Biomass Energy Report

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2 Biomass Energy Report Il business delle biomasse e dei biocarburanti nel sistema industriale italiano Giugno 2011

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4 Indice Introduzione 15 Executive Summary 17 Le Tecnologie per generazione elettrica 1.1 I cicli ORC: stato dell arte ed evoluzioni attese La gassificazione: stato dell arte ed evoluzioni attese La gassificazione al plasma: una nuova frontiera tecnologica per il trattamento RSU di E. Pompei e M. Brundu Il biometano: stato dell arte ed evoluzioni attese Il trattamento dei nitrati (post produzione del biogas): stato dell arte ed evoluzioni attese Gli impianti ad oli vegetali per la produzione di energia elettrica 49 Le biomasse agroforestali 2.1 La normativa Il sistema di incentivazione dell energia elettrica Il sistema di incentivazione dell energia termica L autorizzazione alla costruzione dell impianto Il mercato Il mercato delle biomasse agroforestali in Europa Il mercato delle biomasse agroforestali in Italia Il mercato residenziale Il mercato degli impianti di teleriscaldamento Il mercato delle centrali termoelettriche La filiera I volumi d affari e le marginalità Area di business Produzione e distribuzione della materia prima : la Short Rotation Forestry Area di business Produzione e distribuzione della materia prima : la produzione di pellet Aree di business Tecnologie e componenti e Produzione ed installazione Aree di business Produzione e trading di energia 84 3

5 Indici Il Biogas 3.1 La normativa Il sistema di incentivazione attuale La filiera corta Le procedure autorizzative Il sistema di incentivazione futuro definito dal Decreto Rinnovabili Il mercato della produzione di energia da biogas in Italia Il mercato Un analisi per Regioni del mercato della produzione di energia da biogas in Italia Gli elementi caratterizzanti l investimento in un impianto a biogas La filiera La filiera del biogas, i volumi d affari e le marginalità Area di business Progettazione e installazione Area di business Tecnologie e componenti Area di business Produzione e trading di energia I consorzi agrari e gli impianti a biogas 117 I rifiuti solidi urbani 4.1 La normativa La gestione del passaggio da CIP 6 a Certificati Verdi L impatto del Decreto Rinnovabili sulle scelte degli operatori La gestione delle emissioni di inquinanti Il recupero energetico da rifiuti in Europa Il mercato Il recupero energetico da rifiuti in Italia La filiera Il confronto con i principali operatori europei 139 Gli oli vegetali 5.1 La normativa I sistemi di qualifica degli oli vegetali Il mercato della produzione di energia da olio vegetale in Europa Il mercato Il mercato della produzione di energia da olio vegetale in Italia Il mercato dell olio vegetale L investimento in un impianto per la produzione di energia da olio vegetale L olio vegetale per autotrazione La filiera La filiera dell olio vegetale, i volumi d affari e le marginalità Area di business Tecnologie e componenti 163 4

6 Indici Area di business Progettazione e installazione Area di business Produzione e trading di energia 167 I biocarburanti 6.1 La tecnologia Le tecnologie per la produzione di oli vegetali da alghe Gli operatori industriali che investono nella produzione di olio vegetale dalle alghe La nuova definizione di biocarburanti La normativa I nuovi requisiti per la sostenibilità Gli obblighi di immissione in rete dei biocarburanti Il mercato Il mercato dei biocarburanti nel Mondo e in Europa Il mercato dei biocarburanti in Italia La filiera La filiera italiana del biodiesel La filiera italiana del bioetanolo 195 5

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8 Indice delle figure Le Tecnologie per generazione elettrica Figura 1.1 Ciclo termodinamico e componenti principali di un modulo ORC Turboden 29 Figura 1.2 Ripartizione dei costi fra le diverse componenti di un impianto ORC della potenza di 4 MWe 29 Figura 1.3 Andamento del tempo di pay back in funzione del costo di approvvigionamento della biomassa per un impianto ORC da 4 MWe 31 Figura 1.4 Numero di impianti di upgrading in Europa 40 Figura 1.5 Processo di upgrading del biogas 41 Figura 1.6 Numero di impianti e rispettiva tecnologia per l upgrading di biogas in Europa 45 Figura 1.7 Percentuale di ZVN in alcune regioni del nord Italia 47 Le biomasse agroforestali Figura 2.1 Andamento del numero di stufe e caminetti a pellet in Italia 65 Figura 2.2 Andamento del prezzo medio del pellet in Italia. 66 Figura 2.3 Potenaza installata in centrali di teleriscaldamento da biomasse agroforestali nei principali distretti italiani. 67 Figura 2.4 Numero di impianti e potenza istallata delle centrali termoelettriche a biomassa agroforestale in italia 69 Figura 2.5 Rapporto tra potenza installata in centrali la produzione di energia elettrica da biomassa agroforestale e superficie complessiva delle aree boschive delle diverse Regioni italiane 70 Figura 2.6 Imprese nella filiera delle biomasse agroforestali in Italia 73 Figura 2.7 EBITDA Margin medio delle imprese operanti nelle diverse fasi della filiera delle biomasse agroforestali in Italia. 74 Figura 2.8 Andamento della quantità di pellet prodotta e importata in Italia. 81 Il Biogas Figura 3.1 Andamento della potenza elettrica installata in impianti a biogas in Italia 97 Figura 3.2 Potenza cumulata installata in impianti a biogas nelle diverse Regioni italiane 100 Figura 3.3 Taglia media degli impianti a biogas installati nelle diverse Regioni italiane 100 Figura 3.4 Taglia media degli impianti a biogas agricolo nelle diverse Regioni italiane 101 Figura 3.5 Rapporto tra la potenza installata in impianti a biogas agricolo e superficie agricola utilizzabile nelle principali Regioni italiane 102 Figura 3.6 Andamento della potenza installata in impianti a biogas in Austria 103 7

