Menopausa e ormoni: l'uso prolungato di questi accelera l'invecchiamento del cervello
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- Luigina Gallo
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1 Menopausa e ormoni: l'uso prolungato di questi accelera l'invecchiamento del cervello L'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello. Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa (vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre. \ L'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello. Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa (vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto, ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e ì 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati+progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT ONLUS Pag. 1
2 Menopausa, ormoni e cervello L'uso prolungato di ormoni accelera l'invecchiamento del cervello Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa (vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne. È convinzione comune che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici'' di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT ONLUS Pag. 2
3 12/02/14Relazioni pericolose: menopausa, ormone e cervello: l'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa ("vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, ALT ONLUS Pag. 3
4 come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT ONLUS Pag. 4
5 GINECOLOGIA: Menopausa, ormoni e cervello L'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello. Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa ("vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, ALT ONLUS Pag. 5
6 secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT ONLUS Pag. 6
7 Menopausa, ormoni e cervello Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa ("vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad ALT ONLUS Pag. 7
8 eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT ONLUS Pag. 8
9 Menopausa, ormoni, cervello Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa (vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati più progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i 'complici' di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT- Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne 'impazzisce', cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT ONLUS Pag. 9
10 Menopausa, ormoni e cervello davide L'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello Milano 12 febbraio Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa ("vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia ALT ONLUS Pag. 10
11 regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT- Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". Fonte: Women's health 2009 ALT ONLUS Pag. 11
12 L'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello Home» Salute» L'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa accelera l'invecchiamento del cervello Milano 12 febbraio Le terapie ormonali che vengono molto spesso prescritte per alleviare i sintomi da menopausa ("vampate di calore, irritabilità, insonnia, sudorazioni profuse, peggioramento dell'osteoporosi, secchezza vaginale) sono molto amate dalle donne, convinte che gli ormoni rallentino l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa, oltre ad alleviare i sintomi da menopausa, molto f, fastidiosi, che spesso sono talmente fastidiosi da rovinare la qualità della vita. Nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa: anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia. E al cervello? Gli ormoni fanno bene o fanno male? Purtroppo anche qui le notizie non sono buone: uno studio molto accurato (Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone: ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. La risonanza magnetica cerebrale eseguita con controlli a intervalli di tempo evidenziava inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano microemboli a volte silenti. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza vascolare spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla RMN forse perchè le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni se somministrati per lunghi periodi. In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o ad eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). "Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni: gli ormoni parlano con le cellule, e parlano fra di loro - spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus -. Gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Con l'arrivo della ALT ONLUS Pag. 12
13 menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza". ALT- Associazione per la lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus ALT ONLUS Pag. 13
