LA CORTE E IL CORTILE

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1 MARIA CANDIDA GHIDINI LA CORTE E IL CORTILE ASPETTI DELLA CULTURA NOBILIARE RUSSA TRA SETTECENTO E OTTOCENTO Pubblicazioni dell I.S.U. Università Cattolica

2 MARIA CANDIDA GHIDINI LA CORTE E IL CORTILE ASPETTI DELLA CULTURA NOBILIARE RUSSA TRA SETTECENTO E OTTOCENTO Milano 2002

3 2002 I.S.U. Università Cattolica Largo Gemelli, 1 Milano ISBN

4 Perciò ci sono due modi di avvicinarci alla comprensione dell intuizione artistica che ha guidato il poeta; la via diretta, che è quella di uno studio immediato delle sue immagini e dei mezzi creativi; ma anche la via indiretta in questa operazione può portare un contributo prezioso: far conoscere la realtà che è servita all artista come prototipo della sua creazione. Il minimo che si può ottenere con questa seconda via (la vivezza tangibile della vita passata, l immersione immediata nel suo quotidiano e nella sua psicologia) costituisce già di per sé un grande valore. Поэтому есть два способа приблизиться к пониманию художественного замысла, руководившего поэтом; прямoй путь это путь непосредственного изучения его образов и творческих средств; но ценные услуги в этом деле может оказать и косвенный путь ознакомления с той действительностью, которая служила художнику прообразом его создания. Самое малое, что мы можем добыть на этом втором пути, - осязательность минувшей жизни, непосредственное погружение в ее быт и психику, - уже есть большая и притом самостоятельная ценность. La Mosca di Griboedov, M.O. Geršenzon

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6 INDICE Introduzione... 9 PARTE PRIMA ORIGINE E STORIA DEL CETO NOBILIARE 1. Il ceto e il čin Le origini della nobiltà russa Pietro il Grande e la Tabella dei ranghi L emancipazione nobiliare Ranghi, titoli e appellativi Ordini, stemmi e uniformi La famiglia e la proprietà PARTE SECONDA LA BUROCRAZIA E IL SERVIZIO CIVILE 1. Le riforme di Pietro e le basi di una nuova burocrazia La burocrazia e i nuovi organi locali Le riforme di Alessandro I Il 1809 e le premese per la nascita di un nuovo ceto impiegatizio I činovniki: carriera e vita quotidiana APPENDICI APPENDICE I LA TABELLA DEI RANGHI AGLI INIZI DEL SETTECENTO LA TABELLA DEI RANGHI AGLI INIZI DELL OTTOCENTO

7 APPENDICE II ТАБЕЛЬ О РАНГАХ СТАТСКИЕ И ПРИДВОРНЫЕ ЧИНЫ ГВАРДИЯ АРМИЯ APPENDICE III APPELLATIVI DOVUTI ALLE DIVERSE CLASSI DELLA TABELLA Bibliografia Indice dei nomi

8 A Matteo e Laura

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10 Introduzione Lontano? Com è la storia. A volte ti fa volare oltre monti e mari, oltre ai confini del mondo. Далеко ль? Какова история. В иной раз залетишь за тридевять земель, за тридесять царство. Il Minorenne, D.I. Fonvizin Aleksandr Herzen sosteneva che in Russia tutto il movimento intellettuale e politico è limitato alla nobiltà. La storia della Russia, dalla riforma di Pietro il Grande in poi, [ ] non è che la storia del governo russo e della nobiltà. Si tratta di un giudizio categorico, ma che esprime molto bene come, a partire dal Settecento, la storia russa sia stata determinata dalle vicende della nobiltà e dal tormentato rapporto che essa intrattenne con l autocrazia. La conoscenza della civiltà russa del Settecento e dell Ottocento, dunque, non può prescindere dalla storia della nobiltà. E a questo punto che nascono i problemi: ci si accosta al ceto nobiliare russo e, riconoscendovi tanti elementi che lo apparentano alla nobiltà europea, si è tentati di procedere utilizzando le categorie e i termini approntati per i corrispondenti fenomeni europei. Ciò porta a inevitabili malintesi. Il tricorno, il vestito alla tedesca o lo stemma composto secondo la più ortodossa tradizione dell araldica internazionale non erano sufficienti a rendere il nobile russo partecipe a pieno titolo della koinè aristocratica europea. D altra parte, quello stesso nobile leggeva i libri che venivano letti in Europa e a Pietroburgo si percepiva l influenza dagli stessi sistemi di pensiero che dominavano nelle altre capitali. La lettura della storia della nobiltà russa come una variante specifica della storia della nobiltà europea può, quindi, sviare 9

11 tanto quanto quella che colloca la Russia in uno spazio diverso da quello europeo, per relegarla alla pittoresca dimensione dell esotico. Dal Settecento in poi la Russia diventa infatti un interlocutore partecipe a pieno diritto della cultura europea ed esce dalla condizione di grezzo materiale etnografico, fonte di curiosità e di stupore per gli avventurosi viaggiatori provenienti dall Europa. Ma è vero anche che l evoluzione storica del paese ha portato in Russia alla formazione di un assetto sociale diverso rispetto alle situazioni conosciute dal resto del continente. Che tale diversità sia dovuta a un essenza autoctona qualitativamente differente o invece a uno sfasamento temporale dello sviluppo storico (il ritardo della storia russa su quella occidentale), il fulcro della questione non cambia, anche perché fenomeni simili che si verificano secondo tempi diversi finiscono per dare luogo a situazioni profondamente differenti. La storia della nobiltà russa, dunque, è molto diversa da quella della nobiltà occidentale, ciononostante non si può negare che in Russia il ceto nobiliare si sia faticosamente costituito come un gruppo sociale omogeneo proprio in virtù della partecipazione alla cultura dell Europa. Questa apparente contraddizione ha condizionato la coscienza di sé del nobile russo che sentiva la propria appartenenza a un milieu comune, la civiltà aristocratica europea, e, al tempo stesso, la forte originalità che lo contraddistingueva. Tre fattori strettamente connessi l uno all altro hanno determinato il particolare sviluppo della nobiltà russa rispetto a quella europea: 1. Come già Čaadaev sottolineava nella sua prima Lettera filosofica, la nobiltà russa si era costituita come ceto unico e omogeneo con molta difficoltà, perché nella Russia moscovita l élite al servizio dello Stato era divisa in caste separate, tanto che non esisteva nemmeno un termine che la designasse nel suo complesso. Il lento processo di 10

