STORIA CONTEMPORANEA RITRATTI

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1 STORIA CONTEMPORANEA RITRATTI 4

2 Direttore Valentina SOMMELLA Università degli Studi di Perugia

3 STORIA CONTEMPORANEA RITRATTI La sezione Ritratti della Collana Storia contemporanea comprende biografie e monografie dedicate a grandi personaggi del XIX e XX secolo, in particolare politici, statisti e diplomatici sia italiani che stranieri. L obiettivo della sezione è quello di rendere maggiormente conosciute personalità sia illustri che meno note attraverso la ricostruzione storica della vita e delle opere per mezzo della consultazione di archivi e di carte private, senza trascurare il periodo storico e il contesto politico in cui esse si trovarono ad operare.

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5 Roberto Mendoza Andrea Compatangelo Un capitano dimenticato con la collaborazione di Domenico Uliano

6 In seconda di copertina: Itinerario percorso dal Battaglione Savoia Copyright MMXIV ARACNE editrice S.r.l. via Raffaele Garofalo, 133/A B Roma (06) ISBN I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: luglio 2014

7 Indice 9 Ringraziamenti 11 Prefazione 15 Premessa 21 Capitolo I La situazione politico militare in Russia negli anni e l opera del Maggiore dei Carabinieri Cosma Manera 31 Capitolo II La Legione Ceca in Russia negli anni Capitolo III Andrea Compatangelo: l impegno a fianco delle truppe cecoslovacche e la costituzione del battaglione Savoia 57 Capitolo IV Il ten. Gressan e l incontro con Compatangelo a Samara 61 Capitolo V Le operazioni svolte dal battaglione Savoia nel racconto dei protagonisti e dei testimoni 5.1. Tenente Mario Gressan, Il primo rifornimento di armi, Le operazioni del battaglione Savoia a Samara e nei dintorni, Il secondo rifornimento di armi, La partenza da Samara. I combattimenti a Ufa, Celiabjnsk, Ekaterinenburg, Celiabjnsk, Acinsk, Krasnojarsk: ulteriori arruolamenti e rifornimenti di armi e munizioni, L incontro con il corpo di spedizione italiano a Krasnojarsk. L invio del Battaglione Savoia a Vladivostok, Tenente Gaetano Bazzani, Diario del caporalmaggiore Alberto Barberi, Diario di Leone Sirtori, 75. 7

8 8 Indice 79 Capitolo VI L arrivo del battaglione Savoia a Vladivostok 91 Capitolo VII Cartoline e timbri riferibili al battaglione Savoia 105 Capitolo VIII La presunta uscita di scena di Andrea Compatangelo 8.1. Prima istanza, Seconda istanza, Capitolo IX Considerazioni finali 149 Allegati 237 Bibliografia

9 Ringraziamenti L Autore desidera ringraziare: la prof.ssa Rita Tolomeo (Cattedra di Storia dell Europa Orientale, Dipartimento Storia Cultura e Religioni della Sapienza Università di Roma) per le puntuali approfondite osservazioni sulla stesura dell opera; il dott. Alberto Caminiti per l importante contributo documentale relativo al ten. Gressan proveniente dall archivio Mestroni di Trieste; il dott. Quinto Antonelli per la pubblicazione del diario di Alberto Barberi contenuto nella Sezione Scrittura popolare del Museo storico di Trento; la dott.ssa Federica Onelli del Ministero Affari Esteri per il rinvenimento e la messa a disposizione di materiale documentale proveniente dagli archivi consolari in Cina nel periodo anteriore al 1940; il prof. Michel Paoli, Ordinario di Italianistica all Università di Amiens, per l invio di documenti e di notizie relativi al nonno Angelo Paoli; il prof. Roberto Spazzali dell Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia; la dott.ssa Valeria Taddeo direttrice dell Archivio di Stato di Benevento, il dott. Antonio Dei Santi responsabile dell Ufficio demografico del Comune di Benevento e la sig.ra Elena Aleksandrova per la traduzione di atti inediti in lingua russa. 9

