p. Filippo in paradiso
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- Rosa Berardino
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1 p. Filippo in paradiso Nato a Fino Mornasco il 22 luglio 1935, ordinato sacerdote il 28 giugno 1959, a Villapizzone dal 1978, il 9 aprile 2008 è scivolato dalla Grigna al cielo!
2 VOGLIAMO SVEGLIARE L AURORA Ricordando P. Filippo Clerici S.I. Lo scorso 9 aprile Padre Filippo Clerici è tornato alla Casa del Padre. Durante una gita che, come di consueto, il mercoledì compiva insieme a un suo confratello, padre Silvano Fausti, e ad altre persone sulle montagne sopra Lecco, Padre Filippo è scivolato dal sentiero lungo un pendio, battendo violentemente la testa. Padre Filippo era il superiore della comunità dei gesuiti di Villapizzone, molto conosciuto a Milano e non solo; il Signore lo ha preso in un luogo a lui molto caro e consueto, proprio sulle sue montagne. Padre Filippo era nato a Fino Mornasco (CO) ed era stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1959, vivendo i primi anni del ministero presbiterale nella diocesi di Como, diocesi alla quale è sempre rimasto legato con la preghiera e con l affetto. Sei anni dopo l ordinazione sacerdotale, il 12 ottobre 1965, è entrato a Lonigo nel Noviziato dei Gesuiti della allora Provincia Veneto-Milanese. Dal 1967 al 1969 ha studiato Filosofia a Gallarate e dal 1969 al 1971 ha vissuto a Roma, nello Scolasticato Internazionale del Gesù, studiando Teologia Dogmatica presso l Università Gregoriana. Nell anno a Gallarate, sotto la guida del p. Sergio Rendina, ha completato la sua formazione con il Terz Anno (l ultimo anno della formazione previsto nella Compagnia di Gesù). Negli ultimi trent anni, eccezion fatta per una breve interruzione, dal 1986 al 1989, nella casa milanese di spiritualità ignaziana ( Manresa ), Padre Filippo ha avuto due riferimenti principali per l attività apostolica: la comunità di Milano-Villapizzone (dove i gesuiti, dediti soprattutto al servizio della Parola, sono inseriti in una comunità più ampia di famiglie aperte ai problemi dell emarginazione) e Villa Capriolo di Selva di Val Gardena (BZ), dove i gesuiti organizzano, soprattutto d estate, corsi di formazione per adolescenti, giovani e famiglie. Apprezzato direttore spirituale, accompagnatore vocazionale e guida di Esercizi Spirituali, esperto in Sacra Scrittura e nell arte del comunicare, Padre Filippo ha seguito e segnato il cammino di molte persone, con la parola e, soprattutto, con la testimonianza di vita. Chi ha avuto la grazia di conoscerlo ha potuto sperimentare la sua bontà, la sua delicatezza, la sua discrezione, il suo voler bene che, in tanti modi, ha saputo raggiungere tutti, dai più piccoli ai più grandi. Riconosciuti da tutti il suo equilibrio e la grande capacità di mediazione. Insieme al dolore, è bello e giusto esprimere la gratitudine al Signore per il dono di una persona così, una persona buona. «Vogliamo svegliare l aurora»: sono le parole che Padre Filippo ha voluto come titolo per le amate e- scursioni notturne incontro all alba, fatte coi giovani in Val Gardena. Sono le parole che adesso tramite lui vogliamo consegnare a Gesù Risorto finché tutti insieme potremo dire, come la Chiesa ci invita a pregare, «sfolgora il sole di Pasqua»! p. Beppe
