GRUPPO DI LAVORO. Piano Comunale di Protezione Civile Revisione anno Redattori Geom. Giammarco Pilia Comune di Brescia

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2 COMUNE DI BRESCIA GRUPPO DI LAVORO Consulenze tecnico scientifiche Sindaco On. Prof. Paolo Corsini Assessore alla Protezione Civile Dionigi Guindani Piano Comunale di Protezione Civile Revisione anno 2007 Redattori Geom. Giammarco Pilia Comune di Brescia Dott. Prof. Pier Luigi Vercesi (rischio idrogeologico) Dott.ssa Carola Di Alessandro Ing. Sergio Tropenscovino (rischio sismico) Responsabile del Settore Sicurezza Urbana e Protezione Civile e Commercio Dott. Silvano Franzoni Responsabile del Settore Vigilanza Corpo di Polizia Municipale Dott.ssa Elsa Boemi Comm. Agg. Giovanni Alberti Comune di Brescia (DiMa Regione Lombardia) Consulenza generale per la revisione 2007 Ing. Giuseppe Santalucia Attività amministrativa di supporto Sig.ra Claudia Bosio Sig.ra Clara Groppelli Rielaborazione grafica e cartografica Arch. Marilena Tocchella Dr. Carmelo Scarcella (consulenza generale per la stesura del Piano) Contributi specifici Dipartimento della Protezione Civile Ufficio Servizio Sismico Nazionale Regione Lombardia Ufficio Territoriale del Governo di Brescia Provincia di Brescia Comando Provinciale Vigili del Fuoco Coordinamento Provinciale del Corpo Forestale dello Stato Struttura Sviluppo del Territorio Sede di Brescia A.S.L. Brescia A.R.P.A. sede di Brescia Autorità di Bacino del Fiume Po S.S.U.Em 118 Associazioni di Volontariato di Brescia Gruppo A.S.M. Brescia S.p.A. Brescia Mobilità S.p.A. - Società Metropolitana di Mobilità Telecom Italia S.p.A. Si ringraziano inoltre tutti gli enti, società pubbliche e private e i settori del Comune di Brescia che, a vario titolo, con documenti, informazioni e supporto in genere hanno contribuito alla stesura e alla revisione del Piano. 2

3 Indice 1. Parte generale Premessa Introduzione Definizione, contenuti, limiti e gestione del Piano comunale di protezione civile Evoluzione dell attività del Comune di Brescia nel campo della protezione civile Quadro normativo di riferimento Legislazione nazionale Riferimenti normativi nazionali Legislazione della Regione Lombardia Analisi del contesto fisico-sociale del territorio Premessa Descrizione del territorio Rete stradale Rete metropolitana Descrizione generale del progetto Inizio lavori, tempi di realizzazione e data di entrata in esercizio Rete idrografica Inquadramento geologico e geomorfologico Inquadramento geologico-strutturale Aspetti morfologici Inquadramento climatico Servizi tecnologici-industriali Sicurezza delle reti di distribuzione e degli impianti Descrizione dell attività del Gruppo ASM Brescia S.p.A Energia Elettrica Gas Naturale Teleriscaldamento e Teleraffrescamento Manutenzione delle reti Ciclo Idrico Integrato La gestione Acquedottistica e Distribuzione Idrica La gestione Fognature e Depurazione Ambiente Dati numerici relativi al territorio

4 1. Parte generale 1.1 Premessa Il Piano comunale di protezione civile, approvato con deliberazione di G.C. n. 297/10906 P.G. in data 19 marzo 2003 P.G. e revisionato con questa nuova edizione, è stato elaborato con lo scopo di fornire al Comune uno strumento operativo utile a fronteggiare l emergenza locale, conseguente al verificarsi di eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo. E necessario sottolineare che ci si riferisce ad eventi che per loro natura ed estensione possono essere contrastati mediante interventi attuabili autonomamente dal Comune con l eventuale supporto di enti e organizzazioni esterni. Per i casi di più rilevante dimensione il Piano rappresenta lo strumento di primo intervento e di prima gestione dell emergenza sapendo che servirà poi il supporto dei soggetti che operano a livello regionale o nazionale. Nello specifico caso del Comune di Brescia è indubbio che in caso di necessità, oltre all indispensabile coinvolgimento delle strutture operative (Vigili del Fuoco, ASL, SSUEm. 118 etc.) che svolgono attività di soccorso a livello istituzionale, il Comune potrà richiedere il supporto di quelle realtà presenti sul territorio cittadino, le quali per organizzazione, disponibilità di risorse e professionalità possono concorrere efficacemente ad affrontare l emergenza. In tale contesto si pensi a ciò che le società partecipate del Comune (Gruppo A.S.M. Brescia S.p.A., Brescia Mobilità S.p.A. - Società Metropolitana di Mobilità, etc.) sono in grado di mettere in campo in caso di necessità. Non ci si può, inoltre, dimenticare del contributo offerto dall attività svolta dal volontariato che ricopre un ruolo fondamentale non solo durante il soccorso alla popolazione, ma anche in tutte le altre fasi che contraddistinguono l attività di protezione civile. Il contributo delle varie associazioni è stato ricercato in modo selettivo badando alle reali competenze e capacità operative e pensando alla possibilità di integrazione con le procedure e le finalità del Piano. Inoltre, non si può non sottolineare che di fronte all emergenza potrà in alcuni casi essere necessario ricorrere all ausilio delle risorse tecnologiche e strumentali che lo sviluppato tessuto delle attività economiche private del nostro territorio può mettere a disposizione. Come già accennato il Piano rappresenta un ausilio per il superamento di emergenze causate da calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbano essere necessariamente fronteggiate a livello regionale o nazionale, ma che richiedono, comunque, una gestione delle prime ore della crisi a livello locale: infatti, se è vero che in tali situazioni si mette in moto un meccanismo di aiuto di dimensione nazionale o,addirittura, internazionale, è altrettanto vero che il maggior numero di vite umane salvate si concretizza nei momenti che seguono immediatamente l evento calamitoso. Il Piano, che non ha un carattere definitivo, in questa edizione ha subito un attenta revisione con i necessari aggiornamenti e vere e proprie integrazioni specificatamente apportate per la 4

