L'assistente sociale e la tutela dei minori: attenzioni e strategie

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1 L'assistente sociale e la tutela dei minori: attenzioni e strategie Un commento al documento prodotto dall'ordine segli Assistenti Sociali della Lombardia "L'assistente sociale e la tutela dell'infanzia, dell'adolescenza e della famiglia". L Ordine degli Assistenti Sociali della Lombardia ha recentemente presentato in occasione di un seminario un documento che analizza i percorsi e gli interventi di tutela dei minori interrogandosi sul significato degli interventi, sull organizzazione dei servizi e sul ruolo professionale degli assistenti sociali in riferimento alla deontologia professionale, proponendosi quindi come una sorta di linee guida per quanti si trovano a svolgere la professione in questa area di intervento. a cura di Cecilia Guidetti - giovedì, ottobre 31, Il documento si inserisce nel dibattito che da anni esplora e analizza il tema della tutela dell infanzia e dell adolescenza proponendo un punto di vista interno, quello di chi professionalmente si confronta e agisce all interno di un sistema di interventi e di servizi deputato a occuparsi di minori e di famiglie che si trovano in situazione di bisogno o difficoltà. A partire da un analisi normativa il testo (disponibile in allegato e sul sito dell Ordine degli Assistenti Sociali della Lombardia)si posiziona rispetto al significato degli interventi di tutela dei minori, propone alcune riflessioni organizzative rispetto ai servizi e ripercorre le tappe degli interventi richiamando il Codice Deontologico come strumento chiave in dotazione agli assistenti sociali per leggere e interpretare situazioni ambigue o poco chiare e compiere le scelte connesse al proprio ruolo. Il particolare interesse che questo documento ha è quello di muoversi verso la definizione di un quadro comune in cui tutti gli assistenti sociali che operano in questa area di intervento possano ritrovarsi, nonostante le enormi differenze che caratterizzano i contesti lavorativi di ognuno, e di richiamare alla deontologia professionale e quindi all essere professionisti parte di una collettività di pari, come risorsa fondamentale per individuare un punto di equilibrio nella tensione tra il rischio di standardizzazione degli interventi da una parte e quello di eccessiva discrezionalità e irripetibilità dall altra. page 1 / 6

2 Tra i tanti argomenti trattati nel documento mi sembra interessante focalizzare l attenzione su quattro temi, trattati qui in termini di indicazioni, particolarmente rilevanti e utili ad aprire una riflessione sull evoluzione dei servizi e degli interventi di tutela dell infanzia, dell adolescenza e della famiglia: - Dare un senso comune agli interventi di tutela - Considerare il minore insieme alla sua famiglia - Definire il proprio ruolo nella complessità organizzativa dei servizi - Sistematizzare i processi di lavoro Dare un senso comune agli interventi di tutela Il primo sforzo che il documento realizza è quello di definire in modo chiaro, attraverso fonti bibliografiche e normative, che cosa significa realizzare interventi di tutela. Tutela che porta con sé il tema della cura, della difesa e della protezione ma che, soprattutto, richiama all esigibilità dei diritti sanciti dalla Costituzione: diritti del minore, diritto della famiglia a occuparsi del proprio figlio e diritto alla salute in una più ampia accezione di benessere. Le due grosse questioni che ruotano intorno al tema della tutela, e che interrogano da anni quanti operano in questo ambito, sono: - Quale sia l interesse prevalente da tutelare e quale il soggetto detentore della tutela tra genitori, giudice, avvocato e assistente sociale stesso; - Come venga interpretata e come si giochi la dimensione pubblica del lavoro dell assistente sociale, che agisce in nome dello Stato e a che titolo e quanto quest ultimo debba, e come, entrare nella sfera famigliare e privata dei cittadini. Il documento, insieme agli interventi che ne hanno accompagnato la presentazione pubblica, richiama e specifica il fulcro dell attenzione ne l interesse superiore del fanciullo e il prevalente interesse del minore come il miglior interesse per quel bambino specifico, in quella situazione specifica ( )l interesse del minore è da intendersi come quell insieme di fattori soggettivi, familiari e sociali che page 2 / 6