9 Indici Figura 3.7 Riduzione del costo al kw di un impianto a biogas all aumentare della taglia 105 Figura 3.8 Ripartizione dei costi complessivi di un impianto a biogas di grande taglia 105 Figura 3.9 Imprese nella filiera del biogas in Italia 107 Figura 3.10 EBITDA Margin medio delle imprese operanti nelle diverse fasi della filiera del biogas 108 I rifiuti solidi urbani Figura 4.1 Limiti di legge per le emissioni in diversi settori 128 Figura 4.2 Limiti di legge ed emissioni effettive per termovalorizzatori 128 Figura 4.3 Impianti di recpero energetico da RSU installati in Italia 133 Figura 4.4 La capacità di trattamento di RSU media e il numero di impianti nelle diverse Regioni italiane 134 Figura 4.5 Nuovi impianti necessari in Italia per allinearsi alla media europea 137 Gli oli vegetali Figura 5.1 Andamento della potenza installata e del numero di impianti alimentati ad olio vegetale in Germania 149 Figura 5.2 Andamento della potenza installata in impianti alimentati ad olio vegetale in Italia 150 Figura 5.3 Andamento del numero di impianti alimentati ad olio vegetale in Italia 150 Figura 5.4 Potenza installata in impianti alimentati ad olio vegetale nelle diverse Regioni italiane 151 Figura 5.5 Numero di impianti alimentati ad olio vegetale nelle diverse Regioni Italiane 152 Figura 5.6 Potenza in impianti ad olio vegetale in fase di progettazione nelle Regioni Italiane 153 Figura 5.7 Raccolta e riciclo oli e grassi vegetali dal 2006 al Figura 5.8 Imprese nella filiera della produzione di energia da olio vegetale in Italia 161 Figura 5.9 EBITDA Margin medio delle imprese operanti nelle diverse fasi della filiera della produzione di energia da olio vegetale 162 I biocarburanti Figura 6.1 Percentuale ed entità degli investimenti in biocarburanti entro il Figura 6.2 Processo di produzione di biodiesel da microalghe 172 Figura 6.3 Open pond per la coltivazione di alghe outdoor in Israele 173 Figura 6.4 Produzione di biocarburanti nel Mondo 186 Figura 6.5 Percentuali di utilizzo di biocarburanti nel Mondo 187 Figura 6.6 Immissione in consumo di biodiesel e di bioetanolo in Europa 187 Figura 6.7 Produzione di biodiesel, capacità produttiva e immissione in consumo in Italia 189 Figura 6.8 Produzione di bioetanolo e capacità produttiva in Italia 189 8

10 Indice delle tabelle Le Tecnologie per generazione elettrica Tabella 1.1 Caratteristiche tecniche di un impianto ORC della potenza di 4 MWe 28 Tabella 1.2 I principali impianti di gassificazione, classificati per potenza, attivi in Italia 30 Tabella 1.3 Le tecnologie disponibili per gassificatori 33 Tabella 1.4 I principali impianti per il trattamento di RSU con torcia al plasma operanti nel mondo 35 Tabella 1.5 Composizione tipica di un syngas prodotto da RSU mediante arco al plasma 36 Tabella 1.6 Valori di rilascio delle scorie prodotte dalla gassificazione al plasma di RSU confrontati con i limiti EPA14 37 Tabella 1.7 Il bilancio di energia e l efficienza energetica di un impianto di gassificazione al plasma per il trattamento dei RSU 38 Tabella 1.8 Confronto tra la tecnologia convenzionale e la gassificazione al plasma 38 Tabella 1.9 Confronto tra le emissioni di un impianto con tecnologia al plasma per il trattamento di rifiuti ospedalieri a Richland (Washington) ed i valori limite imposti dall EPA 39 Tabella 1.10 Composizione del biogas agricolo prima del processo di upgrading 40 Tabella 1.11 Confronto tra le tecnologie disponibili di rimozione dei nitrati 43 Tabella 1.12 Caratteristiche richieste al biometano per l immissione in rete nei principali Paesi europei 43 Tabella 1.13 Il progetto GasHighWay 44 Tabella 1.14 Deroghe alla direttiva nitrati concesse ad alcuni Paesi europei 48 Tabella 1.15 Contenuto di azoto per tipologie di substrato 49 Tabella 1.16 Contenuto di olio, resa delle coltivazioni e Paesi produttori delle principali tipologie di olio 50 Le biomasse agroforestali Tabella 2.1 Andamento del prezzo di ritiro dei Certificati Verdi da parte del GSE e della quota d obbligo di immissione di energia rinnovabile 56 Tabella 2.2 Le procedure autorizzative previste dal DM del 10 Settembre 2010 per diverse tipologie di impianti a biomasse agroforestali 60 Tabella 2.3 Produzione di energia da biomasse agroforestali e capacità installata in Europa 64 Tabella 2.4 Quota della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e da biomasse in alcuni Paesi europei 64 Tabella 2.5 I più importanti impianti di teleriscaldamento a biomasse agroforestali in Lombardia 68 9

11 Indici Tabella 2.6 La potenza termica media degli impianti di teleriscaldamento a biomassa nelle principali Regioni italiane 68 Tabella 2.7 Principali imprese italiane attive nella Short Rotation Forestry 76 Tabella 2.8 I principali produttori di pellet italiani. 80 Tabella 2.9 I principali produttori di stufe e caldaie a pellet per uso residenziale 82 Tabella 2.10 I principali produttori di caldaie di medio-grande dimensione 82 Tabella 2.11 I principali progettisti e installatori di impianti. 83 Il Biogas Tabella 3.1 Gli incentivi per il biogas in Germania e in Francia 91 Tabella 3.2 Le procedure autorizzative previste dal Decreto Ministeriale del 10 Settembre 2010 per diverse tipologie di impianti a biogas agricolo 92 Tabella 3.3 Quadro sulla produzione di biogas nei principali Paesi europei 99 Tabella 3.4 Informazioni anagrafiche relative ai 10 impianti tipo considerati nell analisi 104 Tabella 3.5 Principali operatori dell area di business Progettazione e installazione 110 Tabella 3.6 Principali operatori dell area di business Tecnologie e componenti 112 Tabella 3.7 Principali operatori attivi in Italia con competenze sull upgrading del biogas 114 Tabella 3.8 Impianti sviluppati da Fri-El 116 I rifiuti solidi urbani Tabella 4.1 Impianti in scadenza CIP6 negli anni 2010, 2011 e Tabella 4.2 Specifiche tecniche dell impianto Silla 2 dopo l intervento previsto nel Tabella 4.3 Limiti alle emissioni di componenti inquinanti 128 Tabella 4.4 Impianti di recupero energetico in Europa 132 Tabella 4.5 Recupero energetico da rifiuti in Europa 132 Tabella 4.6 Nuovi impianti di recupero energetico da RSU a progetto in Italia 135 Tabella 4.7 Primi 10 impianti in Italia per dimensione 139 Tabella 4.8 Imprese europee coinvolte nella gestione dei rifiuti 140 Gli oli vegetali Tabella 5.1 Elenco degli impianti in funzione in Italia con potenza superiore a 5 MWe 152 Tabella 5.2 I principali operatori nell ara di business Tecnologie e componenti 164 Tabella 5.3 I principali operatori nell ara di business Progettazione e installazione 165 Tabella 5.4 I principali titolari di impianti per la produzione di energia elettrica ad olio vegetale in Italia 168 I biocarburanti Tabella 6.1 I principali operatori attivi nella ricerca e sviluppo di alghe per biocarburanti 176 Tabella 6.2 I principali operatori italiani attivi nella ricerca e sviluppo di alghe per biocarburanti

