UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SIENA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Geotecnologie

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SIENA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Geotecnologie STUDIO DEL PROGETTO OPERATIVO DI BONIFICA AMBIENTALE DI UN PUNTO VENDITA CARBURANTI (LOCALITA' GINESTRA FIORENTINA, LASTRA A SIGNA FI), DISMESSO NELL'ANNO 2008 Relatore: Dott. Enrico Guastaldi Correlatore: Dott. Gabriele Paolini Redatto da: Salvatore Santaguida Anno accademico 2009/2010

2 INDICE 1. PREMESSA 1 2. L'AREA DI STUDIO Aspetti generali Breve descrizione del sito Caratteristiche geomorfologiche geologiche ed idrogeologiche dell'area Formazioni Geologiche Frane Depositi olocenici Depositi pleistocenici Sintema di San Casciano Sintema di San Miniato Limitazioni cartografiche 7 3. NORMATIVA Introduzione Normativa applicazione procedure semplificate Normativa caratterizzazione siti contaminati SVOLGIMENTO LAVORI Comunicazione inizio attività ed analisi ambientale Lavori di dismissione e rimozione serbatoi Messa in sicurezza d'emergenza Scelta tecnica di sbarramento Prima configurazione dell'impianto di well point Seconda configurazione impianto well point Indagini integrative Risultati analisi campioni terreno Risultati analisi campioni acqua 23 I

3 4.6. Modello Concettuale Definitivo ed Analisi di Rischio Monitoraggio acque e discussione risultati M.T.B.E. (METIL TER BUTIL ETERE) PROGETTO DI BONIFICA Obbiettivo della bonifica Attività di bonifica CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE BIBLIOGRAFIA 32 II

4 1. PREMESSA L'oggetto di studio riguarda la bonifica ambientale di un punto vendita carburanti posto nel comune di Lastra a Signa (FI), in località Ginestra Fiorentina e dismesso nell'anno Per l'area occupata dal punto vendita carburanti, circa mq, è prevista una riconversione in area residenziale, che avverrà attraverso la richiesta di cambio di destinazione d'uso da industriale a residenziale, del tutto compatibile con il tessuto urbano nel quale si inserisce. L'area occupata dal parco serbatoi interrati, avente un'estensione inferiore ai mq, è rientrata in quei casi per i quali è consentita la presentazione del progetto di bonifica secondo la procedura semplificata ai sensi dell'art. 249 del D.Lgs. 152/06. I lavori di dismissione, che sono consistiti in svuotamento, pulizia interna, rimozione e smaltimento dei serbatoi e dell'impiantistica connessa, sono iniziati dopo aver eseguito un'indagine ambientale in proprio, come consente la procedura semplificata di cui all'allegato IV del D.Lgs. 152/06, la quale ha permesso di escludere, in un primo momento, fenomeni di inquinamento delle matrici ambientali. Terminati i lavori di scavo del parco serbatoi, sul fondo dello scavo è affiorata acqua con tracce di olio in galleggiamento, per cui, i lavori di scavo sono stati sospesi ed è stata creata una struttura per coprire lo scavo stesso. Sono stati quindi eseguiti i seguenti interventi di messa in sicurezza d'emergenza: una barriera idraulica formata da n. 28 puntazze per realizzare una linea di well point; n. 6 piezometri a valle della linea suddetta per monitorarne i risultati; raccolta delle acque in serbatoi da 20 mc di capacità complessiva per un successivo smaltimento con autospurgo; asportazione di limitate porzioni di terreno contaminato di fondo scavo e smaltimento dello stesso. Dalle analisi effettuate sui campioni di acqua prelevati dai piezometri è risultato che 1

5 non venivano superati i valori di concentrazioni delle CSC (Concentrazioni Soglia Contaminazione), ma sono state riscontrate concentrazioni da 766 μg/l (PZ1) a 24 μg/l (PZ4) di M.T.B.E. (Metil Ter Butil Etere), un additivo impiegato per sostituire il piombo nelle benzine (fonte ENI ). Per questo parametro, che non è normato dal D.Lgs. 152/06, si è fatto riferimento all'ultimo parere dell'istituto Superiore di Sanità, che indica la concentrazione di 30 μg/l quale obbiettivo della bonifica per le acque sotterranee. E' stata quindi installata una barriera idraulica costituita da una linea di well point di circa 30 metri, posta a circa 2 metri di distanza a monte della linea dei piezometri, collegando le n. 28 puntazze tramite un collettore di raccordo all'elettropompa, e da questa a n. 2 cisterne da 10 mc ciascuna. L'acqua delle cisterne, quando presentava una concentrazione di M.T.B.E. superiore a 100 μg/l, è stata smaltita tramite auto spurgo, mentre nel caso in cui la concentrazione rimaneva inferiore a 100 μg/l veniva scaricata in pubblica fognatura, sulla base dei contenuti dell'autorizzazione allo scarico contestualmente ricevuta dalla proprietà. Alla fine di agosto del corrente anno, dopo circa 16 mesi dalla data di avviamento della messa in sicurezza d'emergenza, il comune di Lastra a Signa ha approvato il progetto di bonifica. 2

6 2. L'AREA DI STUDIO 2.1. Aspetti generali L'area di studio è ubicata ad ovest dell'abitato di Ginestra Fiorentina, una frazione del comune di Lastra a Signa (FI), lungo il tratto della via Chiantigiana che attraversa l'abitato stesso, come si può vedere dalla cartografia riportata in figura. L'area si estende su una superficie complessiva di circa 2450 mq, la quale ricade all'interno della Tavoletta 106 III-SO (Montelupo Fiorentino) del foglio 275 IV. L'estensione inferiore a mq della principale ed unica fonte di contaminazione dell'impianto ha permesso di avviare il procedimento di bonifica tramite la procedura semplificata ai sensi dell'art. 249 del D.Lgs. 152/06. La morfologia è di tipo fluviale con quote generalmente comprese tra i 44 ed i 150 m s.l.m. Il principale sistema idrografico della zona è rappresentato dal Torrente Pesa ed i suoi affluenti Breve descrizione del sito Il sito in questione, è posto su un rilevato, il cui piano calpestio ha la quota coincidente con quella del piano stradale e risulta più elevata di circa 1,30 m rispetto al piano campagna originario (circa 49,8 m s.l.m.). Nell'area di pertinenza del punto vendita carburanti erano presenti le seguenti attrezzature ed impianti: autolavaggio (posto a destra rispetto all'accesso all'impianto); chiosco del gestore (ubicato in fondo a sinistra rispetto all'ingresso); un parco pompe costituito da n. 4 pompe di alimentazione (posto al di sotto della pensilina); un parco serbatoi interrato, costituito da n. 5 serbatoi interrati per la raccolta della benzina super senza Pb, e da n. 3 serbatoi, sempre interrati, usati per la raccolta del gasolio (ubicati sul lato opposto all'accesso all'impianto); n. 1 serbatoio interrato da 2 mc contenente olio esausto (ubicato in adiacenza 3

