AUTONOMIA IDRICA ISOLA D ELBA LOTTO I: IMPIANTO DI DISSALAZIONE IN LOC. MOLA DA 80 L/S E OPERE ACCESSORIE A TERRA E A MARE

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1 AUTONOMIA IDRICA ISOLA D ELBA LOTTO I: IMPIANTO DI DISSALAZIONE IN LOC. MOLA DA 80 L/S E OPERE ACCESSORIE A TERRA E A MARE PROGETTO DEFINITIVO STUDIO DI FATTIBILITA AMBIENTALE ALLEGATO: Progetto pilota sperimentale trapianto posidonia A3d Data 29/05/2017 Codice Budget G G G Codice Commessa AII0116 ARI0075 ARI0076 Centro di Costo AI5318 AR5004 AI5001 L Assistente Progettazione e DL Il Responsabile Operativo Progettazione e DL Il Project Manager Il Responsabile del Progetto Geom. Gabriele Bertoni Ing. Antiniska Marchini Ing. Camillo Palermo Ing. Fabrizio Pacini Il Dirigente Programmazione e Gestione Investimenti Prof. Francesco Luigi Cinelli Ing. Fabrizio Pacini

2 Nel rispetto delle prescrizioni di cui alla delibera 4515 del 12/04/2017 che indica: 1.Ai fini della richiesta di autorizzazione ai sensi dell'art. 109 del Dlgs. 152/2006, il proponente deve tenere conto di quanto segue: a. per quanto riguarda le biocenosi, in riferimento al reimpianto di talee di posidonia, è necessario valutare attentamente non solo le tecniche più appropriate da utilizzare ma soprattutto le aree più idonee a tale scopo, tenendo presente che il moto ondoso e le correnti di fondo dell'area prescelta influiscono in maniera predominante sulla buona riuscita della sperimentazione; b. si rende necessario lo spostamento degli esemplari di Pinna nobilis, presenti all'interno della prateria oggetto dell'impatto relativo alla posa delle condotte di presa e scarico dell'acqua) Tra il ed il sono stati posati sul fondale marino, in virtù del decreto autorizzativo della Regione Toscana 3165 del e preliminarmente informati tutti gli enti preposti, alcuni supporti su cui sono state piantumante delle talee di Posidonia oceanica con l obiettivo di individuare le aree idonee allo scopo e valutare i sistemi di supporto più idonee a garantire l attecchimento delle specie così da poter, nel corso dell esecuzione dei lavori, poter correttamente eseguire la riforestazione nelle migliori condizioni operative. Lo studio ha previsto altresì il trapianto di due esemplari di Pinna Nobilis, per verificarne le tecniche di ancoraggio in modo da spostare quelle presenti in corrispondenza della posa delle condotte di presa e di scarico. Si tratta quindi di un progetto pilota sperimentale i cui risultati serviranno per la successiva riforestazione. Il monitoraggio prevede una immersione da parte di un OSS ogni tre mesi. Le fanerogame marine mediterranee PREMESSA GENERALE L importanza ecologica delle praterie di fanerogame marine è nota per tutti i sistemi costieri, siano essi tropicali o di mari temperati. Le praterie sia monospecifiche che costituite da più specie sono caratterizzate da un alta produttività. Le fanerogame marine possono essere considerate specie strutturanti in quanto le loro praterie amplificano il substrato primario e offrono una molteplicità di habitat e risorse. In Mediterraneo sono presenti 5 specie di fanerogame marine: Posidonia oceanica (L.) Delile - È endemica del Mediterraneo e per ampiezza di distribuzione e abbondanza rappresenta la specie più importante per l equilibrio ecologico costiero. Le foglie possono raggiungere la lunghezza di cm, sono larghe circa 10 mm e sono provviste di venature. Produce infiorescenze recanti 3-7 fiori di cui alcuni ermafroditi ed altri maschili (Fig. 1). Dai fiori maturano frutti che staccatisi dalla pianta galleggiano fino alla rottura del pericarpo che libera il seme che darà origine ad una nuova pianta (Fig. 2). Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson È molto comune nel Mediterraneo ove si insedia su fondi sabbiosi e fangosi in prevalenza da 1 a 10 metri di profondità; si comporta da specie pioniera

3 su substrati poco areati. Le foglie sono lunghe fino a 30 cm, larghe 2-4 millimetri e provviste di 7-9 nervature parallele; la specie è dioica, con fiori maschili e femminili su individui separati (Fig. 3). Zostera noltii Hornemann Presenta un ecologia simile a Cymodocea nodosa e come questa è distribuita nel Mediterraneo ove è principalmente diffusa il luoghi riparati e poco profondi ed anche negli ambienti lagunari. Ha foglie lunghe fino a cm, larghe 1-2 millimetri e provviste di 3 venature. Zostera marina Linnaeus. È distribuita in Atlantico lungo tutte le coste boreali settentrionali, stà divenendo molto rara nel Mediteraneo, ove vive fino a 5-7 metri di profondità su fondi mobili. Le foglie sono lunghe fino a 200 cm, larghe 12 millimetri con 5-11 nervature. Halophila stipulacea (Forsskål) Ascherson - È l unica rappresentante delle Hydrocharitacee in Mediterraneo. E una specie ampiamente distribuita nei mari tropicali ed ha colonizzato alcune aree del Mediterraneo orientale e meridionale a seguito dell apertura del Canale di Suez. Recentemente ha esteso il proprio areale al Tirreno meridionale. Presenta foglie lanceolate lunghe 3-6 cm, larghe 3-8 mm, con nervature mediana e marginale. Il rizoma è molto sottile. Vive su substrato sabbioso in prossimità della superficie, tuttavia è stata osservata fino a 40 metri di profondità (Fig.4). Fig.1. Infiorescenza di Posidonia oceanica Fig.2. Frutti di Posidonia oceanica

4 Fig.4. Cymodocea nodosa Fig.5. Halophila stipulacea La Posidonia oceanica Caratteristiche biologiche Posidonia oceanica (L.) Delile è una fanerogama marina endemica del Mediterraneo; la pianta è organizzata in radici, fusto, detto rizoma a causa dell' habitus ipogeo, e foglie (Fig. 5). I rizomi sono fusti modificati che presentano la caratteristica di accrescersi sia in senso orizzontale (rizoma plagiotropo o tracciante) che verticale (rizoma ortotropo). I rizomi plagiotropi hanno la funzione di ancorare la pianta al substrato, grazie alla presenza di radici sul lato inferiore, e di consentire la colonizzazione di nuove aree. I rizomi ortotropi invece, crescendo in altezza contrastano il progressivo insabbiamento dovuto alla continua sedimentazione e permettono in tal modo di sfruttare al massimo lo spazio e la luce disponibili. Lo sviluppo in verticale determina un progressivo innalzamento dal fondo, che dà origine ad una tipica formazione chiamata con termine francese "matte". La matte è costituita dall'intreccio di più strati di rizomi e radici di vecchie piante e dal sedimento intrappolato tra questi elementi; solo la sommità di questa formazione è ricoperta da piante vive. Le foglie nascono dai rizomi ortotropi, sono nastriformi, con apici arrotondati, di colore verde intenso, hanno una larghezza media di un centimetro e possono raggiungere un metro e mezzo di lunghezza; sono differenziate in un lembo fotosintetizzante ed in una base, presente solo nelle foglie che hanno raggiunto un certo grado di sviluppo, più o meno lignificata in rapporto all' età. Il limite tra queste due zone è rappresentato da una linea concava detta "ligula" in corrispondenza della quale, al momento della caduta, le foglie si staccano, lasciando sul rizoma le basi che con il tempo si riducono a sottili scaglie e persistendo, formano una sorta di manicotto avvolgente il rizoma. Le foglie sono disposte in fasci, ognuno dei quali ne contiene in media seisette, organizzate in modo simile ad un ventaglio: le più vecchie, di maggiore lunghezza, sono esterne, mentre le più giovani, di taglia inferiore, si trovano all'interno del fascio stesso. Particolare è l' accrescimento delle foglie che si originano da un meristema basale anzichè apicale; tale adattamento permette la crescita della lamina foliare anche quando l'apice, che ne diviene la parte più vecchia, va incontro per primo a fenomeni degenerativi. P.oceanica presenta sia modalità di riproduzione sessuale con formazione di fiori e frutti, che asessuale per stolonizzazione. La stolonizzazione è la principale modalità di riproduzione vegetativa di questa pianta; essa si verifica per moltiplicazione ed accrescimento dei rizomi plagiotropi ed ortotropi. Questo processo è particolarmente lento in quanto l'allungamento dei rizomi ortotropi raggiunge 1 centimetro all'anno e quello dei rizomi plagiotropi è di 3,5-7,5 centimetri all'anno. Dai rizomi plagiotropi inoltre ogni anno possono originarsi da 1 a 6 rizomi ad andamento sia orizzontale che verticale.