12 Indici Tabella 6.3 Principali operatori italiani dedicati attivi nella produzione di biocarburanti da alghe 177 Tabella 6.4 Il progetto MARE 178 Tabella 6.5 Materie prime per la riduzione delle emissione di CO2 180 Tabella 6.6 Produzione di biocarburanti nel Mondo 185 Tabella 6.7 I principali operatori italiani nella filiera del biodiesel 192 Tabella 6.8 I principali operatori europei nella filiera del biodiesel 192 Tabella 6.9 Investimenti esteri in piantagioni realizzati da alcune grandi imprese italiane 194 Tabella 6.10 Principali produttori di bioetanolo in Italia 196 Tabella 6.11 Principali produttori di bioetanolo in Europa

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14 Indice dei box Le Tecnologie per generazione elettrica Box 1.1 Il rendimento dell investimento in un impianto ORC 29 Box 1.2 Turboden 31 Box 1.3 Il Centro Ricerche ENEA di Trisaia 32 Box 1.4 Il funzionamento di un gassificatore a letto fisso downdraft 34 Box 1.5 Il progetto GasHighWay 44 Box 1.6 La normativa sui nitrati 46 Box 1.7 L investimento in un impianto per il trattamento dei nitrati 51 Le biomasse agroforestali Box 2.1 L incentivazione alla produzione di calore da fonti rinnovabili nel Regno Unito 60 Box 2.2 Il teleriscaldamento da biomasse agroforestali in Lombardia 68 Box 2.3 Atena 77 Box 2.4 Forenergy 78 Box 2.5 Il Progetto Biocolt 79 Box 2.6 Italiana Pellets 81 Box 2.7 Lo sfruttamento delle biomasse di scarto 85 Il Biogas Box 3.1 Il sistema di incentivi alla produzione di energia da biogas in Francia e Germania 90 Box 3.2 Il biometano in Germania 96 Box 3.3 Il biogas in Austria 103 Box 3.4 Le economie di scala negli impianti a biogas 105 Box 3.5 Investimento in un impianto a biogas in Lombardia 106 Box 3.6 Biogas Engineering 110 Box 3.7 B.T.S. Italia 111 Box 3.8 UTS Biogas 111 Box 3.9 Brevetti Francesco Cremonesi 111 Box G Italia 113 Box 3.11 Gruppo AB 114 Box 3.12 Envitec 115 Box 3.13 Schmack Biogas 115 Box 3.14 Fri-El

15 Indici I rifiuti solidi urbani Box 4.1 Il revamping per l ottenimento della qualifica IAFR per gli impianti di recupero energetico da RSU 123 Box 4.2 Specifiche tecniche dell impianto Silla 2 dopo l intervento previsto nel Box 4.3 Il dibattito sugli impianti di termovalorizzazione 129 Box 4.4 Il termovalorizzatore di Torino 135 Box 4.5 Il termovalorizzatore di Trento 136 Box 4.6 Il termovalorizzatore di Napoli Est 136 Box 4.7 Il termovalorizzatore di Salerno 137 Gli oli vegetali Box 5.1 Il sistema di incentivazione degli oli vegetali in Germania 146 Box 5.2 I produttori di olio vegetale in Italia 155 Box 5.3 Il mercato degli oli esausti in Italia 156 Box 5.4 L impianto ad olio vegetale di Kòmaros Agroenergie a Osimo (AN) 157 Box 5.5 L impianto ad olio vegetale di Porto Energia 158 Box 5.6 Un caso di di utilizzo dell olio vegetale puro per autotrazione 160 Box 5.7 Cefla 166 Box 5.8 Intergen 167 Box 5.9 CC Engineering 167 Box 5.10 L impianto di BEG - Bio Energia Guarcino 168 I biocarburanti Box 6.1 Il sistema aperto per la produzione di alghe a Melbourne 173 Box 6.2 L impianto di coltivazione di Eni a Gela 178 Box 6.3 Il progetto MARE 178 Box 6.4 Il calcolo della riduzione delle emissioni secondo la Direttiva 2009/30/CE 180 Box 6.5 L uso dei biocarburanti nei veicoli attualmente in circolazione 183 Box 6.6 Il sorpasso dei biocarburanti sui combustibili tradizionali in Brasile 187 Box 6.7 La produzione di bioetanolo negli USA 188 Box 6.8 Infinita 193 Box 6.9 Agroils 194 Box 6.10 Api e la riconversione verso la Jatropha 195 Box 6.11 L impianto di bioetanolo da canna comune di Mossi&Ghisolfi a Crescentino (Vc)

16 Introduzione Umberto Bertelè Presidente School of Management Il Biomass Energy Report giunge quest anno alla sua seconda edizione, grazie al fondamentale supporto di un numero crescente di partner, sponsor ed enti patrocinatori. L ambizioso obiettivo che si propone lo studio è quello di servire da punto di riferimento e strumento di lavoro per tutti coloro che, a vario titolo, sono interessati a comprendere le dinamiche più recenti che hanno interessato il vasto ed articolato mondo della produzione di energia da biomasse in Italia. Nonostante queste ultime, infatti, abbiano normalmente minore risonanza nel dibattito pubblico italiano rispetto ad altre fonti rinnovabili (una su tutte, il fotovoltaico), sono molti i fenomeni di interesse che hanno recentemente influenzato lo sviluppo delle bioenergie in Italia: dalla gestione del passaggio dai CIP6 alla disciplina dei Certificati Verdi, messa nuovamente e pesantemente in discussione dal Decreto Rinnovabili, che di fatto ne ha sancito la fine; agli effetti dell atteso innalzamento delle taglie massime di impianto per l accesso al meccanismo di incentivazione tramite tariffa onnicomprensiva; dall annuncio di nuove forme di sostegno per la produzione di energia termica, quasi a premiare la crescita degli impieghi cogenerativi e di teleriscaldamento degli impianti a biomassa recentemente osservata in Italia; alle nuove linee guida per la tracciabilità degli oli vegetali ed al boom su scala globale della produzione di biocarburanti di seconda generazione, dove il nostro Paese può giocare un ruolo di primo piano. Il Biomass Energy Report offre un analisi approfondita di questi fenomeni, così da mettere il lettore nella condizione di comprendere che impatto essi potranno avere, nel breve e medio termine, sul futuro delle bioenergie in Italia. La ricerca si è concentrata sulla generazione di energia da biomasse agroforestali, da olio vegetale (una novità rispetto alla scorsa edizione del Biomass Energy Report), da biogas (con un approfondimento sul tema delle potenzialità del biometano) e da termovalorizzazione di Rifiuti Solidi Urbani, oltre che sul comparto dei biocarburanti (biodiesel e bioetanolo), con un particolare focus sulle promettenti tecnologie di seconda generazione. Per ognuno di questi comparti, lo studio fornisce inoltre un quadro aggiornato dei trend tecnologici più rilevanti, delle evoluzioni attese della domanda, delle strategie dei principali operatori e dell impatto su queste variabili delle future evoluzioni normative introdotte dal Decreto Rinnovabili. Tutto ciò con l obiettivo di delineare il ruolo che le biomasse potranno avere nel futuro energetico del nostro Paese e, in particolare, nel raggiungimento degli ambizioni obiettivi stabiliti dal Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili al Un ultima nota relativa invece al quadro delle attività dell Energy & Strategy Group, che dopo l estate pubblicherà la prima edizione dell Energy Efficiency Report: risultato di un nuovo filone di ricerca aperto lo scorso anno con l obiettivo di allargare il grado di copertura sui temi caldi in materia di energia. Vittorio Chiesa Direttore Energy & Strategy Group 15

