Università degli studi di Padova L'ATTIVITA' MOTORIA NEI SOGGETTI CON DISABILITA' VISIVA DA NEURITE OTTICA

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1 Università degli studi di Padova Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso Interfacoltà Scienze Motorie L'ATTIVITA' MOTORIA NEI SOGGETTI CON DISABILITA' VISIVA DA NEURITE OTTICA Relatore: Ch.ma Prof.ssa Franca Bilora Laureando: Enrico Pozzato mat Anno Accademico 2010\2011 1

2 INTRODUZIONE Con questa tesi si analizza l'importanza, che viene ad avere la pratica dell'attività motoria e sportiva, in soggettivi con disabilità visiva acquisita in età adulta a seguito di neurite ottica non curata. In questi soggetti, divenuti non vedenti in età adulta, ci si trova con il difficile compito di dover affrontare la vita senza il senso di primaria importanza nell'esistenza di ogni giorno, la vista. Un deficit che comporta la netta riduzione di abilità, di autonomia e indipendenza nella vita quotidiana, un deficit che lede la percezione di sé, provocando un notevole abbassamento del livello di autostima. L' abbassamento dell'autostima e dell'auto efficacia comporta una riduzione del movimento dell'attività motoria, per la paura di farsi male di non riuscire, portando la persona a una totale dipendenza dagli altri. Tramite l'educazione motoria è possibile riacquisire la capacità di orientarsi nello spazio, di utilizzare i sensi residui e quindi di raggiungere l'autonomia nel movimento. La tendenza all'inerzia motoria però può anche essere causata dai famigliari che tendono a sostituirsi al non vedente per paura che possa farsi male. Quindi per evitare ciò c'è la necessità da un punto di vista educativo di evitare al non vedente proibizioni ingiustificate, ma invece di incoraggiare sempre all'auto efficacia anche negli insuccessi. Il presente lavoro si compone di nove capitoli, nell'ultimo capitolo viene trattata una esperienza personale presso un'associazione sportiva che si occupa di attività motoria con non vedenti. Nel primo capitolo è stata trattata l'anatomia e la struttura dell'occhio, considerando anche il suo funzionamento, le vie di collegamento, costituite principalmente dai nervi ottici e infine l'integrazione a livello corticale. Questo permette di avere una chiara idea delle strutture che vengono colpite, dall'infiammazione, che se non diagnosticata in tempo e non curata porta a cecità. Nel secondo capitolo è stata esaminata la prevenzione alla cecità e alle malattie 1

3 dell'occhio. Nel caso di soggetti divenuti non vedenti si può applicare solo la prevenzione secondaria e terziaria, visto che non c'è possibilità di una prevenzione primaria prima della nascita, per quanto riguarda la neurite ottica. Nel terzo capitolo è stata analizzata la patologia della neurite ottica, le varie tipologie che possono sorgere, l'epidemiologia, i disturbi che provoca e le cause che possono sorgere a seguito di un trattamento non corretto della patologia. Nel quarto capitolo dal titolo i minorati della vista, è stata affrontata la classificazione secondo la legge n 138 del 2001 che distingue i minorati della vista in classi a seconda del loro residuo visivo. E' stata affrontata anche la classificazione dei non vedenti in campo sportivo secondo l'ibsa (associazione internazionale sportiva per non vedenti). Nel quinto capitolo viene affrontato il tema della conoscenza e conquista dello spazio, passaggio importante perché il movimento si svolge nello spazio. Quindi l'attenzione di chi dovrà insegnare ai non vedenti la conquista dello spazio, dovrà essere incentrata su cosa fare e come fare per superare i problemi e aiutare i minorati alla vista a conquistare integralmente lo spazio. Nel sesto capitolo sullo sviluppo dei sensi residui, si va a concentrare l'attenzione sull'importanza che i sensi vicarianti assumono nel processo di conquista dell'autonomia e nel suscitare nella persona la voglia di muoversi da sola e fare da sé. Nel settimo capitolo riguardante l'autonomia personale, viene trattata la capacità per cui ogni uomo istintivamente è portato a lottare. Quindi essere autonomi significa sapersi adattare, saper reagire ed agire in tutte le situazioni, anche quelle nuove mai affrontate prima. Per un non vedente raggiungere l'autonomia significa saper superare due grosse difficoltà: un mondo a misura di vedente, la paura e la frustrazione. Nell'ottavo capitolo è stata fatta una disamina generale sulla pratica dell'attività motoria e sportiva con non vedenti. Oltre ad elencare i benefici diretti che si possono trarre sul piano fisico e muscolare, così da superare gli inconvenienti di una vita troppo sedentaria, tipica di molti ciechi, viene sottolineata anche la possibilità di combattere alcuni stereotipi comportamentali dei disabili visivi che vengono ricompresi nel termine di "ciechismi". Inoltre su questo capitolo è stata fatta una veloce disamina di alcuni sport che possono essere praticati dai non vedenti, e tra questi viene dato maggior risalto allo sport ideato 2

