Elementi di nivologia

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1 SERVIZIO VALANGHE ITALIANO SCUOLA CENTRALE Elementi di nivologia Aggiornamento AEAI LPV Pian del Frais 11 e 12 marzo 2017 Mariano Melloni SERVIZIO VALANGHE ITALIANO Via Petrella MILANO

2 FORMAZIONE DELLA NEVE

3 La maggior parte delle precipitazioni ha origine in nuvole dove la temperatura è normalmente inferiore a zero gradi c, e coesistono cristalli di ghiaccio e minuscole goccioline d acqua, allo stato liquido, in condizione di sopraffusione. a - 10 C gela una sola gocciolina su (un milione) a - 30 C gela una sola gocciolina su (mille) a - 40 C gelano tutte le goccioline

4 Se le goccioline collidono tra di loro in presenza di determinate forme di pulviscolo dette nuclei di condensazione il processo di solidificazione è fortemente accelerato. Queste particelle sono presenti con una concentrazione inferiore a 10 per cmc e vengono definiti nuclei di congelamento Su questi nuclei il congelamento inizia a - 9 C., ma non tutte le gocce d acqua potranno solidificare comportando nella nube la presenza contemporanea di acqua allo stato liquido e di minuscoli cristalli di ghiaccio.

5 LA FORMAZIONE DELLA NEVE Il processo di formazione dei cristalli di neve nella libera atmosfera

6 LA FORMAZIONE DELLA NEVE Forma stellare Forma stellare Piastrina Ago

7 con le giuste temperature e pressione di vapore si ha migrazione di molecole di acqua verso i microcristalli (per riequilibrio = migrazione verso zone più fredde) questo tipo di formazione è detta assunzione per sublimazione Il cristallo si accresce, in funzione della temperatura e dell umidità, lungo gli assi cristallini in maniera più o meno ordinata

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9 Molecola dell acqua

10 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente variabilissime dando luogo a una grande molteplicità di forme: qui vediamo una piastra, un prisma, un dendrite, un dendrite brinato o neve pallottolare, una piastra poi sviluppatasi in prisma, aghi

11 Varie forme della neve meteorica il processo avvieneatmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F1 PIATTI 0 /-3 C

12 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F2 STELLE 0 /-3 C

13 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F3 COLONNE -5 /-8 C

14 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F4 AGHI -3 /-5 C

15 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F5 DENDRITI SPAZIALI -10 /-18 C

16 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F6 COLONNE CHIUSE -8 /-10 C

17 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F7 PARTICELLE IRREGOLARI -8 /-10 C

18 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F8 GRAPPOLI -18 /-20 C

19 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F9 NEVISCHIO -18 /-20 C

20 Varie forme della neve meteorica il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni ovviamente molto variabili dando luogo a una grande molteplicità di forme F10 GRANDINE -20 /-25 C

21 Supersaturazione (g/m 3 ) Formazione di superfici Formazione di bordi e angoli PIATTI COLONNE PIATTI COLONNE E PIATTI 0,3 Formazione di angoli aghi dendriti 0,2 dendriti colonne cave piatti settorati curva saturazione acqua Formazione di bordi 0,1 piatti piatti sottili colonne 0 prismi solidi piatti solidi C Temperatura (C ) piatti Semiequilibrio

22 EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO

23 IL MANTO NEVOSO O NEVE AL SUOLO definizione struttura complessa diversificata ed in continua evoluzione formato da un miscuglio di acqua allo stato solido (ghiaccio sia cristallino sia amorfo), allo stato liquido, allo stato di vapore, di aria e varie altre sostanze e materiali raccolti durante la precipitazione o inglobati al suolo gli equilibri tra queste sostanze e la loro conformazione, nel caso del ghiaccio, determinano le caratteristiche e il comportamento del manto nevoso

24 Evoluzione del manto nevoso Metamorfismo da Metamorfismo da Metamorfismo da Metamorfismo gradiente debole gradiente medio, forte fusione e rigelo meccanico da vento

25 Il gradiente è il rapporto tra la differenza di temperatura e lo spessore del manto nevoso In questo esempio : 10/12=0,8 C per dm Gradiente medio

