gli ingredienti indispensabili

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1 gli ingredienti indispensabili

2 la terra argilla asciutta limo asciutto 40 sabbia asciutta A un esame superficiale, la terra sembra una materia inerte. Nella nostra fantasia pensiamo che serva solo come punto di appoggio per le radici, o come serbatoio di acqua. E invece è un universo da scoprire, dove le piante non prendono e basta, ma scambiano risorse tra di loro e con altri esseri viventi. Il suolo in effetti, inizialmente, si forma in seguito a processi di ordine chimico e fisico che dipendono dalle caratteristiche geochimiche delle rocce che si trovano in quell area, o di altre più lontane, quando acqua, vento, movimenti tellurici e altri fenomeni naturali hanno poi trasportato le particelle in un altro luogo. Ma la componente minerale è solo una parte. Può arrivare al 99 per cento in alcuni suoli sabbiosi che si trovano in climi particolari (per esempio il deserto), ma scendere al 40 per cento nella torba. E la terra che possiamo prendere in una manciata, non è solo materiale: la fase solida vera e propria costituisce solo il 50 per cento del suolo. Il resto è aria, acqua, e tutte le soluzioni che circolano, per esempio gli acidi umici. Grandi categorie Componenti fisiche, aria e acqua definiscono diversi tipi di suolo. In genere, chi coltiva nelle nostre latitudini, riconosce tre grandi categorie: terreni sabbiosi, limosi e argillosi. La sabbia è di solito formata da particelle più grosse, che non stanno insieme e che dunque hanno una elevata permeabilità. L acqua e l aria entrano

3 facilmente, ma purtroppo ne escono anche. In genere contiene poca sostanza organica. Qualità opposte ha l argilla: le particelle sono fini, trattiene molto l acqua e, cosa molto importante, trattiene i colloidi ricchi di sostanze nutritive prodotti dagli organismi viventi. L argilla può essere in realtà poco aerata, ma se è in condizioni di equilibrio ha molta sostanza organica. In mezzo si trova il limo, più simile all argilla che alla sabbia. argilla bagnata La fertilità in un granello è una classificazione piuttosto sommaria: all interno di queste categorie ci sono terreni diversissimi per colore, residui di animali e vegetali, minerali. Non solo: una delle caratteristiche più importanti dal punto di vista della coltivazione è la struttura, ovvero la disposizione delle particelle e la loro capacità di aggregarsi. Nel suolo infatti singoli granelli, a dimostrazione del fatto che non si tratta di materia inerte, si aggregano tra di loro e poi formano unità strutturali progressivamente più grandi, grazie all azione cementante dell humus e delle sostanze organiche prodotte dal vivente. Una buona struttura aumenta la porosità, e dunque facilita la circolazione dell ossigeno, e migliora la permeabilità. Per questo, per migliorare tutti i terreni, dobbiamo usare il compost e i concimi organici e tenere sempre il suolo coperto. Imparare a riconoscere il tipo di terra che abbiamo a disposizione nel nostro orto può essere utile, prima limo bagnato sabbia bagnata 41

4 42 di tutto per sapere quanto irrigare. La sabbia richiede più acqua e annaffiature più frequenti. L argilla il contrario. è più ricca di elementi nutritivi, ma a volte è soggetta a pericolosi ristagni di umidità. E non abbiate paura di prendere la terra tra le mani. Toccarla, e in particolare strofinarla tra i polpastrelli, fornisce molte informazioni: se non resta tra le dita, significa che è povera, se resta troppo appiccicata e in grossi grumi, significa che è asfittica. La terra migliore cade, ma lascia una traccia marrone sulla pelle. Analisi nel bicchiere Per riconoscere i diversi tipi di suolo ci sono dei metodi più scientifici. Un sistema molto semplice è quello del bicchiere. Si raccoglie un campione di terreno, si pesa. Con l aiuto di un setaccio si separano ghiaia, sassi e residui più grossi dal resto. Il materiale setacciato viene versato a poco a poco

5 in un vaso riempito di una quantità di acqua in proporzione di 1 a 3 (1 parte in volume di terreno, 3 di acqua). Si mescola e poi si lascia depositare. Dopo 40 secondi si prende la misura del livello del primo materiale che si è depositato. Corrisponde alla sabbia. Dopo 30 minuti si prende la misura del secondo strato sedimentato, a partire dal termine del precedente. Corrisponde al limo. Infine dopo 24 ore bisogna segnare la terza e ultima misura, dal secondo segno fino al nuovo deposito. La risposta nel triangolo Per stabilire la composizione del proprio terreno analizzato si procede in questo modo: si stabilisce la proporzione tra i tre strati in relazione al peso iniziale del campione, e poi si controlla il tipo di terreno incrociando ciascun singolo dato nel diagramma a triangolo. Siamo in una situazione decisamente negativa se abbiamo più del 70% di 43

