Ridurre lo spreco, alimentare il futuro

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1 Il lancio delle reti territoriali virtuose contro lo spreco alimentare, promosse da Regione Lombardia: i risultati. Un progetto ben radicato e un possibile punto di partenza. 1 Sommario Premessa...1 Ridurre lo spreco, alimentare il futuro... 2 La valutazione socio economica e ambientale della devoluzione l Analisi Costi Benefici per gli attori coinvolti... 5 Il ruolo della tariffa rifiuti a sostegno della devoluzione Le Regioni e la lotta allo spreco (e il ruolo degli empori solidali)...13 Un confronto tra operatori...13 Qualche considerazione finale...14 Premessa La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti ritiene che questo convegno possa segnare una svolta per alcune buone ragioni. Innanzitutto perchè segna una svolta nell impegno della Regioni sul terreno della lotta allo spreco alimentare, proponendo un modello (replicabile) di coinvolgimento di tre attori fondamentali quali Comuni, GDO e Onlus e di sostegno istituzionale alla creazione e diffusione di reti territoriali per la gestione delle azioni. Questa iniziativa di Regione Lombardia, avviata con il coinvolgimento delle Regioni Emilia Romagna e Veneto, fa capire le potenzialità di coinvolgimento della Regioni per farle diventare protagoniste nella lotta allo spreco alimentare. Sono stati presentati due lavori particolarmente innovativi. Il primo è un analisi economica della devoluzione, che analizzandola dal punto di vista dei tre soggetti sovra citati (Comuni, GDO e Onlus) fa capire come si tratti di un azione win win win, che cioè genera benefici per tutti. Il secondo fa capire come la tariffa rifiuti può essere utilizzata a sostegno della devoluzione, illustrando gli interventi su regolamenti tariffari e nella definizione dei Piani economici e finanziari sia possibile sostenere l azione di GDO e Onlus, creando al contempo un risparmio che i Comuni possono riversare in termini di contenimento dei costi da attribuire ai cittadini. Per questo dedica a questo convegno una nota che ne ripercorrere l andamento soffermandosi sulla ricchezza dei diversi interventi, soffermandosi in particolare sui due che abbiamo citato sopra e arrivando a ipotizzarne i possibili sviluppi, sia in termini di azioni della Regioni contro lo spreco 1 Vorrei ringraziare Silvia Colombo (si ARS Ambiente) e Roberto Zoboli (di UniCat Milano) per i contributi particolarmente importanti e dati al progetto e per i materiali messia punto per illustrarlo, dai quali ho ampiamente attinto per la definizione di questa nota.

2 alimentare (e più in generale sulla prevenzione dei rifiuti) che di sviluppo dei terreni più significativi proposti dall iniziativa di Regione Lombardia su Analisi Costi Benefici della devoluzione e manovre tariffarie in gradi di incentivare i suoi attori a praticarla. Buona lettura. Ridurre lo spreco, alimentare il futuro Ridurre lo spreco, alimentare il futuro, questo il significativo titolo del convegno 2 con il quale il 1 giugno la Regione Lombardia ha presentato a Milano i risultati di quasi due anni di lavoro e le prospettive che ne esitano. Alla base di tutto sta la collaborazione tra le Direzioni Ambiente e Sociale. Questa collaborazione, che è stata riscontrata anche nell esperienza delle altre Regioni intervenute, e in particolare nel Veneto, è il dato di partenza delle politiche contro lo spreco alimentare, capaci di unire sostenibilità ambientale e a inclusione sociale. Commentare quel che si è visto è possibile nell ordine proposto dal Programma3. I saluti istituzionali hanno visto alternarsi l assessore all Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi, il Direttore Generale Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile Mario Nova, il Direttore Fondazione Lombardia per l Ambiente della Regione Lombardia Fabrizio Piccarolo, mentre il compiuto gestire il dibattito è stato svolto da Stefano Antonini Dirigente U.O. Comunicazione Benessere, Sicurezza e Gestione Attività Formative DG Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Regione Lombardia