5 previsione di nuovi scenari di rischio. Tutto ciò, tenendo conto, di tutte le evoluzioni che si sono verificate sul territorio ed anche al rideterminarsi delle risorse a disposizione del Comune. A tale proposito si evidenzia che, seppur implementati, non tutti gli scenari conseguenti al verificarsi di possibili eventi estremi sono stati esaminati e trattati nel presente documento: il processo di definizione di tali scenari presuppone, infatti, l acquisizione di valutazioni specifiche sui rischi che non sono di competenza, fra l altro, del solo Comune, ma anche e soprattutto della Regione e della Provincia in quanto titolari, in primis, dei Programmi di Previsione e Prevenzione. Per rendere a tutti gli effetti il presente documento funzionale alle logiche operative, nel corso degli anni sono state organizzate e realizzate numerose esercitazioni e simulazioni. A tal proposito si ricorda che presso la sede centrale del Corpo di Polizia Municipale opera per il concorso all attività operativa di soccorso, da oramai venticinque anni, il Nucleo comunale di protezione civile composto da 33 operatori soggetti a specifica e continua formazione, affinata anche attraverso una qualificata attività esercitativa con il coinvolgimento di altro personale alle dipendenze del Comune di Brescia e le associazioni di volontariato che hanno dato la loro disponibilità a collaborare con il Comune. L importanza ed efficacia dell attività svolta dal citato Nucleo ha spinto l Amministrazione comunale a prevedere una recente implementazione, aumentando il numero dei componenti dai 24 originari agli attuali 33. Ulteriore presupposto fondamentale per l efficacia del Piano in caso di emergenza è che lo stesso sia conosciuto non solo dai soggetti che a qualsiasi titolo saranno chiamati a gestire le varie fasi di crisi, ma anche dai cittadini. La struttura del Servizio Protezione Civile del Comune di Brescia è fortemente impegnata a proseguire il percorso informativo nei confronti della popolazione relativo ai rischi presenti sul territorio cittadino. Il percorso, iniziato qualche anno fa, prosegue con la realizzazione periodica di incontri pubblici presso le circoscrizioni cittadine e la diffusione di opuscoli informativi sul tema del rischio di incidente industriale rilevante. Oltre alla sua divulgazione per mezzo della distribuzione in formato CD, il Piano è consultabile via internet sul sito del Comune di Brescia e mediante una diretta distribuzione di specifici opuscoli, in occasione di incontri pubblici o in momenti di approfondimento nelle scuole o presso altre strutture e sedi associative. Si è pensato ad un Piano non solo per addetti ai lavori, ma prodotto e diffuso in una logica di piena trasparenza, partendo dal principio che nessuno dei pericoli o dei rischi presenti sul territorio deve essere nascosto o sottovalutato nell informazione alla popolazione. Vale ugualmente l obbligo di affrontare il rapporto con la cittadinanza con metodologie e livelli di competenza che consentano di evitare qualsiasi inutile allarmismo o sviamento nella corretta percezione del pericolo che ci si potrebbe trovare a dovere affrontare. 5

6 E rilevante ricordare che la maggior parte delle ricerche, studi, indagini ed informazioni utilizzati per la costruzione del Piano provengono dai diversi Settori comunali: in particolare, per la parte relativa al rischio idrogeologico, importante è stato il supporto del Settore Urbanistica. Va inoltre sottolineato il fatto che gran parte dell elaborazione del Piano e della sua revisione è avvenuta attraverso l utilizzo delle professionalità e delle competenze presenti nell Area della Sicurezza Urbana del Comune ed in particolare di quelle del Servizio Protezione Civile, coadiuvate da tecnici esperti nelle diverse tipologie di rischio considerate. E importante, infine, evidenziare come in fase di revisione, dato l evidente mutamento morfologico della città, a seguito della realizzazione di nuovi insediamenti abitativi e terziari e della realizzazione di nuove infrastrutture destinate alla viabilità (Metrobus), si è provveduto a modificare, integrandoli, gli elaborati cartografici allegati al Piano, inserendo i Nuovi Piani Attuativi, le aree verdi e il tracciato della metropolitana con le relative stazioni, secondo le indicazioni fornite dal Settore Urbanistica. Particolare attenzione è stata posta, alla luce e in base alle esperienze acquisite a seguito degli avvenimenti degli ultimi anni, all esame della pianificazione di protezione civile in caso di Rischio Black- Out, inserendo una specifica previsione di intervento relativa a tale tipologia di rischio. E giusto, infine, ricordare la preziosa collaborazione prestata dai numerosi enti esterni al Comune, sia pubblici che privati. 6

7 1.2 Introduzione Definizione, contenuti, limiti e gestione del Piano comunale di protezione civile Il Piano Comunale di Protezione Civile o Piano Comunale d Emergenza 1, di seguito nel testo denominato Piano, è uno strumento di pianificazione indispensabile per fronteggiare le emergenze di massa in aree soggette ad eventi estremi, ma anche quando tali fenomeni si sviluppano con ridotta frequenza e comportano, comunque, il perdurare di un rischio residuale. Il Piano si può definire come il modello organizzativo di risposta agli scenari che conseguono al verificarsi nell ambito del territorio comunale di eventi capaci di produrre effetti distruttivi nei confronti dell uomo, dell ambiente e del patrimonio, che debbano essere fronteggiati con un intervento straordinario. Il Piano, sulla base di scenari di riferimento, individua e disegna le diverse strategie finalizzate alla riduzione del danno ovvero al superamento dell'emergenza ed ha come finalità prioritaria la salvaguardia delle persone, dell ambiente e dei beni presenti in un'area a rischio. Il Piano è sostanzialmente costituito 2 da alcuni Scenari di evento e da un Modello di intervento di emergenza e di soccorso. Ogni singolo scenario costituisce elemento di supporto decisionale nella predisposizione del suddetto modello di intervento. Lo scenario non è altro che la descrizione della dinamica dell'evento e si realizza attraverso l'analisi, sia di tipo storico che fisico, delle fenomenologie. I limiti della costruzione di uno scenario sono da ricercarsi nel livello di indeterminatezza dei diversi fenomeni che lo generano. A tale riguardo, si possono sostanzialmente riconoscere tre classi di fenomenologie: - fenomeni noti e quantificabili, quindi con una casistica di riferimento ed una modellistica di simulazione e previsione sufficientemente attendibili (per esempio fenomeni di inondazione in senso stretto); - fenomeni noti non quantificabili o scarsamente quantificabili per i quali si riesce a raggiungere esclusivamente una descrizione qualitativa (per esempio fenomeni di trasporto solido od alcune tipologie di frana); - fenomeni non noti o scarsamente noti che per intensità e dimensioni sono riconducibili a fenomeni rari e, pertanto, difficilmente descrivibili anche a livello qualitativo. 1 Così come definito dall art. 108, comma 1, lett. c, punto 3, del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 e dal cap. 3 dell allegato A alla Deliberazione G.R. Lombardia 28 ottobre 1999 n. 6/46001 relativa all approvazione della Direttiva Regionale per la Pianificazione di emergenza degli Enti locali. 2 Fonte: Dipartimento della Protezione Civile Linee guida per la predisposizione del Piano Comunale di Protezione Civile anno