7 all'impianto lavaggio auto); n. 1 serbatoio interrato, avente capienza di 200 l, utilizzato per il deposito delle miscele olio-benzine (ubicato tra il parco serbatoi interrato ed il chiosco del gestore). In particolare quattro serbatoi contenenti benzina, avevano una capienza di 10 mc, mentre uno solo aveva capienza di 5 mc. Dei serbatoi di gasolio, invece, solo uno di essi aveva capienza di 10 mc, mentre gli altri due avevano capienza di 15 mc ciascuno Caratteristiche geomorfologiche geologiche ed idrogeologiche dell'area Il territorio che comprende l'area di studio, ha un assetto geomorfologico che è chiaramente determinato dalla natura geologica e litologica dei terreni, così come dai principali eventi geomorfologici che vi si esplicano. L'area di studio si trova in una fascia di terreni pianeggianti di fondovalle distribuiti lungo il corso del Torrente Pesa. Essa è posta ad una quota di circa 49,8 m s.l.m. in destra idrografica del torrente, ad una distanza di circa 250 m dall'alveo. Come si osserva dalla cartografia geologica riportata in figura, l'area in esame, è caratterizzata dalla presenza di depositi alluvionali terrazzati e non e di coperture eluvio-colluviali, appartenenti entrambi al Torrente Pesa. Inoltre vi è la presenza di ciottolami appartenenti alla litofacies ciottolosa del sintema di San Casciano. Al di sotto di essi, si trovano alternanze di terreni caratterizzati da granulometrie grossolane, di tipo ciottolose-sabbiose, e terreni caratterizzati da granulometrie fini, di tipo limose-argillose, appartenenti al sintema di San Miniato. L'idrografia dell'area è caratterizzata da un corso d'acqua a carattere torrentizio, il Torrente Pesa, che nel tratto d'interesse mostra un largo alveo di fondovalle in valle aperta. Esso è un affluente in riva sinistra del Fiume Arno, con notevoli portate durante la stagione piovosa ed in occasione di intense precipitazioni, che durante la stagione estiva si riducono notevolmente fino a raggiungere, in taluni casi, condizioni di 4

8 completa secca dell'alveo (cfr. Relazione Geologica del Piano Strutturale del comune di Lastra a Signa). Questo torrente, è allineato in direzione rigidamente appenninica (WNW ESE), sicuramente a causa di un controllo strutturale sul reticolo idrografico da parte di sforzi tettonici, che generando fratture e linee di faglia, hanno costituito una direzione preferenziale per l'impostazione delle linee di deflusso superficiale (cfr. Relazione Geologica del Piano Strutturale del comune di Lastra a Signa) Formazioni Geologiche Frane Frane senza indizi di evoluzione Sono costituite da accumuli gravitativi di materiale eterogeneo ed eterometrico privo di evidenze di movimenti in atto o recenti Depositi olocenici Depositi antropici di inerti Si tratta di depositi di materiale derivato da una qualsiasi attività umana, discariche di cava e di miniera, depositi di rifiuti o di materiale inerte, materiale di riporto, sbarramenti o massicciate. Depositi alluvionali in evoluzione (attuali) Sono formati da sabbie, limi e ghiaie. Sono dei depositi prevalentemente limoso-sabbiosi per le piane alluvionali minori. Depositi alluvionali recenti, terrazzati Sono formati da sabbie, limi e ghiaie. Depositi eluvio-colluviali 5

9 Sono costituiti da materiale eterogeneo ed eterometrico derivante dall alterazione della roccia del substrato, accumulato in posto o dopo breve trasporto per ruscellamento Depositi pleistocenici Depositi alluvionali pleistocenici, terrazzati costituiti prevalentemente da ciottolami sabbie alternati a lenti argilloso-limose Sintema di San Casciano Litofacies ciottolosa Costituito da ciottolami polimodali a tessitura clasto-sostenuta con abbondante matrice sabbioso-limosa in strati decimetrici-metrici tabulari amalgamati, massicci, di ambiente alluvionale. (Piacenziano) Sintema di San Miniato Litofacies ciottoloso-sabbiosa Formato da ciottoli polimodali a tessitura prevalentemente clasto-sostenuta con abbondante matrice sabbioso-limosa e subordinate sabbie medio-grossolane, talora a laminazione piana o inclinata. (Piacenziano) Litofacies limoso-argillosa Costituito da limi e argille limose da giallastre a grigio-azzurre massicce contenenti arricchimenti di sostanza organica e sparsi molluschi polmonati. (Piacenziano) 6

10 2.4. Limitazioni cartografiche Le descrizioni effettuate inerenti le caratteristiche geologiche e idrogeologiche dell'area si basano su una cartografia topografica e geologica a scala media (1:10000), non essendo disponibili studi più dettagliati (1:2000 o maggiori). Quindi ad un primo esame, risulterebbero non idonee alla finalità del progetto. Come verrà descritto nei capitoli successivi, sono stati acquisiti dei dati con maggiore precisione (dell'ordine di alcuni cm) tramite dei rilievi integrativi ed indagini geognostiche a fini geotecniche. 7

