Buoni pasto sempre meno accettati: a farne le spese sono i lavoratori

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1 Buoni pasto sempre meno accettati: a farne le spese sono i lavoratori Anita Vignola 13:44 9 dicembre 2017

2 Sempre meno esercizi commerciali sono disposti ad accettare ticket e buoni pasto. Preoccupazione espressa dai sindacati, che invitano Stato e Comuni a fare chiarezza I buoni pasto vengono sempre più spesso rifiutati come modalità di pagamento da parte dei gestori degli esercizi commerciali. La denuncia arriva da Marco Milani, coordinatore romano della Ugl, Unione Generale del Lavoro. Stando a quanto riportato dal sindacalista, ci sarebbe stato un aumento esponenziale di mense, ristoranti e tavole calde che non accettano ticket, o che comunque ne accettano soltanto una percentuale dell intero importo. A pagarne le spese, in tutti i sensi, sono ancora una volta i lavoratori. Buoni pasto sempre più rifiutati, che cosa sta succedendo? Da sempre i buoni pasto vengono erogati ai dipendenti da parte di tutte quelle aziende che non dispongono di un luogo adibito al servizio mensa. Questo sistema è nato diversi anni fa, per consentire ai lavoratori di pranzare presso esercizi commerciali, bar e ristoranti autorizzati. Ad oggi, sono circa due milioni i dipendenti che usufruiscono del servizio, per più di 100mila esercizi convenzionati. Il 9 settembre scorso, il MISE ha approvato una modifica nelle modalità di utilizzo dei buoni pasto. Innanzitutto è ora possibile cumulare anche otto buoni alla volta per poter poi fare la spesa. Inoltre, i ticket restaurant, oltre che nei bar e nelle tavole calde, possono essere utilizzati nei mercatini, negli agriturismi e negli spacci aziendali. Un ottima notizia, se non fosse che sempre meno esercizi commerciali sono disposti ad accettare buoni. Quali sono le motivazioni? In molti casi ha dichiarato Marco Milani i buoni Qui Ticket vengono rifiutati, oppure vengono accettati solo per il 50% dell importo speso. In poche parole, i dipendenti non riescono ad utilizzare i buoni pasto nel corso della pausa pranzo e sono perciò costretti a pagare in contanti. In questo modo avranno però accumulato un numero notevole di ticket che non potranno poi essere spesi. Non è ancora stato stabilito se effettivamente questa anomalia dipenda da possibili ritardi nei rimborsi erogati agli esercenti da parte di Stato e Comuni, ma l Ugl, che ha invitato le ditte a fare chiarezza, rassicura: Ci sono problemi e a noi interessa in primis che il lavoratore venga messo in condizione di esercitare i propri diritti, previsti contrattualmente. Buoni pasto: lavoratori penalizzati, commercianti li rifiutano a cura di Giovanna Manna data pubblicazione 10 Dic 2017 alle ore 8:35am

3 Dallo scorso 9 settembre è partito il nuovo utilizzo dei buoni pasto cumulabili grazie al decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico. E possibile, da allora, cumulare fino ad 8 buoni pasto per fare la spesa ma anche spendere i buoni pasto in bar, tavole calde, ristoranti, mercatini, spacci aziendali e agriturismi. Il sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro, però, denuncia che i buoni pasto in uso ai dipendenti pubblici e degli enti locali sono sempre meno accettati. I dipendenti statali hanno importi dei buoni pasto diversificati in base al ruolo ricoperto e molti di questi dipendenti, ad esempio, ricevono buoni pasto di Qui Ticket che non sempre vengono accettati da ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari. I lavoratori, quindi, non sempre possono utilizzare i buoni pasto elettronici e cartacei loro erogati e sono costretti a pagare il proprio pasto in contanti. A denunciare tale problematica sollevando il problema è il sindacalista Marco Milani, coordinatore romano di UGL. Problemi sull uso dei buoni pasto Qui Ticket

4 Nonostante il Ministero dello Sviluppo Economico con un provvedimento dello scorso 9 settembre abbia ampliato la possibilità di utilizzo dei buoni pasto dati ai lavoratori come contributo per la mancata mensa, estendendo la possibilità di utilizzo non solo ai ristoranti, bar, tavole calde e grande distribuzione, in quantità fino a 8 per volta, ma anche, da tale data presso agriturismi, mercatini, spacci aziendali, oggi i buoni vengono accettati sempre meno dagli esercenti. Buoni Qui Ticket, Accettati solo per il 50% della spesa Non tutti i buoni sono meno accettati, in particolare lo sono quelli dati ai lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni e di molte Aziende anche private, i buoni Qui Ticket. La segnalazione del problema arriva dal sindacato Ugl che denuncia un problema per i lavoratori dello Stato e degli Enti locali che non possono usufruire appieno dei buoni che l Amministrazione fornisce loro, essendo di conseguenza costretti ad esborsi personali. Perché queste limitazioni per Qui Ticket? Al contrario degli altri Ticket che vengono accettati per il 100% della spesa effettuata, i Qui Ticket lo sono solo per il 50% della spesa stessa e c è da domandarsi il perché. Il motivo non è chiaro, si azzarda l ipotesi di presunti ritardi nei rimborsi, per cui gli esercenti si tutelano richiedendo il pagamento diretto del 50% almeno a copertura dei costi materiali ma questa è solo un ipotesi. Il sindacato Ugl chiede alle Amministrazioni Pubbliche un azione finalizzata a consentire ai lavoratori l usufruizione di un diritto determinato dalle condizioni contrattuali. La Ditta che emette i buoni, la Qui! Group S.P.A., interpellata per chiarire l origine del problema ha deciso di non rilasciare dichiarazioni in merito. Nel frattempo resta il disagio dei lavoratori e la differenza rispetto ai lavoratori cui vengono forniti Ticket di altre Società per le quali non sussiste alcun problema di accettazione da parte degli esercenti. Buoni pasto: lavoratori penalizzati, la normativa va rivista Problemi con l'accettazione di alcuni buoni pasto erogati ai lavoratori del pubblico impiego, la normativa va sicuramente rivista. di Patrizia Del Pidio, pubblicato il 09 Dicembre 2017 alle ore 10:14

5 Dallo scorso 9 settembre è partito il nuovo utilizzo dei buoni pasto cumulabili grazie al decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico. E possibile, da allora, cumulare fino ad 8 buoni pasto per fare la spesa ma anche spendere i buoni pasto in bar, tavole calde, ristoranti, mercatini, spacci aziendali e agriturismi. Il sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro, però, denuncia che i buoni pasto in uso ai dipendenti pubblici e degli enti locali sono sempre meno accettati. I dipendenti statali hanno importi dei buoni pasto diversificati in base al ruolo del lavoratore e molti di questi dipendenti, ad esempio, ricevono buoni pasto di Qui Ticket che non sempre vengono accettati da ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari. Il sindacalista Marco Milani, coordinatore romano di UGL, racconta che sui Buoni pasto, qualcosa non va: Sempre meno accettati, lavoratori penalizzati. Sempre più spesso stiamo notando che sempre più ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari non accettano i buoni Qui Ticket erogati ai lavoratori del pubblico impiego che maturano il diritto al buono pasto nel corso della prestazione lavorativa. In molti casi, i buoni Qui Ticket vengono rifiutati, oppure vengono accettati solo per il 50% dell importo speso. I lavoratori, quindi, non sempre possono utilizzare i buoni pasto elettronici e cartacei loro erogati e sono costretti a pagare il proprio pasto in contanti.

