Capitale & Ricchezza

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1 1 Capitale & Ricchezza Problema di fondo Valutazione del capitale come elemento del patrimonio o come fattore della produzione Conto o Stato Patrimoniale ATTIVO PASSIVO Attività Reali A Passività Finanziarie L Impianti Debiti verso Fornitori Fabbricati Scoperto di C/C Terreni ecc. Attività Finanziarie C Mutui ecc. Patrimonio netto N Cassa Capitale Proprio Conti bancari Riserve Titoli ecc. Fondi di Ammortamento ecc. A + C = L + N N = A + ( C L ) Patrimonio Netto = Attività reali + Attività finanziarie Passività finanziarie Metodi di calcolo delle attività: Inventario Comune Inventario Permanente

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4 4 Inventario Comune o Generale Il metodo consiste nel dare un valore a tutti i beni capitali esistenti a una data epoca in un determinato territorio. Problemi - completa enumerazione dei beni - elencazione dei vari tipi di attività reali con criterio reale o personale - valutazione dei singoli beni: - determinazione del valore economico dei diversi beni VALUTAZIONE Valutare un bene (un oggetto, un servizio, un diritto) significa attribuirgli un valore: in sintesi, esprimerne le CARATTERISTICHE QUALITATIVE E QUANTITATIVE in termini monetari. Ogni caratteristica infatti, se influenza il prezzo, deve essere tenuta in considerazione, come si può ad esempio vedere dalla seguente tabella, che riporta alcune varianti di un diffuso modello di autovettura. FIAT 500 BERLINA Benzina cm 3 kw/cv Prezzo TwinAir Turbo 85 CV Pop / TwinAir Turbo 85 CV Lounge / TwinAir Turbo 105 CV Lounge / Pop / Lounge / Diesel cm 3 kw/cv Prezzo Multijet 95 CV Pop / Multijet 95 CV Lounge /

5 5 Ad uno stesso bene si possono inoltre attribuire valori diversi, in quanto una valutazione è sempre, in una certa misura, soggettiva. Questo non significa che ad un bene può essere assegnato un qualsiasi valore, né giustificare valutazioni arbitrarie, ma semplicemente considerare che uno stesso bene può avere valori diversi a seconda del momento e del luogo in cui la valutazione avviene, del soggetto che la effettua, dello scopo della valutazione stessa, e del criterio di valutazione adottato. CRITERI DI VALUTAZIONE Valore Nominale Può essere applicato direttamente solo a strumenti finanziari di tipo monetario, cioè caratterizzati da massima liquidità: banconote, depositi bancari o postali, titoli a brevissimo termine, etc. Sono beni il cui valore è già espresso in moneta, e dunque non è necessario un vero e proprio processo di valutazione. Prezzo di Mercato Si tratta del principale criterio di valutazione adottato nei Conti Nazionali, e consiste semplicemente nell attribuire ad un bene il prezzo al quale è scambiato correntemente sul mercato, cioè il prezzo di effettiva transazione. Tale criterio richiama il concetto che la determinazione di un prezzo avvenga mediante l'incontro di domanda e di offerta presenti sul mercato. È in genere facilmente applicabile, in maniera oggettiva, ai beni nuovi di fabbrica, cioè correntemente immessi sul mercato e oggetto di compravendita fra due imprese o fra un impresa ed una famiglia. Più il mercato è ampio (coinvolge numerosi operatori), spesso (comprende numerose transazioni) e trasparente (i dati sono facilmente rilevabili), più il criterio risulta oggettivo. Nel caso di beni nuovi, il prezzo di mercato coincide con il Valore Lordo e cioè al lordo degli Ammortamenti: dato infatti che il bene è nuovo, nessuna quota di ammortamento è detratta. Presunto Ricavo Se un prezzo di mercato non esiste, perché non c è una transazione, si può ricorrere al criterio del presunto valore di realizzo. Si effettua in sostanza una valutazione sulla base del valore che si prevede di realizzare al momento della transazione, stimato in funzione di transazioni già avvenute che hanno avuto per oggetto beni analoghi. Per applicare tale criterio con oggettività, occorre che vi sia un mercato ampio, spesso e trasparente al fine di rilevare i prezzi di tali beni. Un esempio significativo è costituito dal mercato delle auto usate, per le quali sono generalmente disponibili

