Immanuel Kant Per la pace perpetua

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1 Immanuel Kant Per la pace perpetua Lavoro svolto da: Bergo Marta Borgonovo Riccardo Scotti Federica Tagliabue Luca

2 PARTE PRIMA Un trattato di pace non può valere come tale se viene fatto con la segreta riserva di materia per una futura guerra Le cause di una futura guerra già presente vengono tutte annullate dal trattato di pace, in quanto se rimanessero si parlerebbe semplicemente di una tregua.

3 Nessuno stato indipendente può venire acquisito da un altro Stato tramite eredità, scambio, vendita o dono Lo stato non è un avere ma una persona morale che nel momento in cui viene incorporato diventa una cosa. Questo concetto viene esplicitato anche dal fatto che nel caso in cui si prestino delle truppe i soldati diventano oggetti da consumare a proprio piacimento.

4 Gli eserciti permanenti devono con il tempo scomparire del tutto Gli stati armandosi producono dei costi in vista della pace che superano quelli di una breve guerra, in cui gli uomini sono usati come macchine. Le esercitazioni armate dei cittadini sono giustificate in quanto volte alla difesa di se stessi e dell intero Stato.

5 Non devono essere fatti debiti pubblici in vista di conflitti esterni dello stato Contrarre debiti con uno stato straniero significa inevitabilmente arricchirlo con gli interessi derivanti da questo e, di conseguenza, facilitarlo ad una guerra che è già una tendenza innata nella natura umana. Questo procedimento comporta un ostacolo alla pace perpetua.

6 Nessuno stato può intromettersi con la violenza nella costituzione e nel governo di un altro stato. Nel caso in cui ci sia una guerra civile all interno di uno Stato e si creino due fazioni contrapposte, uno Stato esterno non ha alcun diritto di intromettersi poiché la sua intromissione sarebbe vista come uno scandalo e come un attentato alla singolarità degli altri stati.

7 Nessuno stato in guerra con un altro si può permettere ostilità tali da rendere impossibile la reciproca fiducia per una pace futura Durante il periodo di guerra nessuno stato ha il diritto di compiere atti disonorevoli che possono in un qualche modo ledere alla fiducia in una pace futura, in caso contrario avverrebbe solamente uno sterminio.

8 PARTE SECONDA Gli uomini vivono per natura in uno stato di guerra, talvolta senza manifestazione di ostilità, ma con una costante minaccia di queste. In realtà anche l'assenza di ostilità non costituisce alcuna garanzia per la pace perpetua.

9 Primo articolo definitivo per la pace perpetua. In ogni stato la costituzione civile deve essere repubblicana Una costituzione fondata su: libertà, dipendenza da un' unica legislazione e uguaglianza secondo la legge è repubblicana, questa, sta alla base di qualsiasi costituzione civile. Ci si chiede se sia l'unica a poter portare alla pace perpetua, sta di fatto che questo obiettivo costituisce una sua prospettiva per una particolare ragione.

10 Infatti, in una costituzione repubblicana, in merito a qualsiasi decisione, è di primaria importanza il consenso dei cittadini, che, trovandosi a decidere riguardo alla guerra saranno portati a riflettere su di essa a lungo. Invece, nel caso in cui il cittadino sia in realtà suddito, la guerra non costituisce motivo di pensiero, poiché il sovrano la dichiara a suo piacimento come una gara, in quanto proprietario dello stato, senza giustificazioni.

11 Bisogna distinguere diverse forme di stato: Dominio ramificato in autocrazia, aristocrazia e democrazia, rispettivamente potere del principe, della nobiltà e del popolo. Governo divisibile a sua volta in repubblicanesimo e dispotismo, il primo in cui c'è divisione tra potere legislativo ed esecutivo, il secondo in cui volontà pubblica e del sovrano coincidono. In conclusione affinché un governo sia rappresentativo deve essere necessariamente repubblicano.

12 Secondo articolo definitivo per la pace perpetua. Il diritto internazionale deve fondarsi su un federalismo di liberi stati I popoli non possono unirsi in uno Stato di popoli per uscire dallo stato di guerra che è lo Stato di natura, poiché in uno Stato vi è un superiore che comanda un inferiore. L unico rimedio a questa mancanza per evitare la guerra tra Stati è la federazione universale di tutti gli Stati del mondo. Ciò dovrebbe favorire la nascita del diritto internazionale che tuteli i rapporti tra i vari Stati e ne garantisca l indipendenza uno rispetto all altro.