6 Buoni pasto inspendibili: la denuncia dell'ugl Video Sempre meno buoni pasto vengono accettati: l'unione Generale del Lavoro ha denunciato la situazione. Apple.s Autore dalla news (Curata da P. Crivelli) V. Nioi Sin dal momento della loro introduzione, i #buoni pasto hanno offerto notevoli vantaggi ai lavoratori dipendenti i quali possono sostare in prossimità del luogo di lavoro così da consumare il pranzo o la cena senza recarsi necessariamente a casa. Anche il datore di lavoro stesso usufruisce dei loro vantaggi, in quanto può offrire un'alternativa al servizio mensa o comunque integrare con i buoni pasto l'eventuale mancanza del luogo adibito al servizio dei pasti per i dipendenti. Il Governo ha poi posto ulteriori emendamenti al fine di perfezionare l'intero sistema, ma, a distanza di circa 3 mesi dall'ultima modifica, l'ugl ha riscontrato alcune anomalie non indifferenti che potrebbero danneggiare in gran misura i lavoratori. Prima l'emendamento per i buoni pasto, poi la crisi L'ultima modifica apportata al sistema dei buoni pasto risale a settembre, quando sono stati modificati due aspetti fondamentali che si pongono alla base del loro utilizzo. Il primo riguarda gli esercizi commerciali coinvolti: mentre in principio i ticket potevano essere utilizzati solo in ristoranti, bar, supermercati e tavole calde, adesso è possibile pagare il proprio pasto con i buoni anche negli spacci alimentari, nei mercatini e persino negli agriturismi. Il secondo aspetto che la legge è andata a mutare è stato il numero massimo di ticket usufruibili [VIDEO] nella singola spesa: attualmente, infatti, è possibile utilizzare fino a 8 buoni pasti per il singolo scontrino. Tali modifiche, che si pensava potessero apportare ulteriori vantaggi ai lavoratori, non hanno fatto altro che creare una resistenza piuttosto forte da parte degli esercenti, che potrebbe anche portare all'eliminazione definitiva dei ticket. L'Ugl contro i buoni pasto non accettati E' diventato sempre diffuso il fenomeno per cui gli esercenti, che dovrebbero accettare i buoni pasto perché coinvolti dalla normativa, espongono dei cartelli nei quali si chiarisce che è impossibile pagare con i ticket l'importo dello scontrino emesso: mentre in alcuni casi l'accettazione è divenuta parziale, ovvero solo per un tetto massimo di spesa; in altri è stata addirittura interamente rifiutata. E' il caso specifico dei buoni pasto Qui Ticket, che ha fatto insospettire l'ugl [VIDEO] (Unione Generale del Lavoro). A detta del sindacalista Marco Milani, questi sono oggetto di particolari restrizioni apportate dagli esercenti commerciali, i quali si rifiutano di accettarli come metodo di pagamento. Eppure questi buoni pasto sono largamente utilizzati, essendo consegnati sia ai membri della Polizia di Stato sia ai dipendenti statali del Comune di Roma: di fatto, tali soggetti non possono usufruire di un diritto riconosciuto dalla normativa italiana.

7 Alla base del rifiuto, secondo quanto riportato dal sindacalista dell'ugl, ci sarebbe un possibile ritardo da parte delle società emittenti nel corrispondere il rimborso relativo agli importi dei buoni pasto accettati, il che porterebbe diversi titolari di esercizi commerciali a preferire modalità di pagamento differenti. Per il momento Marco Milani si è limitato a fare delle supposizioni, dato che, provando a mettersi in contatto con la Qui! Group S.p.A., non ha ricevuto alcuna dichiarazione a riguardo Commissioni alte e rimborsi lenti. Ora i negozi non vogliono i ticket I commercianti: dispiace non offrire più un servizio, ma i costi sono insostenibili Tanti buoni pasto e tutti diversi vengono utilizzati anche per fare la spesa elena romanato savona Pubblicato il 20/10/2017 Buoni pasto, tra costi di commissione e ritardi nei pagamenti sono sempre di più i supermercati, negozi e pubblici esercizi che non li accettano più. In alcuni locali e supermercati della città sono riapparsi i cartelli sulle porte d ingresso: «Non si accettano ticket restaurant di alcun circuito». In altri il riferimento è solo ai buoni del circuito «Qui ticket», quelli utilizzati da molti dipendenti pubblici. Anche se da settembre sono in vigore le nuove regole che prevedono la possibilità di cumulare fino ad 8 buoni pasto per la spesa - rendendo i buoni simili a una banconota da spendere sì per la pausa pranzo con i colleghi, ma ancora meglio al supermercato per la spesa di tutta la famiglia non sempre si riesce a pagare in questo modo. Infatti usare i buoni pasto non è facile perché non tutti i buoni sono accettati. Centinaia di lavoratori, che ricevono ogni mese dalla propria azienda il carnet con i buoni per lo spuntino di mezzogiorno o che lo vogliono utilizzare per fare la spesa, si trovano a dover individuare un locale che ancora accetti questi o quei coupon.

8 Alla Conad delle Officine e a quella della Città sul mare, ad esempio, vengono accettati solo i «QuiRestaurant» e i «Pellegrini», scartati altri tipi di ticket. «I problemi sono di due tipi spiega Dario Vulpetti, direttore della Conad alle Officine le commissioni sono sempre più alte e alcune aziende ritardano i pagamenti dei buoni. Per questo abbiamo dovuto fare una selezione anche se ci interesserebbe aprirci a nuovi ticket per ampliare il servizio per i clienti». Infatti le commissioni, che solo fino a due anni fa erano tra il 7% e il 12%, sono passate ad una percentuale che varia tra il 13 e il 20%. Non solo. I tempi di incasso sono lunghi. I titolari di locali, supermercati e ristoranti devono aspettare un mese per raccogliere un numero significativo di tagliandi, per poi spedirli al centro raccolta, fatturandoli. Ed attendere non meno di tre mesi per il pagamento di quanto incassato, che per alcuni buoni va ben oltre i tempi previsti. Tutti motivi che hanno spinto alcune catene come In s e Md Market a non trattare i buoni pasto. Altri supermercati li accettano con limitazioni e solo per alcuni tipi di merce come il Gulliver di via Servettaz o per la cifra corrispondente a metà della spesa, come al Simply di via Giusti. C è poi il problema dei buoni pasto QuiTicket. Recentemente molti bar e locali della città hanno avuto problemi per incassare i rimborsi, tanto da rivolgersi alla Fipe; ma ci sono anche normali negozi, come ad esempio il pastificio Damonte che non accetta più i buoni di QuiTicket. «C erano stati grossi problemi alcuni mesi fa dice Pasquale Tripodoro presidente di Fipe poi dopo alcune lettere e contatti con l azienda le cose si sono risolte bene. Buoni pasto non più accettati: lavoratori del pubblico impiego penalizzati di Alessandra Battistini - 8 dicembre 2017 Buoni pasto, che avventura! A partire dallo scorso 9 settembre il governo ha introdotto un importante modifica che regola l utilizzo di questo mezzo di pagamento. I buoni pasto vengono forniti dai datori di lavoro, e sono un alternativa al servizio mensa per aziende pubbliche e private.

