Afi - Associazione delle Famiglie Confederazione Italiana - ONLUS
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- Alina Valsecchi
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1 Sede legale: Piazza San Zeno, Verona Sede operativa: p.za Angelini, Castelnuovo del Garda - VR Fax: Codice fiscale: C. C. postale: afi@afifamiglia.it web: Verona, 25 Giugno 2012 LE SCALE DI EQUIVALENZA PER LA NUOVA ISEE L EQUITÀ DELLA MISURA DEI CARICHI FAMILIARI Roma, 25 giugno 2012 La scala di povertà assoluta ISTAT, normalizzata ad 1 per 1 componente, è datata 2001 ed è decisamente più in linea con il FattoreFamiglia che non con la scala ISEE attuale e con quanto da voi proposto. Infatti, tale scala è quasi sovrapposta alla scala del Fattore Famiglia fino a 5 componenti, per divergere dal sesto in poi. L ulteriore studio ISTAT (2009) sulla povertà assoluta non ha ricavato una scala di equivalenza, ma, partendo da un paniere di beni e servizi, ha individuato le situazioni di povertà assoluta nelle diverse aree geografiche e diverse situazioni in Italia. Essendo l approccio non finalizzato ad individuare una scala di equivalenza, ma i livelli di povertà assoluta, si sono fatte delle considerazioni che escludono del tutto l utilizzo di questo studio al fine del calcolo di una scala di equivalenza. Riportiamo di seguito le due situazioni: 1. Con scala di povertà assoluta ISTAT Con studio sulla povertà ISTAT Confronto delle scale scala di equivalenza con la scala di equivalenza della povertà assoluta ISTAT 2001 N. comp. Scala ISEE Attuale Fattore Famiglia NEW Monti tutti figli minorenni Scala povertà relativa ISTAT Scala povertà assoluta ISTAT ,57 1,6 1,57 1,67 1,50 3 2,04 2,20 2,04 2,22 2,13 4 2,46 2,80 2,46 2,72 2,70 5 2,85 3,60 3,05 3,17 3,40 6 3,20 4,40 3,55 3,60 3,92 7 3,55 5,20 4,05 4,00 4,42 8 3,90 6,00 4,40 4,40 4,92 Questi i grafici. 1
2 La normalizzazione delle scale ISTAT è resa necessaria dal fatto che l ISTAT considera come riferimento base la coppia e non il singolo. Per il raffronto delle scale è quindi necessario che il punto di partenza sia il medesimo. Per chiarezza aggiungiamo la tabella di normalizzazione utilizzata. n. comp. povertà relativa Fattore di normalizzazione normalizzazione Scala normalizzata Povertà assoluta Scala 1 0,6 488,73 1, , ,55 1,67 1,67 559,63 1,5 3 1, ,36 1,67 2,22 794,89 2,1 4 1, ,72 1,67 2, ,60 2,7 5 1, ,65 1,67 3, ,70 3,4 6 2, ,43 1,67 3, ,25 3,9 7 2, ,93 1,67 4, ,04 4,4 8 2, ,41 1,67 4, ,83 4,9 Dati ISTAT Studio sulla povertà ISTAT 2009 Lo studio ISTAT 2009 condotto sulla povertà assoluta (vedi il testo La misura della povertà assoluta ISTAT 2009, testo dal quale si trae il riferimento delle pagine indicate di seguito) ha preso in esame le seguenti voci di spesa minima indispensabile, al di sotto della quale si è poveri in assoluto : 2/6
3 A. Spese per l alimentazione Fabbisogno alimentare minimo. Viene mantenuto inalterato rispetto a quello del vecchio paniere (vedi pag 22 del testo ISTAT) B. Spese residue. Tutti i fabbisogni necessari a proteggere le famiglie da forme di esclusione sociale, costituiscono, come nel vecchio paniere, la componente residuale. Le famiglie devono essere in grado di acquisire il minimo necessario per arredare e mantenere l abitazione, vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute (vedi pag 22 del testo ISTAT) C. Spese per l energia D. Spese per beni durevoli E. Spese per affitti La soglia di povertà assoluta corrisponde al valore monetario del paniere complessivo ottenuto per somma diretta dei valori monetari delle diverse componenti Beni esclusi nel calcolo dei livelli di povertà assoluta 1 Auto (evidentemente i poveri usano solo i mezzi pubblici ed in Italia le auto le usano solo i ricchi) La spesa per trasporto è stata stimata in base all ipotesi che le famiglie si spostino utilizzando esclusivamente il servizio pubblico (autobus, pullman, treno) e non siano quindi in possesso di mezzi di trasporto privati. Per tale motivo non vengono considerate le spese per l acquisto di mezzi di trasporto e quelle relative al loro uso e manutenzione (assicurazione, carburanti, riparazioni). Vedi pag. 59 del Testo ISTAT. 