LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
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1 Università degli Studi di Catania Area della Prevenzione e della Sicurezza - Servizio Prevenzione e Protezione dai Rischi () - Dott. Giuseppe Caccia ASPP Università degli Studi di Catania LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
2 2 Perché è importante sensibilizzare i lavoratori sulla sicurezza Motivo Etico Motivo Economico
3 3 INAIL: dati infortuni. (27 aprile 2012) Continuano a calare nel 2011 gli infortuni sul lavoro in Italia, ( ) con una flessione del 6,4% Si mantiene sotto quota mille il numero di lavoratori che hanno perso la vita: le vittime sono 930 (40 in meno in confronto al 2010). In aumento del 9,6% le malattie professionali 930 vittime? troppe anche una sola!
4 4 L analisi delle spese e dei costi degli infortuni operato da organi di ricerca (quali Eurispes nel "Rapporto Italia 2010) ha evidenziato un costo di 40 miliardi di euro per la collettività. Nell`ipotesi di diminuzione dell`l% del numero di infortuni si avrebbe risparmio economico pari a 438 milioni di euro, o per una diminuzione del solo 5% un risparmio economico pari a 2,2 miliardi di euro
5 5 PARLEREMO DI LUOGHI DI LAVORO Pericolo e Rischio - Valutazione dei rischi Il Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) Requisiti dei luoghi di lavoro Ergonomia Microclima Attrezzature di lavoro.
6 6 Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 Attuazione dell'articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. (Gazzetta Ufficiale n. 101 del 30 aprile Suppl. Ordinario n.108) Il provvedimento, approvato dal Governo in attuazione della delega contenuta nella Legge 3 agosto 2007 n 123, è entrato in vigore il 15 maggio Modificato e integrato mediante il Decreto correttivo D.Lgs 106/2009: teso a correggere errori materiali e a modificare portata e ampiezza di Obblighi e Sanzioni contenuti nel D.Lgs 81/2008
7 7 D. Lgs. 81/ Articoli suddivisi in 13 Titoli Titolo I - Principi comuni (artt. 1-61) Titolo II - Luoghi di lavoro (artt ) Titolo III - Uso delle attrezzature di lavoro e dei D.P.I.. (artt ) Titolo IV - Cantieri temporanei o mobili (artt ) Titolo V - Segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro (artt ) Titolo VI - Movimentazione manuale dei carichi (artt ) Titolo VII - Attrezzature munite di videoterminali (artt ) Titolo VIII - Agenti fisici (artt ) Titolo IX - Sostanze pericolose (artt ) Titolo X - Esposizione ad agenti biologici (artt ) Titolo XI - Protezione da atmosfere esplosive (artt ) Titolo XII - Disposizioni in materia penale e di procedura penale (artt ) Titolo XIII - Norme transitorie e finali (artt )
8 8 Pericolo e Rischio
9 9 Definizioni di cui all Art. 2 del D.Lgs. 81/08: «pericolo»: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni; «rischio»: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione;
10 10 Pericolo: elettricità Rischio: folgorazione Pericolo: Monossido di carbonio Rischio: asfissia Pericolo: elementi meccanici in movimento Rischio: taglio, cesoiamento
11 11 TUTTI I PERICOLI COMPORTANO RISCHI?
12 12 NO! «rischio assente»: in assenza di esposizione con la fonte di pericolo la probabilità di danno = zero
13 13 La Matrice del Rischio rappresenta lo strumento utilizzato per combinare le quantità (potenzialità e probabilità) che influiscono nella determinazione del rischio, ossia la criticità del rischio. Ad ogni voce di pericolo e/o difformità, identificata da un codice, sono attribuiti i parametri che seguono: G n = Gravità del pericolo/difformità o magnitudo del danno (n da 1 a 4), = Probabilità o frequenza dell evento sulla base di dati statistici o ipotizzati (n da 1 a 4), P n MATRICE DEL RISCHIO C n = Grado di Criticità del rischio- G n X P n (da 1 a 16), L attribuzione dei parametri G n e P n determina univocamente, in base al grafico Matrice dei Rischi,il grado di criticità C n del rischio o difformità strutturale/operativo della voce, ed in conseguenza di esso devono essere eseguiti gli interventi necessari per eliminarlo (interventi di tipo strutturale o sull attività lavorativa svolta).