14 Gli ormoni anti-menopausa invecchiano il cervello Dal progetto Women's Health Initiative arriva un allarme: l'uso prolungato di ormoni per ritardare la menopausa logorerebbe il cervello. Ma gli ormoni sono comunque importanti per il nostro organismo, dice la dottoressa Lidia Rota Vender, non bisogna demonizzarli. Le terapie a base di ormoni vengono considerate in linea di massima come le più efficienti dal punto dell'alleviamento dei sintomi della menopausa. Vampate di calore, sudorazioni improvvise e abbondanti, insonnia, irritabilità, aumento dell'osteoporosi: la maggior parte delle donne è convinta che con gli ormoni tutti questi effetti possano essere rallentati. Un beneficio non indifferente, capace di migliorare in modo deciso la qualità della vita, associato alla sensazione che grazie agli stessi ormoni sia possibile rallentare l'invecchiamento della pelle, delle ossa e delle arterie. Ma è davvero così? Le ultime ricerche scientifiche sembrano negare tutti questi benefici, anzi, aumentano sempre più i ricercatori che denunciano le conseguenze negative provocate dagli ormoni. Perché se infatti da una parte nessuna delle proprietà benefiche attribuite agli ormoni sono mai state verificate e provate, dall'altra si fa sempre più strada l'opinione che l'uso prolungato di questi può aumentare in certe donne il rischio di restare vittime di eventi derivanti da trombosi, come infarto, embolia e ictus. Con l'uso degli ormoni, un numero di ictus cerebrali molto più alto Non sarebbe dunque il solo cuore, a soffrirne. Una parte specifica dello studio Women's Health Initiative, messo in campo fin dal 1991 per approfondire i problemi e le patologie cui sono più soggette le donne, dimostrerebbe che l'uso massiccio e prolungato di ormoni avrebbe effetti degenerativi anche sul cervello. La prova verrebbe dall'esperimento eseguito per quattro anni su un numeroso gruppo di donne di età compresa tra i 65 e i 79 anni, suddivise in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati più progesterone e quelle che prendevano estrogeni ALT ONLUS Pag. 14
15 coniugati senza progesterone. I numeri, alla fine del periodo considerato parlerebbero chiaro: le donne che prendevano ormoni avevano mostrato un numero di ictus cerebrali molto più alto e anche una maggiore incidenza di declino cognitivo e fin di demenza rispetto a quelle che non facevano uso di ormoni. Ma non è tutto. Se associati ad altre situazioni, quali il fumo di sigaretta, l'età avanzata e l'eccessiva magrezza, gli ormoni provocherebbero anche una riduzione dell'ippocampo, la parte del cervello che ha un ruolo fondamentale nella memoria, e piccole lesioni ischemiche in grado di provocare malattie delle carotidi, alterazioni delle valvole del cuore o stati di fibrillazione. Terapia antimenopausa: il rischio vale i benefici? Lo studio sulla memoria compreso nel programma Women's Health Iniative lancia dunque un allarme: occorre ora capire, dicono i ricercatori, se gli effetti negativi riscontrati riguardino solo donne di età avanzata, per cui la cura ormonale è stata iniziata ben oltre l'arrivo della menopausa, o se interessi anche coloro che hanno iniziato la cura in concomitanza con l'affacciarsi della menopausa stessa. E resta il fatto che in genere gli ormoni vengono assunti da donne che attraversano un momento della loro vita caratterizzato da varie sofferenze. Bisogna dunque stabilire se il rischio che viene corso utilizzando gli ormoni antimenopausa non sia in fondo minore del beneficio che si trae dalla terapia che si mette in atto. Perché ristabilire l'equilibrio degli ormoni è un'esigenza che appare comunque necessaria, come sottolinea la dottoressa Lidia Rota Vender responsabile del Centro Trombosi in Humanitas e presidente di ALT-Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus: «Non c'è funzione del nostro corpo che non sia regolata dagli ormoni. Regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni... Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio tra gli ormoni cambia. In molti casi la tiroide comincia a impazzire, funzionando troppo o troppo poco. Da qui ne consegue un mancato controllo degli ormoni che regolano la pressione del sangue con conseguente ipertensione o degli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa, con indebolimento di queste e formazione della tanto temuta osteoporosi». ALT ONLUS Pag. 15
16 Menopausa, le terapie sostitutive«invecchiano» il cervello La produzione degli ormoni sia nell'uomo sia nella donna sembra rispettare un timer biologico tanto perfetto quanto delicato. Una variabilità nella quantità rispetto alle stagioni della vita che di casuale ha ben poco. Un calendario di produzione negli anni che la medicina tenta in continuazione di modificare, di regolare, con l'obiettivo di mantenere accesa la sorgente di gioventù del corpo umano. Nella donna il calendario della fabbrica ormonale è talmente evidente nei cambi di produzione da incidere su aspetti molteplici della biologia femminile. Il top nell'età fertile: gli ormoni regolano la fertilità, l'umore, il metabolismo, il ritmo fra sonno e veglia, la crescita, l'attività sessuale, la capacità di procreare, la