DIRETTORIO PER LA PROMOZIONE E LA FORMAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI E DEI MINISTRI ISTITUITI

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1 DIRETTORIO PER LA PROMOZIONE E LA FORMAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI E DEI MINISTRI ISTITUITI PREMESSE Il cammino della Chiesa bolognese, a venticinque anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, ha rivelato la presenza e la crescita nei fedeli laici della consapevolezza di essere membra vive del Corpo di Cristo che è la Chiesa. La sensibilità e la disponibilità per l'edificazione di una Chiesa tutta ministeriale, si è manifestata in vari modi, soprattutto attraverso la valorizzazione e la moltiplicazione dei diversi doni di grazia dispensati dall'unico Spirito, in particolare con l'accoglienza graduale e sapiente del Diaconato permanente e dei Ministeri istituiti. L'incremento della ministerialità ordinata, istituita e di fatto operante nelle comunità cristiane ha messo più chiaramente in luce l'opera insostituibile del Vescovo, accanto ad una più evidente configurazione dell'identità e della missione dei Presbiteri. Ora, questa bella e grande realtà della nostra Chiesa è auspicabile che sorga e si sviluppi in modo abbastanza omogeneo su tutto il territorio dell'arcidiocesi; non perda col tempo lo slancio e l'energia dello Spirito che le ha dato inizio; non si banalizzi in una amplificazione e frantumazione che vada a scapito della qualità e della serietà dell'impegno (Cfr. Itinerario Pastorale, n. 31). A tale scopo può essere di grande aiuto questo Direttorio che la Chiesa di Bologna pone all'attenzione delle comunità cristiane come punto di riferimento unitario, per la sensibilizzazione, l' accoglienza e lo sviluppo organico del Diaconato permanente e dei Ministeri istituiti. Pertanto il Direttorio si pone come guida: - per i Presbiteri e i Laici corresponsabili nella vita pastorale; - per la sensibilizzazione delle comunità cristiane e la formazione dei candidati; - per un corretto discernimento dei doni del Signore. Il Direttorio presenta, tuttavia, due percorsi formativi ed ambiti ecclesiali specifici: - i Ministeri istituiti; - il Diaconato permanente. Tali distinti percorsi, comunque, si collocano proprio attraverso l'unico Direttorio, in una visione ecclesiologica e pastorale unitaria, in sintonia con tutti gli altri itinerari formativi promossi nell'ambito della nostra Chiesa particolare. Inoltre, il Direttorio recepisce e ripropone come direttiva generale quanto già di fatto è avvenuto nell'esperienza pastorale: il discernimento del dono del Diaconato permanente, attraverso l'esercizio previo dei Ministeri istituiti. PRINCIPI TEOLOGICI ISPIRATORI l - Cristo, costituito Signore con la sua risurrezione, continua nel tempo la sua azione di buon Pastore, di Servo obbediente al Padre e buon Samaritano dell'umanità. 2 - La Chiesa, in virtù del dono dello Spirito del Risorto, è il corpo di Cristo, che è altresì il suo Sposo e il Signore cui deve servire. Questo servizio a Colui che è asceso al di sopra dei cieli per riempire tutte le cose, trova particolare attuazione e manifestazione nel servizio ai fratelli, immagini vive di Cristo, in vista della loro salvezza e della loro edificazione. 3 - La vocazione dei cristiani all'unità (Cfr. Ef 4, 4-5) e la varietà dei doni di Cristo (Cfr. Ef 4, 4-12) manifestano la Chiesa come volto storico della comunione trinitaria e della sua traboccante vita di amore profuso sull'uomo, nella verità. I Ministeri hanno pertanto il compito di aiutare la comunità cristiana a vivere la comunione divina nella verità delle situazioni temporali, ambientali, personali e comunitarie. E' il Signore che suscita i Ministeri nella comunità. 4 -I Carismi e i Ministeri trovano nell'eucaristia la loro fonte ispiratrice e il primo campo di esercizio. Nella celebrazione eucaristica non tutti devono fare tutto, ma tutti hanno qualcosa da fare. Ognuno deve fare tutto quello che gli spetta (ECC, n. 31). Questa diaconia ecclesiale parte dall'eucaristia per immettersi nel vasto campo del mondo al servizio di una comunità che evangelizza (PRIM, n. 3), con l'obiettivo primario di trasfigurare tutto l'uomo, in tutte le sue dimensioni di vita, in tutte le sue età, in tutte le sue espressioni esistenziali (Itinerario Pastorale, n. 7). 5 - La Chiesa di Bologna, dunque, anche attraverso l'incremento dei Ministeri istituiti e del Diaconato permanente, intende recepire e concretizzare la lezione fondamentale del sesto Congresso Eucaristico Diocesano: perseguire l'ideale di una Chiesa «piena»; vale a dire una Chiesa che proprio dalla «pienezza» di Cristo mutua la sua vocazione e il suo impegno a una «pienezza» di presenza e di vita in mezzo alla concreta umanità dei nostri tempi (Cfr. I frutti di un Congresso Eucaristico, n. 6). 6 - Il ministero del Diacono.