12 assimilazione di questi gruppi in un unico ceto nobiliare ebbe inizio con l istituzione della Tabella dei ranghi da parte di Pietro il Grande. Il paradosso fu che questa sorta di atto di nascita della nobiltà russa non fu affatto riconosciuto come tale dai diretti interessati. La Tabella dei ranghi fu percepita invece come un passo antinobiliare, una misura che livellava le complesse gerarchie esistenti e, fatto ancora più inaudito, apriva potenzialmente le porte della nobiltà a chiunque, anche non nobile, si fosse distinto nel servizio allo Stato. Anche da questo paradosso ebbe origine l eterna questione dell identità nobiliare che fino al XX secolo tormentò ogni nobile russo colto: da Novikov in poi l uomo di cultura nobile si interrogò su se stesso, in una perpetua condizione di riflessione su di sé e sul proprio ruolo nella storia patria. 2. Fin dal periodo kieviano i diversi gruppi della popolazione erano suddivisi non in base alla loro origine, ma a partire dal tipo di occupazione o meglio di obbligo nei confronti del potere statale. Cercando di definire il tratto specifico della nobiltà russa, tutti i grandi storici della fine dell Ottocento sono concordi nel rinvenirlo nella totale dipendenza dall autocrazia. Anche nei momenti di crisi del regime autocratico, di solito alla fine di un regno o in occasione delle numerose congiure di palazzo, lo scontro di potere non fu mai tra l autocrazia e una nobiltà forte e compatta. Molti zar vennero deposti da colpi di mano nati negli ambienti dell alta nobiltà e della Guardia, ma questi furono sempre l espressione di una piccola parte del ceto, solitamente opposta al resto del ceto stesso. Un esempio indicativo è costituito dalla chiamata al trono di Anna Ivanovna. All inizio del regno, il potere della zarina fu fortemente limitato dai famosi articoli del 1730 che le erano stati imposti dall alta nobiltà. Il ceto nobiliare nel suo complesso, tuttavia, reagì con ostilità a queste misure, con motivazioni diverse: chi era chiaramente partigiano del regime autocratico e chi, invece, era favorevole a una limitazione del potere 11

13 monarchico, non a favore di una ristretta oligarchia, ma della nobiltà in generale, in quanto ceto. Il 25 febbraio 1731 Anna Ivanovna si sbarazzò degli articoli del Ma lo poté fare perché ottenne l appoggio della media e della piccola nobiltà. L aristocrazia perdette la battaglia che la media nobiltà aveva ingaggiato a difesa dell autocrazia e il regno di Anna Ivanovna, nonostante il regime di terrore che si instaurò, fu caratterizzato da una serie di misure a favore della piccola e media nobiltà. 3. Dall asservimento della nobiltà alle esigenze dello Stato autocratico derivò il fenomeno della burocrazia russa, unica nel suo genere, per come si radicò nel tessuto sociale del paese. Tabelle dei ranghi come quella di Pietro esistevano in tutta Europa, ma nessuna condizionò l intera vita sociale, come successe in Russia. La differenza sta nel fatto che la Russia fu l unico paese in cui il grado raggiunto nella scala gerarchica della Tabella dei ranghi (il famigerato čin) assunse un significato sociale profondo. Il čin, infatti, non era solo il segnale della posizione raggiunta nel servizio; diversamente da quanto succedeva in Germania, esso veniva mantenuto anche dopo aver lasciato il servizio, perché aveva implicazioni che andavano ben oltre la carica ricoperta ed era strettamente correlato alla strutturazione in ceti della società. Ciò fu possibile perché, all epoca dell introduzione della Tabella, la nobiltà non aveva altro che la unisse se non l obbligo verso lo Stato. In origine la burocrazia era costituita esclusivamente da nobili e anche in seguito, almeno fino alla metà dell Ottocento, la maggioranza dei burocrati poteva vantare solide ascendenze nobiliari. Eppure, essa era percepita come qualcosa di estraneo se non addirittura opposto e ostile all autentico mondo nobiliare. Anche i nobili si emanciparono, novantanove anni e un giorno prima dei contadini, con il Manifesto sulla libertà concesso da Pietro III il 18 febbraio Il cammino verso 12

14 l emancipazione dal servizio fu lento e graduale e andò di pari passo con la conquista di una sofferta identità di ceto. La liberazione dal servizio obbligatorio, la residenza nelle tenute di famiglia, il servizio elettivo negli organi locali creati dalle riforme di Caterina II accrebbero la consapevolezza di sé della nobiltà. Le Assemblee della nobiltà, nate attorno agli anni Settanta del XVIII secolo a livello di distretto e di governatorato, elaborarono programmi e misero a fuoco gli interessi del ceto. Ma tutto questo non sfociò nella formazione di un ceto nobiliare simile a quelli conosciuti dal resto dell Europa nella storia moderna. La nobiltà russa restava anche formalmente sottomessa all autocrazia. Gli unici spazi di libertà o meglio di potere concessale erano quelli conquistati da ogni suo singolo membro grazie al servizio. Aspirando al čin, tuttavia, la nobiltà in quanto ceto si votava a morte certa. Per tutto il Settecento e l Ottocento fu impossibile creare istituzioni corporative nobiliari veramente efficaci. I vari marescialli della nobiltà, le Assemblee nobiliari, il servizio elettivo negli organi locali, oltre ad essere cariche poco appetibili (di per sé non davano automaticamente diritto al čin), erano sempre subordinati alla burocrazia propriamente detta. I rapporti delle istituzioni corporative di ceto con i činovniki (i funzionari governativi) furono regolati dalla legge solo nel 1831, ma rimasero comunque sempre improntati alla subordinazione delle prime ai secondi. Questo problematico rapporto tra nobili e burocrati ha suggerito la suddivisione del libro in due parti: l una sulla nobiltà, l altra sulla burocrazia. Da quanto detto finora, è evidente la convenzionalità della distinzione. La storia della nobiltà per tanti versi è inscindibile dalla storia della burocrazia; di essa fanno parte la conquista dei privilegi di ceto, ma anche l evoluzione dei titoli, ottenibili con il servizio, e di quel sistema di onorificenze e riconoscimenti che tenevano il mondo nobiliare saldamente legato alla Corte e alle esigenze dello Stato. Eppure, nelle coscienze tale distinzione era viva. Nei primi trent anni dell Ottocento molti nobili colti sentivano il bisogno di 13