11 3. NORMATIVA 3.1. Introduzione L'articolo n. 249 del testo normativo di riferimento, il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n Norme in materia ambientale, consente, nel caso in cui la superficie del sito inquinato non sia superiore ai 1000 mq, di presentare un progetto di bonifica tramite una procedura semplificata, descritta nell'allegato 4 del suddetto decreto. L'area occupata dal punto vendita carburanti ha un'estensione di circa 2450 mq, mentre l'area occupata dal parco serbatoi interrati, principale ed unica fonte di contaminazione, presenta un'estensione inferiore ai 1000 mq. Di concerto con gli organi di controllo è stato pertanto possibile applicare la procedura semplificata al sito in esame Normativa applicazione procedure semplificate L'articolo n. 249 del D.Lgs. 152/06 rimanda all'allegato 4 al Titolo V, Parte Quarta del D.Lgs. 152/06 Criteri generali per l'applicazione di procedure semplificate, il quale, descrive le procedure amministrative e tecnico/operative con le quali gestire situazioni di rischio concreto o potenziale di superamento delle Concentrazioni Soglia Contaminazione (CSC) per i siti di ridotte dimensioni. Secondo questo allegato, nel caso in cui anche uno solo dei valori di concentrazione delle sostanze inquinanti presenti in una delle matrici ambientali risulti superiore ai valori delle Concentrazioni Soglia Contaminazione (CSC), il responsabile deve effettuare una comunicazione che si esplica in due fasi. Innanzi tutto si effettua una comunicazione al Comune, Provincia e Regione competente della constatazione del superamento o del pericolo di superamento delle Concentrazioni Soglia Contaminazione (CSC). La seconda fase della comunicazione si applica a tre casi distinti. Il primo caso, nonché il più semplice, viene applicato quando gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza effettuati riportino i valori di contaminazione del sito al di sotto delle 8

12 CSC; la comunicazione inviata agli enti competenti dovrà essere aggiornata entro 30 giorni, con una relazione tecnica che descriva gli interventi effettuati ed eventuale autocertificazione di avvenuto ripristino ambientale con annullamento della comunicazione. Nel caso in cui oltre agli interventi di messa in sicurezza d'emergenza siano necessari interventi di bonifica, secondo caso, il soggetto responsabile può scegliere se effettuare una bonifica riportando i valori di contaminazione del sito ai livelli di soglia di contaminazione (CSC) senza effettuare l'analisi di rischio, oppure effettuare una bonifica portando i valori del sito ai livelli di soglia di rischio (CSR), effettuando l'analisi di rischio. In entrambi i casi deve essere presentato alle autorità competenti un progetto di bonifica che deve avere i seguenti contenuti: la descrizione della situazione di contaminazione riscontrata a seguito delle attività di caratterizzazione eseguite; gli eventuali interventi di messa in sicurezza adottati o in fase di esecuzione per assicurare la tutela della salute e dell'ambiente; la descrizione degli interventi di bonifica da eseguire sulla base dei risultati della caratterizzazione, per riportare la contaminazione ai valori di CSC o sulla base dell'analisi di rischio sito-specifica per riportare la contaminazione ai valori di CSR. Qualora invece, si riscontri una contaminazione della falda, terzo caso, il soggetto responsabile deve presentare alle autorità competenti un unico progetto di bonifica che descrive la situazione di contaminazione riscontrata a seguito delle attività di caratterizzazione eseguite, gli eventuali interventi di messa in sicurezza d'emergenza adottati o in fase di esecuzione per assicurare la tutela della salute e dell'ambiente e la descrizione degli interventi di bonifica da eseguire sulla base dell'analisi di rischio sito-specifica effettuata per portare la contaminazione ai valori di CSR. Il progetto di bonifica, citato nel secondo e terzo caso, deve essere approvato dalle autorità competenti, prima dell'intervento di bonifica, entro 60 giorni dalla ricezione 9

13 dello stesso Normativa caratterizzazione siti contaminati L'Allegato 2 al Titolo V, Parte Quarta del D.Lgs. 152/06 Criteri generali per la caratterizzazione dei siti contaminati descrive i criteri generali per la caratterizzazione dei siti contaminati che non rientrano nella fattispecie a cui non possono essere applicate le procedure semplificate dell'allegato 4. Per la stesura del progetto, questo allegato, è stato preso in considerazione lo stesso come supporto, in quanto non vi sono altri manuali o linee guida da poter seguire per la realizzazione della caratterizzazione del sito di nostro interesse. La caratterizzazione ambientale di un sito è identificabile con l'insieme delle attività che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali in modo da ottenere le informazioni di base su cui prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza oppure per la bonifica del sito. Il processo di caratterizzazione svolto per il nostro sito, si può riassumere così: 1. Ricostruzione storica delle attività produttive svolte nel sito. 2. Elaborazione del Modello Concettuale Preliminare del sito e predisposizione di un piano di indagini ambientali finalizzato alla definizione dello stato ambientale del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee. 3. Esecuzione di un piano di indagini e delle eventuali indagini integrative necessarie alla luce dei primi risultati raccolti. 4. Elaborazione dei risultati delle indagini eseguite e dei dati storici raccolti e rappresentazione dello stato di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee. 5. Elaborazione del Modello Concettuale Definitivo. 6. Identificazione dei livelli di concentrazione residua accettabili sui quali impostare gli eventuali interventi di mesa in sicurezza o di bonifica che si rendessero successivamente necessari a seguito dell'analisi di rischio. 10

14 Attraverso la ricostruzione storica, si ricercano le varie attività svolte durante il corso del tempo, in modo da avere un'idea sulle sostanze inquinanti che potrebbero essere state immesse nell'ambiente durante lo svolgimento di tali attività. Per modellizzazione, si intende la ricostruzione del mondo reale, dei suoi elementi e delle interazioni tra di esse, tramite strumenti matematici. Tale astrazione permette, partendo da una geometria reale e di conseguenza complessa, di dare vita ad uno schema fisico teorico semplificato. Con il Modello Concettuale Preliminare vengono descritte le caratteristiche specifiche del sito in termini di potenziali fonti della contaminazione; estensione, caratteristiche e qualità preliminari delle matrici ambientali e i potenziali percorsi di migrazione dalle sorgenti di contaminazione ai bersagli individuati. Quindi, nell'ambito dell'analisi di rischio, esso è molto importante poiché è il risultato di indagini ed analisi di caratterizzazione del sito. Inoltre la sua definizione comprende essenzialmente la ricostruzione dei caratteri delle tre componenti principali dell'analisi di rischio, cioè: le sorgenti di contaminazioni secondarie (in quanto con l'attivazione della messa in sicurezza d'emergenza le fonti di contaminazione primarie sono già state asportate o confinate); le vie di migrazione (cioè i possibili percorsi ed i relativi mezzi di trasporto delle sostanze inquinanti); i bersagli della contaminazione (in funzione alla tipologia d'uso del suolo). Il piano di indagini deve contenere la descrizione delle attività che verranno svolte in campo ed in laboratorio per la caratterizzazione ambientale. Queste indagini hanno l'obbiettivo di verificare l'esistenza e l'eventuale estensione dell'inquinamento; individuare le possibili vie di migrazione degli inquinanti dalle fonti verso i possibili bersagli ed infine, di ottenere i parametri necessari a condurre nel dettaglio l'analisi di rischio specifica. Le metodologie analitiche utilizzate sia per i terreni e sia per le acque, devono essere ufficialmente riconosciute e tali da garantire l'ottenimento di valori di concentrazione 11