3 E stata presentate le Linea guida igienico - sanitaria regionale per il recupero del cibo al fine di solidarietà sociale (LG, messa a punto con la collaborazione delle UO prevenzione, veterinaria e della ATS ex ASL; approvata pochi giorni prima dalla Giunta Regionale - GR4) che aiuta il terzo settore, che opera con volontari, a partecipare al processo di donazione alimentare. Le LG sono state validate dal Ministero delle Salute e sono un Manuale corrette prassi operative per associazioni caritative, suddiviso in 3 fasi operative: donazione, trasporto e distribuzione5. Accanto a questa presentazione del sociale (a cure di Emanuela Ammoni6) quella dell ambiente 7 ha consentito a Paola Zerbinati di inserire le azioni contro lo spreco alimentare nella gestione del Programma regionale di gestione dei rifiuti (PRGR8) e del Programma regionale di prevenzione dei rifiuti che ne deriva e individuano i rifiuti organici (tra i quali gli scarti alimentari) come flussi su cui focalizzarsi per raggiungere gli obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti. L intreccio tra le normativa a disposizione 9 (v. figura che segue) e clima culturale che ha accompagnato Expo 2015 nutrire il pianeta ha consentito a Regione Lombardia (RL) di rivolgersi ai tre attori delle devoluzione (Comuni, GDO e Onlus) e arrivare alla sottoscrizione di un protocollo di intesa (firmato durante Expo) teso alla creazione di Reti territoriali contro lo spreco alimentare. Al protocollo hanno aderito 17 amministrazioni comunali, 9 marchi delle GDO e 11 enti non profit (e anche 10 associazioni dei consumatori). Ne è nato un progetto di «reti territoriali virtuose contro lo spreco alimentare» che si è dato alcuni obiettivi (anche se in ambiti di sperimentazione modellizzati e finalizzati allo studio di analisi costi benefici sociali/ambientali ACB - che peraltro non rappresentano una reale traduzione delle reti locali presenti sul territorio, che risultano essere molto più complesse): Individuazione e analisi della normativa e delle attuali procedure in materia di gestione e recupero degli alimenti, mettendo in evidenza i principali aspetti critici; Valutazione di costi/benefici economici, sociali e ambientali legati alla devoluzione dell invenduto per le tipologie di soggetti coinvolti (Comuni, GDO, Enti non profit); Predisposizione di linee guida igienico-sanitarie per orientare il processo devolutivo; Individuazione, di forme e modalità per introdurre nelle procedure amministrative dei Comuni meccanismi premiali, incentivanti e/o compensativi per le Parti del presente protocollo direttamente coinvolte nelle iniziative di devoluzione; Comunicazione e divulgazione delle attività svolte nell ambito del protocollo e di altre iniziative contro lo spreco alimentare. Il protocollo di intesa individuava la necessità di acquisire alcune dati, che sono stato raccolti grazie alla collaborazione e disponibilità dei soggetti sottoscrittori che li hanno trasmesso su base volontaria. La raccolta dei dati è stata condotta per un anno, a partite da settembre 2015, con restituzioni intermedie quadrimestrali. I dati trasmessi sono stati la base per lo studio ACB e dello studio sulla tariffa rifiuti. 4 Con DGR DGR X/ MOD=AJPERES&CACHEID=079d2ec a dd2b MOD=AJPERES&CACHEID= e22b-459a-8f4c-71ae1f434aab 8 9 Approvato con d.g.r. n del 20/06/2014 PRGR progetto reti virtuose contro lo spreco alimentare / legge 166/2016 anti spreco / LR 34/15 legge di riconoscimento, tutela e promozione del diritto al cibo