26 Il gradiente Debole < 0.5 /dm Medio /dm Forte >2.0 /dm

27 METAMORFISMO DA DEBOLE GRADIENTE Si verifica durante e immediatamente dopo una nevicata con gradiente termico negativo debole (da 0 C a 0,5 C per dm) concludendo il suo ciclo con l assestamento del manto nevoso. Riduzione del volume Sublimazione doppia (ghiaccio/vapore/ghiaccio) Azione positiva in superficie del sole Azione negativa del vento

28 Metamorfismo da gradiente debole

29 Metamorfismo da gradiente debole

30 METAMORFISMO DA DEBOLE GRADIENTE Variazione di un cristallo di neve al variare del tempo (0-57 ore) con debole gradiente termico Simbolo della neve che subisce questo metamorfismo (neve feltrata) :

31 Mariano Melloni

32 Neve Feltrata

33 Il vapore attraversa i grani di ghiaccio e si deposita sulle superfici concave più fredde solidificando e sinterizzando la neve

34 Dalle punte la alta tensione di vapore emigra verso le zone a più bassa tensione di vapore cioè verso le parti concave del cristallo

35 Al microscopio elettronico si notano gli arrotondamenti che subisce il cristallo

36 I grani ormai arrotondati si uniscono fra loro e inizia la sinterizzazione

37 Manto nevoso completamente sinterizzato

38 METAMORFISMO DA GRADIENTE TERMICO NEGATIVO MEDIO/FORTE Si verifica all interno del manto nevoso, su nevi a debole gradiente o deposito da vento freddo e secco. Deve esserci gradiente negativo medio (da 0,5 C a 2 C per dm) o forte (superiore a 2 C per dm) Circolazione di aria umida all interno del manto Sublimazione (ghiaccio/vapore) Trasformazione costruttiva dei cristalli Perdita di coesione

39 Metamorfismo da gradiente forte

40 Formazione del cristallo a calice

41 Simbolo dei cristalli a calice rovesciato Particolare di strato debole con cristalli a calice rovesciato

42 Immagini di uno strato formato da cristalli da gradiente medio/forte (da sinistra in alto) dopo 4 giorni; dopo 12 giorni; dopo 27 giorni; dopo 87 giorni

43 Dopo 4 giorni Dopo 12 giorni Dopo 27 giorni Dopo 87 giorni

44 Nella foto al microscopio elettronico il cristallo nel metamorfismo a gradiente medio/forte subisce una trasformazione sostanziale che lo porta ad una forma spigolosa e priva di legami con i cristalli adiacenti

45 Particolare di uno strato con cristalli a calice

46 Particolare dello strato debole, si vede il piccolo spessore

47 METAMORFISMO DA GRADIENTE TERMICO NEGATIVO MEDIO/FORTE IN SUPERFICIE La brina di superficie si forma indipendentemente dai metamorfismi presenti, prevalentemente nelle notti fredde serene e senza vento, nei versanti nord e all ombra. Circolazione di umidità latente nell atmosfera Sublimazione inversa (vapore/ghiaccio) Trasformazione costruttiva in scaglie o piume Nessuna coesione

48 BRINA DI SUPERFICIE

49 Mariano Melloni

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52 METAMORFISMO FISICO SINGOLO PER AZIONE MECCANICA (VENTO) Trasformazione della forma dei cristalli originali dovuta agli urti e abrasioni per azione meccanica In funzione della velocità In funzione della umidità Asporto in zone soppravento (denudazioni) Deposito sottovento (accumuli) Costipamento in zone soppravento (placche,lenti e cornici) Compressione sottovento (lastroni)

53 Metamorfismo meccanico da vento

54 Azione meccanica del vento

55 METAMORFISMO FISICO SINGOLO PER AZIONE MECCANICA (VENTO)

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57 Aumentando la velocità si formano i sastrugi Mariano Melloni

