PSICOANALISI: CORSO PROGREDITO. (Prof.ssa Barbara De Rosa) A.A DISPENSA. L ideale dell Io e il gruppo:

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Federica Vitali
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1 PSICOANALISI: CORSO PROGREDITO (Prof.ssa Barbara De Rosa) A.A DISPENSA L ideale dell Io e il gruppo: il contributo di J. Chasseguet-Smirgel N.B.: si tratta di approfondimenti proposti in aula che non sono reperibili nei libri di testo del programma d esame; pertanto, non sono affatto obbligatori per sostenere l esame. 1

2 Un apporto successivo: Chasseguet-Smirgel (1975) 1 L autrice analizza un tipo di gruppo regressivo, involuto, fornendone una lettura che si discosta da quella freudiana per un aspetto rilevante: l interpretazione del ruolo del capo nella massa. Appoggiandosi all analogia tra gruppo e sogno (v. Anzieu, 1966, 1976) sottolinea che entrambi funzionano nel registro dell illusione 2. Il gruppo è vissuto come luogo fantastico senza conflitti, dove tutto è possibile; come nel sogno, in esso l apparato psichico regredisce temporalmente al narcisismo primario e topicamente nella misura in cui le funzioni dell Io e del Super-Io tacciono e prevale l Es con il principio di piacere che lo contraddistingue. A differenza di quel che pensa Freud, secondo Chasseguet-Smirgel il gruppo fondato su un ideologia partecipa molto più della madre onnipotente che non del padre. Il capo è il promotore dell illusione di ritrovare l onnipotenza narcisistica e, al contempo, suo garante, ideale dell Io collettivo che promette l unione tra l Io e l ideale in nome della quale tacciono le coscienze morali individuali. In esso viene ritrovata la fusione con la madre onnipotente: il gruppo è contemporaneamente l Io, l oggetto primario e l ideale dell Io finalmente e di nuovo confusi (Chasseguet- Smirgel, cit. p. 62). Il gruppo realizza il desiderio di guarire le proprie ferite narcisistiche attraverso la via più breve, il principio di piacere. Il capo ha la stessa funzione della madre del futuro perverso: invece di spingere verso la maturazione che implica la rinuncia, supporta l illusione che per essere il suo oggetto sessuale adeguato non c è bisogno di crescere, di identificarsi con il padre, di rinunciare ai desideri edipici. L ideale dell Io non investe l evoluzione ma la sessualità pregenitale idealizzata, pertanto cessa la funzione di esame di realtà a favore di una realtà-illusione basata sull egualitarismo, 1 Ci si riferisce particolarmente al capitolo 4, L ideale dell Io e il gruppo. 2 Secondo la psicoanalisi il concetto di illusione si riferisce ad una credenza nella quale prevale il desiderio a scapito del principio di realtà, v. Freud, 1927). 2

3 un tema d altronde costitutivo dei gruppi involuti, dove la differenza e i fantasmi primari vengono negati: la castrazione, che confronta il bambino con la differenza tra i sessi e tra le generazioni e, dunque, con la sua immaturità sessuale testimoniata dall esistenza dell organo sessuale femminile; la scena primaria, che impone la separazione dalla coppia genitoriale e l evidenza che essa può soddisfarsi senza di lui. Come nella perversione, nel gruppo involuto c è lo sradicamento dell universo paterno, della sua funzione separante e differenziante e con esso di tutti i derivati dell Edipo. La perdita di individualità, favorita dalla permeabilità dei confini psichici e dalla propensione alla perdita dei limiti, amplifica il sentimento di sé (Freud, 1914), attraverso l identificazione con la formazione collettiva intera che dà a ciascuno un Io onnipotente e un corpo colossale (v. le manifestazioni sportive nei regimi totalitari). Il gruppo è autogenerato, diviene esso stesso la madre onnipotente. L identificazione con i suoi ideali fornisce un apporto narcisistico sufficiente e più facile da perseguire che vanifica le acquisizioni dell evoluzione che viene inaugurata dallo scarto tra Io e ideale. D altronde, come ricorda Freud (1921), è un bisogno umano ridurre ogni tanto la fatica della differenziazione. L illusione è una difesa e come tale necessita di un enorme lavoro psichico per preservarsi. Ma intanto la realtà continua a premere, c è sempre qualcuno che dice eppur si muove. E dunque necessario impedire alla realtà di avere accesso, pertanto è vitale convincere i miscredenti e gli scettici, di obbligarli a cedere al gruppo la funzione di prova di realtà perché con il solo fatto di esistere e di differenziarsi essi mettono in crisi l illusione. La capacità di compiere atrocità, dunque, non è solo il risultato della sostituzione del Super-Io individuale con gli ideali di gruppo, ma una conseguenza necessaria dell ideologia: tutto ciò che viene a intralciare il compimento dell illusione deve sparire (Chasseguet-Smirgel, cit., p. 61). Non c è illusione/idealizzazione senza proiezione e persecuzione dei supporti proiettivi: 3