2 Libri scolastici (i poveri li hanno gratis, ma all università quanto costano i libri? E le mense? Non sono considerati i figli > 18 anni) Per quanto riguarda l istruzione, lo Stato italiano ha previsto sostegni, servizi e provvidenze per favorire la frequenza scolastica e affinché ognuno possa realizzare il diritto all istruzione. Le norme prevedono sostegni per alunni disabili, scuole ospedaliere, interventi per alunni stranieri, interventi nelle aree a rischio di dispersione scolastica e di devianza minorile e altri specifici servizi. Alcune misure di sostegno materiale (borse di studio, gratuità di servizi, libri di testo, assegni, trasporti scolastici eccetera) si prefiggono di conseguire una condizione di parità e di uguaglianza di opportunità per tutti. Per sostenere il diritto allo studio vi sono interventi finanziari e altre misure di sostegno messe in atto sia a livello nazionale (Ministero della pubblica istruzione) sia territoriale (Regioni ed Enti locali). Di conseguenza, per quanto concerne la scuola fino alla secondaria superiore, la spesa per istruzione a carico delle famiglie disagiate si dovrebbe limitare all acquisto di quaderni, cancelleria, fotocopie e altro materiale di supporto (come, ad esempio, zaini e astucci). Vedi pag. 59 testo ISTAT. 3 Tasse scolastiche (non previste per la scuola dell obbligo: e l università? Si arriva a 2500 x figlio) 4 Sono considerate le tariffe minime per i nidi perché i poveri usufruiscono di queste. Nella quota residuale è stata inoltre inserita la spesa relativa ai servizi di asilo nido, che possono essere assimilati alla spesa per istruzione. Questa scelta è stata determinata dal fatto che tali servizi sono regolamentati a livello comunale e che, a causa della diversa offerta sul territorio (in termini di posti e tariffe), non sempre è possibile assicurare a tutte le famiglie disagiate la possibilità di usufruirne gratuitamente. Vedi pag. 60 testo ISTAT 3/6
4 Per raggiungere un valore reale della scala di equivalenza bisogna aggiungere ai calcoli ISTAT quantomeno le spese per auto e scuola (nidi in particolare), spese tutt altro che trascurabili. Spese auto Il costo auto è calcolato dai costi chilometrici ACI per una Fiat Uno (fino a due persone) e per una Ford Focus per 3, 4, 5 persone, cambiando le esigenze per famiglie più grandi. Cambiando autovettura, per necessità di numerosità del nucleo familiare cambiano anche i costi di esercizio. Non sono qui considerate le famiglie con più di 5 componenti in quanto non riportate nello studio ISTAT. L auto, in questo caso, deve cambiare ancora per il maggior numero di figli da trasportare, con costi di esercizio ancora maggiori. Il chilometraggio assunto è proporzionale al numero di persone che devono usufruire, in modo diretto o indiretto, dell auto. N. Comp Costo/km Km/anno Costi Totali/mese 1 0, , , , , Spese scuola Normalmente le tariffe per i nidi variano dalla gratuità (non considerata) o da una tariffa minima (presa in considerazione dallo studio ISTAT) di fino ad una tariffa massima di /mese per figlio. Le tasse scolastiche sono esenti fino a redditi ben al di sotto della soglia di povertà assoluta, senza contare che le tasse universitarie possono raggiungere livelli di 2500 /figlio. I costi relativi sono inseriti tenendo conto di queste considerazioni. Dalle tabelle ISTAT si possono quindi ricavare le seguenti tabelle di sintesi dalle quali si può evincere delle ipotetiche scale di equivalenza. N. Comp A + B + C D + E ULTERIORI spese RICALCOLO Spese SE V+F variabili SE V Spese fisse SE F Auto Scuola Totali SE TOT , ,54 361,6 1,1 1, , ,22 393,6 1,2 1, , ,78 444,6 1,4 2, , ,24 481,6 1,5 2, ,63 Possiamo considerare ben 4 scale di equivalenza diverse: 1 SE V = Scala di equivalenza per le spese variabili 2. SE F= Scala di equivalenza per le spese fisse 4/6
