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1 Dalla frammentazione alla sostenibilità istituzionale. Il riordino territoriale come strategia di sviluppo del territorio di Patrizia Messina Unipd 12 gennaio 2015

2 Dal Comune alle Reti intercomunali La globalizzazione dei mercati e l economia della conoscenza richiedono un profondo cambiamento delle forme di regolazione politica: dalla «piramide» alla «rete». Competitività tra territori che devono essere in grado di attratte risorse (umane, finanziarie, culturali ): - potenziare le funzioni, (es. mobilità e della logistica) che consentono di governare i flussi di area vasta (stanzialità vs. mobilità) - per creare un ambiente favorevole allo sviluppo.

3 dal Comune alla Rete urbana policentrica Il singolo Comune, da solo, può fare poco, mentre può fare di più se si associa ad altri Comuni (sostenibilità istituzionale). E l intervento coordinato di diversi attori a produrre effetti rilevanti sullo sviluppo del territorio. La dimensione del governo della rete induce a superare i limiti di una logica burocratica-amministrativa chiusa, limitata ai soli confini amministrativi, e richiede l attivazione di reti cooperative tra territori.

4 Sostenibilità Politica e Istituzionale Sostenibilità Politica: condivisione delle decisioni attraverso la partecipazione democratica e la mediazione del conflitto per il perseguimento di obiettivi strategici. Sostenibilità Istituzionale: capacità che un istituzione ha di sopravvivere nel tempo senza erodere le risorse a sua disposizione, senza dover ricorrere al supporto esterno, svolgendo le funzioni a cui è preposta. Non c è sviluppo sostenibile senza governo dello sviluppo, non c è governo dello sviluppo senza istituzioni

5 La Sostenibilità Politica-Istituzionale Sostenibilità Istituzionale: - Gestione associata dei servizi intercomunali - Reti di Comuni e reti di Città (area metropolitana) Sostenibilità Politica: - Capacità di programmazione condivisa dello sviluppo (sostenibile) di un territorio; - Agenda 21 locale; IPA; GAL; CLLD La Sostenibilità Politica (programmazione dello sviluppo) è duratura solo se è accompagnata dalla Sostenibilità Istituzionale (gestione dei servizi come bene collettivo e relazionale)

6 costruire reti urbane intercomunali Da un unico centro esclusivo, alla rete policentrica. La rete dei servizi definisce gli «ambiti territoriali» di sviluppo, non i confini amministrativi Le «reti» le fanno le persone: - costruire relazioni di fiducia - attorno a un progetto di sviluppo condiviso - produzione beni collettivi per lo sviluppo locale Comunità oggi è ciò che noi decidiamo di mettere in comune

7 I costi del non «fare rete»: la competitività regionale sta calando: il Veneto, con un PIL tra i più alti d Europa, retrocede di ben 41 posizioni, al 169 posto su 262 regioni europee.

8 Evoluzione del numero di Comuni in alcuni paesi dell Unione Europea Paese Numero di comuni 1950 Numero comuni 1992 Evoluzione numero di comuni Numero di comuni 2010 Evoluzione numero di comuni Milioni di abitanti 2010 Densità comunale 2010 (N comuni / mill abitanti) Regno Unito (-76%) (-16%) 62,5 6,5 Danimarca (-80%) (-64%) 5,5 17,8 Paesi Bassi (-36%) (-33%) 16,6 25,9 Portogallo (+0,7%) (+0,1%) 10,6 29,1 Grecia (-0,6%) (-94%) 11,3 28,8 Svezia (-87%) (+1%) 9,3 31,2 Bulgaria (-88%) (+3%) 7,4 35,7 Belgio (-78%) ,8 54,5 Finlandia (-16%) (-26%) 5,4 63,3 Italia (+4%) (-0,1%) 60,3 134,2 Germania (16.095) (-67%) (-49%) 3 81,8 146,9 Spagna (-12%) (+0,4%) 46,5 174,5 Media UE27 18,5 178,7 Lussemburgo (-7%) (-11%) 0,5 210,0 Austria (-42%) (+2%) 8,4 280,6 Francia (-5%) (-0,3%) 64,7 567,0 Rep. Ceca (-44%) (+0,9%) 10,5 595,2

9 Riordino territoriale: normativa nazionale Obbligo per i Comuni sotto i abitanti di associare tutte le funzioni fondamentali (3.000 abitanti per la montagna) COMUNI Forme giuridiche per associare le funzioni sono: Convenzione Unione di comuni Centralità della figura del Sindaco: - I sindaci saranno la classe politica di base del governo locale e dell ordinamento democratico e costituzionale. - Sui sindaci si appoggia non solo l amministrazione comunale, ma anche l intera organizzazione territoriale di II livello (Unione di comuni, area vasta delle Province e governo delle Città metropolitane).

