Lo sviluppo della banca islamica nei sistemi finanziari convenzionali

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1 Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative Lo sviluppo della banca islamica nei sistemi finanziari convenzionali di Andrea Calabrò Relatore Rony Hamaui A. A

2 Introduzione Proibizione dell interesse, della speculazione e dell eccessiva incertezza, nonché obbligo di devolvere una parte del surplus di ricchezza affinché questa non si concentri nelle mani di pochi. Sono i quattro principi alla base della finanza islamica, modello orientato al profitto, ma caratterizzato da una forte cultura di responsabilità sociale e da uno stretto legame con l economia reale. Sono tutte caratteristiche che mancano all attuale sistema finanziario convenzionale, il cui fallimento nella realizzazione di condizioni di equità e giustizia sociale ed economica è stato messo bene in evidenza dalla crisi globale. Quest ultima ha riportato in auge il tema dell etica nell agire economico, così che è aumentato l interesse per l industria finanziaria islamica. Il settore costituisce appena l 1% del sistema mondiale, ma allo stesso tempo ne rappresenta la realtà più dinamica, con un tasso di crescita quattro volte superiore alla finanza convenzionale. Così nell ultimo decennio gli istituti islamici hanno cominciato a diffondersi anche nei Paesi occidentali, con l obiettivo di servire la popolazione musulmana immigrata o di intercettare l enorme surplus di liquidità che i Paesi mediorientali hanno accumulato grazie al petrolio. I maggiori sviluppi si sono visti in Gran Bretagna, che è ormai diventata un importante centro a livello mondiale. Il presente lavoro verte appunto sul panorama bancario sharia compliant inglese: soffermandoci sull analisi delle cinque banche indipendenti fondate nel Regno Unito si vogliono esaminare le opportunità e i limiti dell inserimento di istituti islamici nel sistema finanziario convenzionale. Nel primo capitolo si introdurranno i principi e i metodi alla base dell economia e della finanza islamica, fornendo anche una demistificazione degli equivoci più frequenti che si sono creati negli anni. Il secondo capitolo esaminerà i principali contratti commerciali conformi alla sharia, considerandone l applicazione nell ambito della struttura bancaria di raccolta e impiego. Seguirà poi un analisi delle peculiarità del modello islamico, accompagnata da eventuali raffronti con quello convenzionale. In particolare, ci si soffermerà sui temi dei rischi, della regolamentazione e della vigilanza, sugli studi di efficienza operativa e sulle similarità con la finanza etica. 7

3 Nel terzo capitolo si vedrà come, da fenomeno di nicchia, la finanza islamica si stia diffondendo a livello mondiale. Dopo di che si entrerà più nel dettaglio, fornendo una panoramica sullo stato attuale e sulle prospettive del settore nei principali Paesi occidentali, dall Europa all Australia, passando per il Nord America e la Russia. Il quarto capitolo, il fulcro del lavoro, tratterà dei cinque istituti islamici non dipendenti da gruppi bancari convenzionali. Per ognuno, l approfondimento riguarderà la compagine societaria e i prodotti e i servizi offerti, per poi passare all esame dell andamento, basandosi sull analisi dei dati di bilancio e sulle notizie disponibili. Verranno poi tratte le dovute conclusioni generali, costituenti un benchmark per ogni Paese occidentale interessato a sviluppare un sistema bancario islamico accanto al convenzionale. Infine nel quinto capitolo si guarderà alla situazione dell Italia. Il nostro Paese non ha ancora affrontato in termini operativi la questione, anche se avrebbe le caratteristiche necessarie e tutto l interesse ad accogliere le banche islamiche nel proprio sistema finanziario. 8