4 Sono stati realizzati tre tavoli tecnici per valutare e relazionare sull andamento dei lavori e sulle eventuali criticità riscontrate. Ai Comuni è stato chiesto di descrivere le attività di devoluzione presenti nei loro territori, unitamente ad alcuni dati sulla gestione dei rifiuti e sul sistema tariffario adottato e sui servizi offerti agli indigenti (numero persone assistine, costi sostenuti dal comune) chiedendo anche - se c erano - stime del valore economico e sociale delle azioni di devoluzione e del conseguente risparmio per le politiche sociali a carico dell amministrazione comunale. La risposta è stata buona da parte della maggior parte delle Amministrazioni, anche se spiace constatare l assenza di risposte da parte del Comune capoluogo. Tra la GDO si è registrata una buona partecipazione e molti marchi hanno individuato un referente e hanno in generale fornito una risposta puntuale e continuativa sui dati. Si è constatato che ogni catena / GDO / punto vendita (PV) ha una propria procedura e modalità per registrare i dati di devoluzione (chi per peso, chi per valore economico, chi per entrambi). Ad ogni PV è stato chiesto come vengono considerati i rifiuti prodotti e che tipo di tassa/tariffa rifiuti viene loro applicata. Sono state indagate le procedure seguite per la devoluzione dell invenduto e le eventuali difficoltà riscontrate nell attività di devoluzione, con la frequenza programmata di ritiro dell invenduto da parte dell Ente non profit. Si è arrivati a definire il peso del devoluto complessivo e il valore economico del totale devoluto, valutando tempi e costi per gestione amministrativa e per cernita, conservazione e consegna. Agli Enti non profit che si occupano del recupero e della distribuzione del devoluto sono stati chiesti l area geografica in cui operano e i servizi che offrono, a che fonti di approvvigionamento ricorrono e in che modo vengono gestiti il ritiro, il deposito e la consegna della merce devoluta dalla GDO. E poi che tipo di personale viene impiegato per la gestione dell attività (dipendenti, volontari ) e quali sono i documenti emessi a fronte della donazione. E si sono indagati, per ogni Ente no profit: peso complessivo stimato del consegnato agli indigenti valore economico del totale consegnato in euro peso stimato consegnato per tipologia (freschi, freschissimi ecc.) pane fresco donato persone assistite pasti erogati pacchi viveri. personale coinvolto nelle attività di selezione e consegna costo di gestione Rispetto ai dati recuperati si è notata una difficoltà da parte delle piccole realtà che si reggono in gran parte sul lavoro di volontari a trasmettere i dati, mentre è stato più facile fare riferimento alle realtà più strutturate che comunque seguono modelli e impostazioni organizzative, anche se spesso molto diverse. L analisi dei dati ha comunque permesso la conoscenza di pratiche e di modelli di governance e di gestione territoriale della devoluzione, molto utili per la ricerca e per le ricadute pratiche del progetto.

5 La valutazione socio economica e ambientale della devoluzione e l Analisi Costi Benefici per gli attori coinvolti Il coordinamento tecnico scientifico del lavoro è stato delle Federazione Lombardia per l Ambiente (FLA10) che oltre all intervento del suo direttore ha firmato (con Mita Lapi e Stefania Fontana) uno dei due interventi chiave della giornata - Valutazione socio economica e ambientale della devoluzione presentato dal Roberto Zoboli, che con Flippo Fraschini ha curaro lo studio per Università Cattolica11. Lo studio presentato aveva l obiettivo di fornire basi conoscitive per strategie di prevenzione dei rifiuti alimentari attraverso donazione dell invenduto GDO e si è trovato a dover colmare tre gap conoscitivi: i) struttura e funzionamento reti di devoluzione ed eterogeneità soggetti/ modelli ii) conoscenza quantitativa flussi di invenduto recuperati e donati iii) valore ambientale ed economico-sociale delle donazioni (compreso valore del mancato rifiuto) Si è peraltro trovato ad indentificare una sorta di co-prodotto del progetto nell effetto di rete che esso ha messo in moto, attraverso Protocollo, Tavoli tecnici, ecc.. Un primo dato conoscitivo riguarda i modelli di devoluzione. Sono stati identificati ben 36 canali stabili di relazione tra gli attori GDO-Onlus in reti locali, che hanno però 4 aspetti ricorrenti nelle caratteristiche e funzionamento delle Reti: i) Differenti modelli di relazione GDO/Onlus: (a) relazione diretta; (b) intermediazione di ente di primo livello; (c) devoluzione GDO attraverso i punti vendita o centri logistici) ii) Diverso livello di implementazione e maturità relazioni GDO-Onlus: consolidata nel tempo (anche anni), attività più occasionale o meno strutturata iii) Squilibrio di risorse e strumenti operativi della GDO rispetto alle Onlus MOD=AJPERES&CACHEID=4df6a96a c-97e7-ebd5db9b7bbd

