Corso di Fotografia Centro Iniziative Sociali Roberto Borgheresi

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1 Corso di Fotografia Centro Iniziative Sociali Roberto Borgheresi

2 2 I Supporti Fotografici

3 3 I supporti fotografici possono essere classificati in due grandi categorie - Analogici - Digitali Queste due parole chiave, analogico e, soprattutto, digitale, sono ormai sulla bocca di tutti, fanno parte della vita quotidiana di molte persone. Cerchiamo allora di spiegare gli elementi fondamentali che li Contraddistinguono e di capire il significato di queste due parole

4 4 Analogico significa continuo. Il tachimetro dell automobile (se a lancetta), l orologio a lancette (se queste non si muovono a scatti), la manopola del volume di uno stereo (se non ha gli scatti), un termometro a mercurio: sono tutti esempi di strumenti analogici. Il problema è che i segnali analogici non si possono rappresentare direttamente con numeri ma solo con grandezze (angoli per le lancette, segnali elettrici, l altezza del mercurio) e, purtroppo, queste grandezze a loro volta non possono essere trattate ed elaborate da un computer!

5 5 Digitale significa avere a che fare con numeri. Se l analogico è il regno del continuo, nel mondo digitale domina il discreto. In un orologio digitale che visualizza solo i minuti, in un determinato istante sono le 15.30, dopo un minuto sono le 15.31: non è possibile visualizzare gli infiniti attimi intermedi che sono invece rappresentati nell orologio analogico dall impercettibile ma (attenzione al termine!) continuo movimento delle lancette! Il successo del digitale è dovuto al fatto che i computer sono perfettamente in grado di trattare ed elaborare numeri (anzi, non sanno fare altro!!).

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7 7 Il punto fondamentale è questo: i computer possono manipolare esclusivamente informazioni digitali. Dal momento che i computer moderni sono in grado di elaborare diversi tipi di informazioni, si pone il problema di come renderle tutte di tipo digitale o, con un verbo piuttosto utilizzato, come digitalizzarle. Non è quindi questione di qualità o di modernità ma soltanto di una esigenza pratica, legata al mondo dell informatica.

8 8 Per quanto riguarda la fotografia la differenza sta nel fatto che una foto analogica utilizza la luce per impressionare la pellicola e la reazione che avviene e' una reazione chimica perche' la pellicola e' cosparsa di sostanze fotosensibili. una foto digitale utilizza anch'essa la luce ma non avvengono reazioni chimiche bensì delle reazioni elettroniche perche' i toni di colore vengono prima convertiti da un sensore e poi memorizzati sotto forma di cifre (in inglese «digit» da qui il termine digitale) ovvero sequenze di numeri binari che possono essere visualizzati come file in un computer.

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12 12 I Supporti Fotografici Analogici

13 13 La fotografia permette di raggiungere l eternità attraverso il momento, diceva uno dei più grandi fotografi di sempre, Henri Cartier Bresson. Ed è grazie alla chimica se riusciamo a trasformare un attimo di vita in una traccia che sopravvive nel tempo: sono le sostanze fotosensibili, insieme all apparato ottico della macchina fotografica, a renderlo possibile. Tutto ha avuto inizio con la creazione accidentale del primo composto fotosensibile ad opera del chimico tedesco Johann Heinrich Schulze, nel 1727.

14 14 Schulze miscelando in una bottiglia carbonato di calcio (gesso), acido nitrico e argento (si era ottenuto del carbonato di argento), si accorse che, sul lato della bottiglia esposta alla luce solare, si formava un oscuramento. A quel punto, sperimentando ulteriormente, ricoprì un foglio di carta bianco con calce e nitrato d argento, vi sovrappose un altro foglio con disegni e scritte ed espose il tutto al sole: ottenne un immagine negativa del disegno e delle scritte, la prima fotocopia!