5 Fig. 5. Pianta di Posidonia oceanica Caratteristiche ecologiche P. oceanica si insedia più comunemente su substrati mobili come sabbia più o meno grossolana, talvolta mista a fango, ma anche su fondi detritici e rocciosi. In ogni caso, su qualsiasi substrato la pianta si insedi, essa modifica notevolmente il substrato originario di impianto; infatti lo strato foliare della fanerogama agisce come una sorta di trappola per le particelle in sospensione nella colonna d'acqua, facilitandone la sedimentazione (Dauby et al., 1995). La pianta necessita di una forte illuminazione, e per questo motivo sono fattori determinanti per la crescita di P. oceanica sia la trasparenza dell'acqua che la profondità. Quando P.oceanica incontra condizioni ambientali favorevoli, colonizza vaste aree di fondo marino, formando ampie distese chiamate praterie che si estendono dalla superficie fino a circa metri di profondità, spingendosi a volte fino a 40 metri in acque particolarmente limpide (Fig.6).

6 Fig. 6. Prateria di Posidonia oceanica. Una caratteristica importante per valutare lo stato di salute di una prateria di P. oceanica è la densità dei fasci foliari (numero di fasci per metro quadrato di substrato). In relazione alla densità si possono distinguere praterie uniformi (con densità regolare) e continue e praterie con numerose interruzioni ed una densità non uniforme; altre ancora sono definite "a macchia" in quanto costituite da raggruppamenti di piante distinti tra loro (Pergent-Martini et al., 1999). Per quanto riguarda la distribuzione di una prateria a P. oceanica si distingue un "limite superiore" ed un "limite inferiore". Il limite superiore, punto in cui ha inizio la prateria partendo dalla linea di costa, è sempre molto netto, mentre il limite inferiore, punto in cui termina la prateria, può avere conformazioni diverse, tra le quali si distinguono (Boudouresque et al 1990): a) limite progressivo: il ricoprimento della pianta è inferiore al 50%, la densità dei fasci diminuisce progressivamente e la "matte" è generalmente assente. In questo caso si ritiene che la diminuzione dell'intensità luminosa sia il fattore determinante la progressiva scomparsa della pianta. b) limite netto: il ricoprimento della pianta è superiore al 50%, la "matte" è generalmente assente e la prateria presenta un margine di interruzione ben definito. In questo caso la crescita della pianta è ostacolata dal tipo di sedimento o dalla natura e morfologia del fondo. c) limite di regressione: il ricoprimento della pianta è inferiore al 50%, la densità dei fasci diminuisce progressivamente su "matte" morta. d) limite di erosione: il ricoprimento della pianta può essere anche molto elevato; la prateria termina bruscamente spesso evidenziando lo scalino formato dalla "matte". In questo caso l'avanzamento della prateria è ostacolato dalle correnti di fondo che possono provocare l'erosione della "matte" e la sua regressione. La prateria a P.oceanica rappresenta una biocenosi molto complessa e ben strutturata, caratterizzata da un'elevata variabilità biologica delle comunità vegetali ed animali che la compongono (Buia et al., 2000). Tale biocenosi è costituita dalla sovrapposizione di due

7 popolamenti: uno fotofilo presente sulle foglie ed uno sciafilo sui rizomi (Mazzella et al., 1989). Per quanto riguarda la macroflora epifita si possono distinguere due comunità (Pansini & Pronzato 1985). La prima, tipica dello strato foliare, è caratterizzata sia da specie incrostanti che erette di alghe appartenenti prevalentemente ai phyla Rhodophyta e Phaeophyta, spesso epifite esclusive delle foglie di P. oceanica (Fig. 7) (Panayotidis 1980). La comunità algale associata ai rizomi invece, non presenta elementi esclusivi e caratteristiche così peculiari come quella delle foglie; questi popolamenti algali sono sostanzialmente simili a quelli sciafili dell'infralitorale o del coralligeno circalitorale a secondo della profondità e della quantità di luce che li raggiunge (Fig.8) (Boudouresque 1968, Piazzi et al 2002). Fig.7. Foglie di Posidonia epifitate Fig.8. Rizomi di Posidonia epifitati Le praterie di P.oceanica costituiscono un ambiente ideale anche per la vita di numerose specie animali; fra queste si distinguono specie residenti e specie migratorie: le prime trascorrono l'intero ciclo vitale all'interno della prateria, mentre le seconde vi si trasferiscono da ambienti circostanti soltanto in relazione alla ricerca di cibo, di un riparo o per la riproduzione (Buia et al., 2000). La fauna all'interno della prateria presenta una tipica distribuzione spaziale; infatti si possono distinguere organismi vagili e sessili che vivono sullo strato foliare, organismi mobili nella colonna d'acqua tra le foglie, organismi vagili e sessili che vivono tra i rizomi o alla base dei ciuffi ed infine organismi che vivono all'interno della "matte" (infauna) (Gambi et al 1992). In Mediterraneo P.oceanica riveste un ruolo fondamentale nell'economia generale delle aree costiere di fondo mobile per l'influenza che essa ha, dal punto di vista energetico, sulle comunità animali e vegetali. La P. oceanica rappresenta un accumulatore di energia, che viene poi trasmessa ai livelli trofici superiori dell ecosistema attraverso le foglie, gli epifiti algali e il detrito fogliare. La pianta produce attraverso la fotosintesi oltre ad ossigeno una grande quantità di materia organica. Le praterie sembrano presentare la più alta produttività primaria dei popolamenti mediterranei sia di biomassa vegetale che animale (Pergent et al., 1994; Pergent-Martini et al., 1994). La sostanza organica prodotta costituisce una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi ed il punto di partenza di una complessa rete trofica (Mazzella et al., 1992). L'ecosistema a P.oceanica

