Dr.ssa Giovannella Giorgetti Counselor Supervisor Professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013 Iscr S.I.A.F.

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1 LA FIABA non c è altro luogo nel quale si incontri tanto direttamente l anima del popolo nelle sue occulte sofferenze, nei suoi poteri vittoriosi, nei suoi più puri rimpianti R. Mayer Dr.ssa Giovannella Giorgetti Counselor Supervisor Professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013 Iscr S.I.A.F. n MA132S-CG

2 LA FIABA E GLI ARCHETIPI A cura di Giovannella Giorgetti In ambito pedagogico si è soliti distinguere la favola dalla fiaba. Infatti la favola ha un intento prettamente moralistico e precettistico, le vicende narrate servono a sottolineare le punizioni a cui va incontro chi trasgredisce le regole sociali, morali o religiose di cui il racconto si fa portavoce. La favola raccoglie in sé, quindi, valori collettivi di normalizzazione ed obbedienza e viene utilizzata fin da epoca remota in sede prettamente pedagogica. La fiaba, invece è un racconto in cui si proiettano i desideri più profondi. M.L. Von Franz allieva di Jung dice che Le fiabe sono l espressione più pura e semplice dei processi psichici dell inconscio collettivo L Inconscio Collettivo è quell inconscio comune a tutto il genere umano che si evidenzia e comunica proprio attraverso gli Archetipi E che cos è un Archetipo? Gli Archetipi sono, secondo Jung, strutture psichiche universali innate ed ereditarie, una specie di coscienza collettiva che si manifesta attraverso simboli particolari, carichi di una grande potenza energetica. Il simbolo è quindi, mezzo di comprensione di una realtà trascendente, una guida verso la presa di coscienza del ruolo dell essere umano come singolo individuo e come collettività. Il simbolo diviene un ponte, una mediazione che sintetizza il rapporto tra sogno e realtà, natura e cultura Ecco che la fiaba diventa, quasi, un condensato archetipico rappresentando in modo semplice e diretto la struttura della nostra psiche. Semplice e diretto perché, a differenza del mito o della leggenda, è privo di arricchimenti culturali, di tradizioni di popoli, la fiaba è più genuina e concisa. Attraverso la fiaba si evidenziano non solo modi di pensare ma soprattutto, esperienze emotive e energie potenti capaci di attivare nuovi processi psichici. LE ORIGINI Per ciò che riguarda la nascita delle fiabe, sembra probabile il loro inizio da leggende popolari locali legate a luoghi o fatti specifici che, con il passare del tempo, perdono la loro collocazione precisa e diventano fiabe. Sicuramente è possibile ritrovare elementi comuni a diversi tipi di fiabe, che rappresentano i motivi fondamentali della narrazione stessa e che riportano all immagine archetipica, in racconti di paesi diversi e di culture differenti. Ciò sta a dimostrare l universalità del mondo fiabesco e la sua utilità nella conoscenza della psiche umana. Già nelle opere di Platone si può leggere di storie simboliche chiamate mythoi utilizzate in modo pedagogico per l educazione dei bambini e più tardi Apuleio inserì nel suo romanzo L Asino d oro la fiaba Amore e Psiche, antesignana di quei racconti con protagonisti uomini e bestie. Questo stesso argomento lo si ritrova con il passare dei secolo fino ad oggi in molte storie narrate in tante parti del mondo, specie in Norvegia, Svezia e Russia. Quindi si è dedotto che questo tipo di fiaba tipo La Bella e la Bestia sia riferibile a circa duemila anni fa Ma anche nell antico Egitto si narravano fiabe con un intreccio conosciuto anche ai nostri tempi, quello usuale della storia di due fratelli. Ciò a dimostrare che i motivi fondamentali delle fiabe non

