SCACCHI. di Andrea Serpi TEORIA DEGLI SQUILIBRI, DINAMISMO, TEMPO E INFORMAZIONE

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1 SCACCHI TEORIA DEGLI SQUILIBRI, DINAMISMO, TEMPO E INFORMAZIONE di Andrea Serpi 1. Jeremy Silman, giocatore e teorico statunitense, ha elaborato alla fine degli anni 90 un originale approccio al gioco basato sul concetto di squilibrio. Ecco un estratto riguardante la fase dell apertura: Moltissimi giocatori credono che l apertura ruoti attorno allo sviluppo delle truppe di entrambi i colori. In senso molto ristretto ciò è vero, ma si tratta di una visione che prende in esame un particolare, dimenticandosi del quadro generale. Il vero obiettivo dell apertura è quello di creare una differenza o una serie di differenze tra le rispettive posizioni per poi sviluppare i pezzi in relazione a esse, in maniera che tali differenze (leggi squilibri) diventino alla fine favorevoli a noi. Le differenze tra le posizioni dei Bianchi e dei Neri, che l autore chiama squilibri, costituiscono le informazioni sulla situazione determinatasi sulla scacchiera utili a dirigere il comportamento del giocatore. Nella misura in cui questi riesce a leggere la posizione, ossia a valutarne le caratteristiche (gli squilibri, appunto) e a trarre da esse informazioni utili, riesce a definire una corretta strategia di gioco. Questo tipo di approccio alla teoria degli Scacchi è estremamente originale e ha il merito di andare dritto al cuore della questione di come avvenga la dinamica del gioco, svelandone l intima verità: ciò che nella teoria classica è chiamato lo sviluppo dei pezzi viene riconsiderato alla luce degli effetti prodotti da tale sviluppo, secondo una prospettiva che deriva della teoria della comunicazione. L analogia con le riflessioni di Gregory Bateson è impressionante; nel capitolo forma, sostanza, differenza, contenuto nel libro Verso un ecologia della mente troviamo la nota affermazione: Ciò che intendiamo per informazione è una differenza che produce una differenza. Le mosse del Bianco e del Nero introducono nella posizione piccole modificazioni, che gradualmente portano a vere e proprie differenze nei rispettivi assetti. Il Maestro è colui che sa cogliere le più piccole differenze e condurre la propria azione di conseguenza. 2. Nello stesso capitolo sopra citato Bateson giunge al concetto di differenza discutendo la proposizione la mappa non è il territorio. Gli Scacchi si giocano in un tempo, come vedremo più avanti, e in uno spazio, che è la scacchiera, il nostro territorio. Proprio come dice Bateson, la mappa si delinea sulle differenze. 1

2 Ecco, ad esempio, la suggestiva descrizione che un altro famoso giocatore e teorico russo, Yuri Averbackh, fa della primissima fase della partita, l apertura. Nella posizione iniziale i pezzi bianchi e quelli neri sono separati da uno spazio neutro. Tutto è quiete e tranquillità, non esistono minacce da parte di nessuna delle due fazioni, giacché, a parte i cavalli, nessun pezzo è libero di avanzare. XABCDEFGHY 8rsnlwqkvlntr( 7zppzppzppzpp' % $ 2PzPPzPPzPPzP" 1tRNvLQmKLsNR! Giunge allora la prima mossa: 1. e2-e4. Immediatamente si verifica un mutamento radicale. Due figure, la Donna e l Alfiere, sono ora libere di muoversi e, rispettivamente dalle case h5 e c4, minacciano di attaccare il punto debole f7, vicino al Re nero e solo da questi difeso. XABCDEFGHY 8rsnlwqkvlntr( 7zppzppzppzpp' Q% 4-+L+P+-+$ 2PzPPzP-zPPzP" 1tRNvL-mK-sNR! Il Nero replica con 1. e7-e5, e di nuovo la situazione muta. Ora è il Nero che, allo stesso modo del Bianco, pone le basi per un attacco alla casa f2 con la Donna e l Alfiere. 2