10 Obbligatorietà della gestione associata Alle Regioni spetta il compito di regolare questa materia con Legge regionale In Veneto sono 281 i Comuni obbligati ad associarsi per la gestione delle funzioni fondamentali (48%). L obbligatorietà cambia le dinamiche dell associazionismo delle reti volontarie che hanno caratterizzato fin ora le forme associate (Unioni, Fusioni, Convenzioni). Per i piccoli Comuni sotto i ab diventa più conveniente la fusione per uscire dall obbligatorietà dell esercizio associato delle funzioni fondamentali comunali e scegliere poi cosa associare. L unione di Comuni è un ente di secondo livello a costo zero Solo le unioni (o i comuni) di almeno ab. possono partecipare al governo dell area vasta (Province o Città metropol.) grandi quanto i distretti o le IPA

11 Direzione Enti Locali, Persone Giuridiche e Controllo Atti DISTRIBUZIONE TERRITORIALE COMUNI OBBLIGATI ALL ESERCIZIO ASSOCIATO DI FUNZIONI L.R. 18 DEL PROVINCE N COMUNI N COMUNI FINO A 1000 ABITANTI N COMUNI DI PIANURA CON POPOLAZI ONE N COMUNI MONTANI CON POPOLAZI ONE AB. VENEZIA PADOVA TREVISO BELLUNO ROVIGO VICENZA VERONA N COMUNI OBBLIGATI Al (48%) Comuni con pop. da 1001 a abitanti Dati popolazione al Comuni con pop. fino a abitanti Comuni montani con pop. da 1001 a 3000 abitanti 11

12 Mappe dell associazionismo intercomunale del Veneto Al 31/12/2011 si contavano: 28 Unioni di Comuni, comprendenti 96 comuni associati, per una popolazione di abitanti, in prevalenza nelle province di Padova, Vicenza e Verona. 18 Comunità Montane (dal Unioni di comuni montani), riguardano 155 comuni, e una popolazione di abitanti. Le 119 Convenzioni sono diffuse in tutta la Regione, spesso in abbinamento con altre forme associative. Belluno è completamente associato in Comunità Montane (8 con 67 Comuni sui 69 della provincia). Treviso è l unica provincia che non presenta unioni di comuni, ma consorzi e/o convenzioni

13 Direzione Enti Locali, Persone Giuridiche e Controllo Atti L.r. 18/2012 di riordino territoriale Art. 7 Individuazione delle aree geografiche omogenee Il Piano di riordino, aggiornato dalla Giunta regionale ogni tre anni, individua 4 aree geografiche omogenee: - area montana e parzialmente montana - area ad elevata urbanizzazione - area del Basso Veneto - area del Veneto centrale con classi demografiche diversificate per la gestione associata 13

14 Obiettivo 1: Semplificazione dei livelli di governance RIDURRE GLI AMBITI GENERALI E AMBITI DI SETTORE ZONIZZAZIONI DI SETTORE Ambiti totali Aziende ULSS 21 Distretti socio-sanitari 52 Aree di Polizia locale 31 Distretti di Polizia locale 83 Distretti di Prot. civile e AIB 50 AATO Servizi idrici integrati 8 Bacini di raccolta dei rifiuti 24 AMBITI TERRITORIALI GENERALI Ambiti totali Comunità montane 19 Unioni di Comuni 26 Consorzi di Comuni 9 IPA 25 «Razionalizzare i livelli di governance in un ottica di semplificazione e di ricomposizione secondo una logica plurifunzionale, tale da consentire una maggiore efficacia decisionale, con conseguente ricaduta nell efficiente gestione dei servizi a tutto vantaggio dei cittadini» 14