8 A fronte di una simile casistica di limiti oggettivi non è, perciò, quasi mai concretizzabile il raggiungimento di una descrizione completa di tutte le situazioni; d altro canto le variabili nelle modalità di risposta allo scenario sono molto più contenute. Per la gestione del Piano sono indispensabili attività di supporto quali: - predisposizione di schemi informativi diretti alla popolazione; - verifica delle strutture comunali che garantiscono, anche con l'ausilio ed il supporto di esercitazioni, l'operatività dei contenuti del Piano; - analisi dei benefici ottenuti attraverso il modello decisionale utilizzato in fase di emergenza, sia a seguito di simulazioni, che di evento reale; - aggiornamento dei dati di base ad intervalli temporali regolari e ravvicinati; - verifica continua dei meccanismi di interfaccia con: - altri enti territoriali competenti nella gestione dell'emergenza e del soccorso; - società pubbliche o private quali Gruppo A.S.M. Brescia S.p.A., Brescia Mobilità S.p.A., Telecom Italia S.p.A., etc.; - associazioni di volontariato. E importante precisare che la cartografia di supporto al Piano e il database ad essa associato sono stati prodotti mediante l utilizzo dei diffusi programmi informatici Autocad (Autodesk), Word, Excel (Microsoft) e Photoshop. Allo stato attuale è ancora allo studio la possibilità di gestire i documenti e la cartografia del Piano con un sistema GIS 3 tipo Arcview 4 (ESRI) in quanto l utilizzo di tale software consentirebbe l effettuazione di importanti operazioni grafiche, nonché un efficiente e relativamente semplice accesso ai dati anche in situazioni di emergenza. Per quanto concerne la possibilità di avere in dotazione un sistema informatico che consenta lo scambio dei dati tra settori interni al Comune (o tra il Comune ed soggetti esterni), si precisa che l analisi dei vari applicativi utilizzati da altre strutture ha permesso, ad oggi, di individuare nel prodotto Assioma della ditta ABACO il software in grado di rispondere alle esigenze sopra citate. Tale programma dovrà però essere opportunamente integrato mediante la definizione di funzionalità aggiuntive e delle modalità necessarie al trasferimento dei dati dal vecchio al nuovo applicativo. Nell ambito della collaborazione per la soddisfazione dei fabbisogni informativi del Piano, l Unità di Staff Statistica rimane impegnata nell impostazione del Sistema Informativo per la protezione civile, come derivazione del Sistema informativo statistico territoriale. 3 GIS = Sistemi Informativi Territoriali 4 Una licenza del software Arcview è già in dotazione al Servizio di Protezione Civile. 8

9 Il progetto Sistema informativo statistico territoriale, dopo una prima implementazione mediante l integrazione di sistemi informativi amministrativi e statistici di differenti origini e il suo aggiornamento con le attività censuarie, è ora in fase di adeguamento. Il Settore Servizi Demografici prosegue nelle attività di aggiornamento del viario anagrafico con l indicazione di scala, piano e interno dei numeri civici cittadini e ha terminato le attività di verifica confrontando le informazioni censuarie con quelle d archivio. Il Settore Mobilità e Traffico è attualmente impegnato nell adeguamento dello stradario, attività propedeutica all ulteriore aggiornamento del Sistema informativo della Popolazione e del Sistema informativo statistico territoriale. Il Sistema informativo statistico territoriale ha come base la definizione della griglia territoriale di riferimento derivata dagli archivi amministrativi del Comune e delle società di gestione delle utenze del Gruppo A.S.M. Brescia S.p.A.. La griglia territoriale costituisce il nucleo del Sistema informativo statistico territoriale che consente, attraverso gli elementi identificativi univoci degli edifici e delle unità immobiliari, di gestire i raccordi con gli altri sistemi informativi del Comune. Lo stesso, nelle sue diverse articolazioni e collegamenti, è un importante fonte di informazioni per la gestione delle situazioni di emergenza, ma deve essere integrato con informazioni di pertinenza propria del Servizio Protezione Civile e dei necessari strumenti software di gestione (interrogazione, visualizzazione, analisi, ecc.) e progettazione (cartografia digitalizzata, sistemi esperti, etc.). Alla luce di quanto sopra, proseguirà la collaborazione tra Servizio Protezione Civile e Unità di staff Statistica per la definizione dei fabbisogni informativi del Servizio e per la progettazione e realizzazione di analisi statistiche mirate alla loro soddisfazione. E giusto a questo punto ricordare che l elaborazione del presente documento è stata anticipata da un lavoro preliminare finalizzato alla definizione dell architettura del Piano stesso; in pratica, nel corso dell anno 2001, il Servizio Protezione Civile del Comune ha effettuato la progettazione del Piano attraverso: - l analisi del contesto fisico-sociale del territorio; - la preliminare valutazione dell esposizione ai rischi; - l analisi delle funzioni e dell organizzazione del Comune; - la preliminare definizione del modello gestionale dell emergenza; - la definizione del sistema informatico di supporto al piano. Il suddetto lavoro si è concretizzato con la produzione, nel mese di dicembre 2001, del documento denominato Piano Comunale di Protezione Civile - Primo rapporto Evoluzione dell attività del Comune di Brescia nel campo della protezione civile. La Legge 225/92 (istitutiva del Servizio Nazionale di Protezione Civile) assegna all ente locale Comune ed al Sindaco, in qualità di Ufficiale di Governo e, pertanto, autorità comunale di protezione civile, importanti e determinanti ruoli nell ambito della pianificazione e gestione dell emergenza. La spinta alla costituzione di una struttura di protezione civile al Comune di Brescia è partita all inizio degli anni 80 con la costituzione di una prima, semplice struttura. Tale struttura fu costituita dal Comune nell anno 1980 in fase di riorganizzazione degli uffici e dei servizi con l approvazione da parte della Giunta municipale della deliberazione n del

