La partenza fu probabilmente notata da pescatori danesi che informarono, attraverso la rete della resistenza, il Comando Costiero della RAF.

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2 CENNI STORICI L U Boot 534, tipo IX C/40, fu varato nei cantieri d Amburgo il 20 febbraio 1942, e consegnato il 23 dicembre dello stesso anno. Il comando dell unità fu affidato al Kapitanleutnant Herbert Nollau, fino alla data dell affondamento il 5 maggio L U 534 operò di volta in volta con la 4 a, 3 a e 33 a Flottiglia. Non partecipò a missioni di combattimento vere e proprie, cosa alquanto inusitata per un unità del genere, ma fu soprattutto impiegato per l addestramento degli equipaggi nel Mar Baltico e per testare migliorie tecniche. Il Comandante Nollau non fu particolarmente popolare tra l equipaggio, formale e rigido, piccolo e vivace, nonché pomposo. Non permise di dipingere alcuna insegna sull unità, cosa molto comune del resto negli U Boot della Kriegsmarine. L equipaggio propose vari tipi d insegne ma Nollau rifiutò sempre ogni proposta. Dal maggio all agosto del 44 l unità partecipò a una missione di rilevamento meteorologico, a tale scopo operò presso le coste della Groenlandia, perché le stazioni meteo in uso alla Germania allora non erano più disponibili all uso, essendo oramai in mani alleate, e pertanto alcune unità furono destinate a questo impiego. A fine missione fece rotta per la base di Bordeaux in Francia raggiunta il 13 agosto per fare i dovuti rifornimenti e riparazioni. Nella sosta alla base fu installato anche lo Snorkel, ma per la fretta di ripartire sotto l incalzare alleato, il congegno non fu sistemato adeguatamente, era impossibile utilizzarlo nella dovuta maniera, doveva rimanere sempre eretto e operativo. Di fatto, vuoi per il malfunzionamento e l inesperienza dell equipaggio, il 25 agosto per poco l unità non s inabisso'. Due giorni dopo la partenza, nella golfo di Biscaglia intorno alla mezzanotte, abbatté un Wellington della RAF, (numero seriale MB 798 l aereo B del 172 Sqd., vi furono tre sopravvissuti, di cui due feriti che furono successivamente raccolti da un idrovolante Sunderland della RAF). Successivamente fece un lungo periplo di due mesi passando per le isole inglesi, ben a ovest dell Irlanda e a nord delle Orcadi, per giungere finalmente la base di Kristiansand, nello Skagerat, il 24 novembre. Il giorno dopo ripartì per la base norvegese di Flensburg, porto, ove tutti gli U Boot dovevano radunarsi visto le perdite delle basi nella Francia oramai occupata dalle truppe degli alleati. Da allora operò con la 33 a Flottiglia quale nave scuola e piattaforma sperimentale, inoltre fece varie spole per rifornire le truppe tedesche che ancora operavano al nord. Oramai alla fine della guerra, l Ammiraglio Doenitz diramò l ordine di resa a tutti gli U Boot ancora operativi, l ordine era di arrendersi dalle ore 08,00 del 5 maggio L U 534 rifiutò l ordine imposto, e insieme con altre due unità del tipo XXI, si diresse verso la Norvegia senza alzare la bandiera di resa.

