io ed il film-maker Edoardo Anselmi siamo scossi, ha aggiunto entrando nella sede Rai Lui ha difeso coraggiosamente il girato della telecamera durante l aggressione, e gliene sono grato. Entrambi continueremo a fare il nostro lavoro con la stessa dedizione di prima. Daniele Piervincenzi non si sente sollevato dal fermo: Non provo nessuna gioia, nessuna soddisfazione.

34 Solo un uomo arrestato. Anzi c è un filo di ipocrisia perché in piazza Gasparri a Ostia si spaccano i nasi tutti i giorni, ha dichiarato oggi pomeriggio nel corso della trasmissione La vita in diretta, su Rai1. Intanto è stata trasmessa dai Carabinieri di Ostia l informativa sull aggressione subita dal reporter. I militari dell Arma hanno raccolto le certificazioni mediche, e restano da valutare la necessità di nuovi accertamenti. Nel video dell aggressione, girato dall operatore della trasmissione Nemo, si vede Roberto Spada dare prima una testata al reporter rompendogli il naso per poi inseguirlo in strada con un bastone e colpendolo. Piervincenzi ieri sera ha denunciato l aggressione. La prima prognosi del pronto soccorso dell ospedale è di 30 giorni di guarigione salvo complicazioni. Sull aggressione da parte di Spada, membro della famiglia che annovera alcuni esponenti condannati per mafia, gli inquirenti stanno valutando se il fatto sia avvenuto all interno di un contesto mafioso. Il fascicolo è affidato alla Dda di Roma. Tra le ipotesi investigative dunque non si tralascia il fatto che l aggressione sia avvenuta ad Ostia, terra di clan, e all interno eventuali modalità criminali. Sull aggressione avvenuta a Ostia indaga anche la Procura della Federboxe. Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha chiesto alla Federazione Pugilistica Italiana un immediata relazione per quanto attiene alla posizione di tesserati alla Fpi. Il presidente della federazione, Vittorio Lai, ha immediatamente informato il Coni che oggi è stato già aperto un procedimento da parte della Procura Federale che ha prontamente avviato un inchiesta al cui esito saranno presi i provvedimenti che si renderanno necessari.

35 Le reazioni della politica. Lo Stato c è, siamo d accordo con quel che ha detto il ministro Minniti, ha dichiarato Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico, e Stefano Esposito, senatore del Pd, si è espresso con toni duri: Arrestato #spada dopo l aggressione di ieri al giornalista rai di #nemo ora mi auguro resti in galera #lostatoèpiufortedellamafia, ha scritto su Twitter. Nicola Zingaretti presidente della Regione Lazio, parla di segnale positivo immediato aggiungendo è stato commesso un reato davanti a una telecamera che ha sconvolto un po tutti ed è positivo che si sia dato un segnale immediato. Come ha detto il ministro Minniti ciò è importante anche per ribadire che non esistono zone franche in questo Paese né tanto meno in un territorio bello e martoriato come Ostia. Finalmente lo Stato si sta comportando da Stato, e l immediato intervento della Procura di Roma e dell Arma dei Carabinieri dovrebbe essere portato ad esempio per tutti coloro che indagano sulle minacce ed aggressioni ai giornalisti che facendo il proprio lavoro esercitano un diritto costituzionale: la libertà di stampa ed il diritto di informare Fine della bella vita arrestato a Dubai Giancarlo Tulliani, fratello

36 della compagna di Gianfranco Fini ROMA Giancarlo Tulliani, il fratello della compagna di Gianfranco Fini l ex leader di An, è stato arrestato a Dubai dove da alcuni anni era latitante. Tulliani è destinatario dallo scorso 20 marzo di un ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dalla gip Simonetta D Alessandro, per riciclaggio nell ambito di un inchiesta della Procura di Roma. per l affaire della casa di Montecarlo che rischia di costare il processo per riciclaggio a Fini ed alla consorte Elisabetta Tulliani. La misura cautelare era stata avviata dopo le indagini conseguenti agli arresti dello scorso 13 dicembre 2016 quando erano stati arrestati Francesco Corallo, l imprenditore delle slot e re dei casinò ai Caraibi e l ex parlamentare Amedeo Laboccetta che venne scarcerato dal Tribunale del Riesame pochi giorni dopo, trasformatosi nella gola profonda dell inchiesta che ha inguaiato l ex leader di An. Per le dichiarazioni rese da Laboccetta, Fini aveva chiesto di essere interrogato sulla vicenda e aveva dato mandato ai suoi avvocati di querelare l ex fedelissimo per calunnia. Dopo aver trascorso sei mesi nel carcere di Regina Coeli, Laboccetta è rientrato in Parlamenti lo scorso giugno in qualità di primo dei non eletti in Campania per il Pdl nelle scorse elezioni, subentrando al deputato dimissionario Raffaele Calabrò di Alleanza Popolare.