58 Il vento ha creato prima il lastrone Poi lo demolisce Il vento riesce a scolpire anche i vecchi lastroni

59 Metamorfismo da fusione e rigelo temperatura dell aria > di 0 C azione media con temperature tra +0,5 C e 2 C per capillarità azione forte con temperature > 2 C per percolazione il sole provoca una progressiva fusione di intensità la pioggia provoca fusione dei cristalli con perdita di coesione la nebbia agisce sulla superficie per capillarità il vento caldo provoca umidità o fusione

60 Metamorfismo da fusione e rigelo Le fasi di rigelo consolidano il manto nevoso Le microfusioni superficiali seguite da rigelo provocano la firnificazione (in tedesco firn = neve primaverile) del manto il gelo provoca croste superficiali

61 Metamorfismo da fusione e rigelo

62 Fusione I grani sono completamente arrotondati e legati fra di loro per azione del rigelo. Forti quantità di acqua nel manto. Simbolo del cristallo da fusione

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65 I MOVIMENTI DEL MANTO NEVOSO

66 I movimenti lenti

67 DEFORMAZIONI FISICHE DELLA NEVE SOTTOPOSTA AL SUO PESO Pendii concavi Cambi di pendenza, convessità In seguito a sollecitazione brusca e repentina

68 Se la sollecitazione è applicata molto lentamente - Numerose nevicate successive di debole intensità - Pioggia leggera - Riscaldamento progressivo, ma lento

69 Se la sollecitazione è brusca e repentina - Passaggio di sciatori, - caduta di cornice - passaggio di animali - nevicata abbondante e intensa

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72 SERVIZIO VALANGHE ITALIANO SCUOLA CENTRALE Le valanghe Aggiornamento AEAI LPV Pian del Frais 11 e 12 marzo 2017 Mariano Melloni SERVIZIO VALANGHE ITALIANO Via Petrella MILANO

73 I MOVIMENTI RAPIDI DELLA NEVE LE VALANGHE Mariano Melloni

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75 Le valanghe cadono generalmente durante la nevicata e subito dopo che questa è cessata. Il successivo incremento del manto nevoso, ed il suo assestamento, favoriscono lo slittamento a valle delle masse nevose. Mariano Melloni

76 Molteplici sono le condizioni climatiche e meteorologiche necessarie alla formazione di una valanga, le valanghe si possono staccare con ogni tipo di tempo, anche se determinate condizioni avverse ( nevicata in corso, vento, forte riscaldamento dopo una nevicata) ne favoriscono particolarmente la formazione. Mariano Melloni Esperto SVI-CAI Mariano Melloni

77 VALANGHE SPONTANEE e VALANGHE PROVOCATE Valanghe spontanee, sono quelle che si generano spontaneamente per il solo effetto di condizioni fisiche meteorologiche ed ambientali, senza altri interventi esterni; Valanghe provocate, quelle che si innescano per un fattore esterno, quale il sovraccarico di un mezzo meccanico, di uno sciatore, di un animale, o l effetto di una esplosione OGNUNA DI QUESTE PUO APPARTENERE A DIVERSE TIPOLOGIE DOVUTE ALLE DIFFERENTI CARATTERISTICHE DEL MANTO NEVOSO. FISICHE Mariano Melloni

78 VALANGA PROVOCATA, (è quella indicata nella precedente immagine) SI NOTI LA TRACCIA DELLO SCIATORE IN ENTRATA CHE HA PROVOCATO LO STACCO DEL LASTRONE Mariano Melloni

79 La valanga della foto precedente staccata dallo sciatore Mariano Melloni

80 I DIVERSI TIPI DI VALANGA Valanghe di superficie e di fondo Valanghe di neve a debole coesione Valanghe a lastroni Valanghe di neve umida Valanghe nubiformi Mariano Melloni

81 Le valanghe di superficie si generano per lo slittamento della massa nevosa di uno o più strati superficiali sopra a strati più profondi, non coinvolgono cioè l intera struttura del manto nevoso. Le valanghe di fondo invece sono costituite dal movimento di tutti gli strati del manto nevoso fino a livello del terreno. Ognuna delle precedenti due tipologie, che può essere sia spontanea, sia provocata, può avere le seguenti caratteristiche: Mariano Melloni