3 La partenza fu probabilmente notata da pescatori danesi che informarono, attraverso la rete della resistenza, il Comando Costiero della RAF. Un Liberator del 547 Sqd. attaccò l U 534, l aereo fu colpito dal fuoco antiaereo anche delle altre due unità, il velivolo s inabissò e vi fu un solo superstite. Gli altri due U Boot allora si allontanarono su altre rotte, uno di essi in seguito fu avvistato e affondato. Alle 13.15, mentre navigava ancora in superficie, l U 534 subì un altro attacco aereo (un Liberator del 86 Sqd); il primo passaggio, con il lancio di sei cariche di profondità, non ebbe alcun effetto, ma al secondo tentativo, una delle quattro cariche colpì lo scafo, rotolando a dritta della torretta e una volta in mare esplose causando danni di rilevante entità che, ben presto portarono all affondamento dell U Boot. L equipaggio riuscì a salvarsi, tranne cinque uomini che si trovavano nella camera di lancio siluri di poppa. L unità si posò su un banco sabbioso alla profondità di 60 metri, e i cinque decisero allora di tentare d uscire all aperto attraverso il boccaporto della camera di lancio poppiera. Nell impresa solo due si salvarono gli altri tre morirono due per annegamento e l ultimo per le conseguenze di un embolia. Dei 52 membri dell equipaggio se ne salvarono 49. L apertura del boccaporto di poppa, permise all acqua di entrare nello scafo con una pressione di 7 atmosfere, altrimenti, essendo tutti i portelli chiusi, l unità sarebbe potuto essere conservata meglio. Gli storici si sono poste alcune domande sulla mancata immersione dell unità tedesca: forse non era in grado di immergersi, forse vi era il rischio di mine sub acque, confidava forse di riuscire ad abbattere da solo l aereo nemico o forse aveva l ordine di attirare su di se il fuoco nemico per consentire la fuga degli altri due U Boot? Si ipotizzò dopo la guerra che alcune unità sub acque tedesche, erano destinate a raggiungere l Argentina, con carico di preziosi, documenti e personalità di spicco. Non ci sarà mai una risposta a questi interrogativi, il Comandante Nollau, non parlò mai con nessuno dell ultima missione, morì nel 1968 conservando il suo segreto. Alcuni parlarono di suicidio, negato però da membri dell equipaggio che lo conoscevano bene, ma questa è un altra storia. Un ultimo dubbio rimane: cosa ci faceva nell equipaggio un cittadino argentino? Verso la metà degli anni 70, un gruppo di sub acquei danesi ritrovarono il relitto, e subito molte voci supposero che l U Boot portasse oro e valuta pregiata, o materiali per la produzione di armi segrete, si sa per certo che tale unità fu modificata per percorsi su grandi distanze, ed era in grado di raggiungere comodamente l Argentina. Nell estate del 1993, un team danese guidato dal magnate dell editoria Lars Sunn Pederson, decise il recupero dell U 534. Il vascello giaceva appoppato e mezzo ricoperto da sedimenti fangosi, apparentemente in buono stato di conservazione, salvo i danni arrecati dal tempo e dalle reti impigliate dei pescatori, dopo quarantotto anni di giacenza su un fondo melmoso alla profondità di sessanta metri. Per il recupero fu deciso di pompare aria all interno dello scafo, e di liberarlo dalla morsa del sedimento del fondale, poi furono passate sotto lo scafo, in tre punti, delle larghe imbracature d acciaio, e con queste per mezzo di alcune gru galleggianti, fu lentamente sollevato, ripulito ulteriormente dai sedimenti deposti per alleggerirlo ulteriormente, svuotato dell acqua rimasta e posto finalmente sopra una chiatta.

4 10 Agosto 1993 ore 10,45 L U 534 imbragato e a pelo d acqua dopo 48 anni. In primo piano l antiaerea binata da 37 mm.. In superficie con personale specializzato alla ricerca di esplosivi. Lavaggio del ponte dai sedimenti melmosi. L U 534 posto sulla chiatta per il trasporto Questa foto ha ispirato il modello che ho realizzato.

5 MODELLO IN SCALA 1:400 MARCA MIRAGE HOBBY U 534 ELABORATO CHIATTA E RIMORCHIATORE AUTOCOSTRUITI Dopo aver assemblato i due semigusci dello scafo, (insieme a timoni eliche e assi motore, gli unici pezzi originali da scatola), con canterina di rame incisa alla rovescia per simulare le centinature, ho creato lo scafo interno pressurizzato che è la vera anima di ogni sommergibile. A questo punto ho dipinto l interno prima di costruire i resti della coperta e della vela. Nell immagine sopra si notano le ordinate sopra cui erano posti i paioli di legno e metallo. Dalle foto risulta che la vela cioè la copertura della vera torre, era stata parzialmente asportata durante la permanenza sul fondo del mare, pertanto ho deciso di ricostruire la torre con del gesso da disegno, materiale molto facile da elaborare.

6 Oltre ad infittire le travature portanti, la coperta, ho posizionato la base sovrastata dalla torre, la camera che portava due siluri supplementari e sopra questa il supporto per la mitragliatrice binata da 37 mm., ho anche messo due piccoli cilindri di plastica per riprodurre gli accessi d ingresso alle camere a prora e poppa, ricoperti da un tondino di rame raffigurante i boccaporti; quello poppiero è aperto come nella realtà; apertura per la quale cercarono di porsi in salvo cinque uomini. Ricostruzione del corrimano e relativi candelieri che delimitavano la zona retrostante, la torretta e racchiudevano l antiaerea, sono realizzati con sprue e filo da cucire. Con la canterina di rame ho aggiunto altri particolari, tra cui i resti della vela, il supporto aa, il boccaporto sulla plancia di comando, i resti dei periscopi, il radiogoniometro e centinato ulteriormente il tutto; infine ho ricostruito anche i candelieri posti sulla coperta a fianco della vela. Nello stesso tempo, ho iniziato a costruire la chiatta su cui è stato posto l U Boot, sono partito da un pezzo di plastica che ho sagomato come visto nelle foto in mio possesso.