15 rilevati 10 volte inferiori rispetto ai valori delle CSC. I parametri chimici, sia per l'analisi dei terreni sia per le analisi delle acque, devono essere scelti in base ad un esame del ciclo produttivo e dei dati storici del sito, definendo un set standard di analiti. Inoltre tutte le analisi sui campioni di terreno devono essere effettuate sulla frazione granulometrica passante al vaglio Φ = 2 mm. Per indagini integrative si intendono tutte quelle indagini mirate alla definizione dei parametri sito-specifici necessari per l'applicazione dell'analisi di rischio ed al miglioramento dei modelli di calcolo impiegati. Esse possono includere campionamenti e analisi di terreno ed acque, prove specifiche per verificare la stabilità e la mobilità degli inquinanti (es: prove di permeabilità e di cessione), prove e test per verificare la naturale attenuazione dei contaminanti nel terreno e nelle acque sottostanti. L'elaborazione dei risultati analitici ricavati nel corso delle fasi di indagine consente di creare una base di dati a cui riferirsi per definire il Modello Concettuale Definitivo del sito e definire il grado e l'estensione della contaminazione. Questa fase, ha l'obbiettivo di raccogliere e rappresentare tutti gli elementi che servono a definire l'estensione dell'area da bonificare; i volumi di suolo contaminato; le caratteristiche rilevanti dell'ambiente naturale e costruito ed il grado di inquinamento delle diverse matrici ambientali. Tutti questi elementi, integrati nel Modello Concettuale Preliminare, andranno a formare, nella fase successiva, il Modello Concettuale Definitivo, che conterrà inoltre, la descrizione dettagliata delle caratteristiche idrogeologiche degli acquiferi presenti, in quanto possibili veicoli della contaminazione. Una volta accettati, da parte degli enti competenti, i livelli di concentrazione residua nel terreno e nelle acque, la caratterizzazione del sito si può ritenere conclusa. 12

16 4. SVOLGIMENTO LAVORI 4.1. Comunicazione inizio attività ed analisi ambientale Prima di iniziare i lavori, è stata inviata una comunicazione via fax al Comune di Lastra a Signa, alla Provincia di Firenze ed all'arpat, che aveva come oggetto, la comunicazione di inizio attività di dismissione e rimozione dei serbatoi dell'eximpianto di distribuzione carburanti. Successivamente all'invio della comunicazione, ma prima dell'inizio dei lavori, è stata effettuata un'indagine ambientale in proprio, come consente la procedura semplificata di cui all'allegato IV del D.Lgs. 152/06. Tale indagine, documentata nella figura sottostante, è consistita in n. 3 sondaggi ambientali, denominati S1, S2 ed S3, effettuati a carotaggio continuo senza l'utilizzo di fanghi di perforazione, né sostanze che potessero compromettere la rappresentatività dei campioni di terreno dal punto di vista chimico-fisico. Inoltre sono state effettuate n. 6 prove penetrometriche CPT per la caratterizzazione geotecnica dei terreni finalizzata alla progettazione del futuro intervento edilizio. La profondità di prelievo dei campioni è stata scelta durante l'esecuzione dei lavori in base alle stratigrafie ed alle caratteristiche organolettiche di contaminazione, ovvero, colore ed odore. Sono stati prelevati n. 2 campioni di terreno sia dal sondaggio S2, che dal sondaggio S3, per un totale di n. 4 campioni sui quali effettuare le analisi chimiche. Dal sondaggio S1, al contrario, non è stato necessario prelevare alcun campione ai fini ambientali, in quanto non si sono presentate evidenze di contaminazione. Dalle analisi chimiche eseguite sui campioni, è risultato un superamento dei valori di CSC solo nel secondo campione del sondaggio S2 che riguardava solo il benzene (0,32 mg/l). Essendo un valore isolato, e considerando, anche, l'ubicazione nelle vicinanze del parco serbatoi, questo superamento è stato considerato inizialmente poco significativo, per definire un potenziale grado di contaminazione del sito. In particolare, i sondaggi S1 ed S2, sono stati portati fino a 15 m di profondità in 13

17 quanto gli stessi sono stati eseguiti sia a fini ambientali che geotecnici, per definire le caratteristiche fisico-meccaniche del terreno di sotto-fondazione degli edifici ad uso residenziale che saranno realizzati in futuro. Il sondaggio S3, essendo stato effettuato esclusivamente per scopi ambientali, è stato portato fino a 5 m di profondità. Le metodologie analitiche utilizzate per i terreni e per le acque, sono ufficialmente riconosciute e tali da garantire l'ottenimento di valori di concentrazione rilevati 10 volte inferiori rispetto ai valori delle CSC, come descritto nell'allegato 2 al Titolo V, Parte Quarta del D.Lgs. 152/2006 (Tabella 1 e 2). Inoltre, tutte le analisi sui campioni di terreno, sono state effettuate sulla frazione granulometrica passante al vaglio di 2 mm. Sempre in base a quanto descritto nell'allegato citato in precedenza, i parametri chimici, sia per l'analisi dei terreni sia per le analisi delle acque, sono stati scelti in base ad un esame del ciclo produttivo e dei dati storici del sito, definendo un set standard di analiti. (Vedi Tabella 1 e 2 riportate qui sotto) Come descritto nell'appendice V del manuale APAT Criteri metodologici per l'applicazione dell'analisi assoluta di rischio ai siti contaminati, e nell'allegato 5 al Titolo V della Parte Quarta del D.Lgs. 152/2006, i composti che hanno una maggior probabilità di appartenere alla fonte inquinante del sito d'interesse sono stati ritenuti gli idrocarburi leggeri (C<12) e pesanti (C>12), Benzene, Etilbenzene, Toluene, Stirene, Xileni, e la sommatoria dei Composti Aromatici Totali (Benzene escluso), cioè la sommatoria totale delle quantità di Etilbenzene, Toluene, Stirene, Xileni. Come previsto dall'allegato 5 del D.Lgs. 152/06 si è aggiunto inoltre ph, F.O.C. (Frazione di Carbonio Organico), M.T.B.E (Metil Ter Butil Etere) e Pb, poiché previsti nell'appendice V del manuale APAT Criteri metodologici per l'applicazione dell'analisi assoluta di rischio ai siti contaminati (Secondo quanto descritto nell'appendice, il piombo va ricercato, nel caso in cui il sito in questione sia attivo prima dell'anno 2002). I risultati ottenuti da questa indagine preliminare sono stati confrontati con i valori delle CSC della tabella 1, colonna A dell'allegato 5 al Titolo V della Parte Quarta del 14