14 14 MATRICE DEL RISCHIO Categoria di Probabilità P1 Definizione Evento improbabile Categ. di Gravità G1 Definizione Danni al fisico di trascurabile entità (abrasioni, contusioni, malessere passeggero) P2 Evento possibile G2 Danni al fisico di modesta entità (ferite, tagli, malattie lievi) P3 Evento già verificatosi G3 Danni di notevole entità (fratture, lesioni gravi, malattie invalidanti) P4 Evento verificatosi ripetutamente G4 Danni gravi (morte, invalidità permanente)
15 15 MATRICE DEL RISCHIO P 4 P 3 P 2 P G1 G2 G3 G4 C4 Rischio alto AREA 9-16 C3 Rischio medio-alto AREA 4-8 C2 Rischio Medio-Basso AREA 2-3 C1 Rischio Basso AREA 1
16 16 MATRICE DEL RISCHIO I RISCHI C4 (di cui alle aree 9-16) sono INACCETTABILI, e quindi è necessario affrontarli immediatamente, nelle more degli interventi correttivi l attività lavorativa viene sospesa. I RISCHI C3 (di cui alle aree 4-8) sono GRAVI, e quindi è necessario affrontarli tempestivamente. I RISCHI C2 (di cui all area 2-3) sono relativi ad eventi che si manifestano con maggiore frequenza significativa ma con conseguenze «raramente» gravi; verranno pertanto affrontati con la dovuta attenzione. I RISCHI C1 (di cui all area 1) possono essere considerati trascurabili; comunque vanno tenuti sotto controllo. 16
17 17 I RISCHI CHE POSSIAMO INDIVIDUARE NEI LUOGHI DI LAVORO:
18 18 RISCHI PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI Sono rischi di natura infortunistica che possono causare l infortunio quando ci esponiamo anche una sola volta ad un determinato fattore di rischio. Derivano da: carenze strutturali; carenze di sicurezza negli impianti elettrici e tecnici ; incendio e/o esplosione vie di fuga/uscite di emergenza Ognuno di questi FATTORI DI RISCHIO può causare un infortunio grave o anche la morte al verificarsi anche di una sola volta, pensiamo per esempio alla folgorazione, il cesoiamento, ETC.
19 RISCHI PER LA SALUTE DEI LAVORATORI Sono rischi di natura igienico ambientale, che causano infortunio o malattia quando l esposizione ad un determinato fattore di rischio si ripete nel tempo. I rischi per la salute dei lavoratori derivano da: esposizione a rumore e vibrazioni, radiazioni, illuminazione e microclima; movimentazione dei carichi e posture scorrette; esposizione a di sostanze tossiche e nocive; esposizione a microrganismi nocivi. Questi fattori di rischio causano malattie professionali solo dopo una esposizione prolungata al rischio: per esempio, lavorare in un ambiente rumoroso per molto tempo senza protezioni
20 20 I RISCHI SONO TUTTI COMPLETAMENTE ELIMIBABILI?
21 NO! Pertanto, applicate tutte le misure di prevenzione, per i rischi NON completamente eliminabili, interverremo prima con idonei Dispositivi di Protezione Collettiva (D.P.C.) e successivamente con idonei Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.) 21
22 22 Il Dispositivi di Protezione Collettiva Il Dispositivi di Protezione Individuale
23 23 Alcune immagini della NON sicurezza
24 24 SuperMan? 24
25 25 IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (D.V.R.)