4 esclusivamente per i non vedenti il torball. Nell'ultimo capitolo il nono, viene illustrata l'esperienza vissuta personalmente su l'attività motoria proposta ad un gruppo misto di non vedenti, ipovedenti e vedenti. Si tratta di un lavoro svolto in affiancamento ad un istruttore, che per l'arco di otto mesi ha svolto una proposta motoria ad un gruppo misto, basato su due protocolli di lavoro differenziati, proposti per migliorare l'orientamento spaziale, la postura, la mobilità articolare (soprattutto a livello delle spalle), la capacità dell'equilibrio, l'uso dei sensi residui e la sicurezza ed autonomia nel movimento. Con l'istruttore è stato predisposto un test oggettivo di valutazione dei vari partecipanti che veniva compilato trimestralmente, al termine della lezione dall'istruttore per quantificare i miglioramenti che le persone avevano raggiunto. In questo modo è stato possibile verificare l'andamento dei miglioramenti o peggioramenti dei soggetti sotto i vari obiettivi. Al primo trimestre è stata notata una notevole difficoltà da parte dei soggetti non vedenti e ipovedenti, dovuta soprattutto all'imbarazzo e alla difficoltà della nuova situazione. Già al secondo trimestre si sono evidenziati notevoli miglioramenti sul punteggio dei non vedenti sotto l'aspetto dell'orientamento e della sicurezza nel movimento. Nell'ultimo trimestre è stato possibile evidenziare notevoli miglioramenti sotto ogni obiettivo, garantiti direttamente dalla pratica motoria e indirettamente dal miglioramento dell'autostima e dell'auto efficacia. Si è evidenziato un perfezionamento della capacità di sapersi muovere in autonomia, uno degli obiettivi di maggior interesse da parte dei partecipanti del corso. Dopo questo studio è emerso che il praticare attività motoria con soggetti non vedenti o ipovedenti in età adulta a seguito neurite ottica (o altre patologie che portano alla perdita totale o parziale del senso della vista), sia un valido aiuto per favorire oltre al benessere psicofisico, anche l'autonomia e l'autostima. 3