82 Valanga di neve a debole coesione, costituita da neve incoerente, nella stagione invernale con neve generalmente asciutta, si sviluppa prevalentemente su pendenze superiori ai 40 durante o subito dopo una nevicata. A stagione avanzata queste valanghe possono essere di neve bagnata, percorrere lunghe distanze, e possono avere grandi dimensioni, si innescano su pendii anche inferiori ai 30 ed hanno densità molto elevate ( kg/mc) queste valanghe sono prevalentemente spontanee. Mariano Melloni

83 Valanga a lastroni, la tipica valanga dello sciatore, è dovuta all improvviso distacco e scivolamento di un lastrone di neve compatta e coerente che, solo durante il movimento si frantuma. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di valanghe provocate dal passaggio di sciatori o escursionisti, raggiungono velocità molto elevate in brevi spazi e si sviluppano normalmente su pendii tra i 30 ed i 50. I lastroni si collocano generalmente a ridosso di creste, dorsali e marcati cambi di pendenza Mariano Melloni

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85 Mariano Melloni

86 Valanghe di neve umida, sono valanghe generalmente tipiche, ma non esclusive, della stagione primaverile hanno un elevato contenuto di acqua e sono principalmente dovute ad un forte rialzo termico, a precipitazioni piovose sul manto nevoso. Hanno velocità modeste ma una forte capacità distruttiva e densità di kg./mc. Mariano Melloni

87 Valanghe nubiformi, sono valanghe di neve asciutta che si sviluppano su grandi pendii ed elevate pendenze, sono costituite da una nube di aria e neve asciutta, con una densità bassissima (inferiore ai 15 kg/mc), che può anche superare la velocità di 300 km/h, non seguono percorsi preferenziali e superano qualsiasi ostacolo. Sono precedute da un onda di pressione ( il cosiddetto soffio) con un enorme potere distruttivo. Mariano Melloni

88 LE CONDIZIONI NECESSARIE ALLA FORMAZIONE DI UNA VALANGA Le caratteristiche del manto nevoso L inclinazione e conformazione del terreno Le condizioni climatiche e meteorologiche Mariano Melloni

89 Le caratteristiche del manto nevoso Il manto nevoso è costituito dal deposito al suolo di tutti i cristalli di neve formatisi nell atmosfera, è una combinazione di ghiaccio e aria che si modifica continuamente nel tempo e nello spazio per effetto delle condizioni climatiche ed ambientali. Le ripetute precipitazioni, i processi di fusione e rigelo, il trasporto eolico ne modificano continuamente lo spessore, i volumi e le stratificazioni. Mariano Melloni

90 La perdita di coesione tra i grani, la mancanza di legami tra i vari strati, le differenze fisiche e meccaniche tra strati contigui, sono causa di debolezza della struttura che, associata a determinate caratteristiche del terreno ( ad es. la pendenza) è causa di instabilità. Mariano Melloni

91 Uno strato non coeso col sottostante tende a scivolare, una recente nevicata che si deposita su uno strato di brina legherà difficilmente con lo strato sottostante in presenza di temperature fortemente negative o di alti gradienti.

92 In base alle caratteristiche del manto nevoso avremo la possibilità che si verifichino diversi tipi di valanga, a debole coesione ( per la scarsa coesione tra i grani) o a lastroni, per lo scivolamento di una massa più o meno compatta (il lastrone appunto) su uno strato sottostante col quale non ha legato. Mariano Melloni

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94 TIPOLOGIA DEL TERRENO La tipologia del terreno attraversato durante l escursione ricomprende una grande quantità di situazioni, tutte potenzialmente esposte ad un determinato pericolo. Mariano Melloni

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96 Sui pendii aperti è sempre bene valutare l inclinazione e metterla in riferimento al grado di pericolo determinato per un certo pendio, normalmente qui agiscono forze di trazione che, se incrementate col peso dello sciatore, possono provocare la frattura degli strati interni del manto nevoso, col conseguente distacco della valanga. Mariano Melloni

97 Nei canaloni il pericolo è generalmente determinato, dall inclinazione propria del terreno, dalle masse nevose incombenti sulle pareti laterali dei medesimi oltre che, verso la sommità degli stessi, da eventuali accumuli da vento che hanno provocato la formazione di lastroni. Mariano Melloni