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11 Prefazione Già nei primi di guerra erano almeno quattro milioni i giovani richiamati alle armi e inviati a combattere sui diversi fronti su cui erano dispiegati ben otto eserciti. Un enorme massa di uomini che per dimensione e armamenti non aveva precedenti. Il governo italiano, tenuto all oscuro della decisione di Vienna di inviare un ultimatum alla Serbia, invocando il carattere difensivo del trattato della Triplice Alleanza che lo legava dal lontano 1882 agli imperi centrali, dichiarava la neutralità dell Italia (2 agosto 1914) incontrando al momento la piena approvazione delle forze politiche e dell opinione pubblica interna, in cui era presente un forte sentimento antiasburgico di matrice risorgimentale legato alla questione delle terre irredente. Intanto proprio da queste terre, dal Trentino, dalla Venezia Giulia, dall Istria e dalla Dalmazia parecchie migliaia di giovani appartenenti alle comunità di lingua e di etnia italiana venivano richiamati alle armi e inviati a combattere nelle file dell esercito austro ungarico sul fronte russo, in Galizia. Le massicce offensive sferrate dall armata zarista nei primi mesi di guerra fecero migliaia di prigionieri tra i combattenti dello schieramento nemico e tra questi anche molti trentini, giuliani, istriani e dalmati ai quali numerosi altri si sarebbero aggiunti nei due anni successivi fino allo scoppio della rivoluzione del 17. Sparsi sul territorio russo, costretti a procurarsi un sostentamento con il loro lavoro, questi i prigionieri condividevano le difficili condizioni di vita del popolo russo dal quale, diversamente da austriaci, ungheresi e tedeschi, venivano in genere trattati con maggiore umanità. Lo zar Nicola II già nell autunno del 1914 si era detto favorevole a un loro trasferimento in Italia se Vittorio Emanuele III, superando gli indugi, si fosse schierato a fianco dell Intesa. Con l entrata in guerra dell Italia il 24 maggio del 1915 questi soldati, come promesso, furono considerati dal governo zarista a tutti gli effetti degli italiani irredenti e come tali venne loro offerta la possibilità di essere liberati se avessero optato per la nazionalità italiana. Una decisione non facile che poneva diversi interrogativi: dal venir meno alla lealtà alla duplice monarchia di cui 11

12 12 Prefazione vestivano l uniforme, alla preoccupazione per le possibili ritorsioni sulle famiglie, alle incertezze sul futuro. Una Missione Militare Italiana fu inviata a Pietrogrado presso lo Stato Maggiore russo con lo scopo di rintracciare i prigionieri italiani e riunirli a sud est di Mosca, a Kirsanov. Un importante aiuto in questa opera fu offerto dal Comitato di assistenza nato all interno della Comunità italiana residente in Russia che già si adoperava per la raccolta di denaro, viveri e indumenti destinati ad alleviare le difficili condizioni dei prigionieri. Una volta riuniti a Kirsanov, il progetto era quello di trasferire i soldati in Italia trasportandoli per ferrovia fino al porto russo di Arcangelo sul mar Bianco e di qui verso l Inghilterra, la Francia per poi giungere alla meta prescelta: Torino. Tra settembre e novembre 1916 ben tre convogli per un totale di poco più di quattromila uomini riuscirono a lasciare la Russia, ma l arrivo dei ghiacci invernali che chiudevano il porto e lo scoppio della rivoluzione del febbraio del 17 bloccarono le operazioni di imbarco. Dopo la caduta del governo provvisorio, i bolscevichi sospesero la loro collaborazione con la Missione Militare italiana nel timore che le truppe così raccolte potessero allearsi con i controrivoluzionari. Il caos interno rendeva non solo difficile rintracciare altri italiani, civili e militari, ma anche trasferirli in Italia. L unica via era quella verso la Cina e Tientsin, all epoca concessione italiana, dove comunque operavano le forze bianche cui si erano unite rilevanti forze militari formate da ex prigionieri cechi e slovacchi. È in questo quadro complesso che si inserisce l opera di Andrea Compatangelo, beneventano di nascita, da tempo residente in Russia per la sua attività commerciale. Le scarse notizie che si avevano su di lui hanno contribuito a creare nei decenni passati l immagine di un avventuriero, vanaglorioso e disonesto. Il lavoro di Roberto Mendoza che oggi viene pubblicato ha il grande merito di ricostruire gli avvenimenti che portarono il Compatangelo a costituire a Samara un reparto irregolare che egli volle chiamare battaglione Savoia, di cui assunse il comando. Inizialmente formato da circa un centinaio di italiani irredenti al suo arrivo a Vladivostok sul Pacifico il reparto avrebbe raggiunto i quattrocento uomini. Era l estate del 1918 e la situazione nella regione, dilaniata dagli scontri tra bianchi e bolscevichi, era particolarmente difficile. Gli ex prigionieri austriaci di etnia italiana versavano in condizioni di estrema povertà e di sofferenza sia fisica sia morale. Si trattava di uomini allo sbando, non tutti entusiasti all idea di diventare italiani cui

