L oralità come cifra portante della cultura greca si rallegrava nel cuore ascoltando (Odissea 8, 83-85) Nella nostra odierna tradizione siamo

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1 1 L oralità come cifra portante della cultura greca si rallegrava nel cuore ascoltando (Odissea 8, 83-85) Nella nostra odierna tradizione siamo abituati ad identificare la cultura con la scrittura: tutto ciò che è scritto ha la dignità di essere considerato culturale. D altra parte è significativo che convenzionalmente la storia venga fatta iniziare con la nascita della scrittura: prima della scrittura vi è la preistoria, dopo la storia, come a dire che la storia esiste solo in quanto c è chi ne scrive. E i popoli che non sono ancora entrati nella scrittura? Non sono entrati nella storia? Non hanno dignità di essere ricordati? O davvero non possono, tecnicamente parlando, essere ricordati? La domanda vuole certamente essere provocatoria perché è ovvio che sia oggi che in passato ci riferiamo a civiltà ignare della scrittura, che tuttavia esprimono, pur sempre una loro cultura; una cultura certo forse labile perché tramandata esclusivamente in forma orale. In questo articolo vorrei soffermarmi sull oralità come cifra portante delle civiltà del passato, con particolare riferimento a quella greca antica. Gli addetti ai lavori, ma anche persone in possesso di una buona cultura generale si meravigliano spesso di quanti testi scritti ci siano giunti dal mondo greco antico. Eppure solo gli addetti ai lavori sanno che molto di quel mondo 1

2 2 non ci è pervenuto, non soltanto perché scritto e poi perduto, ma proprio perché deliberatamente non scritto. Eppure, quando si parla dei Greci, è al contempo impossibile non connetterli con la scrittura. Dov è la verità? Bisogna cominciare dall inizio Cretesi e Micenei, insigni rappresentanti degli albori del mondo greco, hanno inventato rispettivamente la scrittura sillabica lineare A e la scrittura sillabica lineare B; la prima non è stata ancora decifrata, la seconda è stata decifrata da Ventris e Chadwick nel 1952, e non è attestata a Creta prima del 1450 a.c. ovvero prima dell avvento dei Micenei, il che prova che sarebbe stata introdotta dai Micenei ispiratisi probabilmente alla lineare A, come testimoniato dalle somiglianze della B rispetto alla A Questo tipo di scrittura, primo documento storico di una lingua protogreca, non serviva ancora a trascrivere opere di carattere letterario, bensì annotazioni di carattere pratico, concernenti la vita di tutti i giorni. La civiltà micenea crolla intorno al 1200 a. C. per varie cause, fra cui l avvento dei Dori: inizia il Medioevo ellenico, quattro secoli di assenza della scrittura forse chiamati bui anche per questo, tanto è forte per noi oggi l equazione tra scrittura e la il grado di luminosità della cultura! Eppure proprio in questi secoli di decadenza insieme alla scrittura scompaiono anche le città e il commercio vengono elaborati i tratti essenziali della 2

3 3 futura cultura greca; e la composizione orale dei poemi omerici, avvenuta proprio in questo periodo, rappresenta certamente una tappa fondamentale di tale elaborazione! Al contempo essa è la prova che la vita culturale di un popolo non dipende dalla scrittura, quale mezzo di elaborazione e di trasmissione..l Iliade e l Odissea sono a buon diritto considerate, ad esempio dal grande studioso di oralità Eric A. Havelock 1 come l enciclopedia dei Greci, l opera omnia da consultare in caso di dubbi sulla loro storia, un patrimonio formatosi dalla stratificazione delle varie performance degli aedi. Tale enciclopedia fu messa per iscritto, per la prima volta, solo nel VI secolo a. C. sotto la tirannide di Pisistrato. Benché dunque l VIII secolo abbia segnato la fine del Medioevo ellenico inequivocabilmente contrassegnata, tra l altro, proprio dalla ricomparsa in Grecia della scrittura, va detto che i Greci continuarono a tramandare il loro patrimonio culturale oralmente ancora per molto tempo, nonostante cominciassero a usare la scrittura sia per comporre che per tramandare i loro testi. Ciò rivela il carattere essenzialmente orale della civiltà greca dalle sue origini fino alla sua maturità. Come già detto, infatti, la poesia greca nasce come composizione orale dal momento in cui ha origine in una fase di assenza totale della scrittura; la prima forma di poesia greca di cui si ha notizia è costituita dai poemi epici di matrice omerica; 1 E. A. HAVELOCK, Cultura orale e civiltà della scrittura, Da Omero a Platone, tr. it. di M. Carpitella, Editori Laterza, Roma-Bari

