DIOCESI DI PALESTRINA

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1 DIOCESI DI PALESTRINA INCONTRO DI FORMAZIONE DEGLI OPERATORI DELLA CARITAS DIOCESANA «CRISI E SOLIDARIETA» 14/01/2015 Cristiano Caltabiano

2 COSA SUCCEDE DAL 2008 IN POI? LA CRISI FINANZIARIA MONDIALE IMPATTA SULL ECONOMIA REALE EUROPA: NECESSITA DI REALIZZARE RISPARMI E DI CONTENERE IL DEBITO PUBBLICO(AUSTERITY) CONSEGUENZE DELLA CRISI SULL ITALIA: - RECESSIONE - CROLLO DOMANDA INTERNA - AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE E OVER50 - IMPOVERIMENTO PROGRESSIVO DELLA POPOLAZIONE

3 Andamento del Pil: Italia tra recessione e crisi economica

4 Il debito cresce pur avendo rispettato i vincoli imposti dall Europa, primo fra tutti il contenimento al 3% del rapporto fra deficit pubblico e PIL

5 L inarrestabile deriva della disoccupazione

6 La disoccupazione giovanile è raddoppiata dall inizio della crisi Tasso disoccupazione giovanile (15-24 anni) -% 40 42,9 25,4 27,8 29,1 35,3 20,3 21,

7 I Costi sociali: alcuni dati emblematici (prima di parlare di povertà) Nel 2013 erano quasi 2,5 milioni i giovani NEET (giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono in formazione), conunaumentodi576milaunitàrispettoal2008 Nello stesso periodo 94 mila under 35 hanno lasciato l Italia alla ricerca di migliori prospettive all estero Dal 2009 al primo semestre del 2014 sono fallite circa 67 mila imprese; nella prima parte dell anno che si è appena concluso, hanno in media chiuso i battenti 67 imprese ogni giorno lavorativo Tra il 2008 e il 2013 le ore di cassa integrazione si sono quintuplicate : da 227 milioni 937mila a 1 miliardo 182 milioni 357 mila

8 LA POVERTÀ ASSOLUTA Povertà assoluta Impoverimento: chi non raggiunge uno standard di vita minimamente accettabile (alimentazione adeguata, una situazione abitativa decente e ad altre spese basilari come salute, i vestiti e i trasporti). IL 9,9% delle persone residenti nel nostro paese vive in povertà assoluta (dato 2013) mentre nel 2007 (ultimo annodicrescitadelpil)eranoil4,1%. Nel 2013 sperimentavano tale condizione 6 milioni di persone mentre nel 2007 erano 2,4 milioni.

9 L IMPATTO SULLE FAMIGLIE 2007: 4,1% delle famiglie (0,97 mln di nuclei) 2013: 7,9% delle famiglie (2 mlndi nuclei). L incremento percentuale è attenuato dal fatto che il fenomeno risulta concentrato tra i nuclei più numerosi: comunque le famiglie che vivono in stato di povertà assoluta sono quasi raddoppiate dall inizio della crisi

10 IL NUOVO VOLTO DELLA POVERTÀ Prima della crisi Questione meridionale Un problemaper lo più degli anziani Riguarda chi ha almeno 3 figli Non tocca chi ha un lavoro Oggi Questione meridionale+ questione settentrionale Un problema degli anziani e dei giovani Riguarda chi ha almeno2 figli Tocca anche chi ha un lavoro

11 L INTRODUZIONE DI UNA MISURA NAZIONALE CONTRO LA POVERTÀ ASSOLUTA [EU 15] PAESE ANNO/PERIODO D'INTRODUZIONE Regno Unito 1948 Svezia 1956 Germania 1961 Paesi Bassi 1963 Finlandia 1971 Austria Belgio 1973 Danimarca 1974 Irlanda 1975 Lussemburgo 1986 Francia 1988 Portogallo 1996 Spagna ITALIA - Grecia -

12 L obiettivo di fondo delle politiche sociali Le politiche sociali hanno l obiettivo di proteggere i cittadini dai rischi sociali, cioè dall esposizione ad eventi che incidono sulle condizioni di vita delle persone (povertà, disoccupazione, analfabetismo o scarsa istruzione, malattia, disabilità, ecc.).

13 Il portato storico dei diritti di cittadinanza CITTADINANZA CIVILE - Affermazione dei diritti civili della persona: eguaglianza di fronte alla legge, diritto di circolazione, diritto alla vita, libertà di associazione, ecc. CITTADINANZA POLITICA - Affermazione dei diritti politici individuali e collettivi: suffragio universale, diritto di eleggere e di essere eletto nei parlamenti, nei consigli comunali, ecc. CITTADINANZA SOCIALE Affermazione dei diritti sociali legati al lavoro, ai servizi sociali, alla salute, all istruzione, ad una buona vita, ecc. Il rischio è che le conquiste del trentennio glorioso del welfare vengano spazzate via dalla crisi, con un arretramento complessivo sul fronte dei diritti di cittadinanza

14 Il dilemma delle disuguaglianze Le condizioni di vita degli individui sono molto differenziate proprio in ragione delle diseguali risorse e opportunità che ciascuno ha la possibilità di procurarsi nelle diverse sfere della società(famiglia, mercato, terzo settore). Lo Stato svolge dunque un ruolo essenziale (più o meno esteso ed efficace) per la riduzione delle disuguaglianze.

15 La gestione pubblica dei rischi sociali Politica sociale significa dunque gestione pubblica dei rischi sociali. Il sistema delle politiche sociali e del relativo apparato organizzativo, volto a tutelare i cittadini dai rischi e garantire loro risorse e opportunità, costituisce il welfare state cioè l intervento pubblico (statale) per il benessere dei cittadini.