13 Prefazione 13 Compatangelo riuscì a dare una nuova motivazione inquadrandoli in un battaglione compatto agli ordini di una decina di ufficiali e fornendo loro armi e divise (tutt altro che regolari), un battaglione che fu impiegato in operazioni al fianco delle truppe ceche. La scelta di Compatangelo era obbligata: il caos che regnava nella regione imponeva di assumere decisioni immediate nella speranza che solo rimanendo uniti sarebbe stato possibile non finire uccisi nel vortice delle azioni militari o arruolati forzatamente dai bolscevichi. La ricostruzione del lungo viaggio che avrebbe portato il battaglione Savoia prima a Vladivostok e quindi a Tientsin lungo la ferrovia Transiberiana è puntualmente documentata. Alla base dello studio sta infatti una attenta e approfondita ricerca condotta presso archivi pubblici e in fondi privati, alcuni dei quali del tutto sconosciuti. Ne emerge una pagina sofferta ed eroica della prima guerra mondiale che ha avuto come protagonisti degli italiani, alcuni fino a quel momento definiti tali solo per appartenenza etnica e linguistica, altri come Compatangelo e i coprotagonisti di questa vicenda, Manera e Gressan, sudditi del Regno. Dei primi ci rimangono parziali liste di nomi e di una ottantina di loro anche un album di foto. Sono cognomi riconoscibili delle valli trentine, delle zone friulane, della penisola istriana e perfino qualche dalmata. Giunti a Tientsin sarebbero stati riorganizzati e regolarmente inquadrati nell esercito regio, di cui avrebbero indossato le uniformi. Impegnati in operazioni militari contro i bolscevichi sarebbero stati definitivamente rimpatriati nel La sorte di Compatangelo sarebbe stata diversa. Lasciata la collaborazione con la Missione Militare per assumere quello che allora sembrava dover essere un prestigioso incarico presso l Interallied Technical Board, sarebbe poi passato in Cina dove avrebbe ripreso le sue attività commerciali senza molto successo. La simpatia e il plauso che la sua azione aveva raccolto presso quanti avevano avuto modo di conoscerlo e operare al suo fianco non sarebbero serviti a fargli ottenere quei riconoscimenti ufficiali da lui più volte invocati. Al contrario voci calunniose ne avrebbero infangato la memoria e l operato, solo oggi definitivamente riabilitati grazie al paziente lavoro compiuto da Roberto Mendoza. Prof.ssa Rita TOLOMEO Cattedra di Storia dell Europa Orientale Dipartimento Storia Cultura e Religioni della Sapienza Università di Roma

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15 Premessa Quando la rivoluzione bolscevica incendiò il panorama interno ed internazionale si trovavano in Russia e Siberia centinaia di migliaia di prigionieri delle più svariate nazionalità disseminati in numerosi campi di concentramento ripartiti tra la Russia e la Siberia e in molte altre località dello sterminato impero zarista. Oltre ai prigionieri di guerra austriaci, ungheresi, tedeschi vi erano decine di migliaia di uomini appartenenti alle altre etnie che l impero austro ungarico aveva mandato a combattere sul fronte russo: è il caso dei cecoslovacchi, dei trentini, friulani, triestini, dalmati e di tanti altri appartenenti alle provincie soggette all Austria Ungheria. La loro fu un odissea drammatica per le condizioni ambientali in cui si trovarono a vivere (o meglio a sopravvivere) nel gelo e tra gli stenti nel mezzo di un conflitto senza quartiere tra i bolscevichi e gli antimassimalisti in una situazione caotica mai ipotizzata prima, tenuto conto che l esercito zarista si era dissolto e che i tedeschi avevano dilagato nella Russia imponendo al governo rivoluzionario un vero e proprio diktat culminato con il trattato di Brest Litovsk. Le vicissitudini dei prigionieri austro ungarici di etnia italiana costituiscono una pagina della storia della prima guerra mondiale non molto conosciuta al di fuori di una ristretta cerchia di cultori e appassionati. In questo contesto storico si collocano le gesta del battaglione denominato Savoia formatosi spontaneamente in terra di Russia a Samara, formato prevalentemente da prigionieri facenti parte dell esercito ex austro ungarico nel momento più aspro del conflitto tra rivoluzionari e antimassimalisti. Tale contingente si pose come obiettivo il ritorno in Italia e per fare ciò fu costretto ad ingaggiare combattimenti contro i bolscevichi a fianco delle truppe cecoslovacche e russe controrivoluzionarie al fine di raggiungere ad oriente Vladivostok, l unica via d uscita possibile nella speranza di trovare un imbarco per il sospirato ritorno in patria. 15