4 1 La religione islamica e i principi economici fondamentali Questo primo capitolo vuole essere una breve introduzione alle pratiche economiche fondamentali derivate dai testi sacri della religione musulmana. Dopo la presentazione dei basilari divieti e prescrizioni volti ad un agire economico equo e responsabile, si esaminerà come gli economisti islamici li abbiano messi in pratica. Il capitolo si concluderà con la correzione degli equivoci più frequenti che aleggiano intorno al settore sharia compliant. 1.1 Il Corano come fonte di diritto Con il termine finanza islamica si intende il complesso di strutture organizzative, transazioni, contratti finanziari che sono sharia compliant, ossia conformi ai dettami della sharia, la legge islamica. Il Corano, il libro sacro, è riconosciuto dai musulmani come l inequivocabile parola di Allah e rappresenta un codice di condotta per la vita di tutti i giorni, distinguendo tra ciò che è consentito (halal) e ciò che è vietato (haram). All interno del testo sacro si ritrovano i principi fondamentali dell agire economico, la cui applicazione richiede l interpretazione da parte di persone con conoscenza sia di giurisprudenza islamica che di finanza. Esistendo una dimensione interpretativa delle fonti religiose, si sono create una serie di scuole che fanno uso di criteri di interpretazione differenti. Si può distinguere prima di tutto tra scuola sciita e scuola sunnita. Quest ultima a sua volta si dirama in quattro principali correnti di pensiero: la scuola hanafita (Turchia, India, Pakistan, Afghanistan), quella malikita (Maghreb e alto Egitto), la shafiita (Indonesia, basso Egitto, Malesia e Africa orientale) e la scuola hanbalita, la più tradizionalista (Golfo Persico). Tutte queste scuole possono divergere nella certificazione dei prodotti di finanza islamica, ma sono sicuramente in accordo riguardo i principi fondamentali che la regolano, che sono pochi ed essenziali: 1 La proibizione dell interesse: la sua istituzione risponde all obiettivo di conseguire condizioni di equità e giustizia economica e sociale, prevenendo ogni forma di sfruttamento. L accrescimento del capitale tramite l applicazione del tasso di 1 La trattazione di questo paragrafo e del successivo è largamente tratta da: Hamaui R., Mauri M. - Economia e Finanza Islamica (2009) Porzio C. (a cura di) - Banca e Finanza Islamica (2009) 9

5 interesse è considerato riba 2, usura, indipendentemente dal livello applicato. I giuristi islamici hanno sempre rifiutato l idea della moneta come riserva di valore: il denaro genera ricchezza non per sé ma se impiegato in un processo produttivo o in una transazione che comporti l assunzione di un rischio. Numerosi sono i riferimenti al riba nella tradizione islamica; i principali recitano: Dio ha permesso la compravendita e ha proibito il riba [ ] Ma Dio distruggerà il riba e moltiplicherà il frutto delle elemosine [ ] O voi che credete! Temete Dio e lasciate ogni resto d usura, se siete credenti! (Corano, II, ). C è da dire che la proibizione del tasso di interesse e dell usura non è una prerogativa dell Islam, ma ha permeato per lunghi secoli anche la dottrina ebraica e cristiana. Infatti nel vecchio testamento viene deplorata l usura, poiché comportamento ingeneroso verso chi è in difficoltà. In particolare: Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse [ ] altrimenti quando invocherà da me l aiuto, io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso (Esodo XXII, 24). Nel tempo però la tradizione giudaico-cristiana ha perso queste pratiche per interessi di bottega, per le prassi del commercio, dell industria e degli istituti bancari. Il divieto dell incertezza e della speculazione: ogni contratto o transazione, affinché sia valido, deve essere libero da rilevanti forme di incertezza, dal gharar. Ciò si riferisce sia a condizioni di informazione incompleta (sul prezzo, sull oggetto della vendita) sia all incertezza intrinseca nell oggetto del contratto (eventi aleatori). Strettamente collegato è il termine maysir, che indica invece il tentativo di scommettere sul risultato futuro di un evento senza un adeguata informazione e analisi. La proibizione del gharar e del maysir comporta il divieto di ricorso a un assicurazione e ai derivati convenzionali: questo perché il prezzo è certo, mentre la controprestazione no. 2 Termine arabo che significa letteralmente incremento, eccesso, crescita. Manca nei testi una dettagliata spiegazione di cosa si intenda; alcuni studiosi sostengono che sia da attribuirsi al fatto che tale termine era ampiamente diffuso all epoca, per cui non vi fu la necessità di fornire ulteriori indicazioni. 10