10 Non appena costituita la stessa instaurò una proficua collaborazione con il C.O.D.A. (Centro Operativo Difesa Ambiente) per l elaborazione di uno studio preliminare sulla protezione civile nell ambito territoriale bresciano. Nel 1983 fu istituito, con deliberazione della Giunta Comunale n. 3564/PG 30418, il Comitato Tecnico comunale di protezione civile, il quale si collocava nel contesto giuridicoamministrativo (Regolamento di esecuzione della Legge 996/70) non solo come strumento di coordinamento per la gestione di emergenze, ma anche come servizio di previsione e prevenzione di eventi calamitosi. La stessa deliberazione prevedeva altresì l istituzione di un Nucleo Operativo Permanente di Pronto Intervento composto da circa 30 unità. Nel 1984 il citato nucleo, composto da 24 A- genti del Corpo di Polizia Municipale, formati e debitamente equipaggiati, entrò in funzione per garantire l intervento in situazioni di emergenza 5. Con l entrata in vigore della Legge 225/92, che all art. 15 definisce nel dettaglio le competenze del Comune e le attribuzioni al Sindaco, si è manifestata ancora più forte la necessità di definire e rinforzare una struttura specifica di protezione civile all interno del Comune. L emanazione del D.Lgs 112/98, il cui disposto conferiva ulteriori importanti funzioni agli Enti locali, e la volontà del Comune determinarono nell anno 2000 il definitivo decollo della struttura permanente di protezione civile e l attribuzione alla stessa di risorse umane, strutturali e finanziarie, finalizzate al raggiungimento di concreti obiettivi di prevenzione e gestione delle emergenze. Dopo l approvazione del Piano, a seguito di un attenta valutazione degli interventi messi in campo dalla struttura comunale di protezione civile per gli eventi che hanno colpito la città di Brescia nel corso degli ultimi anni (black-out del 28 settembre 2003 e sisma del 24 novembre 2004), si è evidenziata la necessità di operare un allargamento del Nucleo Operativo. Ciò con l intento di dare maggiore incisività operativa a tutta la struttura comunale di protezione civile e per l esigenza di soddisfare una maggiore copertura temporale di intervento che permetta un monitoraggio pronto e costante del territorio e sia garanzia di un servizio pienamente rispondente alle necessità della gestione dell emergenza. L ampliamento del citato Nucleo, implementato dagli originari 24 componenti agli attuali 33, è stato preceduto da una selezione 5 Si pensi, a titolo esemplificativo, agli interventi messi in campo nel gennaio 1985 in occasione dell eccezionale nevicata, al Piano Emergenza Neve elaborato nel 1986, ai piani elaborati negli anni 1988 e 1990 per l evacuazione di massa - rischi da incidente rilevante, ai piani d emergenza correlati al ritrovamento di ordigni bellici nel , agli interventi effettuati negli anni 1989 e 1990 per fronteggiare l emergenze conseguenti alle inondazioni a nord della città. 10

11 del personale effettuata mediante valutazione dei curricula personali e la realizzazione di prove esercitative completate nel corso dell anno Ultimate le operazioni di selezione, il personale prescelto è stato sottoposto ad attività formativa tesa all acquisizione delle necessarie nozioni inerenti la gestione dell emergenza di protezione civile. 11

12 1.3 Quadro normativo di riferimento Legislazione nazionale. Il testo normativo fondamentale in materia di protezione civile attualmente in vigore in Italia è la Legge n. 225 del , istitutiva del Servizio Nazionale della Protezione Civile, che così è definito all art. 1 comma 1: «È istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile al fine di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi». Il sistema delineato dal nuovo impianto normativo, tuttora in evoluzione, prevede che al vertice dell organizzazione sia posto il Presidente del Consiglio dei Ministri, o altro Ministro da lui specificatamente delegato, il quale, avvalendosi del Dipartimento della Protezione Civile, promuove e coordina tutte le Amministrazioni dello Stato (centrali e periferiche), Regioni, Province, Comuni, Enti pubblici e privati ed ogni altra organizzazione pubblica o privata. Il nuovo impianto normativo riprende alcuni concetti introdotti dalla normativa previgente e li rafforza ulteriormente, classificando le attività ed i compiti di protezione civile in : - PREVISIONE; - PREVENZIONE; - SOCCORSO; - SUPERAMENTO DELL EMERGENZA. Altri aspetti importanti introdotti dalla L. 225/92 sono la distribuzione e il coinvolgimento fra le varie Amministrazioni centrali e periferiche (artt. 12,13,14,15) delle competenze in materia, la giusta valorizzazione del volontariato (artt. 8 e 18) quale componente fondamentale nella gestione dell emergenza, la chiara definizione della tipologia degli eventi ed i relativi ambiti di competenza (art. 2), nonché la precisa indicazione delle strutture operative nazionali che costituiscono il Servizio Nazionale della Protezione civile (art. 11). Nel campo specifico relativo alle diverse tipologie di rischio si segnalano il D.L.vo n del , relativo al controllo dei pericoli di incidente rilevante connessi con determinate sostanze pericolose, la Legge n. 267 del ed il D.P.C.M , inerenti al rischio idrogeologico, e la Legge n. 64 del e il D.M. 5 marzo 1984 inerenti al rischio sismico. 6 Il D. Lg.vo 334/99 ha recepito la direttiva 96/82/CE detta Seveso 2 modificando ed integrando, di fatto, il precedente quadro normativo di riferimento (in particolare il DPR 175/88 e la L. 137/97). 12

