LA STRUTTURA DELL ECONOMIA ITALIANA: IL LATO DELLA DOMANDA

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1 LA STRUTTURA DELL ECONOMIA ITALIANA: IL LATO DELLA DOMANDA 1

2 PRODUTTIVITA : IL LEGAME DOMANDA E OFFERTA La produttività è rilevante anche dal lato della domanda: a) bassa crescita della produttività incide sulla competitività e sui redditi e di conseguenza sui consumi delle famiglie, sugli investimenti e sulle esportazioni. b) Allo stesso tempo la dinamica di queste variabili dal lato della domanda, e in particolare degli investimenti, incidono sull andamento dell offerta c) Per cui la dinamica temporale degli investimenti degli ultimi venti anni, ha condizionato il processo di accumulazione e il progresso tecnologico. 2

3 Il PIL Il PIL ci offre diverse informazioni sulla struttura economica di un paese a secondo del metodo di calcolo che utilizziamo per stimarlo. 3

4 LA MISURAZIONE DEL PIL IL METODO DELLA SPESA AGGREGATA PIL = Spesa aggregata = Consumo + Investimenti + Spesa pubblica + Esportazioni nette 4

5 Tavola 1. Conto economico delle risorse e degli impieghi - Valori a prezzi correnti (Milioni di euro) AGGREGATI 2006 % 2007 % 2008 % 2009 % 2010 % Consumi finali delle famiglie (C) Consumi collettivi (G) Consumi totali (C+G) Investimenti fissi lordi (I) Esportazioni di beni e servizi (X) Importazioni di beni e servizi (Q) Esportazioni nette (NX) Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato Fonte: Elaborazioni su dati Istat 5

6 Il conto economico delle risorse e degli impieghi Y + Q = C + I + G + X Il conto economico delle risorse e degli impieghi fornisce un quadro sintetico delle fonti (risorse) e delle utilizzazioni (impieghi) dei beni all interno di un paese in un dato periodo di tempo. La disponibilità dei beni può essere acquisita da un paese mediante la produzione interna (Y) o le importazioni (Q). 6

7 Conto economico delle risorse e degli impieghi 2010 RISORSE IMPIEGHI PIL (Y) Consumi finali delle famiglie (C) IMPORTAZIONI (Q) Consumi collettivi (G) Investimenti fissi lordi (I) Esportazioni di beni e servizi (X) TOTALE

8 Il conto economico delle risorse e degli impieghi indica anche se un paese in un dato anno ha prodotto più di quanto ha assorbito all interno e quindi ha accumulato un credito nei confronti del resto del mondo. Nel 2010: PIL<C+I+G L ITALIA HA ACCUMULATO DEBITO NEI CONFRONTI DEL RESTO DEL MONDO 8

9 Le componenti della spesa aggregata in % del Pil) anno % 50% 40% 30% 20% 10% 0% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 9

10 IL CONSUMO DELLE FAMIGLIE I dati della tavola 1 mostrano che la prima componente del PIL in tutti gli anni considerati è il consumo delle famiglie. La propensione media al consumo (C/PIL) è costante nei diversi anni e si aggira intorno al 60%. Un dato più significativo, per quanto riguarda la propensione al consumo delle famiglie è fornito dal rapporto tra il consumo e il reddito disponibile lordo delle famiglie, in quanto il Pil è riferito all intera economia. 10

11 CONSUMI DELLE FAMIGLIE Il consumo delle famiglie ( ) è la parte preponderante degli impieghi. La figura 1 illustra l andamento del consumo privato pro capite in parità di potere d acquisto. Una misura alternativa del tenore di vita dal 1960 al 2012 nei principali paesi europei, mettendolo a confronto con quello degli Stati Uniti. L Italia riduce la distanza relativa in termini di consumo pro capite rispetto all economia statunitense fino alla metà degli anni Ottanta (dal 51% al 71%). 11

12 CONSUMI PRO-CAPITE ITALIA

13 Ma negli ultimi due decenni la distanza tra i consumi pro capite è tornata ai livelli che aveva agli inizi degli anni Settanta (circa il 57% del consumo pro capite). 13