7 Sulla chiatta ho provveduto a costruire l invaso che avrebbe sostenuto l U Boot, e ho dato una prima mano di colore al tutto. Poco prima avevo inserito lungo il bordo varie bitte per l ancoraggio e le luci di via poste frontalmente e sul retro. La prima base di ruggine data con smalti e colori ad olio. Dopo vari esperimenti ho tentato di riprodurre al PC la scritta frontale posta a prua della chiatta.

8 A questo punto ho iniziato a dipingere l U Boot come doveva apparire appena posto sulla chiatta. Dopo lunghe ricerche ho trovato alcuni disegni e foto che raffiguravano un rimorchiatore operante allora nelle acque della Danimarca, ben diversi per mole da quelli in uso nel porto della mia città. Anche questo è basato su un pezzo di plastica sagomato, ricoperto a prua da strati di cartoncino, stuccato, e contornato da una strisciolina di carta con la funzione di creare il bordo. L inizio dei lavori con segnata la squadratura del battello. Si nota il lavoro di stuccatura e il profilo di contenimento della coperta. Nell immagine si nota lo scavo per l inserimento del ponte di comando, alcune bitte per l ormeggio di cavi, il cassero posteriore con l asta porta bandiera, l ancora con relativo svaso e due ombrinali o occhio di cubia posti sopra l ancora.

9 L inizio della costruzione della sovrastruttura, realizzata in cartoncino disegnato al PC, rivestito di plasticard e successivamente stuccato. A questo punto sono stati aggiunti i doppi camini. Ulteriori dettagli aggiunti: le scalette laterali, i divisori per i vetri, i candelieri sopra il cielo della cabina di comando, un riflettore, due lance anti incendio, l albero con radar e luci di manovra. Ho anche volutamente lasciato aperta posteriormente la porta di accesso alla timoneria. Successivamente ho posizionato anche 4 porte per l accesso allo scafo vero e proprio del rimorchiatore. L argano per la manovra posto tra la cabina di comando e il cassero a poppavia. Il rimorchiatore assemblato quasi del tutto e parzialmente dipinto.

10 Ulteriore passo avanti nella pitturazione, mancano le porte ma ci sono i copertoni laterali anti urto. Il rimorchiatore a lavoro quasi ultimato. Il modello dell U 534 posto sopra la chiatta e con la mascheratura per dipingere la linea di affondamento nel fango. Si nota anche il sistema di rilevamento acustico in uso alla 33 a Flottiglia U 534 dipinto quasi definitivamente posto sulla chiatta, ora non resta che migliorare la pitturazione.

11 A questo punto ho accostato i modelli per porli poi sopra una base di polistirolo ricoperta con DAS. Prove di posizionamento sulla base di polistirolo e- spanso. Alcune immagini del recupero dell U Boot 534, l originale.

12 Queste sono solo alcune delle immagini che sono servite alla documentazione per la realizzazione del modello. A questo punto la storia dell U534 inizia a complicarsi, oltre agli iter burocratici e diplomatici per stabilire l appartenenza del relitto, ed i suoi eventuali tesori, si pose il problema di dove porre tale voluminoso ritrovato. Dopo anni di controversie, e visto che nell unità non si era trovato nulla di remunerativo, solo cimeli ben conservati, armi, proiettili e siluri ( tanto da riempire un container pieno zeppo, fatto brillare immediatamente dopo la bonifica dell U Boot), finalmente si decise di trasportarlo via mare in Inghilterra, a Liverpool presso il locale museo navale, località che durante il secondo conflitto mondiale vide il formarsi di innumerevoli convogli di navi da e per l America. La destinazione finale: il 29 maggio 1996, finalmente l U 534 trova degno riposo ai Wallasey Docks presso Birkenhead a Liverpool. Queste due foto evidenziano chiaramente i danni riportati dall attacco aereo e le lesioni segnate dall esplosione della bomba di profondità sullo scafo.

13 Due viste della ripulitura dello scafo e la ricostruzione particolareggiata della vela con i giardini d inverno. Nella foto sotto, tra i candelieri del battello, si notano dei corrimano ed una passerella, il tutto fatto per facilitare le visite all U Boot. Purtroppo la mancanza di fondi ha impedito che i lavori di restauro proseguissero, vuoi nel completamento del restauro, vuoi nella pitturazione dell unità, consentendo alle intemperie di agire indisturbate al degrado dell U 534. I modelli posti sulla base con la prima mano di colore al mare, costruito con il DAS. Adesso dopo aver dato varie mani di lavaggi del mare, alcune lumeggiature e rifiniture con gessetti, per riprodurre la ruggine, ho posizionato a poppavia della chiatta alcuni figurini raffiguranti degli operai che, con una lancia ad acqua (riprodotta con sprue trasparente stirato a caldo), continuano la pulitura dello scafo per togliere i residui del fondo marino. Altri li ho messi sul rimorchiatore per la manovra di abbordaggio. Sul rimorchiatore ho posto alcuni cavi per le manovre, sull argano di poppa ho avvolto con tanta pazienza un filo da cucire e sulla chiatta ho messo alcuni cavi d acciaio. Ho dato un nome di fantasia al rimorchiatore, di cui non ho trovato traccia, ed infine oltre ad aver dipinto le luci di via sui due vascelli, ho posizionato una bandiera danese a poppavia del rimorchiatore.