3 sono cambiati poi molto e forse ciò avvalora il discorso di cui sopra, e cioè di un patrimonio archetipico comune al genere umano. Le fiabe, una volta, erano narrate sia ai bambini che agli adulti e il loro racconto rappresentava un momento sociale importante, una forma di intrattenimento specie nel periodo invernale ed è una tradizione che si tramanda ancora oggi nelle località più isolate. Nel diciottesimo secolo i fratelli Grimm cominciano a raccogliere racconti popolari mantenendoli pressoché inalterati. Prima del loro intervento le fiabe erano state quasi dimenticate perché considerate ovvie, facenti parte della vita, di momenti da condividere ma senza alcun valore scientifico, quindi senza l obbligo di considerarle un patrimonio dell umanità bensì con la libertà di modificarle, scartando ciò che poteva risultare spiacevole. Ecco, quindi, che le fiabe per molto tempo sono state rimaneggiate, modificate, cambiate. Un esempio per tutte la fiaba arcinota di Cappuccetto Rosso che venne modificata da Perrault per renderla più consona al racconto a corte. Nello stesso periodo dei fratelli Grimm, si evidenziò la scuola simbolica di Andersen. Egli, insieme ad altri, ipotizzò che i miti fossero l espressione simbolica di realtà e pensieri filosofici profondi e che fossero anche un insegnamento mistico di ciò che riguardava importanti temi religiosi. Di seguito ci fu un interesse sempre crescente per la fiaba specie per cercare di comprendere perché ci fossero tanti motivi ricorrenti. A questo proposito sono interessanti due posizioni: quella di Max Muller che tentò di interpretare i miti come imitazione di fenomeni naturali per cui l eroe, impersonando tale fenomeno, riprende anche nell apetto la somiglianza a ciò che rappresenta e quella di Ludwig Laistner che ipotizzò che i motivi fondamentali delle fiabe si potessero ricercare in quelli dei sogni. Il sogno stesso, nel momento del suo racconto, diventa una fiaba con tutte le caratteristiche della fiaba stessa. Ma ancora più interessante è la posizione di Adolf Bastian che formulò una teoria secondo la quale tutti i temi presenti nelle fiabe rappresentavano i cosiddetti pensieri elementari dell umanità. Siamo ancora lontano dai concetti Junghiani di inconscio collettivo e di archetipo, ma è interessante evidenziare questa intuizione. Accanto a questi interessi diversi per la fiaba come significato psicologico e umano, più vicino ai giorni nostri, vi è stata un altra corrente di studiosi che si sono interessati al racconto di magìa (così lo definisce Propp per differenziarlo da altri tipi di narrazioni) per determinarne la struttura,la forma e la composizione. Si tratta di una scuola letteraria le cui ricerche mirano a cogliere le differenze da un punto di vista puramente letterario e formale ma che sono state fonti di interessanti spunti Lewin-Strauss e Propp hanno cercato di scoprire le strutture di base della fiaba dando ad essa dignità ed importanza Da questo approfondito lavoro ( Morfologia della Fiaba ) Propp individua una struttura che accomuna tutte le fiabe del mondo. Egli le chiama funzioni e può capitare che in un unica scena si condensino più funzioni. Le funzioni sono 31: 1. L allontanamento di uno dei personaggi o della vecchia generazione o della nuova 2. All eroe viene imposto un divieto 3. Il divieto viene infranto 4. Quando l Eroe infrange il divieto entra in scena l Antagonista che investiga sull accaduto 5. L Antagonista riceve informazioni delatorie sull Eroe 6. L Antagonista escogita un tranello per impossessarsi degli averi della sua vittima. Egli può utilizzare la magià, la persuasione, incutendo timore 7. La vittima cade nel tranello favorendo l Antagonista (rivelandogli, per esempio la dimora o altro) 8. L Antagonista danneggia la famiglia dell Eroe ( divora, fa incantesimi, rapisce ) 9. Si manifesta il fatto delittuoso, ci si rivolge all Eroe 10. L Eroe acconsente a partire. Egli può essere vittima o cercatore.