18 D.Lgs. 152/2006, poiché la destinazione futura del sito sarà di tipo residenziale. Tabella 1 - Metodiche analitiche terreni PARAMETRO METODICA ANALITICA GRADO DI REAZIONE (ph) DM 13/09/1999 G.U. n /10/1999 SO n. 185 Met III.1 FOC MP 032 Rev M.T.B.E. EPA 5021A EPA 8015D 2003 PIOMBO EPA EPA6020A 1998 BENZENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 ETILBENZENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 TOLUENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 STIRENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 XILENI EPA 5021A EPA 8015D 2003 COMPOSTI AROMATICI TOTALI EPA 5021A EPA 8015D 2003 IDROCARBURI LEGGERI (C<12) EPA 5021A EPA 8015D 2003 IDROCARBURI PESANTI (C>12) EPA 5021A EPA 8015D 2003 Tabella 2 - Metodiche analitiche terreni PARAMETRO METODICA ANALITICA (ph) UNI M.T.B.E. EPA 5030B EPA 8015D 2003 PIOMBO UNI BENZENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 ETILBENZENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 TOLUENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 STIRENE EPA 5021A EPA 8015D 2003 P-XILENI EPA 5021A EPA 8015D 2003 IDROCARBURI TOTALI (espressi come n-esano) EPA 5021A EPA 3510C EPA 8015D

19 4.2. Lavori di dismissione e rimozione serbatoi I lavori di dismissione sono consistiti in rimozione delle fondate dei prodotti ancora presenti nei serbatoi interrati, pulizia interna tramite solventi adeguati e successivo lavaggio e bonifica gas free ; rimozione e smaltimento dei serbatoi, guaina catramata di rivestimento e dell'impiantistica connessa. Ciascun serbatoio è stato smaltito con codice CER (Ferro e acciaio) nelle 24 ore successive all'operazione di smaltimento dei prodotti residui presenti nei serbatoi nel rispetto dell'art. 183 comma 1 lettera a del D.Lgs. 152/2006. Lo smaltimento dei reflui delle operazioni di lavaggio è avvenuto con codice CER * (Rifiuti contenenti olio), mentre la guaina catramata di rivestimento dei serbatoi è stata smaltita con codice CER (Rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci , e ), come previsto dalla normativa vigente. Il pozzetto da 200 l, invece, è stato rimosso e smaltito direttamente appena svuotato, con codice CER * (Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminate da tali sostanze), senza effettuare né la bonifica né la certificazione GAS FREE, non essendo fattibile a causa delle ridotte dimensioni. Il cumulo formato dal terreno di scavo è stato campionato ed è stato sottoposto a test di cessione ai sensi del D.M. 05/02/98 per poter essere avviato a recupero. Questo cumulo, non potendo essere riposto all'interno dello scavo e, nel contempo, limitando ed ostacolando l'operatività del cantiere, è stato smaltito con codice CER (Terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce ) senza attendere i risultati delle analisi, pur risultando successivamente avere concentrazioni di elementi inquinanti entro le CSC Messa in sicurezza d'emergenza Una volta asportati i serbatoi interrati, sul fondo dello scavo è affiorata acqua con tracce di olio in galleggiamento, per cui, i lavori di scavo sono stati sospesi. Entro le 24 ore successive se ne è comunicato il ritrovamento ed è stata avviata la messa in 16

20 sicurezza d'emergenza, come previsto dalla normativa vigente. Essa ha avuto come obbiettivo primario, quello di rimuovere, dall'interno dello scavo, il terreno visibilmente inquinato e l'acqua contaminata tramite autospurgo. Il test di cessione effettuato sul terreno di fondo scavo, ha rilevato un valore di COD (Chemical Oxygen Demand) superiore a quello accettato dall'impianto di recupero, ovvero di 30 μg/l, presso il quale si ipotizzava di portare il terreno inquinato, che è stato quindi avviato a discarica autorizzata. Questa porzione di terreno, è stata smaltita con codice CER * (Terra e rocce contenenti sostanze pericolose). L'acqua di fondo scavo invece è stata smaltita con codice CER * (Rifiuti contenenti olio). Sono stati effettuati anche dei campionamenti di fianco e fondo dei due scavi, sia quello del pozzetto da 200 l, sia quello del parco serbatoi. I risultati delle analisi del pozzetto da 200 l sono risultati negativi all'inquinamento, di conseguenza, si è provveduto a ricoprirlo. Lo scavo del parco serbatoi, invece, è stato coperto provvisoriamente con una struttura metallica ed un telo in polietilene. Dai risultati delle analisi chimiche dei campioni prelevati è stata misurata la concentrazione residua dei contaminanti e sono stati acquisiti i parametri sitospecifici necessari alla successiva redazione dell'analisi del rischio. Nei giorni seguenti, è stata installata una barriera idraulica costituita da n. 4 piezometri (PZ1, PZ2, PZ3 e PZ4) posti a circa 2-3 m dalla scarpata del rilevato, con lo scopo di verificare e di monitorare il livello di inquinamento delle acque subito a valle del parco serbatoi interrati, e due piezometri il PZ5 e PZ 6 posti a circa 25 m a valle dalla scarpata del rilevato, per monitorare gli eventuali spostamenti del plume di contaminazione delle acque di falda. Infine è stato realizzato il piezometro PZ 7 circa 10 m a monte dal parco serbatoi per verificare la permanenza della contaminazione entro il terreno del rilevato strutturale dell'impianto. Tutti i piezometri sono costituiti da tubi in PVC atossico spessi 5 mm aventi diametro di 3 e lunghezza 7 m. L'apertura della fenestratura e tra i 0,3 ed i 0,5 mm di 17