6 La zakat: letteralmente significa purificazione, crescita e corrisponde a un pagamento dovuto sul surplus di ricchezza e di utili prodotti nell anno islamico. Si configura per il credente come un dovere morale volto al principio di equità e giustizia economica e sociale, per evitare che la ricchezza si concentri nelle mani di pochi. La zakat ha rappresentato a lungo l unica imposta dovuta nei Paesi islamici e continua a essere un utile strumento di welfare. Il Corano (IX, 60) individua in modo esplicito come beneficiari i poveri, i bisognosi, i debitori, i pellegrini, per le finalità di diffusione dell islam nel mondo, di liberazione dalla schiavitù e per il sostentamento dei funzionari che gestiscono la zakat stessa. La base imponibile, a cui applicare un aliquota tra il 2,5% e il 10%, è rappresentata dai beni in proprietà da più di un anno che non siano sfruttati a fini produttivi e la cui consistenza sia superiore ad un certo ammontare. In uno Stato moderno, vi è consenso nel ritenere che siano da includere anche la produzione degli impianti industriali, le ricchezze finanziarie, gli utili di impresa e le risorse naturali. 1.2 La condivisione dei profitti e delle perdite Basandosi sui concetti e sulle proibizioni insite nei testi sacri, gli economisti islamici hanno cercato di creare un sistema finanziario che potesse fare a meno del tasso di interesse e della speculazione fondata sull incertezza, prediligendo transazioni di tipo reale e di condivisione del rischio. La presenza del riba in un sistema economico rappresenta un mezzo di sfruttamento; l eliminazione dell interesse mira quindi alla promozione di un sistema giusto, socialmente equo, in cui le azioni sono imperniate su comportamenti economici etici. L assegnazione di un interesse predefinito e svincolato dal profitto ottenuto dal soggetto finanziato non è equo: se l impresa si rivelasse di grande successo, un tasso di interesse stabilito ex ante potrebbe essere poco generoso per il finanziatore. Al contrario, se l impresa finanziata dovesse andare male nonostante l impegno e la buona fede dell imprenditore, non sembra equo assegnare comunque al finanziatore un tasso di interesse. Dalla preoccupazione di tutela di entrambi i contraenti nasce lo schema di condivisione del rischio di impresa alla base dei contratti di profit & loss sharing (PLS). 11

7 Al medesimo scopo di proibire le transazioni inique, è vietato il gharar. Ciò in un ottica di protezione del contraente debole di un contratto, per esempio un uomo in stato di necessità che si indebiti oltre il dovuto e oltre quello che potrebbe ripagare. Il tentativo di bilanciare la libertà economica con il rischio di abuso ha fatto sì che alcuni contratti che contengono il gharar siano permessi da tutte le scuole di pensiero. E il caso del contratto salam, che prevede la vendita di un bene ancora non esistente: i potenziali benefici ottenibili dal finanziamento, in particolare per il settore agricolo, sono reputati maggiori rispetto alla condizione di illiceità insita nel contratto. 1.3 Gli equivoci più comuni La poderosa crescita fatta registrare nell ultimo decennio ha portato la finanza islamica agli onori delle cronache, tuttavia trascinandosi alcune critiche indiscriminate e malintesi, creatisi per lo più da pregiudizi. Fra gli equivoci più comuni ritroviamo i seguenti: 3 Finanzia il terrorismo: la sharia considera l uso illegale della violenza, soprattutto contro vittime innocenti, come un crimine atroce; di conseguenza condanna categoricamente il terrorismo. Inoltre le istituzioni finanziarie islamiche, al pari delle convenzionali, sono soggette a leggi e regolamenti severi anche in materia di terrorismo e riciclaggio. E soltanto per musulmani: non vi è alcun divieto. Soggetti di religioni diverse possono utilizzare o possedere istituti che offrono servizi sharia compliant. La finanza islamica è più una proposta valoriale, con parametri ampiamente condivisi dalla finanza così detta socialmente responsabile. Da notare che il primo cliente dell inglese Islamic Bank of Britain non è stato un musulmano, così come non lo è un alta percentuale di clienti negli istituti islamici malesi. E una replica della finanza convenzionale: le critiche più forti solitamente arrivano dagli stessi musulmani, spesso a causa delle similitudini tra le due in quanto a obiettivi economici. Ovviamente i profitti sono importanti, ma i mezzi attraverso cui vengono realizzati lo sono persino di più. Perciò i prodotti islamici sono 3 Zaid Ibrahim & co, ASSAIF - La Finanza Islamica Demistificata 12