13 Altri strumenti legislativi di particolare importanza ai fini delle problematiche afferenti alla protezione civile sono le recenti leggi sul volontariato (L. 266/91- DPR 194/01), alle quali fa peraltro specifico riferimento la normativa base, il D.L.vo 267/2000 Testo Unico delle leggi sull ordinamento delle autonomie locali, il D.L.vo 112/98 e la L. 265/ Riferimenti normativi nazionali Sono di seguito riportati i principali riferimenti normativi in materia di protezione civile utilizzati per la revisione del Piano: Anno Estremi dell atto 1970 L. 8 dicembre 1970, n Norme sul soccorso e l assistenza alle popolazioni colpite da calamità D.P.R. 6 febbraio 1981, n. 66. Regolamento di esecuzione della L. 8 dicembre 1970, n.996, recante norme sul soccorso e l assistenza alle popolazioni colpite da calamità D.P.C.M. 14 settembre1984. Organizzazione del Dipartimento della protezione civile Circ. 12 gennaio 1987, n 1/DPC/87. Tipologia e terminologia delle esercitazioni di protezione civile D.P.R. 17 maggio 1988 n Attuazione della direttiva CEE n. 82/501, relativa ai rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali, ai sensi della legge 16 aprile 1987, n (Direttiva Seveso) O.M. 30 marzo 1989, n. 1676/FPC. Nuova disciplina del comitato per l attività di previsione, prevenzione e soccorso, prestata dai gruppi associati di volontariato D.P.C.M. 13 febbraio 1990, n Regolamento concernente istituzione ed organizzazione del Dipartimento della protezione civile nell ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri L. 24 febbraio 1992, n.225. Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile D.P.R. 30 gennaio 1993, n. 50. Regolamento concernente la costituzione ed il funzionamento del Consiglio nazionale della protezione civile D.P.R. 30 gennaio 1993, n. 51. Regolamento concernente la disciplina delle ispezioni sugli interventi di emergenza D.M. 10 febbraio Individuazione e disciplina dell attività dei gruppi nazionali di ricerca scientifica al fine di consentire al Servizio nazionale della protezione civile il perseguimento delle proprie finalità in materia di previsione delle varie ipotesi di rischio D.P.C.M. 26 luglio Riorganizzazione del comitato nazionale di volontariato di protezione civile. 13

14 1994 Circ. 16 novembre 1994, n.1768 U.L. Istituzione dell elenco delle associazioni di volontariato di protezione civile ai fini ricognitivi della sussistenza e della dislocazione sul territorio nazionale delle associazioni da impegnare nelle attività di previsione, prevenzione e soccorso. Adempimenti finalizzati all erogazione di contributi per il potenziamento delle attrezzature ed il miglioramento della preparazione tecnica Circ. 29 novembre 1994, n.314. Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle associazioni di volontariato nelle attività di protezione civile D.L. 29 dicembre 1995 n Interventi urgenti a favore delle zone colpite da eccezionali eventi calamitosi del 1995 e ulteriori disposizioni riguardanti precedenti alluvioni, nonché misure urgenti in materia di protezione civile, convertito, con modificazioni nella legge 26 febbraio 1996, n D.L.vo 31 marzo 1998, n Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n D.L.vo 30 luglio 1999, n Riforma dell organizzazione del Governo, a norma dell articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n D.L.vo 30 luglio 1999, n Ordinamento della Presidenza del consiglio dei Ministri, a norma dell articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n D.L.vo 17 agosto 1999 n Attuazione della direttiva 98/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. (Seveso 2) D.L.vo 18 agosto 2000, n Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali D.P.R. 8 febbraio 2001, n.194. Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile D.M. 9 maggio Statuto dell Agenzia di protezione civile D.L. 7 settembre 2001 n. 343 (convertito, con modificazioni, dall'art. 1, L. 9 novembre 2001, n. 401). Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile O.P.C.M. 15 giugno 2002, n Disposizioni urgenti di protezione civile O.P.C.M 20 marzo 2003 n Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale di normative tecniche per la costruzione in zona sismica Dir.P.C.M. 27 febbraio Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile Dir.P.C.M. 2 febbraio 2005 Linee guida per l individuazione di aree di ricovero di emergenza per strutture prefabbricate di protezione civile D.P.C.M. 25 febbraio Linee Guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna. 14

15 2005 D.L.vo 21 settembre 2005 n Attuazione Direttiva 2003/105/CE. (Seveso 3) D.P.C.M. 3 aprile 2006 n Composizione e modalità di funzionamento della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi (Repertorio n. 1250) Dir.P.C.M. 6 aprile 2006 Coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aree ed in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenza di sostanze pericolose Dir.P.C.M. 6 aprile 2006 Gestione del flusso delle informazioni con la Sala situazione Italia del Dipartimento della protezione civile Presidenza del Consiglio dei Ministri D.P.C.M. 23 ottobre Modifiche all organizzazione interna del Dipartimento della protezione civile D.P.C.M. 21 novembre 2006 Costituzione e modalità di funzionamento del Comitato operativo della protezione civile D.P.C.M. 16 febbraio Linee guida per l'informazione alla popolazione sul rischio industriale Legislazione della Regione Lombardia Dopo l emanazione della L. 225/92 la Regione Lombardia, operando nell ottica del perseguimento degli obiettivi dettati dalla normativa nazionale, ha adeguato il proprio impianto legislativo Si segnalano i seguenti provvedimenti legislativi utilizzati per la revisione del Piano: 2000 L.R. 5 gennaio 2000, n. 1. Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia R.R. 8 giugno 2001, n. 3. Attuazione dell Albo Regionale del Volontariato di Protezione Civile Delib.G.R. 11 dicembre 2001 n. 7/7365. Attuazione del Piano Stralcio per l'assetto idrogeologico del bacino del fiume Po (PAI) in campo urbanistico. Art. 17, comma 5 della legge 18 maggio 1989, n Delib.G.R. 20 dicembre 2002 n. 7/11670: Direttiva Temporale per la prevenzione dei rischi indotti da fenomeni meteorologici estremi sul territorio regionale, a sensi della L.R. n. 1/2000, art. 3, comma 131, lettera i) Delib.G.R. 21 febbraio 2003 n. 7/12200: Revisione della Direttiva Regionale per la Pianificazione di Emergenza degli Enti locali Delib.G.R. 7 novembre 2003, n. 7/ Disposizioni preliminari per l attuazione dell Ordinanza Presidenza del Consiglio dei Ministri n del 20 marzo 2003 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. 15