21 diametro; il materiale filtrante usato è costituito da ghiaia silicea medio-fine e da bentonite in pellets al fine di garantire la cementazione della porzione superficiale dell'intercapedine tubo-terreno. I carotaggi dei piezometri PZ1, PZ4 e PZ5, sono stati effettuati a carotaggio continuo senza l'uso di fanghi di perforazione o sostanze che potessero compromettere le analisi, mentre i piezometri PZ2 e PZ3 sono stati eseguiti a distruzione di nucleo, una volta definite le caratteristiche lito-stratigrafiche dei terreni provenienti dagli altri sondaggi. Una volta avviato il sistema le acque raccolte in cisterne fuori terra sono state inizialmente smaltite tramite autospurgo con codice CER * (Rifiuti contenenti olio). Sul PZ1 è stata effettuata una prova di pompaggio a gradini per determinare le caratteristiche idrogeologiche dell'acquifero, in modo, anche, da ricercare il metodo di sbarramento che meglio si applicava a quel determinato acquifero. Questa prova ha determinato la portata media dell'acquifero superficiale con k in 1 litro/minuto. Con i dati raccolti, si è ricostruito il modello del plume di contaminazione, con il quale, successivamente, si è pianificato l'intervento di messa in sicurezza della falda freatica superficiale (dalle analisi effettuate nelle acque del pozzo presente sull'area, pozzo alimentato dall'acquifero profondo, l'acquifero confinato profondo sottostante la falda superficiale, non è stato contaminato) Obbiettivi della Messa in sicurezza d'emergenza Come prevede la normativa vigente in materia di bonifiche ambientali, l'obbiettivo delle opere di messa in sicurezza d'emergenza è sempre quello di interrompere per quanto possibile un processo di contaminazione in atto impedendo che in contaminanti vadano ad interessare le matrici ambientali. In questo caso l'asportazione del terreno di fondo scavo maggiormente inquinato e lo sbarramento idraulico realizzato hanno consentito per un periodo di tempo di circa un anno di mantenere inalterato lo stato di contaminazione delle acque sotterranee 18

22 superficiali impedendo che la contaminazione uscisse dall'area di proprietà. Gradualmente la contaminazione delle acque è diminuita almeno sino al mese di luglio 2010, periodo nel quale l'alterazione della copertura dello scavo non ha più impedito alle acque piovane di accumularsi sul fondo. L'infiltrazione successiva delle acque piovane in profondità ha nuovamente portato a un fenomeno di arricchimento di contaminanti nella falda entro la quale la concentrazione di MTBE è nuovamente progressivamente aumentata. In ogni caso l'obbiettivo è stato quello di raggiungere il valore di 30 μg/l., quale valore di rifermento indicato dal Dipartimento Prov.le Arpat di Firenze. Questo valore, è stato indicato dall'arpat durante una delle Conferenze di Servizi di approvazione del progetto di bonifica, a seguito del parere dell'istituto Superiore di Sanità, che ha proposto, per le acque di falda, un range compreso tra 20 μg/l e 40 μg/l (Parere Istituto Superiore di Sanità 12 settembre 2006 n ). Una volta raggiunto questo valore in tutti i piezometri, il processo di risanamento delle acque si potrà ritenere concluso Scelta tecnica di sbarramento Data la ridotta dimensione dell'acquifero (circa 4-5 m di battente idrico) e la ridotta trasmissività dello stesso costituito prevalentemente da limi, la barriera idraulica tramite i piezometri, posti a circa 10 m l'uno dall'altro, risultava inadeguata per l'interasse troppo elevato; l'esigua ricarica dell'acquifero portava peraltro a problemi di alimentazione delle pompe che più volte rischiavano di girare a vuoto. Di conseguenza, si è dovuto scegliere un'altro sistema di sbarramento, costituito appunto, dal sistema di well point. Sempre prima dell'installazione dell'impianto di well point, è stato misurato il livello medio della falda, in modo da sapere a che livello posizionare le puntazze di emungimento. La base dell'acquifero si trova a circa 7 m dal piano campagna, mentre il livello freatico nei piezometri PZ1, PZ2, PZ3 e PZ4 è posto mediamente a 2,60 m; nel PZ5 e 19

23 PZ6 è posto a 2,30 m, sempre dal piano campagna. L'impianto, avente lunghezza di circa 30 m, è stato installato tra la scarpata del piazzale nel quale era situato l'impianto di distribuzione carburanti ed i quattro piezometri realizzati a circa 1 m di distanza dal piede della scarpata suddetta.. Lo scopo era quello di abbattere il livello freatico della falda attraverso uno sbarramento idraulico ed idro-chimico della falda stessa. Per installare l'impianto sono state effettuate n. 28 perforazioni dal diametro di 178 mm distanti tra loro 1 m. In ciascun foro sono state installate delle punte aspiranti, chiamate puntazze, dotate di filtri metallici dal diametro di 80 mm. L'intercapedine tubo-terreno è stata riempita con materiale drenante avente granulometria compresa tra i 3 e gli 8 mm di diametro. Queste puntazze, fenestrate negli ultimi 70 cm di tratto, sono lunghe 5 metri, ed hanno la funzione di aspirare la massima quantità di acqua senza asportare materiale fine dal terreno. Il sistema, aspira l'acqua della falda, 24h su 24, tramite un'elettropompa, a bassissimo consumo energetico, da 4 kw di potenza e la raccoglie in un serbatoio collegato a questa pompa. Quando il serbatoio è pieno, si attiva una seconda pompa che trasferisce l'acqua in due cisterne da 10 mc ciascuna posizionate sul piazzale dell'ex impianto di distribuzione carburante. Queste cisterne raccolgono le acque prima dello smaltimento (codice CER rifiuti liquidi acquosi e concentrati acquosi prodotti dalle operazioni di risanamento delle acque di falda, diversi da quelli di cui ala voce ). Una volta ottenuta l'autorizzazione allo scarico in fognatura delle acque emunte, quando l'acqua raccolta nelle due cisterne da 10 mc aveva concentrazioni di MTBE inferiori a 100 μg/l, poteva essere scaricata direttamente nella fognatura comunale che passa vicino all'area di progetto. Nel piezometro n. 2, furono installate tre sonde di controllo, le quali interrompono il pompaggio nel caso in cui l'acqua scenda sotto la sonda del livello minimo, e viene riattivato quando l'acqua nel piezometro raggiunge la sonda di livello massimo. La terza sonda, posta poco più in basso rispetto alla sonda del livello minimo, serve ad 20

