Presentazione. di Sonia Masini Presidente della Provincia di Reggio Emilia



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Transcript:

Indice Presentazione, di Sonia Masini...3 Introduzione, di Mara Tognetti Bordogna...5 1. Dati statistici sulla popolazione immigrata nella Provincia di Reggio Emilia...7 2. I Paesi del quaderno...11 Albania, di Edmond Vuka...11 Cina, di Daniele Cologna...33 Egitto, di Chiara Lainati...59 Repubblica del Ghana, di Cristina Fiammingo...85 India, di Barbara Bertolani...107 Marocco, di Chiara Lainati...131 Pakistan, di Daniele Cologna...153 Romania, di Pietro Cingolani...175 Tunisia, di Chiara Lainati...197 Ucraina, di Simona Olivadoti, Annalisa Ornaghi...219 3. Le danze e i disegni sono di Sara Calzetti...237 4. Gli Autori...238 1

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Presentazione di Sonia Masini Presidente della Provincia di Reggio Emilia Nell attuale paesaggio reggiano, caratterizzato dalla coesistenza di popoli e culture diverse, è assolutamente necessario sviluppare strategie finalizzate a obiettivi di consapevole confronto interculturale verso una prospettiva di educazione all alterità e di valorizzazione delle differenze. A quest ultima deve corrispondere un impegno civile di quanti operano nella società per la costruzione di una realtà, che si faccia garante dell uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità di tutti i cittadini. E all interno di tale contesto che, utilmente, si inserisce il progetto Bambini dell altro mondo, una delle esperienze più innovative, promosse dalla Provincia di Reggio Emilia, nell ambito delle problematiche legate ai temi della migrazione. Un progetto che assume, come prioritario campo d intervento, il sostegno ai soggetti più fragili della migrazione: le donne e i bambini, le madri e i loro figli siano essi neonati, in età scolare o adolescenti. Poiché sono le famiglie venute da altri mondi a vivere, spesso in modo lacerante, il problema dell identità, dell integrazione sociale e della cittadinanza, ad esprimere con sempre maggior forza il bisogno di sentirsi riconosciute da parte delle comunità locali. Quest ultime, invece, appaiono sovente indifferenti, quando non sospettose od ostili. Anche nel mondo della scuola o da parte degli operatori del sociale si avverte, non di rado, la fatica di comprendere questo bisogno forte di riconoscimento. Da qui l esigenza di intraprendere azioni mirate, che mettano in rilievo le differenze culturali quali positivi fattori di arricchimento. Proprio da qui trae le premesse questo Quaderno delle Culture, parte integrante delle iniziative messe in campo nell ambito dello stesso progetto, che nella sua complessiva articolazione rappresenta un ulteriore banco di prova di come e quanto le idee sulle quali si fondano i modelli di welfare locali possano contribuire ad orientare ed attivare specifici interventi ed azioni di politica sociale. Le pagine di questo Quaderno ci raccontano gli stili di vita familiare e di cura dei figli, i modelli ducativi e formativi, i sistemi scolastici e sanitari, le modalità di rapporto tra i sessi e le generazioni che riguardano le dieci nazionalità più presenti sul nostro territorio, con un attenzione particolare a ciò che attiene ai modelli culturali, entro i quali vivono le donne e i bambini nei loro paesi d origine. Non si tratta, quindi, di una generica guida alle culture di altri paesi, ma si configura come un valido strumento di conoscenza rivolto a insegnanti, educatori, medici, infermieri, psichiatri, psicologi e a tutti gli operatori sociali e socio-sanitari, affinché sappiano meglio riconoscere le sofferenze delle famiglie migranti e gli ostacoli che i loro figli incontrano nel quotidiano; uno strumento che nasce dall esigenza tangibile di creare consapevolezza negli operatori chiamati a farsi carico di un utenza con caratteristiche e comportamenti specifici. Occorre che i servizi, oltre a rispondere a bisogni ben definiti, siano sempre di più luoghi di ascolto e della parola. Queste pagine rappresentano, inoltre, un formidabile strumento di comunicazione che, facilitando le possibilità di interazione tra soggetti con retroterra culturali e linguistici differenti, accorcia le distanze verso un modello interculturale come prospettiva educativa globale, che attraversi tutte le discipline rivisitandole e allargandone gli orizzonti. Se la realtà dell altro va riconosciuta in tutta la sua complessità per coglierne le differenze e rispettarle, anche questo piccolo strumento può aiutarci a comprendere meglio le culture di popoli diversi, senza eludere le realtà concrete delle donne e dei bambini e a renderci più consapevoli delle peculiarità culturali e dei linguaggi che hanno formato e formano ogni generazione. 3

