BASILEA 2. Informazioni utili per le piccole e medie imprese
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1 BASILEA 2 Informazioni utili per le piccole e medie imprese a cura di Alessandra De Luca Che cos'è Basilea 2 Basilea 2 è un Accordo internazionale sui requisiti patrimoniali delle Banche che si articola in tre "Pilastri" fondamentali: 1. Requisiti patrimoniali minimi Le Banche dei Paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitale proporzionali al rischio correlato ai rapporti di credito assunti. Il rischio dovrà essere valutato impiegando lo strumento del rating. 2. Controllo delle Banche Centrali In relazione alle strategie di ogni singola Banca in materia di patrimonializzazione e assunzione dei rischi, le Banche Centrali disporranno di poteri discrezionali più ampi nella valutazione dell'adeguatezza patrimoniale e quindi potranno imporre coperture superiori ai requisiti minimi. 3. Disciplina del mercato e della concorrenza Alle Banche sono imposte regole di trasparenza in merito all'informazione al pubblico sui livelli patrimoniali, i rischi e la relativa gestione. Basilea 2, quindi, stabilisce nuove regole per l'accesso al credito e la sua applicazione comporterà un modo del tutto nuovo di fare finanza ma anche di fare impresa. Quale organismo ha prodotto l'accordo Il cosiddetto "Accordo di Basilea 2", contenuto nel Documento "Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali Nuovo Schema di Regolamentazione", è stato messo appunto dall'apposito "Comitato di Basilea" creato nel 1974 dai Governatori delle Banche Centrali dei Paesi del G10 ed è stato approvato dagli stessi Governatori nel giugno Il Comitato opera all'interno della Banca dei Regolamenti Internazionali che ha sede appunto a Basilea, e che opera per promuovere la collaborazione tra le Banche Centrali al fine di contribuire alla stabilità monetaria e finanziaria. Il Comitato non ha autorità sovranazionale.
2 Quando partirà Basilea 2 Il Documento su Basilea 2 entrerà in vigore a partire dal E' bene però ricordare che il Documento non ha valore di legge ma valore consultivo e di indirizzo. I Governatori delle Banche Centrali che lo hanno approvato sono impegnati a farlo adottare nei rispettivi Paesi e ciò avverrà, a seconda del Paese, con procedure diverse. In Italia l'esecutività di Basilea 2 è condizionata ad una Direttiva Europea di cui ad oggi esiste una proposta che, in pratica, recepisce i contenuti dell'accordo. Basilea 2 e PMI L'entrata in vigore dell'accordo Basilea 2 porterà notevoli innovazioni sul rapporto Banca-Impresa. In particolare, saranno le imprese di minore dimensione ad affrontare maggiori difficoltà. Questo perché un collegamento più stretto e penetrante tra il fabbisogno di capitale espresso da un'azienda ed il rischio sottostante al relativo finanziamento determinerà una maggiore sensibilità del prezzo del finanziamento rispetto al rischio stesso. Tanto significa che l'applicazione delle regole di Basilea 2 premierà le imprese più trasparenti, che meglio risponderanno alla richiesta di informazioni più dettagliate da parte delle Banche. Informazioni che saranno sia di tipo quantitativo e quindi relative ai flussi economico-finanziari (budget, bilanci periodici, crediti e debiti, analisi del circolante, ecc.) sia di tipo qualitativo (strategie commerciali, innovazione della produzione, politiche di espansione, posizioni e quote di mercato, ecc.) Le piccole e medie imprese devono quindi cominciare a prepararsi all'entrata in vigore di Basilea 2 tenendo nella giusta considerazione il ruolo della finanza al fine di migliorare il proprio rating. Tanto, cominciando ad impiegare tecniche di autovalutazione che portino, infine, a realizzare un sistema di reporting della situazione aziendale da sottoporre alle banche con le quali bisognerà abituarsi a confrontarsi. E' opportuno che le piccole e medie imprese comincino ad attrezzarsi, sia sotto il profilo strumentale quanto, soprattutto, sotto il profilo delle professionalità necessarie per essere pronte a questo importante e difficile appuntamento che cambierà definitivamente il contesto operativo e le relazioni con il sistema bancario. Che cos'è il Rating La traduzione della parola "rating" è "valutazione". L'operazione di rating è funzionale a valutare l'affidabilità di un soggetto (pubblico e/o privato) e quindi anche di un'azienda o di un imprenditore. Secondo una definizione dell'abi (Associazione Bancaria Italiana) il rating è "l'insieme strutturato e documentabile di metodologie e processi organizzativi che permettono la classificazione su scala ordinale del merito di credito di un soggetto" e che consente "la ripartizione della clientela in classi differenziate di rischiosità cui corrispondono diverse probabilità di insolvenza".