13 Terzo articolo definitivo per la pace perpetua. Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni dell'ospitalità universale. Occorre evitare il maltrattamento degli stranieri per evitare i pretesti di guerra. In particolare gli stranieri devono godere del diritto di visita degli altri Stati in virtù del fatto che la superficie della terra è un possesso comune a tutta l umanità. Quindi finché lo straniero rispetta tutte le leggi e le regole del paese che sta visitando non si deve agire ostilmente nei sui confronti. Kant cita come esempio di cattiva condotta gli insediamenti coloniali europei in Africa, Asia e America.

14 Primo supplemento Sulla garanzia della pace perpetua È la NATURA che garantisce la pace perpetua, essa fa sorgere la concordia tra gli uomini, proprio per questo viene chiamata DESTINO e agisce secondo leggi a noi sconosciute; ancora viene chiamata PROVVIDENZA che noi possiamo solamente aggiungere con il pensiero. In questo caso il termine migliore è semplicemente NATURA in quanto parliamo di teoria.

15 Predisposizioni favorevoli della natura: Ha predisposto le regioni della Terra affinché l'uomo possa viverci. Attraverso la guerra ha spinto gli uomini a popolare le zone più impervie della Terra. Sempre attraverso la guerra, averli costretti a stabilire tra loro rapporti più o meno giuridici. In realtà l'uomo fa della guerra un motivo di onore contrariamente a quanto pensavano i filosofi greci, i quali sostenevano infatti che la guerra fosse un male in quanto produceva più persone malvagie di quante ne eliminava.

16 Secondo supplemento Articolo segreto per la pace perpetua Per uno stato può sembrare una riduzione di se stesso affidarsi a insegnamenti dettati da filosofi, i quali sono sudditi, ma lo stato deve poterli fare esprimere in modo libero e pubblico riguardo le questione della pace e della guerra. Il filosofo, a differenza del giurista non può essere corrotto. Non può coincidere con un sovrano, infatti il possesso del potere corrompe inevitabilmente la libertà della ragione, i sovrani devono farsi illuminare dalla guida dei filosofi dal momento che per loro natura sono incapaci di cospirazioni contro la salute dello stato stesso.

17 SULLA DISCORDANZA TRA MORALE E POLITICA IN RELAZIONE ALLA PACE PERPETUA La motivazione per raggiungere la pace perpetua è comune a tutti, tutti lo sanno, ma è impossibile che tutti insieme vogliano le condizioni per la pace perpetua. L unico modo per ottenerla sarebbe obbligare la collettività a volere la stessa condizione; anche se ci fosse un legislatore non si riuscirebbe nell intento, quindi, in pratica, la teoria della pace perpetua non si può realizzare.

18 Si definisce politico morale colui che prende i principi della prudenza politica che possono conciliarsi con la morale. In contrapposizione esiste il moralista politico che assume una morale a seconda della convenienza. Kant definisce la morale come dottrina generale della prudenza, ovvero la teoria per scegliere i mezzi al fine di realizzare le proprie intenzioni.

19 Il pratico sostiene che l uomo per sua natura sa già che non vorrà mai ciò che è necessario per realizzare la pace perpetua, ma concede al teorico la vana speranza di raggiungerla. Il politico morale è tenuto, se ci sono dei difetti nella costituzione, ad impegnarsi affinché gradualmente essa venga migliorata. Inoltre se una costituzione è ottenuta da un popolo mediante una rivoluzione, non bisogna restaurare la forma di governo precedente poiché è l istinto naturale di cambiamento ad aver spinto il popolo.

20 Il politico morale si basa su: 1. fac et excusa :il politico deve agire e poi giustificarsi; Le scuse saranno più efficaci,se successive piuttosto che preposte. 2. Si fecisti nega : bisogna negare di essere colpevoli dei mali che sono stati arrecati allo stato, all occorrenza incolpando la natura umana dei cittadini. 3. Divide et impera : se qualcuno che appoggia il tuo potere ne ha a sua volta troppo, fallo spodestare dal popolo, otterai il potere assoluto.

21 Tutti i politici dichiarano di attenersi al diritto,in realtà cercano le scappatoie per sottrarsi ad esso. Per sfatare questo status bisognerebbe smettere di dichiarare l intento di raggiungere la pace perpetua. Il politico morale deve agire come se la propria massima debba diventare una legge universale. Il moralista politico si prepone,come scopo, soltanto di raggiungere il proprio fine ed è questo il suo unico problema

22 Un politico deve applicare allo stato leggi che perseguono il benessere comune e non il suo personale che, se avrà agito bene,verrà comunque raggiunto. Il moralista politico si oppone all unificazione di popoli perché ciò non permetterebbe a ciascuno di raggiungere i propri obiettivi La politica non può sussistere se non riconosce il primato alla morale. Il diritto è sacro e il potere politico dovrebbe essere in funzione di esso

23 DELL'ACCORDO DELLA POLITICA CON LA MORALE SECONDO IL CONCETTO TRASCENDENTALE DEL DIRITTO PUBBLICO Tutte le azioni relative al diritto degli altri uomini, la cui massima è incompatibile con la pubblicità, sono ingiuste Una massima che per riuscire, senza che sia vanificata la mia intenzione, debba essere tenuta segreta, vuol dire che non può che generare l'opposizione di tutti ed essere vista come una minaccia. Questo principio, a detta di Kant, è come un assioma e per di più di facile applicazione.