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Introduzione di Mara Tognetti Bordogna Il quaderno raccoglie informazioni selezionate ed utili, relative ad alcuni contesti geoculturali interessati da forti processi migratori. Questo quaderno costituisce uno dei prodotti del percorso di progettazione sperimentale Bambini dell altro mondo, coordinato da Ebe Quintavalla, che ha originato diversi prodotti. Le schede che compongono il quaderno sono state pensate, innanzitutto, come materiali di lavoro utili per gli operatori, per le scuole e per i cittadini, al fine di poter conoscere elementi specifici di alcuni paesi ad alta incidenza migratoria verso l Italia e, più in particolare, verso la provincia di Reggio Emilia quali: storia, vita quotidiana, tradizioni, regole, norme. In secondo luogo, sono state pensate come chiave di accesso a nuovi contesti e nuove realtà culturali. Strumenti che si prestano per piste di lavoro e per approfondimenti ulteriori. Con la scrittura delle schede non si è voluto costruire una cornice rigida delle diverse culture ma piuttosto orientare in modo dinamico chi si avvicina e chi incontra queste nuove realtà, parte integrante delle dinamiche migratorie mondiali. Le note contenute nelle schede sono più semplicemente tracce per aiutare a comprendere nuovi orizzonti, nuovi punti di vista, ma anche piste di avvicinamento ad abitudini, pratiche, stili di vita, tradizioni che sempre più frequentemente si incontrano con la nostra quotidianità. Non vogliono essere un catalogo delle culture, ma piuttosto strumento di avvicinamento, di svelamento di abitudini, stili di vita, tradizioni che trovano continuità nel nostro e in altri paesi. La scelta della traccia di sviluppo degli argomenti, pensata come un sistema a finestre, è stata determinata dal tipo di popolazione e di frame culturale (provenienza geoculturale e insediamento nella Provincia di Reggio Emilia), dei loro rispettivi e specifici modelli di vita quotidiana e di regole codificate, che entrano in comunicazione. In altre parole abbiamo cercato, oltre a descrivere le peculiarità, di delineare alcuni sistemi di funzionamento (scuola, sanità, tipo di governo) dei singoli Paesi, di evidenziare, raccontandoli, aspetti quali: il cibo, le ricette, i piatti della tradizione, le danze 1, i riti di passaggio, le favole, che costituiscono parte importante per le persone, per il loro ancoraggio identitario, specialmente in immigrazione, ma sono anche elementi identitari forti per altri contesti locali come la provincia di Reggio Emilia. La scelta delle informazioni e dei temi selezionati ha tenuto conto sia del territorio di provenienza degli immigrati sia del contesto in cui si sono insediati. Delle tradizioni e della storia di questi ambiti. Le variabili considerate rappresentano repertori culturali significativi anche per gli autoctoni e, quindi, costituiscono un buon strumento di dialogo fra gli immigrati e i nativi. Uno strumento di comunicazione semplice ma di alto impatto emotivo e 1 Tutte le danze relative ai diversi Paesi analizzati vanno attribuite a Sara Calzetti. 5

relazionale, utile in quanto fornisce informazioni, conoscenze documentate spesso non considerate come parte integrante della valigia dell immigrato. Il retroterra fondamentale di chi intraprende un nuovo percorso di vita. L immigrato non nasce alla frontiera del nostro Paese, ma ha una sua storia, una sua biografia che parte nel e dal Paese di origine, si articola, si modifica nel paese di migrazione proprio grazie e attraverso il percorso migratorio, le scelte che questo determina, ma anche attraverso la selezione e le perdite prodotte dall esperienza della migrazione. Il quaderno delle culture assume carattere strumentale, non solo e non tanto perché sappiamo che i riferimenti e i modelli culturali che abbiamo cercato di descrivere sono in continua trasformazione e di conseguenza vanno considerati sempre nella loro dinamicità; ma, in particolare, perché sappiamo che ogni repertorio culturale viene usato, valorizzato, dimenticato, superato o ritrovato dai singoli seguendo scelte, selezioni, rimozioni, riproposizioni del tutto peculiari e dinamiche. Ogni individuo utilizza le diverse risorse e potenzialità culturali in modo specifico declinandole in funzione delle proprie aspettative, dei propri obiettivi, del momento e della fase di vita che sta trascorrendo. L individuo utilizza e coniuga repertori culturali anche apparentemente distanti tra di loro, come può succedere in immigrazione. Il singolo può dimenticare o riscoprire riti, abitudini, miti, può anche crearne altri sedendosi su quelli passati o semplicemente abbracciandone di nuovi o partecipare alla costruzione di nuovi che sono il risultato di un carsico processo transculturale. Processo difficile da immaginare se non si parte dal presupposto che ogni persona, indipendentemente, dal contesto in cui è nata e vissuta, si muove secondo propri orizzonti, propri punti di vista suscettibili di cambiamento. Il quaderno delle culture, che contiene informazioni derivanti da un quadro giuridico e politico definito, di un dato ambito geografico, ma anche dalle continue contaminazioni della nostra società, va dunque letto in questo senso. Uno strumento dinamico da cui attingere informazioni note, per poi andare oltre i meri stereotipi e i pre-giudizi. Il quaderno è stato, dunque, pensato come un repertorio che aiuti, che ci renda disponibili ad entrare nelle ragioni dell altro, senza irrigidimenti e rimettendo in discussione i propri inevitabili pre-giudizi (perché ciò) è condizione essenziale della fecondità del dialogo 2. La scelta degli argomenti da inserire nel quaderno è stata fatta anche in funzione della necessità, ormai indilazionabile, del riconoscimento dell immigrato per quello che è, per la sua storia, i suoi sedimenti culturali, le sue scelte e non per quello che pensiamo che sia. Conoscere e riconoscere specifiche regole, storie, tradizioni, abitudini, stili di vita, mettendole sullo stesso piano di quelle di tutti i paesi, compreso quello dei nativi, è già un buon metodo per un dialogo equilibrato ma, più in particolare, per ri-conoscere chi fa parte del nostro orizzonte presente e futuro. 2 Crespi F., I rapporti tra generazioni nella comunità sociologica italiana, in AIS, Giovani sociologi 2003, Franco Angeli, Milano, 2004, pag. 24. 6