37 L inchiesta è stata chiusa nelle scorse settimane dal procuratore aggiunto della Capitale Michele Prestipino e il pm Barbara Sargenti che hanno provveduto a notificare l avviso di conclusione delle indagini alle parti, atto che anticipa quasi sempre la richiesta di rinvio a giudizio. Gli accertamenti della Procura romana hanno riguardato anche il famoso appartamento di Montecarlo (che una contessa aveva lasciato in eredità ad An) che Giancarlo Tulliani, secondo gli inquirenti, acquistò con i soldi di Corallo attraverso la creazione di due società off-shore, la Primtemps e la Timara: poco più di 300mila euro nel 2008, quando la cessione dell immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Operazione di compravendita che Fini avrebbe autorizzato senza sapere che dietro c era il cognato che quando venne interrogato si giustificò così davanti ai magistrati. Secondo la Procura di Roma Francesco Corallo assieme a Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta ritenuti capi e membri di un associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita al riciclaggio di denaro tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia. Soldi accantonati dal mancato pagamento delle imposte sul gioco online e sulle video-lottery, con conseguente contestazione dei reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. Secondo gli inquirenti, Corallo avrebbe impiegato il profitto illecito accuratamente depurato in attività economiche e finanziarie, in acquisizioni immobiliari, destinandolo anche ai membri della famiglia Tulliani. Di qui il successivo approfondimento investigativo che ha portato alla richiesta di arresto di Giancarlo Tulliani, motivata dal gip con la strategia criminale reiterata dal ricercato, favorita da contatti politici e dalla sua abilità a muoversi a livello internazionale. Tulliani, scriveva il gip, tra il 2008 e il 2015 si è reso responsabile di numerosi episodi di riciclaggio che hanno coinvolto anche la sorella Elisabetta e lo stesso Fini, reati che potrebbe reiterare. Emblematico, per il magistrato, il tentativo fallito dell indagato di trasferire 520 mila euro da un suo conto in Mps a un altro aperto presso gli Emirati Arabi.

38 Tulliani era in aeroporto a Dubai per accompagnare la sua compagna che rientrava in Italia quando ha notato qualcuno che lo pedinava, e pensando che fossero giornalisti si è recato al posto di polizia, che nel raccogliere la sua denuncia, ha visto il mandato cattura internazionale e lo ha quindi tratto in arresto. L arresto è legato ad un mandato internazionale disposto dalla Procura di Roma spiega l avvocato Madia difensore di Tulliani Adesso si avvierà la procedura di estradizione al termine della quale le autorità di Dubai potranno concedere o meno il trasferimento in Italia di Tulliani. In base a quanto si apprende l indagato sarebbe stato fermato mentre si trovava all aeroporto dove si era recato. L ex viceministro Bubbico (Mdp) e Zingaretti in aula : rischiano un processo per falsa testimonianza

39 ROMA La Procura di Roma dopo che nell aula bunker dove si celebrava il processo al Mondo di mezzo (più noto come Mafia Capitale ) lo aveva già anticipato, alcune dichiarazioni rese da alcuni testimoni in aula erano sembrate contraddittorie e le risposte elusive. Adesso in ventisette che erano stati a deporre in veste di testimoni sono diventati indagati chiamati a rispondere della pesante accusa di falsa testimonianza. Nell elenco ricevuto dalla procura guidata da Giuseppe Pignatone, compaiono molti nomi illustri; dall ex viceministro all Interno, Filippo Bubbico, a quello di Nicola Zingaretti presidente della Regione Lazio, e Daniele Leodori attuale presidente del consiglio regionale del Lazio, ma anche Micaela Campana, responsabile Welfare del Pd, ex moglie di Daniele Ozzimo, l ex assessore comunale alla casa di Roma Capitale, già condannato a due anni e due mesi per corruzione. Un atto dovuto quella della Procura romana l apertura di un fascicolo conseguente alla trasmissione effettuata dei giudici della decima sezione del Tribunale di Roma, dell elenco dei testi reticenti, sui quali il collegio presieduto da Rosanna Ianniello, che a luglio ha distribuito pene per 250 anni di carcere. L ipotesi di reato è molto chiara: falsa testimonianza. Adesso la procura dovrà riesaminare di nuovo quei verbali d interrogatorio e quindi analizzare le singole deposizioni per valutare se archiviare o mandarli a giudizio..

40 Così scrive il Tribunale nel documento trasmesso alla procura: Sono emersi elementi di reità in ordine al reato di falsa testimonianza e quindi l elenco di nomi, tra i quali compare Antonio Lucarelli l ex braccio destro dell ex- sindaco Gianni Alemanno, il dirigente della Regione Lazio Elisabetta Longo, responsabile della commissione di gara del Cup. Per i giudici, che hanno inserito il provvedimento nel Tiap (trattamento informatico degli atti processuali), nelle parole che i testimoni hanno speso nel corso delle audizioni nell aula bunker di Rebibbia, sarebbero emersi elementi compatibili con la responsabilità penale della falsa testimonianza. Con riferimento all audizione del governatore Zingaretti, ascoltato il 21 marzo scorso su richiesta della difesa di Salvatore Buzzi, i giudici avevano scritto nelle motivazioni della sentenza depositate nelle scorse settimane, che diede il sospetto di essere falsa e reticente. Il presidente della Regione aveva parlato dell appalto Cup ( la centrale unica di prenotazioni delle prestazioni sanitarie n.d.r. ), per il quale era stato indagato per corruzione e turbativa d asta e successivamente il procedimento a suo carico archiviato. Il presidente Zingaretti aveva sostenuto in aula che per quella gara non aveva incontrato nessuno, che fosse del centrodestra o del centrosinistra. L ex viceministro dell interno Filippo Bubbico, era stato ascoltato invece nell udienza del 22 giugno del Nell aula bunker, l allora numero due del Viminale, aveva dichiarato di non conoscere Buzzi e di non averlo mai incontrato. Aggiungendo: Incrocio tante persone ma il suo nome l ho appurato solo leggendo i giornali dell indagine sulla mafia a Roma. Bubbico aveva dichiarato, anche di non avere mai conosciuto Luca Odevaine, il componente del Tavolo per i rifugiati del Viminale che faceva affari con Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.