9 Dopo il decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico, è diventato possibile cumulare fino a otto buoni pasto alla volta, da spendere per fare la spesa. Inoltre, i ticket restaurant vengono usati anche nei mercatini, negli spacci aziendali o negli agriturismi. Non si tratta più quindi di sfruttarli solo per acquistare prodotti nei bar, nelle tavole calde o nella grande distribuzione. Ma tutto questo che tipo di effetto ha avuto? Che cosa cambia con i nuovi buoni pasto Purtroppo i buoni pasto in uso per i dipendenti pubblici statali sono sempre meno accettati dai punti vendita. A denunciare tale comportamento è il sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro. I dipendenti della pubblica amministrazione hanno il diritto di ottenere buoni pasto, che non possono essere ceduti ad altri. L importo del ticket varia in base al tipo di ufficio e del ruolo del lavoratore. Purtroppo sempre più spesso all interno di ristoranti, pizzerie ma anche di negozi che si occupano di generi alimentari, non vengono più accettati i buoni Qui Ticket. Se non sono rifiutati, vengono accettati solo al 50% dell importo speso. E questo che cosa significa? I lavoratori hanno così in mano il potere di un buono che hanno maturato, ma che sono così impossibilitati a utilizzare a pieno. Non potendo quindi usare i buoni pasto elettronici o cartacei durante le pause pranzo, si è costretti a pagare in contanti. E così aumenta il numero di buoni in possesso e non utilizzabili. Un anomalia con o senza soluzione? Ma da che cosa dipende tutto questo? Il motivo può essere in parte dovuto da possibili ritardi nei rimborsi da parte della ditta di cui si servono Stato e Comuni. Purtroppo però tale anomalia non si gestisce da sola, e i lavoratori devono essere messi in condizione di esercitare ogni diritto previsto da contratto. Non a caso i sindacati hanno già chiesto alle istituzioni di scendere in campo e poter fare così chiarezza al più presto. Buoni pasto in crisi: sempre più rifiutati e mal distribuiti, i motivi?

10 News Italiane Dic 9, 2017 I buoni pasto sono, quei buoni che le aziende che non hanno un servizio di mensa danno ai loro dipendenti in modo che questi, possono andare a consumare il pranzo presso degli esercizi commerciali, ristoranti e bar autorizzati. Questo servizio è nato molti anni fa, ed è aumentato tantissimo negli anni arrivando addirittura 3 miliardi di euro il mercato di buoni pasto. Attualmente ci sono 2 milioni di dipendenti usufruiscono di tale servizio, circa gli esercizi convenzionati. Il problema è che come è cresciuto questo business sono cresciuti anche interessi economici delle società che offrono questo business, che, pur di accaparrarsi l appalto rispetto alle grandi aziende pubbliche e private, fanno moltissimi sconti sulle commissioni rispetto al valore nominale del buono, rifacendosi poi sulla parte più debole della filiera ovvero sui ristoratori. Lo scorso 9 settembre, con un decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico, il governo ha introdotto una modifica dell utilizzo dei buoni pasto, il mezzo di pagamento fornito dai datori di lavoro alternativo al servizio mensa usato da aziende pubbliche e private. Da quel giorno è possibile cumulare anche otto buoni pasto alla volta per fare la spesa. Non solo: i ticket restaurant possono essere usati non soltanto come già accade nei bar, nelle tavole calde e nella grande distribuzione ma anche nei mercatini, negli spacci aziendali, negli agriturismi. Bene, benissimo, anzi no. Perché i buoni pasto in uso ai dipendenti pubblici statali e degli enti locali sono sempre meno accettati nei punti vendita: la denuncia arriva dal sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro. Cosa sta succedendo e perché? Andiamo con ordine. I dipendenti della pubblica amministrazione lavoratori statali e degli enti locali hanno diritto ai buoni pasto, che spettano al lavoratore e non possono essere ceduti ad altri: gli importi dei ticket si diversificano a seconda del tipo di ufficio e del ruolo del lavoratore. Faccio l esempio dei dipendenti della Polizia di Stato o di quelli del Comune di Roma ci racconta al telefono Marco Milani, coordinatore romano della Ugl -: questi lavoratori si servono di Qui Ticket in convenzione con la pubblica amministrazione. Qual è il problema? Sempre più spesso dichiara il sindacalista, allegando le foto visibili in questo articolo stiamo notando che sempre più ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari non accettano i buoni Qui Ticket erogati ai lavoratori del pubblico impiego che maturano il diritto al buono pasto nel corso della prestazione lavorativa. In molti casi, i buoni Qui Ticket vengono rifiutati, oppure vengono accettati solo per il 50% dell importo speso. Tradotto: i lavoratori sono impossibilitati a poter utilizzare i buoni pasto elettronici o cartacei nella pausa pranzo e quindi sono costretti a pagare in contanti. Nel frattempo hanno accumulato un considerevole numero di buoni pasto inspendibili. Non è chiaro se questa anomalia derivi da eventuali ritardi nei rimborsi della ditta di cui si servono Stato e Comuni, ammette l Ugl, ma è evidente che ci sono problemi e a noi interessa in primis che il lavoratore venga messo in condizione di esercitare i propri diritti, previsti contrattualmente. Il sindacato invita le istituzioni a fare chiarezza. Abbiamo contattato QUI! Group S.p.A, la società che emette i buoni pasto in questione. La ditta ha preferito non rilasciare dichiarazioni. La commissione richiesta all esercente sui buoni pasto non potrà essere inferiore allo sconto che l emettitore farà al committente nelle gare pubbliche. È la novità stabilita dal Decreto Legislativo n. 56/2017 c.d. Correttivo al Nuovo Codice degli Appalti Pubblici emanato solo poco più di un anno fa (D.Lgs. 18 aprile 2016 n. 50) ed entrato in vigore il 20 maggio scorso. Il decreto modifica l art. 144 del codice in materia di servizi di ristorazione, introducendo la nuova specifica nei parametri di aggiudicazione delle gare pubbliche per i buoni pasto. L affidamento dei servizi sostitutivi di mensa avviene esclusivamente con il criterio dell offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Secondo il bando di gara, i