memoria, la densità delle ossa, la capacità di difenderci dalle infezioni. Al momento della menopausa il cambiamento, anche se non repentino, si manifesta spesso quasi come una malattia. Ed ecco le vampate di calore, l'irritabilità, l'insonnia, le sudorazioni, l'osteoporosi, la secchezza vaginale. TERAPIE ORMONALI - Corpo e psiche si trovano improvvisamente di fronte alla prova invecchiamento, alla perdita di quella forza biologica che nel periodo fertile dona alle donne quasi dei superpoteri. La soluzione scontata per fermare il decadimento è una sola: somministrare quegli stessi ormoni che sono usciti fuori di produzione. Prescrivere le terapie ormonali sostitutive per alleviare i sintomi da menopausa che improvvisamente rendono gli anni pesanti. La via più semplice per rallentare l'invecchiamento delle arterie, della pelle, delle ossa. Per preservare la qualità della vita che i sintomi da menopausa, molto fastidiosi, tendono a rovinare. C'è un problema però: nessuna di queste proprietà benefiche in verità è stata dimostrata, se non la riduzione dei sintomi da menopausa. «Anzi, è ormai provato che l'uso prolungato di questi ormoni in molte donne aumenta la probabilità di eventi da trombosi, quali infarto ictus ed embolia», dice Lidia Rota Vender, presidente di Alt (Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari) Onlus. CERVELLO INVECCHIA - E ora si pone un altro problema. Gli ormoni fanno bene o fanno male al cervello? Fanno bene, e molto, quando è la natura a produrli. Purtroppo sembra di no quando artificialmente si tenta di portare indietro le lancette dell'orologio biologico. L'uso prolungato delle terapie ormonali sostitutive manifestano un rischio: far invecchiare precocemente le capacità cerebrali. Uno studio molto accurato ( Women's Health Initiative Memory Study) ha seguito un numeroso gruppo di donne fra i 65 e i 79 anni per circa 4 anni, suddividendole in tre gruppi: quelle che non prendevano ormoni, quelle che prendevano estrogeni coniugati + progesterone e quelle che prendevano estrogeni coniugati senza progesterone. Ebbene, ambedue i gruppi che prendevano ormoni avevano un numero di ictus cerebrali più alto e una maggiore incidenza di demenza e di declino cognitivo. QUADRO CLINICO - La risonanza maanetica cerebrale, eseauita con controlli a ALT ONLUS Pag. 16
17 intervalli di tempo, ha evidenziato inoltre lesioni ischemiche simili a quelle presenti in donne con malattia delle carotidi o con alterazioni delle valvole del cuore o da fibrillazione, che causano micro-emboli a volte senza sintomi. L'età, il fumo di sigaretta, i precedenti vascolari, la magrezza sembrano essere i "complici" di questo quadro di sofferenza dei vasi sanguigni cerebrali spesso presente nelle forme di demenza: e si è notata nelle donne che prendevano ormoni una riduzione di volume dell'ippocampo (fabbrica di neuro-ormoni collocata in una zona centrale e profonda del cervello) forse causata da una sofferenza di tipo neurodegenerativo che non dà segni alla risonanza magnetica perché le lesioni sono troppo piccole per essere visibili: potrebbe trattarsi di un quadro neurotossico legato alla quantità degli estrogeni somministrati per lunghi periodi. SINTOMI GRAVI - In conclusione, la terapia ormonale sostitutiva sembra danneggiare le capacità cognitive se viene somministrata a donne di età relativamente avanzata, soprattutto in quelle che già all'inizio della terapia manifestano qualche rallentamento. Può darsi che questi effetti negativi non si presentino se la terapia ormonale viene iniziata subito alla comparsa della menopausa: ma questa ipotesi dovrà essere confermata da ulteriori studi. Per adesso si conferma che l'unica vera indicazione all'uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa è per donne che manifestino sintomi gravi, che rovinano la qualità della loro vita, come vampate, sudorazioni notturne, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale: in questi casi il beneficio della terapia potrebbe essere maggiore del rischio che le donne corrono non facendola, sempre che la donna non abbia predisposizione personale o familiare a tumori dell'utero della mammella o a eventi vascolari arteriosi o venosi (infarto, ictus, embolia, trombosi delle arterie o delle vene). ORMONI FONDAMENTALI - «Gli ormoni sono molecole trasmettitrici fondamentali, non c'è funzione del nostro corpo che non sia controllata da loro - spiega Rota Vende -. Con l'arrivo della menopausa l'equilibrio fra gli ormoni cambia: per esempio spesso la tiroide soprattutto nelle donne "impazzisce", cominciando a funzionare troppo o troppo poco, gli ormoni che regolano la pressione del sangue perdono il controllo e arriva l'ipertensione, gli ormoni che regolano l'assorbimento del calcio nelle ossa perdono potenza». Ma ancora non è chiaro come evitare tutto ciò senza arrecare altri danni, a volte peggiori di quelli che si intende evitare. Mario Pappagallo ALT ONLUS Pag. 17
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