16 2003 D.Dirig. 21 novembre 2003 n : Approvazione elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di cui all art. 2, commi 3 e 4 dell ordinanza P.C.M. n del 20 marzo 2003, in attuazione della delib. n. 7/14964 del 7 novembre L.R. 22 maggio 2004, n. 16. Testo unico delle disposizioni regionali in materia di protezione civile Delib.G.R. 7 febbraio 2005 n. 7/20486 Direttiva regionale per la gestione della postemergenza (Modifiche e integrazioni della direttiva approvata con Delib. G.R. n. 7/15803 del 23 dicembre 2003) Delib.G.R. 24 marzo 2005 n. 7/21205 Direttiva regionale per l allertamento del rischio geologico e idraulico e la gestione delle emergenze regionali. Se per la redazione del Piano, particolarmente significativa è risultata la realizzazione del 1 Programma Regionale di Previsione e Prevenzione, approvato con deliberazione di G.R. n. 6/46001 in data , per la sua revisione ci si è conformati alle indicazioni metodologiche e all architettura generale di riferimento deliberate dalla Giunta Regionale con provvedimento n. 7/12200 in data

17 1.4 Analisi del contesto fisico-sociale del territorio Premessa La conoscenza degli elementi rappresentativi della realtà territoriale, demografica e sociale del Comune di Brescia costituisce una premessa indispensabile per una corretta pianificazione d emergenza Descrizione del territorio La città di Brescia è situata a 149 m s.l.m. al margine settentrionale della pianura padana. Il suo territorio è collocato alle falde dei rilievi prealpini (costituiti dalle ultime propaggini del monte Maddalena e dei Ronchi) ed allo sbocco della Valtrompia posizionandosi, infine, sull asse ferroviario e stradale Milano-Venezia. Il nucleo antico, sviluppatosi ai piedi della parte meridionale del Colle Cidneo, e racchiuso da una cinta di mura romane, ha avuto un primo sviluppo urbano soprattutto verso ovest nel IX e X secolo d.c. seguito poi da un primo ampliamento murario tra il 1174 ed il Un secondo ampliamento avvenne tra il 1236 ed il 1249, spostando sia ad ovest che a sud il perimetro murario; il tracciato delle successive mura venete ricalcò, con poche varianti, quello del secolo XIII circoscrivendo in pratica lo sviluppo cittadino fino a che le nuove esigenze della civiltà industriale indirizzarono l espansione della città oltre l antico tracciato urbano. I primi insediamenti industriali furono prevalentemente dislocati a nord e a sud della città lungo le principali direttrici di approvvigionamento e commercio. In anni più recenti si è assistito a fenomeni di espansione edilizia residenziale e commerciale. L espansione edilizia residenziale 7 ha interessato più direzioni ed ha visto il sorgere di numerosi centri satellite a ovest, oltre il fiume Mella (Villaggio Badia e Villaggio Violino), a nord (Villaggio Prealpino) e a sud (Villaggio Lamarmora e Villaggio Sereno). L espansione più evidente della città si è però concretizzata nelle grandi addizioni di S. Polo a sud e sud-est e della zona industriale Girelli a sud-ovest. Altrettanto evidenti, come fanno notare Bernardo Secchi e Paola Viganò 8, sono «la tendenza degli insediamenti produttivi a collocarsi lungo le maggiori infrastrutture viabilistiche, la forza di attrazione dei caselli autostradali e delle due tangenziali per gli insediamenti commerciali e l addensamento delle e- 7 E da notare che un fortissimo sviluppo edilizio, seguito dalla creazione di nuovi impianti ospedalieri e sportivi, si è avuto verso nord a seguito della realizzazione della galleria Tito Speri, iniziata nel 1943 e conclusasi nel Bernardo Secchi e Paola Viganò: responsabili del gruppo di lavoro che ha studiato e progettato il Piano Regolatore di Brescia del

18 spansioni residenziali attorno ai centri esterni ora inglobati in un'unica grande area urbana in via di progressiva densificazione. Il nuovo Comparto Milano rappresenta, invece, il più significativo intervento di riqualificazione urbana che vedrà una radicale trasformazione urbanistica interessante tutta l aria sud- ovest della città, posta a ridosso delle vecchie mura venete, area originariamente fortemente caratterizzata da insediamenti industriali presenti fin dall inizio del secolo scorso (Bisider S.r.L, ATB S.p.A., Tempini S.p.A., IMI S.p.A.). Ciò che negli ultimi vent anni è avvenuto nell area bresciana, come in diverse altre regioni italiane ed europee, non è solo l allargamento progressivo di una città centrale, ma l aggiunta di sempre nuove e più distanti periferie, l accrescersi della città ed il suo trasformarsi in una vasta area metropolitana». Località che oggi fanno parte del territorio cittadino: Badia Noce Bettole Pendolina Buffalora S. Bartolomeo Chiesanuova S. Gottardo Costalunga S. Polo Fiumicello S. Eufemia Folzano Stocchetta Fornaci Verziano Mandolossa Villaggio Prealpino Mompiano Villaggio Sereno Violino 18

