Con l obbligo della rintracciabilità del latte fresco, il consumatore può operare scelte consapevoli circa la provenienza del latte acquistato.
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- Carmela Bucci
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1 OCM latte Per quanto riguarda l aspetto igienico sanitario il DPR 54/97 in attuazione delle Dir. 92/46/CEE e 92/47/CEE ha influito molto sulla gestione degli allevamenti del bovino da latte. Il citato decreto regolamenta la produzione e l immissione sul mercato del latte e dei prodotti a base di latte. Non devono soltanto essere rispettati determinati requisiti igienico-sanitari ma vengono anche imposti parametri relativi ai locali di stalla, mungitura, raccolta latte, ecc. nonché stabilite norme di comportamento degli operatori. Inoltre nel maggio 2004 è stato emanato il Decreto Interministeriale Rintracciabilità e scadenza del latte fresco che prevede la redazione di un Manuale aziendale per la rintracciabilità del latte alfine di consentire una efficace ricostruzione del percorso produttivo del latte. Ogni operatore della filiera (allevamenti, primi acquirenti, centri di raccolta, centri di standardizzazione, trasportatori, aziende di trattamento) con riferimento alla propria realtà aziendale dovrà documentare e registrare alcuni dati, e indicare in etichetta anche il riferimento territoriale di origine cui fanno capo gli allevamenti. Con l obbligo della rintracciabilità del latte fresco, il consumatore può operare scelte consapevoli circa la provenienza del latte acquistato. Per l allevatore il decreto non deve essere percepito come una imposizione bensì come una opportunità di controllo delle attività da lui eseguite presupposto per qualsiasi piano di promozione e valorizzazione del prodotto sul mercato. Conclusioni Sebbene l allevamento del bovino da latte stia passando attraverso cambiamenti strutturali al pari degli altri comparti del settore zootecnico, non ha tuttavia sofferto degli effetti di crisi contingenti come la BSE per il bovino da carne. L immagine del bovino da latte non ha subito forti contraccolpi sul versante dei consumi. Si continua a verificare tuttavia un evoluzione del gusto dei consumatori, in modo particolare sui derivati del latte. E importante puntare quindi su una sempre maggiore differenziazione dei prodotti creando anche linee di prodotti facili come formaggi freschi e leggeri unita a strategie commerciali che puntino a valorizzare la qualità. Il comparto suino Secondo i dati UE i capi suini in Europa nel 2000 erano pari a
2 Tab Consistenza del bestiame suino in alcuni Paesi dell UE (.000 di capi) ANNI ITALIA FRANCIA U.K. GERMANIA OLANDA BEL.+LUX DANIMARCA SPAGNA TOTALE UE (T *** %03/02-0,1-0,8-9,7 0,9-3,5-3,5 0,6 2,0-0,6 In Italia al 2001 i capi suini erano circa ANNI Consumo alimentare Tab Bilancio produttivo del comparto suino in Italia Consumo annuo pro-capite (kg) Produzione (.000 di q. li) Import Totale Import suini (.000 capi) Import carni 000 di q) Esportazioni Grado di autoapprovvi gionamento , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,5 %03/02 2,0 2,1 4,3 0,3-11,5 0,1 4,4 2,2 N.B. tutte le quantità sono espresse in equivalente carcassa. Il consumo alimentare è ottenuto sommando le macellazioni e l import di carni e sottraendo l export espresso in peso equivalente carne fresca. Questo viene calcolato applicando al dato relativo alle carni lavorate il coefficiente Fonte: ANAS su dati Istat e ISMEA In Italia i suini sono concentrati soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. 35
3 Tab Consistenza del bestiame suino nel 2001 per categoria e per regione (.000 di capi) REGIONI Suinetti di peso < 50 kg. Verri Scrofe montate altre scrofe Totale scrofe Totale generale Suini da ingrasso di peso > 50 kg. di cui montate la prima volta PIEMONTE VALLE D'AOSTA LOMBARDIA TRENTINO A. A Bolzano Trento VENETO FRIULI V. GIULIA LIGURIA EMILIA R TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA ' PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA ITALIA L allevamento nazionale in genere, è caratterizzato dalla produzione tipica del suino pesante per la produzione di salumi e insaccati, a differenza della maggior parte dei paesi europei i cui allevamenti producono prevalentemente suino leggero per ottenere carni destinate al consumo fresco. In Italia per la produzione di prosciutti vengono macellati suini di circa 160 kg, contro i 110 kg dell Europa Continentale ed i kg dei paesi del Nord Europa. Il tipo di allevamento delle aziende medio-grandi, è prevalentemente a ciclo aperto da ingrasso con approvvigionamento dei lattoni e dei mangimi da imprese della pianura padano-veneta. Le stesse imprese fornitrici ritirano e macellano il suino adulto destinandolo prevalentemente ai circuito dei Prosciutti DOP, realizzando così una filiera integrata verticalmente. Il ciclo chiuso, abbinando la fase di riproduzione a quella da ingrasso, richiede maggior impegno finanziario e organizzazione. La peculiarità del comparto è rappresentata da allevamenti che forniscono materia prima di qualità per l industria di trasformazione, circa il 70% dei suini italiani entra nel circuito dei DOP, Parma e San Daniele. 36