1. Dati statistici sulla popolazione immigrata nella Provincia di Reggio Emilia a cura dell'osservatorio sulla popolazione straniera della Provincia di Reggio Emilia Alla fine del 2006 i minori stranieri non comunitari, residenti nella provincia di Reggio Emilia sono 11.979, pari al 26,8% dell'intera popolazione straniera. Rispetto allo scorso anno la presenza numerica di bambini e ragazzi di 0-17 anni è aumentata del 10,2%, risultando otto volte superiore a quella rilevata alla fine del 1993. Nel corso degli anni i minori immigrati hanno consolidato la loro presenza sia nei confronti della popolazione residente della stessa età, passando da un'incidenza del 2,2% del 1993 al 14,0% del 2006, sia rispetto alla comunità immigrata complessiva. In rapporto a quest'ultima componente la percentuale dei minori è cresciuta in maniera costante incrociando due sole battute d'arresto nel periodo appena successivo alle sanatorie del 1995 e del 2002. In quegli anni, si osserva una ripresa in termini percentuali della popolazione adulta come conseguenza della consistente regolarizzazione di lavoratori stranieri (Vedi Fig. 1 ). Fig. 1 Incidenza dei minori non comunitari sul totale delle presenze non comunitarie e sulla popolazione complessiva della stessa età 30 25 20 15 10 5 21,7 2,2 23,3 24,4 24,0 25,5 26,0 26,2 26,9 28,2 26,3 26,2 26,5 21,3 10,7 11,9 13,1 9,5 8,3 4,4 5,3 6,1 7,1 2,6 3,1 3,3 26,8 14,0 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 % minori su pop non comunitaria % minori su pop. residente 0-17 anni La distribuzione territoriale dei minori immigrati segue ovviamente quella della popolazione straniera complessiva: la maggior parte vive nel distretto di Reggio Emilia (46,3%), seguono per numerosità le comunità immigrate di Guastalla (18,1%), Correggio (12,1%), Scandiano (10,1%), Montecchio Emilia (8,5%), infine Castelnovo ne' Monti (4,9%). 7

La popolazione immigrata si caratterizza per una forte presenza di bambini fino a 10 anni (17,9%) e di giovani adulti, ovvero di persone di età compresa tra i 20 e 44 anni (56,0%), mentre sono ancora molto pochi gli anziani di 65 anni e oltre (1,3%) ( Fig. 2 ). Fig. 2 Piramide dell'età della popolazione non comunitaria (valori assoluti) Donne Uomini 10 24 41 2 16 oltre 90 80-84 44 27 94 74 70-74 190 102 267 174 60-64 575 399 884 823 50-54 1.250 1.582 1.768 2.784 40-44 2.389 3.264 2.840 3.514 30-34 2.565 2.794 1.574 1.552 20-24 1.150 1.435 1.183 1.341 10-14 1.562 1.778 2.248 2.424 0-4 Nell'articolazione per fasce d'età scolari, i bambini dai 6 ai 10 anni sono i più numerosi (24,8% sul totale della popolazione minorile immigrata), seguono i piccolissimi di 0-2 anni (23,8%), i bambini dai 3 ai 5 anni (19,5%), i ragazzini di età compresa tra i 14 e i 18 anni (19,5%) e per finire quelli tra gli 11 e i 13 anni (12,3%). In rapporto alla popolazione complessivamente residente, i minori non comunitari rappresentano il 13,1% di tutti i minori presenti in provincia, ma l'incidenza varia notevolmente a seconda dell'età: raggiunge il 18,5% nei bambini tra 0 e 2 anni, si abbassa al 16,0% dai 3 ai 5 anni, mentre diventa inferiore alla media, della componente minorile, nella popolazione di età superiore ai 6 anni. La numerosa presenza di bambini è strettamente correlata allo strutturarsi del nucleo familiare di coloro che arrivati in passato hanno deciso di costruirsi una famiglia in Italia. Questa propensione è testimoniata dal fatto che il 96,6% dei bambini non comunitari di età inferiore ai 3 anni è nato nel nostro paese. Il dato ci rinvia al tema delle "seconde generazioni" (cioè dei figli di immigrati nati nel paese di accoglienza dei genitori) che pone questioni e spazi di azione 8