41 Massimo Carminati e Salvatore Buzzi Bubbico aveva concluso il suo interrogatorio dichiarando Non ho mai conosciuto queste persone, né ho ricevuto pressioni. Ma dalle intercettazioni erano venute alla luce della circostanze diverse, così come accaduto per la deputata Micaela Campana. I collegamenti di Buzzi avevano scritto i giudici con la parlamentare del Pd Micaela Campana ed i contatti, per il suo tramite, più o meno diretti, con il viceministro Bubbico risultano verosimili anche alla luce della lunga testimonianza, in diversi punti poco credibile resa dalla stessa Campana, sebbene abbia decisamente negato collegamenti diretti di Buzzi con Bubbico e l interessamento di Bubbico alle vicende in esame. Il Tribunale aveva ritenuto e considerato i

42 non ricordo» della parlamentare, come del tutto inverosimili in quanto apodittici. Nicola Zingaretti ha dichiarato: Sono assolutamente sereno sui fatti, ma francamente scosso e amareggiato per quanto affermato dai giudici della decima Sezione del tribunale di Roma. Nella mia testimonianza ho riportato atti e conoscenze relative ad avvenimenti per i quali sono stato sotto indagine per oltre un anno. Ora attendo nuovamente le decisioni che la Procura di Roma riterrà di assumere. Conosce ragazzo su Internet e lo incontra con un amica, ma vengono violentate entrambe. I carabinieri arrestano 2 uomini ROMA I Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza Dando esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip Costantino De Robbio del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno arrestato due uomini, Mario Seferovic 21anni (che su Facebook si faceva chiamare Alessio il Sinto ) che ha precedenti per reati contro il patrimonio, e Maikon Bilomante Halilovic 20 anni incensurato, nato a Roma da famiglie di origini bosniache, domiciliati presso un campo nomadi della Capitale, accusati di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso. Come sottolinea nell ordinanza il magistrato i due giovani hanno agito con estrema freddezza e determinazione unite a un assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime. Nel provvedimento lungo sei pagine il giudice scrive anche che il carcere è l unica misura idonea per impedire il pericolo di inquinamento probatorio

43 viste le minacce di morte rivolte alle minori perché non rivelassero lo stupro. Probabilmente lunedì, ci sarà l interrogatorio di garanzia dei due giovani. Dalle approfondite indagini svolte dai Carabinieri è emerso che solo il 21enne Mario Seferovic avrebbe avuto un rapporto sessuale con le vittime, che sono due ragazzine quattordicenni romane, dopo averle minacciate di morte, costringendole a farsi legare in una zona boschiva in zona Collatina, mentre il 20enne faceva da palo. Sebbene i fatti siano avvenuti un giorno del lontano maggio 2017, le due minori non riferirono dell accaduto e tantomeno ricorsero a cure mediche. Dopo un mese, venuti a conoscenza dell episodio, i genitori di una delle due vittime si sono rivolti ai Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza facendo partire le indagini. Ascoltate con le cautele di legge in quanto minori, i racconti delle ragazzine coincidono: una delle due aveva conosciuto, tramite un noto social network, il 21enne e dopo una corrispondenza telematica aveva accettato di incontrarlo. Durante l incontro, al quale la minore ci era andata con la sua amica, il 21enne le avrebbe costrette a seguirlo in un terreno nascosto alla vista dei passanti dove avrebbe abusato sessualmente di loro, mentre il suo amico faceva da palo, dopo averle legate per impedire loro di allontanarsi. Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno consentito di identificare i due uomini e al Gip del Tribunale l emissione dell ordinanza di custodia cautelare che li ha portati in carcere. Operazione antidroga a Roma dei

44 Carabinieri smantella organizzazione napoletana 18 arresti e perquisizioni ROMA Operazione antidroga dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, in corso dalle prime luci dell alba, per dare esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di 18 persone, appartenenti a un organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata nella Capitale, con base operativa e logistica in località Borghesiana, un territorio cuscinetto tra le storiche borgate di Tor Bella Monaca e Tor Vergata, autonomamente gestita da due fratelli di origine partenopea. L organizzazione strutturale fortemente gerarchizzata, prevedeva l impiego di pusher, articolati in turni di servizio e giovani vedette. Il ricavato dell attività di spaccio veniva poi consegnato quotidianamente ai due promotori che, in caso di rendicontazione errata, infliggevano vere e proprie punizioni corporali. In una circostanza è stato accertato come uno dei promotori, per un ammanco non rilevante di denaro, si è portato presso l abitazione di un pusher aggredendolo violentemente, con il chiaro intento di dare un monito sia a lui che agli altri colleghi ; il giovane, nel corso di un controllo eseguito a distanza di qualche giorno, è stato notato effettivamente con il volto ancora tumefatto per l aggressione subìta.

45 I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati hanno accertato che con telefoni dedicati, i pusher inviavano ai vari clienti messaggi pubblicitari firmati gli amici di Finocchio, aggiornandoli sulla diponibilità di stupefacente, cocaina, o su offerte per nuovi prodotti. Lo smercio era organizzato in modo tale da risultare itinerante, e quindi maggiormente imprevedibile, con il fine di rendere più complessi i controlli delle Forze dell Ordine. L organizzazione prevedeva anche l assistenza legale dei propri sodali in caso di arresto durante l attività di spaccio e consentiva loro guadagni consistenti, direttamente proporzionali al ruolo rivestivo in seno all organizzazione. A riprova di ciò, e quindi dell evidente interesse a lavorare per il sodalizio, è stato documentato come in una circostanza uno dei pusher, arrestato in flagranza nel corso dell attività, abbia ripreso a spacciare subito dopo essere stato messo in libertà, a distanza solo di pochi giorni. Nel corso delle indagini sono già state arrestate 12 persone per spaccio nella flagranza del reato ed è stato recuperato un quantitativo di cocaina pari a circa 1000 dosi. Le perquisizioni, tuttora in atto, hanno consentito di rinvenire e sequestrare una pistola rivoltella cal.38, perfettamente funzionante e con relativo munizionamento, provento di un furto in abitazione consumato a Roma nel L arma è stata rinvenuta nella disponibilità di uno degli arrestati che nella circostanza è stato denunciato per la detenzione abusiva e la ricettazione.