6 6 listini indicativi in funzione delle caratteristiche rilevanti del bene (marca, modello, età, etc.). Poiché le quotazioni si riferiscono a beni usati, da queste si ricava il Valore Netto, e cioè al netto delle quote di Ammortamento relative agli anni di vita del bene già trascorsi. Costo Storico Consiste nel valutare un bene in base al costo sostenuto per il suo acquisto o la sua fabbricazione, compresi gli eventuali oneri accessori di diretta imputazione, come spese di registrazione, trasporto, montaggio, posa in opera, etc. Si tratta del criterio normalmente utilizzato dalle imprese per la quantificazione delle immobilizzazioni materiali (terreni, fabbricati, impianti, etc.) ed immateriali (brevetti, marchi di fabbrica, etc.) riportate in bilancio. Il costo così stimato si riferisce al bene nuovo - e quindi al Valore Lordo - valutato al prezzo originario. Il valore dei beni durevoli (la cui vita si prolunga per più anni) si riduce nel tempo per effetto del logoramento e dell obsolescenza. Si può passare in questo caso dal Valore Lordo a quello Netto diminuendo il costo storico delle quote di ammortamento maturate per ciascun anno trascorso, che rappresentano una misura della perdita di valore del bene. Costo Storico Rivalutato. È quasi identico al precedente: consiste nel valutare un bene in base al costo storico, e nel rivalutare poi tale costo, mediante opportuni indici di prezzo, per tenere conto del mutamento del potere di acquisto della moneta. In caso di inflazione/deflazione infatti, il costo originario non esprime correttamente il valore effettivo di un bene, in quanto è espresso in una moneta con un potere d acquisto differente dall attuale. Costo di Riproduzione Se non è possibile utilizzare il criterio precedente, si può adottare quello del costo di riproduzione, che consiste nel valutare un bene in base al costo complessivo (per materiali, mano d opera, etc.) che si dovrebbe sostenere al momento attuale per riprodurre o riacquistare il bene. Come nel caso precedente, si arriva a stimare il valore di un bene nuovo, e quindi il valore Lordo. Costo di Sostituzione Simile al precedente è il criterio che consiste nel valutare un bene in base al costo che si dovrebbe sostenere per rimpiazzarlo con un nuovo bene in grado di svolgere la

7 7 stessa funzione. Di fatto, nella generalità dei casi, questo criterio porta a stime inferiori al criterio precedente, per effetto del progresso tecnico, specialmente per alcune categorie di beni (ad es. cellulari, computer, etc.) caratterizzati da un forte tasso di innovazione. Valore Attuale Il criterio del valore attuale deriva dalla capitalizzazione dei redditi o benefici futuri attesi da un dato bene. Il processo di capitalizzazione o attualizzazione consente di stabilire il valore attuale di un capitale disponibile ad una data futura; l applicazione di un fattore di sconto consente infatti di individuare un equivalenza finanziaria fra due somme che hanno scadenze diverse nel tempo. Estendendo il concetto, il valore presente di un flusso futuro di benefici netti (benefici lordi, ad esempio canoni di locazione di un immobile, al netto dei relativi costi, ad esempio per manutenzione) può essere calcolato attualizzando i benefici attesi mediante un tasso di interesse, e sommando i risultati. Il criterio della capitalizzazione Il valore capitale di un bene può essere stimato come somma del valore attuale dei rendimenti netti attesi lungo la vita di tale bene. Dato un bene: con una vita residua prevista: n periodi (anni); con rendimenti futuri: r 1, r 2,, r j,..., r n; e dato un tasso di interesse: i; calcoliamo: C = r 1 + r r j r n [1]

8 8 La [1] sarebbe corretta se il tasso di interesse fosse nullo. Per i 0 non è corretto sommare valori appartenenti a periodi diversi: anche se: r h = r h+1 il loro valore attuale è diverso: Vh (r h ) Vh (r h+1 ) si ha infatti: da cui: Vh+1 (r h ) = Vh (r h ) x (1+i) Vh (r h+1 ) = Vh+1 (r h+1 ) / (1+i) L espressione corretta, al posto della [1] è quindi: C = r 1 /(1+i) + r 2 /(1+i)2 + + r j /(1+i)j r n /(1+i)n [2] Se i rendimenti dei vari periodi sono uguali fra loro: la [2] diventa: r 1 = r 2 = = r j =... = r n = r C = r/(1+i) + r/(1+i)2 + + r/(1+i)j r/(1+i)n = = r [ 1/(1+i) /(1+i)j /(1+i)n ] = [3] Nella [3] compare la somma di n termini di una progressione geometrica di ragione 1/(1+i) S = 1/(1+i) + 1/(1+i) /(1+i)j /(1+i)n [4] Moltiplicando primo e secondo lato della [4] per 1/(1+i) si ha: S 1/(1+i) = 1/(1+i) /(1+i)j /(1+i)n+1 [5]

9 9 Sottraendo membro a membro la [5] dalla [4] si ha: S - S 1/(1+i) = 1/(1+i) - 1/(1+i)n+1 [6] da cui: S = [1/(1+i) - 1/(1+i)n+1 ] / [1/ - 1/(1+i) ] [7] Per i > 0, il limite per n di 1/(1+i)n+1 è 0, e quindi: S = [1/(1+i) ] / [1-1/(1+i) ] [8] Che si semplifica in: S = 1/i [9] Da cui: C = r/i [10] Ad esempio r = 10 i C 0, , , ,

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