19 Circoscrizioni e quartieri 19

20 Circ. Q.re Descrizione Circ. Q.re Descrizione 1 2 Borgo Trento 5 20 Chiesanuova 1 22 Casazza 5 9 Fornaci 1 17 S. Bartolomeo 5 24 Villaggio Sereno 1 28 S. Eustacchio 6 6 Don Bosco 2 30 Crocifissa di Rosa 6 8 Folzano 2 11 Mompiano 6 10 Lamarmora 2 29 S. Rocchino 2 15 Vill. Prealpino 7 12 Porta Cremona 7 13 Buffalora 3 5 Chiusure 7 19 S. Polo 3 21 Urago 3 23 Villaggio Badia 8 14 Porta Venezia 3 25 Villaggio Violino 8 16 Caionvico 8 18 S. Eufemia 4 7 Fiumicello 4 3 Porta Milano 9 27 Centro storico Sud 4 26 Primo Maggio 9 4 Centro storico Nord 9 1 Brescia antica Fonte: Unità di Staff Statistica del Comune di Brescia Comuni confinanti con la città: Gussago Cellatica Collebeato Concesio Bovezzo Nave Botticino Rezzato Castenedolo Borgosatollo S. Zeno Naviglio Flero Castelmella Roncadelle Rete stradale Brescia, per la sua posizione geografica a est del territorio lombardo (ultima provincia prima della Regione Veneto), è crocevia e transito di primaria importanza a livello nazionale ed internazionale (vedasi il collegamento con l autostrada del Brennero per il nord Europa). Inoltre, le molteplici e diversificate attività produttive che la collocano fra le aree maggiormente industrializzate del Paese e la vastità territoriale della sua provincia, che oltre all aspetto 20

21 fortemente industrializzato offre opportunità turistiche rilevanti, la pongono fra le città maggiormente urbanizzate e conseguentemente con maggiori problematiche afferenti la mobilità viabilistica. La città è attraversata dalla rete di tangenziali ad alta intensità di traffico di seguito descritta: - TANGENZIALE OVEST: strada a due corsie per ogni senso di marcia, divise da spartitraffico, che attraversa il territorio comunale da nord a sud. Sul suo percorso sono presenti due punti critici per la viabilità: - a sud per l intersezione con le bretelle di collegamento con la tangenziale sud; - a nord per l intersezione con strada ad altissima densità di traffico che collega la città alla Valtrompia e a parte della Valsabbia. - TANGENZIALE SUD: strada provinciale (già ex SS n.11) a due corsie per ogni senso di marcia, divise da spartitraffico, che attraversa il territorio da ovest a est senza intersezioni così dette a raso. - VIA SERENISSIMA: strada comunale di scorrimento che collega la tangenziale sud con la zona est della città. In tale contesto si evidenzia che, a causa della presenza del Monte Maddalena, manca il collegamento diretto tra la parte nord e la parte est del territorio comunale. All interno dell area individuata dalle tangenziali la rete stradale è suddivisa in residenziale, di transito e di collegamento. In particolare può essere così descritta: - il centro storico cittadino è costituito da strade strette e tortuose con andamento prevalentemente circolare. La viabilità in questa area è regolamentata con Zona a Traffico Limitato e da aree pedonali urbane; - due strade di circonvallazione denominate ring e contro-ring delimitano il centro storico con andamento circolare in senso opposto una all altra; tali strade consentono il collegamento fra le diverse zone della città ed intersecano e raccolgono il traffico delle strade cosiddette di penetrazione ; - le strade di penetrazione o collegamento, caratterizzate da grande afflusso di traffico, provengono dalla provincia e penetrano nella città dall estrema periferia o dalle tangenziali. Fra le altre si segnalano: - a ovest: Via Valcamonica - via Milano di collegamento alle strade provinciali (ex SS510 e ex SS 11); - a nord: Via Triumplina, che raccoglie tutta la rete viaria dei comuni della Valtrompia e anche parzialmente della Valsabbia (Strada Provinciale ex SS 345 e SS 237); - a est: Viale S. Eufemia - Bornata di collegamento con la Strada Provinciale ex SS 11; 21

22 - a sud-est: Via Bettole (Strada Provinciale ex SS 236 per Mantova); - a sud: Via Volta (Strada Provinciale ex SS 45bis per Cremona) e la Via Flero (SP22); - a sud-ovest: Via Labirinto di collegamento con la Strada Provinciale Quinzanese; - a ovest: Via Orzinuovi di collegamento con la Strada Provinciale ex SS 235 Orceana. Sono di seguito elencate le principali arterie di grande traffico che insistono sul territorio comunale: - Autostrada Serenissima A4 (Milano - Venezia): ad elevatissima intensità di traffico. Con andamento est - ovest attraversa tutta la parte sud del territorio. Lungo il suo tragitto insistono sul territorio comunale 2 caselli autostradali (Brescia Ovest - Brescia Centro) raccordati con la rete viaria cittadina; - Autostrada A21 (Brescia Piacenza - Torino): ad elevata intensità di traffico. È raccordata all autostrada A4 all altezza del casello autostradale Brescia Centro. Insiste sul territorio comunale a sud per circa 2-3 km; - Strada Provinciale ex SS n. 11 (Via Alcide de Gasperi), denominata anche Tangenziale Sud. Arteria a due corsie per ogni senso di marcia ad elevatissima intensità di traffico attraversa tutto il territorio comunale da est a ovest parallelamente all autostrada A4 e a nord della stessa. La Tangenziale sud, da tempo dimostratasi insufficiente a sostenere il flusso di traffico quotidiano che la interessa, è in fase di ampliamento per la creazione della terza corsia per ogni senso di marcia che, una volta completata, permetterà una maggiore scorrevolezza all asse viabilistico est ovest, consentendo altresì, una maggiore fluidità e sicurezza al traffico che si interseca con la Tangenziale Ovest. - Strada Provinciale ex SS n. 236 Brescia Mantova: penetra nel territorio comunale con denominazione Via delle Bettole, nella parte sud-est della città, per poi raccordarsi alla Tangenziale Sud; - Strada Provinciale ex SS n. 45 bis Brescia Cremona: interessa il territorio comunale con la denominazione di Via della Volta, nel comparto sud della città, intersecando e raccordandosi alla Tangenziale Sud; - Strada Provinciale ex SS n. 235 (Orceana): interessa il territorio comunale nel comparto ovest con la denominazione di Via Orzinuovi. Si interseca con la Tangenziale Ovest e si raccorda con la stessa e la Tangenziale Sud; - Strada Provinciale ex SS n. 345 (della Valtrompia): interessa il territorio comunale nel comparto nord con la denominazione di Via Triumplina e si raccorda alla Tangenziale Ovest. Trattasi di unica arteria, ad elevatissima intensità di traffico leggero e pesante, di collegamento della Valtrompia (bassa-media e alta) con la città; 22