15 superare le burocratiche barriere di ceto nell interesse di una cultura autenticamente nazionale. Paradossalmente, ciò pareva loro possibile ancorandosi alla propria origine nobiliare, all antichità della stirpe. Essa diventava il simbolo della fedeltà alla storia del paese e pegno per la rifondazione della cultura nazionale, lontano dal mercato dei činy e delle cariche. In questo senso, nobiltà e aristocrazia di servizio assumevano significati lontani e contrastanti, perché la nobiltà così concepita sarebbe stata non il sostegno dell autocrazia, ma la garanzia di un limite posto al dispotismo. Puškin più volte rivendicò, con amore, ma senza alcuna boria aristocratica, l origine illustre della propria famiglia. La cura per le tradizioni nobiliari e il radicamento nella storia patria furono per il grande scrittore un occasione per interrogarsi ed esprimere un giudizio sulla società a lui contemporanea, artificiosamente scissa in gruppi sociali estranei l uno all altro e in balia di un potere senza limiti. L essere nobili avrebbe dovuto significare, dunque, appartenere, in modo consapevole e responsabile alla storia patria ed esserne custodi. All autocoscienza nobiliare, al senso vivo dell appartenenza a un ceto, si faceva appello per il superamento dei ceti in favore di una cultura nazionale unita. Oltre cinquant anni dopo, durante l inaugurazione del monumento a Puškin nel 1881, Ivan Aksakov estese a tutti i ceti questa concezione puškiniana di nobiltà: Puškin amava realmente i suoi antenati. E con ciò? Sarebbe auspicabile che il legame con le tradizioni e il senso di continuità storica sia proprio non solo alla nobiltà (dove quasi non esiste), ma a tutti i ceti; affinché la memoria degli antenati viva anche tra i mercanti, il clero e i contadini. [ ] Ma che cosa, in sostanza, dava all anima di Puškin questo amore per i propri antenati? Gli dava e alimenta va in lui solo un sentimento vivo della storia. [ ] Anche nell attualità egli si sentiva sempre come all interno di una cornice storica, all interno della storia viva, in progressione. Nell interpretazione di Aksakov la nobiltà funge da simbolo del radicamento nella tradizione patria, da concreto dato sociale essa diventa quasi una categoria etica che perde la connotazione 14

16 storica e cetuale che le è propria. L esempio di Aksakov è indicativo: egli rappresenta il compimento di quel pensiero nobiliare che, pur nato nell orbita della Tabella dei ranghi e delle riforme petrine, aveva sempre idealmente contrapposto nobiltà e servizio, stirpe e čin. Fin dalla seconda metà del Settecento la tormentata evoluzione del ceto nobiliare è stata minuziosamente registrata nelle opere letterarie. E un fenomeno comune, ma in Russia particolarmente marcato, perché la letteratura si è spesso trovata a essere non solo l unica possibile arena della discussione civile e politica, ma anche un mezzo consapevolmente usato per dirigere e influenzare il corso della storia. La sociologia, la storia sociale e persino la linguistica spesso hanno usato le opere letterarie come fonti dei propri studi. La domanda sulla legittimità di tale operazione risale alle infiammate polemiche ottocentesche sulla relazione tra la letteratura e la società. Già Ključevskij nella sua Storia dei ceti in Russia lanciava un appassionato anatema contro la storia sociale nata negli studi dei letterati e degli artisti invece che nelle camere dei tribunali o negli uffici legislativi. E chiaro che in un opera letteraria abbiamo il quadro simbolico di una società, non tanto nella sua verità storica, quanto nella percezione della coscienza dello scrittore. Questo studio percorre la strada opposta: l informazione storico-sociale e linguistica ci serve non per ricostruire un mondo (la società storica del Settecento e dell Ottocento russi), ma l immagine di quel mondo che si riflette nell opera letteraria. Dalla storia alla letteratura e non viceversa. Approfondire i movimenti sociali che sono all origine di molte immagini letterarie consentirà di comprendere meglio le opere che si hanno di fronte, restituendo loro la concretezza e la tangibilità che ogni grande opera d arte sa ricreare. Questo libro non sarebbe stato possibile senza l aiuto e la collaborazione dei colleghi e amici della cattedra di russo 15

17 dell Università Cattolica di Milano. A Serena Vitale devo l idea iniziale e numerosi suggerimenti che mi hanno permesso di orientarmi in una materia per me nuova. Anna Bonola, Adriano Dell Asta e Maurizia Calusio hanno sostenuto il mio lavoro in tutte le sue fasi. A tutti loro va un ringraziamento affettuoso per la competenza e la cordialità con cui hanno letto e riletto queste pagine. Infine, grazie a Ilaria Muzzi, la cui tesi sulla Tabella dei ranghi è stata per me uno stimolo e un occasione per riflettere sulla traduzione in italiano dei termini indicanti i činy. 16

18 PARTE PRIMA ORIGINE E STORIA DEL CETO NOBILIARE

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20 1. Il ceto e il čin Già, ma dove andare a prenderlo un nobile come si deve? Mica lo trovi per strada! Да ведь где же достать хорошего дворянина? Ведь его на улице не сыщешь! Il matrimonio, N.V. Gogol Popriščin, lo sfortunato protagonista delle Memorie di un pazzo, manifesta il suo stupore di fronte all insolito fenomeno di due cagnette che si scambiano lettere. Ciò che lo colpisce non è il fatto che dei cani si scrivano, ma che la corrispondenza intercorra tra due non nobili, perché solo un nobile può scrivere correttamente. E vero, nota il personaggio gogoliano, che scribacchiano anche certi mercanti e persino i servi della gleba (krepostnyj narod), ma il loro modo di scrivere è nella maggior parte dei casi meccanico: niente virgole, né punti, né stile 1. La loro è una scrittura non del tutto umana, dunque, come quella dei due esponenti canini incontrati da Popriščin. La particolare logica dell eroe gogoliano che percepiva ogni cosa in termini di ceto non derivava unicamente dalla malattia. Nei secoli XVIII e XIX la Russia era uno Stato fondato sui ceti (soslovnoe gosudarstvo), dove tutto veniva regolato a partire dall appartenenza al ceto. Ciт non riguardava soltanto l assetto giuridico statale, ma anche la posizione di ogni cittadino nella societа, la percezione che ogni individuo aveva di sй e, di uno stato fondato sui ceti il concetto di ceto 1 правильно писать может только дворянии ; их писание большею частью механическое: ни запятых, ни точек, ни слога, N.V. GOGOL, Zapiski sumasšedšego [Memorie di un pazzo], in Id., Sobranie sočinenij v devjati tomach [Opere in nove volumi], Russkaja kniga, Moskva 1994, vol. III, p