11 criteri di valutazione dell offerta, sono tra gli altri, il ribasso sul valore nominale del buono pasto, la rete degli esercizi da convenzionare; lo sconto incondizionato verso gli esercenti; i termini di pagamento agli esercizi convenzionati; il progetto tecnico. Il nuovo Decreto introduce la regola secondo cui il ribasso sul valore nominale del buono pasto non deve essere superiore allo sconto incondizionato verso gli esercenti. Sulla bontà della novità normativa la categoria è cauta. Secondo Fipe, che da anni porta avanti una battaglia contro le vessazioni agli esercenti «non è possibile stabilire se questa modifica servirà a depotenziare l utilizzo dei famigerati servizi integrativi inconsiderazione del fatto che gli emettitori non avranno più la necessità di ricorrervi per giustificare scostamenti rilevanti tra sconto a favore del committente e commissione chiesta all esercente». «I servizi integrativi infatti? ricorda la Federazione italiana dei pubblici esercizi? si sono sviluppati nelle gare per giustificare le offerte anomale che si riscontravano con sconto al committente elevato e commissione all esercente bassa». La categoria non è ottimista. «I servizi integrativi, benché facoltativi, potranno continuare ad essere proposti dagli emettitori asserisce Fipe -. Le commissioni pagate dagli esercenti saranno agganciate automaticamente agli sconti di cui beneficiano i committenti. E ormai gli sconti alla Pubblica amministrazione hanno raggiunto valori talmente alti che si ritiene improbabile per le società di emissione tornare indietro su livelli più contenuti». L effettiva ricaduta della nuova norma potrà essere verificata solo con la prossima gara Consip, che riguarderà tra l altro esclusivamente buoni elettronici. Occorrerà prestare la massima attenzione anche agli ulteriori criteri di attribuzione dei punteggi, in particolare quello relativo al cosiddetto?sconto incondizionato verso gli esercenti?. Ascom Confcommercio Bergamo conferma il giudizio critico e di sfiducia. «L unico dato oggettivo oggi è che il mercato dei buoni pasto continua incessantemente ad avariarsi sostiene il direttore Oscar Fusini -. Ci sono operatori che richiedono ancora aumenti delle commissioni. Questo avviene attraverso richieste di nuovi servizi aggiuntivi che sono in realtà mere procedure per giustificare gli aumenti richiesti o addirittura senza nemmeno queste richieste paravento». «Alcuni commercianti denuncia Fusini si vedono chiedere commissioni anche del 13%. Stanno vessando gli esercenti e gli sconti fatti ai committenti stanno diminuendo la qualità e il valore reale dei buoni pasto. Il timore è che il Decreto legge che verrà approvato porti in realtà a un ulteriore aggravamento della posizione dei commercianti. Sarebbe necessario che lo Stato ponga limiti fissi oltre i quali non si possa andare». «Il problema sono i costi aggiuntivi? spiega Giorgio Beltrami, vicepresidente di Ascom Bergamo e presidente del Gruppo pubblici esercizi orobici -. Le spese operative legate ai ticket sono esagerate: spedire i buoni pasto in posta costa 6/7 euro a spedizione, se ci si rivolge in banca la spesa sale ancora. Così spesso si accetta di pagare una percentuale in più per semplificare la spedizione e accelerare i tempi dei rimborsi». «In un momento in cui gli operatori si fanno concorrenza abbassando i prezzi, l aumento dei costi del buono pasto si traduce inevitabilmente nel peggioramento della qualità del servizio e del prodotto. La soluzione sarebbero i pagamenti elettronici? auspica Beltrami -. Serve un pos unico, che legga tutti i ticket. In questo modo anche i rimborsi sarebbero più veloci. Oggi invece i tempi sono lunghi e se si sbaglia un dettaglio nella procedura di richiesta si allungano ancora di più». Sarebbero distribuiti a caso i Buoni pasto al personale dell Asp Cl2 avente diritto. Questo quanto messo in evidenza dal Segreterio Territoriale NurSind Caltanissetta, Giuseppe Provinzano. Sta infatti generando polemiche tra i dipendenti dell azienda sanitaria nissena la differenziazione di trattamento tra il personale amministrativo, personale in servizio al Territorio, che storicamente e contrattualmente lo ha percepito, e quello Turnista in servizio negli ospedali che si vede costretto a rincorrere un diritto sacrosanto, sancito con il Contratto Integrativo Aziendale.

12 Nella circolare inviata ai responsabili del Trattamento Economico Finanziario, si evince chiaramente la volontà di questa amministrazione, di mettere finalmente fine a questa vicenda dei Buoni pasto, affinché vengano erogati a tutto il personate turnista nelle 24 ore, anche se Solo a partire da Gennaio 2017 e non da Giugno 2016, mese in cui appunto è stato firmato il Contratto Integrativo Aziendale. Ha scritto Nursind, che si chiede il senso ha erogare i buoni pasto, agli aventi diritto, in un ospedale si ed in un altro no. È eticamente corretto dare un contentino di 10 buoni pasto, del valore di 50 Euro, a tutti quei lavoratori che giornalmente portano avanti con sacrificio la loro professione, a volte con turni massacranti, lasciando passare il messaggio, di «chi ci arriva arriva»? Se l erogazione dei buoni basti ci deve essere, allora che sia effettuata in maniera omogenea in tutto il territorio dell Asp per tutto il personale avente diritto e soprattutto, che avvenga simultaneamente e non cosi «a caso» come sta avvenendo in questi giorni Ha sottolineato il segretario Provinzano. Buoni pasto rifiutati: cosa sta succedendo ai lavoratori? Video La querelle scoppiata negli ultimi giorni sui servizi sostitutivi di mensa non si placa. A. Anastasi Esperto di Tv e Gossip Autore dalla news (Curata da P. Crivelli) N. Autizi Autore del video Il sindacato Ugl ha denunciato la pratica sempre più diffusa da parte di supermercati e ristoranti di rifiutare i #buoni pasto regolarmente in possesso dei lavoratori. Si può parlare di vera e propria crisi dei ticket attraverso i quali i dipendenti di un'azienda usufruiscono del servizio sostitutivo di mensa, per la quale ancora non si conoscono le cause. La posizione che gli esercizi commerciali hanno assunto da un po' di tempo a questa parte sta penalizzando fortemente i lavoratori,

13 impossibilitati ad utilizzare i buoni erogati loro dalla ditta. Come conseguenza diretta, le persone che sulla carta dovrebbero usufruire del servizio mensa si ritrovano a dover pagare di tasca loro il pranzo, con una penalizzazione economica spalmata a livello mensile non indifferente. La denuncia Marco Milani, coordinatore della Ugl per la città di Roma, intervistato dalla redazione di Today, ha spiegato approfonditamente il caso dei buoni pasto, entrando maggiormente nello specifico parlando di quanto sta accadendo nella capitale nel corso delle ultime settimane. Vengono presi in esame i dipendenti del comune di Roma e quelli della Polizia di Stato, i quali usufruiscono da tempo del buono "Qui Ticket". Quest'ultimi vengono rifiutati o accettati al 50 per cento. I rifiuti o le parziali accettazioni avvengono da parte non soltanto dei supermercati e dei negozi di generi alimentari, ma anche dalle pizzerie e ristoranti. I rifiuti dei servizi sostitutivi della mensa comportano, oltre al danno economico, anche un'ulteriore beffa per i lavoratori. Infatti, quest'ultimi si ritrovano ad accumulare dei buoni nel corso del tempo non più spendibili, dunque inutilizzabili. In poche parole, da buttare. Il tutto nonostante siano perfettamente in regola e sia un loro diritto, previsto dagli accordi fatti con l'azienda per cui lavorano. Nel caso specifico, si parla di dipendenti del pubblico impiego, con il buono che è offerto in convenzione con la pubblica amministrazione. La spiegazione più plausibile Come riporta il servizio pubblicato da Today, che riprende le dichiarazioni del coordinatore romano della sigla sindacale in questione, una delle spiegazioni più plausibili che sta all'origine del problema dei buoni pasto sarebbe da ricondurre ad eventuali ritardi nei rimborsi della ditta di cui si servono Stato e Comuni. Il sindacato Ugl ha infine invitato le istituzioni a fare chiarezza in merito alla situazione che si è venuta a creare, mentre la società che gestisce l'emissione del "Qui Ticket" avrebbe preferito non rilasciare dichiarazioni Buoni pasto, sempre meno presi. Richiesta modifica norme e sciopero