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18 Executive Summary Il settore delle biomasse in tutte le sue sfaccettature, che vanno dalla valorizzazione energetica dei rifiuti all impiego degli scarti animali per la produzione di biogas, dalla produzione di energia da biomasse agroforestali e olio vegetale alla produzione di carburanti alternativi di origine vegetale, ha vissuto un 2010 particolarmente travagliato con alcuni comparti praticamente fermi se non in arretramento rispetto all anno precedente ed altri in fortissima espansione, ed un inizio di 2011 ancora più turbolento, con l entrata in vigore lo scorso 3 Marzo del cosiddetto Decreto Rinnovabili che ne ha toccato in più parti dei nervi scoperti. Un anno però che proprio per questo è risultato ricco di spunti e di approfondimenti che sono stati sviluppati in questo seconda edizione del Biomass Energy Report, rinnovata anche nell organizzazione dei capitoli con un primo focus tecnologico che guarda agli ultimi sviluppi delle diverse tecnologie che hanno l obiettivo di sfruttare le biomasse per la generazione di energia elettrica, seguito poi dall indagine dettagliata e separata per tipologia di biomassa sui trend normativi, di mercato e di filiera che hanno interessato le imprese che operano nel nostro Paese. Il Rapporto si chiude poi con l analisi a tutto tondo del settore dei biocarburanti, per molti versi eterogeneo rispetto ai precedenti, e che soprattutto è alle prese con una non facile transizione tecnologica verso la cosiddetta seconda generazione. Nel summary, che come al solito non ha la pretesa di riassumere tutto quanto presente nel Rapporto, ma di offrire una rapida carrellata dei principali approfondimenti sviluppati, si è comunque deciso di mantenere una lettura integrata per tipologia di biomassa, dando al lettore una ulteriore occasione di cogliere nel Rapporto la trasversalità di alcune tematiche. Le biomasse agroforestali La produzione di energia elettrica da biomassa agroforestale è stata incentivata nel corso del 2010 attraverso due meccanismi: per gli impianti di piccola taglia (inferiore ad 1 MWe, che però rappresentano meno del 30% del totale della potenza installata in Italia), attraverso la cosiddetta tariffa omnicomprensiva, per quelli di taglia maggiore o uguale ad 1 MWe (oltre il 70% del totale), invece, attraverso il meccanismo dei Certificati Verdi. Entrambe questi meccanismi sono stati profondamente modificati all inizio del 2011, per effetto dell approvazione del cosiddetto Decreto Rinnovabili (Decreto Ministeriale del 3 Marzo 2011). Il Decreto prevede infatti una distinzione della modalità di erogazione degli incentivi in due categorie: per gli impianti di potenza nominale minore, comunque non superiore ai 5 MW elettrici (eventualmente differenziabili per le diverse categorie di biomasse e per classi di potenza), sarà disponibile un incentivo nela forma di una tariffa omnicomprensiva; per gli impianti di potenza superiore ai valori minimi sarà invece previsto a partire dal 2015 un incentivo assegnato tramite aste al ribasso gestite dal GSE. Ad oggi non è noto come i Decreti Attuativi tradurranno in pratica questi principi nel caso degli impianti a biomasse agroforestale, ma ad ogni modo è altamente probabile che, considerata la taglia media degli impianti a biomassa agroforestale realizzati in Italia, essi rientreranno nel meccanismo delle aste al ribasso, quello potenzialmente più articolato e farraginoso nella sua applicazione concreta. Una nota positiva viene dal fatto che il Decreto del 2 Marzo 2010 aveva nel frattempo sancito la definizione operativa di filiera corta, attesa dagli operatori da oltre tre anni, consentendo quindi ai titolari di impianti a biomassa agroforestale di taglia maggiore di 1 MWe di beneficiare di un coefficiente moltiplicativo del Certificato Verde pari a 1,8. Poiché comunque da qui al 2012 anche i nuovi impianti di taglia superiore al MWe che entreranno in funzione in Italia potranno ancora beneficiare del meccanismo dei Certificati Verdi fino al 2015, questo incremento permette almeno in parte di compensare in via anticipata le eventuali perdite derivanti dal cambio di meccanismo di incentivazione. 17