2 Il Diaconato, in quanto nasce dal sacramento dell'ordine, si inserisce nelle giunture di sostegno indispensabili alla costruzione della Chiesa come Corpo di Cristo; partecipa della grazia sacramentale della diaconia di Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per tutti (Cfr. Mt 20, 28). I Diaconi sostenuti dalla grazia sacramentale nel ministero della liturgia, della predicazione e della carità pastorale servono il popolo di Dio, in comune col Vescovo e il suo Presbiterio E' ufficio del Diacono, in conformità alle direttive specifiche del Vescovo, amministrare solennemente il Battesimo, conservare e distribuire l'eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio, portare il Viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e la preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, dirigere il rito funebre e della sepoltura. Essendo particolarmente preposti agli uffici di carità e di assistenza, i Diaconi si ricordino del monito di S. Policarpo: «Misericordiosi, attivi, camminanti nella verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti» (LG, 29; Praenotanda II, n. 174). Dal Diacono permanente la nostra Chiesa si attende pertanto: a) la testimonianza di una forte capacità di comunione personale con Cristo dalla cui «signoria» sgorga la salvezza del mondo (Cfr. Itinerario Pastorale, n. 31); b) l'amore limpido e semplice per la Chiesa, la collaborazione fraterna coi presbiteri e la perfetta adesione al Vescovo segno del Signore Gesù in mezzo ai suoi e principio visibile di vitale unità nella comunità dei credenti (Cfr. Ib.); c) che sia speciale espressione della comune vocazione al servizio «come Ministri della carità, come segno della dimensione domestica della Chiesa e della promozione del senso comunitario e dello spirito familiare del Popolo di Dio» (Praenotanda, I); d) la promozione dell'impegno missionario per una evangelizzazione capillare e, nello stesso tempo, aperta alle diverse necessità di quanti sono in situazioni di dispersione locale, sociale, religiosa; e) un culto spirituale meglio espresso sia nella vita che nella celebrazione liturgica, in cui siano autenticamente presenti tutti i doni e le attività che arricchiscono il popolo di Dio. 7 - I Ministeri istituiti. «E' il Signore che suscita i Ministeri nella comunità e per la comunità» (EM. n. 62). L'istituzione mette in luce la chiamata del Signore per un servizio ai fratelli, ma è anche la preghiera della Chiesa con cui viene comunicata la grazia per il ministero. D'altronde i Ministri istituiti sono una grazia per la comunità in cui vivono, grazia corrispondente ai bisogni concreti della comunità stessa. Note specifiche dei Ministeri istituiti sono: a) Soprannaturalità di origine - il Ministero è originariamente determinato da un dono di Dio. b) Ecclesialità di fine e di contenuto: il Ministero è un servizio prettamente ecclesiale nella sua essenza e nella sua destinazione: aiuta il ministero ordinato nell'esercizio delle sue funzioni e contribuisce alla incessante fondazione, crescita e missione della comunità cristiana. c) Stabilità di prestazione: il Ministero non è un servizio temporaneo e transeunte ed esige pertanto una certa stabilità. d) Pubblicità di riconoscimento: il Ministero, che sorge dal seno della comunità e vive per il bene della comunità, deve godere la stima della comunità e avere l'approvazione da chi in essa esercita il servizio della autorità. I Ministeri attualmente istituiti dopo il Concilio sono due: il Lettorato e l'accolitato. Hanno riferimento al Libro e all'altare, ossia all'amministrazione della Parola di Dio e del sacramento del Corpo del Sangue di Cristo e, di conseguenza, della «Verità nella Carità» (Ef 4, 15): i divini tesori custoditi dalla Chiesa e di cui la Chiesa è debitrice all'umanità (Cfr. EM n. 63). Compiti del Lettore sono: - proclamare la Parola di Dio nell' assemblea liturgica; - adoperarsi per educare nella fede i fanciulli, i giovani e gli adulti; - prepararli a ricevere degnamente i sacramenti; - annunciare il messaggio della salvezza agli uomini che lo ignorano ancora. Compiti dell'accolito sono: - aiutare i Presbiteri e i Diaconi nello svolgimento del loro ufficio; - distribuire ai fedeli, anche malati, la S. Comunione; - animare la vita liturgica e tutta la vita caritativa e sociale, avendo particolare attenzione ai deboli e agli infermi. IL DIACONATO PERMANENTE A. LA SCELTA DEI CANDIDATI 1) Considerate le esigenze e le speranze della comunità, il Parroco (o il Responsabile della comunità) presenta il candidato

