La grammatica della comunicazione

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1 La grammatica della comunicazione Lezione 2 m.diotto@iusve.it

2 RIPASSO La comunicazione ha una sua grammatica ed è fatta di segni che sono codificati con delle regole e che possono essere decodificate dagli studenti in modo corretto Per comunicare correttamente bisogna: 1. conoscere le strutture profonde della comunicazione (triangolo semiotico/i codici della comunicazione); 2. conoscere le teorie; 3. conoscere il mondo circostante perché i nostri studenti vivono e sono soggetti di comunicazione; 4. codificare le nostre lezioni a livello comunicativo in modo che gli studenti possano memorizzare e progredire nelle conoscenze da impartire.

3 RIPASSO Struttura base della comunicazione Emittente Messaggio Ricevente ognuno di questi ha regole ben precise il processo comunicativo va scomposto per essere analizzato

4 RIPASSO Il segno qualcosa che sta al posto di qualcos altro denotazione connotazione ognuno dei due ha una sua valenza

5 RIPASSO Struttura scheda di analisi comunicativa Scheda modello Codice comunicativo principale: descrivo il prodotto comunicativo con il suo nome proprio (esempio: pubblicità per magazine di Diesel - anno - campagna pubblicitaria) Codice comunicativo secondario: Codice dell analogia, codice filmico, codice musicale, prossemica, cinesica, linguaggio del corpo (espressione del viso, postura, prossemica, cinesica), codice colore (Bianco e nero / colore), codice dell immagine (iconico o fotografico), codice linguistico NON ESISTE IL CODICE VISIVO!!!! (è l insieme di più codici) Denotazione: elenco tutto ciò che vedo (senza mettere aggettivi o qualifiche riguardo al segno) Connotazione: per ogni denotazione devo indicare i sentimenti, le emozioni, i ragionamenti che quel segno mi suscita Analisi ideologica: Tiro le fila di quanto detto sopra (nell analisi ideologica non ci può essere niente di più di quanto detto nei codici, nella denotazione o nella connotazione)

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7 RIPASSO La ricchezza della comunicazione Comunicazione e significato Le cose, infatti, non ci appaiono in maniera astratta, ma subito le vediamo secondo la loro utilità, il loro pericolo, le azioni che ci sono richieste: ogni cosa è per noi. Questa ricchezza di senso del mondo mobilita moltissime conoscenze, tutta un'enciclopedia di saperi formali e informali. Ed è quindi diversa da persona a persona, da società a società, da tempo a tempo. Chiameremo significazione questa condizione di ricchezza di senso che è la parte più importante della comunicazione

8 Fattori e funzioni della comunicazione Le dimensioni della comunicazione Da questo schema è possibile ricavare anche le tre principali dimensioni della comunicazione: Dimensione sintattica della comunicazione (studia l'organizzazione interna del messaggio per esempio, nel caso del linguaggio, la morfologia, la sintassi, ecc.; nel caso del linguaggio visivo, l'organizzazione formale di un quadro, secondo la prospettiva, i rapporti di colore, ecc.; per quanto riguarda la musica, l'organizzazione armonica e ritmica, secondo il rapporto messaggio/ codice/contatto). Dimensione semantica (messaggio/contesto) (si occupa di studiare il modo in cui il messaggio si rapporta col suo contenuto, dunque col contesto, comunque lo intendiamo, come una rete di concetti o come una descrizione del mondo). La dimensione pragmatica (è quella che invece lega il messaggio a emittente e destinatario, e riguarda gli effetti, le modalità di enunciazione e così via.)