particolarmente interessanti ai fini dell'individuazione di percorsi d'integrazione. Come abbiamo già visto, i ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni sono invece meno numerosi, probabilmente perché troppo giovani per intraprendere in autonomia un percorso migratorio e nello stesso tempo troppo grandi per essere nati in Italia (in questa fascia di età solo il 19,9% è nato nel nostro paese). Il dato sulla popolazione under 18, fornisce dunque, importanti elementi conoscitivi relativi alla struttura e all'evoluzione della presenza immigrata. Nei territori caratterizzati da sistemi migratori consolidati, come Guastalla e Correggio (dal 1993 ad oggi sono i primi distretti in provincia per incidenza dei cittadini non comunitari sul totale della popolazione), la percentuale dei nati in Italia sul totale dei minori stranieri iscritti alle anagrafi è la più bassa tra le sei zone reggiane - assieme a quella registrata nel territorio montano di Castelnovo ne' Monti. Il fatto che in territori come questi vi siano alte percentuali di minori nati all'estero, ci fa supporre che molti percorsi migratori trovino stabilità sul nostro territorio anche attraverso i ricongiungimenti familiari. Fig. 3 Incidenza dei bambini e ragazzi nati in Italia sul totale degli stranieri non comunitari 0-17 anni residenti nella provincia di Reggio Emilia 66 64 62 60 58 56 54 52 50 63,8 Montecchio Emilia 62,4 61,8 59,8 55,0 54,7 Reggio Emilia Scandiano Correggio Guastalla Castelnovo ne' Monti Mentre nelle zone di Montecchio e Scandiano, interessate da un'immigrazione più recente ma con ritmi di crescita anche più significativi (negli ultimi anni in questi due distretti si sono registrati importanti aumenti percentuali), l'incidenza dei nati in Italia è la più alta, assieme a Reggio Emilia, territorio che però si differenzia notevolmente dai primi due essendo sede del Comune capoluogo. Uno sguardo alle provenienze: i minori non comunitari residenti nella provincia provengono da 79 paesi differenti. Al primo posto nell'elenco dei Paesi per presenze di cittadinanze troviamo il Marocco, che raccoglie il 21,5% del totale, seguono l'albania (12,8%), l'india (10,1%), la Cina (9,6%) e il Pakistan (8,2%), volendo citare soltanto i primi 5. Per ulteriori approfondimenti sul fenomeno migratorio, rimandiamo all'osservatorio sulla popolazione straniera della Provincia di Reggio Emilia. 9

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2. I Paesi del quaderno Albania di Edmond Vuka 3 DATI GENERALI L Albania si trova nel Sud-Est europeo e fa parte della penisola Balcanica. Confina con la Grecia a Sud, Serbia-Montenegro a Nord, Macedonia ad Est ed è bagnata dal mar Adriatico e Ionio ad Ovest. Ha una superficie pari a 28.748 km 2. È lunga da Nord a Sud 335 km e larga da Est ad Ovest 150 km. Il clima è mediterraneo con l estate calda e umida in pianura, che coincide con la costa, secca e più fresca all interno. L inverno è freddo, piovoso nella parte montagnosa, con grandi nevicate nella parte Nord- Est e Sud-Est del Paese. Nel Nord del Paese lungo il confine con il Montenegro sono presenti una serie di montagne mediamente alte, che formano le Alpi albanesi. Il punto più alto è il monte di Korab 2.753 m che confina con l ex Repubblica Jugoslava della Macedonia. Abitanti: 3.544.841 (censimento giugno 2002). Estensione geografica: 28.748 kmq. Continente: Europa. Densità di popolazione: 112,10 ab./kmq. Incremento demografico: 1,06% 3 Il testo è stato inoltre revisionato da A. Myzyri e E. Kalaj. 11

PIL: 5.600 milioni $; PIL pro capite: 1.595,22 $. Vita media: 72.1 anni (f. 75.14; m. 69.27). Alfabetizzazione: 95%. Mortalità infantile: 39.64/1.000. Lingua ufficiale: albanese. Altre lingue: greco, serbo croato, rom, bulgaro. Religioni: musulmani 70%, ortodossi 20%, cattolici 10%. Gruppi etnici: albanese 95%, greci 3%, altri (rom, vllah, serbi, bulgari) 2%. Regime politico: Repubblica parlamentare. Il parlamento è costituito da 140 seggi, 100 dei quali vengono eletti direttamente con sistema maggioritario, i restanti 40 vengono assegnati tramite il sistema proporzionale. LE FESTE PRINCIPALI Durante il periodo buio della dittatura comunista di tipo stalinista le feste e i simboli religiosi erano stati vietati. Dall anno 1991 sono state riconosciute ufficialmente, dopo 30 anni di negazione e proibizione, i giorni di festività religiosa come Natale, Bajram, Pasqua cattolica e ortodossa. È tradizione, in Albania, che durante le festività principali ci siano frequenti scambi di visite tra parenti e amici, momenti dove le famiglie si riuniscono e la tavola si trasforma spesso in una grande tavolata dove si consumano cibi locali e si beve vino e rakia, l acquavite tanto preferita dagli albanesi. BAJRAM è la festa che segna la fine del Ramadan, il periodo in cui ogni musulmano deve seguire un rigido digiuno che dura un mese intero. È tradizione macellare un agnello e festeggiare fino a notte fonda, un momento in cui le persone gioiscono facendo, inoltre, un lavoro d autoriflessione. NATALE: si mangia pesce, noci e si beve vino. La maggior parte delle famiglie, specie in campagna macella un animale che, solitamente, è un maiale o un agnello. CAPODANNO: è la festa più sentita dagli albanesi. Le famiglie iniziano le preparazioni anche una settimana prima della vigilia, preparando dolci e acquistando cibi e bevande, che serviranno per la notte a cavallo tra l ultimo dell anno in corso e il primo di quello nuovo. Il capodanno recentemente è diventato più che mai una festa che riunisce le famiglie, le quali durante l anno devono fare i conti con la necessità dei propri membri di migrare per motivi economici. Il tacchino e la bakllava (dolce d origine turca) sono i due alimenti che accompagnano le tavolate imbandite. KURBAN BAJRAMI è il giorno in cui bisogna versare il sangue di un animale in segno di sacrificio e amore nei confronti di Allah. 12