3 al Delegato della DDP, almeno un mese prima dell'inizio del corso. Il Delegato, assunte le opportune informazioni, riferisce in apposita riunione al CDDM, che decide sull'ammissione al corso. La scelta avviene normalmente fra coloro che hanno già svolto, per un congruo tempo, un Ministero istituito. 2) I candidati al Diaconato permanente dovranno qualificarsi per maturità umana, per una autentica vita spirituale e provata esperienza di dedizione nelle comunità di cui fanno parte. In particolare si richiede: - il desiderio di imitare Cristo nel suo atteggiamento di servizio alla verità e alla carità pastorale; - lo spirito e la pratica di comunione ecclesiale col Vescovo, i Presbiteri, il Popolo di Dio; per questo il ministero diaconale deve ritenersi incompatibile (salvo, nei casi concreti, eccezionale diverso giudizio del Vescovo) con una attiva militanza politica di parte o con professioni in cui sia forte il rischio di essere considerati segno e ragione di divisione; - spirito di sacrifìcio, mitezza, alacrità e avvedutezza per affrontare le realtà concrete anche più complesse e meno gratificanti; - serietà professionale e sensibilità per l'animazione cristiana delle realtà sociali; - sensibilità viva per ogni forma di carità, capacità di «comunicare» con i poveri; - gioia di donarsi. 3) Il Diaconato permanente può aversi sia nella vita celibataria che in quella coniugale. Si richiede un'età di almeno 35 anni per il Diaconato nella vita coniugale; un'età di almeno 25 anni per il Diaconato nella vita celibataria. Con l'ordinazione diaconale il candidato celibe o vedovo si impegna per la castità perfetta e definitiva. 4) I Diaconi sposati sono chiamati a vivere contemporaneamente il ministero coniugale. Ciò comporta una piena condivisione di spirito e di intenti con la moglie, in vista anche di una profonda collaborazione per gli impegni di ministero. I figli conviventi dovranno essere d'accordo, secondo le loro capacità, con il compito ecclesiale del padre. Se manca il consenso della moglie, il marito non potrà accedere al Diaconato. Se manca l'intesa con i figli conviventi, si esamineranno le singole, concrete situazioni. 5) Anche i Parroci, i Vicari Pastorali e le comunità di origine sono da coinvolgere nella maturazione della scelta e nella preparazione dei candidati al Diaconato permanente. Si richiede che siano comunità in cui si vive, almeno mediante vari ministeri di fatto, la corresponsabilità e la partecipazione ai compiti di evangelizzazione. Sarà perciò cura dei Parroci comunicare al Consiglio Pastorale parrocchiale il nome degli eventuali parrocchiani che parteciperanno al corso di formazione dei candidati al Diaconato permanente. B. ITINERARIO FORMATIVO 1) L'itinerario formativo dei candidati al Diaconato permanente durerà almeno tre anni. Vi occorreranno: a) la Delegazione per il Diaconato permanente, mediante un programma di incontri comunitari a contenuto teologico, pastorale e spirituale; b) la stessa comunità locale, sotto la guida del Parroco, mediante un «tirocinio ecclesiale», secondo le necessità e le possibilità delle singole situazioni. Il Delegato diocesano avrà cura di seguire anche questa parte, con opportuni contatti con i Parroci. Si esortano le mogli dei candidati a partecipare ai momenti più forti della preparazione (ritiri, esercizi, ecc.). 2) Pubblicamente l'itinerario formativo verso il Diaconato comincerà con la Candidatura da celebrarsi, normalmente, nella Cattedrale e possibilmente con la partecipazione del Presbiterio diocesano, a significare l'importanza del momento vocazionale che interessa tutta la Chiesa particolare (Cfr. I ministeri nella chiesa, n. 38). 3) Le tappe successive dell'itinerario saranno marcate dal conferimento e dall'esercizio del Lettorato o dell'accolitato, o di entrambi questi Ministeri qualora, in via eccezionale, il Candidato non avesse in precedenza ricevuto e svolto un Ministero istituito. C. FORMAZIONE DOTTRINALE E PASTORALE Il corso di preparazione comprenderà lezioni di Sacra Scrittura, Liturgia, Teologia dogmatica, Teologia pastorale, Catechesi, Spiritualità. I corsi di Sacra Scrittura saranno frequentati presso l'istituto Superiore di Scienze Religiose; gli altri corsi invece in incontri e nelle sedi stabilite dalla Delegazione per il Diaconato permanente. L'idoneità culturale sarà provata mediante colloquio con gli insegnanti dei singoli trattati. Non si potrà procedere all'ordinazione diaconale senza aver ottenuto un giudizio positivo anche sulla formazione dottrinale. I candidati che fossero già in possesso di titoli comprovanti studi teologici adeguati, non saranno tenuti a ripetere le prove per i trattati già svolti, ma parteciperanno ugualmente agli incontri formativi previsti, per una migliore acquisizione dello spirito comunitario.