4 11. L Eroe lascia la sua casa 12. L Eroe viene messo alla prova come preparazione a ciò che deve affrontare e per raggiungere un aiuto magico 13. L Eroe affronta e supera la prova L aiuto magico è nelle mani dell Eroe 14. il mezzo magico giunge nelle mani dell Eroe 15. L Eroe si trasferisce o è portato nel luogo dove si trova ciò che deve trovare 16. Lotta tra l Eroe e l Antagonista 17. L Eroe riceve un marchio o una ricompensa 18. L Antagonista è vinto 19. Rimozione della sciagura o mancanza iniziale A questo punto molte fiabe finiscono ma altre continuano 20.Ritorno dell Eroe 21.Persecuzione dell eroe 22.L Eroe si salva 23.l Eroe arriva in incognito a casa 24.Pretese del falso eroe 25.All Eroe è imposto un compito difficile 26.Esecuzione del compito 27.Riconoscimento del vero Eroe 28.Il falso eroe o Antagonista è smascherato 29.l Eroe si trasfigura assumendo nuove sembianze 30.Punizione dell Antagonista o del falso eroe 31.Nozze dell Eroe e ascesa al trono L INTEGRAZIONE TRA LE CARATTERISTICHE ESISTENZIALI DELLE IMMAGINI E I TEMI La fiaba si caratterizza per alcune immagini e situazioni particolari, per le alterazioni che diventano la caratteristica più evidente di questa tipologia di narrazione. Il tempo e lo spazio si modificano perdendo i connotati usuali e anche gli oggetti e gli animali possiedono poteri o capacità impossibili nel mondo reale. Ma l alterazione più significativa è quella legata al nesso causa-effetto: L Eroe avvelenato non muore ma si addormenta. Cappuccetto Rosso, benché divorata è viva e vegeta La narrazione fiabesca può essere considerata a tutti gli effetti un test proiettivo. L. Duss, nell ambito della psicoanalisi infantile, utilizza questo metodo che consiste nell iniziare una fiaba lasciando al bambino la conclusione che, opportunamente interpretata, permette l individuazione di tratti patologici, sintomatici o di problematiche profonde. Molti psicanalisti, durante il secolo scorso, hanno dato interpretazioni delle fiabe della tradizione. Due nomi tra tutti : B.Betteleim e M.L. Von Franz. I loro lavori sono una guida approfondita per coloro che utilizzano il modello psicanalitico ma anche per coloro che vogliono penetrare il significato di tali narrazioni. Ecco quindi l attenzione rivolta ad alcuni temi esistenziali che si possono ritrovare nei racconti. La fiaba rappresenta il ciclo della vita inteso nei suoi passaggi essenziali: vita morte vita con la ricerca, da parte dell Eroe e quindi di ogni essere umano, della propria autonomia. Da qui si esprime il conflitto tra tale desiderio e la voglia di rimanere legati alle relazioni primarie. Ecco il dolore legato al lasciare e, quindi al crescere. Ma altri argomenti esistenziali prendono vita nella narrazione: la rivalità fraterna e con le figure genitoriali, la paura dell abbandono, l angoscia di morte, la scoperta dell inconscio e della sua prorompente presenza le polarità e tutti i temi legati alla sessualità,

5 dalla sua rivelazione fino alla maturazione passando attraverso la scoperta della sensualità e dell amore. E, in definitiva, un viaggio alla scoperta del sé inteso in tutte le sue componenti, razionali e irrazionali e in tutti i suoi passaggi che sono passaggi di vita, giri di boa essenziali per il compimento dell esistenza piena e completa. LO STRUMENTO NELLA RELAZIONE D AIUTO Nel contesto di una relazione di counseling non si ha la necessità dell interpretazione del racconto, ma, attraverso di esso, si permette la libertà di espressione emotiva e il riconoscimento di modalità, conflitti, momenti di empasse. La fiaba per gli adulti può avere l importante compito di permettere la consapevolizzazione di determinate tematiche personali, spesso disfunzionali. Il tutto utilizzando il linguaggio del simbolo, della metafora e dell archetipo che di per sé è un linguaggio immediato e più facilmente comprensibile perchè rivolto alla parte inconscia dell individuo. Nella strutturazione di una propria fiaba il cliente ha la possibilità -di gestire l avventura che crea -costruire difficoltà che gli appartengono -utilizzare le caratteristiche dell io per trovare soluzioni -dare forza alle proprie potenzialità creative ed intuitive -sentirsi rassicurato dallo svolgersi del racconto che segue temi noti -integrare le proprie polarità -prendere le distanze da momenti di difficoltà -ri- scoprire il bambino nascosto (o dimenticato) in ognuno di noi - mettere in scena momenti importanti della fiaba - lavorare sulle polarità con la tecnica della sedia vuota - utilizzare gli strumenti del Counseling Espressivo per disegnare o creare sculture con il corpo in merito ai personaggi Nella scelta di una fiaba della tradizione - essa può essere modificata nel suo finale o in alcuni momenti della narrazione -possono essere modificate le caratteristiche del personaggio nel quale il cliente si identifica o di altri personaggi verso i quali il cliente proietta figure significative -può essere drammatizzata la fiaba o una scena di essa (analogamente al sogno) - si può chiedere la focalizzazione su una emozione suscitata da un momento della narrazione o da una caratteristica di un personaggio - si può chiedere l amplificazione delle caratteristiche di un personaggio - anche in questo caso si possono creare delle sculture su un personaggio scelto e poi farle modificare con il movimento - o si può proporre la tecnica della sedia vuota per far dialogare personaggi che rappresentano le polarità del cliente (principessa e strega) -o si possono utilizzare le tecniche espressive sia pittoriche che di danza movimento terapia per evidenziare momenti importanti della storia Sia nell utilizzo del racconto tradizionale, o della fiaba inventata dal cliente o dal Counselor è essenziale, che il cliente la senta propria, rispecchiante sé stesso e la propria storia. In questo modo questo strumento potrà essere ben utilizzato. E poi importante, alla fine della seduta, far consapevolizzare il percorso fatto rimandando al cliente i momenti importanti del lavoro, ciò che è emerso, ciò che è accaduto, le soluzioni trovate in modo da permettere l integrazione tra ciò che si è fatto e la storia del cliente.