PASQUA: in questo giorno si va in chiesa e si fa benedire con l acqua santa il pane fatto in casa e l aglio fresco. Si colorano le uova sode e i bambini fanno a gara nel romperle. Vince chi riesce a spaccarne di più. A fine giornata si fa il bilancio. FESTA DELL INSEGNANTE (7 MARZO): è un giorno festivo per le scuole. Si organizzano attività d aggregazione, escursioni in montagna e visite nelle case degli insegnanti, alle quali è tipico regalare delle violette. FESTA DELLA DONNA: si celebra in tutto il Paese. Un giorno in cui si ricordano e onorano le madri, le nonne, le sorelle e tutte le altre donne per i sacrifici e le fatiche che fanno per crescere i figli e contribuire nel mandare avanti le famiglie. 1 MAGGiO: una volta festa solenne, con parate militari e discorsi dei leader comunisti, attualmente viene poco celebrata, probabilmente perché è considerata ancora un ricordo del regime passato. Le scuole organizzano gite e escursioni. DITA E FLAMURIT DHE E ÇLIRIMIT: i giorni della bandiera che segnano sia l indipendenza dall impero ottomano (1912) sia quella della liberazione dall occupazione nazi-fascista (1944). Sono le giornate della patria. Le scuole, i veterani e i lavoratori organizzano visite nei musei e si porgono omaggi ai caduti della seconda guerra mondiale. IL SALUTO: pershendetje. COSA SI OFFRE ALL OSPITE Un vecchio detto locale dice: all ospite pane, sale e buon cuore. Nei secoli la popolazione ha attraversato periodi di crisi e carestie dove le famiglie spesso pativano la fame. Da qui il detto che vuole esprimere il senso dell ospitalità nonostante le situazioni molto difficili. Oggi ciò che viene offerto agli ospiti è l immancabile caffè turco, preparato con i chicchi di caffè tostati e macinati, questo viene poi fatto bollire nella gjesme, il pentolino ad hoc. C è poi la rakia, l acquavite, che si beve ad ogni ora della giornata. Se l ospite si ferma a pranzo o a cena gli si offrono piatti come meze, un misto tra ortaggi, carne e formaggi, da accompagnare con il vino o la rakia, le zuppe e i secondi piatti a base di carne e di verdure ripiene oppure di sfoglia ripiena di formaggio, di verdure e altro a seconda della stagione e della situazione economica della famiglia. L ospitalità è una tradizione che si tramanda da una generazione all altra. Qerasje è il termine in albanese che esprime questo momento. 13

IMMIGRAZIONE IN ITALIA Nel marzo del 1991, prima ancora della caduta del regime comunista, ha avuto luogo una massiccia migrazione verso le coste italiane. Per la prima volta, dopo un lungo auto-isolamento, la gente comune esce dai confini del proprio Paese in cerca di una vita migliore. Oggi in Italia, secondo fonti ufficiali, vivono almeno 250.000 albanesi, dato che non tiene conto di chi non è riuscito a legalizzare la sua presenza in Italia, con la legge sull immigrazione del 2002. La difficile transizione albanese ha prodotto una forte disoccupazione e malessere sociale. È per questo che tanta gente si è rivolta ai paesi vicini di casa, come Italia e Grecia, quest ultima ospita circa 450.000 cittadini albanesi, che cercano di assicurarsi un lavoro e una vita più decente. Possiamo affermare che l Albania è il Paese dei contrasti: tra Nord e Sud, tra realtà urbane e rurali, tra persone molto legate ai valori trasmessi dalle vecchie generazioni (come la generosità, la lealtà, il rispetto per le donne) e persone senza scrupolo che lucrano sulle difficoltà attuali. Il fenomeno migratorio albanese è accompagnato da anni dal traffico sia dei clandestini e della prostituzione, sia da quello degli stupefacenti, che hanno reso difficile la posizione e la reputazione dell immigrato albanese. L albanese spesso e volentieri viene etichettato come malvivente e gli vengono attribuiti pregiudizi e stereotipi. È questo, forse, uno dei motivo per cui in Italia, a differenza delle altre comunità straniere (ricordiamoci che quella albanese è tra le più numerose) quella shqipetar non si sente di doversi consolidare, creando dei legami forti tra famiglie, lavoratori e studenti che da anni vivono qui. Esperienze di discriminazione e d esclusione rendono infatti difficile l integrazione; spesso per i cittadini albanesi diventa un impresa affittare una casa o trovare un lavoro. Esiste una tendenza che favorisce il confondersi nella vita e nella società italiana, al punto di voler nascondere la propria identità a beneficio dell integrazione. Tante famiglie hanno deciso di stabilirsi in Italia definitivamente, molti albanesi che sono nel nostro Paese da tanti anni ormai, hanno ottenuto la cittadinanza italiana e tornano in patria solo in occasione di feste o ferie per trovare amici e parenti, specie durante l estate. Sul territorio sono presenti associazioni che promuovono iniziative e hanno per obiettivo l integrazione e lo scambio interculturale. Questo avviene principalmente nelle occasioni di feste ed incontri organizzati, per dare voce e sensibilizzare la convivenza e il dialogo interculturale, in manifestazioni che promuovono i diritti. Negli ultimi anni tanti giovani vengono in Italia per potersi formare presso le nostre università. In città come Roma, Milano, Bologna, Firenze e Torino 14