26 26 Il Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) D. Lgs 81/ Art. 28 La valutazione di tutti i rischi deve essere effettuata dal Datore di Lavoro in collaborazione con il Responsabile del, previa consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) Il DVR redatto a conclusione della valutazione dei rischi deve avere data certa.
27 27 Il Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) Il Documento di Valutazione dei Rischi deve contenere: A) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l attività lavorativa B) l indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei DPI adottati C) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; D) l individuazione delle procedure per l attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell organizzazione aziendale che vi debbono provvedere E) l indicazione dei nominativi del Datore di Lavoro, responsabile del, Medico Competente, Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza
28 IL PROCESSO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI E LA REDAZIONE DEL DVR
29 29 Liste di controllo o Check List Le check list sono strumenti per rendere metodologico e sistematico il processo di verifica di aspetti che riguardano la sicurezza. Ci aiutano ad individuare i pericoli e la stima dei rischi nei luoghi di lavoro 29
30 Esempio di lista di controllo 30
31 31 Il Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) Il Documento di Valutazione dei Rischi dell Università degli Studi di Catania consta di due elaborati: Le schede di Valutazione e La Relazione Essi raccolgono, dati, valutazioni, misure, prescrizioni, nominativi dei lavoratori, e tutte le informazioni in materia di sicurezza, così come previsto dall art. 28 del D. Lgs. 81/08. Il D.V.R. fa riferimento alle singole Unità Produttive dell Ateneo (Aree, Dipartimenti, Centri di servizio, et.)
32 32 Il Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) - Elaborato Schede di Valutazione viene prodotta una scheda per ogni vano che raccoglie i dati di ciascun locale: dati geometrici, rischi, prescrizioni e misure, criticità dei rischi, schemi di riepilogo e le planimetrie dei locali. - Elaborato Relazione consta di due parti; la prima, descrive, i riferimenti normativi, l organizzazione dell Università, l elenco delle Unità Produttive, i criteri adottati nella valutazione, la classificazione dei luoghi di lavoro utilizzata nel D.V.R. La seconda parte, contiene la relazione tecnica di valutazione dei rischi relativa all Unità Produttive, i dati dell UP, la Gestione della sicurezza, le misure di prevenzione e protezione, l elenco del personale, le attività di rischio e i lavoratori esposti, le conclusioni.
33 33 I LUOGHI DI LAVORO
34 34 LUOGHI DI LAVORO Luoghi destinati ad ospitare posti di lavoro ubicati all interno dell azienda o dell Unità Produttiva nonché ogni altro luogo di pertinenza all azienda accessibile ai lavoratori. 34
35 35 REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO (D.Lgs 81/2008 allegato IV):
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39 39 LA SEGNALETICA di salute e sicurezza
40 40 SEGNALETICA Le finalità perseguite dalla segnaletica sono: a) Avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte; b) Vietare comportamenti che potrebbero causare pericolo; c) Prescrivere determinati comportamenti; d) Fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di salvataggio; e) Fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e sicurezza.
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44 44 L ERGONOMIA NEI LUOGHI DI LAVORO
45 45 Ergonomia nei luoghi di lavoro D.Lgs. 81/2008, all articolo 15 (Misure generali di tutela), comma 1, lettera d) Introduce l obbligo del: rispetto dei principi ergonomici dell organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo.