21 conseguenza, i rapporti interpersonali. La mentalitа del singolo, e quindi la cultura che da questa mentalitа era generata, era fortemente condizionata dall appartenenza a un determinato ceto. Il concetto di ceto e la sua incidenza nella storia sociale della Russia sono stati materia di dibattito tra gli studiosi, a partire almeno dagli anni Settanta dell Ottocento 2. Il ceto è infatti qualcosa di più di una semplice suddivisione sociale. E una nozione giuridica regolata dalla legge, a differenza di altre divisioni della società, come la classe, che si basano soprattutto su fattori economici e morali e sono meno rigide e definite. Un ceto, infatti, ha i suoi privilegi specifici e le sue funzioni sociali, sancite dalla legge oltre che cristallizzate dall abitudine. Inoltre, i privilegi derivanti dal ceto si acquisiscono generalmente per nascita; i rappresentanti dei ceti si riuniscono in organizzazioni o corporazioni di ceto; i ceti hanno una determinata mentalità e coscienza di sé; i ceti hanno per legge il diritto di autogoverno a 2 A. ROMANOVIČ-SLAVATINSKIJ, Dvorjanstvo v Rossii ot načala XVIII veka do otmena krepostnogo prava [La nobiltà in Russia dall inizio del XVIII secolo fino all abolizione della servitù della gleba], Tipografija Ministerstva Vnutrennych Del, Sankt-Peterburg 1870; V.O. KLJUČEVSKIJ, Istorija soslovij v Rossii. Kurs čitannyj v Moskovskom Universitete v 1886 godu [La storia dei ceti in Russia. Corso tenuto all Università di Mosca nell anno 1886], Literaturno-Izdatel skij Otdel Komissariata Narodnogo Prosveščenija, Petrograd Per uno status quaestionis aggiornato si veda B.N MIRONOV, Social naja istorija Rossii perioda imperii (XVIII-načalo XX v.). Genezis ličnosti, democratičeskoj sem i, graždanskogo obščestva i pravovogo gosudarstva (v dvuch tomach) [Storia sociale della Russia nel periodo imperiale (XVIII-inizio XX secolo). La genesi della personalità, della famiglia democratica, della società civile e dello stato di diritto (in due volumi)], «Dmitrij Bulanin», Sankt-Peterburg 1999, vol. I, pp D.I. RASKIN, Istoričeskie realia rossijskoj gosudarsvennosti i russkogo obščestva v XIX veke [Realtà storiche dell apparato statale e della società russi nel secolo XIX] in V.F. EGOROV, A.D. KOŠELEV (pod red.), Iz istorii russkoj kul tury [Dalla storia della cultura russa], vol. V (il secolo XIX), Jazyki russkoj kul tury, Мoskva 1996, pp Una versione abbreviata del saggio si può trovare come appendice all edizione del dizionario biografico Russkie pisateli [Gli scrittori russi ], vol. II, pp

22 livello locale; esiste una serie di segni distintivi dei vari ceti, un vero e proprio codice di comportamento (abbigliamento, pettinatura, ornamenti) 3. Secondo Ključevskij, il ceto (ordo, status, état, Stand) è un termine giuridico che designa i vari gruppi in cui si divide la società in base ai diritti e ai doveri nei confronti dello Stato 4. La discriminante essenziale in una società fondata sui ceti sta nella differenza dei diritti, e non solo dei doveri, di ogni gruppo. Il diritto di ceto è diverso dal privilegio (ad personam o famigliare), ed è diverso anche dalle gratificazioni di servizio (perché temporanee, mentre il diritto è qualcosa di stabilmente acquisito). I diritti di ceto possono essere politici, quando realizzano la partecipazione del ceto in quanto tale agli affari dello Stato, o civili, quando regolano la vita di ogni singolo membro all interno della società 5. Queste condizioni si verificarono in Russia solo a partire dal Settecento: nella Russia moscovita la suddivisione della società era infatti regolata più che altro una serie di obblighi e di doveri, giuridicamente stabiliti, delle diverse componenti. Il cammino di emancipazione non solo dei contadini, ma di tutti i gruppi sociali, nobili compresi, fu lungo e non sempre lineare, a partire dal 1649, 3 B.N. MIRONOV, Social naja istorija Rossii perioda imperii (XVIIInačalo XX v.), cit., vol. I, p V.O. KLJUČEVSKIJ, Istorija soslovij v Rossii. Kurs čitannyj v Moskovskom Universitete v 1886 godu, cit., pp. 15ss. 5 A chi si occupava di ceti ciò era chiaro già nel primo Ottocento. Così, infatti, introdusse l argomento Michail Speranskij nel suo progetto di legge del 1809: E questa la presente suddivisione in ceti in Russia. Solo due possono essere le fonti di tutte le suddivisioni: i diritti civili e quelli politici [ Таково есть настоящее разделение состояний в России. Два только могут быть источника всех разделений: права гражданские и политические ]. М.М. SPERANSKIJ, Plan gosudarstvennogo preobrazovanija grafa M.M. Speranskogo (Vvedenie k uloženiju gosudarstvennych zakonov 1809 g.) [Progetto di riforma dello Stato del conte M.M. Speranskij (Introduzione al Codice delle leggi statali del 1809)], izd. Russkaja Mysl, Moskva 1905, p. 53. Si veda anche M.M. SPERANSKIJ, Proekty i zapiski [Progetti e memoranda], izd. Akademii Nauk SSSR, Moskva-Leningrad 1961, in particolare pp

23 anno in cui fu promulgato il Codice di Aleksej Michajlovič, padre di Pietro il Grande. La difficoltà con cui in Russia si formò una struttura sociale organizzata in ceti in senso europeo fu sottolineata da tutti i grandi storici russi della seconda metà dell Ottocento. Kavelin affermava che in Russia ci sono stati i boiari e non c è mai stato il ceto boiaro; ci sono stati, ci sono e ci saranno gli ecclesiastici, i mercanti, i piccoli borghesi, gli artigiani, i contadini; ma non ci sarà mai un vero e proprio ceto ecclesiastico, mercantile, borghese o contadino. Tutte le nostre fasce sociali, inclusa la nobiltà, stavano a significare un genere di occupazione, un obbligo comune, tributo o servizio, ma non hanno mai avuto il significato di un organismo sociale, di una formazione sociale 6. Sergej Solov ev sottolineava le differenze anche all interno della nobiltà: dalla družina moscovita e da quelle di tutte le regioni russe annesse si formò cosa si formò? non sappiamo cosa: in nessun documento antico c è la parola. Se non c è la parola, significa che non esisteva nemmeno una nozione chiara, che non si era sviluppato in modo definito nemmeno l oggetto stesso. Cosa c era nello Stato moscovita? la gente dei vari činy non si univa in un certo numero di gruppi che rappresentavano i ceti, rimaneva divisa ognuno nel proprio čin, poiché non esisteva la nozione di unità di ceto, di interessi 6 были бояре и не было никогда боярства; были, есть и будут духовные, купцы, мещане, ремесленники, крестьяне; но никогда не будет духовенства, купечества, мещанства, крестьянства в смысле действительных сословий. Все наши разряды, не исключая дворянства, означали род заниятий, общую повинность, тягло или службу, но никогда не имели они значения общественного организма, общественной формации K.D. KAVELIN, Čem nam byt? Otvet redaktoru gazety Russkij mir v dvuch pis mach [Cosa dobbiamo essere? Risosta al redattore del giornale Russkij mir ], in Sobranie sočinenij v četyrech tomach [Opere in quattro volumi], vol. II, Sankt-Peterburg 1898, colonna

