Le cave dismesse: da paesaggio di rifiuto a opportunità di paesaggio
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- Cornelio Farina
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1 Le cave dismesse: da paesaggio di rifiuto a opportunità di paesaggio Definizione Una cava è "il luogo dal quale si estraggono materiali minerali destinati alla costruzione, all industria o ad altri impieghi". cava di travertino cava di ghiaia
2 Sviluppo storico La storia estrattiva nel nostro Paese risale a tempi antichissimi, basti pensare alle cave di travertino vicino a Tivoli, cavate già al tempo degli antichi romani. Ma è solo dopo il secondo dopoguerra che si verifica il passaggio da un attività che permetteva il ripristino del luogo ai disastri ambientali di cui siamo oggi attoniti spettatori. In questo periodo, infatti, spinti da una domanda sempre maggiore (ad esempio, tra il 1965 e il 1977 in Italia il consumo di sabbia e ghiaia cresce in modo impressionante, passando dalle tonnellate a ) si assiste alla trasformazione d intere aree a monoculture industriali, incapaci di ripristinare l'ambiente, lasciando sanguinare queste ferite aperte nel terreno. In questo stesso momento, però, nasce una coscienza, che possiamo definire ambientalista, riguardo al danno che si stava procurando al territorio; basti pensare che tra la fine degli anni sessanta e l inizio degli anni settanta si forma in Germania il movimento dei verdi, rapidamente diffusosi in tutta Europa. È proprio in questi anni che si comincia a parlare della necessità di porre dei vincoli oggettivi e misurabili all azione antropica, imponendo la pratica della Valutazione di Impatto Ambientale. Successivamente questa sensibilità si estese fino a radicarsi nell opinione pubblica, ponendo al centro della propria analisi non solo le eccellenze, già adeguatamente protette da leggi speciali, ma i luoghi del quotidiano in cui le persone passano la maggior parte del loro tempo, quegli spazi definiti ordinari dalla Convenzione Europea del Paesaggio. La Convenzione Europea del Paesaggio La Convenzione Europea del Paesaggio è un documento adottato dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell'ambiente del Consiglio d'europa il 19 luglio 2000 e firmato a Firenze il 20 ottobre 2000, nella prestigiosa cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. La Convenzione, firmata da trentacinque Stati della Comunità Europea e ratificata da ventinove Stati, si applica all'intero territorio degli Stati firmatari (articolo 2) e ha l'obiettivo di promuovere presso le autorità pubbliche l'adozione di politiche di salvaguardia, di gestione e di pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea nelle politiche di settore. In essa il paesaggio viene definito come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni (articolo 1, lettera a). Il concetto, così definito, "comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi degradati." (articolo 2). La Convenzione Europea del Paesaggio asserisce quindi chiaramente che non esiste un paesaggio che ha più diritto di tutela di altri ma che tutti devono essere salvaguardati e valorizzati allo stesso modo in quanto costituiscono habitat umano. Status quo sulla percezione comune Nell immaginario comune il termine cava viene spesso considerato un sinonimo di area degradata, spazio inquinato, desolazione creata da un'azione antropica dissennata. A chi verrebbe mai in mente di considerare il paesaggio di cava, da sempre sentito come un paesaggio di rifiuto, come qualcosa da proteggere e anzi valorizzare? È necessario a questo punto un cambiamento nella mentalità comune. Una cava, infatti, non è soltanto un fatto fisico, geologico, merceologico, tecnico ma il nostro modo di percepire questa ferita diventa decisivo per il nostro modo di agire su di essa. (Domenico Luciani, 2006).