5 3. SE V+F = Scala risultante dalla somma di spese variabili più spese fisse 4. SE TOT= Scala di equivalenza precedente + ulteriori spese (Scuola ed auto, scuola ancora senza i costi delle tasse scolastiche) Si può vedere facilmente cha la scala SE TOT si avvicina, e molto, alla vecchia scala di equivalenza per la povertà assoluta del 2001 ed è più vicina al FF che alla scala proposta dal Governo Monti. N. comp. Scala ISEE Attuale Fattore Famiglia NEW Monti tutti figli minorenni SE TOT Scala povertà assoluta ISTAT ,57 1,6 1,57 1,39 1,50 3 2,04 2,20 2,04 2,52 2,13 4 2,46 2,80 2,46 3,13 2,70 5 2,85 3,60 3,05 3,63 3,40 6 3,20 4,40 3,55 4,36* 3,92 7 3,55 5,20 4,05 5,08* 4,42 * Valori ottenuti per estrapolazione lineare Nota. Lo studio sulla povertà ISTAT ha riportato dati che si fermano a 5 come numero di componenti la famiglia. Graficamente (vedi pag. seguente): Scala ISEE Attuale Fattore Famiglia NEW Monti tutti figli minorenni SE TOT Scala povertà assoluta ISTAT 2001 Scale di Equivalenza N. Componenti Conclusioni. 5/6
6 Pur nelle semplificazioni, doverose per un calcolo significativo della reale scala di equivalenza, si nota come la scala proposta nel FattoreFamiglia sia effettivamente più realistica della scala ISEE attuale. Addirittura con dei semplici calcoli si può stabilire una scala (SE TOT) derivante dallo studio sulla povertà assoluta ISTAT che dimostra che per nuclei fino a 5 componenti addirittura la scala proposta dal Fattore Famiglia è penalizzante per le famiglie con figli. Sopra i 5 componenti non è stato possibile effettuare calcoli, essendo queste situazioni non analizzate dallo studio ISTAT. Si è effettuata comunque una estrapolazione lineare semplice in base alla pendenza media della curva. Ribadiamo, la scala di equivalenza proposta dal FattoreFamiglia deriva da un recente studio condotto dall Università di Verona su valori veri e completi di spesa una famiglia normale. Ragionare sui limiti di povertà assoluta, con assunzioni errate tipo non si usa l auto, porta a conclusioni assolutamente fuori dalla realtà per il 96% delle famiglie italiane (assunto come il 4% il numero di famiglie sotto il livello di povertà assoluta). Una scala di equivalenza va studiata ed applicata per la totalità delle situazioni, pur con le doverose semplificazioni. Oggettivamente, utilizzare scale più penalizzanti per la famiglia rispetto alla scala di povertà assoluta ISTAT, significa quantomeno dare allo strumento un significato politico negativo verso la famiglia, perdendo al contempo il valore di strumento neutro e strettamente tecnico. Le indagini statistiche riportate nel testo, edito dal Ministero, Osservatorio nazionale sulla famiglia Famiglie e politiche di Welfare in Italia: interventi e pratiche vol. II - Il costo dei figli - di F. Perali. Cap. 3 Tab. 3.2 ed. Il Mulino, dimostrano ancor più la loro attendibilità, anche di fronte alle scale studiate dall ISTAT. Proporre la scala FattoreFamiglia è quindi non solo un fatto politico, ma tecnico e di assoluto rilievo. Solo con scale tipo il FattoreFamiglia si può andare verso un costo sostenibile dei servizi da parte delle famiglie, altrimenti i servizi stessi saranno via via abbandonati per soluzioni diverse, a minor impatto economico, magari a scapito della qualità. Senza contare che gli attuali servizi già operanti, se perdono di utenza, perdono di efficienza e quindi aumentano di costo per i comuni (vedi esempio dei nidi). E questo che vogliamo? Spero proprio di no. Roberto Bolzonaro Afi Associazione delle famiglie 6/6
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