3 Basilea 2, superando il precedente accordo che prevedeva un accantonamento dell'8% a copertura dei rischi, introduce anche l'utilizzo del rating nei confronti delle imprese. In questo modo viene stabilità una differenziazione dei requisiti in base alla probabilità d'insolvenza. Entrando più nel dettaglio Basilea 2 comporta le seguenti novità: i requisiti patrimoniali minimi e la determinazione dei criteri per quantificare i rischi della banca nelle sue varie attività tenendo conto anche di una serie di elementi aggiuntivi come il rischio di mercato, il rischio di credito e quello operativo; il controllo discrezionale da parte della banca stessa e dell'istituto di vigilanza; un livello minimo di informazioni che le Banche devono offrire al mercato; la quota di accantonamento dell'8% (il patrimonio di vigilanza) sui prestiti erogati; a tanto però si affianca un ampliamento delle categorie di rischio alle quali bisogna vincolare il patrimonio. Proprio per valutare il rischio viene quindi introdotto il rating che consentirà di classificare le aziende in una classe di rischio. Più basso sarà il rating ottenuto dall'azienda più alto sarà l'accantonamento da parte dell'istituto di credito che, per fronteggiare l'innalzamento del rischio, potrebbe chiedere tassi di interesse più alti. Il rating potrà essere assegnato da agenzie private (esterno), oppure assegnato dalla banca secondo proprie modalità (interno). Il rating sarà assegnato in base a una valutazione relativa alla storia creditizia dell'impresa e ad altri parametri come la liquidità o redditività. Basilea 2 non è però esente da osservazioni che riguardano in particolare: le difficoltà delle PMI rispetto all'applicazione del sistema del rating. Stante, infatti, l'ormai riconosciuto problematico rapporto tra le aziende di minore dimensione ed il sistema bancario determinato dalla difficoltà di ottenere finanziamenti, le imprese di minori dimensioni potrebbero ritenere il rating una ulteriore barriera di accesso al credito. Questi timori, sollevati anche da rappresentanti della Banca d'italia e della Bundesbank, hanno portato a una revisione dei requisiti minimi patrimoniali, che sono stati ridotti nel caso dell'esposizione delle banche verso le piccole e medie imprese. Si ritiene, a questo proposito utile riportare le considerazioni contenute in "Il nuovo Accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche" di W. Cornacchia in Note dal C.S.C. - Centro Studi Confindustria del (testo integrale reperibile sul sito della Confindustria "Vi è poi il timore che il metodo dei rating interni penalizzi il finanziamento delle Pmi, inducendo le banche a ridurre il credito ad esse destinato e ad aumentare al contempo i tassi di interesse. Da un punto di vista teorico l'effetto di una più accurata valutazione del rischio da parte delle banche dovrebbe essere quello di ridurre il costo del credito per le imprese meno rischiose e di promuovere un rapporto fondato sulla conoscenza e sulla fiducia reciproca. In pratica, però, vi è il rischio che i crediti concessi alle Pmi
4 siano, o continuino ad essere, considerati più rischiosi: la metodologia di determinazione dei rating interni, basata su procedure automatizzate (scoring), potrebbe rivelarsi poco adatta a cogliere le peculiarità delle Pmi, a valutarne cioè adeguatamente il merito di credito. In ultima analisi tale metodo poco si presterebbe a preservare quel patrimonio informativo del banchiere locale legato alla lunga consuetudine del rapporto con la piccola impresa e consolidato nel tempo. Non si tiene inoltre conto che un portafoglio di crediti alle Pmi, a parità di perdita attesa, presenta perdite inattese inferiori a quelle di un portafoglio di prestiti alle grandi imprese, in ragione della maggiore importanza relativa che l'andamento ciclico dell'economia ha nel determinare le condizioni di queste ultime. Per venire incontro a queste considerazioni, il Comitato di Basilea ha formulato nuove modalità di calcolo dei requisiti per il rischio di credito nel metodo dei rating interni. In particolare i