8 consapevolmente progettati per rispondere ai principi religiosi basilari, mantenendo allo stesso tempo alcuni elementi che li rendano facilmente comprensibili quando paragonati a quelli convenzionali concorrenti. E una finanza per il sociale : gli istituti islamici sono entità orientate al profitto, responsabili nei confronti di azionisti, titolari di conti e altri portatori di interessi. Non ci si deve aspettare che sussidino la comunità favorendo l accesso ai finanziamenti. E anche ingiusto che i clienti approfittino dei gesti di buona volontà delle banche: in una sunna Maometto definisce tiranno chi è deliberatamente inadempiente nel pagamento di un debito senza nessuna motivazione genuina. In un ottica di responsabilità sociale di impresa, la maggior parte degli istituti agevola i clienti che hanno serie difficoltà a ripagare i propri debiti e tende a limitare l uso del ricorso legale. E spinta solo dal boom petrolifero: anche se è vero che i petroldollari sono stati un elemento catalizzatore, bisogna dire che la finanza islamica ha registrato una crescita annua a due cifre fin dal suo esordio negli anni 70. Ora che ha raggiunto un certo sviluppo può concentrarsi su altre fonti di fondi e investimenti, specialmente in industrie in crescita quali l alberghiera, i servizi, le materie prime, la manifattura, la tecnologia avanzata, ecc. La diversificazione garantirà anche una maggiore stabilità del sistema. E immune da qualsiasi pratica poco etica: il marchio islamico non garantisce automaticamente che un prodotto, un istituto, un banchiere siano immacolati e incorruttibili. Casi di frodi e abusi, violazione della fiducia e cattiva gestione sono accaduti anche nel settore islamico. E immune alla crisi finanziaria: anche molti istituti islamici hanno subito perdite a causa dello scenario globale, anche se spesso minori delle controparti convenzionali. Le banche islamiche dovrebbero quindi imparare la lezione e sistemare i propri punti deboli. Per esempio la tendenza a replicare gli istituti convenzionali, in particolare nella creazione di strutture esotiche: prima che il sistema crollasse erano addirittura partite delle iniziative per progettare degli strumenti sharia compliant simili ai subprime. 13

9 Vuole sostituire il sistema convenzionale per permettere all Islam la dominazione del mondo: è quanto apparso sui alcuni siti islamofobici. Ci si chiede come questo sia possibile, visto che l intero sistema finanziario islamico ammonta a meno dell 1% del sistema globale e che le nazioni musulmane rimangono per lo più povere e sottosviluppate. La piccola minoranza di islamici che proclama la volontà di dominazione del mondo non può essere considerato l unica voce di un miliardo e mezzo di persone dalla distribuzione geografica tanto eterogenea. 14