14 Le nuove norme sui buoni pasto sollevano interrogativi che sono ancora senza risposta? Perché l'accettazione dei ticket in formato elettronico è ancora molto bassa? Buoni pasto: regole confermate e nuove norme I buoni pasto sono sempre meno presi e le norme che li regolano nonostante siao stati fatti da poco non accontentano nessuno e stanno creando gravi problemi.per tutti gli attori interessati e coinvolti E ora si aggiunge anche un caso di sciopero per i buoni non dati correttamente come abbiamo spiegato sotto, oltre alle altrequestione in sospeso. Sono i laoratori del trasporto urbano di La Spezia dell'atc a scioperare in quanto vengono dati ad impiegati e personale di ufficio, ma sempre meno per una serie di modifiche delle regole interne, al personale di linea. E nessuno è d'accordo. Mancano norme comuni, come abbiamo visto sotto e ci sono tante altre questioni (aggiornato) Non solo ci solo le questione descritte sotto, ma in molti casi i buoni pasto sembrano non essere accolti dai negozianti oppure come nel caso denunciato dai dipendenti Asp dela pubblica aministrazione vengono dati a qualcuno, mentre ad altri dipendenti no, in modo difforme e applicando le regole in maniera differente. Tra i buoni non accolti nei nogozianti ci sono sempre soprattutto quelli della pubblica amministrazione Qui Ticket come denunciato dall'ugl-unione Generale del Lavoro. Probabilmente, si dice, perchè non sono subito pagati, ma la società non ha voluto commentare la vicenda. Buoni pasto: regole confermate e nuove norme Sono ufficialmente in vigore le nuove regole sull'utilizzo dei buoni pasto anche negli agriturismi, negli spacci aziendali, nei mercati rionali. Tra le novità viene introdotta anche la cumulabilità dei ticket mensa fino a un tetto di otto al giorno. Dovranno però essere intensificati i controlli. Il buono mensa ha valore nominale, non può essere venduto, né ceduto a terzi. Se i ticket cartacei hanno un valore di 5,29 euro, le tessere elettroniche di 7 euro. Finora era possibile usare un solo ticket al giorno per fare la spesa ma in realtà è da tempo che i clienti staccano più di un buono pasto per pagare la spesa nei supermercati. Le nuove regole rendono lecita una pratica che era già

15 ampiamente diffusa e fissano una soglia di cumulabilità a otto ticket. Tutto risolto? No, perché restano sul tavolo alcuni problemi Nuove regole allora per i buoni pasto con la possibilità di spendere anche otto buoni pasto alla volta per fare la spesa, ad esempio in un supermercato, e che allarga anche le possibilità del loro utilizzo. Potranno infatti essere usati nei mercatini, negli agriturismi, negli spacci aziendali, negli ittiturismo oltre a bar, ristoranti, pizzerie, negozi. In sintesi, le regole confermate sono: 1. Vanno spesi solo dal titolare 2. Non sono cedibili né convertibili in denaro 3. Non danno diritto al resto 4. Vanno spesi in bar, ristoranti, pizzerie e negozi, per l'intero valore facciale All'opposto, le nuove norme sono 1. Se ne possono spendere fino a 8 alla volta 2. Si possono acquistare prodotti alimentari pronti per il consumo 3. Se ne possono spendere fino a 8 alla volta Poterli usare per la spesa in campagna e negli agriturismi che aderiranno, potrà essere una nuova opportunità per i produttori e i consumatori. Non solo, ma si tratta di una opportunità per 4 italiani su 10 che fanno la spesa dal contadino negli agriturismi e nei mercati degli agricoltori. Resta in vigore il divieto di cederli a terzi ed è anche esclusa la possibilità di avere il resto. I buoni pasto non sono cedibili né commercializzabili o convertibili in denaro, sono utilizzabili solo dal titolare ed esclusivamente per l'intero valore facciale ossia il valore dell'importo specificato sul ticket. Per i buoni elettronici valgono le stesse regole. Il provvedimento del Ministero precisa poi che le società di emissione sono tenute ad adottare idonee misure antifalsificazione e di tracciabilità del buono pasto. Tra i buoni pasto più diffusi ci sono 1. Blu Ticket card 2. Day Tronic di Day Ristoservice 3. E ticket di Gemeaz 4. Pass Lunch Card e Lunch Tronic di Sodexo 5. Pellegrini card 6. Qui! Ticket card Maggiori possibilità di utilizzo ma restano i problemi Fin qui tutto chiaro, ma restano i problemi che il nuovo decreto del Ministero dello Sviluppo Economico non risolve. Viene estesa la cumulabilità fino a otto buoni, ma è per prestazione o giornaliera? Alla luce dell'allargamento delle possibilità di utilizzo, il buono pasto viene adesso considerato uno strumento di pagamento. E allora, quali e quanti rischi esistono sulla detassazione? Perché l'accettazione dei ticket in formato elettronico è ancora molto bassa? Alla luce del costo delle commissioni, come metterla con l'accettabilità da parte di bar e ristoranti? Si ricorda che il ribasso sul valore nominale del buono non possa essere superiore allo sconto incondizionato verso gli esercenti. Insomma, i nuovi buoni pasto sono realmente sostenibili? Sono tutte domande che per ora non hanno risposte definitive. Nessuna esenzione in caso di assenza per ferie, malattia o quando il vitto viene offerto tramite mensa, convenzione con esercizi pubblici o, in caso di trasferte. Va da sé che vige il doppio divieto di vendere i buoni elettronici o di convertirli con quelli cartacei. Il datore di lavoro è tenuto

16 distribuire un numero di tagliandi non superiore ai giorni realmente lavorati dal dipendente. La volontà della pubblica amministrazione è di diminuire i costi anche nella gestione dei buoni pasto e soprattutto di evitare l'utilizzo improprio. Buoni pasto in crisi: sempre più rifiuti Video Negli ultimi mesi i buoni pasto sono diventati di difficile utilizzo, nonostante un apposito intervento normativo. Apple.s Autore dalla news (Curata da C. Citton) L. C. Autore del video Contrariamente agli intenti perseguiti con il decreto di settembre, che si pensava potesse portare ad un miglioramento del sistema dei #buoni pasto, sempre più esercenti stanno rifiutando i ticket come metodo di pagamento. Con il provvedimento infatti, si è cercato di facilitarne l'utilizzo, facendo sì che potessero essere utilizzati non solo nei supermercati, nei ristoranti e nei bar, bensì anche all'interno di spacci alimentari, mercatini e agriturismi. Inoltre, è stato anche aumentato il numero massimo di buoni pasto di cui si può usufruire nella singola spesa, portandolo ad otto. Tutto ciò, se da un lato ha cercato di offrire maggiori vantaggi ai lavoratori, dall'altro ha creato delle anomalie che ne hanno di certo ridotto l'utilizzabilità. Sempre più rifiuti per i buoni pasto L'erogazione dei buoni pasto è uno dei sistemi più utilizzati dai datori di lavoro pubblici e privati che non dispongono all'interno del luogo di lavoro un luogo adibito al servizio mensa. Pertanto l'introduzione dei ticket è stata subito vista come un grande vantaggio [VIDEO] per i lavoratori i quali possono fermarsi in prossimità dello stabilimento, consumando un pasto spesato completamente o in parte. Col passare del tempo, però, tale sistema sta riscontrando sempre più difficoltà, che stanno portando molti esercenti a non accettarli. Cosa si nasconde alla base del rifiuto? A tal proposito, il sindacato Ugl (Unione Generale del Lavoro) ha deciso di fare maggiore chiarezza, denunciando ciò che si sta diffondendo a macchia d'olio in tutto il territorio italiano.

