Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū. MĂLUS cattivo MĀLUS melo PŌPULUS pioppo PŎPULUS popolo VĔNIT viene VĒNIT venne
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- Maddalena Santini
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1 1 Il sistema vocalico del latino classico comprendeva dieci fonemi vocalici; ciascuno dei cinque suoni vocalici, infatti, poteva essere distinto per lunghezza o brevità: Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū La quantità vocalica incideva sulla posizione dell accento e soprattutto aveva valore fonologico: poteva cioè distinguere il significato delle parole. Alcune coppie minime del latino avevano come fonema distintivo la quantità vocalica: MĂLUS cattivo MĀLUS melo PŌPULUS pioppo PŎPULUS popolo VĔNIT viene VĒNIT venne Con il passare del tempo, tuttavia, nella gran parte dei territori latinizzati, che non conoscevano la quantità vocalica, si affermò la tendenza a realizzare le vocali lunghe con un timbro chiuso e le vocali brevi con un timbro aperto. Nella Romània si affermò così la qualità vocalica, cioè la differenza di timbro, in luogo della quantità. Per il vocalismo tonico, inoltre, si passò da un sistema di dieci vocali a uno di sette. In italiano esiste una differenza di realizzazione tra vocali lunghe e brevi: sono lunghe infatti le vocali toniche in sillaba aperta e non finale (fāto); sono brevi le vocali atone, le toniche in sillaba chiusa (fatto) e le finali. La quantità vocalica però non ha valore fonologico in italiano: fato e fatto, per esempio, sono distinte grazie alla lunghezza e alla brevità consonantica e non a quella vocalica. Nel latino classico esistevano anche tre dittonghi, AU, AE, OE, che potevano trovarsi sia in posizione tonica sia in posizione atona. Nel latino volgare ebbero esiti differenti: AU > Ō solo in parole come CAUDAM e FAUCEM che dalla Ō ebbero un esito in o chiusa: CAUDAM > /'coda/ FAUCEM > /'foce/ In epoca più tarda, nel secolo VIII d.c., il dittongo ebbe un esito in o aperta: AURUM > /'ɔro/ CAUSAM > /'cɔsa/ Il dittongo AE divenne una Ē di timbro aperto e quindi i suoi esiti coincisero con quelli della Ĕ, sviluppando una e aperta: MAESTUM > /'mɛsto/
2 2 Il dittongo OE divenne una Ē di timbro chiuso e quindi sviluppò una e chiusa: POENAM > /'pena/ I suoni vocalici in posizione atona si sono ridotti dalle dieci vocali del latino a cinque. In posizione atona, infatti, si annulla l opposizione tra aperte e chiuse delle vocali e e o. Questi sviluppi riguardano principalmente gli esiti del fiorentino; in altre aree si sono avute trasformazioni diverse. Riguardano inoltre le parole di cosiddetta tradizione popolare (dove pure non mancano eccezioni), mentre le parole di trafila dotta conservano spesso e in parte forme più vicine al latino (disco/desco; angustia/angoscia, ecc.; cfr. i testi sul lessico). Nel fiorentino il vocalismo tonico del latino volgare ha avuto alcuni sviluppi che si sono trasmessi all italiano. Il fenomeno più importante è quello del dittongamento toscano (detto anche dittongamento spontaneo), per cui le vocali e aperta (derivata da Ĕ o dal dittongo AE) e o aperta (derivata da Ŏ) toniche, quando si trovano in sillaba aperta (detta anche sillaba libera) danno luogo ai due dittonghi ascendenti /jɛ/ e /wɔ/: PĔDEM > /'pjɛde/ DĔCEM > /'djɛci/ BŎNUM > /'bwɔno/ FŎCUM > /'fwɔco/ Il dittongamento non si realizza Ø nei cultismi: decimo, rosa; Ø in alcuni proparossitoni (parole sdrucciole): pecora, opera (ma suocera, lievito); Ø in bene, lei, nove (per protonia sintattica ben detto, nove dita). Non si realizza nelle parole con o aperta derivata dal dittongo AU. Il dittongo AU, infatti, si è con molta probabilità chiuso nel secolo VIII, quando ormai il fenomeno del dittongamento si era concluso. Il dittongamento si realizza solo quando la vocale è tonica; accade pertanto che in alcune forme in cui c è spostamento dell accento dalla radice alla desinenza si ha il fenomeno del dittongo mobile: per esempio nelle voci verbali con accento sulla radice (rizotoniche) si può avere il dittongo, che scompare nelle voci con accento sulla desinenza (rizoatone): tiene ma teniamo, puoi ma potete (e posso con sillaba chiusa),