8 costituisce inoltre una sorta di "nursery" per gli avannotti dei pesci e rappresenta un rifugio per un grande numero di organismi, tra cui numerose specie anche di notevole importanza economica, come Pesci, Cefalopodi e Crostacei (Francour1997). La prateria svolge anche un ruolo fondamentale sulla sedimentazione litorale, spesso infatti modifica il sedimento originario di impianto (Dauby et al, 1995). Questo fenomeno è dovuto alla duplice azione che le foglie viventi esercitano sia sul particolato fine che viene catturato ed imbrigliato tra i rizomi, sia su onde e correnti la cui intensità viene notevolmente ridotta; la matte inoltre rappresenta una struttura allo stesso tempo elastica e rigida che può assorbire una parte dell'energia delle onde. Infine le foglie morte, trasportate a riva dalle correnti, costituiscono ammassi misti a sabbia che possono superare 1 metro di altezza ("banquettes") e che rappresentano una protezione per le spiaggie, attenuando i danni provocati dalle mareggiate (Jeudy de Grissac 1984). Le praterie di P.oceanica costituiscono perciò un'importante cintura naturale di contenimento e di protezione delle coste dall'azione erosiva del moto ondoso. Nell intento di salvaguardare l ecosistema a Posidonia oceanica, assume un importanza basilare definire le aree occupate dalle praterie, studiarne la struttura, la fenologia ed i popolamenti epifiti. Per realizzare tale proposito si utilizzano metodologie che, attraverso rilevamenti sul campo, conducono a rappresentazioni cartografiche immediatamente interpretabili e ad indicazioni sullo stato di salute delle praterie e dei popolamenti ad esse associati (Pergent et al., 1995). Interazioni abiotiche e biotiche della Prateria di Posidonia oceanica con l ambiente costiero

9 Cause di regressione delle praterie di Posidonia oceanica Posidonia oceanica risente in modo particolare delle variazioni della qualità dell ambiente e scompare allorchè l inquinamento, inteso in senso lato, è troppo accentuato, per questo motivo P. oceanica è ritenuta un eccellente indicatore della qualità dell ambiente. Alcuni scienziati asseriscono che P. oceanica mostra un disadattamento progressivo all ambiente Mediterraneo che porta ad una rarefazione naturale delle praterie perlomeno lungo le coste settentrionali (Balnc & Jeudy de Grissac 1989). Lo scarso successo della riproduzione sessuata sembra aver portato nel tempo ad una diminuzione della variabilità genetica all interno delle popolazioni che potrebbe aver reso la specie più vulnerabile rispetto ai cambiamenti delle condizioni ambientali. Le principali cause di regressione delle praterie sono comunque da collegare alla crescente pressione antropica sull ambiente costiero. In particolare, l aumento di torbidità e la conseguente riduzione della trasparenza delle acque riduce la capacità fotosintetica della pianta e risulta essere una delle cause più frequenti di regressione delle praterie. L alta concentrazione di inquinanti organici, causando un eccessivo sviluppo algale, può provocare sia un aumento della torbidità delle acque sia un eccessivo sviluppo di epifiti sulle foglie di P. oceanica. In entrambi i casi viene ridotta l intensità di luce che raggiunge la pianta con conseguenze negative sulla sopravvivenza della stessa. Sostanze chimiche di vario genere (es. tensioattivi, metalli pesanti ecc.) possono causare necrosi dei tessuti, alterazioni morfologiche e comunque interferire negativamente con i normali processi di sviluppo delle piante (Capiomont et al., 2001). La costruzione di porti e dighe, lo sbancamento e cementificazione dei litorali sono tutti interventi che possono interferire drasticamente con il normale regime idrodinamico e causare importanti alterazioni del tasso di sedimentazione. Sia un aumento che una riduzione dell apporto sedimentario può creare seri problemi alla sopravvivenza delle praterie, nel primo caso favorendone l insabbiamento e il conseguente soffocamento, nel secondo promuovendo lo scalzamento dei rizomi e rendendo quindi la prateria più sensibile a fenomeni di erosione (Jeudy de Grissac 1979; Astier 1984). Tra le alterazioni legate indirettamente alle attività umane possiamo prendere in considerazione l introduzione di specie alloctone che possono entrare in competizione con P. oceanica. L esempio più importante di tale fenomeno è dato dall espansione di due specie di alghe verdi di origine tropicale appartenenti al genere Caulerpa (de Villele & Verlaque 1995). Gli squilibri provocati al sistema costiero dalla scomparsa delle praterie di P. oceanica sono stati studiati in molte aree del Mediterraneo. Gli effetti diretti possono essere riassunti in un impoverimento quantitativo e qualitativo delle biocenosi del sistema litorale. Inoltre, la scomparsa delle praterie porta ad una maggiore sensibilità delle coste a fenomeni di erosione che hanno un elevato impatto sia dal punto di vista naturalistico che economico (Peres 1984).

10 Evoluzione di una prateria di Posidonia fino alla formazione di una matte. a) arrivo di una talea (o di un seme); b, c, d) sedimenti autoctoni e alloctoni che vengono intrappolati dallo strato fogliare. Per resistere al ricoprimento da parte dei sedimenti, i rizomi (ortotropi) crescono verticalmente, il che si traduce nella costruzione della matte. In verde: foglie di P. oceanica. In marrone: parti di rizomi viventi. In nero: rizomi morti. Sedimenti giallo. Substrato iniziale grigio (sabbia o scogliera). (da Boudouresque et Al.,2015) Alla luce di quanto descritto sopra è decisa la messa in opera di un progetto pilota atto a valutare le modalità per la scelta dei substrati più idonei e per il loro posizionamento sui fondali antistanti la spiaggia di Capoliveri allo scopo di procedere successivamente alla riforestazione della prateria di Posidonia oceanica utilizzando talee prelevate dalla prateria stessa. Sarà inoltre valutata la fattibilità dell espianto e del successivo reimpianto di alcuni esemplari del mollusco Pinna nobilis. Criterio qualitativo fondamentale assunto è stato deciso essere l ammissione di una mortalità iniziale delle talee trapiantate del 50% senza sostituzione di fallanze dopo il primo anno e l ulteriore ammissione di una franchigia del 5% sul contingente sopravvissuto. Per quanto riguarda la Pinna nobilis non dovranno esserci casi di mortalità al primo anno. Esperienze precedenti Fin dagli anni Ottanta la Posidonia oceanica, a fronte del ruolo ecologico fondamentale che assolve nelle aree costiere del Mediterraneo, è stata oggetto di studi sperimentali volti a valutarne la possibilità di reimpianto. Gli interventi di riforestazione effettuati hanno interessato aree costiere soggette ad impatto antropico e/o in zone soggette da fenomeni di regressione delle praterie e si sono avvalsi di varie tecniche di trapianto. Successivamente agli interventi sono generalmente

11 svolte attività di monitoraggio volte a misurare il successo dell iniziativa espresso in termini di sopravvivenza e crescita delle talee trapiantate sul substrato. Il bilancio provvisorio degli esperimenti finora svolti è risultato positivo mostrando che, in presenza di ancoraggi adeguati a supporti idonei, la Posidonia oceanica può essere trapiantata con un alta percentuale di sopravvivenza e crescita. Riferimento fondamentale per il trapianto di Posidonia oceanica quale compensazione delle opere strategiche, è l intervento effettuato a cura e spese della ATI Nuova Indago SERVIZIO DI ESPIANTO DI TALEE DI POSIDONIA OCEANICA DAI FONDALI TRA PUNTA S. AGOSTINO E PUNTA MATTONARA NEL PORTO DI CIVITAVECCHIA E REIMPIANTO DELLE MEDESIME TALEE NEI FONDALI TRA PUNTA DEL PECORARO E CAPO LINARO IN COMUNE DI SANTA MARINELLA, COMPRENSIVA DEI SERVIZI DI GEOREFERENZIAZIONE, MAPPATURA E MONITORAGGIO QUINQUENNALE eseguito nel Il trapianto di Posidonia oceanica eseguito da ATI Nuova Indago ha riguardato un ettaro di Posidonia, ossia l espianto di un contingente totale di fasci dalla zona interessata dalla costruzione della DARSENA GRANDI MASSE (SIC IT Fondali tra Punta S.Agostino e Punta Mattonara) e il successivo reimpianto delle suddette talee su una superficie totale di circa un ettaro all interno della prateria di S. Marinella. Tale operazione, avviata nella Primavera del 2012, è stata seguita da cinque anni di monitoraggio, che hanno dimostrato la sopravvivenza di almeno il 50% delle talee trapiantate nonostante la perdita di circa il 25% della superficie dei rimpianti causata del manifestarsi di mareggiate di eccezionale intensità. A fronte del riscontro nel 10% delle aree di trapianto del 90% della sopravvivenza delle talee, è possibile sostenere che il trapianto ha conseguito l importante traguardo dell accelerazione dei processi naturali di ricolonizzazione del substrato. Il trapianto effettuato da ATI Nuova Indago è stato articolato nelle seguenti fasi principali: - trapianto di talee di Posidonia oceanica dalla prateria della Mattonara (Civitavecchia) a quella di S. Marinella; - monitoraggio, della durata di 5 anni, degli esiti dell intervento. Preceduto da studi di campo di tipo geofisico e biologico, il trapianto ha contemplato le seguenti attività: - Prelievo delle talee da aree comprese nella prateria della Mattonara, in coincidenza dell impronta della realizzanda DEGM. La raccolta è avvenuta a mano e senza ausili meccanici da parte di Operatori Scientifici Subacquei (OSS); le talee prelevate sono state avviate alla selezione. Selezione, ai fini dell impianto, in due aree all interno della prateria di S. Marinella che si estende ad Est del porto turistico. La superficie complessiva così ottenuta è pari a ca m 2. Le talee sono state messe a dimora tramite appositi