19 Executive Summary Sul fronte invece degli impianti di taglia più piccola, è interessante sottolineare come il possibile innalzamento sino a valori prossimi ai 5 MWe, e comunque superiori all attuale 1 MWe, della soglia per accedere alla tariffa onnicomprensiva apra la strada allo sviluppo tecnologico dei sistemi ORC. la tecnologia ORC (Cicli Rankine a fluido Organico) è infatti una valida concorrente ai tradizionali cicli Rankine a vapor d acqua proprio per le taglie di potenza comprese fra 1 e 5 MW elettrici. E in questa fascia di potenza, infatti, dove questi ultimi fanno segnare un netto calo della loro efficienza complessiva (75% contro i normali 85% di impianti di taglia superiore ai 20 MWe) e lasciano quindi uno spazio di mercato interessante per gli impianti che adottano tecnologie alternative. L interesse per i sistemi ORC, che secondo gli operatori potrebbe portare in Italia all installazione di 30 MW di nuovi impianti nel corso del 2011 (contro i 15 MW complessivamente in funzione alla fine del 2010), è reso ancor più forte dal fatto che è Turboden e con una origine che può essere fatta risalire al Politecnico di Milano l impresa leader anche a livello europeo per questa tecnologia. Analogo interesse si è sviluppato nei confronti delle tecnologie di gassificazione, ossia dei processi di conversione termochimica di un combustibile solido (come ad esempio la biomassa) in un combustibile gassoso (gas di sintesi o syngas). Queste tecnologie, allo studio fra gli altri presso il Centro ENEA di Trisaia, sono ad oggi ancora troppo costose, ma hanno il pregio di avere in uscita un vettore energetico gassoso che quindi garantisce una maggiore facilità di trasporto e distribuzione, un elevato rendimento di combustione (anche per potenze medio-piccole) ed emissioni più contenute durante il processo di conversione. Nel corso del 2010, infatti, alcuni nuovi impianti sono entrati in funzione e le richieste che sono arrivate al GSE anche in seguito al citato cambio della normativa riguardano altri 20 impianti in fase di realizzazione per una potenza elettrica complessiva di poco superiore ai 20 MW. L approvazione del Decreto Rinnovabili è poi foriera di una modifica ancora più profonda dei sistemi di incentivazione per questo settore, in quanto introduce per la prima volta degli incentivi specifici (anche se ancora indeterminati nell ammontare e nelle modalità di erogazione) per la produzione di calore in impianti alimentati a fonti rinnovabili, tra cui appunto quelli a biomasse agroforestali. Per quanto riguarda i piccoli impianti, quindi ad uso residenziale, quali le caldaie a pellet, vengono fissati poi a partire dal 2012 degli obblighi di impiego di calore prodotto da fonti rinnovabili (fino al 50% del fabbisogno) negli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Mentre, per gli impianti di più grandi dimensioni, si stabilisce che venga istituito presso la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico un fondo di garanzia a sostegno della realizzazione di reti di teleriscaldamento che dovrebbe essere di circa 22,5 mln di l anno da destinare esclusivamente alla realizzazione di reti di teleriscaldamento. Tenendo conto che, in media, una rete di teleriscaldamento in Italia ha un costo di 5 mln / mln m 3, questo significherebbe poter servire circa nuove utenze ogni anno, corrispondenti ad una cittadina di abitanti. Tutti gli operatori sono concordi nel definire queste modifiche importanti per garantire uno sviluppo futuro estremamente significativo per il settore, che invece nel 2010 non ha fatto registrare variazioni rilevanti (soprattutto se confrontate con quelle di altri comparti simili). Le biomasse agroforestali hanno contribuito nel corso dell ultimo anno alla produzione di energia primaria in Italia per 5,6 Mtep (equivalenti a 65,1 TWh di produzione termica o 25,4 TWh di produzione elettrica), che corrispondono a circa il 2,9% del fabbisogno totale del nostro Paese, in crescita del 7% rispetto all anno MWt e 550 MWe sono invece la potenza complessiva installata in Italia in impianti di questo tipo. I diversi segmenti di mercato che compongono il variegato panorama delle biomasse agroforestali si sono però contraddistinti con andamenti fra di loro differenziati. Nel 2010 sono stati installati circa nuovi impianti residenziali (+10%) per un giro d affari annuo stimabile nell ordine di 840 mln. Poco meno di 20 (in linea con gli anni precedenti), per un volume d affari complessivo stimabile in 100 mln, sono invece i nuovi impianti di media taglia connessi a reti di teleriscaldamento che però permettono di soddisfare (considerando tutto l installato nei 250 impianti attivi alla fine del 2010) il fabbisogno di calore di oltre famiglie. Per quanto riguarda, infine, gli impianti di grande taglia (centrali termoelettriche) nel corso del 2010 sono stati installati poco più di 10 nuovi impianti, cui corrisponde una crescita della potenza complessiva di oltre 40 MW. Si tratta di una crescita del numero di impianti e della potenza cumulata rispettivamente di circa il 14 e l 8%, valori decisamente inferiori rispetto ai dati fatti registrare negli ultimi anni, che segnalano una inversione di tendenza dettata dalla crescente incertezza sul siste- 18

20 Executive Summary ma di incentivazione degli impianti di grande taglia, ossia il Certificato Verde. A questa crescita seppur contenuta del mercato è corrisposto comunque un volume d affari complessivo generato nel 2010 pari a oltre 1,2 mld. Le biomasse agroforestali, quindi, nel complesso hanno generato un volume d affari che nel 2010 ha raggiunto e superato i 2,1 mld, con una crescita di oltre il 15% rispetto al valore fatto registrare nel Attorno a questo mercato ovviamente ruotano diverse imprese. Il nostro censimento ne ha identificate più di 380 attive nelle diverse fasi della filiera, ad esclusione dei titolari degli impianti di teleriscaldamento e delle centrali termoelettriche che superano le 200 unità. Si è osservato quindi un significativo incremento (+25%) del numero di imprese attive in questo comparto rispetto al 2009 ed un corrispondente aumento della competizione. Questo lascia intendere che il mercato italiano, nonostante non abbia fatto registrare dei tassi di crescita particolarmente elevati e nonostante le incertezze normative, sia stato giudicato attrattivo da diversi nuovi operatori che hanno deciso di investirvi. È interessante notare come questo incremento del numero di operatori non sia andato però a discapito delle imprese italiane, che hanno mantenuto di fatto inalterato (se non in alcuni casi, come nel comparto della produzione di tecnologie e componenti, addirittura aumentato) il loro peso percentuale. Di fatto si conferma ancora, quella delle biomasse agroforestali, una filiera in cui la presenza degli operatori italiani, anche nelle aree di business a maggiore intensità tecnologica, è preponderante. Il biogas Fra le tecnologie nella maggior parte dei casi assai mature che caratterizzano il settore della produzione di energia da biogas, due sono venute particolarmente alla ribalta nel corso dell ultimo anno e mezzo, soprattutto per effetto di evoluzioni della normativa: quelle per l abbattimento dei nitrati e per l upgrading da biogas a biometano. L Unione Europea ha stabilito ormai da tempo un limite di 170 Kg/ha per le emissioni annuali di azoto da effluenti zootecnici in quelle zone che, per conformazione geografica, sono considerate vulnerabili ai nitrati (ZVN). Questo provvedimento interessa molte Regioni del Nord Italia se si pensa che più del 50% del territorio di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna rientra in questa categoria. L Italia ha presentato una richiesta di deroga a 250 kg/ ha, ma la decisione europea è di nuovo slittata nel corso del 2011 e di fatto sta divenendo sempre più stringente l obbligo per gli allevatori di conformarsi all obbligo di riduzione delle emissioni. Le tecnologie attualmente a disposizione (che vengono descritte nel primo capitolo del Rapporto) si distinguono fra conservative, che permettono di recuperare l azoto in prodotti nobili che possono essere economicamente valorizzati, e quelle distruttive, che rimuovono l azoto rendendolo inutilizzabile. E interessante sottolineare, tuttavia, come in entrambi i casi sia necessario l impiego di energia termica che risulta reperibile gratuitamente sotto forma di recupero calore (altrimenti spesso disperso) in un impianto a biogas per la produzione di energia elettrica. L interesse per questo tipo di impieghi è tale che diversi degli operatori intervistati vedono nel prossimo futuro lo svilupparsi di impianti biogas che abbiano il componente di trattamento dei nitrati come add on o addirittura già compreso nell offerta. A maggior ragione uno sviluppo di questo tipo appare plausibile se si considera che, come già richiamato in precedenza, il Decreto Rinnovabili prevede strumenti di incentivazione per l energia termica prodotta da fonti rinnovabili. Un ulteriore importante novità del Decreto Rinnovabili riguarda la promozione dell uso del biometano, ossia una miscela costituita principalmente da anidride carbonica e metano ottenuta per successiva purificazione (upgrading) del biogas. L Autorità per l Energia Elettrica e il Gas ha 3 mesi di tempo, dalla data di entrata in vigore del Decreto Rinnovabili (ossia entro la fine di Giugno 2011), per emanare le direttive riguardanti le condizioni tecniche ed economiche per l erogazione del servizio di connessione di impianti di produzione di biometano alle reti del gas naturale i cui gestori hanno obbligo di connessione di terzi. Ad oggi non esistono in Italia impianti per la produzione di biometano anche perché i costi del processo di upgrading sono ancora estremamente elevati. La nostra indagine ha messo in luce, ad esempio, che per consentire un adeguata remunerazione dell investimento necessario all upgrading (soprattutto se si considera che l alternativa è l impiego del biogas per la produzione incentivata di energia elettrica) sarebbe necessario ritirare il biometano immesso in rete ad un prezzo tra 0,8 e 1 / m 3. Un valore certo piuttosto elevato, se si pensa che nel 2010 il prezzo del gas metano per un consuma- 19