16 16 Premessa Ancor più interessa gettare luce sull organizzatore e comandante del battaglione Savoia che riuscì di sua iniziativa a portare fuori dai campi di concentramento e da luoghi di lavoro centinaia di prigionieri trentini, triestini, friulani, dalmati, che si trovavano in Russia e in Siberia sbandati e dispersi in vari campi di concentramento o impiegati in umili lavori al di fuori di essi. Si tratta di Andrea Compatangelo, nativo di Benevento, che insieme ai suoi uomini percorse almeno km. attraverso la ferrovia transiberiana, in condizioni climatiche proibitive, con temperature oscillanti tra 40 e 50 sotto zero, affrontando ogni genere di rischi e di imprevisti, risolvendo i problemi pressanti di sopravvivenza che quotidianamente si presentavano. Compatangelo riuscì quindi a portare in salvo a Vladivostok circa 400 uomini che si aggiunsero ai quasi connazionali che il magg. RR.CC. Cosma Manera, braccio operativo della Missione militare italiana in Russia per il recupero dei prigionieri, aveva rintracciato nei campi di concentramento siti nelle remote regioni della Russia e della Siberia e che aveva fatto confluire in Estremo Oriente. L attività di detta Missione militare si era resa possibile grazie ad accordi diplomatici intercorsi con lo zar Nicola II il quale aveva visto di buon occhio il rimpatrio dei prigionieri austro ungarici di etnia italiana che intendevano effettivamente optare per l Italia, in considerazione del fatto che l Italia dal 1915 combatteva al fianco della Russia contro gli Imperi centrali. Né va trascurato il fatto che il rientro in Italia avrebbe comportato un notevole risparmio sulle spese per il mantenimento dei prigionieri. Compito del magg. Manera era dunque quello di far rimpatriare quei prigionieri che avessero manifestato l intenzione di optare per la nazione italiana. La missione si era rivelata difficile prima della rivoluzione russa a causa di mille problemi logistici e organizzativi e ciò nonostante alcune migliaia di connazionali poterono essere avviati e imbarcati nel porto artico di Arcangelo raggiungendo l Italia dopo un viaggio avventuroso. Successivamente il trasferimento divenne improbo a causa dell intervento germanico che impediva l accesso ad occidente di migliaia di prigionieri di guerra considerati né più né meno che disertori e comunque potenziali nemici.

17 Premessa 17 A Manera non rimase altra strada che tentare di raggiungere Vladivostok sul Pacifico. Questi due italiani, Manera e Compatangelo, così diversi per temperamento, cultura e status sociale, hanno indubbiamente scritto una pagina importante nella storia che in occasione della celebrazione del primo centenario dallo scoppio della prima guerra mondiale si ritiene debba essere ricordata. Come si è detto vi è però una notevole differenza tra le fortune dei due personaggi. Cosma Manera ha ricevuto i giusti onori, riconoscimenti ufficiali e attestazioni di stima e riconoscenza da parte delle Autorità e da tanti uomini da lui salvati. Andrea Compatangelo, non ha ricevuto alcun riconoscimento ufficiale al di là di mere espressioni di compiacimento da parte del Maresciallo Diaz sull operato del battaglione Savoia ; anzi, il suo comportamento è stato anche oggetto di critiche malevole. La presente indagine, condotta sulla base di atti ufficiali e documenti provenienti da fonti certe cui si è giunti attraverso mille difficoltà, non ha la pretesa di dare giudizi storici e si rivolge a quanti ignorano in tutto o in parte tali drammatici fatti della prima guerra mondiale avvenuti al di fuori del territorio italiano: ciascuno potrà formarsi il proprio giudizio, tuttavia, un dato di fatto appare incontrovertibile. Andrea Compatangelo dotato di spiccato spirito di iniziativa ed ottimo conoscitore della lingua e delle usanze russe pur essendo un civile che si trovava in Russia per le sue attività commerciali, di sua iniziativa decise di costituire un contingente militare chiamandolo battaglione Savoia assumendo i gradi di capitano del regio esercito e ponendosi al suo comando. Egli dunque affrontò rischi personali per riuscire in un impresa quasi disperata dimostrando risolutezza e capacità che, unitamente a una grande perspicacia, gli permisero di condurre i suoi uomini alla meta. Ciò gli venne riconosciuto espressamente dal magg.manera che accolse a Vladivostok i suoi uomini nella Legione Redenta e che ebbe modo di conoscere le peripezie del battaglione Savoia ; tuttavia, le gesta sue e del suo battaglione non ottennero i riconoscimenti che avrebbero meritato. Inoltre, mentre alla fine del conflitto agli uomini che avevano composto il battaglione Savoia e che erano transitati nel Regio Eserci-

