L ADATTAMENTO AL DIRITTO COMUNITARIO

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1 L ADATTAMENTO AL DIRITTO DELL UNIONE EUROPA L ADATTAMENTO AL DIRITTO INTERNAZIONALE E LE COMPETENZE DELLE REGIONI PROF. GIUSEPPE CATALDI

2 Indice 1 L ADATTAMENTO AL DIRITTO COMUNITARIO TRATTATI ISTITUTIVI DELLE COMUNITÀ EUROPEE ED ORDINE DI ESECUZIONE DIRETTA APPLICABILITÀ DEI REGOLAMENTI COMUNITARI REGOLAMENTI INCOMPLETI ADATTAMENTO ALLE DIRETTIVE ED ALLE DECISIONI COMUNITARIE ADATTAMENTO AGLI ACCORDI CONCLUSI DALLE COMUNITÀ RANGO DELLE NORME COMUNITARIE NEL DIRITTO INTERNO L ADATTAMENTO AL DIRITTO INTERNAZIONALE E LE REGIONI COMPETENZE DEL POTERE CENTRALE AD IMMETTERE IL DIRITTO INTERNAZIONALE NEL DIRITTO INTERNO IL RISPETTO DEGLI OBBLIGHI INTERNAZIONALI BIBLIOGRAFIA: di 10

3 1 L adattamento al diritto comunitario 1.1. Trattati istitutivi delle comunità europee ed ordine di esecuzione Ai trattati istitutivi delle Comunità europee l un normale ordine di esecuzione dato con legge ordinaria. Tuttavia, a causa della presenza, sia nei trattati medesimi sia nei trattati successivi, di elementi che normalmente non si riscontrano nel diritto delle comuni organizzazioni internazionali in quanto attinenti piuttosto a vincoli di tipo federalistico, l adattamento degli Stati membri al diritto comunitario ha finito con il seguire strade qu v qu u. A h bu prassi giurisprudenziale della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, la quale ha sovente interpretato i trattati in modo da intensificarne l v z p. v u u u p v enza sulle norme nazionali che rappresentano vincoli propri di una struttura federale. u b u. uz cui l I z p à alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le zz z z v p Diretta applicabilità dei regolamenti comunitari Come già acce h vu pp z v. P uz u hanno acquisito forza giuridica. Automaticamente hanno inoltre ricevuto forza giuridica anche le norme dei regolamenti comunitari, dato che l art. 189 del Trattato prevede espressamente che i pp b u b. L automatica applicabilità dei regolamenti, sebbene si tradu z uz Italia di una fonte di tipo legislativo non prevista dalla Costituzione, non comporta una violazione 3 di 10

4 qu u. A u b à h v p ordinamenti, da pare di nostre leggi, devono intendersi come implicitamente ammessi dalla nostra costituzione. In ogni caso può seguirsi la tesi sostenuta dalla Corte costituzionale secondo la quale l art.11 della Costituzione, consentendo limitazioni di sovranità a favore di organizzazioni internazionali, legittimi la parziale sostituzione degli organi comunitari al parlamento nazionale senza che si renda necessaria una revisione o una integrazione della carta costituzionale Regolamenti incompleti L automatica applicabilità dei regolamenti va intesa invero solo in senso formale. Con essa infatti non si intende affermare che tutti i regolamenti siano immediatamente applicabili (selfexecuting) anche per il loro contenuto. Al contrario, vi sono regolamenti che nascono incompleti o h p p z z à u à. h qu u p p b à v u h vabile, gli effetti delle disposizioni comunitarie non si produrranno, in tutto o in parte, finché le norme interne di attuazione non saranno emanate Adattamento alle direttive ed alle decisioni comunitarie Le direttive e le decisioni non sono, per de z u pp b di un ordinamento di uno stato membro. Conseguentemente sarà necessario un atto ad hoc che adegui l ordinamento interno a quanto disposto dalla decisione o dalla direttiva. Simili atti assumono la veste di v u p. I u qu v u v p rte del legislatore, ma viene integralmente riformulata da questi. u v u h v u pp b p provvedimenti interni che le eseguono e ciò per la semplice ragione che rappresentano tutti atti vincolanti. 4 di 10 v

5 p z v h p u bb u b à p u u vv h necessita di un atto integrativo da parte dello stato nello specifico la decisione sulle misure da adottare per il raggiungimento del obiettivo prefissato nella direttiva medesima. Da ciò, tuttavia, non si può evincere che esso, fino all attuazione, non sia produttivo di effetti giuridici. A riguardo si prenda come esempio concreto il caso di una direttiva comunitaria la quale intenda creare un diritto per i cittadini di uno stato membro; si supponga altresì che, trattandosi di direttiva, il concreto godimento di tali diritto richieda un v. h p h qualora l intervento dello stato sia tardivo o inefficace, lo stato non potrà negare un diritto ai suoi cittadini per una propria inadempienza (la mancata attuazione della direttiva). Il singolo cittadino p à p v v z u z. vv p b à qu v p p h p singoli un diritto e che questo viene ad essere negato a c u p z. pp b à v h h dalla Corte di Giustizia delle Comunità. Secondo la Corte, gli effetti diretti delle direttive sono essenzialmente riportabili a tre ipotesi: a) quando i giudici interni sono chiamati ad interpretare norme nazionali disciplinanti materie oggetto di una direttiva comunitaria, tale interpretazione deve avvenire alla luce della lettera e dello scopo della direttiva medesima; b h v h p u bb à p v u p p z p b u u p z v c) allorché la direttiva impone allo Stato un obbligo, sia pure di risultato, ma non implicante necessariamente l emanazione di atti di esecuzione ad hoc, gli individui possono invocarla innanzi ai giudici nazionali per far valere gli effetti che essa si propone; tuttavia essa può essere invocata solo contro lo Stato (c.d. effetti verticali) e non anche nelle controversie degli individui tra loro (c.d. effetti orizzontali). u h u u z omunità Europee anche alle decisioni indirizzate agli stati. 5 di 10