5 1. FUNZIONAMENTO E ANATOMIA DELL'OCCHIO Il nostro occhio ha una struttura piuttosto complicata: è costituito da un globo oculare e da alcune parti accessorie (palpebre, sopracciglia e ghiandole lacrimali), che hanno il compito di proteggerlo. La palpebre, superiori e inferiori, sono delle sottili ripiegature della pelle rivestite internamente da una sottile membrana (congiuntiva), che si ripiega e ricopre anche la parte anteriore del bulbo oculare. Le palpebre hanno il compito di proteggere l'occhio dalla luce troppo intensa e di asportare, muovendosi continuamente, le eventuali particelle estranee che vi fossero penetrate. Sul bordo delle palpebre sono impiantate le ciglia, corti peli anch'essi con funzione protettiva, alla base vi sono le ghiandole di Meibomio (ghiandole tarsali) che producono una sostanza ricca di lipidi che serve a mantenere morbide le palpebre e a impedire che si sigillino l'una contro l'altra. Le sopracciglia sono dei corti peli, disposti ad arco sull'orlo superiore dell'orbita, che hanno il compito d'impedire al sudore di penetrare nell'occhio. Le ghiandole lacrimali, situate nell'angolo superiore dell'orbita, producono un liquido acquoso e salato, il liquido lacrimale, che serve a lubrificare l'occhio e a mantenere sempre umida la congiuntiva. Normalmente il liquido lacrimale, dopo aver lavato la superficie dell'occhio, viene scaricato nelle fosse nasali per mezzo di un piccolo canale la cui apertura è rappresenta da un forellino situato sull'orlo delle palpebre. Quando è troppo abbondante, esso straripa dalle palpebre formando le lacrime. La parte fondamentale dell'occhio è il bulbo oculare, di forma quasi sferica, con un diametro di circa cm 2,5 e un peso di 8 g. E' collocato nella cavità dell'orbita assieme ai nervi cranici, alle ghiandole lacrimali, ai vasi sanguigni e presenta sulla superficie esterna sei fasci muscolari che gli permettono di muoversi in ogni senso ( sono i muscoli dell'occhio, distinti in 4 retti e 2 obliqui). Il bulbo oculare ha la parete formata da tre membrane: la sclerotica la coroide 5

6 la retina. La sclerotica è la membrana più esterna, molto resistente e di colore bianco. Nella parte anteriore dell'occhio diviene convessa e trasparente e prende il nome di cornea. La coroide è una membrana di color nero, situata internamente alla prima e ricca di vasi sanguigni. Nella parte anteriore, in corrispondenza della cornea, si appiattisce ed assume un colore vario, formando un diaframma: l'iride. Al centro dell'iride si trova un foro, la pupilla, che permette il passaggio della luce. (La pupilla può dilatarsi o restringersi a seconda dell'intensità della luce). La membrana più interna è la retina; è sottilissima e molto sensibile, formata dall'espansione del nervo ottico. E' costituita da vari strati di cellule fra cui il più importante è quello detto dei coni e bastoncelli, formato da cellule fotosensibili. Di quest ultime, i bastoncelli non permettono la discriminazione dei colori, ma sono molto sensibili alla luce, permettono la visione in ambienti poco illuminati, al tramonto o al chiaro di luna. I coni invece sono molto differenziati (esistono 3 tipi di coni) e la loro stimolazione in varie combinazioni permette la discriminazione dei diversi colori. Forniscono immagini più nitide e definite rispetto ai bastoncelli, ma richiedono una luce molto più intensa. Il punto della retina in cui il nervo ottico esce dal bulbo oculare è privo di fotorecettori (coni e bastoncelli) e pertanto si chiama punto cieco. A poca distanza da esso si trova una macchia gialla macula lutea, formata quasi esclusivamente da coni, mentre nelle altre parti della retina i coni sono misti ai bastoncelli. La porzione centrale della macula lutea è la fovea, una lieve depressione che rappresenta la sede della visione più fine (discriminata); quando si fissa un oggetto, la sua immagine si porta (cade) su questa porzione della retina. Dietro l'iride si trova il cristallino, piccolo corpo trasparente a forma di lente biconvessa, circondato dal muscolo ciliare che, contraendosi e rilasciandosi, fa variare la sua convessità. Tra la cornea e l'iride e fra l'iride e il cristallino si trova un liquido limpido e incolore detto umor acqueo, mentre il bulbo oculare è pieno di una sostanza trasparente e gelatinosa detta umor vitreo. 6