10 2. L attività bancaria islamica Il presente capitolo intende fornire una visione d insieme delle caratteristiche del modello islamico in campo bancario e finanziario. Si partirà con un esame dei principali contratti ammessi dalla giurisprudenza islamica in campo economico, soffermandoci su caratteristiche, funzionamento e possibili applicazioni. Seguirà poi l esposizione della struttura operativa degli istituti sharia compliant, suddivisa in un analisi del lato della raccolta e degli impieghi, nonché delle pratiche di gestione della tesoreria. Presentato il modello bancario islamico se ne tratteranno le peculiarità, in particolare in tema di gestione dei rischi, di regolamentazione e di vigilanza. L analisi sarà svolta avanzando dei paragoni con il sistema convenzionale e si svilupperà ulteriormente riguardo gli studi efficienza operativa e la vicinanza con la finanza così detta socialmente responsabile. 2.1 I contratti secondo la legge islamica Un esame del funzionamento della banca islamica non può prescindere dall analisi delle strutture contrattuali che poggiano sulla giurisprudenza commerciale islamica 4. Se in alcuni Paesi a maggioranza musulmana il diritto nazionale è costituito proprio dalla sharia, in generale da essa derivano i principi e le regole etiche su cui i legislatori devono basarsi, poiché contiene tutti gli elementi che giustificano la validità dei contratti. La giurisprudenza islamica prevede che i rapporti fra le parti possano configurarsi come promessa unilaterale o bilaterale e come contratto. Nelle operazioni finanziarie il contratto è la forma più utilizzata, a sua volta distinguibile in unilaterale e bilaterale. La prima è solitamente gratuita e non richiede un esplicita accettazione dell offerta. La categoria di contratti bilaterali include invece diverse tipologie: contratti di scambio, di partecipazione, di trasferimento dell usufrutto e di garanzia. 4 Gli argomenti trattati in questo capitolo sono basati principalmente su: Hamaui R., Mauri M. - Economia e Finanza Islamica (2009) Porzio C. (a cura di ) - Banca e Finanza Islamica (2009) 15

11 2.1.1 I contratti partecipativi: mudaraba e musharaka I contratti di partecipazione sono ritenuti la forma più pura di finanza islamica, in quanto ad equità nei diritti e nella condivisione dei rischi. Più di tutti esprimono il principio ispiratore in base al quale non ci può essere rendimento senza assunzione di rischio. I principali sono il mudaraba e il musharaka, che regolano le fattispecie in cui le parti coinvolte, apportando capitale e/o lavoro, partecipano ai guadagni e/o alle perdite derivanti dal progetto. Formula contrattuale ampiamente utilizzata nel contesto bancario e finanziario islamico, il mudaraba si configura come un negozio associativo nel quale un soggetto apportatore di capitali (rabb-al-mal) sopporta interamente il rischio finanziario, mentre il socio (mudarib) non investe nulla in termini economici, pur essendo l unico soggetto deputato alla gestione dell affare. Il fatto che, escludendo malafede o comportamenti fraudolenti, l eventuale danno patrimoniale cada per intero sul rabb-al-mal si spiega pensando al ruolo del mudarib, che nell attività avrebbe già profuso competenze, impegno e tempo. Inoltre quest ultimo dovrebbe essere prevenuto dal commettere atti di moral hazard, scaricando così il rischio sul finanziatore, dato che la sua remunerazione non avviene in forma salariale, bensì in parte come commissione per la prestazione lavorativa e in parte secondo uno schema di, le cui percentuali devono essere stabilite ex ante nel contratto come requisito di validità secondo la sharia. La varie fasi del contratto possono essere così schematizzate: Grafico 2.1: Funzionamento del mudaraba Fonte: Hamaui-Mauri,

12 Si possono distinguere due fattispecie, a seconda che si applichi o meno una restrizione riguardo l utilizzo dei capitali. Nel mudaraba vincolato il rabb-al-mal indica settore, tempistica e condizioni dell investimento, pur non avendo potere gestorio, a meno di un espressa licenza. Nella tipologia unrestricted il soggetto finanziato è invece libero di investire il capitale per la realizzazione del progetto, fermo restando il diritto, in capo al finanziatore, di supervisionare e accertarsi che il lavoro stia procedendo onestamente ed efficientemente. Il contratto di mudaraba risulta utile per far fruttare i capitali procurando un finanziamento agli operatori che non dispongono di risorse sufficienti per svolgere un attività, pur avendone sviluppato l idea. Nel caso rappresentato nel grafico 2.1 la banca assume il ruolo di rabb-al-mal ponendosi come finanziatore di imprese commerciali o di attività di project financing. Allo stesso tempo la struttura inversa del contratto può essere usata per regolare le gestioni patrimoniali; in quest altro caso l istituto svolge il ruolo di mudarib, raccogliendo i risparmi di una pluralità di soggetti con il compito di gestirli in monte come mandatario. Lo schema quindi si presta bene tanto per l offerta di conti bancari di risparmio quanto per quella di fondi di investimento. ll musharaka è un contratto nel quale ogni socio partecipa alla società, con l accordo di condividerne sia gli utili che le eventuali perdite secondo uno schema di Profit and Loss Sharing (PLS), con percentuali di ripartizione stabilite ex ante. Il contributo è generalmente di denaro liquido, per evitare discussioni relative al valore dei beni, ammessi comunque con l accordo degli altri soci. Ogni partner ha il diritto di partecipare alla gestione, ma anche solo uno dei soci può esservi delegato e per questo ricevere una remunerazione aggiuntiva. Alternativamente si può nominare un amministratore esterno, remunerato su base fissa o con l aggiunta di bonus in relazione ai risultati. Le quote di ripartizione dei profitti possono essere determinate proporzionalmente al capitale impiegato o lasciate alla libera contrattazione delle parti, pratica che è invece da escludere quando si tratti di ripartire le perdite, in ottemperanza al principio di equa condivisione dei rischi. Un socio può invece ricevere una quota di profitti maggiore perché, oltre al capitale, ha profuso impegno lavorativo nella società. Il contratto può essere schematizzato in questo modo: 17