6 1.5. Adattamento agli accordi conclusi dalle comunità Efficacia diretta negli ordinamenti degli Stati membri deve riconoscersi anche agli accordi conclusi dalle comunità con stati terzi, purché tali accordi contengano norme complete, cioè siano norme che non siano destinate ad essere completate da atti degli organi comunitari. Anche in questi v p p u u p automatico adattamento agli atti che il Trattato medesimo considera come vincolanti. Il trattato CE prevede appunto che gli pu u à z v p uz u p b Rango delle norme comunitarie nel diritto interno Con una sentenza del 1975, la Corte Costituzionale italiana affermò che la violazione del u p u v p u v z. della Costituzione e rendesse costituzionalmente illegittime tali leggi. La Corte (con una decisione palesemente filo-comunitaria) arrivò a sostenere che anche una legge la quale si limitasse semplicemente a riprodurre una norma comunitaria direttamente applicabile violasse il diritto comunitario e dovesse qui u u z uz. sentenza, la Corte costituzionale stabiliva dunque che la prevalenza del diritto comunitario sulle leggi interne fosse assicurato in Italia attraverso il controllo di costituzionalità. Tuttavia tale sentenza produceva invero un effetto paralizzante sul sistema giuridico: infatti si arrivava, per tale strada, alla conclusione che un giudice nazionale dovesse attendere la sentenza della Corte Costituzionale prima di poter disapplicare una norma nazionale contraria ad una norma comunitaria. In una successiva sentenza del 1984, la Corte costituzionale, in conseguenza agli effetti prodotti dalla sentenza del 1975, cambiava la propria posizione e giungeva a sostenere che la prevalenza del dirit u bb. h p v à costituzionale delle leggi difformi, ma solo che il diritto interno e il diritto comunitario si coordinano secondo la ripartizione di competenza voluta dal Trattato istitutivo delle Comunità. Da qui, l obbligo dello stesso giudice di non applicare il diritto interno ed applicare il diritto comunitario. 6 di 10

7 Da un punto di vista prettamente teorico, i vari mutamenti di opinione della Corte costituzionale non fanno che dimostrare à uz h b u. costituzione; da un punto di vista pratico, invece, l ultima presa di posizione della Corte costituzionale va salutata con soddisfazione dal momento che il controllo del rispetto p v z u u z p u p h z p v z p b p à trattati. In base a tale principio le norme di un trattato non possono mai considerarsi abrogate per incompatibilità da leggi interne successive; l abrogazione può solo derivare da una volontà esplicita del legislatore la quale vada in tale direzione e la quale implica la volontà di non adempiere agli obblighi contratti sul piano internazionale. 7 di 10

8 2 regioni 2.1. Competenze del potere centrale ad immettere il diritto internazionale nel diritto interno Quando il diritto internazionale interferisce in materie che in Italia formano oggetto di legislazione regionale, si pone il problema del coordinamento tra norme internazionali e statali di u. uz b. 5 uz qu u à v b à pubb h z nostro ordinamento, e dunque a dargli forza formale, debba essere in ogni caso il potere centrale. Quindi, il prob z z u v qu u. problema, può inoltre intendersi come questione dei limiti gravanti sulle regioni ed imposti da norme di origine internazionale Il rispetto degli obblighi internazionali Un principio può dirsi pacifico in tema di limiti ai poteri delle regioni imposti da norme di origine internazionale: la legge regionale in contrasto co qu p z v uz. p p p certi Statuti regionali e dovrebbe ritenersi implicito negli statuti regionali che non ne fanno menzione. Al di fuori di questo limite (in realtà assai importante), non dovrebbero riconoscersi altri limiti. Se allo Stato compete in ogni caso l z uz v bb tuttavia spettare l adozione, nelle materie di loro competenza, delle norme necessarie per integrare e specificare le norme convenzionali, per attuare gli obblighi e per esercitare i diritti e le facoltà che dalle norme convenzionali discendono. 8 di 10

9 Lasciando tale facoltà alle regioni, dovrebbero tuttavia inserirsi, tra ordine di esecuzione e norme v zz v à. La libertà della regione di adottare, nelle materie di sua competenza, gli atti necessari per dare concreta attuazione a quanto contenuto in norme di origine internazionale, non corrispondeva alla prassi in Italia agli inizi degli anni. I p v u u b p p z u p sviluppata verso una migliore, ma ancora insoddisfacente, ripartizione delle competenze tra Stato e Regione. La Corte Costituzionale riconosce oggi la competenza autonoma ed originaria delle Regioni a partecipare, per le materie rientranti nelle loro attribuz u z z nonché del diritto comunitario direttamente applicabile. Tuttavia, la stessa Corte continua ad affermare il potere dello Stato di sostituirsi alle Regioni nei casi in cui sia necessario assicurare il puntuale adempimento degli obblighi internazionali. 9 di 10

10 Bibliografia: B. Conforti, Diritto internazionale, ES, Napoli, T. Treves, Diritto internazionale - Problemi fondamentali, Milano, ult. edizione N. Ronzitti, Introduzione al diritto internazionale, II ed., Torino, di 10

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