6 iv) Onlus diversificate per: a) tipologia di servizio (recupero delle eccedenze o servizi di assistenza sociale); b) tipologia di risorse economiche (finanziamento privato o pubblico); c) consolidamento delle attività svolte (tempo di vita) E il loro funzionamento è descritto in figura. E veniamo ai dati emersi dall indagine e all analisi costi benefici (ACB) per i soggetti coinvolti nel progetto. In un anno di sperimentazione sono state recuperate in donazione 830,5 tonnellate di alimenti (circa la metà tonnellate- raccolte da Banco Alimentare presso Ortomercato di Milano), per un cibo equivalente a circa pasti. Unicat ha calcolato pressioni ambientali evitate pari a: CO2: tonnellate CH4: 9,16 tonnellate PM2,5-10: 311 kg Acqua: 7 milioni hl Terra: 585 ha L analisi costi benefici (ACB) tendeva a valutare la portata netta economica, sociale ed ambientale delle devoluzioni nel progetto Reti territoriali contro lo spreco alimentare e aveva come obiettivo principale verificare se le donazioni avessero per i tre soggetti (Comuni, GDO, Onlus) un esito win-win-win, con guadagni netti ambientali, economici e sociali. L approccio valutativo dell analisi, (per la quale sono stati utilizzati i dati forniti dai soggetti firmatari del Protocollo ) si è interrogato sul valore sociale netto delle devoluzioni alimentari attuate dagli attori del progetto Reti territoriali rispetto al caso in cui tali devoluzioni fossero zero. Si è trattato di una ACB sociale, con quantificazioni monetarie di effetti ambientali e di benessere per beneficiari (indigenti). Una analisi semplificata, a causa dei limiti informativi: non sono stati valutati costi-benefici in funzione del tipo di rete che realizza la devoluzione, né quelli per singola rete. Sono stati considerati i seguenti costi:

7 Costi di gestione devoluzione (per la GDO): essenzialmente costi del personale per selezione e gestione dell invenduto per devoluzione; si è assunto che donazioni di cibo da GDO non siamo mai mancate vendite, ma sempre mancati rifiuti Costi di gestione delle devoluzioni ricevute (per le Onlus): costi di trasporto (ritiro), in alcuni casi di logistica e distribuzione, e costi di personale; dai dati si ricavavano solo informazioni sulla quantità di lavoro (in ore). Essendo il lavoro delle Onlus volontario le ore di lavoro sono state valorizzate ad un ipotetico costo orario del personale; i costi delle Onlus appaiono molto sottostimati. Vi sono stati benefici considerati a altri non considerati, per limiti informativi. Tra i primi 1. il risparmio costi rifiuti (per la GDO): dipende da configurazione tariffa rifiuti applicata alla GDO; maggior parte dei casi si applica la TARI (circa la superficie di vendita, non risparmiata con devoluzione); si è assunto l ipotetico risparmio di tariffa con devoluzione come se fosse applicata la TARIP (con tariffa proporzionata al rifiuto); si tratta di una ipotesi ragionevole, visto che diversi comuni si muovono verso una tariffazione puntuale e le possibilità di sconti tariffa da Legge Gadda. 2. i benefici ambientali: Se a rifiuto, le eccedenze alimentari producono due tipologie di esternalità: a) emissioni e consumo di risorse contenute nella produzione di alimenti non consumati e quindi privi di utilità b) emissioni e pressioni ambientali generate dal trattamento dei rifiuti Assumendo che la devoluzione equivalga interamente a minori rifiuti, i corrispondenti risparmi ambientali sono stati quantificati e tradotti in termini monetari Vi sono poi i benefici per i riceventi le donazioni: si è utilizzata una metodologia di distributionally weighted cost-benefit analysis per valutare in termini monetari l impatto di utilità individuale degli alimenti ricevuti da persone indigenti. Tra i secondi: Rimborso IVA su prodotti devoluti (GDO); anche se da contatti con gli operatori GDO, si sa che in molti casi, l agevolazione non viene sfruttata e non viene considerata tra benefici della donazione Miglioramenti di gestione (GDO): una maggior devoluzione (minori rifiuti) è parte di miglioramenti gestionali per minimizzazione rifiuti, con benefici economici per la GDO; non ci sono sufficienti informazioni su questo aspetto Riduzione dei costi di gestione dei rifiuti (Comuni): l ipotesi è che gestione dei rifiuti è costo per i Comuni; quantità devolute da GDO (rispetto all assenza di devoluzione) riducono il fabbisogno di trattamento e quindi potrebbero essere considerate nei contratti; si tratta di una modalità incerta, con benefici non quantificati12 Risparmio di costi assistenza (Comuni): la devoluzione alimentare via Onlus potrebbe sostituire in parte interventi di assistenza ai poveri da parte dei comuni; per mancanza di informazioni complete su tali modalità i potenziali benefici non sono stati calcolati. E si potrebbero considerare altri benefici potenziali (es. valore investimento infrastruttura materiale e immateriale) Il quadro che ne emerge è rappresentato nella figura. 12 Si venda però la proposta strutturata nell intervento di ARS.

8 Un rapporto Benefici / Costi (in termini monetari) pari a 19 appare è assolutamente alto. Si è quindi presa in considerazione il valore della devoluzione per i riceventi, con una Analisi costi benefici con pesi distributivi ( Distributionally weighted CBA ), traducendo il valore commerciale (nominale) delle donazioni tradotto in valore di utilità per chi le riceve, in funzione delle condizioni individuali di capacità economica e indigenza. Si è cioè proceduto ad una ACB pesata, attraverso la attraverso la costruzione di pesi di benessere ( welfare weights ) considerando che reddito ha utilità marginale decrescente13. Questi Welfare weights sono stati quindi applicati sperimentalmente ai benefici ricevuti dai diversi destinatari per ottenere un valore distributivamente pesato dei benefici totali (servendosi di dati Caritas14). Si è ottenuta una scala di indigenza relativa, utilizzando i dati Caritas (che non comprendono i valori ISEE) per ottenere variabili/indicatori socio-demografici e di bisogni utilizzati per costruire scala di indigenza relativa. Si è applicata la metodologia di Multi-criteria Analysis (MCA) per arrivare ad avere una scala numerica di punteggi in termini di indigenza relativa e assegnare un peso a ciascun criterio (4 sistemi di pesi). La sintesi dei punteggi per le 113 unità con diversi sistemi di ponderazione per i criteri è riportata in tabella European Commission, Applicazione sperimentale Caritas Ambrosiana Dati individuali estratti da Caritas: 113 persone Composizione bilanciata maschi e femmine, italiani e stranieri, localizzazione sul territorio Adeguata variabilità in termini fasce di età, stato civile, condizioni famigliari, altri attributi individuali Variabili nel database: (i) socio-demografiche: caratteristiche oggettive delle persone (ii) tipologie di bisogni espresse ai Centri di Ascolto: condizione di difficoltà soggettiva delle stesse persone.