4 Si avrà poi attenzione ai singoli candidati: alle loro specifiche capacità e disponibilità, ai contesti ecclesiali in cui si trovano o si troveranno ad esercitare il loro mistero. D. FORMAZIONE SPIRITUALE 1) La formazione spirituale attingerà soprattutto dalla Sacra Scrittura, dalla Liturgia, dai Padri, dal Magistero (in particolare dal Concilio Vaticano II) e dagli Autori spirituali. Gli incontri formativi saranno accompagnati con celebrazioni liturgiche. Annualmente si terrà un corso di Esercizi Spirituali, che è da comunicarsi momento ed impegno essenziale per la formazione. 2) Oltre agli orientamenti e sussidi formativi comunitari, il candidato coltiverà una vita spirituale personale (e familiare, per i coniugati) intensa e fervorosa. Parteciperà frcquentemente, possibilmente ogni giorno, alla Celebrazione Eucaristica. Celebrerà quotidianamente Lodi e Vespro e, se possibile, anche altre parti della Liturgia delle Ore; mediterà, per qualche tempo, la parola di Dio. Cercherà di fare propri i sentimenti di Cristo, mite ed umile di cuore, che è venuto per servire e non per essere servito. Svilupperà una intensa devozione all'eucaristia, fonte e pienezza della carità che lo deve animare. Alimenterà la devozione alla Madonna. Si accosterà frequentemente al sacramento della Penitenza, praticherà una metodica direzione spirituale sotto la guida di un Sacerdote che i responsabili della formazione terranno al corrente delle direttive diocesane. 3) Almeno una volta l'anno e, in ogni caso, prima della Candidatura e dell'ordinazione, un'apposita commissione formata dall' Arcivescovo e dai membri del CDDM, dopo aver raccolto i pareri dei Parroci, dei Vicari Pastorali e di quanti hanno concorso alla formazione dei candidati, prenderà in esame la situazione dei candidati in relazione all'itinerario formativo che stanno seguendo, ed esprimerà una valutazione. 4) Nel corso del primo anno dell'itinerario formativo il candidato, previo consenso del Delegato diocesano, presenterà all' Arcivescovo la domanda, scritta interamente di suo pugno ai sensi dal can par. 1, per essere ammesso al Rito della Candidatura. Tale domanda dovrà essere corredata dai certificati di battesimo e cresima; se il candidato è coniugato, anche dal certificato di matrimonio canonico. Nel corso del secondo o terzo anno il candidato, sempre previo consenso del Delegato diocesano, presenterà domanda per ricevere il Ministero o i Ministeri che ancora non avesse ricevuto. Ministeri che eserciterà per un congruo tempo, a norma del can par. 1. Terminato l'itinerario formativo, il candidato - sempre previo consenso del Delegato diocesano - presenterà all'arcivescovo la domanda, scritta interamente di suo pugno, ai sensi del can. 1036, per essere ammesso a ricevere l'ordinazione diaconale. Se il candidato è coniugato, tutte le domande di cui sopra dovranno essere accompagnate dal consenso scritto della moglie. Prima dell'ordinazione diaconale, i candidati parteciperanno a un Corso di Esercizi Spirituali, organizzato o approvato dalla DDP, a norma del can Il Rito della Candidatura e l'ordinazione diaconale saranno normalmente celebrati in Cattedrale. Il conferimento dei Ministeri potrà avvenire anche nella Chiesa parrocchiale del candidato, o anche in altra Chiesa o Oratorio. E. IL MINISTERO DEI DIACONI 1) Con l'ordinazione il Diacono permanente è incardinato nella Diocesi ed entra in una più stretta comunione col Vescovo e i Presbiteri. 2) Il Diacono permanente terrà presente che l'ordinazione lo pone a servizio di tutta la Diocesi, anzi di tutta la Chiesa. Perciò svolgerà il suo ministero nel luogo designato dall' Arcivescovo. Normalmente continuerà ad esercitare il ministero pastorale nella comunità che l'ha presentato, ma sarà pronto a trasferirsi altrove o ad assumere altri servizi diocesani, secondo la volontà dell'ordinario diocesano, che terrà nella dovuta considerazione la concreta situazione personale e familiare. 3) Il ministero del Diaconato permanente sarà prestato gratuitamente. L' Arcidiocesi non mancherà di prendere in considerazione le situazioni contingenti di reale necessità in cui egli potesse trovarsi. Nel caso dell'assunzione di un ministero a tempo pieno remunerato si applicherà il disposto del c. 281, par. 3. 4) L'eventuale cambio di abitazione del Diacono permanente e il conseguente passaggio da una comunità a un'altra, non comporta necessariamente anche il trasferimento del mandato ministeriale. L' Arcivescovo valuterà, di volta in volta, l'opportunità dell'inserimento pastorale nella nuova comunità. Nel caso di trasferimento di abitazione da una Diocesi a un'altra, il Diacono permanente dovrà avere il consenso del nuovo Vescovo per esercitare il ministero. F. FORMAZIONE PERMANENTE 1) I Diaconi permanenti, anche dopo l'ordinazione, dovranno partecipare ai corsi integrativi, agli incontri specifici, ai ritiri

