Rischio vulcanico e Tsunami su impianti industriali

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1 Rimini, 9 Novembre 2016 Dott. Rinaldini Alessio Metodologia per la gestione di eventi Na-Tech Rischio vulcanico e Tsunami su impianti industriali

2 Tsunami Analisi di rischio Na-Tech Analisi Tipologia evento Naturale Terremoti Fulminazioni Studio dei potenziali effetti Tornado Standard di Sicurezza Alluvioni Misure prevenzione e protezione Eruzioni Valutazioni finali 3

3 Geo-Hazards nell area mediterranea Creta 365 A.D.; Cipro Messina 1783; Vulcano 1998 } fenomeni gravitativi Stromboli

4 Estensione areale dei fenomeni vulcanici VEI 5: St Helens 1980 Vesuvio 79 d.c. VEI 6: Pinatubo 1991 VEI 7: Tambora 1815 Colate di lava, Frane Piogge acide Gas endogeni Lahars, Flussi piroclastici Fallout piroclastico (caduta di ceneri) Tsunami VEI 8: Toba 73.5 ka Yellowstone 640 ka Effetti climatici globali km V.E.I ,1-1 Km 3 10 Km Km 3 5

5 Condotto aperto Cicli eruttivi del Vesuvio 1. E Quiescienza (condotto chiuso) 1. E-01 Eruzione finale (VEI 3) Chiusura condotto 1. E-02 Attualmente improbabile 1944 migliaia Attività stromboliana (VEI 2) 1. E-03 Eruzioni intermedie (VEI 2-3) 472, 1631 centinaia 79 d.c. 8 eruzioni 1631 Eruzione iniziale (VEI 4-5) Apertura condotto 1. E-04 Frequenza annuale di accadimento V.E.I. per il Vesuvio (Scandone et al., 1993) 2 eruzioni (Avellino, Codola)

6 Tephra fall-out su impianti industriali Dati meteorologici: analisi di serie storiche di dati ( ) Dati stratigrafici (elaborazione mappa delle isopache) Immagini Landsat TM Layers informativi vettoriali Dati alfanumerici 7

7 Metodologia di sviluppo Sistema Informativo Territoriale Centraline meteo Acquisizione dati Surfer Mappa delle isopache DB Access Caricamento dati Autocad Map R3 Simulazione Arc View S.I.T. Supporto alle decisioni 8

8 Proiezione balistica di bombe vulcaniche Esempi di danni: Etna & Montserrat 9

9 Proiezione balistica di bombe vulcaniche Scala 1: Scala 1:

10 Ricaduta ceneri vulcaniche Pinatubo 1991 Islanda 1973 Rabaul (Papua)

11 Eruzione subpliniana del 1631 Mappa delle isopache Direzione del vento: W Scala Scala 1: :

12 Scenario di eruzione subpliniana Mappa delle isopache Direzione del vento: N-NW Ore sinottiche: Scala Scala 1: :

13 Scenario di eruzione subpliniana Mappa delle isopache Direzione del vento: N Ore sinottiche: 06 Scala 1: Scala 1:

14 Scenario di eruzione subpliniana Mappa delle isopache Direzione del vento: S-SW Ore sinottiche: Scala 1: Scala 1:

15 Parametri fisici di pomici vesuviane Diametri delle particelle Φ(mm) Passante (%) Peso specifico dei granuli Gs (g/cm 3 ) Porosità n (%) , , , , ,62 70 da F. Celico e F.M. Guadagno (1998), modificata Il peso dell unità di volume nat : nat = Gs n (Gs 1) x W = 1.35 g/cm 3 Scala 1:

16 Scenario di danno Aree di inviluppo delle isopache Relative a spessori delle ceneri di 20 e 40 cm, corrispondenti rispettivamente a carichi sulle strutture di 270 e 540 Kg/m 2. Scala 1: Scala 1:

