Prof. Canzio Romano Dott.ssa Attilia Gullino 4 MAGGIO 2013 I DISTURBI MOBBING-CORRELATI
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1 Prof. Canzio Romano Dott.ssa Attilia Gullino 4 MAGGIO 2013 I DISTURBI MOBBING-CORRELATI
2 Il Mobbing DEFINIZIONE, CARATTERISTICHE, TIPOLOGIE
3 Definizione Il termine mobbing deriva dal verbo inglese to mob, che significa aggredire in massa. Il termine, mutuato dall etologia, indica un comportamento animale attuato da un gruppo per escludere un singolo componente, ritenuto pericoloso per la sopravvivenza del gruppo stesso. In ambito lavorativo per mobbing s intende una forma di MOLESTIA O VIOLENZA PSICOLOGICA REITERATA commessa con l intenzione di estromettere il soggetto dal posto di lavoro e condotta con le più svariate modalità lesive (Leymann, 1996)
4 Definizione Mobbing: Comunicazione conflittuale sul posto di lavoro tra colleghi o tra superiori e dipendenti, nella quale la persona attaccata viene posta in una posizione di debolezza e aggredita (direttamente o indirettamente) da una o più persone in modo sistematico, frequentemente e per un lungo tempo, con lo scopo e/o la conseguenza della sua estromissione dal mondo di lavoro. Questo processo viene percepito dalla vittima come una discriminazione (Ege, 1996) INTENZIONE VESSATORIA DURATA (almeno 6 mesi) FREQUENZA (almeno 1 volta a settimana) SCOPO: DANNEGGIARE LA VITTIMA
5 Definizione Il terrore psicologico sul posto di lavoro o Mobbing consiste in una comunicazione ostile e contraria ai principi etici, perpetrata in modo sistematico da una o più persone, principalmente contro un singolo individuo che viene per questo spinto in una posizione di impotenza e impossibilità di difesa, e qui costretto da continue attività ostili. Queste azioni sono effettuate con un alta frequenza (almeno una volta alla settimana) e per un lungo periodo di tempo (almeno sei mesi). A causa dell alta frequenza e della lunga durata, il comportamento ostile dà luogo a seri disagi psicologici, psicosomatici e sociali (Leymann, 1996) INTENZIONE VESSATORIA DURATA (almeno 6 mesi) FREQUENZA (almeno 1 volta a settimana) ASIMMETRIA
6 e conflitto: patologia vs fisiologia Nei luoghi di lavoro e nei contesti organizzativi una certa quota di conflitto è fisiologica; il conflitto non è di per sé fenomeno logorante e distruttivo. Fino agli anni 30, il conflitto era ritenuto negativo e doveva essere represso o negato con aumento del controllo e dell autorità (organizzazione scientifica del lavoro di TAYLOR organizzazione burocratica di WEBER) La psicologia moderna delle organizzazioni vede il conflitto come fisiologico (LIKERT, FIEDLER); come fonte di energia in quanto favorirebbe la creatività sulla base della discordanza delle opinioni (QUAGLINO, CASAGRANDE); come fonte di crescita ad esempio attraverso il benchmarking. È possibile passare da un conflitto fisiologico al mobbing (degenerazione patologica del conflitto)? E importante che le organizzazioni esercitino un conflict management basato soprattutto sulla valutazione dell adeguatezza delle risorse (materiali, umane, tecnologiche, finanziarie..), sulla comunicazione efficace, sulla partecipazione e sulla fiducia. Il mobbing può essere visto anche come un fenomeno organizzativo che si innesca e viene mantenuto nel tempo da particolari fattori, impliciti ed espliciti, che riguardano la struttura aziendale ovvero come un possibile risultato dell escalation dei conflitti fisiologici esistenti nelle organizzazioni e nei gruppi di lavoro.