46 46 Ergonomia nei luoghi di lavoro All interno del D.Lgs. 81/2008 vi sono altri riferimenti al rispetto dei principi ergonomici, in particolare: titolo II (Luoghi di Lavoro) titolo III (Attrezzature di lavoro e D.P.I.) titolo VI (Movimentazione manuale dei carichi) titolo VII (Attrezzature con videoterminali)
47 47 Ergonomia nei luoghi di lavoro CAMPI DI INTERVENTO: Concezione dei posti di lavoro; Scelta delle attrezzature; Definizione dei metodi di lavoro e produzione. INTERAZIONI
48 48 Uomo Macchina: Nella scelta delle macchine e delle attrezzature fare riferimento ai principi ergonomici contenuti nelle norme tecniche più aggiornate. Scegliere le macchine in modo che il lavoro sia sicuro, confortevole, evitando posture scorrette Scegliere hardware e software in modo da rendere agevoli le azioni operative, il trasferimento di dati e di informazioni Adeguare altezze e forma dei piani di lavoro Adottare macch. e attrez. regolabili in modo da poterle adattare alla corporatura e all attività da svolgere Scegliere macch. e attrez. tenendo conto degli sforzi richiesti, alla frequenza dei movimenti operativi
49 49 Uomo Ambiente L uomo agisce all interno di un ambiente, composto da elementi solidi (tavoli e sedie, banco di lavoro, macchine, pavimentazione e pareti) e con caratteristiche specifiche di illuminazione, temperatura e umidità, ma anche di rumori e vibrazioni Rispettare i criteri ergonomici nella strutturazione e disposizione dei posti di lavoro Strutturare gli ambienti di lavoro tenendo conto della distribuzione degli arredi, spazi di accesso al posto di lavoro, spazi operativi, mobilità posturali. Assicurare uniformità di illuminazione, climatizzazione, telecomunicazioni, etc. Bisogna considerare anche gli aspetti legati all attenzione e all affaticamento mentale
50 50 ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI (D.Lgs. 81/08, Titolo VII) Art. 172.
51 51 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT) I principali rischi sono dovuti a posture scorrette soprattutto quando gli operatori lavorano per molto tempo in una posizione statica: rischi a carico dell apparato muscolo scheletrico.
52 52 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT) A carico dell apparato visivo non ci sono rischi specifici che derivano dal attività svolta al VDT. Lo sforzo cui sono sottoposti gli occhi può causare esclusivamente stanchezza. In tal senso incide: distanza dal monitor, illuminazione ambientale, tipo di software, etc.
53 53 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT) Le radiazioni elettromagnetiche emesse dalle apparecchiature con VDT sono ad un livello ritenuto NON nocivo.
54 54 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT) La mancata conoscenza di questi rischi porta le persone a pensare che i fastidi agli occhi siano dovuti alle radiazioni emesse e difficilmente collegano i dolori muscolo scheletrici alle posizioni costrittive che devono adottare
55 55 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
56 56 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
57 57 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
58 58 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
59 59 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
60 60 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
61 61 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
62 62 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
63 63 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
64 64 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
65 65
66 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT) 66 Disturbi muscolo scheletrici
67 67 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
68 68 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
69 69 POSTAZIONI CON VIDEOTERMINALI (VDT)
70 70 Disposizione di una postazione VDT
71 71 MICROCLIMA negli ambienti di lavoro Negli ambienti artificiali, l uomo cerca di creare condizioni ambientali di benessere fisico Termico Visivo Acustico
72 72 La scala delle risposte alle sollecitazioni ambientali Benessere Disagio Disturbo Stress Rischio Salute Sicurezza
73 73 MICROCLIMA Con il termine microclima si intende l insieme di 4 parametri (temperatura dell aria, temperatura media radiante, velocita dell aria, umidita relativa che caratterizzano un ambiente dal punto di vista termico.
74 74 MICROCLIMA Confort termico il comfort termico è definito come quello stato psico-fisico in cui il soggetto esprime soddisfazione nei riguardi del microclima oppure come la condizione in cui il soggetto non ha né sensazione di caldo né sensazione di freddo.
