1. La grande trasformazione
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- Rachele Cicci
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1 1. La grande trasformazione 1.1 Alle origini del miracolo economico Gli anni dal 1950 al 1970 furono un periodo d oro per il commercio internazionale. Lo scambio di manufatti aumentò di sei volte; l integrazione economica dei maggiori paesi industriali raggiunse nuove vette; la produzione in serie per i mercati, sia quelli interni che quelli esterni, dette luogo a un livello di prosperità senza precedenti. Il fordismo (la produzione in serie automatizzata di beni di consumo) e il consumismo divennero le divinità gemelle dell epoca. Come avvenne che l Italia, invece di giocare un ruolo secondario in questo periodo di espansione, ne divenne uno dei protagonisti? Le ragioni sono molteplici, e tra gli economisti non c è accordo sull ordine in cui esse dovrebbero essere elencate. Di primaria importanza deve essere considerata la fine del tradizionale protezionismo dell Italia. Molti industriali guardarono con timore ingiustificato all improvviso esporsi ai venti della competizione europea ; in realtà l industria italiana dimostrò di aver raggiunto un sufficiente livello di sviluppo tecnologico e una diversificazione produttiva tale 4
2 da essere capace di reagire alla creazione del Mercato Comune. In questa ricostruzione delle origini del miracolo non possono non essere segnalate: la decisione della Fiat nel 1953 di investire ingenti capitali in una gigantesca catena di montaggio per l ultimo modello, la 600, che, due anni dopo, annunciava l epoca della motorizzazione di massa in Italia 1 ; nello stesso periodo la forte competizione tra Eni, Edison e Montecatini si concluse con un grande progresso nell industria petrolchimica; senza trascurare infine il Piano Marshall, che aveva aperto nuovi orizzonti a parecchie aziende italiane, grazie all afflusso dei macchinari e del know how americani. La disponibilità di nuove fonti energia e la trasformazione dell industria dell acciaio furono un altro grande aiuto per le capacità competitive dell Italia. La scoperta del metano e di idrocarburi in Val Padana da parte dell Eni e l importazione di combustibili liquidi a basso prezzo, voluta da Mattei, fornirono un alternativa all importazione di carbone e permisero agli imprenditori italiani di ridurre i loro costi. Lo stesso si può dire dell insistenza di Sinigaglia nel voler creare una moderna industria siderurgica sotto l egida dell Iri; sotto la sua direzione, la Finsider si rafforzò sempre più e negli anni 50 riuscì a fornire alle aziende italiane acciaio a prezzi minori. 1 Paul Ginsborg, Stoia d Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi, Torino 1989, p
3 L Eni e l Iri svolsero quindi un ruolo considerevole nelle origini del miracolo, e se non si può certo affermare che lo Stato italiano pianificò questa grande espansione economica, è pur vero che esso vi contribuì in tanti modi: le opere di infrastruttura, come le autostrade, costituirono delle economie esterne vitali per il settore privato; la stabilità monetaria; la mancanza di controllo fiscale sul mondo degli affari, furono tutti elementi che contribuirono a creare le condizioni per l accumulazione del capitale e il suo successivo investimento nell industria 2. E abbastanza chiaro, infine, e non meno importante, il fatto che il miracolo non avrebbe potuto aver luogo senza il basso costo del lavoro. Gli alti livelli della disoccupazione negli anni 50 permisero che la domanda di lavoro eccedesse abbondantemente l offerta, con prevedibili conseguenze in termini di andamento dei salari. Il potere dei sindacati nel dopoguerra era stato effettivamente spezzato, e adesso era aperta la strada verso un aumento della produttività e dello sfruttamento. L idea guida della liberalizzazione degli scambi con l estero, patrocinata dal Mec, trovò la sua controparte, all interno, nella libertà dell imprenditore sui luoghi di lavoro. In un primo periodo, dal 1951 al 1958, lo sviluppo dell economia italiana sembra essere dovuto prevalentemente alla domanda interna. Il tasso di crescita del 2 V. Castronovo, Storia economica d Italia. Dall Ottocento ai giorni nostri, Einaudi, Torino 1995, p
4 prodotto interno lordo fu in media del 5,5% l anno; e i maggiori investimenti non furono nelle industrie esportatrici ma nell edilizia, nei lavori pubblici e nell agricoltura 3. Il quadro muta in maniera considerevole negli anni La media del tasso annuo di crescita di questi cinque anni raggiunse un livello mai ottenuto prima: il 6,3%. La produzione industriale risultò più che raddoppiata, con alla testa l industria metalmeccanica e quella petrolchimica. Fu soprattutto l esportazione a costituire il settore-guida dell espansione. L effetto del Mercato Comune fu evidente: la percentuale delle merci italiane destinate all esportazione crebbe dal 23% del 1953 ad oltre il 40% nel La straordinaria crescita dell industria elettrodomestica italiana fu una delle espressioni più caratteristiche del miracolo : nel 1967 l Italia era il terzo produttore mondiale di frigoriferi (dopo gli Stati Uniti e il Giappone) e il maggior produttore europeo di lavatrici e lavastoviglie. Dietro questa espansione vi era un gran numero di fattori: l abilità imprenditoriale dei proprietari, la loro capacità ad autofinanziarsi nei primi anni 50, la tenacia nell utilizzare le nuove tecnologie e nel rinnovare continuamente gli impianti, lo sfruttamento del basso costo del lavoro e l elevata produttività, l assenza fino ai tardi anni 60 di una significativa organizzazione sindacale. 3 M. Salvati, Economia e politica in Italia dal dopoguerra a oggi, Milano 1984, p P. Ginsborg, Storia d Italia cit., p
5 L industria elettrodomestica costituì l esempio più convincente del boom industriale italiano e del suo potenziale di esportazione, ma non fu certo l unico. La produzione automobilistica, dominata dalla Fiat, fu per molti versi il settore propulsivo dell economia. Si è calcolato che circa il 20% del totale degli investimenti compiuti negli anni tra il 1958 e il 1963 provenisse dalle scelte produttive fatte dalla Fiat: non solo con le fabbriche di accessori, ma anche per la produzione di gomma, la costruzione di strade, la fornitura di acciaio, benzina, apparecchi elettrici e così via. L Italia si era così inserita rapidamente nel movimento di espansione dell economia occidentale. La conversione al mercato internazionale produsse mutamenti profondi. Il sistema economico venne sempre più configurandosi in funzione dell esportazione di beni di consumo durevoli e il suo tasso di sviluppo a dipendere in misura crescente dalla domanda estera. L apertura verso il mercato europeo conseguì i suoi effetti più rilevanti nel settore industriale. Si trattava per l industria italiana di forzare le esportazioni e, insieme, di ampliare i margini di assorbimento sul mercato interno, così da realizzare adeguate economie di scala e strutture aziendali più efficienti. Fondamentale per questo tipo di sviluppo era, da un lato, la conservazione di un livello di salari inferiore a quello dei paesi più industrializzati, e tuttavia crescente, tale 8
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