46 Perquisiti a Roma il magistrato Nicola Russo e due imprenditori: corruzione in atti giudiziari ROMA Un magistrato del Consiglio di Stato Nicola Russo, suo padre l avvocato Orazio Russo, il legale siciliano Piero Amara, e i due imprenditori Ezio Bigotti del gruppo Sti considerato molto vicino a deputati importanti di Ala come Denis Verdini, Ignazio Abbrignani e Saverio Romano (estranei all indagine in corso) e Sergio Giglio di Antas Srl sono stati iscritti sul registro degli indagati della procura di Roma con l accusa di corruzione in atti giudiziari. I finanzieri del Gico di Roma guidati dal colonnello Gerardo Mastrodomenico hanno perquisito questa mattina gli uffici e le abitazioni del magistrato Russo, e quelle dei due imprenditori Bigotti e Giglio.

47 L accusa formulata nei confronti degli indagati dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, e dai pubblici ministeri Giuseppe Cascini, Stefano Rocco Fava e Luca Tescaroli, è basata sull ipotesi investigativa i due imprenditori avrebbero elargito una tangente all avv. Orazio Russo, padre del consigliere di Stato Nicola Russo per il suo ruolo di presidente di un collegio arbitrale che poteva favorirli. L avvocato siciliano Piero Amara avrebbe esercitato il ruolo di intermediario tra la famiglia Russo e i due imprenditori. Sono mesi e e mesi che il pool composto dai magistrati Fava, Cascini e Tescaroli, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, sta indagando su un presunto sistema di compravendita delle sentenze della giustizia amministrativa. Accendendo un faro su faccendieri, politici conniventi, giudici e professionisti che, dentro ai tribunali e al Consiglio di Stato, riuscirebbero a fare il bello e il cattivo tempo. Aggiustando cause importantissime, pilotando appalti pubblici milionari, stravolgendo decisioni economiche di enorme rilievo per la pubblica amministrazione e per aziende che danno lavoro a migliaia di persone. L inchiesta sulla giustizia amministrativa ed i sospetti di sentenze oggetto di mercimonio, però, non è cominciata oggi. Ma dura da anni. Il semaforo verde si è acceso grazie ad alcuni esposti arrivati sulle scrivanie dei pubblici ministeri romani, ed ha trovato un primo importante riscontro lo scorso luglio, con le prime perquisizioni dell indagine chiamata Labirinto. A luglio 2016 il consigliere di Stato Nicola Russo, mentre era membro di una Commissione tributaria, era stato indagato per divulgazione del segreto d ufficio e/o corruzione in atti giudiziari: secondo l accusa avrebbe aiutato l amico Stefano Ricucci a vincere una causa da 20 milioni contro l Agenzia delle Entrate. La procura romana ha chiesto la sospensione del consigliere dagli incarichi giuridici, ma sia il Gip che non rilevava prove schiaccianti per dimostrare l accordo corruttivo, sia la Corte di Cassazione avevano bocciato la richiesta. In attesa della richiesta o meno di rinvio a giudizio,

48 Russo attgualmente lavora alla sede palermitana del Consiglio di Stato. Ma i magistrati romani non hanno mollato la presa. L indagine della procura di Roma vede coinvolti dei nomi abbastanza noti nella Capitale, con altre accuse che spaziano dalla corruzione, ai finanziamenti illeciti ai partiti, per una serie di violazioni tributarie, fra i quali Maurizio Venafro l ex capo di gabinetto del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (non indagato). da sinistra Nicola Zingaretti e Maurizio Venfro Maurizio Venafro risulta indagato con l accusa di corruzione perché secondo i pm avrebbe percepito 72 mila euro da società riconducibili all imprenditore Fabrizio Centofanti (anch egli indagato), espressioni della Energie Nuove Srl, in concorso con Amara, titolare di Dagi Srl. Centofanti è stato a lungo a capo delle relazioni istituzionali del noto costruttore Francesco Bellavista Caltagirone. Venafro venne assolto in primo grado la scorsa estate dalle accuse di turbativa d asta legata alla gara Cup, bandita dalla Regione Lazio e poi successivamente annullata a scopo precauzionale nel dicembre del 2014 in concomitanza con i primi arresti dell inchiesta Mafia Capitale insieme

49 all editore e imprenditore Giuseppe Cionci, ex coordinatore dei finanziamenti al comitato elettorale del presidente del Lazio ai tempi della sua candidatura a governatore del Lazio elettorale, anch egli poi prosciolto. Dopo la sindaca di Roma Virginia Raggi anche la Appendino sindaca di Torino indagata per falso in atto pubblico ROMA La sindaca Chiara Appendino è ufficialmente indagata dalla procura torinese con l accusa di falso in atto pubblico in merito al primo bilancio del Comune di Torino firmato Cinquestelle. Un inchiesta partita su impulso di alcuni esponenti dell opposizione la vede ora in buona compagnia sul registro degli indagati per il caso ex Westinghouse. Dopo i drammatici incidenti di piazza San Carlo, questa è la seconda iscrizione del sindaco nel registro degli indagati della Procura di Torino. Insieme all Appendino è sotto accusa anche l assessore al bilancio Sergio Rolando. Decine di funzionari e dirigenti di Palazzo Civico erano stati sentiti in procura dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio.Gli avvisi di garanzia sono stati notificati questa mattina. la sindaca di Torino Chiara Appendino (M5S )