15 15 Da questo momento in poi l argento diventerà l elemento di base dei processi chimici della fotografia. C era solo un unico piccolo problema da risolvere: l immagine non era fissata per sempre ma si anneriva man mano che passavano i minuti. Bisognerà attendere quasi un secolo, e una serie di tentativi falliti, perché si riesca ad ottenere un immagine stabilizzata nel tempo.

16 16 La svolta arriva ancora una volta ad opera di un chimico, il francese Nicéphore Niepce, che, ricercando un metodo per perfezionare la tecnica giunse alla fotografia. Niépce lavorava in questa direzione nell intento di sopperire alle sue scarse capacità artistiche cercando di produrre impianti litografici senza l intervento di un disegnatore. Nella litografia classica si copre una lastra di pietra con un impasto di cera o di bitume. Un disegnatore con un bulino incide la lastra asportando nelle zone che dovranno risultare scure l impasto protettivo. Poi viene versato dell acido nitrico che intacca la pietra solo nelle zone incise in quanto le altre sono protette dall impasto. A questo punto si lava tutta la lastra per rimuovere l impasto e poi vi si stende sopra dell inchiostro. Si lava nuovamente la lastra e l inchiostro rimarrà solo nelle zone incise dall acido nitrico. Ponendo un foglio di carta sopra la lastra, l inchiostro si trasferirà su di esso ottenendo così l immagine incisa dal disegnatore. L ELIOGRAFIA

17 17 Nel suo esperimento Niepce sostituì la tradizionale lastra di pietra usata nella litografia con una di rame e la inchiostrò con un sottile strato di bitume di Giudea, una sostanza discretamente sensibile alla luce, composta da bitume e argilla. Sovrappose quindi alla lastra l immagine di un cardinale, l incisione che voleva riprodurre. Dopo un esposizione al sole di ben otto ore, nei punti in cui riuscì a raggiungere la lastra attraverso le zone chiare dell incisione, la luce sensibilizzò il bitume (alla luce del sole il bitume, a differenza del nitrato d argento, diventa bianco e si ispessisce). Il bitume non esposto (quindi non indurito dalla reazione con la luce) veniva poi tolto con olio di lavanda, al quale era solubile. Si procedeva poi come per una comune litografia.

18 18 a sinistra l incisione originale del 1650, a destra la copia in eliografia del 1826 di Niepce

19 19 Oltre che per produrre lastre da incidere, Niepce utilizzo il suo procedimento al bitume di giudea per ottenere dei positivi direttamente su metallo. Esposta la lastra in una camera oscura, ne asportava le parti non indurite dalla luce e scuriva le aree di rame rimaste nude con vapori di iodio. La lastra veniva definitivamente liberata anche dal bitume di giudea indurito dalla luce le cui aree sottostanti erano rimaste chiare.

20 20 Con una lastra preparata con il Bitume di Giudea inserita in una camera oscura Niepce riesce finalmente a catturare quello che i pittori proiettavano per dipingere. La prima fotografia della storia è il suo punto di vista dalla finestra, ovvero la piccionaia che nel 1826 scorge dal suo studio di un edificio al terzo piano di Le Gras

21 21 Questo metodo innovativo e rivoluzionario verrà migliorato da successivi studi che Niepce condusse insieme a Daguerre, un pittore e scenografo con il quale entrò in società. Questo è il contratto da loro stipulato: Il signor Niépce, desiderando fissare con un nuovo mezzo, senza ricorrere a un disegnatore, le vedute che offre la natura, ha compiuto ricerche in proposito. Numerosi esperimenti che provano questa scoperta ne sono il risultato. La scoperta consiste nella riproduzione spontanea delle immagini ricevute nella camera oscura. Il signor Daguerre, al quale egli ha rivelato la sua scoperta, avendone valutato tutto l interesse, tanto più che essa è suscettibile di un grande perfezionamento, offre al signor Niepce di unirsi a lui per giungere a questo perfezionamento e di associarsi per trarre tutti i vantaggi possibili da questo nuovo genere di industria.