24 attivare il blocco dell'impianto in caso di malfunzionamento delle altre due sonde Prima configurazione dell'impianto di well point In un primo momento, le puntazze sono state installate a 5 m dal piano campagna, quindi poste a circa metà dello spessore dell'acquifero superficiale. tenendo presenti sia la poca trasmissibilità dell'acquifero e sia delle caratteristiche dell'm.t.b.e. Mensilmente venivano campionate le acque sia dei piezometri e sia delle cisterne, delle quali, il primo campionamento ha riportato valori di M.T.B.E. pari a 400 μg/l. Dai campionamenti successivi, il valore dell'm.t.b.e. nelle cisterne, è diminuito fino a non essere più individuabile, mentre è aumentato nei piezometri PZ1, PZ2 e PZ3. Come spiegazione, si è subito pensato al basso piezometrico generato dall'emungimento che poteva richiamare acque contaminate anche dalla zona oltre la linea dei piezometri ed all'evaporazione dell'm.t.b.e. dall'acqua delle cisterne. Si è campionata l'acqua presente nel collettore delle puntazze, e nel collettore di comunicazione serbatoio-cisterne. I valori al limite di rilevabilità dell'm.t.b.e. si sono riscontrati solo dopo 4 settimane di pompaggio con le 4 puntazze esterne al plume disattivate (quelle oltre il piezometro PZ4). I risultati non sono stati lo stesso soddisfacenti. Infatti, prendendo in considerazione, oltre alle possibili cause accennate precedentemente, anche il fatto che le puntazze aspirassero aria oltre ad acqua, non si poteva spiegare comunque il netto abbassamento della concentrazione di M.T.B.E. nelle due cisterne, ed il suo aumento nei piezometri. Si è ipotizzato allora che le puntazze non potessero intercettare completamente il plume di contaminazione e fosse pertanto necessario approfondirle Seconda configurazione impianto well point Si è provata allora un'altra configurazione del sistema, in cui le puntazze venissero portate in prossimità del letto dell'acquifero. Sono state tolte tutte le puntazze ed è stata scavata una trincea con profondità di circa 21

25 1,60 m rispetto al piano campagna e larghezza di circa 1,50 m. Tutte le puntazze, ad eccezione di quelle 4 che si trovavano all'esterno del plume di contaminazione, sono state successivamente ricollocate all'interno della trincea. In questo modo, i filtri delle puntazze, hanno raggiunto la profondità di 6,60 m dal piano campagna. Il terreno dello scavo, circa 300 mc, è stato campionato e collocato all'interno del piazzale, ed al termine del monitoraggio, verrà ricollocato in sito Indagini integrative Allo scopo di completare il modello concettuale definitivo, come suggerito dall'allegato 2 del D.Lgs. 152/2006, ed al fine di eseguire l'analisi di rischio come previsto dall'allegato 4 del D.Lgs. 152/2006, in quanto risulta contaminata la falda, sono stati scavati due pozzetti geognostici, uno sotto la pensilina dove giacevano le pompe di distribuzione del carburante, ed uno nella zona dell'autolavaggio, per capire se anche entrambi i punti suddetti potevano risultare possibili fonti di contaminazione. Sono stati prelevati n. 2 campioni da ciascun pozzetto, uno tra 0,0 ed 1,0 m di profondità rispetto al piano campagna, e l'altro tra 1,0 e 2,0 metri di profondità, sempre rispetto al piano campagna. Inoltre, visto che dall'analisi ambientale, lo scavo relativo al pozzetto di olio esausto, risultava non contaminato, al contrario dello scavo relativo al parco serbatoi, nel quale risultava esserci un superamento per il benzene, si sono presi n. 3 campioni dal fondo, e n. 14 campioni dal fianco, solo dallo scavo del parco serbatoi per avere ulteriori dati sull'effettiva contaminazione del terreno ed acquisire i parametri sitospecifici necessari per la stesura dell'analisi di rischio. Per ciascuno dei lati del fianco scavo, sono stati effettuati, come descritto nell'allegato 2 del D.Lgs. 152/2006, campioni compresi tra 0,50 e 1,0 m di profondità relativi allo strato superficiale, campioni compresi tra 1,30 e 3,70 m di profondità relativi allo strato di suolo profondo e campioni compresi tra i 4,0 ed i 4,70 m di profondità relativi alla zona di frangia capillare. 22

26 Risultati analisi campioni terreno Dalle analisi effettuate sui terreni, è risultato che non vi è contaminazione nei pressi dell'autolavaggio, della pensilina e dello scavo del serbatoio di olio esausto, mentre sono risultati superamenti rispetto alle CSC nei campioni dello scavo relativo al parco serbatoi. In particolare, in tali terreni, sono risultati i seguenti valori: Xileni con concentrazioni da 0,55 mg/kg a 33.7 mg/kg Benzene (0,33 mg/kg), Etilbenzene (0,63 mg/kg) e Toluene (1,54 mg/kg) Composti aromatici totali (benzene escluso) con concentrazioni di 35,9 mg/kg Idrocarburi leggeri (C<12) con concentrazioni da 18,6 mg/kg a 146,5 mg/kg Idrocarburi pesanti (C>12) con concentrazioni da 717,6 mg/kg a 5864 mg/kg Risultati analisi campioni acqua Per ottenere un campione d'acqua che sia realmente rappresentativo dell'ambiente idrico, prima del campionamento, tutti i piezometri sono stati spurgati e lasciati in quiete fino al ripristino del livello piezometrico statico. Inoltre, tutti i campioni, sono stati riposti in apposite bottiglie in vetro chiuse con tappo a vite. Tutti i campioni d'acqua, prelevati dai piezometri, hanno evidenziato valori di concentrazione inferiori rispetto ai valori di CSC presenti nell'allegato 5 del D.Lgs 152/06 per tutti i valori ricercati, ad eccezione dell'm.t.b.e., il quale, presentava concentrazioni variabili, tra i 766 μg/l rilevati nel piezometro PZ1ed i 24 μg/l rilevati nel piezometro PZ4. Inoltre, è stato campionata l'acqua presente in un pozzo situato sul bordo del piazzale, usato per l'approvvigionamento d'acqua per l'autolavaggio, ed utilizzato tuttora dal nuovo punto vendita di distribuzione carburanti. Tale pozzo ha una profondità di 18 m e capta le acque dell'acquifero profondo 23