3 3 muovo ma movente, ecc. E anche nei nomi: piede ma pedata Si producono anche diverse eccezioni, per esempio quando le voci verbali si modellano per analogia sulle forme rizotoniche: chiedo e chiedeva Il dittongo mobile si registrava anche negli aggettivi e nei derivati alterati, ma nell italiano moderno è prevalsa, per analogia, l uniformità: buono buonissimo (e non bonissimo), nuovo nuovissimo (e non novissimo). Tra Quattro e Cinquecento, il dittongo si è ridotto dopo consonante occlusiva + r: pruova > prova brieve > breve Dopo suono palatale ha resistito ancora fino a metà Ottocento ma si è progressivamente ridotto: figliuolo > figliolo, giuoco > gioco, spagnuolo > spagnolo, ma ancora oggi abbiamo: aiuola. Il dittongamento toscano è una delle prove della coincidenza dell italiano con i tratti del fiorentino letterario trecentesco. Nelle altre aree dialettali della penisola italiana il dittongo non è uniformemente presente: in alcuni casi questi dittonghi non sono presenti, in altri hanno timbro diverso e si producono in contesti fonetici differenti. Nel fiorentino di uso vivo, tra l altro, il dittongo /wɔ/ ha nuovamente monottongato. L italiano dunque non può che aver derivato questo fenomeno dal fiorentino due- trecentesco. Che l italiano si fondi sul fiorentino letterario del Trecento è provato anche da altri fenomeni come l anafonesi, la chiusura della e protonica in i, il passaggio di ar atono a er e il passaggio del nesso - rj- intervocalico a - j-. L anafonesi consiste nell innalzamento di un grado di chiusura delle vocali e chiusa e o chiusa che passano rispettivamente a i e u quando si trovano in alcuni contesti fonetici.
4 4 Dalla e chiusa si ha i davanti a laterale palatale e a nasale palatale: /e/ + /λ/ > /i/ /e/ + /ɲ/ > /i/ Negli esempi che seguono, secondo lo sviluppo del vocalismo tonico del latino volgare dalla Ĭ breve latina avremmo dovuto avere /e/, ma per il fenomeno dell anafonesi abbiamo esiti diversi: GRAMĬNEAM > gramégna > gramigna CONSĬLIUM > conséglio > consiglio FAMĬLIAM > faméglia > famiglia La e chiusa e la o chiusa si chiudono rispettivamente in /i/ e /u/ davanti a nasale seguita da velare sorda o sonora: /e/ + /n/ + /K/ o /g/ > i /o/ + /n/ + /k/ o /g/ > u VĬNCO > vénco > vinco LĬNGUAM > léngua > lingua FŬNGUM > fóngo > fungo ŬNGULAM > ónghia > unghia La chiusura della e protonica in i consiste nella chiusura in /i/ della /e/ atona che precede l accento: DĔCEMBREM > dicembre MĔLIOREM > migliore SĔNIOREM > signore MĬNOREM > minore Il fenomeno si verifica anche in fonosintassi: DĒ ROMA > di Roma Si ha livellamento tra le forme rizotoniche e rizoatone dei verbi: PĒ(N)SAT > pésa PĒ(N)SABAT > pesàva VĬDET > véde VĬDEBAT > vedéva
5 5 Il passaggio di ar atono a er si realizza in posizione intertonica: MARGARITAM > margherita, postonica: CAMBARUM > gambero, protonica: AMARE HABEO > AMAR(E) *(A)O > amarò > amerò AMARE *EBUI > AMAR(E) * > EI > amarei > amerei La riduzione del nesso - rj- a - j- si verifica in posizione intervocalica: AREA(M) > aja (aria è un esito dotto) CORIU(M) > cuojo NOTARIU(M) > notajo In altre aree della penisola si è avuto in vece l esito contrario: /rj/ > /r/. Il suffisso aro è più tipico delle voci di provenienza meridionale, come notaro, benzinaro, paninaro. Alcune sono arrivate all italiano, come calamaro che ha finito non l opporsi per differenziazione semantica a calamaio. Molte altre sono le coincidenze tra fiorentino e italiano, ma questi cinque tratti hanno avuto esiti diversi nelle diverse aree geografiche della penisola e molti di loro hanno subito ulteriori variazioni nel fiorentino quattro- cinqucentesco.