24 comuni a tutto il ceto quanti erano i činy, tanti erano i gruppi singoli, slegati gli uni dagli altri 7. La confusione terminologica, la parola che non c è, durò fino all Ottocento. Nel XVIII secolo e nei primi anni del XIX il ceto era designato dalla parola sostojanie 8. Il termine oggi comunemente impiegato, soslovie, si trovava raramente e soppiantò sostojanie in modo graduale solo nella seconda metà del XIX secolo. Caterina II, che era realmente preoccupata di dare allo Stato una legislazione precisa in materia di ceti, parlava (in francese) di état, ma la parola soslovie non si trova mai nei suoi scritti russi. David Griffiths individua una galassia di sinonimi nel XVIII secolo: čin, rod, štat, zvanie, poi sostojanie e, infine, obščestvo 9. 7 из дружины Московской и из дружины всех присоединенных русских областей образовалось что образовалось? не знаем что: ни в одном древнем документе нет слова. Нет слова, значит и не было ясного понятия, не сложился и самый предмет определенно. Что же было у нас в Московском государстве? всяких чинов люди не соединялись в несколько групп, представлявших сословия, они оставились в своем чиновном раздроблении, ибо понятия о сословном единстве, об общих сословных интересах не существовало сколько чинов, столько отдельных кругов, не связанных друг с другом. S.M. SOLOV EV, Sobranie sočinenij [Opere], Sankt-Peterburg 1901, coll La družina era la guardia stabile al seguito dei principi kieviani. In seguito il termine venne a indicare l élite vicino al principe che, oltre a svolgere mansioni militari, partecipava all amministrazione dello Stato. 8 All inizio dell Ottocento, nel suo progetto del nuovo Codice che avrebbe dovuto riformare completamente la struttura dello Stato e la distribuzione del potere in Russia, Michail Speranskij dedicò molto spazio alla nozione di ceto e ai sottili distinguo che essa comportava, ma non usò mai in questo senso il termine soslovie, che invece nel documento ricorre nel senso di gruppo di persone con una determinata funzione (zakonodatel noe soslovie, soslovie sudebnoe, i legislatori, i giudici ). Per indicare i ceti, invece, impiegт la parola sostojanie. М.М. SPERANSKIJ, Plan gosudarstvennogo preobrazovanija grafa M.M. Speranskogo, cit., in particolare pp e D. GRIFFITHS, Catherine II: The Republican Empress, Jahrbücher für Geschichte Osteuropas, vol. 21, 1973, Heft 3, p Si veda anche lo studio di Freeze sul paradigma-soslovie, in cui l autore mostra come nella 23

25 In Russia il processo di formazione dei ceti andò di pari passo con quello di modernizzazione dello Stato: non è un caso che a avere una precisa politica in materia di ceti siano stati proprio Pietro I e Caterina II, i due sovrani la cui azione di governo era volta alla modernizzazione e alla europeizzazione del paese. La questione dei ceti e della legittimità della loro esistenza si ripresentò anche durante i primi anni del regno di Alessandro I, quando lo zar era animato da intenti riformatori. Con la Tabella dei ranghi Pietro aveva ridisegnato completamente l assetto della nobiltà e ne aveva fatto un unico ceto; dal canto suo Caterina si era preoccupata soprattutto di guidare il paese sulle vie di sviluppo già percorse dalla società europea: l idea della formazione del Terzo stato e la Carta dei diritti concessa alle città e al ceto mercantile erano timidi passi che la sovrana compiva in questa direzione 10. Il consigliere di Alessandro I, Speranskij, mirava, pur con molta gradualità, all autolimitazione del potere autocratico e ad attenuare le barriere di ceto, evidentemente considerate necessarie in quella determinata fase storica, ma da superare in prospettiva 11. storia dei secoli XVIII e XIX le definizioni di ceto siano fluttuanti e complesse. G. L. FREEZE, The Soslovie (Estate) Paradigm in Russian Social History, in American Historical Review, n. 91, 1986, pp O ancora V.V. VINOGRADOV, Vozniknovenie i razvitie slova soslovie [Origine ed evoluzione della parola soslovie ], in Etimologija 1966, Moskva 1968, pp А.B. KAMENSKIJ, Soslovnaja politika Ekateriny II [La politica dei ceti di Caterina II], Voprosy istorii, 3, 1995, pp ; A.B. KAMENSKIJ, Značenie reform Ekateriny II v russkoj istorii [Il significato delle riforme di Caterina II nella storia russa], in M. DI SALVO, L. HUGHES (ed. by), A Window on Russia. Papers from the V International Conference of the Study Group on Eighteenth-Century Russia, La Fenice Edizioni, Roma 1996, p. 58. G. GOGGI, The Philophes and the Debate over Russian Civilization, ibid., p La seconda forma di governo consiste non nel nascondere l autocrazia unicamente sotto forme esteriori, ma nel limitarla dall interno e in modo sostanziale in virtù di leggi e nel fondare il potere autocratico sulla legge non 24