6 Scrivono i fratelli Grimm: Le fiabe sono capaci di cogliere i puri pensieri di un osservazione infantile del mondo, in parte per il modo in cui vengono divulgate, in parte per loro intrinseca natura; esse nutrono in modo immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele, dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre. L ARCHETIPO è una guida interiore che ci accompagna dagli albori della storia umana. Li vediamo riflessi nelle immagini ricorrenti del mito, dell arte, della letteratura e della religione e sappiamo che sono ARCHETIPI perché li si trova ovunque, in ogni tempo e luogo. Poiché le guide sono in realtà ARCHETIPI, e di conseguenza si ritrovano sotto forma di energia all interno della vita psichica inconscia di tutti noi di ogni parte del mondo, esse esistono tanto dentro che fuori dello spirito umano individuale. Vivono in noi ma noi viviamo in essi. Possiamo trovarli rivolgendoci all interno (ai sogni, fantasie e azioni) e all esterno (il mito, l arte, letteratura, la religione, come spesso hanno fatto le culture pagane, verso le costellazioni celesti e gli animali) Gli Archetipi ci forniscono immagini del nostro modo di essere nel viaggio dell esistenza al nostro interno e oltre noi stessi. Ognuno sperimenta gli ARCHETIPI secondo il suo modo di vedere: Il RICERCATORE SPIRITUALE concepisce l archetipo come un dio o una dea iscritto nell inconscio collettivo I RAZIONALISTI (che sfuggono ogni misticismo) come paradigmi o metafore di controllo, schemi mentali invisibili che controllano il modo in cui sperimentiamo il mondo Lo SCIENZIATO come un ologramma e il processo della sua identificazione come non diverso dagli altri processi scientifici GLI PSICOLOGI, ANTROPOLOGI, ETNOLOGI studiano gli archetipi esaminando la loro presenza nell arte, nel sogno, nella letteratura, nei miti. Jung ha riconosciuto che le immagine archetipiche dei sogni dei suoi pazienti si potevano rintracciare nei miti, nell arte, nelle religioni. Sappiamo che sono archetipi perchè lasciano tracce identiche o simili attraverso il tempo e lo spazio I CREDENTI MONOTEISTI vedono gli archetipi come facce diverse del loro Dio o come un Dio che sia l archetipo singolo di tutti gli archetipi Ma gli archetipi possono essere anche intesi come guide lungo un viaggio e ciascun archetipo porta con sé un compito, una lezione e, in definitiva, un dono. Ciò vuol dire che ognuno di noi ha con sé l intero potenziale umano Es di archetipi: INNOCENTE-ORFANO-GUERRIERO-SALVATORE-VIANDANTE-CERCATORE- DISTRUTTORE-DEMONE-CREATORE-RE-REGINA( imperatore e imperatrice)-mago- FOLLE-SAGGIO (grande Vecchio)-ANIMUS-ANIMA-OMBRA- L ARCHETIPO A cura di Giovannella Giorgetti Dall elaborazione delle conoscenze e delle ricerche in campo religioso, artistico e poetico, Jung deduce che nella psiche siano presenti elementi strutturali fondamentali che egli chiama Archetipi. Egli li descrive così: Dall inconscio emanano effetti determinanti che( ) garantiscono in ogni singolo individuo la somiglianza, l uguaglianza, stessa dell esperienza e dell attività immaginativa. Una delle prove