6 6 CHIUSURA VOCALI TONICHE IN IATO ĔGO > ɛo > io MEUM > mio DEUM > dio TŬAM > toa > tua ma non si produce se la vocale è in iato con i MĔI > mɛi > mjɛi BŎVES > bɔi > bwɔi Latinismi / cultismi restano intatti ANDREAS, DEAM ALTRI FENOMENI DEL VOCALISMO ATONO LABIALIZZAZIONE DELLA VOCALE PROTONICA DĒBERE > dovere DĒMANDARE > domandare *SĬMILIARE > somigliare (e, i vocali aprocheile o, u vocali procheile)
7 7 ASSIMILAZIONE CONSONANTICA REGRESSIVA In un nesso consonantico il secondo dei due elementi assimila l'altro, eliminandone i tratti differenti e trasformando i due suoni diversi in un'unica consonante lunga SEPTE(M) > sette NOCTE(M) > notte SCRIPSI > scrissi DAMNU(M) > danno FIXARE > fissare per [KS] > [ss] ma anche [KS] > [ʃʃ] COXA > coscia LAXARE > lasciare ASSIMILAZIONE CONSONANTICA PROGRESSIVA Nel nesso consonantico è il primo elemento ad assimilare il secondo Non esiste in italiano ma in alcuni dialetti QUANDO > quannɣ PLUMBUM > kiummɣ
8 8 CADUTA DELLE CONSONANTI FINALI Cadono le tre consonanti che più frequentemente si trovavano in posizione finale (- M, - T, - S) LACTE(M) > latte AMABA(T) > amava VALLES > valli La s finale tuttavia ha resistito più a lungo e prima di cadere ha prodotto delle trasformazioni Si è palatalizzata (è passata a vocale palatale) in alcuni monosillabi: VOS > voi NOS > noi Ha palatalizzato la vocale che la precedeva: ANCILLAS > ancelle CAPRAS > capre Si è assimilata alla consonante iniziale della parola seguente producendo raddoppiamento fonosintattico TRES CANES > tre ccani
9 9 RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO Nel continuum fonico del parlato, talvolta una parola che termina per vocale allunga la consonante della parola che segue. La grafia non registra il fenomeno, tranne che in alcuni casi di parole univerbate, come soprattutto, appena, chicchessia, ecc. Il raddoppiamento si verifica nei seguenti casi: dopo una parola che termini per vocale accentata: comprò tutto; non posso né voglio; andò via; perché tu e non lui; dopo monosillabi forti come re, gru, tre, dì; dopo bisillabi piani come dove, sopra, qualche, come; dopo le forme seguenti: a, da, fra, tra, su, che, chi, se (congiunzione), e, o, ma. Si spiega storicamente come un caso di assimilazione regressiva: TRES CANES > tre ccani AD VENIRE > avvenire TERRA ET MARE > terra e mmare PLUS PANEM > più ppane
10 10 OCCLUSIVA VELARE + VOCALE PALATALE Nel latino classico e ancora fino al V sec. d.c. le velari sorda [k] e sonora [g] avevano una sola resa fonetica davanti a tutte le vocali: COR, CAESAR, CURA, CICERO, CENTUM GALLI, GELUM, GYRUS Nel latino tardo, davanti alle vocali palatali e, i, le occlusive velari si sono palatalizzate, passando ad affricate palatali sorda [ʧ] e sonora [dʒ]: GELUM > gelo CAENAM > cena GYRUM > giro CIBUM > cibo Talvolta, in posizione intervocalica, la velare sonora si è allungata o si è dileguata: LEGIT > legge SAGITTAM > saetta
11 11 J SEMIVOCALICA (IOD) IN POSIZIONE INIZIALE J > /dʒ/ in posizione iniziale: IŬVENE(M) > giovane IUSTU(M) > giusto J > /ddʒ/ in posizione intervocalica: MAIORE(M) > maggiore MAIU(M) > maggio ESITI DELL'OCCLUSIVA BILABIALE SONORA Si conserva in posizione iniziale: BASIU(M) > bacio BALSAMU(M) > balsamo Si spirantizza (passa a fricativa v) in posizione intervocalica: HABERE > avere DEBERE > dovere FABULA(M) > favola Se in posizione intervocalica è seguita da r, si allunga: FABRU(M) > fabbro FEBRE(M) > febbre
12 12 ESITI DELLA LABIOVELARE Le occlusive velari sorda [k] e sonora [g] seguite dalla semivocale [w] producono il suono labiovelare sordo o sonoro (le labbra sono spinte in avanti): quadro, quando, guardia, guanto. In latino la labiovelare sorda si trovava sia in posizione iniziale sia all'interno di parola: QUALIS, AQUAM. La labiovelare sonora poteva trovarsi solo all'interno di parola: ANGUILLAM. Le parole italiane che iniziano con una labiovelare sonora sono di origine germanica (con l'eccezione di guado e guaina): guerra, guida, ecc. La labiovelare sorda del latino (primaria), se seguita dalla vocale A, in posizione iniziale si conserva: QUALE(M) > quale QUANTU(M) > quanto QUANDO > quando In posizione intervocalica si allunga: AQUA(M) > acqua Se è seguita da vocale diversa da A, perde l'elemento labiovelare e passa a occlusiva velare: QUĬD > che QUOMO(DO) + ET > come QUAERERE > chiedere La labiovelare che si è prodotta nel passaggio dal latino volgare all'italiano (secondaria) si conserva sempre, indipendentemente dalla vocale che segue: (EC)CU(M) + ĬSTU(M) > questo (EC)CU(M) + ĬLLU(M) > quello La labiovelare sonora del latino, all'interno della parola, si conserva sempre: lingua, anguilla.