26 Il ruolo dei ceti nella cultura russa tra Settecento e Ottocento finì per diventare una delle caratteristiche che allontanarono il paese dall Europa. Paradossalmente, però, questo fenomeno iniziò con Pietro il Grande; non nacque nella chiusa, autoctona Moscovia, bensì nell Impero aperto all Occidente: esso, anzi, fu uno dei mezzi con cui si realizzò tale apertura 12. La suddivisione in ceti venne importata dall Europa, fu una delle tante forme estranee di cui Pietro rivestì la società del proprio paese; tuttavia, cristallizzandosi, essa finì per chiudere la Russia in una rigida rete di barriere sociali che in Europa avevano già fatto il loro tempo. Insieme al panciotto, al tricorno e allo spadino. / / Risultò che noi associammo al nuovo abito un idea assolutamente diversa da quella che esso esprimeva e vi immettemmo qualcosa di nostro, di autoctono 13. Mancò in l evoluzione dei ceti in Russia e in Europa a parole, ma con i fatti. Второе устройство состоит в том, чтобы не внешними только формами покрыть самодержавие, но ограничить его внутреннею и существенною силою установлений и учредить державную власть на законе не словами, но самым делом. Ibid. pp Si veda, ancora, l introduzione al IV punto del progetto, quello sui diritti dei sudditi: A questo proposito si presentano da risolvere due questioni importanti: 1) se si debba in Russia permettere la suddivisione in ceti; 2) in cosa deve consistere tale suddivisione. Здесь представляются два важные вопроса к разрешению: 1) должно ли в России допускать разделение состояний; 2) в чем должно состоять сие разделение. М.М. SPERANSKIJ, Plan gosudarstvennogo preobrazovanija grafa M.M. Speranskogo, cit., p. 51. Timidamente Speranskij poneva addirittura la questione sull opportunità che la società russa fosse suddivisa in ceti. 12 Mosca / / rimane sempre una città russa. Nella società moscovita vi era la curiosa e simpatica peculiarità che non solo la tabella dei ranghi non vi veniva osservata, ma addirittura non era essa stessa una società rigidamente strutturata in ceti [Москва / / всегда остается русским городом. В московском обществе была та любопытная и симпатичная особенность, что в нем не только не наблюдалась табель о рангах, но оно даже не было обществом узкосословным]. F. VIGEL, Vospominanija [Memorie], Moskva 1866, vol. IV, p вместе с камзолом, треугоьной шляпой и шпагой / / Оказалось, что мы соединяли с новым костмом совсем не то понятие, какое он собою выражал, и вносили в него свое, доморощенное. K.D. 25

27 Russia un organico sviluppo di tutte le componenti sociali come gruppi uniti e rappresentanti di una precisa sfera di interessi comuni. La nobiltà disomogenea e disunita faticò non poco a conquistare i privilegi che fin dalle origini avrebbero dovuto caratterizzarla come ceto. Se l evoluzione degli Stati europei in epoca moderna fu diretta verso l eliminazione dei ceti 14, la Russia seguì un suo cammino particolare: da società in cui le distinzioni di ceto erano vaghe e fondate su obblighi non del tutto codificati, il paese arrivò a essere suddiviso rigidamente in ceti, man mano che le diverse componenti riuscivano a strappare una legislazione che garantisse loro precisi diritti. La società cetuale si sarebbe indebolita solo dopo le riforme della seconda metà del XIX secolo, quando la nozione di ceto finì per sfumarsi in quella più sottile e vaga di classe 15. La società dei ceti assunse in Russia forme diverse da quelle conosciute dalla storia dell Europa occidentale: durò di più perché arrivò a codificarsi in modo più graduale e complesso, dal momento che i ceti si caratterizzarono prima per i loro vincoli che per i loro diritti; essi, inoltre, non costituirono mai un unicum compatto: i nobili erano divisi in nobiltà di stirpe e nobiltà di servizio, nobiltà ereditaria e nobiltà ad personam, tra i contadini si distinguevano quelli appartenenti ai signori, quelli della Corona, quelli dell erario, quelli della Chiesa e quelli liberi Il ceto in Russia fu un paradigma, una struttura mentale, prima di essere un principio regolatore dei rapporti interpersonali e sociali. Esso funzionava non solo nella burocrazia e nell amministrazione statale, ma permeava di sé la KAVELIN, Čem nam byt? Otvet redaktoru gazety Russkij mir v dvuch pis mach, cit., coll R. MOUSNIER (rec. par), Problèmes de stratification sociale, Actes du Colloque International (1966), Paris La distinzione delle nozioni di classe e ceto risale al sociologo tedesco Ludvig Stein (Die sociale Frage, 1897) e fu ripresa da Max Weber che definisce il ceto un gruppo di coloro che condividono particolari privilegi, onori e prestigio sociale e sono accomunati da un caratteristico stile di vita. 26

28 società a tutti i suoi livelli. Non era una determinata situazione economica a generare l appartenenza al ceto. La stessa proprietà terriera non significava necessariamente ricchezza: la linea di confine del ceto nobiliare da noi ha un estensione così vasta che con un estremità lambisce il trono, con l altra quasi si perde tra i contadini 16. Le riforme petrine si prefiggevano di semplificare e razionalizzare la struttura della società e creare le premesse per la formazione dei ceti, ma in questo processo la Russia non seguì la via europea: ciò accadde in parte perché Pietro non abolì completamente quella che dagli storici è stata definita služebnaja organizacija (organizzazione basata sul servizio) 17 della società moscovita e rese ancora più efficace l asservimento di tutte le componenti sociali allo Stato. Come nella Moscovia, anche nel neonato impero russo erano gli obblighi, e non una serie di diritti sanciti giuridicamente, a distinguere i ceti. La servitù della gleba fu mantenuta e addirittura rafforzata, perché Pietro I se ne serviva per ricompensare i grandi sforzi richiesti al ceto nobiliare, soprattutto in termini militari. E questo non aiutò lo sviluppo sincronico di tutti i ceti; anzi, si determinarono le condizioni perché si venisse a formare un ceto dominante (la nobiltà) che 16 линия дворянского сословия столь необозримое имеет у нас протяжение, что одним концом касается подножия престола, а другим почти в крестьянстве теряется. Dichiarazione del ministro della Cultura di Nicola I, K.A. Liven, cit. in L.E. ŠEPELEV, Činovnyj mir Rossii. XVIIInačalo XX v. [Il mondo dell amministrazione statale in Russia. XVIII-inizio XX secolo], Iskusstvo-SPb., Sankt-Peterburg 1999, p B.N. FLORJA, Služebnaja organizacija i ee rol v razvitii feodal nogo obščestva u vostočnych i zapadnych slavjan [La služebnaja organizacija e il suo ruolo nello sviluppo della società feudale presso gli slavi orientali e occidentali], Otečestvennaja istorija, n. 2, 1992, Con questo termine si intende la particolare rete di vincoli che legano, in modo diretto o mediato, le diverse componenti della società allo Stato, personificato nella figura dello zar moscovita. Un sistema che si trova in stretta connessione con la tradizione culturale dell antica Russia, ne plasma la vita spirituale e quotidiana e determina la natura stessa del potere e di tutte le relazioni e gli istituti sociali, quali, ad esempio, la proprietà. 27