9 Esaminando i pesi distributivi per ACB pesata emerge un quadro (riportato in tabella sotto) che porta a concludere che in il peso distributivo per più povero è da 3,9 a 21,3 volte il peso per il più ricco. Cioè che 1 al più povero è pari a 3,9 /21,3 al più ricco tra i poveri - I ricercatori di UniCat ritengono che il campione di Caritas Ambrosiana sia piccolo, sia utilizzabile (in via sperimentale) per stimare quale sarebbe il valore delle donazioni del Progetto Reti Territoriali se i destinatari finali avessero le sue stesse caratteristiche. Il risultato è importante: il valore commerciale nominale delle donazioni è pari a 2.7 milioni/, ma il valore per i destinatari oscillerebbe tra i 4,2 mio/ e i 6,0 mio/. Il moltiplicatore totale è pari da 1,5 volte a 2,2 volte il valore commerciale nominale.

10 La conclusione evidenzia benefici della donazione. Tra i primi, che consentono di parlare di Economia circolare sociale sta il tatto che le donazioni moltiplicano valore, nel senso che beni di valore commerciale nullo (invenduto), che costa portare a rifiuto, acquisiscono, attraverso il sistema Onlus, un valore sociale misurabile che è multiplo del valore commerciale nominale. Vengono anche correttamente segnalati le criticità da affrontare per consentire lo sviluppo delle Reti territoriali contro lo spreco alimentare : Ruolo tariffe rifiuti come barriera (non-incentivo) alla donazione Progressi possibili sul fresco/freschissimo e barriere (costi catena -caldo/freddo) Maggiore strutturazione e sistemi di garanzia piccole Onlus ( catena della responsabilità ) Innovazioni interne GDO per ottimizzazione invenduto/donazione Fattibilità e punto di applicazione sostegno pubblico Piena implementazione Legge Gadda Il ruolo della tariffa rifiuti a sostegno della devoluzione E proprio alcune di questa criticità sono state affrontate con soluzione innovative dal successivo intervento di ARS Ambiente Tariffa rifiuti: studio di meccanismi premianti per favorire la devoluzione e primi esempi locali di applicazione, presentato da Silvia Colombo e Mario Santi15. In partenza si analizzano i dati sulle eccedenze donate dalla GDO arrivando a estrapolarne due indicatori interessanti: - il valore medio di eccedenze donate quantificabile tra i 5 e i 10 kg/mq/anno16 - la quantificazione economica delle eccedenze donate dalla GDO, il cui valore si colloca attorno ai /mq/anno Si è calcolato che il valore della devoluzione rappresenta circa l'1 per mille del fatturato Il valore è riferito al dato sulla superficie totale del negozio, non a quella ove si vendono alimenti.

11 Si sono prese in considerazione il nuovo quadro per agevolazioni e riduzioni tariffarie reso possibile dall allegato ambientale alla legge di stabilità e dalla legge anti spreco18e si è fatta una piccola rassegna delle prime buone pratiche applicativa partite a livello nazionale. Si è però posto il problema di andare oltre le attuali applicazioni che anche nei casi virtuosi, come quelli riportati- premiano solo i donatori, per fare un ragionamento molto semplice. La tariffa (anche TARI) non è solo la modalità che provvede a raccogliere le risorse per la gestione dei rifiuti ma può e deve essere uno strumento eco-fiscale che si fa carico della prevenzione dei rifiuti e orienta i comportamenti dei conferitori. In questo caso incentiva la devoluzione delle eccedenze alimentari. Allora è necessario premiare tutti gli attori che la consentono, cioè non solo i donatori (la GDO), ma anche i Comuni e le Onlus L idea è semplice: si crea un fondo devoluzione (Fd), lo si inserisce nel Piano Finanziario della tariffa (PF), tra i costi del settore - valorizzando a partire dai mancati costi di smaltimento Il Fd va tra i Costi di Prevenzione Rifiuti, collocabili tra i Costi di Gestione ed è distribuito in modo da premiare a) GDO (UND) sulla base delle quantità devolute Fd1; 17 Legge 28 dicembre 2015, n. 221 Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali. (16G00006) (GU Serie Generale n.13 del ) 18 Legge 19 agosto 2016, n. 166 Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi. (16G00179) (GU Serie Generale n.202 del )