23 - Strada Provinciale ex SS n. 237 (del Caffaro): interessa il territorio comunale nel comparto nord-est con la denominazione di Via Conicchio. Si raccorda con la Tangenziale Ovest collegandosi con Via Triumplina. L arteria, che collega la città con la Valsabbia (sede di numerosissime industrie metallurgiche e siderurgiche), è interessata notevolmente anche dal traffico pesante; - Strada Provinciale n. 10: interessa il territorio comunale nel comparto nord-ovest con la denominazione di Via Torricella di Sopra. Strada di penetrazione alla città per il collegamento con i comuni siti a nord-ovest della Provincia; - Strada Provinciale IX (Quinzanese). Interessa il territorio comunale nel comparto sudovest con la denominazione di Tangenziale Ovest tronco sud. La rete stradale del territorio comunale è rappresentata nella tavola A2 di supporto al piano Rete metropolitana Descrizione generale del progetto La Metropolitana leggera Automatica di Brescia è un sistema di trasporto a guida vincolata, in sede propria, e a guida completamente automatica (driverless) per la lunghezza complessiva, in ambito urbano, di circa 18 Km con n. 23 stazioni. La prima tratta funzionale PREALPINO S. EUFEMIA, attualmente in costruzione, ha una lunghezza complessiva di 13,1 Km, con 17 stazioni. La linea si sviluppa per 1,7 km in viadotto, 1,7 km a raso, 3,8 km in trincea coperta e 5,9 km in galleria profonda. Le stazioni della prima tratta funzionale sono n. 17, di cui n. 2 in viadotto, n. 2 a raso, n. 5 in trincea coperta e n. 8 in galleria profonda. La prima tratta funzionale comprende anche l insediamento del Deposito-Officina ubicato presso il terminale sud-est, di superficie complessiva pari a mq circa, di cui circa mq coperti, mq scoperti per la circolazione dei treni e mq scoperti per la viabilità interna, piazzali e fasce di rispetto. La linea si sviluppa in direzione nord-sud a partire da Via Triumplina, all altezza dell innesto con la tangenziale est (stazione PREALPINO) fino alla stazione ferroviaria (stazione FS), per poi proseguire in direzione est fino a S. EUFEMIA. In direzione nord-sud, dopo la stazione PREALPINO si incontrano nell ordine: la stazione CASAZZA (sulla Triumplina, all altezza dell incrocio con Via Conicchio), la stazione STADIO, la stazione MOMPIANO (su Viale Europa, all altezza di Via Boccacci), la stazione EUROPA (in corrispondenza del parcheggio dell Università di Medicina), la stazione OSPEDALE, antistante l ingresso principale degli Spedali Civili, la stazione MARCONI, la stazione S. FAU- STINO, in corrispondenza di Piazzale C. Battisti, la stazione VITTORIA, la stazione FS. In direzione est, partendo dalla stazione FS, la linea prosegue nell ordine verso la stazione BRESCIA 2, su Via Cefalonia in corrispondenza dell incrocio con Via Corfù, stazione LA- 23

24 MARMORA, sulla via omonima all altezza della Via A. Moro, stazione VOLTA, stazione PO- LIAMBULANZA, stazione S. POLO PARCO, stazione S. POLO CIMABUE, stazione SANPO- LINO e stazione S. EUFEMIA. All estremo est della linea, in corrispondenza della Via Serenissima, è situato il deposito, che, oltre a rappresentare la struttura per il rimessaggio, il controllo e la manutenzione dei veicoli, ospita la centrale operativa e di controllo dell intero sistema automatico della metropolitana. Le stazioni sono tutte dotate di banchina di lunghezza pari a circa 40 mt e corredate di N. 6 porte automatiche. La via di corsa è a doppio binario (scartamento 1.435mm), con marcia a destra. La pendenza massima è del 4,3% e il raggio minimo di linea è pari a mt. 180,00. Sul percorso da stazione a stazione delle tratte in galleria, naturale ed artificiale (cut & cover) è previsto l inserimento di un pozzo per l accesso di emergenza dei Vigili del Fuoco. La flotta iniziale sarà di n. 18 treni, di cui n. 16 in linea, n. 1 a disposizione e n. 1 in manutenzione Inizio lavori, tempi di realizzazione e data di entrata in esercizio. I lavori di realizzazione hanno avuto inizio nel novembre 2003 e attualmente risultano realizzati al 32% circa. La data prevista per la loro fine è il e l entrata in esercizio, come risultante dai documenti contrattuali, è fissata per il novembre dell anno Allo stato attuale di avanzamento dei lavori sono ancora in fase di studio gli interventi e le procedure da attuarsi sul percorso della metropolitana in caso di: evento calamitoso, di guasti in condizioni ordinarie, piani e procedure di emergenza in caso di danni lungo il percorso della metropolitana connessi ad eventi calamitosi. 24

25 1.4.5 Rete idrografica Sul territorio comunale di Brescia è presente una complessa rete idrografica nella quale sono individuabili due distinti reticoli idrici: 1) il reticolo idrico principale 9, di competenza regionale, costituito da: - Fiume Mella, che attraversa, in zona ovest, da nord a sud il territorio cittadino; - Torrente Garza, che circonda Brescia a nord, ad ovest ed a sud; - Torrente Val Carobbio (a nord-est della città); - Torrenti Gandovere e Canale (ad ovest della città). - Torrente Musia 2) il reticolo idrico minore 10, di competenza comunale, costituito dai corsi d acqua non compresi nel reticolo idrico principale. 9 Il reticolo idrico principale è stato individuato con deliberazione della Giunta Regionale Lombardia del 25/01/2002-n. 7/7868 e successive integrazioni e modifiche. Attualmente la gestione dei corsi d acqua del reticolo idrico principale è in parte dell AIPO (Fiume Mella e Torrente Garza) ed in parte dalla Struttura Sviluppo del Territorio (ex Genio Civile) (Torrenti Val Carobbio, Gandovere,e Canale e Musia). 10 Alcuni corsi d acqua sono gestiti da Consorzi di Bonifica come da elenco incluso nella deliberazione della Giunta Regionale Lombardia del 25/01/2002-n. 7/7868 e successive integrazioni e modifiche. 25

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