14 La propensione media al consumo C/Y di Pil rimane costante intorno al 60% negli ultimi quarant anni. Ma qual è stato l andamento dei consumi rispetto al reddito disponibile? 14

15 Reddito disponibile Ricordiamo: Rd= somma dei redditi da lavoro dipendente e indipendente, dei redditi da proprietà (al lordo degli ammortamenti), delle prestazioni sociali e del saldo dei trasferimenti, al netto delle imposte su reddito e patrimonio e dei contributi sociali. Nel 2007 PIL = miliardi di euro Rd = miliardi di euro Rd= 84% del Pil 15

16 Il reddito disponibile delle famiglie nel periodo (Rapporto annuale Istat 2012-pag. 140) Il reddito disponibile può essere destinato al consumo o al risparmio Negli ultimi due decenni la spesa per consumi delle famiglie è cresciuta a ritmi più sostenuti del loro reddito disponibile, determinando una progressiva riduzione della capacità di risparmio. 16

17 Tavola 2.25 Potere d'acquisto, carico fiscale, propensione al risparmio e al consumo - Anni (variazioni e valori percentuali) 17

18 Nel corso degli anni Novanta la propensione al risparmio delle famiglie è calata di circa 11 punti percentuali, passando dal 22,2 per cento del 1992 all 11,3 del Si può comunque distinguere un primo periodo ( ) in cui il reddito e i consumi delle famiglie hanno presentato dinamiche simili, mantenendo relativamente stabile la propensione al risparmio intorno al valore medio del 21 per cento. Nella seconda metà degli anni Novanta, invece, la crescita dei consumi delle famiglie è stata molto più marcata di quella del reddito: negli anni ha registrato un aumento medio del 5,3 per cento, il reddito disponibile del 2,5 per cento. Ciò ha prodotto una drastica riduzione della propensione al risparmio delle famiglie che in quel periodo si è attestata su un valore medio del 14 per cento. 18

19 Formazione, distribuzione e impieghi del reddito disponibile - Anni (variazioni percentuali) 19

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21 I dati per la nostra economia sollevano due questioni tra loro interconnesse. La prima è quali fattori spieghino l aumento dei consumi pur in presenza di un reddito stazionario negli anni Novanta. La seconda è se la mancata crescita della spesa delle famiglie negli ultimi anni sia da ritenersi un episodio temporaneo o sia invece l anticipazione di un rallentamento strutturale della domanda, conseguenza di una trascurabile crescita economica, con cui confrontarsi negli anni futuri. 21

22 Bisogna rilevare che tale situazione non è dovuta tanto ad una crescita sostenuta dei consumi, quanto piuttosto ad una crescita alquanto modesta del reddito. Tutto ciò si è riflesso in una diminuzione del risparmio e della propensione media al risparmio come possiamo notare dalla figura sotto. 22

23 Figura 2.28 Propensione al risparmio, tasso di crescita del reddito disponibile e della spesa per consumi finali- Anni (variazioni e valori percentuali) 23

24 Come possiamo leggere nel Rapporto Istat (2011), la risposta delle famiglie italiane, volta a mantenere il livello dei consumi, è stata una progressiva erosione del tasso di risparmio, sceso per la prima volta al di sotto di tutte le altre grandi economie dell Uem (Figura 1.13) 24

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26 LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE Come è stato finanziato l eccesso di consumo rispetto al reddito disponibile? La ricchezza delle famiglie ha subito un impennata a partire dalla metà degli anni novanta in seguito alla bolla speculativa verificatasi sui mercati azionari e l aumento di valori dei beni immobiliari. Il Consumo dipende anche dalla ricchezza, ma in misura poco rilevante rispetto al reddito. Nei prossimi anni (2011 in poi), se il reddito disponibile non tornerà a crescere a ritmi sostenuti assisteremo a un appiattimento se non ad una diminuzione dei consumi. 26

27 Consumi: (cosa è accaduto?) Una contrazione dei consumi superiore a quella del reddito disponibile delle famiglie non si era registrata nemmeno in occasione di recessioni particolarmente pronunciate, come quelle dei primi anni novanta e del Nel periodo compreso tra il terzo trimestre del 2011 e il terzo del 2013, il calo medio del reddito disponibile, valutato in ragione d anno, è stato pari al 2,7 per cento; la diminuzione dei consumi è risultata del 3,2. Nelle due recessioni precedenti il tenore di vita delle famiglie era stato invece parzialmente salvaguardato grazie a una compressione del saggio di risparmio; la riduzione media dei consumi era stata rispettivamente del 2,1 e dello 0,9 per cento, la flessione del reddito disponibile pari al 2,7 e al 2,0 per cento. 27