12 dispositivi di ancoraggio, precedentemente sistemati sul fondo da parte di subacquei. Tali dispositivi sono stati collocati a profondità comprese tra 7 e 13 m. Tutte le operazioni subacquee di posa dei substrati sono state eseguite a mano da parte di personale con certificazioni OTS. Ai fini di semplificare la contabilità, sono state impiantate 32 talee/ m 2. - Messa a dimora, in totale, di talee. Tali valori hanno compreso le necessità del monitoraggio distruttivo, nel seguito illustrato, eseguito una volta l anno per cinque anni. - Monitoraggio. Le osservazioni al tempo 0 concernenti lo stato della prateria naturale all inizio dei trapianto, hanno riguardato 100 stazioni in cui sono state effettuate misure dirette di densità della prateria in posto e raccolte di fasci foliari per la determinazione dei parametri fenologici. In ulteriori 50 stazioni, sono state effettuate misure dirette di densità della prateria nonché raccolte di 10 fasci per la determinazione dei parametri fenologici e per l'analisi della comunità epifita. Sono stati inoltre raccolti cinque rizomi ortotropi, per la stima della produzione mediante analisi lepidocronologica. Tali analisi hanno consentito di selezionare le stazioni da utilizzare nelle successive fasi del monitoraggio. Il monitoraggio nei 5 anni seguenti al trapianto è consistito in tre campagne di misure annue ed una di prelievi sia sulla prateria in posto, sia sulle talee impiantate. Obiettivi prestazionali dell intervento sul Golfo Stella (Capoliveri) Con riferimento ai contenuti della prescrizione si presume che l opera di trapianto debba rispondere ai seguenti requisiti prestazionali: - espianto delle talee di Posidonia oceanica dalla prateria che presumibilmente subirà danni più o meno rilevanti dalla posa delle condotte del dissalatore; - reimpianto delle talee di cui al punto precedente per valutare la fattibilità di un successivo piano di riforestazione; - messa a dimora di almeno 32 talee per mq; - individuazione dei supporti più idonei e loro posizionamento in aree idonee; - sostituzione delle eventuali fallanze nel corso di un programma biennale di ripristino; - esecuzione di un programma biennale di monitoraggio. - Individuazione, raccolta e reimpianto di eventuali esemplari di Pinna nobilis. Non è ammesso, per evidenti ragioni, il prelievo in una prateria diversa da quella che sarà danneggiata. Modalità esecutive Le modalità esecutive del trapianto di Posidonia oceanica in analogia con il caso precedentemente citato, sono di seguito elencate:

13 - determinazione dello stato della prateria prima dell intervento; - identificazione delle aree idonee all espianto (nell area che sarà più direttamente impattata) ed al reimpianto (all interno o al margine della prateria esistente di fronte a Capoliveri). - prelievo, selezione e preparazione delle talee di Posidonia oceanica dall area corrispondente al posizionamento delle condotte sottomarine. - installazione di idonei dispositivi atti all ancoraggio delle talee al substrato e messa a dimora delle talee; - individuazione e prelievo di esemplari di Pinna nobilis e successivo prelievo - monitoraggio biennale. Identificazione delle aree idonee all espianto ed al reimpianto Questa attività ha avuto lo scopo di individuare le aree in cui procedere all espianto dei fasci di Posidonia oceanica nonché quelle da destinare al reimpianto. Le aree di espianto sono state ricercate nell ambito della prateria di Capoliveri limitatamente alla zona in cui verranno posizionate le condotte sottomarine del dissalatore, mentre le seconde sono state individuate in relazione alle caratteristiche delle aree in cui si avranno gli effetti dovuti alla posa delle condotte. Per ciò che riguarda l espianto dei fasci necessari, all interno della prateria di Capoliveri, sono scelti i siti ottimali sulla scorta di prospezioni dirette. La qualità e la quantità dei fasci disponibili all epoca del trapianto garantiscono un ampia disponibilità residua. Per quanto concerne il reimpianto è stato opportuno dare priorità alle aree quali quelle situate lungo il litorale di Capoliveri in posizione quanto più superficiale possibile. E stato opportuno escludere a priori le superfici (pari al 25% circa del totale) in cui gli agenti meteomarini possono aver effetti gravi sulla sopravvivenza delle talee e sulla stabilità dei supporti. L attività di identificazione delle aree idonee al trapianto è stata documentata tramite la produzione di video e reportage fotografici, procedendo, nel contempo, alla valutazione dello stato di salute apparente della prateria al contorno. Ciò è stato fatto rilevando, in via speditiva: - Litologia; - presenza di detrito; - ripple marks; - matte morta; - macroalghe; - e, se al margine della prateria, il tipo di limite. E stato inoltre opportuno rilevare la presenza di marcatori di pressione antropica quali: - reti abbandonate; - segni di ancoraggi ripetuti;

14 - corpi morti; - detriti e rifiuti. Infine sono state stimate le dimensioni delle radure, se delimitate da tutti i lati. Fra le aree così identificate, sono state definite quelle da sottoporre a visita specifica per rilevazioni più accurate e per le successive analisi di tempo 0 da eseguire all inizio del monitoraggio. Di ogni area sono state fornite le misure di lunghezza e di larghezza nonché eventuali dettagli utili. In linea di massima, sono state privilegiate le radure di dimensioni intermedie protette dalla prateria circostante ed esenti da evidenti fenomeni erosivi e di mobilità del sedimento. Esiste infatti una precisa relazione tra la distribuzione, l abbondanza, il comportamento e la morfologia delle specie marine e la variabilità spaziale delle onde. La conoscenza delle metriche d onda (l altezza dell onda più significativa, il periodo di picco di energia dell onda, la velocità orbitale delle onde sul fondo) sono ritenute vantaggiose per costruire modelli ecologici predittivi di specie o di ecosistemi marini. Ci sono diverse metodologie per generare mappe di metriche d onda che variano a seconda del livello di complessità richiesto in termini di richiesta di input di dati, conoscenza da parte degli operatori e tempo di calcolo. Modelli relativamente semplici, basati sul fetch possono essere generati utilizzando i livelli batimetrici, GIS e direzione ed intensità dei venti dominanti. Modelli più complessi e che richiedono tempi di calcolo molto impegnativi sono quelli basati sui processi che vengono generati utilizzando modelli come il SWAN (Simulating Waves Neashore). Questi modelli sono stati utilizzati in diverse parti del mondo ma soprattutto in Australia, lungo le coste orientali (Moreton Bay) e a Lizard Island (Grande Barriera) per disegnare mappe previsionali della distribuzione delle fanerogame marine (Kallagan et al., in press). Gradienti spaziali come l altezza e l energia delle onde possono guidare la morfologia ed il funzionamento di molte specie marine (Barry e Dayton, 1991). Ad esempio particolari specie di piante e di animali si trovano solo in ambienti a bassa energia mentre altre si trovano solo lungo coste esposte. Modelli predittivi di presenza di certe specie possono essere realizzati sulla base di mappe di gradienti di parametri d onda (Burrows et al.,2008; Chollett e Mumby, 2012; Garson et al., 2010; Saunders et al., 2014). Come è stato evidenziato da diversi autori, variazioni significative dell altezza media delle onde oppure avvenimenti eccezionali, possono interagire pesantemente con la distribuzione delle comunità bentoniche, soprattutto vegetali e determinare un cambiamento drastico nell assetto degli habitat costieri (Saunders et al., 2014; Sheppard et al., 2005; Storlazzi et al., 2011; Elsner et al., 2008). Tutto questo premesso, avendo come scopo principale quello di individuare le aree più idonee (come esposizione alle onde, come tipo di substrato, come dimensioni e come rapporto con la prateria naturale presente nell area), ci si è avvalsi, oltre che ad una serie di monitoraggi e di