17 La denuncia sui buoni pasto dell'ugl Secondo quanto riportato dal sindacalista Marco Milani dell'unione Generale del Lavoro, sempre più esercizi commerciali espongono manifesti sui quali si chiarisce che non vengono accettati i buoni pasto o che vengono accettati solo per una percentuale ben precisa dell'intero importo della spesa. Ne è un esempio il #buono pasto 'Qui Ticket', utilizzato da molti dipendenti, soprattutto appartenenti al corpo della Polizia di Stato e al Comune di Roma: mentre in alcuni supermercati possono essere utilizzati per pagare solo il 50% dell'importo totale dello scontrino, in altri addirittura sono categoricamente rifiutati. Tutto ciò ha creato un accumulo di buoni pasto che di fatto sono divenuti inspendibili. La situazione che si è andata a creare, così come suppone Marco Milani, potrebbe essere causata da eventuali ritardi nell'erogazione dei rimborsi da parte della società emittente, portando così il lavoratore a non poter esercitare un proprio diritto Buoni pasto, qualcosa non va: "Sempre meno accettati, lavoratori penalizzati" Buoni pasto, qualcosa non va: "Sempre meno accettati, lavoratori penalizzati" Perché ristoranti e supermercati non accettano i buoni pasto erogati ai lavoratori del pubblico impiego? La denuncia del sindacato Ugl, che chiede chiarezza

18 Violetto Gorrasi 07 dicembre :44 11 agosto 2017 Lo scorso 9 settembre, con un decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico, il governo ha introdotto una modifica dell'utilizzo dei buoni pasto, il mezzo di pagamento fornito dai datori di lavoro alternativo al servizio mensa usato da aziende pubbliche e private. Da quel giorno è possibile cumulare anche otto buoni pasto alla volta per fare la spesa. Non solo: i ticket restaurant possono essere usati non soltanto come già accade nei bar, nelle tavole calde e nella grande distribuzione ma anche nei mercatini, negli spacci aziendali, negli agriturismi. Bene, benissimo, anzi no. Perché i buoni pasto in uso ai dipendenti pubblici statali e degli enti locali sono sempre meno accettati nei punti vendita: la denuncia arriva dal sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro. Cosa sta succedendo e perché? Andiamo con ordine. I dipendenti della pubblica amministrazione - lavoratori statali e degli enti locali - hanno diritto ai buoni pasto, che spettano al lavoratore e non possono essere ceduti ad altri: gli importi dei ticket si diversificano a seconda del tipo di ufficio e del ruolo del lavoratore. "Faccio l'esempio dei dipendenti della Polizia di Stato o di quelli del Comune di Roma - ci racconta al telefono Marco Milani, coordinatore romano della Ugl -: questi lavoratori si servono di "Qui Ticket" in convenzione con la pubblica amministrazione". Qual è il problema? "Sempre più spesso - dichiara il sindacalista, allegando le foto visibili in questo articolo - stiamo notando che sempre più ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari non accettano i buoni 'Qui Ticket' erogati ai lavoratori del pubblico impiego che maturano il diritto al buono pasto nel corso della prestazione lavorativa. In molti casi, i buoni 'Qui Ticket' vengono rifiutati, oppure vengono accettati solo per il 50% dell'importo speso". Tradotto: i lavoratori sono impossibilitati a poter utilizzare i buoni pasto elettronici o cartacei nella pausa pranzo e quindi sono costretti a pagare in contanti. Nel frattempo hanno accumulato un considerevole numero di buoni pasto inspendibili. Non è chiaro se questa anomalia derivi da eventuali ritardi nei rimborsi della ditta di cui si servono Stato e Comuni, ammette l'ugl, "ma è evidente che ci sono problemi e a noi interessa in primis che il lavoratore venga messo in condizione di esercitare i propri diritti, previsti contrattualmente". Il sindacato invita le istituzioni a fare chiarezza. Abbiamo contattato "QUI! Group S.p.A", la società che emette i buoni pasto in questione. La ditta ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Buoni pasto poco accettati da bar e ristoranti

19 Sempre più esercizi commerciali non accettano i buoni pasto erogati ai lavoratori del pubblico impiego. Perché? Il 9 settembre scorso è entrato in vigore il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico [1] che ha introdotto delle modifiche sostanziali in tema di buoni pasto. La riforma ha modificato sensibilmente la normativa relativa al servizio dei buoni pasto, indicando dove e in quale quantità possono essere utilizzati, ha fornito indicazioni in ordine agli esercizi commerciali in cui possono essere spesi ed ha, inoltre, eliminato il divieto di cumulabilità dei ticket aumentando le tipologie di esercenti che possono affiliarsi. Come anticipato, tra le più importanti novità in tema di buoni pasto troviamo le seguenti. In primo luogo, è stata disposta la graduale, ma definitiva sostituzione dei ticket cartacei con quelli elettronici ed un nuovo regime di deducibilità degli stessi. La riforma ha previsto l estensione degli esercizi commerciali in cui potranno essere spesi, quali: agriturismi, mercatini, aziende agricole Non da meno è il riconoscimento della loro cumulabilità. Infatti, sebbene sui buoni fosse formalmente scritto non cumulabili, nella prassi soprattutto nei supermercati venivano cumulati ed utilizzati per fare la spesa. Ebbene, dopo un lungo braccio di ferro tra grande distribuzione favorevole al cumulo e bar e piccoli ristoratori contrari, la scelta definitiva è ricaduta sull ammissibilità del cumulo fino ad un massimo di 8 voucher. I buoni pasto, quindi, potranno essere cumulati fino a un massimo di otto per volta. Questo significa che, nell ambito della stessa spesa, si possono usare fino a massimo 8 buoni pasto. Attenzione, però: resta il divieto di usare il buono pasto per fare la spesa necessaria alla famiglia per la settimana. Il buono pasto è infatti sostitutivo solo della mensa giornaliera del dipendente e, quindi, deve essere rivolto ad acquistare esclusivamente il pasto della giornata e non altra merce di natura personale. È stato inoltre stabilito che i buoni pasto sono utilizzabili esclusivamente per l intero valore facciale. Questo significa che chi non spende tutto il buono non può pretendere il resto in denaro e, nello stesso tempo, non potrà usare il residuo per altre occasioni. Inoltre è scomparso l obbligo di indicazione del nominativo del titolare, ma rimane l obbligo della firma al momento della consegna. Ma quella che sembrava una ottima novità in realtà si è rivelata una amara sorpresa per i lavoratori e fruitori dei ticket. Infatti i buoni pasto in uso ai dipendenti pubblici statali e degli enti locali sono sempre meno accettati nei punti vendita. Tra alti costi di commissione e ritardi nei pagamenti sono sempre di più le aziende e gli esercizi commerciali che non li accettano più. In molti locali, infatti, sono persino riapparsi i cartelli sulle porte d ingresso: «Non si accettano ticket restaurant di alcun circuito». In altri locali il riferimento è solo ai buoni del circuito «Qui ticket», ossia quelli utilizzati dalla maggior parte dei dipendenti pubblici. Rispetto a questo ultimi si è rilevato che in molti casi vengono rifiutati, oppure vengono accettati solo per il 50% dell importo speso. Conseguenza di ciò è i buoni pasto in possesso dei lavoratori sono diventati inspendibili e i lavoratori sono costretti a pagare in contanti il pranzo.