28 Sulla base dei dati dell indagine dei consumi svolta dall Istat, tra il 2008 e il 2012 le famiglie italiane hanno operato una ricomposizione nei propri acquisti, riducendo soprattutto quelli considerati comprimibili (vestiario e calzature, mobili, elettrodomestici e beni e servizi per la manutenzione della casa, trasporti). Ne è disceso un ridimensionamento dell incidenza di queste voci sul totale della spesa, che si è accompagnato a un aumento di quella in affitti e servizi per la casa; la quota dei consumi alimentari è invece rimasta pressoché invariata 28

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30 Una ricomposizione dei consumi Anche le abitudini di spesa sono cambiate. In base ai dati dell Indagine intermedia sulle famiglie italiane condotta dalla Banca d Italia nel 2013, negli ultimi tre anni è aumentata la frequenza di acquisto di beni alimentari presso i discount; il ricorso ai canali distributivi tradizionali per la spesa di abbigliamento e calzature si è progressivamente ridotto. Circa un quarto delle famiglie, e in particolare quelle con persona di riferimento in età compresa tra i 45 e i 64 anni, ha dichiarato di aver acquistato beni alimentari di qualità inferiore rispetto al passato. 30

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32 GLI INVESTIMENTI FISSI La spesa per investimenti rappresenta il mezzo attraverso cui un paese conserva e accresce il suo potenziale produttivo. Essi sono anche un importante fonte di domanda di produzione. Come possiamo notare dalla tabella delle risorse e degli impieghi essi mediamente corrispondono al 20% del Pil nei vari anni. 32

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34 L accumulazione di capitale riveste un ruolo particolarmente importante per il rilancio della domanda interna, in particolare in periodi, quale quello attuale, caratterizzati da limitate prospettive di crescita del reddito disponibile e dei consumi. 34

35 Investimenti e clima di fiducia Nell attuale crisi, l elevato livello d incertezza e le condizioni di scarsa liquidità hanno amplificato la caduta della spesa per investimenti, con un impatto differenziato rispetto alle singole componenti dei beni capitali. La dinamica degli investimenti del settore privato mostra una reattività ciclica molto elevata (Figura 1.15). Nel 2009, a fronte di una caduta eccezionalmente ampia del Pil (5,5 per cento) gli investimenti del settore privato - macchine e attrezzature, fabbricati non residenziali e tecnologie dell informazione e comunicazione (Ict) - hanno subito una contrazione assai più marcata (pari al 15,8 per cento); nell anno successivo, il modesto recupero del prodotto si è tradotto in una ripresa più accentuata dell accumulazione. Nella fase recessiva del biennio , con cali del Pil rispettivamente del 2,4 e dell 1,9 per cento, la contrazione degli investimenti è stata di nuovo molto marcata (rispettivamente -8,7 per cento e -3,3 per cento). 35

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37 L investimento influenza lo stock di capitale dell economia in ogni anno t ed è contabilmente pari a: 37

38 Da notare è che in media il 75% degli investimenti complessivi (o lordi) sono ammortamenti, mentre il restante rappresenta il nuovo investimento netto, che costituisce un incremento del capitale e di conseguenza della capacità produttiva dell economia. La maggior parte della spesa per investimenti serve quindi per impedire allo stock di capitale di diminuire. 38

39 La variazione nel tempo dell investimento è un segnale di crescente o decrescente fiducia delle imprese sul futuro dell economia. Il rapporto capitale-lavoro ed il progresso tecnologico sono strettamente connessi alla dinamica dell investimento. 39