4 4 benché noi oggi li leggiamo in forma scritta, è possibile cogliere nel testo le tracce di un antica sedimentazione orale, che si realizzava concretamente ad ogni performance; ogni aedo cantava racconti mitici da tutti conosciuti, ma ogni testo eseguito era diverso perché recava l impronta propria di ogni performance, unica e insostituibile; ogni aedo, esibendosi hic et nunc davanti ad un pubblico, era necessariamente portato ad interagire direttamente con esso cercando di ottenere l attenzione e l approvazione; per questo doveva ricorrere di volta in volta ad una serie di strategie atte ad ottenere ammirazione e applausi; sempre secondo Havelock la poesia greca era struttura in modo tale da implicare necessariamente una performance tesa a provocare una compartecipazione patetica ed emotiva piuttosto accentuata da parte del pubblico. Per questo motivo, conclude Havelock, Platone è il più grande critico della poesia greca, ovvero della cultura greca. Non è un caso che il libro di Havelock si intitoli in lingua originale Preface to Plato : la prefazione a Platone non è altro, secondo lo studioso americano, che la cultura greca dalle origini al IV secolo che coincide essenzialmente con la poesia orale o comunque destinata all ascolto, o ancora con la mousike, che in greco non significa mai soltanto musica strumentale, ma l insieme della poesia, del canto, della musica e anche della danza. La mousike è una forma di mimesis che si realizza essenzialmente hic et nunc, qui ed ora davanti ad un pubblico, direttamente ed 4

5 5 immediatamente esposto agli effetti della diretta, in realtà già studiati a tavolino in quell ampio repertorio di esperienza cui gli aedi possono attingere. Per questo, per Platone, Omero e la modalità di realizzazione della poesia greca costituiscono un pericolo. Va detto che la prefazione di Havelock è più lunga di una prefazione, tanto che il curatore dell edizione italiana dell opera, il compianto Bruno Gentili, sceglie per il suo lavoro di traduzione il titolo Cultura orale e civiltà della scrittura, motivandolo con una curiosa analogia: come Havelock scrive che il titolo Repubblica scelto da Platone per il suo dialogo omonimo non è adatto dal momento che farebbe pensare ad un testo di politica mentre invece si tratta di un trattato sulla poesia, analogamente Gentili afferma che il titolo inglese del saggio farebbe penare a uno studio su Platone, mentre invece si tratta di una ricerca incentrata sui caratteri, gli aspetti, e la funzione culturale della poesia greca da Omero all età di Platone 2 Se, come già detto, nel caso di Omero la poesia era integralmente orale (sia nella fase di composizione, che in quella di esecuzione o performance o pubblicazione, che in quella di trasmissione), durante la fase arcaica della storia greca (VIII-VI secolo a.c. ) i poeti lirici cominciano a comporre in forma scritta i loro testi, continuando però a eseguirne la performance oralmente 2 Havelock, cit. p. V 5