9 Dimensione sintattica Dimensione semantica (messaggio/contesto) La dimensione pragmatica

10 Fattori e funzioni della comunicazione Le funzioni della comunicazione La funzione emotiva (o espressiva) (riguarda la capacità che ogni emittente ha di esprimere se, le sue emozioni, i suoi sentimenti, la sua identità nel messaggio) La funzione fàtica (consiste nel lavoro che si fa per garantire il contatto per esempio quando si dice «pronto'" al telefono). La funzione metalinguistica (definisce il codice in uso e dunque, implicitamente, i rapporti fra gli interlocutori)

11 Fattori e funzioni della comunicazione Le funzioni della comunicazione La funzione referenziale (permette al messaggio di mettersi in rapporto col mondo, di parlare di qualche cosa) La funzione poetica (riguarda l'organizzazione interna del messaggio, il modo in cui esso è realizzato e Jakobson la chiama così perché la considera dominante in poesia e in generale nell'arte, dove il messaggio comunicherebbe soprattutto con la sua forma) La funzione conativa (è invece quella per cui si cercano degli effetti sul destinatario, gli si danno degli ordini, dei consigli)

12 Funzione emotica Funzione fàtica Funzione metalinguistica Funzione referenziale Funzione poetica Funzione conativa

13 RIPASSO Diversità di segni Iconici - indicali - simbolici Segni iconici Se la relazione fra segno e oggetto è caratterizzata da una somiglianza oggettiva, o piuttosto riconosciuta come tale nel gruppo sociale che usa il segno, abbiamo una relazione iconica. Segni indicali Qui il processo segnico non si basa su una somiglianza più o meno precisa fra segno e oggetto, ma su una contiguità fisica, ovvero una traccia o un calco. In altre parole, l'indice è un segno fisicamente o causalmente connesso al proprio oggetto, e riceve senso dal rapporto fisico con tale oggetto. Segni simbolici Una relazione segnica è detta simbolica quando, in sua assenza, non vi sarebbe legame alcuno fra significante e significato. Il simbolo non ha motivazione storica: è, insomma, opaco o arbitrario. 3 esempi

14 Terminologia comunicativa Il testo Realizzare la comunicazione è quindi un fenomeno complesso che mette insieme diversi elementi (più triangoli semiotici=uno per ogni segno che propongo). I segni sono sempre in relazione con altri segni infatti non esistono mai da soli, se non da un punto di vista puramente teorico. due esempi che non funzionano...

15 Terminologia Il testo Il testo è l'oggetto concreto di una comunicazione, un messaggio che viene effettivamente prodotto o riconosciuto come tale, il che in termini strutturali equivale a dire un segmento dell'asse del processo comunicativo, autonomo e ben definito. Se l'asse del processo è il territorio in cui i segni convivono, per esempio lo spazio della pagina per una comunicazione scritta, o il tempo di una giornata per una comunicazione televisiva, il testo è un certo frammento di questo territorio, sufficientemente coerente e autonomo per poter essere considerato come unitario.

16 Terminologia Il testo 1) Il testo va delimitato per essere analizzato; 2) la scelta dei confini di un testo, e dunque la definizione di quel testo, è responsabilità del suo lettore; 3) dipenderà da chi elabora il testo fare in modo che il lettore segua il percorso. Il testo è ciò che viene effettivamente ricevuto in una comunicazione. È un testo dunque qualunque frammento del processo che è trattato come un testo da qualcuno.

17 Terminologia Il paratesti Ci sono dei dispositivi che servono a suggerire al lettore come ritagliare un testo e secondo che modalità leggerlo. Si tratta di metasegni molto istituzionalizzati ed evidenti sul piano percettivo, che vengono chiamati paratesti. Il paratesto è tutto ciò che sta attorno al testo vero e proprio: il nome dell'autore, il titolo, la prefazione, la quarta di copertina, le epigrafi, ma anche le recensioni e le interviste all'autore. Nel caso dei testi scritti, il paratesto può essere suddiviso in due zone editoriali distinte: il peritesto (l'insieme dei messaggi paratestuali che si ritrovano nel volume stesso del testo) e l'epitesto (l'insieme dei messaggi paratestuali che si ritrovano, almeno originariamente, all'esterno del libro: recensioni, corrispondenze, interviste, ecc.)