12 b) Enti no Profit che rendono possibile il riutilizzo del devoluto Fd2; c) (ma anche) «tutte le utenze» per quota del risparmio generato a vantaggio di tutti. Vediamone ora il funzionamento operativo. Si parte dalla necessità di tracciare la devoluzione. Occorre acquisire - con il minor lavoro possibile da parte della attività commerciali, industriali, professionali e produttive che devolvono beni - le quantità devolute totali (espresse in kg), utilizzando gli attuali documenti di trasporto (DDT) emessi da imprese cedenti che vanno ricondotti a questo schema. A partire da questi dati di input, il fondo viene creato, alimentato e distribuito (dalla Regione) secondo le modalità raffigurate nelle due figure che seguono. Per rendere operativo questo percorso si sono identificati i passi applicativi, in caso di applicazione nel prossimo anno. I Comuni devono:

13 1- Modificare regolamento comunale TARI/TARIP per prevedere agevolazioni a favore UND e Enti no profit che realizzano devoluzione, tracciandola quantitativamente con l approvazione del bilancio Iscrivere nel Piano Finanziario 2018 il 35% dei costi di smaltimento evitati grazie alla devoluzione, per consentire le riduzioni a UND e Enti no Profit 3- Ricevere e verificare i DDT dei quantitativi devoluti da GDO, certificati da Enti no profit e effettivamente destinati a finalità sociali Ma è necessario anche altri supporti, con la regia delle Regione: la definizione di Linee guida regionali sanitarie per recupero delle eccedenze (e queste come abbiamo visto sono state approvate da poco) la scelta di una procedura per tracciare quantitativi devoluti ed utilizzati a fini sociali (potrebbe trattarsi di app o software gestionale, di trasmissione/attestazione dati quantitativi tra UND-Enti no Profit-Comune) una sperimentazione delle funzionalità del sistema in alcune aree territoriali lombarde; portare a livello nazionale le proposte di gestione della tariffa per incentivare la devoluzione che se pure possono essere gestite da una Regione, hanno certo più peso e più incidenza applicativa della legge contro lo spreco alimentare se generalizzate in tutto il paese. Le Regioni e la lotta allo spreco (e il ruolo degli empori solidali) Nella seconda parte del convegno hanno portato le loro esperienze due Regioni: - l Emilia Romagna, con l intervento di Manuela Ratta del servizio su Gli accordi di filiera e le iniziative della Regione Emilia-Romagna per la riduzione della produzione dei rifiuti nella distribuzione organizzata 19; - il Veneto con l intervento di Carla Midena a Stefania Tessere su L esperienza degli Empori Solidali nella Regione Veneto 20. È interessante vedere come non solo anche altre Regioni abbiano mettano risorse e si muovano da tempo e con efficacia nel contrasto allo spreco alimentare ma come sia possibile individuare e approfondire modelli originale e inclusivi, come quello degli Empori solidali e formalizzare accordi specifici rivolti alla GDO. Un confronto tra operatori I lavori si sono conclusi con un interessante giro di pareri da parte di operatori del settore ognuno di quali ha portato esperienze, manifestato interesse e segnalato criticità con la Tavola Rotonda Il punto di vista delle istituzioni e degli operatori del settore anche alla luce delle novità introdotte dalla legge 166/2016 e dalla legge regionale 34/ Che ha visto intervenire: Maria Teresa Besana, D.G. Agricoltura, Regione Lombardia; Graziella Leyla Ciagà, Assessore all ambiente, politiche energetiche, verde pubblico del Comune di Bergamo; Anna Brescianini, Responsabile Ufficio Innovazione e Progetti CAUTO Brescia; Luciano Gualzetti, Direttore Caritas Ambrosiana; Marco Magnelli, Direttore del Banco Alimentare Lombardia; Carlo Delmenico, Direttore RSI di Auchan Retail Italia; Valter Molinaro, Responsabile innovazione e servizi a soci e consumatori di Coop Lombardia; Davide Zanon, Segretario regionale Co.di.Ci. Lombardia

14 E per restare in tema i partecipanti hanno potuto gustare (Ndr: era veramente gustoso ) un pranzo preparato dagli allievi dell Istituto Professionale di Stato dei Servizi per l Enogastronomia e il Commercio Adriano Olivetti di Monza e cucinato con le eccedenze alimentari fornite da COOP Lombardia e Carrefour Market.