20 Buoni pasto: le ragioni del rifiuto Come spiegato dagli esercenti, dispiaciuti dal dover negare un servizio, le commissioni sono divenute troppo alte passando da una percentuale compresa tra il 7% e il 12%, ad una che varia tra il 13 e il 20%. Inoltre i tempi di pagamento sono lunghi. I titolari di locali, supermercati e ristoranti sono costretti a raccogliere un numero significativo di tagliandi prima di poterne chiedere il pagamento. E poi devono attendere anche diversi mesi per il pagamento di quanto incassato, che per alcuni buoni va ben oltre i tempi previsti. note [1] Mise, decr. n. 122 del ; pubblicato in G.U. il Pronti allo sciopero 23 maggio 2017 Savona, esercenti contro Qui!Ticket: «Rimborsi ancora non pagati». L azienda: «Un disguido» ELENA ROMANATO Una quarantina, tra ristoranti e bar, contro Qui!Ticket. Circa quaranta gestori di bar e ristoranti si sono rivolti a Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) preoccupati per i ritardi nei pagamenti da parte di una delle più importanti società che gestiscono i buoni pasto. Bar e ristoranti che sui buoni pasto basano gran parte del proprio volume d affari e che non possono rifiutare, salvo perdere clienti. «I rimborsi dei ticket sono in ritardo di cinque mesi spiegano i gestori del bar Magia di caffè e vantiamo un credito nei confronti di Qui!Ticket di 5 mila euro, 3 mila dei quali scaduti. Una somma importante per noi. Nella nostra situazione ci sono molti bar e ristoranti». Una pizzeria del centro cittadino, ad esempio, é in attesa di un rimborso per circa 20 mila euro. «E una situazione insostenibile spiega Pasquale Tripodoro, presidente provinciale di Fipe ci sono ristoranti che vantano crediti importanti, si parla di alcune decine di migliaia di euro. Abbiamo chiesto un incontro urgente a Qui!Ticket e se non avremo adeguate garanzie faremo lo sciopero dei ticket ; dalla prossima settimana non accetteremo i buoni Qui!Ticket». Alcuni negozi che accettavano i buoni per la spesa, come la pasta fresca Damonte, hanno smesso di accettare quelli di Qui!Ticket da mesi. «Stiamo procedendo a una verifica al fine di accelerare i tempi per una soluzione immediata dice l azienda in una nota -. Ci preme, però, sottolineare che Qui!Ticket paga puntualmente decine di migliaia di fatture di esercenti in tutto il territorio nazionale e che gli episodi segnalati rappresentano certamente un disguido involontario relativo alla gestione, anche informatizzata, di tale attività, per le quali, di volta in volta, siamo soliti intervenire immediatamente».

21 Savona, si allarga la guerra a Quiticket Ario Levrero Savona - Perenne attesa di migliaia di euro di credito accumulati: è la situazione che stanno vivendo decine di negozianti savonesi che accettano in pagamento i buoni pasto erogati dalla Qui Ticket, una delle maggiori imprese del settore. La segnalazione è partita dalla gastronomia-rosticceria Eureka (ex Danilo) di via San Lorenzo: che si è vista però liquidare improvvisamente tutto il dovuto (oltre 4mila euro) dopo una richiesta di spiegazioni avanzata dal Secolo XIX. Sennonché, di negozio in negozio, le testimonianze si sono moltiplicate. La più dettagliata proviene da corso Tardy e Benech, dove la polleria Cry e Mauri espone il cartello: Non si accettano più Qui Ticket. Spiegano i titolari, i fratelli Maurizio e Cristina Scaramuzza: «La scadenza per il pagamento delle nostre fatture è a 60 giorni dall emissione dicono Ma ogni volta c è qualche intoppo, che di solito viene imputato a noi: intorno al sessantesimo giorno la Qui Ticket chiama per dire che qualcosa non va nella nostra ultima fattura; ma ormai il tempo scade e ci tocca prepararne un altra. Magari l errore da parte nostra c è davvero: le varie categorie di buoni vanno fatturate sotto voci diverse e non abbiamo certo un ufficio contabilità. Ma ce lo dicono all ultimo. E comunque quando telefoniamo per chiedere qualcosa si può parlare solo con il callcenter, dove non sanno nulla e, poveracci, si prendono pure gli insulti. Questa situazione dura da un annetto, e ora siamo in arretrato dal 28 maggio per tremila euro. Perciò non accettiamo più i loro buoni, anche se qui intorno ci sono parecchie persone che li userebbero, soprattutto i dipendenti Asl e Carisa». «Al momento siamo più o meno in pari racconta invece Maria Rosa Polimeno della Salumeria Mantero di piazza Mameli Ma aspettare tre mesi per mille euro è la norma». Lamenta ritardo cronico pure l adiacente Caffè Centrale. E così la vicina pizzeria Vesuvio, la cui titolare, Simona Termine, puntualizza: «Al di là della tempistica impossibile, si impazzisce nel conteggio: viene accreditata metà di un mese, poi l altra

22 metà insieme a un pezzo di un altro mese, e così via. Visto che già la commissione è al 12%, ci piacerebbe che le cose funzionassero». Qui Ticket, contattata dal Secolo XIX, ha preso tempo per fornire una replica esauriente. NIZZA MILLEFONTI - CIRCOSCRIZIONE 9 Dodici locali pronti alla guerra sui buoni pasto I clienti. Tra i clienti della società «Qui Ticket» c è Unicredit, che ha la sede principale in via Nizza. I buoni pasto ai dipendenti costituiscono una gran parte del fatturato dei locali pubblici della zona, che però hanno deciso di protestare per le condizioni imposte dall azienda che gestisce il servizio Claudio laugeri, Pier Francesco caracciolo La guerra ai «ticket restaurant» parte da via Nizza. Motivo: margini troppo ridotti e rischio di offrire qualità scadente alla clientela. Dodici locali sono pronti a firmare la disdetta dei contratti con la «Qui Ticket», che in zona offre il servizio ai dipendenti di Unicredit e a quelli di «Città della Salute». Migliaia di ticket ogni anno. Rappresentano il 60 per cento di un fatturato di oltre 350 mila euro, una media di mila al mese per ciascun bar pronto a firmare la disdetta. «Abbiamo avviato una trattativa con l azienda e speriamo che ci siano margini per trovare un accordo» dice Paolo Troccoli, presidente della sezione Bar dell Ascom. LE CONDIZIONI Il meccanismo dei «ticket» è semplice. Le aziende concordano con i sindacati il valore dei buoni pasto per i dipendenti. A questo punto, appaltano il servizio a una ditta specializzata, come la «Qui