22 22 LA DAGHERROTIPIA Il metodo eliografico inventato da Niepce viene notevolmente migliorato dagli studi condotti insieme a Daguerre che creano un nuovo procedimento: dall evaporazione a fuoco dell essenza di lavanda si produce un residuo solido; questo prodotto, abbastanza simile al bitume di giudea, viene sciolto in alcool e spalmato su una lastrina di argento lucidata; a seguito dell evaporazione dell alcool rimane sulla lastrina un deposito biancastro; la lastra viene esposta in camera oscura; dopo l esposizione viene esposta a vapori di petrolio bianco che rivelano l immagine direttamente in positivo perché il deposito bianco rimane sulla lastra nelle zone in cui è stato raggiunto dalla luce (le zone chiare del soggetto), mentre i vapori di petrolio rendono trasparenti le zone che non sono state illuminate (le zone scure del soggetto).

23 23 Le esposizioni richiedono ancora tempi molto lunghi! Gli esperimenti proseguono e,come già era avvenuto ai tempi del bitume di Giudea, vengono sperimentate le sostanze più diverse, quasi sempre andando per tentativi, con l intento di individuare un prodotto dotato di un superiore livello di fotosensibilità. E nel corso di queste prove che Daguerre, in modo fortuito, si rende conto della notevole fotosensibilità dello joduro d argento, un alogenuro che si formava grazie all esposizione di una lastra di rame placcata d argento ai vapori di iodio. Le lastre allo ioduro d argento dopo essere state esposte alla luce in una camera oscura venivano trattate con vapori di mercurio che vi formavano una amalgama bianca che rilevava l immagine in positivo. L immagine così formata veniva poi fissata con l iposolfito che solubilizzava i sali d argento. Questo metodo accorcia notevolmente i tempi di esposizione rispetto al metodo che prevedeva l uso del bitume di giudea

24 24 Le camere oscure usate per realizzare i primi Dagherrotipi erano dotate di un obiettivo acromatico (un doppietto) inventato pochi anni prima da Chevalier: aveva un apertura di f/16! Con questa combinazione chimica e ottica i tempi di esposizione, in un ambiente ben illuminato dal sole, sono ormai di soli 20/30 minuti che limitano i soggetti fotografabili solo a paesaggi, architetture o nature morte. Nel 1841 l introduzione dell obiettivo Petzval, che aveva un apertura di f/3,6, e l aumento della sensibilità delle lastre iodate che venivano ricoperte una seconda volta con alogeni di bromo e/o di cloro ridusse ulteriormente i tempi di esposizione a circa un minuto rendendo possibile la realizzazione dei ritratti. Il dagherrotipo fece esplodere l utilizzo della camera oscura nel mondo. Venne realizzata la prima produzione in serie di camere oscure dagherrotipiche, con i vari accessori, dal cognato di Daguerre.

25 25 Il dagherotipo rimase in auge per oltre 20 anni Le immagini che venivano create erano molto dettagliate Il limite di questo metodo era che le immagini formate erano dei positivi ed in quanto tali non erano duplicabili: ogni fotografia realizzata era unica! Venne inventato un metodo per riprodurre tipograficamente le immagini dagherotipiche. Nascono i primi fotoreporter che girano il mondo per realizzare immagini di panorami

26 26 L atelier dell artista, 16 X 21, Daguerre, Parigi 1837

27 27 Boulevard du Temple, 15 X 18,5, Daguerre, Parigi 1838

28 28 Un operatore per Richard Beard, 8,5 X 11, Hogg, 1842

29 29 L Associazione degli Artisti di Amburgo, 12 X 14,5, Stelzner, 1843

30 30 Donne in posa con una sedia, 18 X 14, Southworth, 1850

31 31 LA CALOTIPIA Nel 1839 viene così messo in commercio il dagherrotipo, un ingombrante apparecchio di 30 x 37 x 50 centimetri in cui venivano inserite le apposite lastre sensibili. I brevi tempi di esposizione e la definizione dei particolari delle immagini che si ottenevano ne consacrarono la diffusione in tutta Europa e negli Stati Uniti e la dagherrotipia divenne una vera e propria mania collettiva: tutti volevano riprodurre la vista dalla propria finestra!