40 Gli investimenti rappresentano un quinto del Pil però VARIABILE CRUCIALE PER L ATTIVITA ECONOMICA 1) Dal lato dell offerta: veicolo cruciale attraverso cui le innovazioni tecnologiche vengono trasferite al processo produttivo influenzando la produttività del lavoro. 2) Dal lato della domanda: un loro aumento genera un processo moltiplicativo della domanda e del reddito. 3) Sono la parte più volatile della domanda aggregata, come possiamo notare dalla figura sotto nel confronto con i consumi delle famiglie. Dalla figura possiamo notare che consumi e investimenti variano nella stessa direzione (entrambi dipendono dal reddito) ma gli investimenti oscillano molto più del consumo. 40

41 Investimenti Consumi

42 La giustificazione più semplice a tale osservazione empirica è che gli investimenti sono legati alle aspettative sulle vendite future. Se le imprese si aspettano che l aumento delle vendite non è temporaneo possono decidere di investire più di quanto siano aumentate le vendite e il contrario. 42

43 L intensità di capitale (K/L) La dotazione di capitale per lavoratore è alla base della produttività del lavoro, in quanto: anche se approssimativamente, essa è una misura del grado di sviluppo del processo produttivo. L ipotesi che si fa è che quanto maggiore è la dotazione di capitale per lavoratore tanto più avanzato è il processo produttivo e quindi tanto più produttivo è il lavoro. 43

44 In Italia dalla metà degli anni novanta si è assistito ad una crescita dell occupazione (riforme del mercato del lavoro). In termini del rapporto capitale/lavoro il denominatore è cresciuto molto di più del numeratore, e ciò grazie all effetto congiunto delle riforme del mercato del lavoro e dello sviluppo di attività a maggior intensità lavorativa 44

45 Negli anni ottanta e fino alla metà degli anni novanta in Italia il tasso di disoccupazione è stato abbastanza elevato e la crescita dell occupazione è stata quasi nulla intorno alla 0,1% mentre gli investimenti netti sono cresciuti ad una media annua del 2,6%. Il risultato è stato una crescita media annua, nel quindicennio considerato, del rapporto capitale/lavoro del 2,5% circa (=2,6-0,1). 45

46 Nel periodo successivo fino al 2007, non considerando quindi gli ultimi anni aggravati dall eccezionale crisi economica, l occupazione è cresciuta dello 0,8%. Per mantenere, almeno stabile la crescita del rapporto, gli investimenti avrebbero dovuto crescere ad un tasso del 3,3% (2,5%+0,8%). Cosa è in effetti avvenuto ce lo mostra la figura sotto riportata. Il tasso di crescita degli investimenti è stato in media del 1,6%. 46

47 La dinamica del capitale netto: tassi di variazione annui 4 capitale netto capitale netto

48 Gli investimenti nascondono al proprio interno andamenti contrastanti: a) Investimenti delle imprese esportatrici (incentivate a investire ma come sappiamo costituiscono la minoranza del sistema produttivo) b) Investimenti delle imprese che producono solo per il mercato interno (non incentivate a investire consumi interni in rallentamento) 48

49 POSSIBILI MOTIVAZIONI 1) stagnazione della domanda interna e in particolare nella diminuzione dei consumi e quindi delle vendite, dovuti a loro volta alla diminuzione del reddito. 2) Maggiore flessibilità dell impiego di lavoro introdotta in Italia con le riforme del mercato del lavoro degli anni novanta attraverso i contratti a tempo determinato e le altra forme di lavoro atipico. La più elevata flessibilità di utilizzo del lavoro, soprattutto di quello meno qualificato, ne ha ridotto il costo favorendo così una crescita occupazionale senza precedenti che ha prima interrotto e poi invertito la tendenza alla crescita del tasso di disoccupazione. Ma, in assenza di altri interventi come ad esempio lo stimolo ad una maggiore concorrenza sul mercato dei beni, ha mutato anche in profondità le caratteristiche dei processi produttivi. 49

50 Analizzando i dati nazionali maggiormente disaggregati, si osserva che in Italia la crescita dell impiego di lavoro ha toccato soprattutto settori ad alta intensità di lavoro e a produttività modesta e stagnante: considerando l intero periodo (comprensivo, quindi, della recente crisi), i primi tre settori sono quelli dei servizi alle imprese, del lavoro domestico e delle costruzioni. 50

51 GLI SCAMBI CON L ESTERO 51

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55 GLI SCAMBI CON L ESTERO 55

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