16 Welfare state e welfare mix Welfare state = intervento dello Stato nella protezione dei cittadini attraverso le politiche sociali. Rappresenta solo la parte pubblica della protezione dai rischi sociali. Welfare mix = modalità con cui la protezione sociale è distribuita tra lo stato, il mercato, la famiglia e le associazioni del terzo settore. Comprende dunque l intervento pubblico ma anche quello privato.

17 Il diverso ruolo degli attori nel welfare mix I principali attori affrontano i rischi sociali seguendo principi radicalmente diversi: Famiglia reciprocità Stato redistribuzione Mercato scambio mercantile Terzo SeQore urlità sociale

18 La composizione delle politiche sociali Politiche pensionistiche Politiche sanitarie Politiche dell istruzione Politiche abitative Politiche del lavoro Politiche di assistenza sociale Politiche culturali e sportive

19 Il diamante del welfare Rischio di perdita della capacità di sostentamento autonomo (centralità del lavoro): può essere fronteggiato grazie al mercato, famiglia, terzo settore, Stato diamante del welfare Stato Mercato benessere Famiglia Terzo settore

20 Tipologia delle politiche sociali POLITICHE DI RIPARAZIONE L intervento è ex post e i benefici vanno solo a chi si trova già in stato di bisogno, dopo che tutti gli altri possibili interventi sono falliti o non si sono verificati (politiche di assistenza) POLITICHE DI PREVENZIONE L intervento è ex ante e si attua attraverso forme assicurative di predisposizione di benefici in caso di impedimenti, realizzazione di rischi, conseguenze negative future (politiche di previdenza) POLITICHE DI PROMOZIONE L intervento è rivolto alla realizzazione dei diritti di cittadinanza, delle pari opportunità, dell eguaglianza, della realizzazione delle aspirazioni di ciascun cittadino (politiche di cittadinanza)

21 I tre mondi del Welfare WELFARE COMPASSIONEVOLE (modello liberista) Si tratta di un Welfare ispirato unicamente dalla logica delle politiche riparative, rivolte solo ai poveri che possano dimostrare di essere tali e concentrato sull assistenza, attraverso una destinazione di risorse limitate WELFARE OCCUPAZIONALE (modello conservatore-corporativo) Si tratta di un sistema di Welfare che beneficia con provvedimenti più generosi (legate al reddito) solo alcune categorie di cittadini (lavoratori) e dei loro familiari attraverso meccanismi assicurativi, lasciando all assistenza tutti gli altri casi di insicurezza, non legati direttamente al lavoro. I paesi dell Europa Mediterranea (tra cui l Italia) sono stati a lungo considerati una variante familista di questa forma di welfare WELFARE UNIVERSALISTICO (modello socialdemocratico) Si tratta di un Welfare finanziato anche con la fiscalità generale (e con un meccanismo redistributivo) che beneficia tutti i cittadini e che realizza un piano generale di interventi di natura sociale, volti alla promozione sociale, alla realizzazione del principio di eguaglianza e di pari opportunità

22 Alcune debolezze del welfare all italiana Asimmetrico: forti squilibri territoriali, dualismo delle tutele nel mercato del lavoro, deficit nell assistenza sociale e nelle misure di sostegno alle famiglie e alle persone marginali Frammentato:si interviene troppo su singole categorie di bisogno invece di concentrarsi sulle dinamiche che creano esclusione sociale (le misure sono assai settoriali) Autorefenziale: le politiche spesso non tengono conto della complessità sociale, anche perché in fase di programmazione degli interventi l attore pubblico non si si avvale del contributo di chi lavora sul campo (operatori organizzazioni del terzo settore, comitati di cittadini)

23 Solidarietà in tempi di crisi: il welfare dovrebbe essere più Promozionale: ossia attivare le capacità (capabilities - Sen) delle persone, ovvero aiutarle a sviluppare il loro capitale umano, sociale ed economico. Es. dalla tutela del posto di lavoro alla tutela del lavoratore lungo tutto il suo percorso professionale, sempre più discontinuo Family friendly: al centro delle politiche sociali dovrebbero essere posti i legami familiari, travalicando i confini settoriali del welfare. Nei legami tra generi e generazioni si concatenano infatti diversi bisogni, intervenire su queste relazioni significa risolvere molteplici problemi. Es. una maggiore dotazione di posti in asilo nido pubblici libera tempo per le madri, incentivando l occupazione femminile, con ovvi benefici sul reddito familiare Riflessivo: nella pianificazione delle politiche sociali dovrebbe vigere il motto einaudiano secondo cui è necessario conoscere per deliberare. Prima di progettare e realizzare un intervento si dovrebbero condurre ricerche mirate, sperimentazioni e consultazioni aperte con coloro che operano sul campo (operatori, volontari e figure professionali del terzo settore, associazioni familiari e comitati di cittadini) Comunitario: i cittadini, agendo insieme nelle associazioni del terzo settore, possono essere protagonisti nella risoluzione delle emergenze sociali e non solo dei destinatari passivi delle misure di sostegno. In tal ottica, vi sono numerose buone pratiche da cui si può partire. Es. Emergenza povertà: gruppi di acquisto solidale; emergenza casa: housing sociale; emergenza lavoro: economia sociale

24 Prima di concludere L austerity finanziaria non è un alibi per rimandare una seria riforma del nostro welfare o per tagliare i fondi destinati alle politiche sociali. Si tratta di qualificare la spesa pubblica spostando risorse dove è più urgente. Ma per fare ciò è necessario avere il coraggio (politico) di scegliere, senza avere paura del cambiamento.

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