32 32 Intanto altre ricerche e altri esperimenti si concentravano sulla riproduzione dell immagine sul più economico e più pratico supporto a cui si potesse aspirare: la carta. Fu un altro chimico, William Hardy Talbot, ad aprire la strada alla vera e propria fotografia chimica mettendo a punto la tecnica della calotipia (il nome deriva dalle parole greche kalos-bello e topos-stampa) attraverso cui le immagini diventarono per la prima volta riproducibili.

33 33 Mentre era in luna di miele in Italia Talbot usò una camera lucida come supporto al disegno. La camera lucida permette di sovrapporre otticamente l'immagine da ritrarre sulla superficie sulla quale si sta disegnando. L'artista può vedere contemporaneamente sia la scena che la superficie del disegno come in una doppia esposizione fotografica. Questo permette di trasferire i punti chiave dalla scena alla superficie di disegno, cosa di grande aiuto per un'accurata resa prospettica. L'artista può anche tracciare facilmente i contorni degli oggetti nella scena.

34 34 Tornato in Inghilterra, tentò di fissare l immagine in modo automatico su un foglio di carta. Vi riuscì immergendo la carta in una soluzione di sale da cucina e nitrato d argento, provocando la formazione di cloruro d argento imbevuto nel foglio. Quando mise degli oggetti come piume e foglie sopra la carta ed espose il tutto alla luce Talbot notò la comparsa di un negativo, cioè l immagine veniva proiettata sul foglio ma con toni invertiti. Ripetendo nuovamente il procedimento con il negativo ottenuto si potevano stampare infiniti positivi! Il procedimento di Talbot venne anche chiamato Fotogenia

35 35 Per fissare il negativo così ottenuto usò inizialmente una forte soluzione di sale da cucina (cloruro di sodio), che rese il nitrato d argento meno sensibile alla luce, ma questo non risolveva completamente il problema. Alla soluzione definitiva arrivò il chimico e astronomo John Herschel con l utilizzo dell iposolfito di sodio (tiosolfato di sodio, Na2S2O3) in grado di fissare le immagini a lungo. Mentre il cloruro di sodio e lo ioduro di potassio rendevano gli alogenuri poco sensibili alla luce, l iposolfito di sodio le asportava completamente. Herschel ideò la stampa per ingrandimento e coniò per la prima volta il termine «fotografia»

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37 37 Procedura per la preparazione di un Calotipo - Immersione di una buona carta da lettere in una soluzione di nitrato d argento - Immersione in una soluzione di ioduro di potassio e asciugatura (la carta così si può conservare al buio per lungo tempo) - Prima dell uso: immersione in un composto di nitrato d argento e acido acetico da mescolare all ultimo momento (Talbot la chiamava Gallo- Nitrato d Argento finale) - Esposizione (molto breve rispetto alla carta al cloruro dei disegni fotogenici) - Nuova immersione nella soluzione di Gallo-Nitrato d Argento (rilevatore) - Fissaggio in iposolfito di sodio, lavaggio ed asciugatura - Stampa su un foglio al cloruro (spesso il negativo veniva «cerato» per renderlo più trasparente