7 Ambiente lavorativo (il conflitto deve svolgersi sul posto di lavoro) Frequenza (le azioni ostili devono accadere almeno alcune volte al mese) Durata (il conflitto deve essere in corso da almeno 6 mesi) Tipo di azioni (rif. questionario mobbing LIPT EGE ) Dislivello tra antagonisti (la vittima è in una posizione costante di inferiorità) Andamento secondo fasi successive (la vicenda ha raggiunto almeno la seconda fase del modello EGE a 6 fasi) Intento persecutorio Mobbing I SETTE PARAMETRI FONDAMENTALI per l individuazione del mobbing secondo EGE
8 Fasi Leymann, 1993 : Conflitto quotidiano Inizio del mobbing Errori / abusi gestione R.U. Esclusione dal lavoro Ege, 1997 : Conflitti generalizzati Errori / abusi Aggravamento salute Conflitto Sintomi Esclusione dal Inizio del quotidiansomatici (depres- lavoro psico- mobbing gestione R.U. sione )
9 Tipologie VERTICALE DISCENDENTE Vessazioni esercitate da una persona in posizione gerarchica superiore Azioni prevalenti di tipo disciplinare VERTICALE ASCENDENTE Vessazioni esercitate da un gruppo compatto di sottoposti ai danni di un superiore ( boicottaggio ) Casi limitati (Einarsen, 1996; Rayner, 1997; Allen, 1998) STRATEGICO Disegno di esclusione di un lavoratore da parte del management aziendale Azione premeditata e programmata, che intende ridimensionare la figura professionale di un determinato soggetto o, nei casi più gravi, promuoverne l allontanamento dal proprio posto di lavoro ORIZZONTALE La vessazione coinvolge soggetti che ricoprono la stessa posizione Le azioni prevalenti sono di natura socio-comunicativa, come l isolamento e il blocco delle informazioni (Einarsen et al., 1997)
10 Il Mobbing Diagnosi
11 Percorso Diagnostico di 1 livello Medico Competente FASE I Effettua la valutazione clinico anamnestica Propone gli accertamenti clinico strumentali necessari complementari ritenuti FASE II A informa le figure Aziendali coinvolte nella prevenzione dei rischi - RLS, RSPP e Datore di Lavoro - e pone in essere le strategie ed i percorsi utili alla risoluzione interna del caso (es.: attuando tempestivamente le misure idonee a far cessare la sussistenza degli elementi causali quali il rispetto del codice di condotta). B richiede un accertamento di II livello presso Ente Pubblico (verifica ed approfondimento delle condizioni cliniche e parere sulla correlazione tra eventi accaduti/condizioni psicofisiche; in caso di danno da mobbing obbligo delle segnalazioni di legge).
12 Percorso Diagnostico di 2 livello Ambulatorio Specialistico/Ente Pubblico FASE I MdL FASEII Psichiatra Psicologo Visita/colloquio di MdL: anamnesi clinica e lavorativa mirata, obiettività psicofisica, questionario appositamente allestito, raccolta della documentazione clinica e lavorativa + memoriale autocertificato dal paziente Visita/colloquio Psichiatrico per l inquadramento diagnostico psicopatologico (valutazione della tipologia e dell entità dell eventuale danno psichico) Colloquio Psicodiagnostico con MMPI2 per valutazione della struttura di personalità del paziente FASEIII Psichiatra Psicologo MdL Valutazione Collegiale per la definizione diagnostica
13 Percorso Diagnostico di 2 livello Anamnesi clinica mirata (precedenti psicopatologici familiari e personali - modalità di esordio dei sintomi psicofisici tipologia dei sintomi eventuali terapie e presa un carico fenomeno arresto ripresa) FASE I Colloquio MdL Anamnesi lavorativa mirata (data inizio rapporto di lavoro ed eventuale fine dello stesso periodi di malattia mansioni eventuali trasferimenti data inizio conflitti, attori degli stessi e andamento nel tempo) Esame obiettivo (valutazione della cura della persona, dello stato di coscienza, delle capacità mnemoniche e attentive, del tono dell umore e delle eventuali manifestazioni di labilità emotiva, della forma e del contenuto di pensiero) Questionario appositamente allestito (item relativi alla valutazione dei parametri di EGE attenzione agli attacchi alla persona e agli attacchi alla situazione lavorativa e alle motivazioni/intenzioni del paziente)
14 Percorso Diagnostico di 2 livello Analisi degli ASPETTI LAVORATIVI Scopo del colloquio è quello di rilevare se e in che misura esiste una situazione di molestia morale. Nell indagine sul contesto lavorativo, si valuta la presenza di eventuali azioni mobbizzanti contro la persona e la situazione lavorativa e le modalità di attuazione di queste ultime Lettere di contestazione Affidamento di compiti incompatibili con lo stato di salute Mancato rispetto del giudizio di inidoneità con limitazione Segregazione in uffici vuoti, privi dei mezzi necessari per lo svolgimento delle abituali mansioni Lettere di richiamo durante periodi di ferie e malattia Trasferimenti in sedi disagiate Declassamento professionale senza motivazioni oggettive