4 l assassinio è compiuto in nome dell ideale dell Io. Il fine, il ritrovamento tra l Io e l ideale, giustifica i mezzi, ovvero l abolizione del Super-Io, principio attivato dall illusione e seguito da un bagno di sangue se il gruppo ha mezzi proporzionali alla sua violenza. D altronde, anche se non rischia la vita, spesso il singolo accetta la legge del gruppo per non perderne il rifornimento narcisistico, per non diventare un paria. L individuo è tanto più in grado di restare tale, di resistere all illusione quanto più possiede un ideale dell Io sviluppato e mantiene uno scarto tra esso e l Io (già Freud, 1921); Chasseguet-Smirgel sottolinea, inoltre, che costoro non solo hanno un Super-Io edipico ben radicato, ma hanno un ideale che ha investito la maturazione e trova rifornimento narcisistico nel fatto stesso di non aver ceduto alla lusinghe dell illusione. Così, si può sostenere che dal grado di preservazione della dimensione edipica nel gruppo dipende il suo costituirsi in maniera più o meno involuta, ovvero dipende dal grado in cui si è cedevoli di fronte alla tentazione di regredire ad un funzionamento primitivo in cui prevale il principio di piacere. Il contributo di Chasseguet-Smirgel prende posizione anche rispetto alla distinzione proposta da alcuni autori tra il concetto di ideale dell Io e quello di Ioideale: - Nunberg (1932): l Io-ideale corrisponde all Io ancora non organizzato che si sente unito all Es. In stati clinici quali gli attacchi maniacali, catatonici, nella demenza ed in certo grado anche nella nevrosi ci si può trovare di fronte a fantasmi di ritorno al seno materno in cui l individuo cerca di ritrovare quello stato ideale del proprio Io un tempo sperimentato. - Lagache (1966): distingue l Io-ideale dal sistema ideale dell Io-Super-io L Io ideale concepito come un ideale narcisistico di onnipotenza non si riduce all unione dell Io con l Es, ma implica un identificazione primaria 4

5 con un altro essere, investito dell onnipotenza, cioè con la madre (cit. in Chasseguet-Smirgel, ib., p. 194). Secondo Chasseguet-Smirgel la distinzione tra ideale dell Io e Io ideale, nata da esigenze cliniche, non ha motivo di sussistere nella misura in cui: ogni studio dell ideale dell Io implica quello dei diversi modi di riconquista del narcisismo perduto. Che alcuni di questi modi siano regressivi e altri coincidano con le acquisizioni dello sviluppo è proprio quello che mi sono riproposta di dimostrare. Questo non mi sembra giustificare l introduzione di un concetto distinto dall ideale dell Io per designare modalità arcaiche di ritrovamento dell Io e dell ideale (..) si tratta di un desiderio la cui origine è analoga, anche se prende, per realizzarsi, vie differenti. Siamo sempre, in entrambi i casi, in presenza del narcisismo e del suo destino (ib., p. 194). Bibliografia citata Anzieu D. (1966), «L étude psychanalytique des groups réels», Les temps modernes, 242, pp Anzieu D. (1976), «Il gruppo e l inconscio», Borla, Roma, Chasseguet-Smirgel J (1975), L ideale dell Io. Saggio psicoanalitico sulla 'malattia di idealità', Raffaello Cortina, Milano, Freud S. (1914), «Introduzione al narcisismo», OSF, VII, Bollati Boringhieri, Torino. Freud S. (1921), «Psicologia delle masse e analisi dell Io», OSF, IX, Bollati Boringhieri, Torino. Freud S. (1927), «L avvenire di un illusione», OSF, X, Bollati Boringhieri, Torino. Lagache D. (1966), «La psychanalyse et la structure de la personnalité», in La psychanalyse, vol. VI, PUF, Paris. Nunberg H. (1932), Principesde psychanalyse, PUF, Paris,

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