13 13 CONSERVAZIONE O SONORIZZAZIONE DELLE CONSONANTI SORDE IN POSIZIONE INTERVOCALICA Alcune consonanti sorde del latino rimangono inalterate nel passaggio dal latino all'italiano, altre si sonorizzano, dando origine a una doppia serie: CAPUT > capo LUPU(M) > lupo PRATU(M) > prato - RŎTA(M) > ruota AMICU(M) > amico - FŎCU(M) > fuoco ME(N)SE(M) > ['mese] NASU(M) > ['naso] RIPA(M) > riva PAUPERU(M) > povero (con successiva spirantizzazione) STRATA(M) > strada LITU(S) > lido LACU(M) > lago LŎCU(M) > luogo PARADISU(M) > [para'dizo] ECCLESIA(M) > ['kjeza]
14 14 In posizione intervocalica: NESSI DI CONSONANTE + SEMIVOCALE (IOD) allungamento della consonante: SEPIA(M) > seppja SIMIA(M) > scimmja FACIA(T) > faccia (in questo caso la j che seguiva la palatale si è dileguata) RABIA(M) > rabbja REGIA(M) > reggia (in questo caso la j che seguiva la palatale si è dileguata) HABEA(T) > (*abia) > abbja (preceduto dalla chiusura della vocale in iato) Allungamento della consonante seguito da palatalizzazione (con nasale e laterale): VINEA(M) > (*vinja > *vinnja) > vigna FOLIU(M) > (*folljo) > foglio FILIU(M) > (*filljo) > figlio Per la cronologia relativa del fenomeno, in VINEA(M) è evidente che la chiusura della vocale in iato deve essersi prodotta prima che si verificasse il raddoppiamento. Allungamento della consonante seguito da assibilazione (con dentale): PUTEU(M) > (*potjo) > pozzo VĬTIU(M) > vezzo MEDIU(M) > mezzo RADIU(M) > razzo DOPPIO ESITO DI NESSI CONSONANTICI CON IOD DJ > /ddz/ /ddʒ/ MEDIU(M) > mezzo RADIU(M) > razzo RADIU(M) > raggio HODIE > oggi ma in posizione iniziale : DIURNU(M) > giorno
15 15 TJ > /ttz/ /dʒ/ PUTEU(M) > pozzo VITIU(M) > vezzo PRETIU(M) > prezzo PRETIU(M) > pregio STATIONE(M) > stagione (esito dotto stazione) SJ > /ʧ/ /dʒ/ BASIU(M) > bacio CASEU(M) > (*casio) > cacio (preceduta da chiusura in iato) (OC)CASIONE(M) > cagione PE(N)SIONE(M) > pigione In posizione postconsonantica: FORTIA(M) > forza PRANDIU(M) > pranzo HORDEU(M) > orzo NUPTIA(S) > nozze CAPTIARE > cacciare *CUMIN(I)TIARE > cominciare ESITO DI RJ INTERVOCALICO: AREA(M) > aja (aria esito dotto) CORIU(M) > cuojo NOTARIU(M) > notajo
16 16 In posizione iniziale: CLAMAT > kjama FLOREM > fjore blank > bjanco PLACET > pjace In posizione intervocalica: OC(U)LU(M) > okkjo FIB(U)LA(M) > fibbja CAP(U)LU(M) > cappjo NESSI DI CONSONANTE + LATERALE Il raddoppiamento è stato successivo alla formazione della semivocale iod (OCLU > *okjo > okkjo). TL intervocalico per caduta della vocale intertonica passa a - CL- : VET(U)LU(M) > VECLU(M) > vekkjo FIST(U)LARE > fiskjare SL era un nesso sconosciuto in latino; si interpone una velare (SCL) per favorirne la pronuncia: SLAVU(M) > SCLAVU(M) > skjavo I(N)S(U)LA(M) > ISCLA > iskja
17 17 TRAFILA DOTTA (CULTISMI) E TRAFILA POPOLARE È determinata dal mutamento fonetico e non da quello semantico CABALLU(M) > cavallo - trafila popolare ma equino, equestre (dalla base EQUUM) trafila dotta AURU(M) > oro OCULU(M) > occhio ma aureo, oculare, oculista ALLOTROPI Dalla stessa base latina due forme, una dotta e una popolare, con diversificazione semantica ANGŬSTIA(M) > angustia angoscia
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Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū. MĂLUS cattivo MĀLUS melo PŌPULUS pioppo PŎPULUS popolo VĔNIT viene VĒNIT venne
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