15 mappature del fondale con sistemi indiretti (Side Scan Sonar, ROV e Multibeam), di effettuare una serie di osservazioni in immersione, per verificare: a. La presenza o l assenza di aree con matte morta. La presenza di matte morta indica che la prateria originale è stata soggetta a fenomeni di regressione che, una volta individuate le cause e stabilito l equilibrio attuale della prateria stessa (trattandosi spesso di fenomeni naturali e non sempre dovuti ad azioni antropiche di disturbo) il reimpianto avrebbe potuto rappresentare un azione atta a favorire la ricolonizzazione della prateria. b. Presenza di ampie radure sabbiose situate ai limiti della prateria naturale ed in stretta relazione con essa, di dimensioni adeguate alla superficie da reimpiantare per permettere un adeguato ed efficace monitoraggio ma anche dove sia per la granulometria del sedimento che per la sua composizione si potesse prevedere un facile attecchimento delle talee. c. Assenza di fenomeni di erosione evidenti; presenza di ripple-marks di entità modesta. La misura di questo parametro, il ripple-marks, si e dimostrata essenziale per la scelta dei fondali da utilizzare. Colantoni, (2007) dice testualmente: Importanti indicazioni sui processi dinamici che caratterizzano il fondale ricoperto di sedimenti mobili possono essere dedotti dall osservazione delle strutture sedimentarie presenti, dall osservazione cioè della disposizione geometrica degli elementi che costituiscono il sedimento. Si tratta di caratteri macroscopici, facilmente rilevabili ad occhio nudo, quali impronte di corrente, del moto ondoso, di traslazione gravitativa e dell attività delle bio-turbazione. Sono quindi prevalentemente strutture meccaniche dovute allo spostamento orizzontale del materiale. Tra queste strutture particolarmente frequenti ed importanti sono le increspature del fondo o ripple-marks, che si trovano dalla spiaggia fino ai fondali più profondi.. Queste increspature derivate dall azione delle correnti di fondo e delle onde sono comuni sulle sabbie e sulle sabbie limose. La loro descrizione tiene conto sia del profilo verticale (altezza H) che della ampiezza (lunghezza L) e sono generalmente disposte parallelamente al flusso che le ha generate.

16 Schema e parametri che caratterizzano i ripple-marks(tucker, 1966). Senza entrare in troppi dettagli, che rimandiamo ai trattati di sedimentologia costiera, l osservazione dei ripples ci permette di dedurre: a. la direzione di propagazione del moto ondoso e delle correnti (perpendicolare all andamento delle creste). b. Velocità del flusso dell acqua sul fondo indotto dal moto ondoso e dalle correnti (valutabile dalla granulometria del sedimento e dalla forma dei ripples). c. Caratteristica delle ondazioni e delle correnti (rispecchiata dalla forma dei ripples). Ci sono anche criteri per distinguere i ripples asimmetrici da onda da quelli da corrente utilizzando alcuni indici. In particolare, è stato osservato che l indice di ripples (L/H) varia da 4 a 13 nei ripples da onda. Mentre in quelli da corrente è generalmente tra 8 e 15. L indice di simmetria (L1/L2) varia invece da 0 a 2,5 per le onde ed è maggiore di di 3 per ripples formati da corrente (con intervallo di incertezza compreso tra 2,5 e 3).In conclusione, i ripples, definiti con più indici, possono essere un ottimo elemento descrittivo di vari ambienti, facilmente rilevabile in immersione e, in particolare, dell idrodinamismo la conoscenza dei cui parametri è fondamentale non solo per la sedimentologia ma anche per l ecologia del benthos.

17 Tipici Ripples generati da onda con biforcazioni Naturalmente, oltre ad una accurata indagine e misure effettuate in immersione per decidere l idoneità dei siti da utilizzare sono state molto importanti le indagini preliminari a largo raggio utilizzando sia Side Scan Sonar, Multibeam e ROV prima di iniziare le operazioni di espianto, preparazione delle talee e di reimpianto nei siti ritenuti idonei per effettuare il reimpianto. Prelievo selezione e trasporto delle talee di Posidonia oceanica Come si è detto precedentemente, ai fini del trapianto, è stato necessario valutare preventivamente la disponibilità di talee nella prateria di Capoliveri tramite prospezioni. Numerose cautele sono state adottate per il prelievo delle talee ai fini di un operazione di restauro anche se, nel caso della riforestazione finale l espianto potrà essere condotto senza particolare riguardo per la zona donatrice destinata, comunque, alla distruzione causata dalle attività di previste o dall impatto delle opere realizzate. Proprio in virtù della spendibilità della prateria donatrice, nella riforestazione successiva al progetto pilota, le talee potranno essere espiantate con mezzi rapidi, comunque manuali, avuta cautela di non rovinarle durante questo passaggio. Potranno essere prelevate anche zolle (fasci fogliari con i rispettivi rizomi e radici, insieme con i sedimenti intrappolati nel loro intreccio) di dimensioni diverse a seconda delle varie necessità, eventualmente poi disgregate al fine di produrre singole talee. A causa della natura del processo, il trasporto dovrà essere effettuato per brevi tragitti, in immersione dal luogo di espianto o dall imbarcazione fino il sito di preparazione delle talee e poi al sito di reimpianto. Dovranno essere impiagati contenitori tali a non compromettere le talee, da minimizzare le variazioni di temperatura e l esposizione delle talee all aria ed al vento. Data la sensibilità delle talee al disseccamento, le talee stesse saranno esposte all aria solo nei limitati tempi del trasferimento. Per quanto concerne lo stoccaggio, è prevedibile di lasciare sul fondo le talee sia sul sito di espianto sia su quello di