7 principali di ciò è data dal parallelismo per così dire universale dei motivi mitologici, da me denominati per la loro natura di immagini primordiali archetipi. In altre parole, gli Archetipi sono costanti antropologiche del vissuto, della rappresentazione, del comportamento, dell elaborazione dell essere umano. Al concetto di Archetipo è legato quello di Inconscio Collettivo. Infatti Jung distingue l Inconscio personale che consiste di esperienze rimosse, di vissuti inconsci che potremmo portare alla coscienza, da quello Collettivo. Egli afferma: (L inconscio collettivo) E identico in tutti gli uomini e costituisce il sostrato psichico comune, di natura sovrapersonale, presente in ciascuno. Per Jung le rappresentazioni archetipiche, che sono parti dell inconscio Collettivo e quindi comuni a tutti gli uomini, sono l equipaggiamento sano della psiche umana, necessario per la sopravvivenza. Gli Archetipi accompagnano l uomo nel cammino verso la propria individuazione, verso la conoscenza e il raggiungimento del Sé. Egli dice: Ogni relazione con l Archetipo, sia essa vissuta o sia soltanto pronunciata, è toccante, ciò significa che agisce; quindi suscita in noi una voce più forte della nostra. Chi si rivolge ad immagini originarie, parla con mille voci, tocca e sopraffà, allo stesso tempo solleva ciò a cui si riferisce dalla singolarità e dall effimero alla sfera degli esistenti eterni, innalza il destino personale al destino dell umanità, e così libera in noi tutte quelle forze soccorritrici che hanno consentito all umanità di salvarsi da ogni pericolo e anche sopravvivere alla lunga notte. L Archetipo è la forza immaginativa dell uomo e il principio comune del potere dell umano. Accompagna l uomo nel suo viaggio esistenziale, lo guida, gli parla, gli insegna la strada. L Archetipo si esprime attraverso i Simboli, essi portano alla coscienza gli elementi strutturali inconsci dell Archetipo, lo fanno vivere, lo evidenziano, lo comunicano. Ecco, quindi, che nei miti e nelle fiabe come nelle religioni i personaggi come l eroe, il mago, il re, l orfano diventano simboli degli Archetipi che essi rappresentano. Il Simbolo rende visibile l Archetipo e permette una diversa visione del problema, ne amplia la visuale e il numero delle possibili soluzioni. Lavorare con il Simbolo oltre a identificare l Archetipo che si esprime attraverso esso liberandone tutta l energia positiva, offre la possibilità esplorare sé stessi, elaborare nuove strategie di azione e ri-trovare la potenza dell umano nell utilizzo dell Immaginazione Attiva che è comune patrimonio di ogni uomo. SIMBOLO Parola derivante dal greco sun balein = mettere insieme. Nell antica Grecia era diffusa la consuetudine di tagliare in due un anello, una moneta o qualsiasi oggetto e darne metà a un amico o un ospite. Queste metà conservate dall una o dall altra, di generazione in generazione consentivano ai discendenti dei due amici di riconoscersi. Questo segno di riconoscimento si chiamava simbolo.( ) Il simbolo è caratterizzato, dunque, dal rinvio;( ) il simbolo, evocando la sua parte corrispondente rinvia ad una determinata realtà che non è decisa dalla convenzione, ma dalla ricomposizione di un intero Dizionario di Psicologia Umberto Galimberti ARCHETIPO Dal greco Archétipos =Modello originario delle forme di cui le cose sensibili sono semplici copie.