coefficienti di ponderazione sono stati ridotti, attenuando così la correlazione tra dotazione patrimoniale e rischiosità dei prestiti. Le ponderazioni sono state ridotte in corrispondenza di pressoché tutti i livelli di rischio, ma in misura proporzionalmente maggiore per i valori di probabilità d'insolvenza più elevati. La revisione consente di contenere gli effetti prociclici della nuova regolamentazione e di ottenere, indirettamente, un trattamento più appropriato dei crediti alle piccole e medie imprese. Con la nuova curva di pesi, in particolare, il requisito patrimoniale complessivo delle piccole imprese (quelle con fatturato inferiore ai 5 milioni di euro) si riduce del 27%, mentre l'onere delle grandi imprese (quelle con volume d'affari superiore ai 50 milioni di euro) diminuisce del 12%; per le imprese di dimensione intermedia il coefficiente diminuisce invece del 19%. Inoltre, al fine di contenere i rischi per le imprese, nel luglio scorso il Comitato ha approvato l'introduzione di appropriati elementi di valutazione del rischio per le Pmi volti ad assicurare loro un trattamento più appropriato nell'ambito dei metodi IRB corporate e retail e del metodo standardizzato. L'esposizione delle banche verso le piccole e medie imprese (imprese con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro) sarà soggetta a requisiti di capitale inferiori, fino al 20% a seconda delle dimensioni, rispetto alle grandi imprese. Questa misura dovrebbe portare a una riduzione media del 10% circa dei requisiti relativi alle Pmi. La modifica sarebbe giustificata dal fatto che un'eventuale insolvenza di una impresa di piccole dimensioni ha scarso impatto sul sistema bancario. A ciò si aggiunge la possibilità di considerare i prestiti bancari inferiori a un milione di euro come finanziamento "retail", che hanno coefficienti di assorbimento di capitale ridotti. Questi significativi risultati sono dovuti anche alle pressioni esercitate dalle Banche Centrali, in particolare dalla Banca d'italia e dalla Bundesbank, pressioni volte a difendere le specificità dei rispettivi sistemi economici, caratterizzate da un diffuso tessuto produttivo formato da imprese di piccola dimensione. Alla luce di tali soluzioni le problematiche riguardanti le Pmi sembrerebbero quindi oggi attenuate, ma non del tutto risolte, rispetto all'originaria proposta di revisione dell'accordo pubblicata nel 2001";
5 il vantaggio che gli istituti di credito di maggiori dimensioni avrebbero nei confronti di quelli più piccoli perché, avendo maggiori possibilità di dotarsi di migliori strumenti di analisi, acquisirebbero ulteriori vantaggi competitivi; la possibilità che nei periodi di difficoltà dell'economia le banche, a causa del crescere del rischio, riducano gli impieghi, alimentando così la fase recessiva. Basilea 2 e Consorzi Fidi I Consorzi Fidi hanno come obiettivo l'offerta di garanzie aggiuntive per facilitare le imprese socie nell'accesso al finanziamento bancario. Nell'ottica di Basilea 2 il ruolo svolto dai Consorzi Fidi continua ad essere significativo; tuttavia, trattandosi di una garanzia accessoria, la valutazione dell'azienda rimane sempre in primo piano perché l'elemento principale di valutazione rimane l'affidabilità dell'impresa e quindi la sua capacità di rimborso. In questo contesto, le novità introdotte da Basilea 2 impongono anche ai Consorzi Fidi una nuova organizzazione. E' utile qui richiamare la nuova disciplina dei Consorzi Fidi introdotta con l'art. 13 della Legge n. 326/2003. Per saperne di più: Maggiori informazioni, articoli, documenti, commenti, atti di convegni, seminari, tavole rotonde sono disponibili sui siti delle Associazioni di categoria imprenditoriali, dei Consorzi Fidi, della Banca d'italia, dell'abi, della Banca dei Regolamenti Internazionali, di Società e Studi professionali che si occupano dell'argomento. Aggiornamenti: Periodicamente saranno evidenziate le novità più significative e segnalate ulteriori fonti informative utili per gli approfondimenti.
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