50 L avviso di garanzia ad Appendino e Giordana è stato notificato oggi dagli uomini della Guardia di Finanza: nel documento il pubblico ministero li invita a presentarsi in procura per essere interrogati. E stata la stessa Appendino a renderlo noto: Vi comunico che mi è appena stato notificato un avviso di garanzia dalla Procura di Torino per la vicenda Ream. Sono assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura, certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l interesse della Città e dei torinesi. Desidero essere ascoltata il prima possibile al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all individuazione dell esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa amministrazione mai ha voluto nascondere. Uno scambio di riservate relativa ad una postilla al documento economico che riassume i conti della città, è stato sequestrato dagli uomini della Guardia di Finanza del Nucleo di polizia tributaria torinese, inchiodano la parte più importante della giunta torinese ad un procedimento non molto differente da quello che a Roma, vedrà imputata l altra prima cittadina del Movimento 5Stelle, Virginia Raggi per la sua nomina di Renato Marra al dipartimento dello Sport. Una veduta di quel che sarà l area ex Westinghouse La vicenda riguarda l area ex Westinghouse: nel 2012 la Ream (una società partecipata della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino) acquisì il diritto di prelazione sulla zona dove sorgerà il nuovo centro congressi di Torino. Versò al Comune una caparra di 5 milioni. A fine 2013 la Città aggiudicò il progetto ad Amteco-Maiora, operazione perfezionata alla fine dello scorso anno, quando il Comune ha incassato una parte dei 19,7 milioni offerti dai privati e, di conseguenza, avrebbe dovuto decurtare i 5 da restituire alla Ream. Così non è andata : la somma non è stata né versata né iscritta a bilancio, per coprire le difficoltà finanziarie del Comune di Torino,

51 costretto quest anno a imporre pesanti tagli per evitare di chiudere dichiarando il dissesto. A causa della difficoltà di far quadrare i conti, nelle difficili settimane per la preparazione dei documenti del bilancio, in cui il capo di gabinetto della sindaca torinese Paolo Giordana, d accordo con la Appendino e con l assessore al Bilancio Rolando, come risulta dalle carte in possesso della Procura, aveva chiesto ai dirigenti di alterare le cifre ufficiali, per posticipare di un anno il debito da 5 milioni con la Ream. Un operazione questa illegittima secondo due dei più agguerriti avversari ai grillini in Consiglio comunale, e cioè Stefano Lo Russo capogruppo del Pd, ed Alberto Morano, dell omonima lista civica di centrodestra, i quali hanno presentato un esposto in procura, seguito da quello dei revisori dei conti, che ha conseguito l apertura dell inchiesta coordinata dal pm Marco Gianoglio. Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse scriveva il 22 novembre 2016 alla dirigente del settore Finanza, Anna Tornoni, il capo di gabinetto, Paolo Giordana Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto. Il messaggio di posta eletronica di Giordana veniva inviato, per conoscenza, anche all assessore Sergio Rolando e all indirizzo personale di Chiara Appendino. Nello stesso periodo la Appendino stava concordando con il presidente della Ream Qualgia una dilazione del debito, in maniera tale da poter riuscire a chiudere con meno affanni i conti del In effetti il Comune di Torino lo restituirà nel 2018 pagando però ulteriori interessi sul debito iniziale Destinataria principale della richiesta illegittima era la dirigente Anna Tornoni che da molti anni si occupava di predisporre il bilancio del Comune di Torino, la quale per molti giorni ha tentato di scoraggiare Giordana nel suo intento di modificare la somma dei debiti e che, conclusa la disputa, è stata sollevata dall incarico. E intervenuta personalmente anche la sindaca Chiara Appendino, con una sua lettera con la quale dichiarava di aver aperto un tavolo con Ream per aggiustare i conti. Ma nessuna trattativa avviata per poter eventualmente prolungare la restituzione del debito, può esimere il Comune dall obbligo di indicare sul bilancio i 5 milioni di debiti. Una convinzione corretta della dirigente comunale Tornoni rimossa dalla sindaca, diventata teste principale dell accusa, e lo sapevano bene i revisori dei conti che avevano chiarito pubblicamente in più occasioni che l operazione pensata da Giordana non era percorribile legalmente. La notte tra il 3 e il 4 maggio scorso, al termine della maratona in consiglio comunale a Torino che si è chiusa con l approvazione definitiva del bilancio, i revisori si sono, a sorpresa, smentiti da soli, e hanno firmato un parere che autorizzava la discussa posticipazione del debito al 2018 (data modificata a penna su un testo stampato). Una correzione ottenuta a tradimento se è vero quello che hanno raccontato mesi dopo i revisori. Era la fine di una giornata campale con una tensione che si tagliava col coltello ha spiegato ai giornalisti torinesi il presidente del Collegio, Herri Fenoglio -. Il consiglio era cominciato alle 10 del mattino, mi hanno chiamato all improvviso, all una di notte, perché servivano delle correzioni,

52 mi stavano intorno in cinque, io ero letteralmente fuso. Mi hanno messo sotto il naso il documento dicendo che c erano dei refusi da correggere. Uno, in effetti, lo era. L altro, invece, era quella maledetta data. In quel momento non ero lucido, ero stanchissimo, e ho pensato davvero di essermi sbagliato. Così ho corretto e ho siglato. La versione è stata confermata dagli altri due revisori. E l indagine della procura è pressochè quasi conclusa: tra lettere ufficiali e mail riservate i passaggi e le responsabilità sembrano ben ricostruite, uno dopo l altro. (notizia in fase di aggiornamento) Operazione Pecunia non olet. 8 arresti effettuati dalla Polizia di Stato per truffe allo Stato ROMA Dalle prime ore di questa mattina è in corso un operazione della Polizia di Stato, coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di un associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Tra loro anche un ex consigliere comunale, Ignazio Cozzoli, eletto nelle fila della Lista Marchini poi passato al Gruppo misto, e decaduto nel marzo scorso dopo il riconteggio delle schede che ha assegnato il seggio al Pd. Lo SCO il Servizio Centrale Operativo e la Squadra Mobile della Questura di Roma guidata da Luigi Silipo ha eseguito un ordinanza di applicazione della misura degli arresti domiciliari a carico di 8 persone e contestuali perquisizioni. Insieme a Cozzoli, sono finiti ai domiciliari Emanuele