27 contenuto entro le ghiaie sottostanti il livello argilloso di separazione. Dalle analisi effettuate sulle acque provenienti da questo pozzo, si è potuto verificare il perfetto isolamento idraulico tra l'acquifero superficiale e quello profondo Modello Concettuale Definitivo ed Analisi di Rischio Sulla base delle caratteristiche ambientali del sito, della contaminazione delle matrici ambientali ed ai dati raccolti durante la prima indagine ambientale e la successiva indagine integrativa, è stato possibile formulare il Modello Concettuale Definitivo del sito in esame. Lo scopo di questo modello concettuale è stato quello di definire i meccanismi e le varie modalità che hanno causato l'inquinamento. L'altro obbiettivo, è stato quello di analizzare i rapporti tra le varie sorgenti di contaminazione, sia presenti che passate, ed i possibili bersagli della contaminazione. La sorgente della contaminazione, è da collocarsi nel terreno del parco serbatoi, contaminato dai vari sversamenti accidentali, susseguitesi durante gli anni di esercizio, durante le operazioni di riempimento dei serbatoi stessi (i serbatoi quando sono stati rimossi risultavano in buone condizioni). Una volta saturato il terreno di posa dei serbatoi, l'inquinante ha contaminato il terreno naturale circostante la zona del parco serbatoi. In base alla capacità di assorbimento e di ritenzione dei terreni, la contaminazione ha raggiunto diverse profondità, contaminando, quindi, anche la falda superficiale. Da ciò si sono identificati come meccanismi di trasporto:la volatilizzazione, con conseguente dispersione in aria, ; la percolazione nel suolo e la successiva diluizione nelle acque di falda ed infine la dispersione della contaminazione nelle acque presenti nel sottosuolo con il conseguente trasporto. Quindi, tenendo conto della destinazione futura del sito come area residenziale, si possono identificare come possibili bersagli, sia gli esseri umani, intesi come adulti e bambini, che la falda stessa. Gli esseri umani, potrebbero venire a contatto con l'inquinante attraverso inalazione, 24

28 sia nell'ambiente esterno, sia in ambienti chiusi all'interno delle abitazioni stesse. La falda invece potrebbe essere contaminata sia dal dilavamento del suolo e sia dalla migrazione dell'inquinante già disciolto nelle acque. Sulla base dei dati raccolti dalle indagini ambientali e dalle informazioni ottenute attraverso il Modello Concettuale Definitivo, è stata redatta l'analisi di rischio, la quale è stata eseguita in modalità inversa, come previsto dalla vigente normativa, tenendo in considerazione la destinazione futura del sito, cioè area residenziale. Come obbiettivo di bonifica, si è stabilito, per il suolo profondo che il Benzene non deve avere concentrazioni superiori a mg/kg e che gli idrocarburi pesanti (C>12) non devono avere concentrazioni superiori a 97 mg/kg. Per la falda, invece, si è stabilito, come obbiettivo di bonifica che il parametro M.T.B.E. non deve superare il valore di 30 μg/l, come concordato con ARPAT Monitoraggio acque e discussione risultati Come mostrato nel grafico sottostante, in un primo momento, nei primi tre piezometri, vi è stato un aumento di concentrazione di M.T.B.E. In particolare, nel piezometro PZ1, dopo un momentaneo abbassamento, vi è stato un aumento della concentrazione fino ad un picco massimo di 1551 μg/l, per poi riabbassarsi nuovamente. Per prima cosa c'è da dire che questo piezometro, si trova nella zona di maggior contaminazione, in quanto la falda scorre da Nord-Est verso Sud-Ovest. Inoltre c'è da tenere in considerazione la bassa permeabilità del terreno. Per spiegare questo fenomeno, si è ipotizzato un aumento del livello della falda, dovuto molto probabilmente alle condizioni meteorologiche, visto che anche negli altri piezometri si è registrato un aumento delle concentrazioni. Va tenuto in considerazione anche il fatto che le puntazze non aspiravano completamente la contaminazione a causa della loro profondità. Il piezometro PZ4 è risultato sempre con concentrazioni inferiori a 10 μg/l, eccetto in due occasioni che ha registrato concentrazioni di 24 μg/l nel primo campionamento e 25

29 di 16 μg/l nel sesto, che risultano comunque, valori al di sotto del limite proposto da ARPAT (30 μg/l), e quindi da attribuire ad acque non contaminate. Da quando è stato installato l'impianto di well point con la seconda configurazione, si è registrato un abbassamento dei livelli di concentrazione, i quali sono rimasti molto bassi per un periodo, come si può vedere dal grafico sottostante. Il fenomeno di aumento delle concentrazioni di M.T.B.E. nella parte finale del grafico è causato dall'accumulo e ristagno d'acqua sul fondo dello scavo avvenuto in un periodo di precipitazioni durante il quale si è avuto anche il deterioramento della struttura di copertura dello scavo stesso. Infatti, questa copertura, era stata posta provvisoriamente, in previsione dell'inizio, in breve tempo, dei lavori di bonifica. Questo deterioramento ha determinato la formazione di uno spessore di circa 0,30 m d'acqua sul fondo dello scavo, che, attraversando il terreno contaminato, ha raggiunto la falda trasportando in soluzione l'm.t.b.e. ed aumentando nuovamente, le concentrazioni. Premettendo che l'efficacia della messa in sicurezza d'emergenza, in questo caso, dipende da fattori che determinano l'interruzione dell'alimentazione delle fonti di contaminazione (tenuta della copertura dello scavo), tramite il monitoraggio eseguito, possiamo dedurre che, per il sito in questione risulta estremamente importante attivare quanto prima la bonifica per poter completare la rimozione della fonte di contaminazione secondaria (terreno contaminato) che altrimenti, nuovamente alimentato dalle piogge a causa del deterioramento della copertura dello scavo, genera nuovamente fenomeni di contaminazione della falda, vanificando il risultato della messa in sicurezza d'emergenza. Inoltre, l'esperienza acquisita con il lavoro svolto, ha permesso di capire, che in questo caso, l'efficacia dello sbarramento idraulico è strettamente connessa alla possibilità di interrompere, tramite l'emungimento, l'intero spessore dell'acquifero, in quanto differentemente da quanto ipotizzato in fase di pianificazione dell'intervento, in questo caso, l'mtbe risulta omogeneamente disciolto per l'intero spessore dell'acquifero superficiale. Il ridotto spessore di 3 m dell'acquifero superficiale è tale 26

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