15 Obiettivo 2: Migliorare la qualità dei servizi per favorire lo sviluppo locale Coniugare: - la gestione associata dei servizi (Unione Comuni) - la programmazione integrata dello sviluppo (IPA) Sono attive 25 IPA (L.r. 35/2001) IPA è un Tavolo tecnico, non un ente gestore. È uno strumento di programmazione partecipativa che va potenziato (CLLD) Risultano essere più funzionali quelle IPA che coincidono per estensione territoriale con Unioni di comuni (Camposampierese), oppure con i GAL nelle aree rurali (VeGAL, Prealpi Bellunesi) Le IPA non sono presenti nelle città di Padova, Verona e Venezia

16 4 Ambiti territoriali adeguati (L.r. 18/2012, Art. 8) Ambito territoriale Funzioni Livello dimensionale Governance e AMBITO DI AREA VASTA -Funzioni di area vasta (rifiuti, idrico ecc.) -Funzioni delle Province -Funzioni della città metropolitana Provincia Area città metropolitana forme associate -Provincia -Città metropolitana -ATO Consigli di Bacino (R.s.u.) AMBITO TERRITORIALE ADEGUATO E OMOGENEO DI PROGRAMMAZIONE Funzioni di programmazione Area ULSS IPA -Soggetto responsabile dell IPA -Conferenza dei Sindaci AMBITO TERRITORIALE ADEGUATO GESTIONALE -Funzioni dei Comuni -Funzioni conferite da leggi regionali - Funzioni derivanti da leggi statali Dimensioni associative funzionali alle politiche di settore. -Distretti sociosanitari, -Distretti di polizia locale, -Distretti di protezione civile -Unione di Comuni -Unione montana -Convenzione -Consorzio monofunzionale AMBITO TERRITORIALE FUNZIONALE MINIMALE Funzioni fondamentali a), b), c), d) La dimensione della forma associativa è riferita ai valori demografici dell area omogenea, art. 8, c.3, lett. d) LR 18/12 -Fusione/Unione di Comuni -Unione montana -Convenzione -Consorzio monofunzionale

17 Un punto di svolta per il modo di regolazione del Veneto Secondo la normativa nazionale, risulterebbe obbligato ad associarsi il 47,7% dei comuni veneti. Tuttavia, la novità del Piano di riordino regionale con il concetto di ambito territoriale adeguato e omogeneo, permette di distinguere e collegare: - il livello di gestione dei servizi - da quello di programmazione dello sviluppo locale, con una portata di rinnovamento complessivo della geografia politica e amministrativa e del modo di regolazione dello sviluppo locale. Se infatti obiettivo del legislatore nazionale è, in prima istanza: «il coordinamento della finanza pubblica e il contenimento delle spese per l esercizio delle funzioni fondamentali dei Comuni», per la Regione Veneto questa riforma costituisce invece anche un occasione importante per «guidare un percorso, concertato e condiviso con gli Enti Locali, volto alla promozione delle gestioni comunali associate» Da un modo di regolazione non guidato, a un modo di regolazione guidato e coordinato dal livello di governo regionale

18 Sviluppo guidato e Città metropolitana di Venezia Agenda urbana europea: 5% FESR per lo sviluppo urbano sostenibile Attivazione della città metropolitana di Venezia (L.56/2014) centralità del motore di sviluppo: dalla periferia (campagna urbanizzata e pmi del Veneto centrale) alla città e terziario avanzato Pa-Tre-Ve (?) Le città capoluogo di Venezia e Padova: - più terziarizzate, espressione di un modo di sviluppo che richiede di essere guidato con un progetto strategico innovativo; - Caratterizzate da una cultura di governo più interventista, interessata a raccogliere la nuova domanda politica di regolazione che arriva dal territorio, raccordandola ai cambiamenti introdotti dalle politiche europee.

19 Le sfide per una politica innovativa regionale La resistenza della Regione Veneto alla costituzione della Città metropolitana è spiegabile con una evidente diffidenza nei confronti di un cambiamento di equilibri che finirebbe con lo spostare il baricentro dello sviluppo dalla campagna urbanizzata, alle città capoluogo di Padova e Venezia. Un cambiamento che trova impreparata la classe politica erede della subcultura bianca. Sfide per una politica innovativa regionale: - Adottare una visione territoriale e non settoriale/corporativa delle politiche - Superare i localismi e la visione autocentrata dei Comuni capoluogo - Mettere in rete urbano e rurale, soprattutto nel Veneto centrale - Investire sulla formazione della «cultura di rete» della PA locale (POR-FSE) Coniugare la nuova programmazione (POR e PSR) con il riordino territoriale sarà pertanto di importanza strategica decisiva.

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