spesso detengono il primato per quantità di studenti stranieri iscritti presso le diverse università. MODELLI DI CRESCITA ED EDUCATIVI Durante il regime comunista alle donne, subito dopo il parto, era consigliato tornare al lavoro, quindi, i neonati venivano lasciati a casa accuditi dai figli più grandi. Per garantire la sicurezza del neonato veniva utilizzato un particolare tipo di culla, costruita artigianalmente in legno e abbellita con disegni folkloristici, la cui struttura evitava il ribaltamento. Questa tradizionale culla è utilizzata tutt oggi in alcuni villaggi di montagna, in particolar modo nel Nord del Paese, per consentire alle donne di dedicarsi al lavoro nei campi. Attualmente, si sta perdendo ciò che era un pilastro della crescita del neonato, vale a dire l allattamento da parte della madre. Prima solo chi non poteva allattare dava al bambino il latte in polvere o quello che si ricava dall allevamento degli animali, ora, invece, è una pratica molto diffusa. Nei primi mesi di vita il bambino dorme sempre vicino alla madre, che è pronta ad assisterlo in qualsiasi momento, l uomo, invece, partecipa poco alla crescita del neonato. Quest ultimo è da sempre considerato un compito e un abilità della donna, che l uomo non deve e non sa fare. Dopo i primi sei / sette mesi si inizia ad abituare il bambino ad un alimentazione più comune come yogurt, riso, zuppe di vari tipi. L intento è quello di abituarlo, al più presto, al modo di alimentarsi degli altri membri della famiglia. La madre del neonato viene spesso affiancata, ove è presente, dalla sorella più grande, che dal bambino è chiamata dada. Nelle campagne e nelle città piccole, dove la gente e l ambiente si conosce meglio, il bambino compiuti 4-5 anni viene lasciato giocare con i coetanei senza necessariamente la presenza di un adulto. Questo, ovviamente, espone a piccoli rischi, ma spesso aiuta il bambino ad affrontare i diversi problemi e a cercare la soluzione. L accompagnamento del bambino, da parte di entrambi i genitori, è indirizzato a creare l autonomia dello stesso. MODELLI DI CURA Tuttora si applica la medicina popolare per malattie conosciute e che anticamente erano curate con erbe e metodi tradizionali. Per il raffreddore, ad esempio, si usa bere tè caldissimo, mettere i piedi in un secchio d acqua bollente e coprirsi molto bene tanto da sudare. 15

Quest operazione si deve ripetere più volte. Per i reumatismi si deve bere la grappa di more, si frequentano le terme, oppure in spiaggia si copre tutto il corpo di sabbia. Per alcune fratture alle ossa si usa spalmare il punto fratturato con il tuorlo delle uova e si usano impacchi con la cipolla nel caso di traumi leggeri. Per molti religiosi di fede cattolica, tra i quali tanti malati, è consuetudine fare pellegrinaggi nei santuari, come quello di Laç, nella speranza di guarire e prevenire varie malattie. La medicina popolare viene applicata principalmente, per patologie semplici e per guarire i bambini dalle malattie non gravi, che non richiedono l intervento medico. Per quanto riguarda le piante, si usano erbe sia fresche, sia secche (es melagrano, tè di montagna) che hanno lo stesso risultato. In Albania crescono oltre 3.500 specie di piante, che rappresentano una buona parte della flora; di cui 350 sono piante medicinali ed aromatiche. Le prime farmacie sono apparse nel secolo XIX, fino allora era la medicina tradizionale a garantire la cura delle malattie, utilizzando le molte piante medicinali. La medicina tradizionale permetteva alle singole persone di essere protagonisti nella cura della propria salute e ogni famiglia si procurava le piante medicinali che gli servivano durante l anno per scopi curativi. La tradizione diffusa, sia nelle campagne che nelle città, è ancora oggi mantenuta viva ed è facile trovare, nelle case di tante famiglie, la camomilla, il tiglio, l aglio e la cipolla, l olio essenziale e molte altre piante, che vengono usate per curare le malattie del tratto respiratorio, digestivo e molte ferite. MODI E LUOGHI DI AGGREGAZIONE/SOCIALIZZAZIONE DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE I Rrugicat, ovvero le viuzze tra le case dei piccoli quartieri e i cortili dei condomini, sono i luoghi dove i bambini passano gran parte del tempo libero. I giochi sono quelli ereditati dalle generazioni precedenti. Essi si possono organizzare senza tanti mezzi, sono costruiti dai genitori o dal fratello maggiore e, spesso, dai bambini stessi. Si continua a giocare e costruire i giochi tradizionali nonostante i videogiochi dell ultima generazione. Negli ultimi anni tante organizzazioni non governative e missionarie, presenti nel paese, coinvolgono giovani italiani, francesi, tedeschi, ecc. nel contribuire a portare un altro modo di stare con i più piccoli, un modo più ravvicinato e meno autoritario, che offre la possibilità inoltre ai giovani volontari di conoscere il Paese. 16