18 impianto o in area idonea intermedia. Tali trasporti saranno eseguiti in sacchi di juta. Tutte le operazioni descritte verranno eseguite a mano in immersione da personale scientifico specializzato (OSS) e dotato di adeguata esperienza pregressa. La selezione e la preparazione delle talee sarà effettuata tenendo presenti vari aspetti legati non solo all integrità delle talee, bensì anche alle condizioni fenologiche, con particolare riferimento allo stato delle foglie e alla presenza di radici. Giova inoltre ricordare che i ciuffi provenienti dalle porzioni più profonde della prateria sembrano più efficienti nella crescita di quelli raccolti in aree più superficiali. Queste attività verranno eseguite da biologi con comprovata esperienza in questo tipo di selezione e di manipolazione delle talee di Posidonia oceanica (OSS) così come fatto epr il progetto sperimentale. Istallazione del dispositivo di ancoraggio delle talee al fondale Attività fondamentale da svolgere nell ambito del trapianto consiste nella selezione del dispositivo di ancoraggio delle talee di Posidonia oceanica al substrato e nella relativa messa in opera. La scelta del dispositivo di ancoraggio delle talee di Posidonia oceanica dovrà essere condotta sotto il profilo della fattibilità tecnica, bensì anche in termini di riduzione dei tempi e dei costi individuati nel progetto definitivo posto a base di gara. In ogni caso si dovrà tenere in debita considerazione la resa attesa dell intervento: al dispositivo di ancoraggio prescelto dovrà corrispondere una sopravvivenza delle talee trapiantate superiore al 50% nonché, fatto tutt altro che secondario, l avvio di processi di rigenerazione delle talee stesse. La validità del dispositivo dovrà essere adeguatamente documentata, anche riportando gli esiti di un attività di monitoraggio svolta successivamente al trapianto, possibilmente riconosciuta da parte dalle Autorità compenti in materia. Non sarà ammesso il ricorso a tecniche non sperimentate, prive di risultati noti. Il dispositivo di ancoraggio delle talee prescelto sarà adagiato sul fondale in modo da riempire al meglio le superfici di reimpianto e disposto nelle maniera più appropriata, fino a coprire l intera area desiderata. Messa a dimora delle talee La scelta della densità di reimpianto dovrà avvenire prima della messa a dimora delle talee. La densità delle talee per modulo costituisce un fattore importante per il successo del trapianto in quanto da essa dipende la velocità con cui i rizomi si espandono fuori dal dispositivo di ancoraggio e si radicano al sedimento libero. In linea di principio la densità dovrebbe essere calibrata sulla base di quella media osservata nel sito di reimpianto e non dovrebbe essere così bassa da impedire la ritenzione di sedimento tra le talee. A fronte di una grande variabilità riscontrata nelle aree di reimpianto ed assumendo un atteggiamento cautelativo, appare più conveniente, comunque, impiantare un basso numero di talee per m 2, sia per evitare un eccessiva competizione per la luce e per i nutrienti tra le talee, sia per favorire una rapida crescita plagiotropa del rizoma. La messa a dimora delle talee dovrà essere effettuata a mano, fissando i rizomi nel dispositivo di

19 ancoraggio prescelto secondo le modalità esecutive caratteristiche dello stesso. La messa a dimora delle talee è operazione estremamente critica ai fini del successo del trapianto e deve essere eseguita da personale altamente specializzato ed esperto in questo tipo di operazione (OSS). Tutte le aree trapiantate saranno sottoposte ad un rigoroso controllo di qualità per assicurare la massima probabilità di sopravvivenza delle talee. Monitoraggio dell andamento del trapianto Una volta impiantate le talee, si procederà all implementazione delle attività di monitoraggio per valutare nel tempo il successo dell operazione e per apportare i correttivi necessari, ivi incluse le sostituzioni delle fallanze. Il monitoraggio è dunque un operazione complessa poiché deve tenere conto di numerosi elementi di varia natura per risultare davvero efficace ed economico. Si elencano, di seguito, gli aspetti salienti del monitoraggio della Posidonia oceanica, distinguendo tra monitoraggio non distruttivo e monitoraggio distruttivo. Monitoraggio non distruttivo Per evitare che diventi rapidamente insostenibile per la prateria di Posidonia oceanica, il monitoraggio potrà riguardare solo in un limitato numero di impianti in un limitato numero di stazioni Una strategia attenta, infatti, impone l effettuazione di misure non distruttive ossia l esecuzione di misure in situ. Tali misure debbono evitare di produrre stress apprezzabile sugli impianti e, al tempo stesso, risultare sufficientemente informative da consentire valutazioni significative. Esse, inoltre, debbono essere effettuate in un numero rappresentativo di zone della prateria ricevente. Per le opportune comparazioni, le medesime misure debbono essere effettuate in alcune stazioni della prateria ricevente, nelle immediate adiacenze delle zone di impianto. In linea indicativa, per tre volte l anno, per due anni, dovranno essere effettuate le seguenti misure in immersione: - Conta delle talee residue; - Determinazione dell accrescimento fogliare attraverso idonea metodologia; al tempo 0 deve essere eseguita la sola punzonatura delle foglie; - Determinazione del rango e della lunghezza/larghezza della foglia più lunga; - Determinazione dello stato degli apici e stima del tessuto bruno; - Valutazione qualitativa della comunità epifita delle foglie. Queste misure dovranno essere eseguite su alcune piante (quantità da definire) in un numero apprezzabile di aree ove sono stati effettuati gli impianti. Con il termine di area non si intende un unità discreta di impianto, ma piuttosto l intorno in cui viene collocato il sito di osservazione. Pertanto, all interno di un unità di impianto, potrebbero essere collocati più punti di osservazione oppure nessuno (ad esempio, in unità di modesta estensione). E opportuno marcare il dispositivo

20 di ancoraggio utilizzato come riferimento per le misurazioni, in modo da agevolare le stesse. Nel 50% dei suddetti siti di osservazione suddetti, verrà inoltre scelta un apposita stazione posta nella prateria esistente, collocata in modo da essere il più vicino possibile agli impianti. Su tale stazione saranno eseguite le determinazioni sopra descritte in modo da tenere sotto controllo l andamento della prateria naturale, senza arrecarle danno. Monitoraggio distruttivo Le misure di tipo distruttivo saranno eseguite al termine di ciascuno dei due anni previsti per il monitoraggio, a partire dalla conclusione delle operazioni di trapianto. Esse saranno effettuate su talee piantate in dispositivo di ancoraggio o parti di essi riservate, mediante espianto delle medesime ed analisi in laboratorio. Tali misure verranno inoltre eseguite su piante in posto prelevandole da stazioni collocate nelle immediate adiacenze delle zone di impianto. Sarà adottata una strategia di intervento analoga a quello descritto per il monitoraggio non distruttivo. In ciascuna delle stazioni di cui sopra verranno prelevate le talee impiantante per le seguenti determinazioni: - Analisi della comunità epifita: esame di tre fasci per ogni stazione campionata con metodiche di comprovata validità. - Misurazione dei parametri fenologici delle foglie: larghezza, lunghezza totale, presenza della ligula, lunghezza del tessuto verde o del lembo, lunghezza del tessuto bruno e del tessuto bianco (ove presenti) e stato dell'apice; - Calcolo dei seguenti parametri fenologici: numero medio di foglie per ciuffo delle varie categorie ed in totale; lunghezza media delle foglie per categoria ed in totale; larghezza media delle foglie per categoria ed in totale; indice fogliare per fascio e per m 2 ; coefficiente "A". In ciascuna stazione, inoltre, sarà stimata la produzione mediante analisi lepidocronologiche sui rizomi ortotropi in modo da determinare la storia recente del rizoma analizzato. Le determinazioni sopra descritte saranno eseguite anche in ulteriori stazioni (quantità da definire) collocate nelle immediate adiacenze delle zone di impianto al fine di determinare uno strumento di paragone tra ciò che avviene nei trapianti e nella prateria di cui si procede al restauro. Tali stazioni non saranno contigue, ai fini di non produrre danni alla prateria stessa. Controllo della mortalità delle talee La misura della mortalità, finalizzata alla sostituzione delle fallanze, sarà effettuata tramite selezione, di alcuni dispositivi di ancoraggio, non quelli destinati al campionamento distruttivo e non, opportunamente marcati e sottoposti a campionamento. La mortalità dovrà essere determinata trimestralmente (e dunque 6 volte in totale). Nell ipotesi che la mortalità fisiologica