5 ed esercizi spirituali organizzati dalla DDP per aggiornare e alimentare la loro vita spirituale. 2) Inoltre, saranno disponibili a svolgere il servizio liturgico nelle celebrazioni presiedute dall' Arcivescovo, secondo il calendario predisposto dalla Segreteria del CDDM. Parteciperanno, infine, alle celebrazioni liturgiche diocesane segnalate in calce al Direttorio e Calendario Liturgico della Regione Pastorale Emilia-Romagna, e risponderanno a tutte le convocazioni che, di volta in volta, verranno loro notificate. I MINISTERI ISTITUITI A. LA SCELTA DEI CANDIDATI 1. L'ambito in cui nasce e si esercita il Ministero istituito, normalmente, è la comunità parrocchiale. Il CDDM valuterà tuttavia modi particolari di vivere la ministerialità all'interno di ambienti quali la fabbrica, gli ospedali, la scuola, ecc., attività comunque sempre svolte in stretto rapporto con la vita comunitaria parrocchiale o diocesana. 2. Il primo obiettivo, pertanto, rimane quello di formare comunità ecclesiali ministeriali. Esse si realizzano dove la corresponsabilità e la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa suscita ministeri di fatto e rende più chiari i rispettivi ruoli: dei Laici, dei Presbiteri, dei Consacrati. Questa articolazione ministeriale nasce e si sviluppa nelle comunità cristiane che hanno accolto il rinnovamento liturgico promosso dal Concilio e aiutano i fedeli laici ad acquisire più viva coscienza dei loro compiti nell'assemblea liturgica. Infatti, il passaggio dalla partecipazione attiva e consapevole alla partecipazione ministeriale, nell'evangelizzazione e nella cura pastorale, è spontaneo (Cfr. Christifideles laici, n. 23). E' poi il Presbitero-Parroco a discernere le persone ritenute idonee al Ministero e, dopo aver sensibilizzato la comunità e sentito, in via riservata, i suoi membri più rappresentativi, a comunicare i nominativi alla DMI per l'ammissione al corso di preparazione e, a suo tempo, per il giudizio definitivo sull'effettiva idoneità all'istituzione. 3. I criteri con cui il Parroco e la DMI sono chiamati a discernere la persona idonea al Ministero sono: - vita spirituale intensa fondata sulla partecipazione frequente (possibilmente quotidiana) all'eucaristia; spirito di gratuità, gioia nel donarsi, capacità di sacrificio, amore alla Parola del Signore; - spirito di servizio e di condivisione che sgorga dall'eucaristia e conduce all'imitazione di Cristo, Signore e servo; - amore alla Chiesa e in particolare alla propria comunità, che dona sensibilità per le realtà concrete anche più complesse e meno gratificanti; - stima da parte della comunità di cui il candidato al Ministero gode per la sua fede, la sua capacità di dialogo, di comunione nella comunità e con il Parroco; - serietà professionale e sensibilità per l'animazione cristiana delle realtà sociali e per ogni forma di carità; - grande maturità umana che lo renda uomo di buon senso e sapiente equilibrio. 4. Per la istituzione si richiede un'età di almeno 25 anni e di non oltre i 60 anni, da cui può dispensare il Vescovo nei singoli casi. 5. I Ministri istituiti possono essere sposati, celibi o vedovi. Per gli sposati si richiede l'esemplarità della vita familiare, la condivisione piena da parte della moglie e, normalmente, un'esperienza sufficientemente ampia e collaudata di vita coniugale. Pertanto, non si procede all'istituzione durante il periodo del fidanzamento, vero e proprio «noviziato», tempo in cui si maturano insieme le convinzioni in grado di reggere la convivenza di tutta una vita (Cfr. Matrimonio e famiglia, n. 43). Per i celibi e i vedovi si richiede limpidezza e coerenza nel testimoniare la propria condizione di vita. 6. L'approvazione definitiva del candidato al ministero per l'istituzione è fatta dal Vicario Episcopale per il Culto e la Santificazione, sentiti i responsabili del DMI, il Parroco e lo stesso candidato, dopo che ha frequentato il corso formativo secondo le modalità richieste. B. ITINERARIO FORMATIVO 1. «Per i candidati è richiesta una specifica preparazione remota e prossima che comprenda, insieme alle scienze ed esperienze umane, anche la conoscenza viva della Parola di Dio, della dottrina della fede, della Liturgia e della vita della Chiesa» (PRIM, n. 5). 2. Per rendere concreta questa indicazione viene proposto ai candidati un anno (ottobre-aprile: con incontri a frequenza settimanale) durante il quale i Responsabili dei Ministeri : - conosceranno i candidati e le comunità da cui provengono; - favoriranno la crescita della vita spirituale introducendoli alla preghiera comunitaria e personale e alla vita liturgica; - proporranno temi di teologia, di morale e di pastorale nel contesto della ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II; - faranno conoscere la proposta specifìca dei Ministeri mediante lo studio dei Riti di istituzione e attraverso testimonianze;