MODELLI E STILI FAMILIARI RUOLO DEI GENITORI: la maggior parte delle famiglie oggi non manda i propri figli in istituzioni della prima infanzia, perché ad occuparsi dei bambini/e sono, sempre, le figure femminili. Questo è dovuto anche all alto tasso di disoccupazione, che colpisce molto le donne e che le costringe di conseguenza a stare a casa. Le nonne, spesso e volentieri, partecipano alla crescita del nipote, specie se abitano vicino. Attualmente le famiglie albanesi hanno rinunciato a fare tanti figli, come era uso e quasi obbligo una volta, per seguire l antica tradizione e il volere del regime, che perseguiva la crescita demografica. La disoccupazione, la difficile situazione economica e la pianificazione familiare applicata da pochi anni a questa parte ha fatto si che ci siano sempre più famiglie con due figli o al massimo tre. Nonostante ciò si hanno cambiamenti nei modi di educare i bambini, che mirano al miglioramento, anche se restano ancora comportamenti e atteggiamenti autoritari nei confronti del minore. È il padre ad assumere la responsabilità di accompagnare il bambino nel percorso che mira alla conoscenza dell ambiente circostante, dove il minore crescerà e diventerà adulto. VITA SOCIALE DELLA FAMIGLIA: dopo essersi sposati i coniugi almeno per i primi mesi, spesso, vivono presso la casa dei genitori del marito. Questa è un usanza nella maggioranza della popolazione, in particolar modo nelle campagne in modo tale da garantire una produttività maggiore e minor dispersione di risorse. Vivere sotto lo stesso tetto con la famiglia d origine limita notevolmente l autonomia e la facoltà di presa di decisione da parte della coppia ma tale rinuncia è finalizzata al raggiungimento di un tenore di vita adeguato sia per la giovane coppia che per la famiglia di origine. Recentemente si assiste ad una tendenza diffusa all emancipazione della coppia, rafforzata dal fenomeno della migrazione e dell apertura verso la mentalità occidentale. ATTRIBUZIONE DEL NOME E DEL COGNOME: alla nascita la famiglia pensa al nome del bambino. Talvolta il nome che il bambino porterà lo scelgono i genitori, ma spesso può essere suggerito da parenti o amici di famiglia. La scelta viene ufficializzata all ufficio dell anagrafe del comune dove la famiglia risiede, alla presenza di uno dei due genitori. Il neonato solitamente porta il cognome del padre. Se la coppia divorzia il bambino mantiene lo stesso cognome. ATTRIBUZIONE DELLA CITTADINANZA: un individuo può ottenere la cittadinanza albanese per nascita o per acquisizione. È legale la doppia cittadinanza ma dipende dagli accordi bilaterali, in Italia chi ottiene la cittadinanza per residenza non può mantenere quella albanese (DPR 362/94). FILIAZIONE NATURALE E RICONOSCIMENTO DEI FIGLI: il padre riconosce il proprio figlio attenendosi alla legislazione in vigore. In caso di divorzio il padre 17

è obbligato a contribuire alla crescita del bambino fino all età di 18 anni. In caso contrario viene penalizzato giuridicamente e moralmente. REGISTRAZIONE DEGLI ATTI DI NASCITA: il bambino viene registrato presso gli uffici dello Stato Civile dell anagrafe nel momento in cui la famiglia gli attribuisce il nome. Questo può AVVENIRE ANCHE TRE O QUATTRO GIORNI DOPO LA NASCITA. CONTRATTO DI MATRIMONIO: il riconoscimento legale della coppia avviene dopo che la stessa si è presentata presso l ufficio dello Stato Civile insieme a due testimoni, e dopo aver sottoscritto il certificato del matrimonio. La coppia può decidere di compiere questo passo prima o anche dopo la festa del matrimonio. Pochissime coppie si sposano presso le strutture religiose ad eccezione delle coppie di religione cattolica. DIRITTI DEI MINORI: l Albania è tra i paesi che hanno firmato la convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo. Si è lavorato in questi anni per abolire, o perlomeno diminuire, la violenza nei confronti dei bambini in famiglia e a scuola. Nel passato l uso della violenza era tollerata dallo Stato. Era dunque sottointeso che l adulto, che fosse genitore o educatore potesse usare la violenza verbale a fini pedagogici. Oggi il bambino è tutelato dalla legge e gode della protezione delle autorità e delle numerose organizzazioni che lavorano per far rispettare la convenzione, che il paese ha fortemente voluto riconoscere. Problemi come lo sfruttamento minorile per traffici illegali, lo spaccio di stupefacenti, quelli degli organi vitali, la compra-vendita di minori per la prostituzione rimangono delle ferite aperte per la società albanese, una vera e propria sfida per la giovane democrazia. DIRITTI DELLE DONNE: in Albania sono presenti tanti organismi nazionali ed internazionali che in continuazione monitorano la situazione e i diritti della donna sia rispetto alla legislazione, che in caso di abusi e mancanza di applicazione delle convenzioni internazionali che il paese riconosce e che ha ratificato. C è un contrasto forte per quanto riguarda la situazione e il ruolo che la società riserva alle donne, da una parte queste hanno avuto un ruolo importante durante la resistenza contro i fascisti e la ricostruzione del paese come il diritto del voto, il diritto di accesso allo studio e al lavoro, ma in certe realtà le donne continuano ad essere emarginate nella società. Esistono ancora dei preconcetti e pregiudizi nei confronti delle donne che rende difficile la loro partecipazione nella vita pubblica. Le organizzazioni che promuovono i diritti umani, i media e le istituzioni stesse sostengono e incoraggiano le donne a non sottomettersi all autorità maschile e a battersi per far riconoscere il loro ruolo nella società e far emergere la loro dignità femminile. DIVORZIO, SEPARAZIONE: il divorzio si ottiene dopo che la coppia si è presentata in tribunale e ha dichiarato di consentire tale atto, oppure ci sono motivi dimostrabili che l unione non può andare avanti. Il tribunale prende atto e dichiara in poco tempo il divorzio della coppia. I figli, solitamente, vengono affidati alla madre che per motivi prettamente 18