24 1. Per quanto riguarda il diritto politico. Il diritto politico(ius civitatis) è il diritto interno ad uno stato che ne regola i rapporti di convivenza tra i cittadini. È lecito che il popolo insorga contro un sovrano tiranno? Poiché la tirannia è sbagliata, in quanto viola i diritti dei sudditi, sembra legittimo ribellarsi ad essa. Per sapere se sia lecito insorgere contro il tiranno bisognerebbe chiedersi se si potesse rendere pubblica questa massima. Se ciò avvenisse il sovrano, avendo pieno potere, potrebbe rendere pubblica la sua massima che prevede l'uccisione dei capi della rivolta. Quindi non risulta lecito ribellarsi al sovrano in quanto appare chiaro che, se i sudditi rendessero pubblica la propria intenzione, essa diverrebbe inattuabile.

25 1. Per quanto riguarda il diritto internazionale. Kant sostiene a proposito del diritto internazionale che vi possono essere patti tra stati, a patto che non siano vincolati da particolari costrizioni, che siano liberi e permanenti e che siano finalizzati al solo conseguimento della pace. Qui di seguito sono riportati gli stessi esempi effettuati da Kant a proposito di antinomia tra massime politiche e norme morali.

26 a) Se uno stato S1 promette qualcosa ad un altro stato S2, può successivamente, per questioni di salvezza, rinunciare alla parola data? Se lo stato S1 rendesse pubblica questa sua massima tutti gli altri stati sarebbero portati ad evitarlo e ad opporsi alla sua pretesa(rinunciare alla promessa). In questo modo renderebbero vana l'intenzione di S1 e quindi la massima non può che essere ingiusta.

27 b) Se lo stato S1, divenuto una grande potenza, genera preoccupazione agli altri stati di un possibile attacco, possono questi ultimi aggredirla senza che ci sia stata alcuna offesa precedente? Se uno stato dovesse dovesse dichiarare pubblicamente questa massima, provocherebbe la sua rovina in quanto lo stato S1 lo preverrebbe. Di conseguenza, poiché questa massima per funzionare debba essere tenuta nascosta, se ne deduce che sia ingiusta.

28 c) Se lo stato S1 più piccolo, con la sua posizione rompe la continuità territoriale dello stato S2, può allora S2 assoggettare e unire S1 al suo territorio? È facile capire che questa massima è sbagliata perché se fosse dichiarata pubblicamente i piccoli stati si coalizzerebbero subito e gli stati più potenti gli condividerebbero il bottino rendendo quindi impraticabile la massima.

29 3. Per quanto riguarda il diritto cosmopolitico Abbiamo appena visto come, in accordo con Kant, non siano conciliabili le massime del diritto internazionale con la pubblicità. Ci tengo a precisare che col termine pubblicità si deve intendere l'uso della ragione in pubblico, ovvero l'esporre liberamente in pubblico le proprie massime, che non corrisponde all'imperativo categorico in quanto la pubblicità può non corrispondere alle leggi morali(basti pensare a un dittatore, egli può dire pubblicamente ciò che vuole senza limitazioni) mentre l'imperativo categorico, così come lo intende Kant, è una massima estendibile a tutti che ha la virtù di non risultare dannosa a nessuno.

30 Abbiamo affermato dunque l'incompatibilità delle massime della politica con l' uso della pubblicità, ma si può concordare la politica con la morale? Quando? Noi siamo coscienti di aver affidato allo Stato la nostra libertà all'atto della nostra nascita. In questo modo noi non siamo liberi in senso assoluto, ma dobbiamo sottostare alle leggi che lo Stato ci impone in quanto garante dei nostri diritti.

31 Kant dice che questo meccanismo, applicato alla politica internazionale, è l' unico capace di concordare con la morale (poiché ha come fine la pace e quindi il bene di tutti). In altre parole la federazione tra stati al fine di garantire una pace perpetua deve funzionare proprio come il patto stipulato tra lo Stato e i cittadini (dove i cittadini non sono altro che gli stati e lo Stato la confederazione tra gli stati).