18 18 Premessa to venne riconosciuto di avere operato in zona di guerra, a Compatangelo non venne riconosciuto alcunché perché era e rimase un civile ancorché avesse agito da vero comandante e sempre a nome dell Italia e del suo Re. Appare perciò doveroso segnalare la figura di Andrea Compatangelo tra gli italiani dimenticati del XX secolo che, a prescindere da qualsiasi giudizio sulle sue motivazioni, fecero onore al proprio Paese. Il primo capitolo delinea l iniziativa svolta dal magg.cosma Manera in favore dei prigionieri di etnia italiana che costituisce in un certo senso l antecedente dell analoga iniziativa che verrà intrapresa da Compatangelo. Il secondo riguarda il ruolo svolto dalla Legione cecoslovacca in Russia che, come si vedrà, favorì la costituzione del battaglione Savoia. I capitoli seguenti trattano dell incontro a Samara tra Compatangelo e il ten. Gressan, triestino, ferito più volte e pluridecorato, nonché dell iniziativa di Compatangelo di organizzare un contingente di italiani irredenti: di tale contingente Gressan fu nominato aiutante di battaglione. Le operazioni svolte dal battaglione Savoia sono descritte nel capitolo V, mentre il percorso tra Krasnojarsk e Vladivostok è trattato nel capitolo VI. Segue (capitolo VII) una digressione sulle cartoline e sui timbri che hanno a che vedere con il battaglione Savoia. Il capitolo VIII parla della presunta uscita di scena di Compatangelo una volta che il battaglione Savoia fu incorporato nella Legione Redenta costituita dal magg.cosma Manera mediante il reclutamento di altri prigionieri dell ex esercito austro ungarico di etnia italiana. Si è voluto sottolineare l aggettivo presunta con riferimento all uscita di scena perché molti storici sostengono che Compatangelo sparì una volta giunto a Vladivostok nei primi mesi del 1919 dando così credito alle voci e alle dicerie che lo consideravano svanito nel nulla, quasi alla chetichella, perché verosimilmente aveva qualcosa da farsi perdonare. In tal modo, su Compatangelo è stata gettata un ombra che ha contribuito a creare l immagine di un avventuriero o di un agente segreto o di un affarista che in ogni caso doveva uscire di scena così come era comparso in quanto detentore di segreti ovvero per sottrarsi alle proprie responsabilità. Già Mautone e Caminiti, nei loro

19 Premessa 19 scritti che più volte vengono citati nel testo, hanno provato in parte a contestare tali dicerie. Contrariamente a tali voci, accurate ricerche effettuate all inizio del 2014 presso l Archivio Storico Diplomatico della Farnesina hanno consentito di rinvenire documenti secondo cui Compatangelo, una volta lasciato il battaglione Savoia, non si diede per nulla alla macchia e continuò invece ad operare alla luce del sole. Duole tuttavia non avere potuto consultare il fondo B1/129/S/29 c e 30 c contenente il diario storico (e allegati) compilato dal Comando del Corpo di spedizione a partire dal luglio 1918: tale fondo, custodito presso l Archivio storico dello S.M. dell Esercito e più volte cercato a partire dal luglio 2013, risulta finora introvabile. Il capitolo IX contiene le osservazioni finali dell Autore. Seguono in allegato vari documenti, di cui alcuni inediti come la convenzione tra il Consiglio nazionale cecoslovacco e Compatangelo redatta in lingua russa; altri invece illustrano le benemerenze e i riconoscimenti ottenuti da Compatangelo e dal suo aiutante, ten. Mario Gressan, da parte di autorità militari e civili.

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