17 Fragilità strutturale delle apparecchiature Per i rischi derivanti dalla ricaduta di ceneri, occorre definire i carichi necessari all ottenimento di un danno strutturale alle apparecchiature; attualmente mancano linee guida relative alla specificità di tale evento Na-Tech. Per i serbatoi, sia a tetto fisso che galleggiante, la norma API-650 stabilisce che devono essere progettati per sopportare un carico di neve minimo di 120 Kg/m 2 ; ricalcolando tale valore alla densità della cenere si ottiene uno spessore di circa 8 cm di altezza. Serbatoi di liquidi pressurizzati sotterrati o tumulati non rappresentano gravi rischi, anche se è preferibile il trasporto preventivo delle sostanze pericolose in luoghi sicuri; I serbatoi di stoccaggio atmosferici di liquidi infiammabili a tetto galleggiante, peraltro diffusi nell area circumvesuviana, costituiscono invece strutture particolarmente vulnerabili; I vapori infiammabili fuoriusciti dal sistema dopo il danneggiamento della struttura possono essere igniti, a causa di fulminazioni ed elettricità statica dando luogo a tank fires e pool fires; In tali circostanze possono verificarsi facilmente effetti domino. 18

18 Tsunami Onda marina di origine locale o remota associata a terremoti, eruzioni vulcaniche o frane sottomarine. Maremoto T=(5 2h) L>500Km v=700km/h Onda marina T= (5 20 ) L= m. L inondazione interessa tutta la fascia costiera che si trova a quote inferiori del Run-Up H: altezza dell onda di maremoto al largo R u : altezza dell onda di maremoto alla linea di costa I: zona inondata a seguito della penetrazione dell onda 19

19 Catalogo dei maremoti italiani Cause Principali Terremoti Eruzioni vulcaniche Frane sottomarine Record: dall eruzione pliniana del Vesuvio del 79 d.c. fino a Stromboli 2002, per un totale di 72 eventi. 20

20 Individuazione delle aree a rischio tsunami La delimitazione delle aree costiere, potenzialmente inondabili da un maremoto, presuppone conoscenze specifiche e puntuali: Informazioni su eventi di maremoto che nel passato hanno interessato l area (desunti dai cataloghi dei maremoti e/o pubblicazioni specifiche); Batimetria di dettaglio del tratto di mare prossimo alla costa; Carta tecnica (almeno scala 1:5000) della fascia costiera. Sulla base di questi dati vanno ipotizzati diversi scenari possibili e, attraverso l uso di modelli di simulazione di tsunami, è possibile delimitare la fascia costiera di possibile ingressione delle onde. 21

21 Esempi di modelli di simulazione Offshore algerino-tunisino Lorito et al., 2008 Journ. of Geophysical Research 22

22 Esempi di modelli di simulazione Tirreno meridionale Lorito et al., 2008 Journ. of Geophysical Research 23

23 Zonazione di pericolosità costiera In assenza di modelli di simulazione di ingressione e/o studi scientifici di dettaglio, si può sviluppare un approccio speditivo che si basa su una delimitazione, della zona costiera attribuendole diversi classi di rischio. Per il calcolo dell inondazione si ipotizza che l onda, una volta raggiunta la sua altezza massima sulla costa (run-up), allaghi tutta la fascia costiera che si trova a quote inferiori al valore di run-up. 24

24 Sovrapposizione di fasce di quota e di distanza Comuni Centola e Camerota (SA)- Sorgente: frana lungo i versanti del vulcano Palinuro. Mappa realizzata in occasione dell esercitazione nazionale TWIST (TidalWave in South Thyrrenian Sea) 10/

25 Danni potenziali agli impianti e azioni di prevenzione Nei terminal petroliferi, danni alle navi cisterna eventualmente ormeggiate, con rischio rottura dei bracci di carico/scarico delle sostanze pericolose con rilascio delle stesse nell ambiente. Impatto di detriti trascinati e/o traslazione delle strutture a causa dell energia idrodinamica dell onda. Sollevamento idrostatico dei serbatoi di stoccaggio. Rottura di condutture e flange collegamento serbatoi/pipelines. Incendi innescati dal rilascio di sostanze infiammabili. Rischio di cortocircuiti nei sistemi elettrici di funzionamento dell impianto e dei sistemi di emergenza. Rischio fenomeni di liquefazione dei terreni di fondazione. Effetti domino. 26

26 Grazie dell attenzione 27

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