6 - proporranno momenti di incontro e ritiro per disporli a ben ricevere la grazia del Signore. 3. Poiché i Ministeri nascono dalla comunità cristiana e ad essa sono destinati, la stessa comunità ha un ruolo centrale nella formazione: per cui essa stessa avrà cura di prepararsi adeguatamente alla istituzione con momenti di catechesi specifica e intensa preghiera. 4. I Responsabili dei Ministeri durante questo periodo di preparazione culturale e spirituale, e prima della istituzione, si rendono disponibili per aiutare le comunità parrocchiali. 5. Se il candidato è sposato è bene che partecipi al Corso anche la moglie. 6. Durante il corso si ravvisa la necessità di un incontro dei Responsabili della DMI con i Parroci; ferma restando l'esortazione agli stessi Parroci di partecipare assieme ai candidati al corso stesso, per una maggiore condivisione di responsabilità pastorale. 7. Il Ministro istituito curerà la propria vita spirituale attraverso i mezzi indicati dalla Chiesa. In particolare: - partecipazione frequente, attiva e consapevole all'eucaristia; - meditazione della Parola di Dio; - confessione frequente; - direzione spirituale; - recita di qualche parte della Liturgia delle Ore, specialmente Lodi e Vespri; - devozione mariana e pietà popolare approvata dalla Chiesa. 8. Si esortano coloro che sono stati istituiti ad avvalersi dei mezzi di formazione culturale e spirituale presenti in Diocesi quali : - le scuole di formazione teologica presso il Seminario o i vari Studentati; - l'istituto Superiore di Scienze Religiose «SS. Vitale e Agricola»; - i corsi vicariali. Una maggiore conoscenza teologica favorisce la competenza nell'evangelizzazione ed una più profonda spiritualità. C. NORME PER L'ISTITUZIONE 1. Terminato il corso si seguano queste indicazioni. - Il candidato che, dopo prolungata e matura riflessione, desidera ricevere l'istituzione, abbia un colloquio con il Delegato diocesano o uno dei Presbiteri della Delegazione. - Il Parroco, sentito il Delegato diocesano e informato in tempo utile il Vicario Pastorale, prenderà accordi col Vicario Episcopale per il Culto e la Santificazione a cui riferirà sulla idoneità del candidato, la preparazione della comunità e il tempo più adatto per la istituzione. - Il Vicario Episcopale per il Culto e la Santificazione, sentito il Vicario Pastorale, udito il candidato e consultati i Responsabili della DMI, esprimerà il giudizio definitivo per l'ammissione all'istituzione. - In accordo col Parroco il candidato presenterà domanda scritta all'arcivescovo, nella quale: espone brevemente il servizio che di fatto svolge in Parrocchia; dichiara la sua intenzione di voler servire Cristo e la Chiesa; chiede di poter ricevere l'istituzione. - Qualora il candidato sia sposato si richiede il pieno accordo della moglie. 2. Documenti da presentare: - Atto integrale di Battesimo con annotazioni relative o certificato a parte di Cresima ed eventualmente di Matrimonio. - Dichiarazione di idoneità dal candidato da parte del Parroco, in cui si attesta pure che la comunità è preparata e disposta ad accogliere tale ministero. Se il candidato è sposato: - Consenso scritto della moglie (anche in calce alla domanda). 3. Preparazione della comunità parrocchiale alla istituzione ministeriale: - si faccia una catechesi, il più possibile ampia, sulla ministerialità nella Chiesa e sul dono specifico dell' Accolitato e del Lettorato; - ci sia coinvolgimento, dove ci sono, delle strutture di partecipazione e di animazione liturgica e pastorale. - si inserisca una intenzione particolare durante la celebrazione della Eucaristia: - ci si raduni, alla vigilia della istituzione, per una Veglia di preghiera per invocare il dono dello Spirito che guida la Chiesa e il dono della Carità, anima di tutto il servizio ecclesiale. 4. Rito dell'istituzione. - E' il Vescovo che presiede il rito istituzione. - Per questo la data sarà concordata con il Vescovo tenuto conto del contesto ritenuto più opportuno per la vita della Parrocchia. - L'assemblea eucaristica sia veramente segno espressivo della comunità radunata sia per la partecipazione che per la liturgia.

7 D. CONFERIMENTO DEL MANDATO 1. Ricevuta l'istituzione, con un atto esplicito dell'arcivescovo i Ministri riceveranno il mandato per esercitare nel1'arcidiocesi il Ministero, presso una comunità ecclesiale, che normalmente è la Parrocchia. 2. Di regola, i Ministri saranno assegnati alle singole comunità locali che li hanno espressi e presentati. Ma resta ben chiaro per tutti che all'atto dell'istituzione si aprono a tutta la realtà diocesana, e si rendono disponibili a ricevere eventualmente dall'arcivescovo anche una missione che superi i confini del loro luogo di origine (Cfr. Itinerario pastorale, n. 31). 3. L'eventuale cambio di abitazione e il conseguente mutamento di giurisdizione parrocchiale non comporta necessariamente il trasferimento del mandato ministeriale. L' Arcivescovo valuterà, di volta in volta, l'opportunità o meno dell'inserimento ministeriale nella nuova comunità ecclesiale. 4. L'esercizio del Ministero istituito sarà prestato gratuitamente. 5. Il Ministero istituito, pur esigendo una certa stabilità, può cessare per volontà dell'interessato o per decisione dell'autorità Ecclesiastica. Nel primo caso il Ministro istituito stesso ne darà comunicazione scritta all'ordinario Diocesano che, compiuti gli adempimenti formali, invierà un documento di riscontro. Nel secondo caso, sarà lo stesso Ordinario a prendere l'iniziativa, notificando la sua decisione, secondo le modalità ritenute più opportune, caso per caso. E. LA FORMAZIONE PERMANENTE Poiché i doni del Signore vanno " ravvivati " (2 Tim 1, 6) è necessaria una azione pastorale volta a mantenere le comunità sensibili a tutti i carismi e ministeri, compresi quelli laicali e ad approfondire la spiritualità e l'azione ministeriale di coloro che sono stati istituiti Accoliti o Lettori. Pertanto la DMI si farà carico di questo compito. 