8 Dizionario di Psicologia Umberto Galimberti L Archetipo è la costante antropologica ( della storia dell uomo) del vissuto, della rappresentazione, del comportamento, dell elaborazione dell uomo. E l espressione dell essere umano. LE TRE PIUME Fiaba dei fratelli Grimm C era una volta un re, egli aveva tre figli: due erano accorti e giudiziosi, ma il terzo parlava poco era ingenuo e lo chiamavano soltanto il Grullo. Quando il re diventò vecchio e debole e pensò alla sua fine, non sapeva quale figlio dovesse succedergli nel regno. Disse loro: Andate e chi di voi mi porterà il tappeto più sottile e più bello avrà il mio trono Perché tra loro non ci fosse contesa, li condusse davanti al castello, con un soffio spinse in aria tre piume e disse: Dovete seguire il loro volo Una piuma volo verso oriente, l altra verso occidente ma la terza non andò lontano ben presto cadde a terra. Così un fratello andò verso oriente, l altro verso occidente e beffavano il Grullo che dovette fermarsi là, dove era caduta la terza piuma. Egli si mise a sedere, tutto malinconico. D un tratto si accorse che accanto alla piuma c era una botola; alzò la ribalta, trovò una scala e scese. Giunse davanti ad una porta, bussò e sentì gridare dall interno: Donzella verde. Mia piccoletta, gamba secca, magra cagnetta, o rinsecchita, su, dico a te mostrami svelta fuori chi c è. La porta si aprì ed egli vide la Regina Rospo, grande e grossa e una quantità di rospine attorno. La Regina chiese al giovane cosa desiderasse. Rispose: Un tappeto che sia fra tutti il più bello e sottile. Allora ella chiamò una piccola ancella e disse: Donzella verde, mia piccoletta, gambetta secca, magra cagnetta, o rinsecchita, su dico a te, prendi la scatola e portala a me La bestiola andò a prendere la scatola e la Regina Rospo l aprì e diede al Grullo un tappeto, bello e sottile come nessun altro sulla terra. Egli la ringraziò e risalì. Ma gli altri due credevano che il fratello minore, così sciocco, non avrebbe trovato nulla. Per questo tolsero alla prima pecoraia che incontrarono i suoi rozzi panni e li portarono al re. In quel momento tornò anche il Grullo con il suo bel tappeto e quando il re lo vide si meravigliò e disse: Il regno spetta al più giovane. Ma gli altri due non gli diedero pace, affermando che il Grullo, privo di giudizio com era, non poteva diventare re; e lo pregarono di porre un altra condizione. Allora il padre disse: Erediterà il regno chi mi porterà il più bell anello Condusse fuori i tre fratelli e spinse in aria le tre piume. Di nuovo un figlio andò verso oriente, l altro verso occidente, e la piuma del Grullo volò dritta e ricadde a terra, vicino alla botola. Egli scese di nuovo e la Regina Rospo gli procurò un anello bellissimo e prezioso che nessun orefice sulla terra avrebbe mai saputo fare. I due maggiori risero del Grullo, non si diedero pena, schiodarono un anello di un vecchio timone e lo portarono al re.

9 Ma quando il Grullo portò il suo anello al re, il padre disse ancora : Il regno spetta a lui. I due fratelli maggiori non diedero pace al re finchè egli pose un ultima condizione: avrebbe avuto il regno chi avesse portato a casa la donna più bella. Con un soffio spinse in aria le tre piume che volarono come le altre volte. Il grullo scese dalla Regina Rospo e le disse : Devo portare a casa la donna più bella. Caspita, rispose la regina non è a portata di mano, ma l avrai. Gli diede una carota svuotata a cui erano attaccati sei sorcetti. Che me ne faccio? disse malinconicamente il Grullo. La regina rispose: Non hai che da metterci dentro una delle mie rospine Egli ne prese una a casaccio, fra quelle che la circondavano e la mise nella carota gialla. Appena dentro la rospina divenne una bellissima damina, la carota diventò un cocchio e sei i sorcetti, sei cavalli. Egli la baciò e con i cavalli partì in carriera e la portò al re. Poi giunsero i fratelli che non si erano dati gran pena ma avevano condotto con sé le prime contadine che avevano trovato. Il re disse ancora una volta : Il regno spetta al minore I due fratelli maggiori protestarono molto chiedendo di mettere alla prova le tre donne: avrebbe vinto chi di loro avesse saltato attraverso un cerchio appeso in mezzo alla sala: Essi pensavano che le due contadine robuste e forti non avrebbero avuto difficoltà mentre la fragile damina sarebbe morta per lo sforzo. Il vecchio re accordò anche quella prova. Le due contadine saltarono e attraversarono il cerchio ma erano così goffe e pesanti che caddero e si spezzarono le gambe. Poi saltò la damina che il Grullo aveva portato con sé. Ella saltò con grazia e agilità e non ci fu più niente da dire. Il Grullo ebbe la corona e regnò a lungo con grande saggezza. Spunti di riflessione della fiaba LE TRE PIUME dei fratelli Grimm LA PIUMA - Soffiare su una piuma era un costume in uso nel medioevo in molti paesi. Era considerato un