14 Per finire ho dato del colore lucido al mare e sopra la chiatta, in corrispondenza dello scolo dell acqua dallo scafo dell U Boot. Ecco il lavoro quasi finito, per completarlo ho impiegato circa un centinaio di ore. Queste che seguono sono alcune immagini scattate subito dopo il recupero dell U 534. Un tecnico sta svuotando del fango e detriti quanto trovato sotto la coperta (in legno) oramai distrutta del vascello. Questi sono proiettili per l AA da 20 mm. Ancora posti entro i caricatori e conservati in maniera straordinaria, altri furono rinvenuti entro cassette stagne ancora efficienti. Proiettili per l AA da 37 mm. In pessimo stato di conservazione.

15 Il boccaporto di accesso alla camera siluri di poppa, l unico trovato aperto sul vascello, e dal quale tentarono la salvezza i cinque membri dell equipaggio imprigionati nello scafo al momento dell affondamento. Probabilmente la paratia stagna che divideva questo locale dagli altri, doveva essersi danneggiata in seguito all esplosione della bomba di profondità, imprigionando i cinque. Altrimenti non si spiega come gli altri riuscirono a salvarsi tutti, lasciando chiuse tutte le aperture dello scafo. Sotto, due emblematiche immagini dei portelli di lancio dei siluri nella camera di prua, oltre alla quantità di sedimenti trovata all interno, degno di nota è il ritrovamento integro del colore dei portelli, oltre alla nitidezza delle scritte sulle targhette.

16 Nella pagina precedente, nella foto a sinistra si nota chiaramente l apertura del portello di lancio che, una volta aperto (a destra) mostra un siluro ben conservato, armato e pronto al lancio. Foto di come appariva l interno dell U 534 appena emerso, si vede chiaramente un siluro appeso alla rotaia di scorrimento, oltre allo stato di degrado degli interni. Ecco come si presentava la camera lancio siluri di prua dopo l asportazione dei sedimenti, i portelli stagni e l estrusione dei pericolosissimi siluri, fatti brillare immediatamente al largo insieme a tutti i proiettili trovati nell U Boot. Uno dei vari cimeli ritrovati, un salvagente, ancora in buono stato di conservazione. All interno furono ritrovati anche servizi di porcellana della mensa, documenti e la famosa macchina decriptatrice Enigna. Uno dei componenti l equipaggio, presente al recupero, entrando dopo tanti anni nello scafo, ritrovò nella sua cuccetta una bottiglia di grappa che, conservava allora sotto il cuscino, con sorpresa la trovò tappata ma vuota, scoprendo che qualche commilitone di allora ne aveva svuotato il contenuto a sua insaputa.

17 Una targhetta rinvenuta all interno. Per la ricerca svolta mi sono avvalso dei seguenti libri, oltre dei vari siti trovati in Internet. BIBLIOGRAFIA U-BOATS di Antony PRESTON Pubblicato da Arms & Armour Press 1978 U-BOATS IN ACTION di Bobo HERZOG Ed. Podzun-Verlag Dorhain U-BOOT THE HISTORY OF THE KRIEGSMARINE U-BOATS di Jean-Fhilippe DALLIES-LABOURDETTE Ed Historie & Collectione Parigi U-BOATS UNDER THE SWASTIKA di J.P. MALLLANN SHOWELL Ed.Ian Allan Londra 1973 U-BOOT EINE CHRONIK IN BILDERN Di Jürgen ROHWER Ed. Gerhard Stalling Werlag 1962 U-BOOT IM EINSATZ Di Ian ALLAN Ed Podzun Verlag Londra 1971 U BOOT, DIRECTION CENTRE ATALNTIQUE Di Jacques ALALUQUETAS Loki Editions Parigi 1979 U BOAT I SOMMERGIBILI TEDESCHI, TECNICA ED EVOLUZIONE Di E. RÖSSLER Fratelli Melita Editori 1993 IL MODELLO FINITO Nel gennaio 2006, nell ennesimo collegamento al sito dedicato a questa unità, sono venuto a conoscenza che il Museo, ove ora si trova, sarà costretto a chiudere per mancanza di fondi. Finito il 13 febbraio 2006