7 La cornea, l'umor acqueo, l'umor vitreo e il cristallino costituiscono i mezzi rifrangenti dell'occhio, che hanno lo scopo di far convergere sulla pupilla i raggi luminosi che entrano attraverso la pupilla. Nell'occhio normale le immagini degli oggetti che noi vediamo quando l'oggetto osservato è abbastanza distante dall'occhio (oltre sei metri), si formano esattamente sulla retina. Tuttavia l'occhio è in grado di vedere anche gli oggetti a distanze minore, grazie all'elasticità del cristallino. Questo, infatti può aumentare o diminuire la sua convessità per l'azione del muscolo ciliare. Quando l'oggetto da osservare è vicino, il cristallino incurva, quindi il suo potere convergente aumenta e i raggi luminosi vanno a cadere esattamente sulla retina; se invece l'oggetto è lontano il cristallino si appiattisce. Questa proprietà del cristallino di far sì che l'immagine si formi sempre sulla retina si chiama potere di accomodamento dell'occhio. Sulla retina si forma sempre un'immagine reale, capovolta e rimpicciolita dell'oggetto osservato. Non appena la luce colpisce le cellule sensibili, queste vengono eccitate e trasmettono il messaggio al cervello, mediante le numerosissime fibre che costituiscono il nervo ottico. Gli impulsi giungono al centro (area) visivo della corteccia cerebrale che li elabora e li trasforma in sensazioni visive, raddrizzando anche le immagini. 7

8 Illustrazione 1: Struttura dell'occhio umano 1.a LE VIE OTTICHE Ciascun cono, così come ciascun bastoncello, controlla uno specifico campo Illustrazione 2: Schema che mostra le vie visive centrali. 8

9 recettoriale, per cui ogni immagine è risultato dell'elaborazione di informazioni fornite dall'intera popolazione recettoriale. Una significativa quota di elaborazione avviene, grazie alle interazioni tra i diversi tipi cellulari, già a livello della retina, prima che le informazioni vengano inviate al cervello. I due nervi ottici raggiungono il diencefalo a livello del chiasma ottico; a questo punto si ha un parziale incrociamento: circa la metà delle fibre procede verso il nucleo genicolato laterale omolaterale, mentre l'altra metà si incrocia per raggiungere il nucleo genicolato laterale del lato opposto. In ogni retina informazioni visive provenienti dalla metà sinistra arrivano al nucleo genicolato laterale del lato sinistro, informazioni provenienti dalla metà destra vanno al nucleo genicolato laterale di destra. I nuclei genicolati laterali agiscono come centri di elaborazione che inviano le informazioni visive ai centri riflessi del tronco encefalico e alla corteccia cerebrale. Ad esempio, i riflessi pupillari e i riflessi che controllano i movimenti oculari sono innescati da informazioni provenienti dai nuclei genicolati laterali. 1.b INTEGRAZIONE CORTICALE La sensazione visiva nasce dall'integrazione di informazioni che arrivano alla corteccia visiva del lobo occipitale. La corteccia visiva contiene una mappa sensoriale dell'intero campo visivo che, come nel caso della corteccia sensitiva primaria, non è un fedele duplicato delle relative aree all'interno del campo visivo. Ciascun occhio riceve inoltre un immagine molto diversa in quanto le fovee sono a una certa distanza, il naso e l'orbita bloccano la visione del lato opposto. Le aree di associazione e di integrazione corticali confrontano le due prospettive e le utilizzano per la percezione profonda. Il parziale incrociamento che si realizza a livello del chiasma ottico fa sì che la corteccia visiva riceva un'immagine composita dell'intero campo visivo. I centri del tronco encefalico ricevono le informazioni visive sia dalle vie collaterali dei nervi ottici che dai nuclei genicolati laterali. Le vie collaterali fanno sinapsi a livello del collicolo superiore del mesencefalo il quale invia comandi motori che controllano i movimenti incoscienti degli occhi, della testa o del collo in risposta a stimoli visivi. Altri nuclei del tronco encefalico sono modulati da stimoli visivi che giungono a livello dell'ipotalamo e precisamente al nucleo sopra chiasmico. Questi nuclei stabiliscono un ritmo circadiano (ciclo giorno\notte) dell'attività viscerale, il quale va ad agire sulla funzione endocrina, sul metabolismo, sulla pressione sanguigna, sul ciclo sonno veglia e altri processi fisiologici. 9

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