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19 Terminologia comunicativa Topic - Enciclopedia - Isotopia Topic (tema) È la risposta alla domanda che il lettore si pone sul testo: Di cosa si tratta? Di cosa stai parlando? Il topic ha varie estensioni e non è oggettivo, ma soggetto alla scelta di chi legge. Enciclopedia È il complesso di conoscenze e credenze sul mondo condiviso in un certo tempo e in una certa società. Isotopia È la coerenza di un percorso di lettura. È l instaurarsi di un piano di coerenza semantica del testo.

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21 La comunicazione è fatta di: Storie Definizione e caratteristiche La cultura distingue fra due grandi classi di sistemi sociali: 1. le culture testualizzate, in cui prevale la narrazione; 2. le culture grammaticalizzate in cui invece prevalgono testi in cui le regole sociali sono stabilite in maniera esplicita (codici per il diritto, enciclopedie e trattati per la conoscenza, professioni di fede e trattati di teologia per la religione, manuali per le istruzioni per l'uso). I due sistemi non sono escludenti. In generale le culture veramente testualizzate sono quelle caratterizzate dall oralità primaria, cioè dall assenza di scrittura.

22 le Storie Livelli diversi di narrazione C è differenza tra il libro di Umberto Eco intitolato Il nome della rosa e le use traduzione nelle varie lingue o la sua trasposizione cinematografica? Si può sostenere non solo che un romanzo e la sua traduzione contengano la stessa storia, ma che lo stesso accada per la sua trasposizione sullo schermo. È ragionevole pensare che la storia non coincida con la semplice superficie del testo. Dobbiamo allora considerare un altro livello più astratto e generale, quello dell'intreccio o della trama, che possiamo considerare in un certo senso sottostante alla superficie espressiva del racconto e in variante rispetto alle diverse versioni che se ne possono dare in lingue o sostanze espressive o codici differenti: quest aspetto invariante della storia consiste abbastanza chiaramente in un certo corso di eventi, raccontati in una certa successione ben determinata.

23 Caratteristica della Storia Ritmo Un altro aspetto essenziale della superficie di un testo narrativo è il suo ritmo. Per ritmo intendiamo la sua capacità di un testo di influenzare i tempi e i modi di lettura. È evidente che ci sono dei testi che presentano una durata precostituita rispetto al lettore, come il cinema, la televisione, il teatro. Altri mezzi hanno invece una durata più libera, come i libri e i giornali, le lezioni in classe.

24 Storie Ritmo Che il testo abbia una durata è dunque essenziale per occupare il tempo del lettore; ma essa non deve apparirgli noiosa: è una questione di ritmi. I ritmi sono culturalmente determinati, hanno cioè una natura storica e contingente. Ci sono delle forme di narrazione molto popolari in certe classi (i romanzi rosa, le soap operas, le cronache sportive) che risultano inaccettabilmente banali per altri gruppi.

25 Storie Ritmo In realtà i ritmi narrativi non sono isolati da altre attività che hanno la stessa funzione di intrattenimento e divertimento, come la musica, lo sport, le trasmissioni radiofoniche e televisive.

26 Storie Fabula e intreccio L'alterazione dell'ordine «naturale» (intreccio) è una pratica molto diffusa nelle narrazioni che quasi mai seguono la narrazione lineare (fabula). Infatti un racconto non è l'immagine fedele di un frammento di realtà, ma un dispositivo di senso che deve manipolare la nostra conoscenza di quel pezzo di mondo, onde ricavarne certi effetti di sorpresa, di piacere, di divertimento, di riconoscimento, perfino di realismo. Le storie non sono cose, non stanno nel mondo, ma si costruiscono solo con la narrazione.

27 Conclusione per il mio insegnamento 1. provo a riformulare una mia lezione inserendo anche solo uno dei dispositivi e degli strumenti affrontati; 2. cerco di valutare l efficacia della mia comunicazione; 3. se non funziona non è colpa degli studenti! Tento una nuova strada adottando un espediente narrativo diverso.

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