economici preferisce rientrare nella famiglia di origine e il padre ha il dovere di contribuire alla loro crescita ed educazione con un assegno mensile fino al raggiungimento della maggiore età o fino al termine degli studi. SISTEMI SCOLASTICI E MODELLI FORMATIVI Al termine della seconda guerra mondiale, l Albania figurava come uno dei Paesi europei maggiormente in ritardo nel sistema educativo. Circa il 90% della popolazione era analfabeta. Fra il 1945 e il 1990 è stato registrato un aumento massiccio delle iscrizioni a tutti i livelli scolastici, non accompagnato però da un miglioramento della qualità del sistema educativo. L eccessiva politicizzazione della scuola, il suo carattere totalitario, l inadeguatezza dei metodi di insegnamento, il formalismo e la burocrazia erano alcune delle caratteristiche del sistema educativo socialista albanese. Attualmente l istruzione pubblica è gratuita. Tuttavia, la spesa finanziaria stabilita per l educazione non è mai adeguata e il materiale di base è insufficiente. Le scuole private, laiche o confessionali, sono dette alternative e si differenziano da quelle pubbliche per il loro carattere specialistico. Alcune di queste sono integrate nel sistema pubblico. Negli ultimi due anni ci sono stati tentativi di riformare la scuola pubblica comparandola al sistema europeo. Insegnamento generale: corso di studi Durata Età prevista Superiori 4 anni dai 14 ai 18 anni Medie* 4 anni dai 10 ai 14 anni Elementari* 4 anni dai 6 ai 10 anni Materna 3 anni dai 3 ai 6 anni * Obbligo scolastico Fonte: Unesco, Rapport mondial sur l éducation SCUOLA DELL OBBLIGO: la scuola dell obbligo è costituita da un ciclo di otto classi, unificato da un punto di vista amministrativo e suddiviso in due livelli: elementari (classi I-IV) e medie (classi V-VIII). Alla fine dell ottavo anno è previsto un esame per il conseguimento della licenza dell obbligo. La riforma del 1990 ha esteso l educazione generale obbligatoria da otto a dieci anni, ma tale disposizione non è mai stata concretamente realizzata. Materna. Elementari. Medie/superiori. SCUOLA ELEMENTARE: Età prevista dai 6 ai 10 anni. Durata 4 anni. Numero di allievi per insegnante: 17. Insegnanti donne: 60%. 19

CALENDARIO: l anno scolastico è diviso in due semestri. Il primo ha inizio entro i primi 15 giorni di settembre e termina il 28 dicembre; il secondo comincia il 12 gennaio e si conclude il 31 maggio per le elementari, il 7 e il 14 giugno per le medie e le superiori. Nel secondo semestre si inseriscono due periodi di vacanza: dal 29 dicembre all 11 gennaio e dal 30 marzo al 5 aprile. Vengono rispettate le feste musulmane, ortodosse e cattoliche. Dalla prima alla quinta classe della scuola dell obbligo le settimane di insegnamento sono 35, dalla sesta all ottava 34. Le ore di scuola alla settimana sono 23 per la prima e la seconda classe, 25 per la terza, 27 per la quarta, 29 per la quinta, 30 per la sesta e 32 per la settima e l ottava. I giorni di frequenza settimanale sono 6, dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 12.00. Sono previsti attività pomeridiane di tipo curriculare e tempo libero per il gioco a scuola. Vengono assegnati compiti a casa. I piani di insegnamento inglobano un totale di 16 discipline. Alle elementari tutte le materie sono insegnate da un unico maestro, a partire dalla quinta le lezioni sono impartite da più insegnanti. La lingua d insegnamento è l albanese; in base alla costituzione, le minoranze nazionali hanno il diritto di studiare nella loro lingua madre. OBBLIGHI E DIVIETI: nel corso della scuola elementare (classi I-IV), le lingue straniere non sono materia di studio, anche se nelle città è stato avviato un programma sperimentale che prevede l introduzione dell inglese dalla seconda elementare. L inglese e il francese vengono introdotti in prima media. La riforma dell educazione del 1990 ha prodotto radicali cambiamenti nel programma della scuola generale e obbligatoria. Il tema dell educazione sociale è stato introdotto al posto dell educazione morale e politica. L allenamento militare e il lavoro fisico, così come lo studio del marxismo-leninismo, sono stati abbandonati e sostituiti da altre discipline sociali, come ad esempio educazione civica. VALUTAZIONE: la valutazione degli studenti è effettuata trimestralmente e individualmente. Nel primo anno delle elementari viene dato un voto in decimi complessivo, in quelli seguenti un giudizio per ogni materia. La promozione da un anno all altro si realizza in modo automatico, in base ai progressi annuali degli studenti ed è prevista la bocciatura. È necessario superare un esame alla fine della quarta elementare per accedere alla prima media. Alla fine delle medie, è previsto un esame scritto e orale di lingua e letteratura albanese e matematica. Ai ragazzi che lo superano è rilasciato un certificato, detto degli otto anni, che consente l accesso al pubblico impiego. La scuola è laica e al momento non è previsto l insegnamento della religione nella scuola dell obbligo. Le scuole superiori sono d indirizzo generale o professionale. Alla fine di 4 anni di studio è previsto l esame di maturità. Dopo la maturità si può accedere all università. Le prime Università 20