4 A partire dai primi mesi del 2002, i prezzi dei suini da macello sono progressivamente diminuiti con caduta dei prezzi alla produzione raggiungendo un livello nettamente al di sotto dei costi di produzione. La media annuale dei prezzi del suino vivo da 160 Kg sui tre mercati d interesse nazionale (Modena, Mantova, Milano) è stata di 1, 26 /Kg, solo dell 1,6 % in più rispetto al Le ragioni di questa crisi sono di ordine internazionale e nazionale; rallentamento delle esportazioni comunitarie di carni suine dovute al rafforzamento dell euro sulle altre valute, misure per contrastare l importazione dei prodotti a base di carne suina, in Russia e in Giappone, aumento della produzione a livello mondiale ed europeo; sul mercato interno, pesantezza del rapporto fra offerta e domanda (eccesso di offerta). Da tener presente che le misure di intervento adottate dalla UE consentite dall OCM di carni suine (attivazione dell aiuto all ammasso privato) per contrastate uno stato di crisi diffuso a livello comunitario, è stata sospesa per eccessiva richiesta; inoltre non hanno migliorato la situazione neanche le restituzioni alle esportazioni ben presto interrotte per le regole inerenti gli accordi WTO. In ogni caso tali misure non sono in grado di riportare il settore alla normalità. Pertanto il comparto, filiera completa, ha deciso di affrontare uno sforzo strutturale ed organizzativo per la qualificazione e Valorizzazione delle carni dei suini nati ed allevati in Italia in 11 regioni, richiedendo il riconoscimento di una DOP per i tagli di carne derivate dal circuito dei prosciutti DOP, escluse le cosce con osso, fresca, refrigerata o congelata, ottenuti dal sezionamento successivo alla macellazione dei suini allevati nel rispetto di un disciplinare di produzione. Analogamente la filiera si è attivata anche per il riconoscimento della tutela del DOP delle carni derivate da suini pesanti allevati in 6 regioni meridionali. Se da una parte i consumi ed il mercato dei salumi sono in una qualche misura stagnanti e le uniche possibilità di espansione per questi prodotti sono rappresentate dalla capacità di aumentare l esportazione e dall affermazione di prodotti tradizionali di nicchia sui mercati interni, notevoli possibilità di sviluppo possono essere ricercate nella produzione di carni fresche. L Italia è importatrici netta dagli altri paesi europei sia di suini vivi destinati alla produzione di carni fresche che delle stesse carni fresche. La provenienza è in larga misura olandese e secondariamente tedesca. Dal momento in cui il consumatore italiano è sempre più attento alla provenienza dei prodotti e tende a privilegiare i prodotti nostrani, l allevamento del suino leggero meriterebbe maggiore attenzione. Un chiaro segno in questa direzione viene dato dall ANAS (Associazione Nazionale Allevatori Suini) che ha messo ha sviluppato una attività a servizio della filiera del libro genealogico, di selezione delle razze (Large White Italiana, Landrace Italiana e Duroc per il suino pesante) e per il suino leggero Mediterraneo. I risultanti derivanti dal programma di selezione per il suino pesante vengono trasferiti agli allevamenti attraverso la fornitura di suini selezionati. Gli allevamenti fornitori sono quelli che aderiscono al piano di selezione nazionale con lo scopo di mettere a 37
5 disposizione degli allevatori interessati soprattutto quelli esclusi dal circuito delle DOP una genetica nazionale specializzata comparabile con quella avanzata degli altri paesi europei. Sul fronte normativo nazionale rivestono molta importanza le regole sulla protezione degli animali negli allevamenti. In particolare nel 2004 sono state recepite in un decreto, le Dir. 2001/88/CEE e 2001/93/CEE che pur rispettando il benessere dei suini introduce norme più severe per gli allevamenti e l attuazione di corsi di formazione da parte delle regioni per il personale che opera nelle aziende in merito al management del bestiame. Per il rispetto ambientale sono divenuti operativi alcuni provvedimenti previsti dalla Direttiva IPCC sulla prevenzione ed il controllo dell inquinamento. La Dir. 96/61/CEE ha imposto adempimenti amministrativi e tecnici per gli allevamenti con più di 750 posti scrofa o 2000 posti ingrasso. Gli allevamenti di maggiori dimensioni dovranno ottenere l autorizzazione integrata ambientale e attuare le cosiddette Migliori Tecniche Disponibili (BAT) per contenere le emissioni inquinanti. Conclusioni La sempre crescente globalizzazione e liberalizzazione dei mercati potrebbe avere a lungo termine un impatto economico non trascurabile sulla suinicoltura europea, dal momento che in paesi come gli Stati Uniti e Canada i costi di produzione sono inferiori di circa il 40% rispetto a quelli europei. Assistiamo ad una non equa distribuzione del valore aggiunto tra i diversi anelli della filiera, a vantaggio dell industria di macellazione e di trasformazione. E diminuito il rapporto tra il valore del suino vivo e quello dei tagli di carne. Per questo, fondamentale per la suinicoltura italiana è perseguire la politica della qualità e la sicurezza dei prodotti (tracciabilità) da abbinare ai fattori di tradizione e tipicità locali (DOP). Questa non solo a valere per i prodotti da salumeria ma anche alle carni fresche. 38
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