38 38 La colonna di Nelson in costruzione, Londra, 22,5 X 19, 1844

39 39 Il pagliaio, Talbot, Londra, 16 X 21, 1844

40 40 Il labiratorio di Reading, 18,5 X 22,5 Reading, 1845

41 41 Limiti e Problemi della Dagherrotipia e della Calotipia - Il Dagherrotipo produce un solo esemplare anche se con ottimi dettagli. La straordinarietà dei dettagli era dovuta al tipo di supporto utilizzato, una lamina di rame trattata con uno strato di argento, che perfettamente levigata permetteva di «incidere» anche il più piccolo particolare. Tale procedura era molto laboriosa ed anche molto costosa, in particolare il supporto. - Il Calotipo permetteva di ricavare da un negativo numerose stampe, ma la granulosità della carta produceva immagini meno nitide del Dagherrotipo. Era comunque molto meno costoso rispetto al Dagherrotipo, essendo il supporto semplice carta. Prevalse comunque l uso del procedimento Calotipico (negativo/positivo) e si cercarono altri supporti, sempre economici, che permettessero una maggiore definizione.

42 42 L ALBUMINA Furono fatti molti tentativi per trovare un supporto per i sali d argento che aderisse ad una lastra di vetro. Il metodo migliore fu quello inventato dal nipote di Niepce, Abel Niepce de saint-victor, che utilizzò come legante l albumina, ovvero il bianco dell uovo. - Una lastra di vetro viene spalmata di bianco d uovo contenente ioduro di potassio e poi la si faceva asciugare; - Viene sensibilizzata con una soluzione acida di nitrato di potassio; - Viene quindi esposta e sviluppata in acido gallico.

43 43 - Le lastre potevano essere preparate anche alcuni mesi prima del loro uso - Si ottenevano dettagli finissimi ed erano eccellenti per la riproduzione di architetture - Le diapositive all albumina furono usate fino al 1875 per le proiezioni con lanterne magiche e immagini stereoscopiche - Fu sostituita dalle più pratiche lastre al Collodio La carta albuminata fu inventata da Blanquart Evrard (francese) nel 1850 e fu il materiale più usato per le stampe fino al Carta bianca ricoperta con bianco d uovo con bromuro di potassio e acido acetico - Sensibilizzazione per immersione in una soluzione di nitrato d argento - Esposizione al sole sotto il negativo con apparizione diretta dell immagine, veniva virata in una soluzione di cloruro d oro - La si fissava con l iposolfito, la si lavava e la si asciugava

44 44 IL COLLODIO Il collodio è una soluzione viscosa di nitrocellulosa (cotone fulminante, che si preparava sciogliendo cotone puro in acido solforico e nitrato di potassio) in alcool ed etere. Fu scoperto nel 1846 dallo svizzero Christian Friedrich Schonbein di Basilea, il collodio veniva usato in medicina per coprire le ferite ed evitare il contatto con l aria, grazie alla sua proprietà di evaporare in breve tempo e lasciare una pellicola sottile ed impermeabile.

45 45 Il collodio fu usato per la prima volta in fotografia dall inglese Frederich Scott Archer. - Collodio mescolato a ioduro di potassio steso su una lastra di vetro - Sensibilizzazione in una soluzione di nitrato d argento (ioduro d argento disperso nel collodio) - Esposizione della lastra ancora umida - Sviluppo in acido pirogallico - Fissaggio con iposolfito di sodio Tutto andava fatto prima che il collodio divenisse impermeabile alle soluzioni: il fotografo doveva in 20 minuti preparale la lastra, esporla, svilupparla e fissarla. Era quindi necessario portarsi dietro una camera oscura e tutti i prodotti chimici per effettuare tutte queste operazioni. L emulsione era molto trasparente e con una grande concentrazione di sali d argento, per cui le lastre erano molto sensibili (qualche secondo di posa)

46 46 LA GELATINA Richard Maddox invento l emulsione alla gelatina nel Gelatina sciolta in acqua - Aggiunta di brumuro di cadmio e nitrato d argento che facevano precipitare nella gelatina cristalli di bromuro d argento - L emulsione veniva stesa su di una lastra di vetro e lasciata asciugare Richard Kennet nel 1873 la migliorò facendo passare la gelatina in una tela che la rompeva in grossi fili che poi venivano immersi in acqua per un ora asportando i sali che non avevano reagito con l argento Charles Herper Bennet lasciò maturare l emulsione per diversi giorni a 32 facendola diventare molto sensibile (esposizioni di frazioni di secondo) permettendo la nascita delle istantanee e rendendo necessaria l introduzione dell otturatore. Le lastre potevano essere preparate industrialmente liberando il fotografo.