3 12 aprile 2008 Funerale presieduto da Padre Carlo Casalone S.I. INTRODUZIONE L ultima volta che ci siamo ritrovati qui, in questa Chiesa, con Filippo, era anche allora per un saluto: il gruppo degli scout, di cui Filippo era stato assistente per molti anni, aveva pensato di salutarlo alla fine del suo servizio. Anche oggi siamo qui per un saluto. Allora era stata una celebrazione organizzata a sorpresa, senza che lui lo sapesse, e oggi ad essere sorpresi, un po disorientati, un po spiazzati, siamo noi. Siamo qui per salutarlo anche se avremmo preferito non farlo ora. Siamo qui per chiedere conforto al Signore e per aiutarci gli uni gli altri ad attraversare questo momento faticoso. Sentiamo la separazione, sentiamo la mancanza. E se è vero come è vero che le nostre relazioni ci costituiscono, oggi qualcosa di noi muore. Ma siamo anche qui perché siamo convinti che la morte non è l ultima parola. Siamo qui per ricordare Filippo, per ringraziare lui, per ringraziare il Signore di tutto quello che attraverso lui ci è stato donato. Siamo qui per ascoltare quello che nella sua vita ci richiama alla responsabilità, al nostro impegno di continuare quello che lui ci ha testimoniato. E siamo qui per affidarlo all amore benevolo e accogliente del Signore. Il modo con cui questo evento si è realizzato, dicevo, ci sorprende: Filippo ci ha lasciati in modo semplice, percorrendo un sentiero percorso decine e decine di volte, e anche in modo improvviso. E questo ci richiama la fragilità della vita. Una presenza che ieri c era e oggi non c è più. E tutti ci interroghiamo sulla fragilità la nostra vita. E ci richiama a esaminare come la stiamo investendo: stiamo dedicandoci a ciò che vale, a ciò che è essenziale, o ci stiamo disperdendo in imprese marginali, futili? Sentiamo rivolta a noi la parola del profeta Isaia perché spendete soldi per ciò che non è pane? Per ciò che non dà vita? E quindi ci interroghiamo su cosa questo significhi e sentiamo rivolta a noi la domanda del Signore in ordine a una vita più centrata su di Lui, su ciò che vale.
4 OMELIA Nella seconda metà degli anni 70, per un lungo periodo, un gruppo di noi, che appartenevano a quel gruppo scout che ho già menzionato nella mia introduzione, si sono incontrati settimanalmente per fare una preghiera insieme, una preghiera in cui ciascuno ripescava qualche esperienza della propria settimana e la comunicava agli altri, una preghiera a cui erano invitati i ragazzi, i capi, i genitori, chi voleva e insieme cercavamo un testo della Bibbia che potesse dare un qualche spunto, una qualche illuminazione, una qualche luce all esperienza che era stata raccontata. E quando ieri p. Stefano mi ha detto prova a pensare a un Vangelo che potremmo ascoltare e meditare domani mi è venuto in mente questo, che si è imposto molto rapidamente su tutti gli altri che mi sono venuti in mente. Ed era un esercizio abbastanza simile, ho pensato, a quello che insieme a Filippo ci eravamo addestrati a fare ormai più di 30 anni fa. E quindi volevo dirvi come mai e dirlo anche a me stesso, provare a dire come mai, mi viene in mente questo testo della Bibbia. Il primo punto penso che sia il profumo, che richiama molto bene lo stile di Filippo. Certo, dietro ci sono i fumi dell incenso che accendeva durante la preghiera, ma più che altro c è il suo stile. Cioè una presenza tipica di Filippo che è, da un certo punto di vista, non precisabile, inafferrabile, non concentrabile in un punto unico, e dall altro molto diffusa, molto pervasiva. La sua capacità di creare un clima, un clima di accoglienza, di comunicazione, per far trovare gli altri a proprio agio. Ho in mente i vari contesti in cui questo è stato da noi sperimentato, ognuno nella sua propria esperienza. E questo è frutto di capacità di donarsi, di perdersi. Proprio come il profumo si diffonde quando si apre il suo contenitore e irreversibilmente si spande nell aria e, una volta che è stato aperto, una volta che si è diffuso, non lo si può più riprendere indietro: si perde. Ma perdendosi, il profumo realizza proprio il suo obiettivo, proprio il suo