53 Rigante, Massimiliano Portaleone, Filippo Marullo, l avvocato Francesco Capoccia, Silvia Pronti e il dipendente di Invitalia Luigi Napoli. Arrestato e messo ai domiciliari anche Riccardo Solfanelli, in passato capo di gabinetto dell ex vicesindaco Sveva Belviso componente della giunta di centrodestra guidata da Gianni Alemanno (i due politici sono estranei all inchiesta). La politica usata come un grimaldello. Ignazio Cozzoli chiedeva sostegno elettorale alla Lista Marchini da chi avrebbe ottenuto il finanziamento, secondo quanto riportato negli atti, cercava un consenso elettorale tra coloro che hanno ottenuto illecitamente le erogazioni da Invitalia. L ulteriore utilità sarebbe stata l obbiettivo dell ex consigliere della lista Marchini, il quale aveva anche il fine di poter contare per le elezioni amministrative del giugno 2016 del voto degli associati e di tutti coloro che formalmente o di fatto avrebbero ottenuto il finanziamento. Cozzoli e l ex alemanniano Solfanelli in alcune intercettazioni telefoniche acquisite dalla Squadra Mobile di Roma citando il processo a Raffaele Fitto, parlavano di strategie Nelle intercettazioni è lo stesso Cozzoli a sostenere che i candidati della Lista Marchini erano decisi da lui. I destinatari del provvedimento sono indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una molteplicità di truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzioni per atti contrari ai doveri d ufficio, rivelazioni ed utilizzazioni di segreti d ufficio. Soltanto il dipendente di Invitalia, Luigi Napoli è accusato per il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico con l aggravante di rivestire la qualifica di pubblico ufficiale. L articolata attività investigativa ha consentito di provare l esistenza di un gruppo criminale, costituitosi al fine di ottenere illecitamente finanziamenti pubblici attraverso la presentazione di richieste di finanziamento create ad hoc, stilate sulla base di indicazioni ricevute grazie alla corruzione di uno degli indagati, pubblico dipendente dell ente erogatore delle agevolazioni, INVITALIA Agenzia nazionale per l attrazione degli investimenti e lo sviluppo d impresa di proprietà del Ministero dello Sviluppo Economico

54 Francesco Capoccia La base operativa dove si riuniva l associazione criminale era lo studio legale dell avvocato Capoccia. Le tangenti pattuite erano somme di denaro erogate e promesse. Il denaro effettivamente dato è pari a circa 600 euro, e quello promesso era invece pari a 70 mila euro. Lo schema truffaldino attuato era sempre identico: presentazione del progetto da parte dell imprenditore, ottenimento del via libera, quindi incontro con il soggetto finanziatore e cioè Invitalia. A questo punto si attivava il ruolo dell avvocato Capoccia

55 il quale grazie all aiuto del Napoli l impiegato infedele di Invitalia faceva conoscere in anticipo i requisiti e le domande che i valutatori Invitalia avrebbero fatto agli imprenditori. Ma non soltanto. Infatti Napoli faceva anche delle pressioni nei confronti dei valutatori chiedendo loro di far passare i progetti presentati dalle persone da lui segnalate. In concomitanza con il provvedimento restrittivo emesso dal G.I.P., sono state eseguite perquisizioni delegate presso le abitazioni di residenza e gli uffici degli indagati, compreso lo studio dell avvocato Capoccia, nonché presso la sede dell Ente INVITALIA, attività che ha consentito l acquisizione di ulteriori elementi di riscontro. La soddisfazione del capo della Squadra Mobile romana, Luigi Silipo. Abbiamo istituito la squadra speciale contro la corruzione soltanto un anno e mezzo fa. La materia è molto tecnica, ma il procuratore aggiunto Paolo Ielo ci ha dato subito fiducia. Sono orgoglioso dei miei uomini e in particolare della nostra sezione anticorruzione guidata da Maurizia Quattrone. La procura di Roma fa marcia indietro su Woodcock: Archiviare le due accuse ROMA Il filone d inchiesta sulla Consip che aveva come indagato il pm Henry John Woodcock si chiude con una archiviazione richiesto dalla stessa procura di Roma che dopo averlo indagato, ha chiesto l archiviazione per il collega inizialmente accusato a luglio di falso e rivelazione del segreto d ufficio. La prima ipotesi di reato era relativa al presunto coinvolgimento dei servizi segreti nell inchiesta sulla Consip, inserito in un capitolo dai Carabinieri del Noe