47 LE EMULSIONI ORTOCROMATICHE 47 La realizzazione delle prime emulsioni ortocromatiche si deve a Hermann Vogel che nel 1873 aggiungendo dei coloranti alla gelatina ai sali d argento ottenne un emulsione sensibile al colorante aggiunto, come il giallo o il verde, o l arancione, ottenendo ottimi risultati sul piano della resa tonale dell immagine e si poteva controllare meglio l annerimento mediante l uso di filtri colorati davanti l obiettivo. Nel 1899 Valenta scoprì i sensibilizzatori per il rosso ottenendo le emulsioni pancromatiche

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49 George Eastman e la Kodak 49 Nel 1888 George Eastman creò la kodak e mise sul mercato un apparecchio a cassetta di mm 82 x 95 x 165 con un obiettivo a fuoco fisso di focale 27 mm e apertura f/9. Questa macchina aveva al suo interno, avvolta su un rullo, una pellicola di carta ricoperta da un substrato di gelatina comune, sulla quale era stesa un emulsione di gelatina sensibile alla luce sufficiente per 100 fotografie circolari di 65 mm di diametro. Nel 1891 la carta venne sostituita da un supporto trasparente di celluloide. La Kodak forniva ai clienti non solo l apparecchio con la pellicola precaricata, ma anche il servizio completo di sviluppo e stampa: bastava riportare l apparecchio con il rullino scattato al fotografo presso il quale era stato comprato.

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53 53 Il Colore Le Lastre Autochrome dei Fratelli Lumiere I fratelli Lumière utilizzarono un miscuglio di granelli di fecola di patata delle dimensioni di millesimi di milimetro, colorati in rosso-arancio, verde e viola. - Lo strato di fecola veniva ricoperto dall emulsione fotosensibile. - L esposizione avveniva sul retro della lastra. - Mediante un procedimento di inversione, il negativo veniva convertito in positivo e la diapositiva risultante riproduceva i colori originali. Erano nate le lastre autochrome, brevettate nel 1903, presentate nel 1904 e messe in commercio nel 1907 che si imposero in breve sul mercato.

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58 58 Il Colore Le Pellicole Kodachrome Commercializzata nel 1935, soppiantò le lastre autochrome. - Su uno stesso supporto sono presenti tre diverse emulsioni. - Quella più esterna è sensibile all azzurro, sotto c è un filtro di colore giallo che blocca i raggi azzurri ma trasmette i verdi ed i rossi che vengono registrate separatamente dalle altre due emulsioni sottostanti. - La pellicola viene sviluppata e quindi viene sottoposta ad un trattamento d inversione - Durante la seconda operazione di sviluppo si formano i colori complementari giallo, azzurro-ciano e cremisi ed i Sali d argento vengono eliminati

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67 67 Emulsione: annerimento diretto Silver Printig-out Paper (P.O.P.) Formula base: AgN03+ KCl= AgCl+ KN03 (nitrato d argento + cloruro di potassio =cloruro d argento+nitrato di potassio) la diversa quantità di nitrato d argento e cloruro di potassio presente determinano due tipi di emulsione completamente diverse: se la quantità di nitrato d argento è maggiore si otterrà una emulsione ad annerimento diretto; esposta direttamente alla fonte luminosa, infatti, forma l immagine e non ha bisogno di un agente di sviluppo; l immagine assume un tono bruno rossiccio

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