29 čin, rango e classe si costituiva a spese di un altro (i contadini), se non addirittura, grazie alla forte limitazione delle libertà di tutti gli altri 18. Non и facile orientarsi nella complessa gerarchia sociale della Russia prerivoluzionaria. Le prime difficoltа nascono giа dall uso delle parole. Abbiamo visto che tra il XVIII e il XIX secolo il ceto veniva designato non da un termine preciso, ma da una galassia di sinonimi finchй non si stabilizzт l odierno soslovie. Ma ci sono altre parole legate al concetto di ceto i cui significati e usi si sono spesso sovrapposti generando confusione: čin (grado), zvanie (ora titolo, ma nel russo ottocentesco significava soprattutto ceto) 19, rang (rango) e klass (classe) formano anch essi una galassia di termini vicini e non facilmente discernibili. Nella sua accezione fondamentale, čin puт essere reso con grado, ma, come vedremo, nella letteratura russa e nell immaginario del paese esso si è cristallizzato in una sorta di mito che va al di là del fenomeno concreto designato, i gradi della Tabella dei ranghi. Ogni gradino della famosa Tabella di Pietro era designato in due modi distinti: il grado (čin) 20 e la classe (klass). Il čin era il nome con cui si indicava 18 A.B. KAMENSKIJ, Značenie reform Ekateriny II v russkoj istorii, cit., p Nel russo prerivoluzionario zvanie o zvan e indicava l appartenenza a un determinato ceto, era quindi sinonimo di sostojanie e soslovie. Poteva designare anche la funzione o la carica (dolžnost ). Esso poteva anche (secondo Dal meno correttamente) fare le veci di čin. Gogol lo usa spesso con quest ultima accezione, ne Il naso, ad esempio: Коллежских асессоров, которое получают это звание с помощью ученых аттестатов. Gli assessori di collegio che ricevono questo grado grazie a un titolo di studio. Questa è la traduzione di Emanuela Guercetti (N.N. GOGOL, I racconti di Pietroburgo, Rizzoli, Milano 1995), che rende zvanie con grado, mentre la maggior parte delle altre traduzioni preferisce titolo. Eppure, assessore di collegio è un čin, e zvanie è usato da Gogol, nel chiacchiericcio informale del suo narratore, proprio come sinonimo di čin, grado; titolo è un accezione più moderna del termine. 20 Čin viene dal verbo činit che in antico slavo significava fare, compiere (è infatti legato al greco ποιέω); in ucraino e in altre lingue slave 28

30 chi occupava una determinata posizione. Generale, colonnello, capitano per il servizio militare; consigliere segreto effettivo, consigliere di collegio o consigliere titolare per il servizio civile amministrativo: erano tutti činy. La esso ha mantenuto l accezione originaria di azione, atto. Nell antico russo, dal IX secolo in poi, il significato di čin ha assunto il valore di atto rituale, ordine stabilito, rispetto di un dato ordine, regolamento e, infine, grado. Quest ultima accezione designava il diritto a occupare un determinato posto nelle occasioni ufficiali a corte. In seguito, assunse anche il senso piщ generale di livello raggiunto nella gerarchia sociale. Dal XI secolo si stabilizzт il significato fondamentale di grado e carica di chi serviva lo Stato. Čin, tuttavia, mantenne anche altri valori, continuando a ricoprire cosм un area semantica piuttosto vasta e sfumata: poteva, per esempio, indicare la carica e anche il grado di chi la ricopriva; nell accezione di posto occupato nella stratificazione sociale veniva a significare ceto (entrando in concorrenza, come si è visto, con zvanie, titolo, con sostojanie e in seguito anche soslovie, entrambi condizione, ceto). Il termine formava anche locuzioni come čin činom, čin po činu nel senso di come si deve, o bez činov, senza cerimonie, un espressione risalente ai tempi della Moscovia, quando gli zar usavano sedere a tavola con i propri cortigiani senza osservare gerarchie e precedenze. Chi raggiungeva un čin e rientrava nella Tabella era un činovnik. Ma il termine činovnik per definire una persona impiegata nel servizio statale si consolidò nella lingua russa solo all inizio del XIX secolo. Nel russo antico indicava quello che poi, nell Ottocento, sarebbe stato chiamato sanovnik, alto dignitario o funzionario di prestigio. Tra il XVII e il XVIII secolo chi era impiegato nell amministrazione civile (služba) veniva chiamato služilyj čelovek o prikaznoj čelovek (da prikaz, cancelleria o dicastero). Solo nel corso del XVIII secolo cominciт a essere usata l espressione činovnyj čelovek. Originariamente, dunque, činovnik indicava una carica prestigiosa, in quanto si richiamava alla valenza primaria di čin, azione, ordine, regolamento e significava letteralmente uomo d azione e di governo, colui che rendeva possibile l ordine. Vedremo nella seconda parte del libro che il termine assunse significati diversi con il cambiamento della condizione dei činovniki. V.I. DAL, Tolkovyj slovar živogo velikorusskogo jazyka [Dizionario interpretativo della viva lingua grande russa], izd. Wolf, Sankt-Peterburg-Moskva, , vol. IV, coll

31 il čin classe era invece il numero che accompagnava il čin nella Tabella: un consigliere titolare, ad esempio, era un funzionario di IX classe, un consigliere segreto effettivo di II. La Tabella era articolata in ordine decrescente dalla prima alla XIV classe. Questo significato di classe non va confuso con quello oggi più comune di gruppo sociale. Il čin e la classe determinavano il rango, cioè l esatta posizione all interno della Tabella. I termini rang e klass sono attestati in russo dai primi anni del XVIII secolo, in concomitanza con i progetti legislativi di Pietro il Grande 21. E fu proprio con la creazione della Tabella dei ranghi nel 1722 che čin assunse il significato specifico e ristretto quello divenuto poi fondamentale di posto nella gerarchia, anche se fino alla metà del XIX esso mantenne occasionalmente anche le altre accezioni (ceto, ordine ). Pur non comportando in linea di principio nessun vantaggio diretto (come, ad esempio, la percezione di un salario), il čin determinava in modo esatto, attraverso una serie di disposizioni, lo status del suo detentore, regolandone la vita sociale e privata nei minimi dettagli: il posto che il funzionario e la sua famiglia occupavano nelle occasioni pubbliche e ufficiali, tutta una serie di segni distintivi (uniformi, decorazioni, titoli, carrozze, livree dei servitori ) la precedenza per l uso dei cavalli nelle stazioni di posta - tutto era regolato dalla scansione dei činy. E quello che nota caustico l amico del nobile protagonista del Romanzo epistolare di Puškin: I činy in Russia sono indispensabili, non fosse che per le stazioni di posta, dove senza di essi non riuscirai a ottenere i cavalli 22. Anche Sollogub, in Tarantas, descrive la 21 M. VASMER, Etimologičeskij slovar russkogo jazyka [Dizionario etimologico della lingua russa], Progress, Moskva 1986, vol. III, p Riguardo a čin si veda invece il vol. IV, pp Чины в России необходимость, хотя бы для одних станций, где без них не добьешься лошадей. A.S. PUŠKIN, Roman v pis mach, in Id., Polnoe sobranie sočinenij [Opera omnia], izd. Akademii Nauk SSSR, Moskva-Leningrad , vol. VIII, tomo I, p. 54. Le stesse osservazioni danno inizio a Il maestro di posta, la cui epigrafe riporta uno scherzoso epigramma di Vjazemskij: Di collegio il registratore,/ Della 30

