Quadro normativo generale e profili giuridici per il terzo settore

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1 S.A.F. SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE LUIGI MARTINO D. Lgs. 231/2001 e sue applicazioni al terzo settore Quadro normativo generale e profili giuridici per il terzo settore Daniela Morlacchi 10 aprile Sala convegni Corso Europa, 11 di Milano

2 Il d.lgs. 231/2001 nel dettato normativo «Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica» Sulla base del principio generale Societas delinquere et puniri potest il d.lgs 231 introduce nel nostro ordinamento un meccanismo di imputazione della responsabilità amministrativa derivante dalla commissione di alcuni reati commessi da persone fisiche all interno un ente 2

3 Definiamo gli enti non profit Le organizzazioni la cui attività non ha come fine principale il perseguimento di un lucro soggettivo ed è svolta in ambiti di natura sociale di tipo solidaristico, quali l'assistenza sociale, la tutela dei soggetti svantaggiati, l'istruzione, la promozione di attività artistico culturali, la ricerca scientifica, l'erogazione di servizi sociali e religiosi, la salvaguardia ambientale La divisione degli enti non profit viene poi fatta in relazione a Forma giuridica associazioni riconosciute ( art. 14 e seg. c.c.) fondazioni riconosciute ( art. 14 e seg. c.c.) associazioni non riconosciute ( art. 36 e seg. c.c.) comitati ( art. 39 e seg. c.c. ) cooperative 3

4 Discipline speciali Disciplina di settore fondazioni e associazioni bancarie ( D.Lgs n. 356 e L ; D.Lgs n.153) organizzazioni di volontariato ( L n. 266 ) associazioni sportive e società sportive dilettantistiche ( L n. 398 e art. 90 L n. 289 ) enti lirici ( D.lgs n. 367 ) associazioni di promozione sociale Disciplina di rilievo esclusivamente fiscale imprese sociali ( D.lgs n. 155 e decreti ministeriali del 24 gennaio 2008) organizzazioni non lucrative di utilità sociale ( onlus ) 4

5 A chi si applica il d.lgs. 231/2001 Società di persone Società di capitali Società cooperative Associazioni con personalità giuridica Associazioni senza personalità giuridica Enti pubblici economici Enti privati concessionari di un pubblico servizio Note al testo Nota 1) D.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell'articolo 11 della L. 29 settembre 2000, n. 300) 5

6 Soggetti alla norma: zona franca q Stato q Enti pubblici territoriali q Enti pubblici non economici q Enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale La legge delega n.300/2000 definisce persone giuridiche tutti gli enti forniti di personalità giuridica ad eccezione dello stato e degli enti pubblici che esercitano pubblici poteri 6

7 Soggetti alla norma: la zona d ombra q Scuole, Università pubbliche q Aziende ospedaliere e istituti di assistenza q ACI q CRI q Ordini e collegi professionali q. Interventi di tipo sanzionatorio su tali enti genererebbero disservizi e disagi alla collettività; in controtendenza nelle aziende sanitarie l adozione del Modello di organizzazione, gestione e controllo e del codice etico è segno di qualità e trasparenza dell operato del pubblico 7

8 Dottrina ed Enti non profit Dell applicabilità del D.Lgs. 231/2001 agli enti del terzo settore si è molto discusso fin dalla sua entrata in vigore anche se, trattandosi nella maggior parte dei casi di associazioni (espressamente incluse ai sensi dell art. 1 del Decreto), il loro assoggettamento alla disciplina avrebbe dovuto essere scontato. Tuttavia, data la sensibilità di alcuni servizi offerti da enti non profit, si è fortemente dubitato che questi ultimi potessero essere assoggettati alla responsabilità da reato, adducendo a favore del loro esonero elementi quali l assenza del fine di lucro e la carenza del necessario carattere imprenditoriale dell attività svolta. 8