tipo di oracolo molto comune dal quale ci si lasciava guidare (vado dove mi porta il vento ) Quando la coscienza non può decidere razionalmente si può ricorrere ad un evento casuale che diventa un indicazione da seguire. E un segnale dell abbandono della determinazione dell IO cosciente per seguire l istinto La piuma è molto leggera è molto sensibile a quelle che nella fiaba possono essere designate come correnti psichiche In molti miti la piuma sta a designare l animale, quindi piuma significa l uccello e gli uccelli rappresentano, in generale, entità psichiche di carattere intuitivo o di pensiero. Ricorrere al rituale delle tre piume può significare il lasciar vagare l immaginazione, riprendersi il contatto con l elemento femminile ed irrazionale. L individuo e la società (il re) che s allontanano dall elemento creativo cadono in un atteggiamento troppo razionale, ordinato e schematico. IL RE -E un archetipo potente, dotato di qualità magiche. Nelle tribù il re è dotato di mana, sacro. Nel re è incarnato un potere che influisce sulla collettività poiché da esso dipende il benessere fisico e psichico del paese. Possiamo, quindi, considerarlo il SE essendo il SE il centro del sistema di autoregolazione della psiche dal quale dipende l equilibrio dell individuo. (in Occidente il re veniva rappresentato con diversi oggetti in mano come simboli del SE ) Ma allora perché il RE invecchia?

10 Forse perché tale simbolo può rischiare di diventare una formula priva di vitalità, una dottrina priva di significato, solo formale ed esteriore. Invece c è la necessità che il SE sia sempre in contatto con il rinnovamento, l inconscio, la creatività. LA REGINA - La REGINA non c è, come non c è nessun elemento femminile, non c è nessun elemento irrazionale ed inconscio, e il RE è invecchiato, non ha contatti con questa parte importante del SE La REGINA è, dunque, l EROS ed il RE è il LOGOS. Senza EROS, senza l elemento femmnile il RE è sterile. Quindi il problema della fiaba è ciò che accade quando nell atteggiamento collettivo dominante (il RE), si è perduto il rapporto con l inconscio, l irrazionale, il femminile. I TRE FIGLI Secondo il libro di Bettelheim queste tre figure rappresentano l io, l es e il super-io. Secondo la Von Franz, sono la rappresentazione di un motivo ricorrente di 4 figure maschili che si ritrovano anche in miti antichi e che si possono rifare alle 4 funzioni Junghiane dove il re rappresenta la funzione archetipica e i tre figli la funzione dominante-ausiliaria e inferiore. I DUE FRATELLI INTELLIGENTI Essi, nonostante la loro intelligenza ( che non li fa differenziare) agiscono in un modo svuotato di creatività poiché sono separate dall es ( il Grullo) e scelgono la strada più facile trovando solo cose grossolane: quindi l intelletto è limitato se non si basa sui poteri dell inconscio. Essi non accettano la realtà dei fatti, chiedono una nuova competizione. Non sanno adattarsi ad una possibilità diversa poiché sono legati ad una collettività strutturata e rigida determinata da un ipersviluppo della coscienza e dalla perdita della flessibilità Ma il RE non sa a chi lasciare il regno, c è la possibilità di un recupero e di un cambiamento IL GRULLO Non è l EROE classico in quanto non è il classico eroe che il combatte. Egli è semplice, schietto, autentico. E portato naturalmente verso ciò che sta a terra (la terra è un principio femminile), accetta la realtà (le nuove prove, le situazioni da affrontare). E il meno stimato, ma dimostrerà che sarà lui ad avere il trono perché si ricongiungerà con l elemento mancante: il femminile. Egli rappresenta il nuovo atteggiamento cosciente capace di entrare in contatto con il femminile. LA ROSPINA E l elemento femminile ritrovato.( spesso il rospo è un simbolo femminile e la rana maschile) E sotto terra e si può raggiungere con una botola Il problema di trovare la donna più bella del mondo non è facile. È più difficile delle altre prove, non può averla subito come gli latridono, c è bisogno di una magìa : sedersi nella carota svuotata (simbolo sessuale che rappresenta la modalità principe che avvicina l archetipo dell anima all uomo). La Rospina salta nel cerchio e lo attraversa con agilità giungendo al centro del SE ormai ricongiunto e integrato. La ROSPINA vola in alto perché l archetipo dell Anima si distacca dalla terra e viene riconosciuta dall uomo come facente parte di sé e non solo da proiettare su una figura terrena LE CONTADINE Sono troppo pesanti e attaccate alla realtà : la forza di gravità è troppo forte. Non si sono staccate dalla terra, non hanno realizzato il sentimento, non hanno sentito l emozione, sono rozze e maldestre perché lontane dalla loro creatività IL CERCHIO Saltare il cerchio significa raggiungere il centro della personalità. Ci si deve staccare da terra (la realtà) per raggiungere il centro a mezz aria con grande leggerezza.