21 delle talee impiantate sia del 50%, se, al termine del primo anno, la mortalità superasse tale soglia, si dovrà procedere con il reimpianto sull intera superficie un numero di piante tale da ripristinare il 50% del contingente iniziale. Ai fini di dette operazioni, si precisa che saranno privilegiate le aree in cui la sopravvivenza dei primi impianti sarà risultata più elevata in relazione, probabilmente, a condizioni di piccola scala più favorevoli che non possono attualmente essere previste. Del resto, lo scopo ultimo del trapianto di Posidonia oceanica è la creazione di nuclei stabili ed attivi di ricolonizzazione della prateria ricevente, piuttosto che una nuova copertura uniforme. Tempi L esperienza maturata nel corso del trapianto eseguito a S. Marinella da ATI Nuova Indago ha dimostrato che il tempo di esecuzione può variare notevolmente non solo in funzione delle circostanze operative (es. disponibilità continua di subacquei specializzati, ciclo di produzione dei moduli, ecc.), che sono più direttamente governabili, ma soprattutto in funzione delle condizioni meteo-marine. Per quanto concerne queste ultime, si è potuto verificare che l altezza d onda compatibile con le necessità operative a mare è inferiore a 0.75 m, altezza che si realizza, lungo il litorale interessato dal progetto, con una frequenza di circa il 50% dei casi (periodo invernale compreso). Ciò significa che il tempo di esecuzione equivale, in prima analisi, al doppio dei giorni operativi necessari e le stime che seguono ne tengono debitamente conto. Anche fini delle stime sulla tempistica si può fare riferimento al dato ricavato dall intervento di trapianto effettuato da ATI Nuova Indago caratterizzata da una produzione massima stimata in circa 100 m 2 /giorno. Questo dato dipende ovviamente dal dispositivo di ancoraggio adottato, dal numero di unità di personale subacqueo specializzato impiegato bensì anche da fatti non strettamente connessi con i meri aspetti progettuali come, ad esempio, la capacità e l esperienza del personale nautico e subacqueo, la motivazione, il controllo sul cantiere, ecc. Altra variabile non trascurabile è torbidità dell acqua in quanto potrà capitare di operare in condizioni marginali di visibilità, sia quando si sono verificate risospensioni di materiali fini di fondo a seguito di eventi meteomarini (es. scadute di mareggiate da S e SE), sia a seguito di eventi di pioggia, fatto ch influisce in maniera considerevole sulla resa del lavoro. Alla tempistica prevista per l esecuzione dei lavori di espianto e reimpianto, infine, si debbono aggiungere i tempi per le operazioni di mobilitazione ed allestimento del cantiere e per l esecuzione delle campagne di prospezione e campionamento menzionate in precedenza.in maniera indicativa, per un lotto di m 2 di reimpianto, con impegno di circa talee, i tempi di esecuzione inclusivi dello stand-by meteo previsto ed al netto dello stand-by da scarsa visibilità, possono dunque essere calcolati in: - allestimento cantiere e prospezioni preliminari: 30 giorni - monitoraggio tempo 0 : 15 giorni

22 - posa dei moduli, espianto e reimpianto: 200 giorni La stima finale è dunque di circa 245 giorni, più eventuali stand-by dovuti ad elevata torbidità. Va precisato, tuttavia, che le attività di espianto e reimpianto possono essere realizzate preferibilmente durante la stagione autunnale (in senso oceanografico) ed invernale, ovvero da metà ottobre alla fine di marzo. Costi I costi possono suddividersi in quattro categorie. 1. espianto/posa moduli/trapianto/rimpiazzi 2. costo dei moduli di ancoraggio 3. campagne approfondimento 4. monitoraggio e relative analisi Entrando nel dettaglio i costi dipendono dal numero di operatori impiegati, dal costo orario, dall ammontare delle ore e, conseguentemente, il costo complessivo dell opera anche riferito all unità di superficie trapiantata ( /m 2 ). Pinna Nobilis Pinna nobilis L., 1758, è una specie di mollusco che negli ultimi decenni è stata profondamente minacciata, principalmente a causa del degrado del suo ambiente naturalema anche per la raccolta per il collezionismo. È inserita negli allegati della Direttiva 92/43/CEE [7] (Direttiva Habitat) dell'unione europea e nei successivi aggiornamenti Direttiva 2006/105/CE [1], elencata nell'allegato IV - Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la raccolta se non per scopi scientifici. Poiché le attuali popolazioni sono in evidente declino P. nobilis è soggetta a rigorosa tutela, in quanto specie in via di estinzione. Sulla base di tali considerazioni, è stato effettuato un monitoraggio della popolazione di P, nobilis presente all'interno dell area in cui saranno posizionate le condotte del dissalatore. L intento è stato quello di effettuare un transplanting sperimentale di esemplari di Pinna per valutare l efficacia del metodo a fini conservativi; valutare i tassi di crescita; mortalità e natalità; ed effettuare prove di reclutamento, al fine di evidenziare i rapporti di relazione fra mantenimento dello stock e pressione antropica. A questo obiettivo si lega quello di indagare l ecologia della specie, al fine di stabilire i parametri di popolazione in condizioni ottimali, durante l intero ciclo di vita, operando un confronto con le popolazioni danneggiate e utilizzando il trapianto e il reclutamento per salvaguardare le popolazioni naturali di questa specie.

23 Esemplare adulto di Pinna nobilis

24 La Posa dei supporti in mare Prima delle immersioni, sono stati analizzati i risultati condotti sul fondale a mezzo di Side scan sonar e multibeam i cui risultati sono riportati nella figura seguente: Ma le attività sono state necessariamente confermate da un sopralluogo preliminare eseguito il 30 aprile 2017 per perlustrare l area alla ricerca dei siti idonei per l installazione dei supporti su cui poi impiantare le talee di Posidonia oceanica. L immersione è stata condotta da operatori subacquei scientifici dell Elements Works (da ora EW) e dal Professore Francesco Cinelli, Responsabile Scientifico del Progetto. I mezzi navali di supporto, per evitare l impatto delle ancore necessarie per stare in posizione nell area, hanno utilizzato i corpi morti già presenti; inoltre è stato installato un paletto ad elica con golfare su cui è stata posizionata la cima di ormeggio dei mezzi e che diventerà la cima di installazione della boa di segnalazione una volta ottenuta l autorizzazione da parte della Capitaneria di Porto. Tale metodo di ormeggio è considerato

25 ecocompatibile in quanto evita la presenza di una catenaria che può provocare fenomeni di sfregamento sul substrato. La società EW ha operato nel pieno rispetto della sicurezza per le attività subacquee presentando alla competente Capitaneria di Porto un dettagliato POS e comunicando ogni giorno l inizio e il termine operazioni. Al termine di ogni giornata di lavoro, il Capo Missione e Proposto alla sicurezza ha compilato un report relativo sia agli esiti della missione dal punto di vista della sicurezza sia da quello dell attività svolta (Allegato 1). Come da accordi con ASA e dopo l indagine preliminare eseguita, i supporti da installare sono stati suddivisi in base alla loro tipologia e al tipo di substrato presente come segue: 10 mq di stuoia su matte morta con picchetti (tondino da 12 mm). A causa della ridotta presenza di matte morta sul sito, sono stati posizionati due pezzi separati da 5 mt x 2 mt.; 6 mq di stuoia (3mt x 2 mt.) su sabbia con paletti (elicoidali) e rete elettrosaldata; 4 mq di materassi-cassoni su sabbia (2 mt x 2 mt); 10 mq dell impianto denominato EW. Questo impianto è un progetto brevettato innovativo proposto appunto dalla società appaltatrice.