15 Percorso Diagnostico di 2 livello Somministrazione di Questionari appositamente allestiti Scopo dei questionari è individuare i parametri distintivi del mobbing nell ambito dei conflitti lavorativi riferiti e valutare la percezione del disagio da parte del lavoratore nonché le sue aspettative/intenzioni a fronte della manifestazione del disagio stesso NAQ questionario norvegese del 2001 che individua 32 azioni potenzialmente mobbizzanti suddivise in 5 categorie per ciascuna delle quali si richiede al lavoratore una risposta su scala Likert a 5 punti relativa agli ultimi 6 mesi CDL 2.0 della Clinica del Lavoro di Milano del 2007 composto da 3 sezioni che indagano le variabili anagrafiche e la posizione lavorativa (1), le condizioni di lavoro (2) le condizioni di saluite e la qualità della vita (3) Scala VAL.MOB. Dipartimento di Medicina del Lavoro Ex ISPESL del 2008 composto da 3 sezioni: scala Mobbing, scala Sintomatologica, Dati socio-anagrafici, per ciascuna delle quali si richiede al lavoratore una risposta su scala Likert a 7 punti
16 Percorso Diagnostico di 2 livello Esempi di azioni mobbizzanti (1) Stalking
17 Percorso Diagnostico di 2 livello Esempi di azioni mobbizzanti (2)
18 Percorso Diagnostico di 2 livello FASE II Visita Psichiatrica Colloquio Psicodiagnostico Visita Psichiatrica Colloquio di circa 30 m con Specialista volto ad esaminare l eventuale documentazione già in possesso del pz (relazione del CSM o dello Psichiatra curante) e a confermare o eventualmente porre diagnosi ex novo, con successivo invio, qualora sia ritenuto opportuno, ai servizi competenti per territorio. Colloquio Psicodiagnostico con somministrazione MMPI2 Incontro di circa m con Specialista volto a evidenziare le attuali condizioni psicofisiche (tono dell umore, somatizzazioni) e a individuare eventuali dispercezioni o tendenze proiettive/interpretative del paziente e a valutare l efficacia dei meccanismi di difesa anche in condizioni di stress
19 Percorso Diagnostico di 2 livello DANNO ALLA SALUTE Inquadramento clinico e nosografico della condizione psicofisica del lavoratore Disturbo dell Adattamento Sindrome ansioso/depressiva FASE III Valutazione collegiale DPTS? NESSO DI CAUSALITÀ ESPOSIZIONE LAVORATIVA Inquadramento della noxa patogena in un quadro di possibile MOBBING agito nei confronti del lavoratore secondo i parametri di letteratura Reiterazione delle condotte lesive Intento persecutorio Finalità di estromissione dal lavoro Criterio temporale
20 Percorso Diagnostico di 2 livello Psicopatologia reattiva a situazione lavorativa vissuta come avversativa e/o a situazione personale FASE III Valutazione collegiale Quadro di sofferenza soggettiva nosograficamente non inquadrabile in situazione lavorativa anamesticamente avversativa/mobbizzante Sindrome mobbing-correlata Psicopatologia reattiva a situazione anamnesticamente avversativa/mobbizzante Segnalazione a: INAIL ai sensi del D.M. 11/12/09 SpreSal ai sensi dell art. 139 D.P.R. 1125/65 e L. 833/00. Ispettorato del Lavoro ai sensi dell art. 139 D.P.R. 1125/65 Referto a Procura della Repubblica ai sensi dell Art.365 C.P. e 334 C.P.P.
21 nessuna DM 11/12/09 nessuna
22 DISTURBO DELL ADATTAMENTO I criteri diagnostici per il Disturbo dell Adattamento secondo il DSM-IV-TR* sono i seguenti: Lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad uno o più fattori stressanti identificabili che si manifesta entro 3 mesi dell insorgenza del fattore, o dei fattori stressanti. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi come evidenziato da uno dei seguenti: - marcato disagio che va al di là di quanto prevedibile in base all esposizione al fattore stressante - compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo (scolastico). L anomalia correlata allo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo specifico e non rappresenta solo un aggravamento di un preesistente disturbo. I sintomi non corrispondono a un lutto. Una volta che il fattore stressante (o le sue conseguenze) sono superati, i sintomi non persistono per più di altri 6 mesi. I Disturbi dell Adattamento si distinguono in: Con Umore Depresso Con Ansia Con Ansia e Umore Depresso Misti Con Alterazione della Condotta Con Alterazione Mista dell Emotività e della Condotta *American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.