6 44 ciascuna singola componente. Il terreno migliore è infatti quello medio argilloso, detto anche terra franca, e dovrebbe avere all incirca il 40 per cento di sabbia, il 40 per cento di limo, il 20 per cento di argilla. Infine va detto che il peso della ghiaia su tutto il campione di terra definisce quello che si chiama scheletro del terreno. è eccessivo se supera il 40 per cento, perché trattiene poca acqua e di solito non è molto fertile. C è anche un metodo empirico che consente di riconoscere la terra: la si inumidisce e si prova a formare un vermicello, arrotolandola. La sabbia si disgrega, il limo si arrotola ma poi si spezza, l argilla resta appiccicata alle mani. La terra franca si impasta invece facilmente e forma un rotolino soffice. Un altro terreno che viene spesso utilizzato in agricoltura, anche se è molto raro dalle nostre parti, è la torba. è costituita da resti di piante morte, ma è povera di sostanza organica, è acida e assorbe l acqua come una spugna. La fertilità di un terreno dipende anche dalla sua acidità, cioè dal valore di ph. Tutte le colture orticole preferiscono terreni con ph da 6 a 7,5, dunque leggermente acidi. Ma le patate per esempio sopportano bene anche un ph di 5,5. La terra è un ecosistema L agricoltura chimica classifica terreni e concimi solo in base al loro tenore di azoto (N), potassio (K), fosforo (P). L azoto corrisponde a una crescita fogliare abbondante, il fosforo stimola fioritura e fruttificazione, il potassio migliora la circolazione della linfa e irrobustisce i tessuti vegetali e stimola la crescita di radici e bulbi. è molto più importante in realtà valutare il rapporto tra carbonio (C ) e azoto (N). Gli organismi del suolo infatti usano il carbonio come fonte di energia e l azoto per produrre proteine, e utilizzandoli nel giusto rapporto crescono in modo equilibrato e sano. Il rapporto ideale è 30/1. Ma portare l attenzione solo su questi elementi è un errore. Il suolo invece è a tutti gli effetti un ecosistema, e come tale va considerato. è un ecosistema che si evolve dallo stadio più primitivo, quando è un suolo giovane e prin-

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8 46 cipalmente composto da particelle minerali, a quello più evoluto o di climax, che corrisponde a quello in cui ha anche una massima fertilità. Si tratta di un processo lentissimo, che attraverso i secoli porta alla creazione di una nicchia biogeochimica, dove terra e copertura vegetale costituiscono una inseparabile unità, dove ciascun elemento funziona in relazione agli altri. L unico altro ecosistema terrestre di pari complessità e importanza è l oceano, ma quello ci sembra pieno di vita solo perché ospita animali di grandi dimensioni, per esempio le balene. Un suolo in condizioni ottimali dunque pullula letteralmente di vita, ed è questa vita che fornisce alle radici delle piante tutto quello di cui hanno bisogno. Per questo motivo per migliorare il terreno non può bastare aggiungere concime o elementi puri. Il popolo terricolo In una manciata di terra possiamo trovare dai 5 ai 10 grammi di organismi, tra i quali un miliardo di funghi, miliardi di batteri. Le balene del suolo sono le talpe, che scavano lunghi cunicoli, si nutrono di larve di insetti, lumache. Mangiano anche i lombrichi, ma in compenso arricchiscono la terra con le loro cospicue feci e la arieggiano. Poco più piccoli, sono i topi, che svolgono lo stesso compito. Ma come accade in tutti gli ecosistemi, sono proprio gli organismi più piccoli che fanno il lavoro più grosso: i nematodi, che possono essere parassiti ma anche predatori di altri organismi, le lumache che demoliscono enormi quantità di materiale organico, gli acari, che demoliscono i detriti e insetti come scorpioni,

9 grillo talpa, miriapodi, vespe, mosche... che formano reti trofiche tra di loro, mangiano e vengono mangiati, alimentando un costante riciclo dell energia che arriva dal sole. L organismo più importante è sicuramente il lombrico che attraversa il terreno e scende anche in profondità, scavando piccoli canali e producendo un arieggiamento e un drenaggio. In pratica lavora la terra per noi. Ma il lombrico svolge un altro compito importantissimo: nel suo intestino elabora e mescola con la terra i resti di piante e piccoli animali e il tutto viene trasformato in un colloide complesso che non solo fertilizza, ma provoca l aggregazione delle particelle del terreno in glomeruli più grandi. Scambi di cibo Questo materiale viene a sua volta facilmente colonizzato dai funghi e dai batteri, che legano ulteriormente le particelle tra di loro. E tra questi funghi e batteri ci sono anche le micorrize, gli azotofissatori, il trichoderma, che forniscono alle radici delle piante tutto ciò di cui hanno sempre avuto bisogno, milioni di anni prima che i concimi di sintesi facessero la loro comparsa. A loro volta anche le piante producono sostanze che alimentano il ciclo vitale: i sottili peli radicali rilasciano essudati che agiscono sulla flora batterica e rendono disponibili altri elementi. E queste secrezioni, tra l altro, permettono anche ai vegetali di comunicare tra di loro, scambiandosi informazioni. In particolare se una pianta è in stato di sofferenza, lancia un messaggio (chimico) alle altre. E a quel punto vengono anche organizzate delle difese. 47