compimento. E quindi è veramente quello che Gesù ci rivela di Dio, che è amore, è dono di sé e perdendosi vuole il bene degli altri, realizza il bene degli altri. E questo è un amore che mi sembrava ben esprimere il modo di mettersi in relazione di Filippo. Il secondo punto è che questo amore si esprime più con i fatti che con le parole. Uno dei grandi ritornelli di Filippo, quando ci introduceva alla vita spirituale, era: quando si va al ristorante è molto più interessante mangiare e gustare i piatti che leggere il menu. E così è l esperienza di Dio: non si tratta di parlare di Dio, non si tratta di fare dei bei discorsi su Dio, di avere chissà quale teologia sofisticata, ma si tratta di farne esperienza, si tratta di incontrarlo personalmente. Ed è quello che fa Maria in questo testo che abbiamo ascoltato, un gesto molto semplice che dice questa accoglienza, questa modalità di amare il Signore, che anticipa il modo con cui il Signore stesso ci amerà sei giorni dopo, nella Pasqua. In un certo senso Maria realizza quello che Filippo amava della prima lettera a Giovanni, che è anche scritto nella copertina, che abbiamo ascoltato nella lettura: noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Maria anticipa la vita e lo stile di vita del risorto, vive da risorta, e nella storia, nel tempo incarna e rende presente il modo con cui il Signore Dio ci vuole bene attraverso il passaggio della sua morte e della sua resurrezione.
5 Terzo punto: il Vangelo si svolge in una scena di banchetto. È un banchetto che rinvia all Eucaristia, che fa la comunità per celebrare la risurrezione del Signore. Qui troviamo la radice e la forza che ci consente di realizzare una vita che sia autenticamente comunitaria, in cui si pratica il servizio che nasce dall amore, in cui Marta e Maria sono finalmente d accordo, non come ci fanno vedere altri evangelisti in una situazione conflittuale (c è piuttosto una contrapposizione con Giuda in questo testo, ma questo è un altro discorso). Siamo quindi grati a Filippo per averci fatto sperimentare questo profumo, perché attraverso di lui abbiamo potuto riceverne una testimonianza, con grande semplicità e con grande profondità. Questa è una gratitudine che si trasforma in responsabilità: ciascuno di noi nella sua vita può vedere e considerare in che modo è interpellato, è reso responsabile da quello che ha ricevuto per ricevere a sua volta il compito di donarsi, di vivere quel servizio che viene dall esperienza dell amore di Dio ed è anticipazione, nel tempo, della vita risorta verso la quale tutti camminiamo. Molti, in questi giorni, mi hanno passato o ricordato delle frasi emblematiche di Filippo. Filippo amava molto dei piccoli motti che illuminavano la vita. E spesso queste frasi molto incisive arrivavano dopo lunghi momenti di ascolto e di silenzio, come piccoli semi che però poi, anche dopo molto tempo, si scopre che hanno fatto crescere una pianta capace di portare frutto. L ultima volta che ho incontrato Filippo mi ha ripetuto una di queste sue frasi, che oggi per me, anche per la fase della vita in cui mi trovo, assume un senso particolare. Mi ha detto Filippo: Chi va da solo va in fretta, ma chi va con gli altri va lontano. Certo è quello che Filippo ripeteva frequentemente anche a se stesso, mi immagino, sui sentieri di Selva, quando portava e seguiva grandi gruppi che certo non avevano il passo che piaceva tenere a lui; è quello che forse si ripeteva anche quando era confrontato con le responsabilità che derivano dall - essere superiore di una comunità di Gesuiti, che non è sempre facile mantenere nell unità e nella comunione; e del resto, appunto, S. Ignazio ci teneva molto all unione degli animi. A dire il vero, caro Filippo, adesso tu ci hai lasciato in fretta, e del resto dobbiamo anche ammettere che allo stesso tempo sei arrivato lontano, molto lontano, e riesci anche in qualche modo a farci stare ancora insieme. Insieme tra noi eccoci qua! insieme con te e soprattutto con il Signore morto e risorto. p. Carlo