3 XABCDEFGHY 8rsnl+k+ntr( 7zppzpp+pzpp' 5+-vl-zp-+-% 4-+-+P+-wq$ 2PzPPzP-zPPzP" 1tRNvLQmKLsNR! Questo esempio serve ad illustrare che, non appena le forze iniziano a svilupparsi e a posizionarsi sulla scacchiera, le prime minacce cominciano ad apparire. Invisibili linee di forza tracciate dai pezzi percorrono l intera scacchiera, mano a mano che gli schieramenti si mobilitano. Dalla perfetta identità iniziale di posizionamento dei pezzi è sufficiente una mossa per creare i primi squilibri (le differenze), per dare le prime informazioni. La mappa inizia a definirsi. Con il superamento dell identità iniziale e la creazione di uno squilibrio è accaduto però anche qualcos altro di molto importante: sulla mappa sono improvvisamente comparse invisibili linee di forza. Una sola mossa, due soli pezzi spostati su trentadue, una piccola modificazione nel sistema e l energia già si crea dal nulla. La situazione di squilibrio ha dunque provocato una tensione, in cui ritroviamo suggestioni di dinamismo e di potenzialità. Una sola mossa per immettere energia dinamica in una situazione statica. Anche Bateson discute dell energia, che in fondo riguarda da vicino il tema dei sistemi chiusi e di quelli aperti, ossia della capacità di scambiare energia. 3. La questione dell energia, e quindi del minore o maggiore grado di dinamismo di una posizione, ci porta al tema del tempo, annunciato all inizio. Abbiamo detto che gli squilibri che si verificano sulla scacchiera danno al giocatore le informazioni per orientare la sua strategia. 3

4 In un recente studio, un altro autore americano, John Watson, inserisce un capitolo intitolato la teoria dell informazione negli scacchi. Alcuni estratti aprono squarci illuminanti al di là del gioco. Egli introduce prima un riferimento al concetto di dinamismo. (Per comprendere appieno la frase seguente occorre tenere presente che negli scacchi tempo equivale a mossa ). La quantità di potenziale dinamico insito in ciascuna posizione dipende dal tempo che occorre per mobilitare tutte le risorse disponibili, nonché dalla capacità di reagire ad eventuali cambiamenti nella posizione avversaria (l abbiamo definita elasticità ). Poi approfondisce la questione dell informazione riportando le parole di un altro teorico, M. Suba: Gli scacchi sono un gioco a informazione completa, e l informazione del Nero è sempre maggiore di mezza mossa rispetto a quella del Bianco! (infatti è il Bianco che inizia a muovere per primo). In sostanza, la mossa in più consente al difensore (per convenzione il Nero) di conoscere in anticipo le intenzioni dell avversario, e quindi di prendere per tempo le necessarie contromisure. Qui sta il succo dell insegnamento di Suba: gli scacchi sono un gioco reattivo, in cui tutte le nostre mosse comunicano qualcosa, per così dire, e dunque aiutano l avversario a orientarsi meglio. Mi sembra che qui ci possano essere analogie con aspetti appartenenti alla dinamica del colloquio e dell interazione tra soggetti in generale. In conclusione. Mi piace ritrovare gli Scacchi, a cui tanto devo nella mia storia di formazione, in altri campi della mia attività. E entusiasmante scoprire medesime idee in contesti così apparentemente distanti, come il gioco degli scacchi ed il counseling. Sorge allora una domanda: contesti lontani sono poi così diversi? Riferimenti bibliografici: J. Silman Teoria e pratica degli squilibri Prisma Editori, 2006 J. Watson 4

5 Un secolo di scacchi Prisma Editori, 2000 Y. Averbakh Chess tactics for advanced players Sportverlag Berlin, 1984 M. Suba Dynamic chess strategy Pergamon, 1991 G. Bateson Verso un ecologia della mente Adelphi,

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