56 che, secondo loro, avrebbe provato il coinvolgimento o almeno un suo interesse dell ex premier Matteo Renzi, essendo suo padre Tiziano tra gli indagati. La richiesta di archiviazione è stata firmata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, dal momento che dagli accertamenti svolti non sono emersi elementi per confermare le iniziali ipotesi di accusa ed è stata già inviata all ufficio del gip. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi hanno però scoperto ed accertato che si trattava di una bufala che è valsa l iscrizione nel registro degli indagati della procura di Roma al capitano (ora maggiore) del Noe di Carabinieri Giampaolo Scafarto per falso, in quanto responsabile della relazione contestata. Scafarto ha sostenuto in uno degli interrogatori a cui è stato sottoposto dai magistrati romani di un intesa con il Woodcock. La vicenda ha origine da queste dichiarazioni a verbale l accusa al magistrato per falso, per la quale oltre alle dichiarazioni di Scafarto, non si è trovato un solo riscontro. I magistrati della procura di Roma hanno creduto alla versione fornita da Woodcock il 7 luglio scorso in sede di interrogatorio. Mi fidavo dei miei uomini, del capitano Gianpaolo Scafarto e dei Carabinieri del Noe che indagavano su Consip, aveva spiegato il pm, accompagnato dal suo legale Bruno La Rosa. Woodcock a verbale aveva aggiunti : Quando Scafarto mi raccontò di essere seguito da uomini dei Servizi Segreti gli ho semplicemente chiesto di metterlo nero su bianco nell informativa conclusiva. Da un lato era un modo per approfondire il materiale e dall altro avrei potuto omissare i nomi e le circostanze che riportavano agli uomini dell intelligence per evitare fughe di notizie su un tema così delicato. Ma una cosa è certa: a parlarsi sono stati in due, l ufficiale dell Arma ed il magistrato. Quindi quale altro riscontro avrebbero potuto trovare i magistrati della procura diroma? La seconda accusa inizialmente contestata a Woodcock era la rivelazione del segreto, un reato che i magistrati Ielo e Palazzi della Procura di Roma avevano mosso anche nei confronti della compagna di Woodcock, la giornalista Federica Sciarelli ipotizzando avesse fatto da tramite per far pervenire una serie di notizie al Fatto Quotidiano. Notizie che comunque sono uscite dalla procura, senza che si sia trovato ancor oggi un responsabile.

57 nella foto da sx, Marco Lillo, il pm Heny John Woodcock, Federica Sciarelli Gli articoli apparsi sulla stampa sotto inchiesta della procura di Roma sono quelli usciti il 21, 22, e 23 dicembre nei quali il giornale dava notizia di perquisizioni nella Centrale acquisti della pubblica amministrazione e delle iscrizioni nel registro degli indagati del comandante generale dell Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e del ministro dello Sport, Luca Lotti. I sospetti iniziali su Woodcock e Sciarelli provenivano dalle analisi effettuate dalle celle dei telefoni, acquisite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma. Infatti il 22 dicembre la giornalista Sciarelli, il giorno prima della pubblicazione della prima notizia, aveva avuto contatti con Marco Lillo vice direttore del Fatto e i telefoni dei due giornalisti avevano agganciato la stessa cella. Di qui l ipotesi che si fossero anche visti e non solo parlato per telefono.

58 Ma ironia della sorte per gli investigatori sono stati proprio i dati acquisiti dal cellulare della giornaliste a scagionarla insieme al suo compagno, il pm Woodcock. Quel giorno Sciarelli, come ha riferito ai pm, ignorava che Woodcock fosse a Roma. ed è incredibilmente bastata questa dichiarazione per archiviare la vicenda penale. Legittimo chiedersi se questa velocità e credibilità sarebbe stata applicata se i due indagati non fossero stati un magistrato e la sua compagna Adesso per il pm Henry John Woodcock resta da risolvere la propria situazione disciplinare dinnanzi al Csm. a cui la procura romana ieri ha trasmesso per opportuna e dovuta conoscenza la propria richiesta di archiviazione, che resterà in cassaforte ( a che serve se tutti lo sanno?) fino a giovedì quando il vice presidente laico Giovanni Legnini ex senatore del Pd rientrerà da Strasburgo e convocherà il comitato di presidenza, in cui paradossalmente siede per diritto d ufficio anche il Procuratore Generale della Suprema Corte Cassazione Pasquale Ciccolo, cioè il vertice dell ufficio che ha avviato il procedimento disciplinare nei confronti di Woodcock.

59 Le prime indiscrezioni uscite del Csm lasciano pensare che però le due procedure aperte sul pm di Napoli siano destinate a proseguire indisturbate. Anche in questo caso legittimo chiedersi come mai filtrino un pò troppe notizie, al solito giornale di riferimento di alcune correnti della magistratura. Giornale su cui scrive una giornalista che pubblicamente dichiara per me il pm Henry John Woodcock ha sempre ragione. La prima commissione del Csm, che si occupa dei procedimenti disciplinari, ascolterà l ex procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il prossimo 12 ottobre a cui verranno rivolti non pochi quesiti come sulla contestata omessa iscrizione di alcuni indagati, sui motivi procedurali relativi alla trasmissione del fascicolo Cpl-Concordia alla Procura di Modena contenente la famosa intercettazione tra Matteo Renzi e il vicecomandante generale della Guardia difinanza, il generale Mario Adinolfi ora in pensione, che era omissis nei documenti inviati ai magistrati, ma presente e contenuta all interno del CD con l informativa inviato dal Noe, sulla fuga di notizie sulla presenza ed ancor più grave sul contenuto della telefonata in questione, sull assegnazione di procedimenti, come Cpl e Consip che non erano di competenza del pool antimafia della procura di Napoli. Il Comitato di presidenza del Csm come qualche ventriloquo di Palazzo dei Marescialli, riferisce oggi al quotidiano La Repubblica, potrebbe valutare e decidere di archiviare le contestazioni, trasmettendo il fascicolo alla 1a Sezione Disciplinare dinnanzi alla quale Woodcock è già incolpato per un colloquio (un intervista) non autorizzato avuto proprio con il quotidiano romano e per l interrogatorio effettuato a Filippo Vanoni senza alcuna sua iscrizione nel registro degli indagati. Riuscirà il Csm a dimenticare di essere alle porte delle elezioni per il proprio rinnovo, ed a valutare la questione senza favoritismi, pregiudizi o spirito di corrente che hanno sinora spesso guidato le proprie decisioni