3 promuovono lo sviluppo armonico e favoriscono la crescita del bambino e dell adolescente e, in quanto tali, non si contrappongono per definizione agli interessi e ai diritti dei genitori, ma debbono e possono trovare compiuta espressione nella famiglia di origine. Individua così due riferimenti molto chiari a cui attenersi nello svolgimento della professione, oltre alla Costituzione che identifica i diritti esigibili dei cittadini: la Convenzione sui diritti dell infanzia del 1989 (art.3), e il Codice Deontologico degli assistenti sociali, che sono da considerarsi non soltanto come riferimenti culturali o valoriali, ma come indicazioni di comportamenti attivi e promozionali. Dunque il documento richiama l importanza di guardare al bambino inserito all interno della propria famiglia, pur con la consapevolezza della necessità di mettere al riparo il bambino da eventuali danni in caso questo si renda necessario, ma con la prevalente direzione verso il sostegno e aiuto alla famiglia attraverso la valorizzazione delle risorse che possa permettere di affrontare e superare il malessere o le problematiche che sono all origine dell intervento dei servizi. Il secondo punto importante emerso dal testo e dal dibattito che ne è seguito è connesso all acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza e anche esplicitazione, da parte degli assistenti sociali stessi, dell ampio spazio di discrezionalità in cui si muovono soprattutto, nel momento in cui la scelta di campo è quella di evitare la standardizzazione della rilevazione dei bisogni e quella degli interventi Considerare il minore insieme alla sua famiglia I rischi connessi all ampio spazio di discrezionalità sopra citato sono numerosi e tra questi emerge anche l ampio tema di quale sia il focus a cui l assistente sociale deve guardare nel contesto degli interventi di tutela. Il bambino o i genitori? E quanto conta la tipologia di famiglia in cui il bambino è inserito nell orientare o spostare questo focus? Il lavoro proposto dall Ordine da una parte richiama l attenzione sull evoluzione del contesto sociale in cui ci si trova ad operare che ha trasformato l idea di famiglia poiché i due aspetti- coniugalità e genitorialità- un tempo strettamente connessi, non coincidono più, per lo meno non necessariamente. Dall altra propone, anche riprendendo precedenti lavori e studi, l apertura di spazi di relazione volti a page 3 / 6

4 valorizzare le risorse, cercando tutte le forze attivabili all interno di un contesto familiare, e a nominare, ricomporre e bilanciare gli interessi, anche quando sono diversi o addirittura contrapposti. In questo senso la dimensione professionale spinge nella direzione del riconoscimento e della capacità di nominare i problemi e gli interessi diversi in campo e di realizzare un lavoro di ricomposizione attraverso il mantenimento di un doppio sguardo, sul minore e sulla famiglia. Definire il proprio ruolo nella complessità organizzativa dei servizi I contesti organizzativi in cui si gestiscono gli interventi di tutela, e in cui quindi si inserisce il lavoro degli assistenti sociali sono contesti molto diversi tra loro, per dimensioni, tipologia di relazioni interistituzionali tra Comuni e Asl e con l Autorità Giudiziaria, professionalità presenti, ruoli e compiti gestiti internamente o in forma esternalizzata. Parallelamente a tale diversificazione tendono spesso a variare il ruolo e il mandato che le organizzazioni danno agli assistenti sociali e le possibilità reali, per i singoli professionisti, di lavorare in un contesto di corresponsabilità, e quindi di definizione condivisa, all interno della propria organizzazione, del giusto punto di equilibrio già sopra richiamato. Rispetto a questo tema il documento individua alcuni aspetti organizzativi che definisce la condizione minima perché un servizio dedicato alla tutela dei minori possa avere senso: - Monte ore lavorativo sufficiente in relazione alle situazioni in carico - Essere strutturato, attraverso la presenza di figure professionali di riferimento piùo meno stabili e dedicate e modalità chiare di relazione tra di esse - Avere spazi e momenti di riflessività - Garantire una logica progettuale, anche attraverso la disponibilità di risorse attivabili. L interessante passaggio ulteriore proposto durante il seminario, rispetto alla già importante declinazione page 4 / 6

5 dei requisiti organizzativi minimi per i servizi di tutela, è stato il richiamo ai singoli professionisti a farsi garanti di tali requisiti, richiedendoli con forza dove non presenti e difendendoli da attacchi e modifiche portati avanti in nome dell efficienza economica. Spingere quindi, come ordine professionale e come singoli, affinché siano garantite a tutti delle condizioni di lavoro sufficienti che possano a loro volta garantire un sufficiente grado di capacità di risposta e di intervento nei confronti dell utenza. Sistematizzare i processi di lavoro Un ultimo passaggio proposto da questo lavoro che mi sembra importante riprendere è quello della enfatizzazione della differenza tra urgenza ed emergenza e dell importanza di riuscire a mantenere il più possibile un approccio di tipo progettuale che invece una logica prevalentemente emergenziale non consente di avere. Il rischio di agire in una logica di emergenza è, infatti, quello di tentare di fare tutto subito e il più in fretta possibile, con la conseguenza frequente di saltare passaggi importanti e non rispondere pienamente ai propri compiti. In questo senso il documento richiama l importanza di strutturare e definire i processi di lavoro, non attraverso schemi troppo rigidi che rischiano di standardizzare eccessivamente gli interventi, ma attraverso la definizione di fasi di lavoro che aiutino l operatore a orientarsi e anche a demandare al giusto momento o luogo la soluzione dei problemi che via via emergono nel percorso. L attenzione verso la definizione di fasi di lavoro così intesa, in particolare nel documento distinte in segnalazione, valutazione sociale e progetto, corrisponde proprio a quella idea di bilanciamento e di ricerca del giusto equilibrio tra un rischio di standardizzazione e quello di eccessiva discrezionalità che orienta l intero lavoro qui presentato. I quattro elementi qui presentati, che sono solo una parte delle riflessioni contenuta nel documento, costituiscono quattro elementi centrali nel riflettere e analizzare i processi e gli interventi orientati alla tutela dei minori e quindi credo sia importante partire da qui per procedere, nei prossimi mesi, con approfondimenti e punti di vista che ci aiutino a continuare la ricostruzione dello stato di salute dei servizi per la tutela oggi in Lombardia. page 5 / 6

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