98 Particolare attenzione va poi posta verso la sommità di canaloni, creste o crinali, per la presenza di eventuali cornici che sono una delle cause principali per il distacco di valanghe spontanee. Mariano Melloni

99 Valli,conche e canali possono risultare delle vere e proprie trappole, in particolare laddove il terreno diminuisce di pendenza e la massa nevosa rallenta la propria corsa fino ad arrestarsi. Mariano Melloni

100 E sempre bene in conche e valli tenersi a debita distanza, per quanto possibile, dalle pareti laterali, e comunque ad una certa distanza di sicurezza rispetto al deposito delle valanghe. Mariano Melloni

101 RUGOSITA SUPERFICIALE: I pendii lisci, quali quelli erbosi, favoriscono il distacco delle masse nevose, in diverse situazioni anche fino al livello del terreno come a seguito delle prime nevicate dove non esiste uno strato basale ancorato al terreno, così come arbusti o massi isolati sono punti di distacco, o ancora i cambiamenti di pendenza. Mariano Melloni

102 EFFETTI DELLA VEGETAZIONE: Il bosco fitto è generalmente un luogo sicuro, gli alberi non permettono la fase di distacco. Mariano Melloni

103 Grosse valanghe che si staccano però oltre il limite del bosco possono penetrarvi distruggendo anche alberi secolari. Mariano Melloni

104 Attenzione agli arbusti, gli ontani in particolare o i piccoli larici isolati, sono punti in cui si forma facilmente della brina di fondo che rende particolarmente debole la struttura interna del manto nevoso. Anche un bosco può essere un luogo pericoloso, soprattutto un bosco rado con la neve non ancora assestata. Mariano Melloni

105 ORIENTAMENTO, EFFETTI DEL VENTO E RADIAZIONE SOLARE: Un attenta osservazione è fondamentale per rilevare gli effetti del vento quale il trasporto della neve, la presenza di accumuli nelle zone sottovento è indice della presenza di lastroni, molte volte mascherati dai recenti depositi e perciò particolarmente insidiosi. Mariano Melloni

106 Si tenga conto che non è raro trovare lastroni da vento di spessore superiore ai due metri, il peso specifico di questi supera in molti casi i 250 kg. per metro cubo. Mariano Melloni

107 La radiazione solare agisce sul manto nevoso in relazione all esposizione, alla inclinazione e alla stagione, sui versanti più assolati non è infrequente, in particolare in primavera notare la presenza di valanghe di fondo in quanto il manto nevoso ha perso la stabilità per l intero suo spessore venendosi a trovare in una situazione di isotermia. Particolare attenzione va posta ai versanti in ombra dove è quasi sempre presente della brina di fondo una struttura particolarmente debole del manto nevoso. Su questi versanti poi, durante i mesi più freddi, il processo di consolidamento del manto nevoso è molto rallentato Mariano Melloni

108 Il trasporto eolico muove considerevoli volumi di neve ed è la causa della formazione di cornici instabili e dei lastroni da vento, generalmente duri nella parte sopravento, e teneri in quella sottovento, i lastroni sono la maggior insidia per escursionisti e scialpinisti, si staccano generalmente per effetto di un sovraccarico indipendentemente dalle condizioni climatiche. Mariano Melloni

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112 distacchi solo con forte sovraccarico su pochissimi punti su terreno ripido estremo e scaricamenti e piccole valanghe spontanee solo su acclività elevate

113 distacchi soprattutto con forte sovraccarico su terreno ripido e poche valanghe spontanee su acclività elevate

114 distacchi con debole sovraccarico su terreno mediamente ripido compresi canali, versanti e punti localizzati e valanghe spontanee di media grandezza

115 distacchi già con debole sovraccarico su terreno mediamente ripido associati a numerosi punti localizzati e molte valanghe spontanee di media ed elevata grandezza

116 distacchi comuni già con debole sovraccarico su terreno moderatamente ripido e numerose grandi valanghe spontanee