21 Executive Summary tore residenziale è stato in media pari a 0,7 /m 3 (il 35% del quale legato al costo reale del gas). Al di là quindi dei propositi condivisibili vi sono ancora certo delle barriere ad un pieno sviluppo del biometano in Italia. Se ritorniamo invece alla produzione di energia elettrica, è importante sottolineare come all inizio del 2011 in Italia esistevano più di 500 impianti a biogas con una potenza complessiva superiore ai 550 MWe ed una produzione annua complessiva di TWh, che ci pone al terzo posto in Europa dopo la Germania (12 TWh) ed il Regno Unito (con oltre 7 TWh, che però costituiscono il 31% del totale di produzione di elettricità da fonti rinnovabili). La potenza installata in Italia nel corso del 2010 è cresciuta del 20% rispetto all anno precedente, mentre del 13% si è incrementato il numero degli impianti, a testimonianza del continuo interesse per questa forma di sfruttamento delle biomasse. Il volume d affari è stimabile in oltre 900 mln, anche qui con un +60% rispetto a quanto fatto registrare nel La crescita è pressoché interamente da attribuire al biogas agricolo e zootecnico, con la potenza installata in impianti da discarica che è rimasta costante (segno evidente della saturazione ormai raggiunta in questo segmento di mercato). Ottimistiche appaiono essere anche le aspettative di crescita per il futuro, con le opinioni degli operatori piuttosto concordi nel definire che il mercato del biogas agricolo continuerà a crescere con tassi consistenti fino alla fine del 2012, quando si potrebbe arrivare ad avere una potenza complessiva installata di quasi 800 MWe. Nel corso dell ultimo anno si è decisamente rafforzato il peso delle imprese agricole e zootecniche, che hanno contato per l 80% dell installato, come promotrici della costruzione di impianti a biogas. Tradizionalmente queste dimensionavano i propri impianti in base alla loro disponibilità di materia prima, per evitare di ricorrere all approvvigionamento dall esterno, spesso molto costoso e soggetto a dinamiche di prezzo non sempre facilmente gestibili. La tendenza si è però invertita con molte imprese agricole che hanno cercato di incrementare la taglia dei loro impianti fino al limite che permette di accedere alla tariffa omnicomprensiva, nel tentativo di sfruttare le significative economie di scala che negli ultimi mesi hanno contraddistinto l investimento nell impianto a biogas Il numero di imprese coinvolte complessivamente nella filiera è aumentato, visto che il nostro censimento ne ha messe in luce 560 contro le 500 del Anche il numero di addetti complessivamente impegnati dalla filiera italiana del biogas ha superato alla fine del 2010 le unità, contro i quasi addetti dell anno precedente. Questo è dovuto anche al fatto che in questa filiera si registra una netta prevalenza di operatori italiani che nemmeno la crescita del 2010 (con il possibile assalto degli operatori stranieri) ha messo realmente in discussione. Ad essere premiate, con margini lordi industriali fino a oltre il 20%, sono soprattutto le imprese titolari di impianti di produzione di energia (grazie alla generosità della tariffa incentivante), ma in generale in tutta la filiera si osservano marginalità molto interessanti, con la sola area di business tecnologia e componenti con EBITDA Margin di poco superiori al 10%, a causa della limitata complessità ed elevata maturità tecnologica delle soluzioni e dei componenti in gioco. I rifiuti solidi urbani La tecnologia per la valorizzazione energetica dei rifiuti se si eccettuano gli impianti (ancora in fase sperimentale in Italia) che adottano le torce al plasma e che sono comunque oggetto di approfondimento nel Rapporto è ormai piuttosto matura, e ben consolidato è anche il periodico (quindicennale per la precisione) processo di rinnovo degli impianti. Uno scossone al settore in Italia l ha tuttavia dato ancora una volta la normativa. Due sono le ragioni: le scadenze sempre più pressanti relative al passaggio dalla vecchia forma di incentivazione CIP6 alla nuova dei Certificati Verdi; il Decreto Rinnovabili che, non soltanto ha generato forte incertezza relativamente a questi ultimi, ma ha anche introdotto importanti novità di indirizzo per il settore. Nel 2010 sono stati costretti ad abbandonare il CIP6 ben 6 impianti, per un totale di oltre 677 mila tonnellate di rifiuti trattati (circa il 10% del totale italiano). Entro il 2012, poi, impianti con capacità di trattamento per quasi 2 milioni di tonnellate di rifiuti (il 30% circa del totale) vedranno profondamente modificato il loro sistema di incentivazione. Il passaggio alla nuova forma di incentivazione non è indolore tenendo conto che si rendono necessari interventi di revamping, ossia di pesante modifica tecnologica (alle griglie, ai forni, ma anche alla turbina in molti casi) per ottenere dal GSE la nuova qualifica di Impianto Alimentato a Fonti Rinnova- 20