1. La prima essenziale formazione dei Ministri si fa partecipando alla vita comunitaria della Parrocchia e alle attività formative e pastorali del Vicariato e dell' Arcidiocesi. Inoltre la DMI organizzerà momenti specifici e precisamente: - una convocazione, all'inizio dell'anno pastorale, quasi sempre in Avvento. - una seconda convocazione nel periodo quaresimale. I responsabili di zona (Ministri istituiti e Presbiteri), in accordo con il Vicario Pastorale, sono tenuti a radunare i Ministri istituiti in occasione della Pentecoste per un ritiro o veglia a verifica del loro ministero. Momento privilegiato sono gli Esercizi Spirituali annuali proposti dalla DMI: i Ministri istituiti sono tenuti a partecipare. Risponderanno pure alle convocazioni liturgiche diocesane, secondo il calendario annuale. 2. Queste iniziative si prefiggono un approfondimento della dimensione profetica, sacerdotale, regale del Ministero istituito, in stretto rapporto con l'anno liturgico, nel contesto concreto della vita ecclesiale e sociale. Di conseguenza, gli strumenti privilegiati per la formazione permanente sono: - l'ascolto della Parola di Dio e l'accoglienza del Magistero del Papa e del Vescovo; - l'esperienza ampia e profonda del mistero celebrato nell'eucaristia, nei Sacramenti, nella Liturgia delle Ore e dilatato nella pietà popolare, specialmente mariana. - la testimonianza cristiana in una Chiesa che si fa presenza percepibile, inquietante, rinnovatrice, in ogni angolo dell'universo e in ogni forma di aggregazione umana (Cfr. Itinerario Pastorale, n. 7). 3. Poiché la moglie ha un ruolo non piccolo nell'esercizio del Ministero del marito, anch'essa è invitata a condividere il cammino formativo proposto. 4. Accanto alle proposte sopra elencate si consigliano anche incontri periodici tra i Ministri istituiti ed i rispettivi Parroci per riflettere insieme sulle modalità di attuazione delle scelte pastorali e per ravvivare i rispettivi doni nella comunione fraterna e nella preghiera.e' buona cosa infatti favorire momenti di vita comune tra Ministri e Parroci secondo le situazioni concrete di ogni singola comunità. 5. La DMI avrà poi cura di segnalare o proporre attività, incontri, iniziative che possano tornare a beneficio dei Presbiteri e dei Laici. APPENDICE DECRETO DI ISTITUZIONEDEL CENTRO DIOCESANO PER IL DIACONATO PERMANENTE E I MINISTERI ISTITUITI Cancelleria Arcivescovile Prot Tit. 1 - Fasc Anno 1990 Preso atto che il Diaconato permanente e i Ministeri istituiti sono già una bella e grande realtà della nostra Chiesa (Cfr.

8 Itinerario Pastorale, n. 31); considerata l'opportunità che i Diaconi permanenti e i Ministri istituiti sorgano con una distribuzione abbastanza omogenea in tutto il territorio della Diocesi (Cfr. ib.); vista la necessità di vigilare perché questa provvidenziale istituzione non perda col tempo slancio ed energia ma divenga sempre più primizia e segno di un'attiva presenza nel campo dell'evangelizzazione, della carità, dell'assistenza sociale, dell'educazione delle nuove generazioni, dell'animazione cristiana delle realtà temporali, ecc. (Cfr. ib.); avendo maturata la persuasione che gli itinerari formativi in preparazione al Diaconato permanente e ai Ministeri istituiti, pur distinti e differenziati, debbono esprimere una concezione ecclesiologica e pastorale unitaria; volendo, inoltre, assumere come direttiva generale quanto già di fatto è avvenuto nei molti casi nei quali il discernimento del dono del Diaconato permanente si è attuato attraverso l'esercizio previo dei Ministeri istituiti; ritenendo di conseguenza opportuno sviluppare e aggiornare le norme per il ripristino nell'arcidiocesi di Bologna del Diaconato permanente emanate dal nostro predecessore di v. m. il Card. Antonio Poma in data 21 novembre 1980, e le Direttive sul Diaconato permanente e i Ministeri istituiti contenute nell'itinerario Pastorale da Noi pubblicato in data 4 ottobre 1985; volendo, infine, prendere in considerazione il magistero pontificio recente, riguardante i ministeri e i carismi come doni dello Spirito alla Chiesa (Cfr. Christifideles Laici, nn ) e disporsi a meglio recepire i futuri orientamenti conseguenti all'annunciata revisione del Motu Proprio «Ministeria quaedam» (Cfr. ib, n. 23) DECRETIAMO: 1. E' costituito nell'arcidiocesi di Bologna il Centro Diocesano per il Diaconato permanente e i Ministeri istituiti. 2. E' approvato lo Statuto del Centro stesso nel testo allegato al presente Decreto, di cui forma parte integrante. 