6 Caro padre Filippo, sento il tuo bene e il tuo affetto come un sole splendente! Sapevi che le previsioni per mercoledì non erano buone, ma sapevi ancor meglio che "quando noi andiamo in montagna c'è sempre il sole"! Proprio entrando in ospedale pensavo che tutte le occasioni della vita sono buone se vissute bene. Sono certo che tu hai vissuto così quella estrema circostanza della vita che è la morte: mercoledì hai incontrato il sole più splendente di tutta la storia! Cari amici, ogni giorno della vita ora potremo ricordare il sorriso di Filippo e ringraziare il Padre per una splendida, magnifica, giornata di sole! don Lorenzo Indegnamente proviamo a dire anche noi qualcosa. Non è semplice dire cose è stato per noi Filippo. Compagno di cammino da tanti, pochi anni, per alcuni di noi fin dalla giovinezza. Uomo di Dio profondamente uomo, concretamente radicato nella sua, nostra vita, fin nella quotidianità, profondamente di Dio, profumo di Dio, che si diffonde, che ci raggiunge, sempre, dovunque. Tra la folla di pensieri e sentimenti, abbiamo detto che: Filippo ci voleva bene, tutti e ciascuno, preferendo tutti e ciascuno. Hai impegnato la tua vita sulla Sua Parola, hai giocato la tua vita sul Suo Amore. Grazie per essere stato la nostra bussola. Ci hai insegnato a trovare il senso del quotidiano, dei gesti semplici di ogni giorno. Grazie per la tua tenacia nel curare la comunità, dando stima, incoraggiando, ascoltando, discreto, presente, attento, silenzioso come la malta che tiene insieme i muri, ma si vede solo se gratti via l intonaco. Filippo che ci mostri come essere radicati alla terra con gli occhi verso il cielo, verso il sole. Uomo disponibile, sempre pronto, sulle labbra sempre un grazie! per qualcuno. Uomo portatore di fede, ci hai manifestato la finezza di essere testimone della Parola. Ci hai lasciato il pegno di andare avanti! Un bel respiro e via! Il giorno dell incendio, dal balcone, un casco da montagna in testa, le mani e il viso neri di fuliggine, ci hai detto forte: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il Nome del Signore! Così sia. Buona strada. le famiglie di Villa
7 Padre Filippo, uomo del quotidiano, come direbbe di lui Tonino Bello, capace di rendere l ordinario, straordinario, e lo straordinario, normalità. Allora, la pulizia del pavimento viene esaltata come servizio all altro e spunto di mediazione, sì! Perché godere di una sola piastrella pulita è saper riconoscere la felicità che è fatta di tanti punti e non di una linea retta. Ce lo ricordavi spesso! Le tue mani consacrate 50 anni fa, hanno dato gioia e calore con una carezza, coraggio in una stretta rigenerante, forza e spinta in un cammino difficoltoso. La tua capacità di fare Eucaristia di ogni gesto, fatto, avvenimento, assumeva il completamento nella celebrazione della Messa. Un sostare quotidiano, ma sempre nuovo, come se fosse sempre la tua prima messa. Hai tolto dagli zaini del nostro procedere insieme tanti pesi. A volte lo zaino ce l hai tolto dalle spalle per caricartelo sulle tue quando ti sembrava che i nostri pesi fossero eccessivi, restituendo più leggero e contenente perle preziose che nessun ladro ci potrà mai rubare. Poche volte hai sentito il nostro grazie perché, come si dice di Filippo negli Atti degli Apostoli, eri già partito per Azoto. Massimo
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