22 Executive Summary bili (IAFR). Il Decreto Rinnovabili ha poi sancito che il prezzo dei Certificati Verdi subisca un taglio immediato del 22% e che il meccanismo stesso sia sostituito dal 2015 da un nuovo e per ora incerto nelle sue regole di dettaglio meccanismo ad asta per l aggiudicazione degli incentivi. In realtà, al revamping per la conservazione dell incentivazione alla produzione di energia elettrica si è affiancata in alternativa nel 2010 guidando la scelta di operatori importanti come ad esempio A2A la conversione dell impianto verso un maggiore sfruttamento dell energia termica. Questo è addirittura preferibile dal punto di vista dell efficienza di trasformazione energetica, ma richiede come necessario pre-requisito l esistenza di una idonea rete di teleriscaldamento (la cui costruzione ex novo richiede investimenti medi superiori ai 5 mln per milione di metro cubo di utenze riscaldate). Gli operatori guardano ora a questa strada con ancor maggiore interesse, tuttavia, visto che il Decreto Rinnovabili ha annunciato un sistema di incentivi dedicato alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili e, soprattutto, ha dato vita ad un fondo (di cui si è già parlato in precedenza) per circa 22,5 mln di l anno destinati alla realizzazione di reti di teleriscaldamento. E abbastanza probabile che l iniezione di capitali a livello nazionale possa poi fare da volano anche per gli investimenti degli Enti Pubblici locali e quindi amplificare ulteriormente gli effetti del provvedimento. Il maggior peso della componente termica su quella elettrica è peraltro un trend comune anche a livello europeo, dove il mercato (69 milioni di tonnellate di rifiuti termovalorizzati negli oltre 450 impianti sparsi sul territorio europeo) ha fatto segnare un incremento di poco inferiore al 10% rispetto all anno precedente, ma dove l energia termica prodotta (per ora ancora minoritaria) è cresciuta più del doppio rispetto a quella elettrica. Il mercato italiano (4,6 milioni di tonnellate in tutto) è un po in ritardo da questo punto di vista ed anzi ha fatto segnare uno stallo nel corso del Nessun nuovo impianto è entrato in funzione ed anche dal punto di vista della capacità produttiva si è avuto un incremento di soli 40 MWe (il 5%) per effetto di interventi di ampliamento e revamping già programmati. Qualcosa però si muove con una serie di nuovi impianti in progetto, la cui capacità complessivamente messa a disposizione è di tonnellate, con un balzo di oltre il 35% rispetto alla capacità attualmente disponibile. Si tratta quasi esclusivamente di nuovi impianti con una taglia decisamente significativa e più in linea con gli standard di efficienza tecnologica europei. Il fabbisogno di capacità di trattamento che al 2020 consentirebbe all Italia di allinearsi alla media europea è di però 11,5 milioni di tonnellate e giunti a metà del guado siamo ad appena al 15% dell obiettivo. Se quindi è necessario sottolineare la ripartenza delle realizzazioni di nuovi impianti, dall altro lato è palese come i tassi di crescita non siano sufficienti per garantirci un adeguato collocamento in Europa. Appare chiaro ed anche buona parte degli operatori intervistati ne è conscio che fino a quando rimarrà predominante il ruolo politico delle utility locali e quindi non si avrà il coraggio di operare secondo una vera logica di business, la filiera italiana del recupero energetico da rifiuti sarà costretta a giocare la propria partita in un mercato comunque piccolo. In questo le già citate novità del Decreto Rinnovabili possono essere solo d aiuto a dare una svolta. Gli oli vegetali Gli impianti per la produzione di energia elettrica da oli vegetali sfruttano tecnologie mature e consolidate, il che è evidente se si considera che il vero è proprio generatore elettrico è un normale motore endotermico di tipo navale ad altissima affidabilità e stabilità (con una durata media di circa 20 anni). Tenendo conto ad esempio del sistema di incentivazione (0,28 /kwh in caso di olio tracciabile di provenienza europea, 0,18 /kwh in caso di olio importato extra europeo) attualmente in vigore per i piccoli impianti (numericamente i più diffusi) e del costo di approvvigionamento medio della materia prima, però, un impianto da 1 MW elettrico da 1,5 mln di investimento si ripaga in meno di 6 anni, con ritorni anche superiori al 20% e garantisce circa ore di funzionamento all anno. Questi numeri, unitamente alla maturità della tecnologia e alla relativa semplicità di impiego, rendono questi impianti estremamente interessanti dal punto di vista economico-finanziario Ad oggi la gran parte dell olio che viene utilizzato in Italia (e non solo) come vettore energetico proviene dal mercato estero e spesso da colture presenti solo in Paesi della fascia sub-tropicale (come ad esempio la palma da olio e la jatropha). Questo rappresenta il principale problema per lo sviluppo del settore, visto che la Legge 99/2009 ed il più volte citato Decreto Rinnovabili stabiliscono dei criteri di tracciabilità attraverso un sistema in- 21