23 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS Il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) (o Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD) è l'insieme delle forti sofferenze psicologiche, in alcuni casi perduranti anche per molti anni, che si strutturano come conseguenza a medio-lungo termine di un evento traumatico, catastrofico o violento. È denominato anche nevrosi da guerra, proprio perché inizialmente riscontrato in soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità (con nomi e sottotipi diversi: Combat Stress Reactions, Battle Fatigue, Shell Shocks, etc.). I pazienti con PTSD vengono abitualmente classificati in tre categorie, in base al loro tipo di coinvolgimento nell'evento critico che ha originato il disturbo: primari, le vittime dirette che hanno subito personalmente l'evento traumatico secondari, i testimoni diretti dell'evento, o i parenti delle vittime primarie (ad esempio, nel caso di un lutto) terziari, il personale di soccorso (volontario o professionale) che si trova ad operare con le vittime primarie o secondarie.
24 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS Questo disturbo rappresenta dunque la possibile risposta di un soggetto ad un evento critico abnorme (terremoti, incendi, nubifragi, incidenti stradali, abusi sessuali, atti di violenza subiti o di cui si è stati testimoni, attentati, azioni belliche, etc.). È importante ricordare che la maggior parte delle persone, anche se vive eventi potenzialmente traumatici, subisce solo delle reazioni emotive transitorie ("reazioni normali ad eventi anormali") che, seppur dolorose, raramente si trasformano in un vero e proprio PTSD strutturato. Si valuta che la prevalenza lifetime del PTSD in una popolazione normale sia del 7,8%. Il PTSD non colpisce le persone più "deboli" o "fragili": spesso persone apparentemente "fragili" riescono ad attraversare senza conseguenze eventi traumatici abbastanza importanti, mentre persone "solide" si trovano in difficoltà dopo eventi che hanno un significato personale o simbolico particolarmente difficile da elaborare. Il PTSD può prodursi a partire da poche settimane dall'evento (anche se sintomatologie similari, definite di ASD/DAS Disturbo Acuto da Stress, possono prodursi anche dalle prime ore post-evento), e perdurare per molto tempo; in altri, casi, il disturbo si manifesta ad una certa distanza di tempo dall'evento, anche dopo diversi mesi (PTSD tipo "Delayed Onset").
25 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS I principali disturbi, accusati dalla maggior parte dei pazienti, sono riassunti dalla cosiddetta "triade sintomatologica", per come definita dalla classificazione del DSM-IV: frequenti immagini e pensieri intrusivi, flashback o incubi ricorrenti che fanno rivivere l evento traumatico; comportamenti persistenti di evitamento di circostanze associabili al trauma (ad esempio, luoghi, attività o persone che fanno ricordare l evento traumatico); sintomi persistenti di sovra-eccitazione (ad esempio, irritabilità, preoccupazione, ansia, depressione, insonnia, difficoltà di concentrazione, ecc.). Inoltre può essere presente un fenomeno di numbing : uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione. In alcuni casi, la persona colpita cerca "sollievo" (ma in realtà peggiorando molto la situazione) con abusi di alcool, droga, farmaci e/o psicofarmaci; spesso sono associati sensi di colpa per quello che è successo o come ci si è comportati (o per il non aver potuto evitare il fatto), sensi di colpa che sono spesso esagerati ed incongruenti con il reale svolgimento dei fatti e delle responsabilità oggettive (sono detti anche complessi di colpa del sopravvissuto). Spesso, sono compresenti anche forme medio-gravi di depressione e/o ansia generalizzata. A questi sintomi possono aggiungersi conseguenze anche sul piano fisico, come palpitazioni, inappetenza, disturbi del sonno, ecc. L insieme di questi sintomi e conseguenze può produrre effetti negativi sulla vita quotidiana del soggetto affetto dal Disturbo post-traumatico da stress, sulla vita lavorativa, familiare e relazionale.
26 In the struggle for survival, the fittest win out at the expens of their rivals because they succeed in adapting themselves best to their environment (C.Darwin)
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