Dott. Antonio Renzi. Banca d Italia Servizio Vigilanza sugli Enti Creditizi Vigilanza Creditizia e Finanziaria
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1 Il quadro di riferimento per l entrata in vigore delle nuove disposizioni di Vigilanza per le Banche e per gli Intermediari Finanziari iscritti nell <<Elenco Speciale>> Assilea, Assifact, Assofin Le nuove disposizioni di Vigilanza della Banca d Italia per le Banche e gli Intermediari Finanziari dell Elenco Speciale Milano, 14 aprile 2008 Dott. Antonio Renzi Banca d Italia Servizio Vigilanza sugli Enti Creditizi Vigilanza Creditizia e Finanziaria
2 Sommario Il processo normativo I principi della regolamentazione La tecnica normativa L architettura di Basilea II: i tre pilastri Le sfide per le Banche e gli Intermediari Finanziari 2
3 Il processo normativo Due livelli di armonizzazione in ambito internazionale: Comitato di Basilea giugno Nuovo Accordo sul capitale (cd. Basilea II). Modificato nel luglio 2005 (Trading book e double default). Unione Europea Direttive 2006/48/CE (sostituisce la 2000/12/CE) 2006/49/CE (sostituisce la 93/6/CE) 3
4 Il processo normativo Normativa italiana Decreto legge 27 dicembre 2006, n. 297 D.M. Ministro dell economia e delle finanze (in qualità di Presidente del CICR) del 27 dicembre 2006 Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale della Banca d Italia del 27 dicembre 2006 (Circ. 263) Istruzioni di vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell <<Elenco Speciale>> (Circ. 216) 7 Aggiornamento del 9 luglio 2007 Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali (Circ. 155) 12 aggiornamento del 5 febbraio 2008 Manuale per la compilazione delle Segnalazioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell <<Elenco Speciale>> (Circ. 217) 7 aggiornamento del 14 febbraio
5 I principi della regolamentazione Applicazione di principi e tecniche di better regulation Analisi di impatto Consultazione pubblica Analisi costi/benefici 5
6 I principi della regolamentazione Le analisi di impatto Condotte a livello internazionale per calibrare le regole di calcolo rispetto agli obiettivi della nuova regolamentazione Comitato di Basilea (G-10): da ultimo QIS 5 (condotto nel 2005, risultati pubblicati nel giugno 2006) CEBS (UE): su dati QIS 5 (giugno 2006) 6
7 I principi della regolamentazione Le analisi di impatto Risultati IRB avanzato: - 8% IRB di base: - 4% Standardizzato: sostanzialmente invariato 7
8 I principi della regolamentazione La consultazione a livello nazionale 10 documenti di consultazione della Banca d Italia motivazioni delle scelte compiute e richiesta agli operatori di commenti e suggerimenti molto più dettagliati rispetto al passato quesiti espliciti agli operatori, presentazione di alternative Risposte propositive dell industria Consultazione sulle bozze delle Circolari n. 216, 217 e 155 Processo normativo di tipo interattivo, formula che sarà applicata anche alle future normative 8
9 I principi della regolamentazione Il principio di proporzionalità legge n. 262/ art. 23, comma 2 Nella definizione del contenuto degli atti di regolazione generale le Autorità tengono conto del principio di proporzionalità, inteso come criterio di esercizio del potere adeguato al raggiungimento del fine con il minore sacrificio degli interessi dei destinatari Nella nuova disciplina regole differenziate per taluni ambiti in funzione delle diversità degli intermediari (rischi, dimensioni, complessità operativa, rilevanza sistemica) applicazione delle regole coerente con le specificità della banca 9
10 I principi della regolamentazione I requisiti prudenziali Equivalenti per gli Intermediari Finanziari Qualora gli Intermediari Finanziari siano autorizzati e vigilati dalla medesima Autorità di vigilanza che autorizza e vigila le banche e siano sottoposti a requisiti prudenziali equivalenti a quelli applicati alle banche, allora: le esposizioni verso tali I.F., ai fini della ponderazione per il rischio, sono trattate come le esposizioni verso le banche (Direttiva 2006/48/EC, Allegato VI, Parte 1, para. 6, punto 24) possono essere riconosciuti come eligible fornitori di strumenti di protezione del credito di tipo personale (Direttiva 2006/48/EC, Allegato VIII, Parte 1, para. 2, punto 28) 10