26 I supporti sono distribuiti all interno di un area con raggio poco meno di 40 metri. Durante l intervento di riforestazione dei 4 impianti proposti, sono state riposizionati anche due esemplari di Pinna nobilis, in vicinanza della geostuoia su sabbia. Caratterizzazione dell area L area di lavoro si trova in vicinanza del limite superiore della prateria a Posidonia oceanica su substrato sabbioso. Il limite presenta molti rizomi traccianti, segno comunque di un limite che tende a progredire. La prateria ha una buona copertura del fondale anche se, la vicinanza del limite fa si che siano presenti canali intermatte e radure; soprattutto in queste il fondale è coperto da uno spesso strato di foglie morte della pianta. In alcune zone la matte supera i 2 metri di altezza (foto seguente).

27 Durante le operazioni sono stati riscontrati numerosi esemplari di Pinna nobilis sia all interno della prateria sia infisse nella matte morta scoperta. Alcuni esemplari sono stati trovati anche liberi ma ancora vitali. Dettaglio dei supporti All interno dell area in cui la EW è stata autorizzata a fare le indagini, sono stati selezionati 4 siti in cui posizionare i 4 diversi supporti. In particolare sono state individuate: due aree di matte morta, non senza difficoltà, su cui installare la geostuoia con i picchetti; un area di sabbia su cui installare la gesotuoia su sabbia con paletti elicoidali; un altra zona di sabbia su cui installare il cassone, sempre con paletti elicoidali; una terza zona sabbiosa dove installare il supporto denominato EW.

28 Tabella delle coordinate degli impianti in WGS 84 Tipo impianto Lat./Long. Profondità (m) Geostuoia su matte - G.matte N E P= 12 m Geostuoia su sabbia G.sabbia N E P=12 m Geostuoia su matte G.matte N E P=12 m Cassone N E P=11,5 m EW N E P=10 m Geostuoia su matte morta Questo tipo di impianto è stato fatto fissando direttamente la geostuoia sul substrato con dei picchetti (tondino da 12 mm). A causa della ridotta presenza di matte morta sul sito, sono stati posizionati due pezzi separati da 5 mt x 2 mt., denominati G.matte e G.matte2 riportati nella figura precedente.

29 Nella figura l impianto G.matte con le talee appena ripiantumate. Il secondo pezzo, G.matte2 è stato posizionato a poche decine di metri, sempre ovviamente su un substrato costituito da matte morta.

30 Nella figura l impianto g.matte2 Geostuoia su sabbia. Per questa installazione è stata individuata una zona di sabbia non coperta dai residui fogliari; prima del posizionamento della geostuoia sono stati fissati 8 paletti elicoidali su cui la geostuoia è stata successivamente assicurata. Allo scopo di tenere bloccata ulteriormente la stuoia, sopra di essa è stata ancorata una rete elettrosaldata.

31 Nella figura i paletti elicoidali utilizzati Nella figura l impianto gesotuoia su sabbia. Cassone (materasso) In un altra radura sabbiosa è stata posizionata la terza tipologia di impianto, il cassone formato da una geostuoia rivestita da tessuto-non tessuto e fissato al substrato con i paletti ad elica. La geostuoia è stato ulteriormente tenuta in posizione con una rete elettrosaldata mentre il cassone, per stare fermo in posizione è stato riempito di sabbia dopo aver fatto uno strato con dei materassi pieni di materiale inerte forniti dalla Soc. Officine Maccaferri di Bologna.

32 Nella figura i materassi in magazzino pronti al trasporto La procedura di installazione del metodo cassone è stata la seguente: installazione di 4 paletti elicoidali; posizionamento della geostuoia rivestita con tessuto-non tessuto e modellata a cassone ; inserimento di 4 materassi all interno del cassone ; riempimento del cassone con la sabbia; copertura con tessuto-non tessuto del cassone ; posizionamento della rete elettrosaldata; posizionamento delle talee della pianta. Il risultato finale è il seguente:

33 Impianto EW In una radura sabbiosa aperta verso il limite superiore della prateria è stato posizionato l impianto EW, l ultimo tipo di installazione preventivato nel progetto pilota. La scelta del sito è stata piuttosto forzata per rispettare una certa distanza dagli altri impianti ed evitare le radure sabbiose coperte dallo spesso strato di foglie morte. L impianto non contempla l uso di geostuoia; esso infatti si basa sulla precisa tensione fornita ad una rete costituita da cime in sisal (una fibra vegetale biodegradabile) e la presenza di materiale plastico è ridotta al minimo. In questo prototipo, infatti, le talee sono fissate con l uso di fascette di plastica mentre nel secondo, già in costruzione, le fascette non saranno necessarie. Per evitare che le fascette lavorassero direttamente a contatto con il rizoma, ogni talea è stata rivestita da un sottile strato di juta, altra fibra vegetale biodegradabile. La cima perimetrale di tensionamento (di colore bianco nella foto) verrà rimossa al momento in cui le talee avranno attecchito, azzerando quasi totalmente l immissione di plastica nell ambiente e rimuovendo quasi interamente la struttura di supporto (considerando che le cime in sisal e la juta verranno rapidamente assimilate dall ambiente marino, essendo biodegradabili al 100%). Il posizionamento ordinato in un reticolo delle talee permetterà anche di eseguire un monitoraggio molto più preciso. La soluzione è stata installata con dimensioni molto contenute, ma si presta alla preparazione di substrati di riforestazione anche molto grandi di natura più industriale, minimizzando ulteriormente i costi e l impatto ambientale.

34 Per il posizionamento della rete sono stati utilizzati i paletti elicoidali su cui poi la rete è stata tensionata nel modo corretto.

35 Trasferimento di esemplari di Pinna nobilis (L.1758) Su richiesta del committente si è proceduto al trasferimento di due esemplari di Pinna nobilis allo scopo di testare una valida metodologia in caso di ripristini ambientali. A causa di cattive condizioni meteo marine per due giorni consecutivi, la società scrivente ha dato priorità al montaggio degli impianti per la riforestazione della Posidonia oceanica e quindi sono stati trasferiti solo due esemplari del mollusco. Come metodica è stata scelta quella di estrarre il mollusco con tutto il substrato intorno utilizzando una segna per tagliare il sedimento. Questo è stato deciso allo scopo di salvaguardare tutto l intreccio di filamenti collageni prodotti dalla ghiandola del bisso e che l animale utilizza per ancorarsi al terreno. Individuato il sito di installazione, è stata scavata una tana dove poi è stato inserito il mollusco con la zolla di sedimento ancorata; allo scopo di proteggere la Pinna nobilis soprattutto nel primo periodo di trasferimento, è stato utilizzato un pezzo di geotessuto fissato con 4 picchetti per stabilizzare il substrato intorno. I due esemplari sono stati denominati 1M e 2M.

36 Dati riepilogativi L esemplare 1M è stato ritrovato adagiato sotto lo strato di foglie morte di Posidonia oceanica mentre l esemplare 2M è stato staccato con il substrato e reimpiantato in un altra zona. Esemplare Altezza dal sedimento Stato 1M 34 cm Libera ma vitale 2M 33 cm Trapiantata Nel frattempo, in seguito ai contatti con Legambiente e con l Area Marina Protetta delle Egadi, abbiamo pensato di sperimentare un altro tipo di materiale composto da una rete elettrosaldata saldata intrecciata con juta. Anche i risultati di questa ultima sperimentazione entreranno a fare parte delle valutazioni

37 Per concludere, alleghiamo la foto dei due cartelloni che saranno posizionati in prossimità della spiaggia di Capoliveri per la disseminazione dei risultati.

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Prateria di Posidonia oceanica di fronte a Levanto

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