13 Grafico 2.2: Funzionamento del musharaka Fonte: Hamaui-Mauri, 2009 Di base il musharaka non è un contratto vincolante, nel senso che in ogni momento ogni socio può ritirare la propria quota dalla partnership. Quindi possono venire richieste delle promesse personali, in modo da dare continuità e stabilità a un progetto per un certo periodo di tempo. Nello scenario economico odierno, dove con questi contratti si possono creare società con numerosi partecipanti, è consentito cedere la propria quota, offrendo il diritto di prelazione ai membri già esistenti. Tale schema si presta bene a forme di finanziamento a lungo termine e forse per questo motivo non rappresenta una tecnica di impiego molto comune in ambito bancario. I portafogli di raccolta degli istituti islamici sono prevalentemente orientati sul breve o medio termine, così il mismatching delle scadenze renderebbe problematico l utilizzo del musharaka su larga scala. Queste difficoltà portano quindi a preferire l utilizzo di strumenti alternativi per il finanziamento alle imprese, come il murabaha e l ijara. Per queste ragioni lo schema contrattuale è usato principalmente per piccoli progetti in forma di venture capital per imprese in fase di start-up, nel commercio e nelle forme di project financing in condivisione. 18

14 2.1.2 I contratti non partecipativi Si configurano come forniture di beni e servizi, non necessariamente finanziari. A seconda della finalità si possono suddividere in contratti connessi al finanziamento del capitale circolante (murabaha e salam) e in contratti per il finanziamento del capitale fisso (ijara e istisna). Caratterizzandosi per una remunerazione in forma di margine di profitto (mark-up) alcuni studiosi le considerano delle velate forme di indebitamento convenzionale. Tuttavia questa formula cost-plus non risulta legata all evoluzione temporale del contratto, né aumenta in caso di ritardo o mancato pagamento da parte del cliente; la sua esistenza e liceità è legata al servizio posto in essere dalla banca nei vari contratti e dall assunzione dei rischi derivanti dalle varie operazioni Il murabaha Il contratto riguarda l acquisto di beni per conto del cliente, che provvederà a rimborsare la banca in modo differito, in unica soluzione o a rate. Tre sono gli elementi qualificanti un contratto di murabaha, in accordo con tutte le scuole di pensiero: - l acquisto del bene deve avvenire presso soggetti terzi, privi di rapporti d affari con il cliente. Nel caso contrario potrebbe palesarsi un operazione di rivendita, vietata dalla legge islamica; - la proprietà del bene deve essere in capo alla banca finanziatrice, in modo tale che il margine di profitto, necessariamente noto al momento della stipula, sia giustificato dall assunzione di rischi sul sottostante. La proprietà passa poi al cliente con il pagamento dell ultima rata; - il rischio di credito è connesso al differimento temporale del pagamento e al valore della promessa di acquisto da parte del cliente. Valore morale, quindi legale nel contesto islamico, tale da costituire un disincentivo al moral hazard. La strutturazione del contratto può essere riassunta con il seguente grafico: 19

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