117 Le statistiche relative al periodo , con una tendenza peraltro simile anche negli ultimi inverni, hanno evidenziato le seguenti percentuali di incidenti da valanga occorsi a scialpinisti ed alpinisti sulle Alpi italiane con grado di pericolo di: 1 - Debole 2% 2 - Moderato 26% 3 - Marcato 62% 4 - Forte 10% 5 - Molto Forte 0% Mariano Melloni

118 VALUTARE IL RISCHIO IL RISCHIO AUMENTA CON: Visibilità scarsa Forte sovraccarico Grande pendio Esposizioni settentrionali Inclinazioni elevate Gruppo numeroso Neve scarsa e alti gradienti IL RISCHIO DIMINUISCE CON: Gruppo piccolo Terreno a conformazione varia Pendii di grandezza limitata Pendio di inclinazione moderata Scelta oculata dell itinerario Valutazione del manto nevoso Pendii non in ombra Mariano Melloni

119 VISIBILITA SCARSA Mariano Melloni

120 Mariano Melloni

121 FORTE SOVRACCARICO Mariano Melloni

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123 GRUPPO NUMEROSO Mariano Melloni

124 GRANDE PENDIO Mariano Melloni

125 VERSANTI SETTENTRIONALI Mariano Melloni

126 INCLINAZIONI ELEVATE Mariano Melloni

127 NEVE SCARSA E ALTI GRADIENTI Mariano Melloni

128 CONSIDERARE SEMPRE SEGNALI D ALLARME: wumm, recenti valanghe spontenee a lastroni, cedimenti del manto nevoso. VENTO: vento forte, neve fresca o superficiale trasportata dal vento ACQUA: pioggia, acqua di fusione, umidificazione da riscaldamento TEMPERATURA: riscaldamento rapido= indebolimento del manto nevoso, scioglimento delle croste da rigelo. STRUTTURA DEL MANTO NEVOSO: FAVOREVOLE: se spesso, con strati simili, o strati deboli in profondità SFAVOREVOLE: poco spesso, differenze significative tra gli strati (durezza, granulometria), strati deboli in superficie. Mariano Melloni

129 VENTO Mariano Melloni

130 Mariano Melloni

131 Mariano Melloni

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133 TEMPERATURA

134 EFFETTI DELLA TEMPERATURA La temperatura incide notevolmente sui metamorfismi all interno del manto nevoso e, conseguentemente sulla stabilità del medesimo. I metamorfismi costruttivi da gradiente, e le ricristallizzazioni sono causa di indebolimento del manto nevoso o di rallentamento nel processo di consolidamento. I metamorfismi distruttivi dipendenti all innalzamento della temperatura, e la conseguente umidificazione del manto nevoso, indeboliscono i legami tra i vari grani favorendo un collassamento del manto nevoso. Mariano Melloni

135 Mariano Melloni

136 Mariano Melloni

137 PIOGGIA Mariano Melloni

138 Mariano Melloni

139 IL METODO DI RIDUZIONE DI WERNER MUNTER FATTORE RISCHIO POTENZIALE = RISCHIO RESIDUO < 1 FATTORE DI RIDUZIONE TOTALE Il fattore di rischio potenziale viene facilmente dedotto dal grado di pericolo indicato dal bollettino, con questa associazione: Debole = rischio potenziale 2 Moderato = rischio potenziale 4 Marcato = rischio potenziale 8

140 fattore di riduzione del comportamento Comportamento Fattore di riduzione 1 - Rinuncia, su tutte le esposizioni ai pendii più ripidi di Rinuncia ai pendii più ripidi di 35 nei settori settentrionali (NO N NE) e sulle altre 3 - Rinuncia ai pendii più ripidi di 40 su tutte le esposizioni Rinuncia al settore Nord (NO N NE) (se il punto 2 non è già stato scelto) 5 - Rinuncia ad un settore Nord più ampio (da ONO a N, a E) (se il punto 2 non è già stato scelto) 6 - Limitarsi a pendii percorsi di sovente (non valido in caso di neve bagnata) 7 - Distanze di sicurezza Piccoli gruppi (2-4 persone) Verifica del bollettino valanghe (solo per guide e specialisti valanghe con un esperienza pluriennale, che seguono l evoluzione del manto nevoso durante l inverno) 2

141 I punti 1, 2, 3 sono rinunce alternative, così come le 4 e 5. I punti 6, 7, 8 si riferiscono invece al comportamento e non sono alternativi. I singoli fattori di riduzione si moltiplicano fra loro per determinare il fattore di riduzione totale. Il valore del fattore di riduzione totale deve essere grande almeno quanto il rischio potenziale: nel caso di forte pericolo di valanghe indicato dal bollettino (grado 4) si rinuncia a tutti i pendii più ripidi di 30.