3. E' approvato e promulgato «ad experimentum» per la durata di un quinquennio il «Direttorio per la promozione e la formazione dei Diaconi permanenti e dei Ministri istituiti», nel testo esso pure allegato al presente Decreto: Direttorio che sviluppa, aggiorna e perciò sostituisce le norme diocesane emanate dal Card. Poma il 21 novembre 1980 e quelle da Noi date nell'itinerario Pastorale del 4 ottobre Dato a Bologna, dalla Residenza Arcivescovile, nella Festa di S.Stefano Protomartire, questo giorno 26 dicembre Giacomo Card. Biffi Arcivescovo STATUTO DEL CENTRO DIOCESANO PER IL DIACONATO PERMANENTE E I MINISTERI ISTITUITI Art. 1 - E' costituito il Centro Diocesano per il Diaconato Permanente e i Ministeri Istituiti (CDDM) con sede a Bologna, Via Altabella 6, per la promozione del Diaconato permanente e dei Ministeri istituiti nella Diocesi di Bologna. Art. 2 - Sono compiti del CDDM: a) animare le comunità cristiane in ordine alla ministerialità nella Chiesa; b) stabilire i programmi per i corsi di formazione dei Diaconi permanenti e dei Ministri istituiti, e scegliere le istituzioni e i docenti idonei per lo svolgimento dei corsi stessi; c) decidere sull'ammissione dei candidati al Corso per il Diaconato permanente, nonché esprimere una valutazione prima della Candidatura e dell'ordinazione; d) proporre gli strumenti necessari per la formazione permanente teologica, pastorale e spirituale dei Diaconi permanenti e dei Ministri istituiti; e) reperire i fondi necessari per le varie attività. Art. 3 - Il CDDM è un organismo diocesano, formato da alcuni Presbiteri in ragione del loro ufficio o nominati appositamente dall'arcivescovo. Sono membri in ragione dell'ufficio: - il Vicario Generale, che è anche il Presidente del CDDM; - il Vicario Episcopale per il Culto e la Santificazione, che funge anche da Vice Presidente. Sono membri nominati dall' Arcivescovo per un triennio: - il Delegato per il Diaconato permanente; - il Delegato per i Ministeri istituiti; - i Responsabili della formazione dottrinale e spirituale delle due Delegazioni. Art. 4 - Il CDDM si suddivide in due Delegazioni : - la Delegazione per il Diaconato permanente; - la Delegazione per i Ministeri istituiti.

9 Art. 5 - La Delegazione per il Diaconato permanente (DDP) è costituita dal Delegato per il Diaconato permanente, da un Responsabile per la formazione dottrinale, da un Responsabile per la formazione spirituale, tutti nominati dall'arcivescovo per un triennio. Ad essi l'arcivescovo può affiancare altri Presbiteri e Diaconi, per compiti specifici o per competenze di zona. Art. 6 - Sono compiti della DDP: a) accogliere le domande dei Parroci per l'ammissione ai corsi degli aspiranti Diaconi, e la relativa documentazione; b) preparare in fase istruttoria le riunioni del CDDM di cui all' Art. 2c; c) tenere i rapporti con i Parroci durante il corso; d) curare la formazione dottrinale e spirituale, dando ogni opportuna collaborazione al rispettivo Responsabile; Art. 7 - Il referente per competenza di ambito pastorale della DDP è il Vicario Generale. Art. 8 - La Delegazione per i Ministeri Istituiti (DMI) è costituita dal Delegato per i Ministeri Istituiti, da un Responsabile per la formazione dottrinale, da un Responsabile per la formazione spirituale, tutti nominati dall' Arcivescovo per un triennio. Ad essi l'arcivescovo può affiancare altri Presbiteri e Diaconi, per compiti specifici o per competenze di zona. Art. 9 - Sono compiti della DMI: a) accogliere le domande dei Parroci che presentano coloro che intendono frequentare il Corso, e deciderne l'ammissione; b) tenere i rapporti con i Parroci durante il corso; c) raccogliere la documentazione necessaria per l'ammissione all'istituzione; d) offrire al Vicario Episcopale per il Culto e la Santificazione una valutazione sul Candidato ai fini della formulazione di un giudizio definitivo per l'ammissione al Ministero; e) tenere i contatti con il Parroco per la preparazione all'istituzione. Art Il referente per competenza di ambito pastorale della DMI è il Vicario Episcopale per il Culto e la Santificazione. Art Il CDDM e le sue Delegazioni si valgono dei servizi della Segreteria, formata da un Segretario e da alcuni membri nominati dal Vicario Generale per la durata di un triennio. La Segreteria usufruisce delle strutture degli uffici del Settore Pastorale Culto e Santificazione. Art La Segreteria ha compiti esecutivi, relativi alle incombenze da parte del Presidente, del Vice Presidente e dei due Delegati; cura il calendario annuale delle convocazioni; segue l'amministrazione; cura il bilancio preventivo e consuntivo, da imputarsi al Settore Pastorale Culto e Santificazione. Bologna, 26 dicembre LEGENDA CDDM: Centro Diocesano per il Diaconato Permanente e i Ministeri Istituiti. DDP. Delegazione per il Diaconato Permanente. DMI: Delegazione per i Ministeri Istituiti. ECC: CEI, Eucaristia, Comunione e Comunità, EM: CEI, Evangelizzazione e ministeri, Itinerario Pastorale: Card. G. Biffi, Nota pastorale «Per la vita del mondo», 4/10/1985. I frutti di un Congresso Eucaristico: Card. G. Biffi, Nota Pastorale, 4/10/1988. LG: Lumen Gentium. Matrimonio e famiglia: Card. G. Biffi, Nota pastorale, 12/9/1990. MnC: CEI, I ministeri della Chiesa, Praenotanda I: Riti di ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, Praenotanda II: Riti di ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, PRIM: CEI, Praenotanda ai riti di istituzione dei ministeri, ReDP. CEI, La restaurazione del Diaconato Permanente in Italia,

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