11 La tecnica normativa NON una mera trasposizione della normativa comunitaria in lingua italiana Adattamento alle specificità del sistema italiano (ad es., tecniche di CRM, definizione di PMI, estensione agli intermediari finanziari, riconoscimento delle garanzie dei Confidi, interventi di vigilanza) 11
12 La tecnica normativa Tendenza verso una normativa per principi/obiettivi Pro adattabilità all innovazione finanziaria, libertà per gli intermediari di introdurre nuove tecniche di gestione dei rischi Contro incertezze applicative, possibili difformità di comportamento Accompagnata da linee-guida applicative forniscono esempi di prassi accettabili (2 Pilastro, in particolare metodologie semplificate e prove di stress, soluzioni organizzative nei metodi avanzati) favoriscono l innovazione nei metodi 12
13 La tecnica normativa Obiettivi di qualità e chiarezza Agilità, semplicità e chiarezza dei testi normativi per favorire l effettiva comprensione da parte degli operatori Dettaglio delle regole Necessario, in alcuni casi, per assicurare certezza giuridica e ridurre margini di arbitrarietà 13
14 L architettura di Basilea II: i tre pilastri SOLIDITÀ E STABILITÀ REQUISITI PATRIMONIALI MINIMI CONTROLLO PRUDENZIALE DISCIPLINA DI MERCATO 14
15 L architettura di Basilea II: i tre pilastri Il requisito patrimoniale complessivo (1 Pilastro) I requisiti patrimoniali regolamentari fronteggiano i rischi tipici dell attività bancaria: di credito, di controparte, di mercato e operativi Sistema di regole modulari Ampio ventaglio di opzioni per i sistemi di misurazione e gestione dei rischi anche diversificati per comparto di attività (entro certi limiti) Possibilità di articolare nel tempo l accesso a metodologie e processi più avanzati (gradualità) 15
16 L architettura di Basilea II: i tre pilastri Il 1 Pilastro Le metodologie di misurazione dei rischi semplificate Rischi credito controparte mercato operativi 16 Metodologia standardizzata Metodo del valore corrente Metodi standard Metodo Base (BIA)
17 L architettura di Basilea II: i tre pilastri Il 2 pilastro disegna un processo di controllo prudenziale che si articolerà in due fasi integrate: ICAAP: Internal Capital Adequacy Assessment Process Il processo si svolgerà attraverso un confronto continuo tra intermediari e organo di vigilanza. SREP: Supervisory Review and Evaluation Process 17
18 L architettura di Basilea II: i tre pilastri Il 2 Pilastro (segue) Prima fase (ICAAP) - autovalutazione della banca/intermediario finanziario della propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica a fronteggiare tutti i rischi rilevanti Seconda fase (SREP) - processo di revisione e valutazione prudenziale, attraverso il quale l Autorità di vigilanza, attraverso un sistema integrato di controlli a distanza (RAS) e verifiche in loco: riesamina l ICAAP; esprime un giudizio complessivo su: affidabilità degli strumenti di misurazione e di controllo dei rischi, adeguatezza del capitale destinato a fronteggiarli, assetti organizzativi e sistemi di controllo; ove necessario, attiva misure correttive. 18
19 L architettura di Basilea II: i tre pilastri Il 3 Pilastro (Informativa al pubblico) Quadri sinottici riepilogano le informazioni quantitative e qualitative di cui è richiesta la pubblicazione Obiettivi perseguiti migliore intellegibilità delle informazioni contenimento dei relativi oneri parità competitiva Principio di proporzionalità Dettaglio informativo richiesto commisurato alla complessità organizzativa della banca/intermediario finanziario e al tipo di operatività svolta 19
20 Le sfide per le Banche e gli Intermediari Finanziari Non un semplice obbligo regolamentare opportunità di miglioramento dei sistemi di gestione e controllo dei rischi Pieno coinvolgimento degli organi aziendali strategie e politiche di gestione dei rischi organizzazione e sistema dei controlli interni reporting interno ed esterno 20
21 Le sfide per le Banche e gli Intermediari Finanziari Impatti su operatività e organizzazione Affinamento delle tecniche di gestione del rischio (in particolare, processi di erogazione e gestione dell attività di finanziamento) Requisiti per le tecniche di CRM: non solo giuridici, ma anche organizzativi Revisione delle segnalazioni di vigilanza (COREP) Definizione del processo ICAAP e sua integrazione nei sistemi aziendali (mappatura dei rischi, stress test) Processo di produzione dell informativa al pubblico 21
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