23 Ticket». Sul valore nominale del tagliando (dai 5 ai 7 euro), le società applicano uno sconto dal 15 al 18 per cento. Così, le aziende possono avere un buono da 7 euro pagandolo un po meno. A loro volta, le società specializzate ribaltano quello sconto sui bar, che pagano dall 11 al 16 per cento per ciascun ticket. Ma anche così, rischierebbero di andare in rosso. Per questo, spuntano i «servizi aggiuntivi». E sovente, per i locali è impossibile farne a meno. I PAGAMENTI Come la possibilità di anticipare il pagamento entro 15 giorni dalla fattura, anziché due mesi. Con un fatturato di mila euro al mese, è facile immaginare quali difficoltà possa rappresentare un «vuoto» in cassa di quell entità. Ricevere i pagamenti entro due settimane, costa un altro due per cento. Ma c è anche un altra possibilità. E il «servizio fast», con pagamento entro ore. Basta pagare dai 2 ai 5 centesimi per ogni ticket. In mezzo a questo dedalo di condizioni, ci sono anche altre insidie. «Accadeva che vari tagliandi fossero smarriti nella spedizione e le società non pagavano il corrispettivo» aggiunge Troccoli. A nulla servivano le fotocopie dei tagliandi. Così, è spuntata arrivata la «pistola smaterializzatrice», un «arma» da puntare sui codici a barre per inviare i dati nell archivio della società che gestisce i tagliandi. Altro servizio da pagare. «Cercheremo di concordare condizioni che consentano ai locali di sopravvivere e garantire qualità a chi usufruisce dei ticket» aggiunge Troccoli. Anche perché, le condizioni sono ben diverse negli appalti di Comune, Regione e Asl gestiti da Consip, la società del ministero dell Economia ideata per supportare gli enti pubblici in questa attività. A partire dalle percentuali chieste ai bar (il 5,75), ai tempi previsti per i pagamenti (10 giorni, senza costi aggiuntivi). Buonipasto Qui! Ticket non pagati: gli esercenti sono pronti alla serrata

24 Motivo del contendere i mancati pagamenti della ditta Qui! Services Crediti per migliaia di euro, baristi sul piede di guerra «Siamo stanchi, abbiamo oltrepassato il limite e siamo pronti allo sciopero dei buoni pasto!». Sono decisamente arrabbiati gli esercenti, soprattutto baristi, che ogni giorno ritirano, in tutto il territorio provinciale di Padova, buoni pasto per un controvalore di circa euro (30 milioni in un anno). Motivo del contendere è il mancato pagamento, da parte della società Qui! Services Srl di Genova (buoni a marchio Qui! Ticket ), delle fatture degli ultimi mesi, da agosto in avanti. «Solo nell ultima settimana conferma Filippo Segato, Segretario dell Associazione Provinciale Pubblici Esercizi di Padova si sono rivolti a noi tre esercenti, con fatture emesse anche sei mesi fa, che ancora attendono di essere pagati». Il totale delle somme ammonta a circa euro e pesa tantissimo sui bilanci delle aziende, che in questo periodo, in particolare, faticano ad affrontare tutte le spese. Alcuni esercenti, di fronte ai mancati pagamenti, hanno già smesso di ritirare i buoni Qui! Ticket e, infatti, sulle vetrine di molti bar campeggia l avviso che non è possibile utilizzarli per pagare il panino od altre consumazioni. «Sappiamo conferma Segato che anche diversi supermercati hanno smesso di accettare i buoni pasto e, se continua così, anche tanti baristi preferiranno perdere i clienti piuttosto che lavorare in perdita o, addirittura, non essere pagati per fatture sulle quali, tra l altro, devono anche versare l Iva all Erario!». Insomma, oltre al danno, la beffa. «Pensate spiega il Segretario che, di un panino da 5 euro, all esercente restano in tasca a malapena le briciole: un euro e cinquanta è il costo della materia prima, due euro sono di tasse, un euro è la spesa per il personale dipendente ed i costi di struttura, mentre al barista rimangono 50 centesimi lordi, sui quali deve pagare l Irpef, l Inps, l Inail e, magari, cercare anche di vivere». Se la situazione non dovesse migliorare, gli esercenti sono pronti alla serrata dei buoni pasto, vale a dire rifiutarsi di ricevere in pagamento il ticket.

25 «Sarebbe una scelta di buon senso conferma Segato considerando che, anche ritirando i buoni e fatturandoli regolarmente, gli esercenti rischiano di non vedere il becco di un quattrino!». Buoni pasto non sempre accettati: i sindacati chiedono intervento dicembre 9, 2017 Il 9 settembre scorso è entrata in vigore la nuova normativa sui buoni pasto cumulabili. Da allora, grazie al decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico, è stata data la possibilità di cumulare fino a 8 buoni pasto per fare la spesa, ma anche per pagare il conto nei bar, nelle tavole calde, nei ristoranti, e poi ancora nei mercatini, spacci aziendali e agriturismi. Insomma, da qualche mese a questa parte i buoni pasto hanno conosciuto un campo di applicazione molto più ampio. Tuttavia, per quanto sia un provvedimento giusto e che va incontro all anello debole della catena, il sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro denuncia carenze nella messa in funzione del meccanismo. Sembra infatti che i buoni pasto dati ai dipendenti pubblici e ai dipendenti degli enti locali non siano molto accettati. I dipendenti statali hanno dei buoni pasto di importo variabile a seconda del tipo di lavoro svolto e dell inquadramento contrattuale, e molti di loro, ad esempio, ricevono i cosiddetti buoni Qui Ticket che non sono largamente accettati (soprattutto da ristoranti, pizzerie e negozi di alimentari). Di conseguenza oggetto di contestazione non è la norma in quanto tale, anzi, il provvedimento di per sé è buono e giusto. Semplicemente, va fatto funzionare meglio. Marco Milani, coordinatore romano di Ugl, spiega che i buoni pasto vengono sempre meno accettati e che in tutto ciò i lavoratori ne escono penalizzati. Sempre più di frequente ci stiamo accorgendo che ristoranti, pizzerie e negozi di alimentari non accettano i buoni Qui Ticket dati ai lavoratori del pubblico impiego. In molti casi, questi buoni vengono rifiutati oppure vengono accettati soltanto per la metà dell importo speso. Questo fa sì che i lavoratori si ritrovino a dover pagare il conto o totalmente in contanti, o metà in contanti e metà con i buoni pasto, a riprova di come la macchina dei buoni pasto non stia funzionando come dovrebbe.

26 Buoni pasto, esercenti in rivolta «La trattenuta aumentata al 12%» Puntuale come ogni anno, torna la polemica sui buoni pasto. Questa volta nel mirino ci sono quelli di «Qui Ticket», società che ha sede a Genova e che ha vinto l ultimo bando per la pubblica amministrazione. Gli esercenti rilevano come la trattenuta ai bar sia passata dal 10 al 12%. Facendo due conti, su un buono pasto del valore di 7 euro, un commerciante, togliendo la trattenuta del 12%, prende 6,16 euro a cui però deve togliere anche l Iva. Il netto dunque si aggira sui 5,50 euro e con una cifra così, secondo gli esercenti, è difficile offrire al cliente un primo o un secondo di qualità. Per l Ascom, i problemi nascono da una gara d appalto giocata al ribasso: «Questo fa sì che il problema si trasmetta immediatamente nelle richieste di maggior commissioni agli esercizi commerciali e con ritardi nei pagamenti e mancate risposte telefoniche, atteggiamenti che creano difficoltà a bar e ristoranti». In corso ci sono già verifiche e l Ascom invita i commercianti a denunciare la situazione.

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