75 75 MICROCLIMA In particolare perché ci sia comfort termico globale una condizione necessaria è che l energia interna del corpo umano non aumenti né diminuisca, ovvero che nell equazione di bilancio termico il termine accumulo sia nullo. Inoltre ricorda che affinché l ambiente sia termicamente accettato, deve essere nullo anche il discomfort locale (relativo ad esempio alla presenza di correnti d aria, di un elevata asimmetria media radiante, di un pavimento troppo caldo o freddo, etc
76 76 MICROCLIMA Riportiamo a titolo esemplificativo alcune indicazioni contenute nell allegato IV del D.Lgs 81/08 (Requisiti dei luoghi di lavoro) in relazione alla temperatura dei locali: Temperatura dei locali La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di essa il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti La temperatura dei locali di riposo, dei locali per il personale di sorveglianza, dei servizi igienici, delle mense e dei locali di pronto soccorso deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro, tenendo conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione. ( )
77 77 MICROCLIMA condizioni di benessere in periodi invernali - la temperatura operativa deve essere compresa tra 20 C e 24 C ; - la differenza verticale di temperatura dell aria tra 1,1 m e 0,1 m dal pavimento (livello testa e caviglia) deve essere minore di 3 C; -la temperatura superficiale del pavimento normalmente deve essere compresa tra 19 C e 26 C, ma si possono progettare sistemi di riscaldamento a pavimento a 29 C ; - l asimmetria della temperatura radiante dovuta a finestre o ad altre superfici fredde verticali deve essere minore di 10 C (rispetto ad un piccolo elemento piano verticale posto a 0,6 m dal pavimento); -l asimmetria della temperatura radiante dovuta ad un soffitto caldo (riscaldato) deve essere minore di 5 C (rispetto ad un piccolo elemento piano orizzontale posto a 0,6 m dal pavimento); -l umidità relativa deve essere compresa tra il 30% e il 70%.
78 78 MICROCLIMA condizioni di benessere estive -la temperatura operativa deve essere compresa tra 23 C e 26 C ; - la differenza verticale di temperatura dell aria tra 1,1 m e 0,1 m dal pavimento (livello testa e caviglia) deve essere minore di 3 C ; - l umidità relativa deve essere compresa tra il 30% e il 70%. In entrambi i casi è necessario anche tener conto della velocità media dell aria
79 79 Microclima e luoghi di Lavoro Si possono distinguere, dal punto di vista termico, diverse tipologie di ambiente: - ambienti moderati, in cui si possono raggiungere condizioni di comfort ; - ambienti severi (caldi o freddi) in cui tali condizioni non possono essere garantite e pertanto ci si deve preoccupare di assicurare la salute e la sicurezza del lavoratore. Negli ambienti moderati il lavoratore non corre generalmente rischi per la salute ed è possibile aggiungere la condizione di benessere termico, una sorta di equilibrio termico tra soggetto ed ambiente ottenuta mediante un attivazione minima dei meccanismi di termoregolazione per mantenere costante la temperatura corporea intorno ai 37 C.
80 80 Il D.Lgs. 81/2008 nel Titolo VIII, Capo I, art. 180 Classifica il microclima tra gli agenti fisici e ai sensi dell art. 181 ne rende obbligatoria la valutazione del rischio. Per la valutazione gli indici di confort piu comunemente utilizzati sono descritti nella UNI EN ISO 7730: PMV (Predicted Mean Vote) - (voto medio previsto): è il valore medio dei voti previsto in un consistente gruppo di persone, secondo una scala di sensazione termica a 7 punti. Da +3 (molto caldo) a -3 (molto freddo), passando per 0 (né caldo né freddo). PPD (Predicted Percentage of Dissatisfied) (percentuale prevista di insoddisfatti): percentuale di soggetti termicamente insoddisfatti in uno specifico ambiente.
81 81 Il benessere (comfort) di un ambiente viene dunque definito in termini statistici e per individui esenti da affezioni patologiche e privi di stimoli emozionali violenti Un ambiente dove persone su 100 dichiarino di trovarsi a disagio viene considerato confortevole anche dalle normative
82 82 Il corpo umano può essere considerato come una macchina termica, in grado di trasformare l energia potenziale chimica di cibi e bevande in altre forme di energia, principalmente termica. La quantità di energia chimica trasformata in energia termica ed in lavoro nell unità di tempo viene chiamata potenza metabolica (M) ed è espressa in Watt 1 met = 58 W/m 2
83 83 Se la potenza metabolica non è uguale a quella ceduta all ambiente sotto forma di lavoro meccanico e calore, si ha un accumulo energetico (positivo o negativo) con aumento (o diminuzione) della temperatura corporea.