11 LA BOTOLA Si scende otto terra con una botola, non con una caverna. Significa che il nostro inconscio ha, in sé una parte inconscia istintiva e animale ed una legata alle tradizioni del passato e in parte è costituito da esse che forse prima erano consce e poi sono sprofondate nell inconscio I DONI: IL TAPPETO E L ANELLO -Il tappeto è il territorio,, è la nostra storia, (pensiamo ai tappeti orientali). Il disegno è diverso per ognuno di noi. Nel palazzo del RE sono spariti i tappeti perché è dimenticato il principio femminile che è essenziale alla tessitura del tappeto dell esistenza. -l anello è uno dei simboli del SE (anche se è la sfera che è più calzante come simbolo del sé). L anello come figura senza inizio né fine (uroboro), e il simbolo sia di una relazione che di un vincolo (l anello matrimoniale). L anello è la figura circolare del temenos il cerchio sacro dove chi entra è intoccabile. L anello è D ORO materiale prezioso, immortale e con pietre preziose che rappresentano valori psicologici. L anello rappresenta un rapporto eterno con il sé, rappresenta il per sempre IL NUMERO TRE Tre figli, tre prove, tre piume, tre doni Il numero tre è considerato un numero maschile perché dispari ma è anche l unità che serve a contare (nella matematica il numero uno non serve a contare) perciò il tre rappresenta il dinamismo dell uno, la sua attivazione IL SIGNIFICATO GENERALE DELLA FIABA Non c è una famiglia normale perché manca l elemento femminile che ci si aspetterebbe di trovare. C è solo l elemento maschile per cui l azione che seguirà avrà lo scopo di trovarlo. Da questa azione dipenderà l eredità del regno. L eroe non è un vero eroe, non compirà IMPRESE MASCHILI. Egli è aiutato dall elemento femminile che risolve tutti i problemi in vece sua e compie tutte le imprese tra cui saltare il cerchio. La storia finisce con un matrimonio, con il ricostituirsi di una unità integrata maschile e femminile. FINCHE MANCA L ELEMENTO FEMMINILE, DOMINA L ATTEGGIAMENTO MASCHILE: ( troppo legato al razionale non possiede la creatività e la ricchezza, porta doni rozzi, non sa saltare il cerchio senza farsi male perché non ha la leggerezza dell unità integrata degli elementi Bibliografia: Vladimir Ja. Propp Le radici storiche dei racconti di fate Bollati Boringhieri Vladimir Ja. Propp Morfologia della fiaba Gli Struzzi Bruno Bettelheim Il mondo incantato Universale Economica Feltrinelli J.Hillman Le storie che curano Raffaello Cortina

12 Marie Louise von Franz Le fiabe interpretate Bollati Boringhieri Marie Louise von Franz Il femminile nella fiaba Bollati Boringhieri Alba Marcoli Il bambino nascosto Oscar Mondatori Alba Marcoli Il bambino arrabbiato Oscar Mondatori Alba Marcoli Il bambino perduto e ritrovato Oscar Mondadori Philip Barker L uso della metafora in psicoterapia Astrolabio C.G. Jung Gli archetipi dell inconscio collettivo Bollati Boringhieri C.G.Jung L uomo e i suoi simboli Tea Due Verena Kast La dinamica dei simboli MaGi

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