3 Dal ripristino ambientale al recupero ambientale Innanzitutto si deve superare il concetto di ripristino ambientale (il territorio non potrà mai tornare esattamente com era prima dell attività estrattiva) in favore del concetto di recupero ambientale. Infatti, se con il ripristino ci si limitava alla predisposizione di progetti finalizzati all'attività di coltivazione, con il recupero ambientale si avvia una riqualificazione del luogo interessato dall'attività estrattiva con caratteristiche di tutela e valorizzazione ambientale più ampi, in modo da includere i bisogni e le necessità delle comunità interessate. Il passaggio da ripristino a recupero ambientale prevede quindi un progetto generale di governo del territorio, nel cui ambito vanno inquadrate tutte le attività dall area, anche quella di estrazione. Da paesaggio di rifiuto ad opportunità di paesaggio Partiamo ora dall'assunto propositivo che "cava è bello" (Claudio Lamanna, 2009). Il paesaggio di cava è un paesaggio dalle figure affascinanti ed evocative, diverse da luogo a luogo perché determinate da una serie di fattori peculiari come la resistenza dei materiali cavati, le tecniche usate e la presenza di vene nel sottosuolo che, come abili mani d'artista, ne plasmano la forma. I paesaggi di cava, se ben progettati, non sono altro che nuovi paesaggi dalle enormi potenzialità estetiche ed economiche. Possono infatti far vedere la mano industriale che li ha creati, diventando così testimoni oculari dello sviluppo del territorio e maestri capaci di insegnare best practices ed errori da evitare nel progetto estrattivo. Oppure possono trasformarsi in parchi ad uso pubblico o in cui coltivare energie rinnovabili. E ancora possono dar vita a nuove contaminazioni artistiche tra uomo e natura in grado di creare nuove topografie. In tutti questi casi, però, la conditio sine qua non per la loro realizzazione è che ci sia a monte una forte volontà di integrare lo studio del recupero ambientale nel piano estrattivo fin dalle primissime fasi del progetto. Un paesaggio, infatti, può essere considerato come "un organismo che evolve o muore in quanto è progetto" (Franco Zagari, 2009). Parallelamente, si deve anche risolvere un diffuso problema di comunicazione, fondato su pregiudizi anche giustamente condivisi, visti i numerosi casi di infelice ripristino, che induce la comunità locale a percepire "l'attività estrattiva come sottrazione di ricchezze" (Franco Zagari, 2009), invece che come un'opportunità economica, estetica e di conoscenza, essendo questo, più di altri, un "paesaggio tra innovazione e tradizione" (Franco Zagari, 2009).
4 Esempi di reinvenzioni e riusi delle cave dismesse Antecedenti Storici Il parco di Buttes Chaumont, situato nelle cave di un antico sobborgo di Parigi, rappresenta uno dei casi più precoci e significativi di riuso. parco di Buttes Chaumont Il cimitero di Stoccolma, progettato dagli architetti Erik Gunnar Asplund ( ) e Sigurd Lewerentz ( ), in cui il paesaggio naturale di ben 108 ettari di foresta si integra perfettamente con quello artificiale e alterato di tre cave di ghiaia dismesse. Parchi e impianti sportivi Dagli anni ottanta in poi il tema del riuso delle cave e quello della riqualificazione dei centri urbani si sono spesso intersecati dando origine a parchi realizzati in vecchi siti estrattivi come la Creueta del Coll di Josep Martorell e David Mackay, il Fossar de la Pedrera e il parco del Migdia, entrambi Beth Galì, nella periferia di Barcellona; e ai numerosi impianti sportivi realizzati nelle cave dismesse di tutta Europa, fra cui ricordiamo lo stadio di Braga in Portogallo, costruito da Eduardo Souto de Moura su quella che era una cava di granito di Dume. stadio di Braga
5 Teatri all aperto Una destinazione d uso che frequentemente riesce a valorizzare la morfologia dei siti estrattivi dismessi è quella di teatro all aperto. Una pratica, questa, già praticata al tempo degli antichi greci. A titolo d esempio, ricordiamo il teatro nella Goiztsche (Germania) e il teatro Akua realizzato da Karl Gassenschau a Saint- Triphon (Svizzera). Altri esempi Altri progetti, di più recente ideazione, si ispirano direttamente alla topografia dei luoghi, realizzando forme totalmente indipendenti dalla propria destinazione d uso perché dotate di valore in quanto tali. Un esempio significativo di questo filone sono gli scorci autostradali sulle cave di Crazannes realizzari da Bernard Lassus in Francia. Una sfida per il futuro Quello che oggi viene richiesto ad un progetto di recupero ambientale di un area utilizzata per l estrazione di inerti è di creare nuovi paesaggi, non necessariamente legati ad un utilizzazione forte, ma fruibili, visitabili, a disposizione di tutti ma, soprattutto, parte integrante della comunità che abita il contesto in cui si è sviluppato il sito estrattivo ora dismesso. In sintesi si richiede quindi di far emergere e concretizzare le enormi potenzialità estetiche, produttive ed economiche di questi paesaggi di cava. (Lisa Zillio)
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