9 Dottrina ed Enti non profit Posto che il settore non profit deve ritenersi a tutti gli effetti attratto nell orbita della normativa 231, il tema dell adozione del modello organizzativo da parte degli enti che a tale settore appartengono, si basa su una premessa fondamentale: l adozione del modello, ancorché consigliabile è q auspicabile per garantire procedure più efficienti e una migliore trasparenza verso l esterno q opportuna e assimilabile ad un vero e proprio obbligo al ricorrere di alcuni requisiti dell ente e di determinate circostanze operative 9

10 Dottrina ed Enti non profit In dettaglio, traslando ai soggetti del terzo settore il principio affermato dalla Cassazione, che ha esteso la responsabilità ex DLgs. 231/2001 alle imprese individuali (Cass. 20 aprile 2011, n ), evidenziando, tra gli elementi dirimenti, la presenza di una struttura organizzativa articolata al punto che il contributo del singolo operatore non è indispensabile per l esecuzione delle attività, si può ipotizzare una soglia oltre la quale l adozione del modello diventa irrinunciabile. Tale soglia dipende da una serie di elementi, che riguardano non solo l aspetto organizzativo, ma anche tipo di attività svolta, ammontare di risorse finanziarie e patrimoniali gestite, ecc. 10

11 Dottrina ed Enti non profit In base a un recente sentenza del Tribunale di Milano (n. 11/820), anche le onlus sono obbligate a rispettare le disposizioni del D.Lgs. 231/2001. Lo ha stabilito il gip di Milano che ha esteso la portata della norma anche a un ente non commerciale. Il gip ha applicato la sanzione pecuniaria a una organizzazione di volontariato milanese per i reati commessi dai propri rappresentanti legali. La onlus, infatti, non si era dotata di modelli organizzativi idonei a evitare la commissione di reati da parte dei dipendenti. 11

12 Disciplina ed Enti non profit Il d.lgs n. 231/2001 dispone infatti che l'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso e impone che l'ente si doti di modelli organizzativi utili a prevenire la commissione di reati da parte dei propri dipendenti e/o rappresentanti. 12

13 Ambito applicativo Schematizzando, sono soggetti alla norma in commento: le persone giuridiche private; le società di persone, di capitali, cooperative; le associazioni non riconosciute; gli enti pubblici economici; Si ritiene, inoltre, che la norma debba essere indirizzata ad ogni tipo di soggetto collettivo, ponendo l'attenzione sulla natura effettiva dell'ente e nell'attività da esso in concreto svolta. In tal senso si è pronunciata anche la recente giurisprudenza di legittimità (Cass., 21 luglio 2010, n ), che ha affermato la responsabilità ex d.lgs. 231/2001 delle società a partecipazione pubblica quando svolgono attività economica. 13

14 Chi può commettere i reati ex d.lgs.231/2001 Soggetti apicali Amministratori Direttori Generali Rappresentanti legali Preposti a sedi secondarie Direttori di unità operative Soggetti sottoposti alla direzione Lavoratori dipendenti Collaboratori Agenti Parasubordinati Distributori Consulenti 14

15 I reati presupposto 1/2 - art. 24 (Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico) - art. 24-bis (Delitti informatici e trattamento illecito di dati) - art. 24-ter (Delitti di criminalità organizzata) - art. 25 (Concussione e corruzione) - art. 25-bis (Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento) - art. 25-bis.1 (Delitti contro l industria e il commercio) - art. 25-ter (Reati societari) - art. 25-quater (Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico) 15

16 I reati presupposto 2/2 - art. 25-quater.1 (Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili) - art. 25-quinquies (Delitti contro la personalità individuale) - art. 25-sexies (Abusi di mercato) - art. 25-septies (Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro) - art. 25-octies (Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita) - art. 25-novies (Delitti in materia di violazione del diritto d autore) - art. 25-decies (Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria) - art. 25-undecies (Reati ambientali) - art. 25-duodecies (Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare) 16

17 Conclusioni L ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da soggetti apicali o sottoposti all altrui direzione L ente non risponde se le persone indicate hanno agito nell interesse proprio o di terzi Se il reato è stato commesso l ente non risponde se prova che sia stato adottato ed efficacemente attuato, anteriormente alla commissione del reato, un modello di organizzazione e di gestione idoneo a prevenirlo 17

18 Grazie per l attenzione 18

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