23 Executive Summary formativo chiamato SIAN e sviluppato dall Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura e di sostenibilità (con riferimento all impiego di colture che comunque garantiscano un crescente livello di riduzione delle emissioni) piuttosto stringenti. In base a quanto emerso dall indagine condotta sul campo, l introduzione di questi strumenti si tradurrà in un aggravio di costo nell approvvigionamento della materia prima, con la forchetta di prezzo tra oli sostenibili e oli non sostenibili che si allargherà sempre più, così come è già accaduto per gli oli tracciabili EU utilizzati nell alimentazione dei piccoli impianti, il cui valore di mercato ha recentemente superato i a tonnellata. L incertezza non solo condiziona i nuovi investimenti, ma potrebbe avere ripercussioni anche su quelli già effettuati, con impianti che, non disponendo di materia prima sostenibile a prezzi economicamente convenienti, potrebbero essere costretti ad interrompere la loro produzione. Tutto questo si innesta in un mercato che è arrivato a fine 2010 a oltre 620 MWe complessivamente installati (+ 60% rispetto al 2009), livello superiore sia a quello raggiunto nel segmento delle biomasse agroforestali sia nel biogas. Nonostante, quindi, non si parli spesso di questa forma di sfruttamento delle biomasse di origine vegetale, si tratta sicuramente di un comparto che dà e potrebbe dare un significativo contributo al raggiungimento degli obiettivi per le bioenergie previsti dal Piano di Azione Nazionale del Nel corso dei primi mesi del 2011 la crescita delle installazioni è proseguita in modo consistente, con grandissima parte degli impianti in progetto che stanno concretamente vedendo la luce (100 MWe era la nuova potenza installata all inizio di giugno). Anche la filiera che sta dietro la produzione dell olio vegetale è di tutto interesse, visto che sono oltre gli operatori a vario titolo coinvolti in Italia. Come è comune a molte delle filiere delle rinnovabili nel nostro paese, le fasi più a monte (ossia quelle delle tecnologie e dei componenti) sono in larga misura dominate da player stranieri, mentre la presenza delle imprese italiane sale se ci si sposta a valle, con ad esempio poco meno dell 80% della progettazione ed installazione dell impianto appannaggio degli operatori nazionali. Nella fase di produzione e trading di energia, poi, la totalità delle imprese che sono titolari di un impianto e beneficiano della vendita dell energia che esso produce sono italiane. A differenza di altre filiere delle rinnovabili, però, nel caso degli oli vegetali la marginalità industriale media sale mano a mano che ci si sposta verso le fasi più a valle della filiera. Questo suggerisce che gran parte dei generosi incentivi erogati ai titolari di impianti con un volume d affari complessivo nel 2010 di oltre 1,1 mld. vada in realtà a sostenere la crescita degli utili di operatori locali, facendo della produzione di energia da oli vegetali un comparto particolarmente pregiato. I biocarburanti Secondo le stime dell IEA entro il 2035 il settore dei biocarburanti beneficerà di ulteriori investimenti in Ricerca & Sviluppo per 335 miliardi di dollari. Il 64% di questi saranno ancora destinati, tuttavia, alla prima generazione di biocarburanti (ossia quella che sfrutta materie prime in competizione con le filiera del food) mentre solo una quota minoritaria verrà impiegata per lo sviluppo di biodiesel (17%) e bioetanolo (14%) della cosiddetta seconda generazione, che invece impiega materie prime effettivamente alternative. La visione che emerge dalla nostra indagine empirica è però in parte differente, in Europa ed anche in Italia. Innanzitutto perché sono diversi e molto promettenti gli investimenti che già si stanno realizzando nel campo delle alghe (da cui si possono ottenere mediamente litri di biodiesel per ettaro all anno, contro i attualmente consentiti dal pure efficiente olio di palma) che vede coinvolti anche alcuni operatori italiani (uno su tutti l Eni) e nella generazione di bioetanolo da materie prime ligno-cellulosiche, nella quale ad esempio è impegnata la multinazionale italiana Mossi&Ghisolfi. E poi perché l approccio del legislatore al problema nel corso dell ultimo anno, ed ancor più precisamente degli ultimi mesi, è decisamente cambiato. Il Decreto Rinnovabili ha rappresentato infatti un vero e proprio terremoto per l industria dei biocarburanti in Italia, andando ad agire su tre aspetti fondamentali: (i) la definizione stessa di biocarburante; (ii) i meccanismi per la verifica del requisito di sostenibilità, che sono nella pratica a carico degli operatori; (iii) gli obblighi di immissione in rete. Sin dal prossimo anno (ossia dal 2012) in Italia sarà possibile considerare biocarburanti solo quei carburanti provenienti da materie prime vegetali che garantiscono un riduzione di emissioni pari ad almeno il 35%. La soglia di ammissibilità per essere 22

24 Executive Summary considerati biocarburanti sale al 50% di emissioni in meno a partire dall 1 gennaio 2017 e poi si stabilizza al valore del 60% dal In sostanza significa che dal 2012 il bioetanolo prodotto da mais e da grano ed il biodiesel prodotto a partire da olio di palma o da soia non saranno più considerati biocarburanti e dal 2017 a non essere considerato biocarburante sarà anche il biodiesel ottenuto per transesterificazione dell olio di colza. Materie prime queste che hanno fino ad ora giocato un ruolo preponderante nella produzione di biocarburanti in Italia e che, secondo la nuova definizione, non saranno più ammessi ai meccanismi di incentivazione e soprattutto non potranno più essere impiegati per rispettare la quota d obbligo. Il Decreto ha poi ulteriormente smorzato l obbligo di immissione ponendo come obiettivo per il 2012 il 4% (valore costante rispetto al 2011) e spostando al 2014 mentre nella precedente versione sarebbe dovuto essere nel 2013 il raggiungimento del 5% di carburanti bio immessi in rete sul totale. In questo, l Italia si allontana ulteriormente dall obiettivo europeo a questo punto praticamente irraggiungibile a detta degli operatori del 10% di biocarburanti immessi in rete al 2020 e segna il passo rispetto a Paesi come la Germania, la Francia e la Spagna che hanno fissato come soglia di immissione per il 2012 rispettivamente il 6,25%, il 7% e il 5,83%. Il Decreto Rinnovabili poi riconosce e questo è l unico aspetto giudicato positivamente dagli operatori ai biocarburanti di seconda generazione una maggiorazione del 100% rispetto alla quantità effettivamente immessa nel computo dei valori di immissione ai fini del rispetto della quota d obbligo. Nel complesso, quindi, ci si aspetta che il Decreto cambi profondamente l orizzonte geografico ed il mix di materie prime utilizzato, ma soprattutto il livello di investimenti sulla seconda generazione che evidentemente è destinata ad una accelerazione molto significativa nel prossimo futuro. Tutto questo, però, si inserisce in un contesto di mercato e di filiera italiano purtroppo piuttosto debole. Se si guarda al biodiesel, che ha una quota del 95% sul totale dei biocarburanti italiani, la capacità produttiva italiana (che è la terza in Europa) è rimasta costante rispetto all anno precedente e di poco superiore ai 2 milioni di tonnellate. Anche la produzione si è fermata poco sopra le tonnellate, con un livello medio di saturazione degli impianti attorno al 28%, significativamente inferiore alla pur non brillante media europea (41,4%). La crescita dell immissione in consumo (quasi raddoppiata, passando dalle tonnellate del 2008 alle oltre 1,32 milioni di tonnellate nel 2010) è stata compensata da un incremento esponenziale dell import (e quindi delle attività dei trader di biodiesel). Nel 2008 l import ha pesato per il 29% del totale immesso in rete, nel 2009 per il 36% e nel 2010 ha raggiunto il 51%, con previsioni di ulteriore crescita per il 2011 sino a toccare, secondo gli operatori, quota 70%. La situazione non migliora, anzi il quadro è ancora più desolante, se si prende in esame il bioetanolo, dove la produzione è addirittura crollata nel 2010 rispetto al 2009, passando da tonnellate a poco meno di , riportandosi ai livelli di due anni fa. Complessivamente la filiera italiana dei biocarburanti si è indebolita nel corso del 2010 ed in molti casi gli operatori, che avevano provenienze settoriali diverse, hanno dovuto compensare la riduzione del business generato dal biodiesel con un ritorno al loro business originale. Le imprese sono sostanzialmente ferme (e quindi accumulano ritardo rispetto ai competitor europei) e per certi versi incapaci di cogliere il potenziale che anche il bioetanolo può esprimere. Questo ovviamente se si escludono i progetti sulla seconda generazione, che ad oggi paiono essere le uniche possibilità concrete per il rilancio dell industria italiana dei biocarburanti. Davide Chiaroni Responsabile della Ricerca Federico Frattini Responsabile della Ricerca Riccardo Terruzzi Project Manager 23

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