142 UN ESEMPIO PRATICO Il bollettino valanghe indica un pericolo Marcato (potenziale 8) Si è pianificata una gita di 4 persone e scelto un pendio con pendenza inferiore a 40 (fattore di riduzione 2) Il pendio è esposto a SW (fattore di riduzione 3) Il gruppo è piccolo (4 persone) (fattore di riduzione 2) FATTORE POTENZIALE = 8 FATTORE DI RIDUZIONE TOTALE (2X3X2) = 12 8 / 12 = < 1 Rischio accettabile, condizioni abbastanza sicure

143 VALUTAZIONE SINTETICA DEL PERICOLO DI VALANGHE IN BASE ALLE CONDIZIONI METEO CONDIZIONI SFAVOREVOLI: Precipitazioni intense, vento forte (oltre km/h), temperature molto basse (sotto -5-10),superficie del precedente manto nevoso liscia o ricoperta di brina,pendio percorso raramente CONDIZIONI FAVOREVOLI: Vento debole o moderato,temperatura minima di poco inferiore a 0 C, superficie locale del precedente manto nevoso molto irregolare,pendio percorso regolarmente NEVE FRESCA si può localmente stimare un grado di pericolo MARCATO con le seguenti quantità di neve fresca: cm. con condizioni SFAVOREVOLI cm. con condizioni medie cm. con condizioni FAVOREVOLI Mariano Melloni

144 MRG Metodo di Riduzione Grafica Rischio elevato meglio rinunciare Rischio considerevole sono necessarie prudenza e molta esperienza Rischio basso condizioni abbastanza sicure in mancanza di degnali di pericolo

145 Dopo una nevicata attenzione al primo giorno di bel tempo, l assestamento del manto nevoso è la principale causa di valanghe. Dopo una fase di vento si sono certamente formati dei lastroni, occorre prestare la massima prudenza valutando con la dovuta criticità i pendii da percorrere. Mariano Melloni

146 Con gradi di pericolo 1, 2 e 3 l attività valanghiva spontanea può essere limitata o addirittura assente, il distacco provocato è sempre possibile. Con gradi di pericolo 4 e 5 l attività valanghiva spontanea è sempre presente, il distacco provocato è probabile. Mariano Melloni

147 Mariano Melloni Esperto Nazionale Valanghe Grazie per l attenzione

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151 PROVA DEL BASTONCINO (analogo a quello della sonda) misura la durezza degli strati la valutazione della stabilità avviene per comparazione e deduzione. Rapidità d esecuzione; Effettuabile in qualsiasi luogo; o Non sono rilevabili gli strati sottili.

152 PROVA DELLA PALA LIVELLI DI CARICO La rottura si verifica durante il taglio a monte (molto debole) Si tira la pala parallelamente al pendio (debole) Si tira con più forza (moderato) Si aumenta ancora lo sforzo - (forte) Si effettua anche in piano (< 27 ); Prova abbastanza rapida che individua gli strati deboli e lo spessore del lastrone (dato qualitativo descrittivo); Il dato non è facilmente comparabile con la stabilità;

153 PROVA DI COMPRESSIONE LIVELLI DI CARICO La rottura si verifica durante il taglio (molto debole) Sulla pala si batte con le dita (serie di 10 colpi) (debole) Si batte con le nocche (moderato) Si batte con la mano aperta - (forte) Si effettua anche in piano (< 27 ); Prova abbastanza rapida che individua gli strati deboli e lo spessore del lastrone (dato qualitativo descrittivo); Il dato non è facilmente comparabile con la stabilità;

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