6 6 davanti ad un pubblico; nel primo caso si ha a che fare con l oralità primaria, nel secondo con l oralità mista o auralità Questi temi, venuti in primo piano con gli studi omerici condotti dal grecista Milman Parry ( ) negli anni Venti del XX secolo, sono stati ripresi non solo da Havelock ( ) ma anche da Walter J. Ong ( ) che nella sua opera conosciuta in italiano con il titolo Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Il Mulino, Bologna1986. ripercorre la storia del passaggio da culture completamente orali a culture caratterizzate dalla scrittura, spaziando dal mondo classico al mondo moderno contemporaneo. La considerazione più originale di Ong è quella secondo cui in una civiltà completamente orale, come quella greca, non si può possedere una letteratura, termine legato a littera, ae, lettera dell alfabeto. In tal senso, a proposito della realtà greca, risulta del tutto calzante il concetto di mousike In Italia questi studi sono stati ripresi in modo originale da Bruno Gentili ( ) e Luigi Enrico Rossi ( ) illustri studiosi di poesia greca antica e, pertanto, di mousike e di oralità Del primo ricordiamo, oltre alla traduzione del lavoro di Havelock sopra menzionato, anche il libro Poesia e pubblico nella Grecia antica, Laterza, Roma-Bari 1995 chiaramente incentrato sul tema della ricezione, ovvero dell ascolto poetico come elemento centrale della poesia greca di ogni tempo; del 6

7 7 secondo va ricordato il saggio L ideologia dell oralità in G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza ( a cura di), Lo spazio letterario della Grecia antica, vol. I, tomo I, Salerno editrice, Roma 1992, pp , utile per una ricapitolazione dei concetti composizione, esecuzione/pubblicazione/performance, trasmissione della poesia greca visti nel loro passaggio dalla dimensione orale a quella mista. Quest ultima si verifica, come già anticipato, già nella fase arcaica quando i testi cominciano ad essere scritti, ma continuano ad essere eseguiti oralmente ancora per molto tempo, almeno fino al IV secolo,. quando la scrittura comincia a diffondersi maggiormente anche come mezzo di trasmissione della poesia (ma ormai anche della prosa); in questo periodo nasce infatti il libro. Va ricordato che lettura del libro viene interpretata fino ai primi secoli della nostra era ad alta voce: si tratta chiaramente di un retaggio della performance orale/aurale tipica della grecità, sia di quella integralmente orale, che di quella a carattere misto; in definitiva la letteratura greca, a prescindere da come viene elaborata e trasmessa, è essenzialmente affidata ad una performance parlata, destinata ad un uditorio che ascolta. A cogliere ciò è, ancor una volta, il filosofo Platone che ricapitola l epoca che va da Omero ai suoi giorni come caratterizzata da una poesia destinata all ascolto, etichettandola poi con tutte le accezioni 7

8 8 negative dovute al suo carattere di mimesis finalizzata a coinvolgere immediatamente il pubblico, senza dargli il tempo di riflettere; è sorprendente che Platone, critico della cultura orale che lo ha preceduto in quanto essenzialmente poetica, sia il sostenitore di una filosofia orale, tale però da realizzarsi con modalità del tutto antitetiche a quelle della poesia. Gli stessi dialoghi platonici sono scritti in modo da ricordare il dialogo orale dell autentico fare filosofia. Ma questo è lo spunto per un altro articolo Bibliografia essenziale: B. GENTILI, Poesia e pubblico nella Grecia antica, Laterza, Roma-Bari 1995 E. A. HAVELOCK, Cultura orale e civiltà della scrittura, Da Omero a Platone, tr. it. di M. Carpitella, Laterza, Roma-Bari 1973; E. A. HAVELOCK, Dalla A alla Z: le origini della civiltà della scrittura in Occidente, tr. di R. Onofrio, Il Melangolo, Genova 1987 W. J. ONG, Oralità e scrittura, Le tecnologie della parola, tr. it. di A. Calanchi, Il Mulino, Bologna 1986; L. E. ROSSI, L ideologia dell oralità, in G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza (a cura di), Lo spazio letterario della 8

9 9 Grecia antica, vol. I tomo I, Salerno editrice, Roma 1992; pp