32 dittatura della Tabella nelle stazioni di posta: All improvviso in cortile si sentм un rumore. La compagnia intenta a bere il tи si mise in ascolto. Dapprima s avvicinт alla stazione di posta una carrozza stracarica; in cortile scoppiт il finimondo, si sentм la sonagliera, lo scalpiccio dei cavalli, e dopo qualche minuto il rumore delle ruote annunciт la partenza del viaggiatore. Ma cos и? chiese Vasilij Ivanovič quando entrт il mastro di posta. E passato un consigliere segreto, signore. Tutti i presenti si guardarono l un l altro con mesta indignazione. E dove avete preso i cavalli? A voi, signori, rispose il mastro di posta stringendosi nelle spalle e un po imbarazzato, и piaciuto prendere il tи, mentre il consigliere segreto, signori il consigliere segreto. be, lo sapete da voi 23. Per il brigadiere di Fonvizin anche Dio doveva fare i conti con la Tabella: Moglie! dico a te, non ti mettere in mezzo. Altrimenti ti sistemo così che sulla tua testa presto non ci sarà niente da contare! Se conoscessi di più Dio, non diresti una tale stupidaggine. Come si può pensare che Dio, che sa tutto, non conosca la nostra tabella dei ranghi? Vergogna 24. stazione di posta è il dittatore [Коллежкий регистратор/ Почтовой станции диктатор (A.S. PUŠKIN, Stancionnyj smotritel, Ibid., p. 97.) 23 Вдруг на дворе послышался шум. Чайное общество стало прислушиваться. Сперва подъехал к станции какой-то грузный экипаж; на дворе сделалась сумaтоха, послышался колокольчик, топот лошадей, и через несколько минут, стук колес возвестил отъезд проезжающего. Что это такое? спросил Василий Иванович у вошедшего смотрителя. «Проехал-с тайный советник.» Все присутствующие взглянули друг на друга с грустным негодованием. «Где же взяли лошадей?» «Вам, господа», отвечал, пожимая плечами и несколько смутившись, смотритель: «угодно было чай кушать, а тайный советник, господа тайный советник ну, уж сами изволите знать. V.A. SOLLOGUB, Tarantas. Putevye vpečatlenija [Tarantas. Impressioni di viaggio], Sankt- Peterburg 1845, pp La gente che aveva chiesto spiegazioni al mastro di posta era nella stazione ormai da ore ad aspettare i cavalli che per loro non si trovavano. 24 Ай, жена! Я тебе говорю, не вступайся. Или скоро сделаю то, что и впрямь на твоей голове нечего считать будет. Как бы ты Бога-то узнала побольше, так бы такой пустоши и не болтала. Как можно 31

33 подумать, что Богу, который все знaет, неизвестен будто наш табель о рангах? Стыдное дело. D.I. FONVIZIN, Brigadir [Il brigadiere], in Id., Izbrannye sočinenija i pis ma [Opere scelte e lettere], OGIZ, Moskva 1947, p. 13. Anche la lunghezza dei veli da lutto dipendeva dal rango: due aršiny (1 aršin = 71 cm) per la I e la II classe della Tabella, uno e mezzo per la III e IV, uno per la V e VI. Nel 1742 Elisabetta promulgò una legislazione che regolava dettagliatamente le forme dei vestiti e il lusso concesso a ogni čin: le cuciture in oro e argento erano permesse solo alle prime tre classi, il pizzo e non più largo di quattro dita poteva ornare gli abiti di chi aveva almeno un grado generalizio, cioè rientrava nelle prime cinque classi. A. ROMANOVIČ-SLAVATINSKIJ, Dvorjanstvo v Rossii ot načala XVIII veka do otmena krepostnogo prava, cit., pp ; L. HUGHES, Russia in the Age of Peter the Great, Yale University Press, New Haven London 1998 p Come si è visto, alle stazioni di posta il rifornimento dei cavalli avveniva secondo un ordine preciso: i funzionari delle prime tre classi avevano diritto a dodici cavalli, mentre un consigliere titolare, funzionario di IX classe, ne poteva ricevere solo uno o due. Anche le portate nei ricevimenti ufficiali erano distribuite secondo il čin. Fino agli inizi dell Ottocento così si usava anche nei pranzi dei gentiluomini di campagna, come a casa dei Larin, nell Evgenij Onegin, in cui vigevano ancora gli usi del buon tempo passato: E da loro a tavola gli ospiti/ Erano serviti secondo i gradi [ И за столом у них гостям/ Носили блюды по чинам ] (A.S. PUŠKIN, Evgenij Onegin, in Id., Polnoe sobranie sočinenij, cit., vol. VI, p. 47.). Il narratore del Maestro di posta trovava che tale usanza presentasse notevoli vantaggi dal punto di vista pratico: se invece di onorare i činy si fossero rispettati gli ingegni, cosa sarebbe successo a tavola? Quante discussioni! E quale ordine avrebbero dovuto osservare i poveri servi? A.S. PUŠKIN, Stancionnyj smotritel, cit., p. 98. In Dubrovskij, invece, i servi portavano i piatti in ordine di čin senza alcun problema, indovinando la posizione di ogni ospite con un intuito fisiognomico degno di Lavater (A.S. PUŠKIN, Dubrovskij, in Id., Polnoe sobranie sočinenij, cit., vol. VIII, tomo I, p. 192). Anche dai Rostov, in Guerra e pace, si servivano le portate secondo i činy (L.N. TOLSTOJ, Vojna i mir, in Id., Polnoe sobranie sočinenij [Opera omnia], Chudožestvennaja literatura, Moskva , vol. IX, pp ) e ciò sottolineava la contrapposizione della loro vita famigliare all antica, fedele ai valori della tradizione, con le nuove usanze del gran mondo pietroburghese, dove, negli anni Dieci dell Ottocento, servire secondo il čin era ormai fuori moda. 32

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