15 Qualche considerazione finale Questo convegno ha dato sostanza ad un giudizio che la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti ha costruito un po alla volta segnalando le buone pratiche e poi seguendo l evoluzione del quadro normativo e programmatorio: la lotta allo spreco alimentare, imposta all attenzione di tutti dalla crisi, sta sempre più affermandosi come pratica di sostenibilità pienamente economica, assieme circolare e inclusiva. Crisi che parte dalla distribuzione ineguale delle risorse primarie e dalle crisi del sistema di produzione primaria a di accesso al cibo che colpisce le zone più escluse del pianeta (chi dà attenzione ai morti per carestia provocate da carestia e siccità nel Corno d Africa?). Ma che anche nel nord del mondo vede convivere grande abbondanza e scarsa qualità del cibo (v. l aumento di obesità e malattie legate alla scorretta alimentazione) e crescenti situazione di nutrizione insufficiente e nuove povertà (legate all immigrazione e alla crisi dell economia affluente). In questo quadro il nostro paese ha prodotto azioni positive e virtuose che hanno saputo metter insieme (come ben hanno dimostrato gli interventi al convegno anche e con forza quelli delle due Regioni ospiti) i settori sociale (con politiche inclusive volte ad affrontare le crescenti situazioni di disagio alimentare ) e ambiente (con politiche attente ad una gestione circolare di materie e prodotti da sottrarre al destino di rifiuti). Alcune accelerazioni da Expo 2015 all enciclica Laudato si hanno portato a produrre significative evoluzioni del quadro normativo e programmatorio dal Pinpas, primo programma attuativo del Programma Nazionale di prevenzione dei Rifiuti, alla carta di Milano, alla legge anti spreco che consentono risposte positive al tema della lotta allo spreco alimentare e (al suo interno) a quello del recupero e della devoluzione delle eccedenze per trasformarle in cibo solidale. Risposte che si moltiplicano e cominciano a vedere in prima fila un soggetto decisivo per la programmazione circolare di un economia in grado di superare il rifiuto con la sua prevenzione e la re immissione nel ciclo di utilità. Le indicazioni assolutamente innovative che vengono da Regione Lombardia sul terreno della Valutazione socio economica e ambientale della devoluzione e de dello studio di meccanismi premianti per favorire la devoluzione con la Tariffa rifiuti unite alle buone pratiche portate a Milano da Veneto ed Emilia Romagna propongono una doppia opportunità da non perdere: per rilanciare il tavolo delle Regioni per la gestione e lo sviluppo del PNPR, mettendo insieme esperienze e pratiche. Il coordinamento la modellizzazione delle iniziative di lotta allo spreco alimentare, dalla costruzione di reti territoriali a promozione e coordinamento regionali allo sviluppo del modello Empori solidali è il terreno ideale (anche se on l unico) per ripartire per studiare e generalizzar gli strumenti per sostenere la devoluzione a livello nazionale: a) portare a livello nazionale gli studi sull impatto economico della devoluzione e le analisi costi benefici per i suoi attori (a partire dalle reti territoriale e con un approfondimento sugli empori solidali) b) Varare anche a livello centrale gli strumenti gestionali e normativo - regolamentari per sostenere la devoluzione: dalle Linee guida igienico sanitarie alle manovre tariffarie possibili. Insomma il convegno di Milano sarà tanto più importante quanto più avrà segnato, sia per Regione Lombardia che per le opportunità offerte a livello nazionale, non un punto di arrivo dopo un percorso importante, ma un punto di partenza per sviluppare pratiche sempre più generalizzate e condivise.

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