84 84 Meccanismi di termoregolazione Ambienti freddi Vasocostrizione con diminuzione dell afflusso di sangue verso la periferia (brividi) Ambienti caldi Vasodilatazione con aumento dell afflusso di sangue verso la periferia
85 85 La relazione di bilancio energetico tra il corpo umano e l ambiente esterno può essere espressa in termini analitici, tenendo conto: 1. della potenza meccanica ceduta all ambiente 2. della potenza termica dispersa con il vapore e la sudorazione attraverso la pelle e la respirazione 3. della potenza termica dispersa per fenomeni di conduzione, convezione ed irraggiamento
86 86 Equazione del bilancio energetico S = M + W + C + R + K + Cres + Eres + E S = Potenza accumulata nell organismo o perduta da questo M = Potenza prodotta dai processi metabolici W = Cessione o assorbimento di energia meccanica C = Convezione con l aria ambiente R = Irraggiamento verso l ambiente K = Conduzione con corpi solidi a contatto Cres = Variazione di temperatura dell aria respirata Eres = Variazione di umidità dell aria respirata E = Evaporazione a livello della cute, che coinvolge i fenomeni di sudorazione e di traspirazione
87 87
88 88 L equazione di bilancio energetico corpo umanoambiente esterno comprende otto variabili, quattro microclimatiche, due fisiologiche e due legate all individuo
89 89 Variabili microclimatiche 1. Temperatura dell aria 2. Velocità dell aria 3. Umidità relativa dell aria 4. Temperatura media radiante
90 90 Variabili fisiologiche 1. Temperatura cutanea media 2. Potenza termica dispersa per sudorazione Variabili individuali 1. Attività dell individuo (dispendio energetico metabolico) 2. Abbigliamento (Resistenza termica del vestiario)
91 91 Condizione di omeotermia Gli organi interni ed i tessuti del corpo umano garantiscono le funzioni vitali ad una temperatura corporea media pari a circa 37 C, Al fine di rispettare la condizione di omeotermia, un insieme di cellule termorecettrici attiva un complesso sistema di termoregolazione sito nell ipotalamo, che attiva i sistemi effettori per la termoregolazione, in primo luogo il sistema vascolare e successivamente la sudorazione
92 92 Efficacia del sistema di termoregolazione Il sistema di termorecettori è in grado di avvertire variazioni di temperatura di 0,01 C La zona di termoregolazione vasomotoria per la quale si mantengono condizioni di isotermia è compresa tra -50 C e + 50 C
93 93 Il benessere termico è quella particolare condizione psicofisica nella quale l individuo esprime soddisfazione nei confronti del microclima o, in altre parole, si trova in condizioni di neutralità termica
94 Il benessere termico 94 Il dato finale da valutare è il grado di benessere percepito dagli occupanti nello spazio considerato, ovvero il grado di comfort termico. Lo strumento utile a questo fine è costituito dai principi teorici e dai metodi di misura per la previsione della sensazione termica percepita dalle persone. L ambiente termo-igrometrico è descritto tramite opportune grandezze fisiche.
95 95 Riferimenti normativi: D.Lgs. 81/2008 Titolo VIII Agenti Fisici Art. 180 Allegato IV Requisiti dei luoghi di lavoro Microclima Norme UNI EN ISO 7730 Alcune indicazioni (NON esaustive): Temperatura dei locali con raffrescamento (estate) :23-26 C Temperatura dei locali con riscaldamento (inverno) :20-24 C Umidità relativa dell aria: 30-70% Relativamente ad attività lavorative che si svolgono tra ambienti interni ed esterni: differenza di temperatura non superiore a 7 C
96 96 Grazie dell attenzione
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