60 disciplinari e le nomine? La Raggi aveva detto il falso sulla nomina di Marra. La Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per la sindaca di Roma ROMA La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per falso per la sindaca di Roma Virginia Raggi nell ambito dell inchiesta per la nomina di Renato Marra attuale comandante del XV Gruppo della Polizia Municipale di Roma Capitale. L ufficiale dei vigili romani è fratello di Raffaele, ex capo del personale capitolino anch egli a processo per corruzione. La prima cittadina era indagata per falso per avere agevolato la candidatura del fratello del suo braccio destro, nell ambito dell inchiesta sul cosiddetto pacchetto nomine Le prove acquisite e documentate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall Olio raccontano una verità, la cui prova è in un messaggio del 14 novembre scorso dove Raffaele Marra, a proposito dell aumento dello stipendio del fratello Renato, scriveva alla sindaca Raggi : Se lo avessi fatto vicecomandante, la fascia (economica-retributiva, ndr) era la stessa. La Raggi subito dopo replicava via SMS: Infatti abbiamo detto vice no. Abbiamo detto che restava dov era con Adriano. E Raffaele Marra controbatteva: E infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato. L Adriano di cui si parlava era l assessore comunale al Turismo Adriano Meloni, con il quale appunto Renato Marra sarebbe dovuto andare a lavorare a seguito alla nuova nomina successivamente revocata. E questa la prova che la nomina era stata concordata con l allora vicecapo di

61 Gabinetto, e la conferma quindi all Anticorruzione del Comune. che la Sindaca Raggi ha mentito Cade pero l aggravante dell articolo 61 secondo comma, e l altra accusa di abuso è stata archiviata perché, in quanto i magistrati, manca l elemento soggettivo del reato. In pratica la nomina di Romeo a capo della sua segreteria non si poteva fare, è stata fatta senza dolo, ma resta comunque illegittima Rimane invece in piedi quella per falso anche se senza l aggravante di aver commesso il falso per occultare il reato. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pubblico ministero Francesco Dall Olio le hanno contestato la sua falsa dichiarazione inviata a Mariarosa Turchi, la responsabile Anticorruzione del Comune in cui sosteneva che la scelta di nominare Marra era stata solo sua. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Roma hanno dimostrato invece che così non fu. La storia è nota: nonostante le inchieste giornalistiche e i dubbi di parte del Movimento5Stelle (Roberta Lombardi definì Raffaele Marra un virus che ha infettato il M5s ), Raggi gli aveva affidato la massima libertà nella scelta di strategie e nomine politiche: fu lui a seguire le procedure per la promozione del fratello.

62 il procuratore aggiunto della Procura di Roma Paolo Ielo I magistrati della procura di Roma hanno chiesto l archiviazione anche per il suo ex capo segreteria, Salvatore Romeo,(a cui era stato concesso un aumento di stipendio da 39 mila a 110 mila euro poi ridotti a 93 mila a seguito dei rilievi Anac l Autorità Nazionale Anticorruzione, persi a seguito delle sue dimissioni sollecitate dal direttorio all epoca in piedi nel M5S, dopo la nota vicenda della stipula di una serie di polizze, nelle quali Romeo aveva indicato la sindaca quale beneficiaria in caso di morte del titolare, che non e quindi stata ritenuta quale elemento di reato, in quanto per gli investigatori la scelta di Romeo come capo della segreteria politica della sindaca si potrebbe spiegare anche con l esistenza di un rapporto di amicizia e di vicinanza politica che li legava i due in quanto militanti grillini della prima ora. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo ed il pm Francesco Dall Olio hanno richiesto il processo anche per Raffaele Marra, accusato di abuso per la nomina del fratello Renato il quale da ufficiale dei vigili urbani inizialmente era stato promosso a capo del Dipartimento Turismo del Comune di ROMA CAPITALE con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro.

63 Immediata la soddisfazionebufala della Raggi scrivendo un post su Facebook, lo strumento con cui la giunta grillina romana rilascia commenti politici e comunica le sue decisioni, persino anche quelle ufficiali Per mesi i media mi hanno fatto passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai cittadini romani. E sono convinta che presto sarà fatta chiarezza anche sull accusa di falso ideologico. Apprendo con soddisfazione che, dopo mesi di fango mediatico su di me e sul MoVimento 5 stelle, la Procura di Roma ha deciso di far cadere le accuse di abuso ufficio. Anche Beppe Grillo fantomatico garante del M5s si è detto molto soddisfatto che i due reati più gravi nei confronti del sindaco di Roma siano in via di archiviazione. Ma il Sindaco Raggi ancora una volta mente sapendo di mentire omettendo di scrivere ai suoi fans sui socialnetwork anche l altra metà della notizia: la richiesta della Procura di Roma di andare avanti e chiedere il suo rinvio a giudizio per l accusa di falso. La Guardia di Finanza smantella organizzazione criminale dedita all estorsione con pagamento in Bitcoin ROMA All alba di oggi, i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, hanno eseguito, in provincia di Frosinone, una misura cautelare personale e reale nei confronti di 7 soggetti tutti indagati per i reati di associazione per delinquere finalizzata all estorsione, alla frode informatica ed all autoriciclaggio. Il provvedimento, emesso dal GIP di Frosinone su richiesta del locale Procuratore della Repubblica, Dott. Giuseppe De Falco, ha disposto la custodia cautelare in carcere per due soggetti e la misura dell obbligo di firma per altri cinque membri dell organizzazione nonché il sequestro del capitale sociale e del complesso aziendale di una società e di tutte le disponibilità finanziarie giacenti sui conti correnti riconducibili all organizzazione.

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