DOSSIER PM 10 IN VENETO UNA REGIONE IN ORDINE SPARSO



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NETO DOSSIER PM 10 IN NETO UNA REGIONE IN ORDINE SPARSO Sono 82 i Comuni veneti altamente inquinati dal Pm10. Alcuni sono già inseriti in fascia A, per altri ARPAV, sulla base di monitoraggi effettuati con laboratori mobili, ne richiede l inserimento. La fascia A è quella, secondo il Piano di risanamento dell Aria della regione Veneto, i cui l inquinamento è decisamente oltre i limiti di legge e in cui vanno presi provvedimenti, anche drastici, per riportarlo entro i limiti stabiliti dal DMA60/02. Legambiente i primi di agosto a questi Comuni indirizzò un questionario per conoscere i provvedimenti presi lo scorso autunno inverno ed i provvedimenti in preparazione per i mesi a venire. Ad oggi hanno risposto 55 Comuni, mentre 27 no. Vistosa, tra le non risposte, quella di Verona. Il quadro, che emerge dalle risposte dei Comuni al 26 settembre 2005 è così sintetizzabile: Comuni in ordine sparso, Regione assente. Si veda in ultima pagina la tabella riassuntiva di tutti i provvedimenti presi. COMUNI SEGALATI DA ARPAV E INTERPELLATI DA LEGAMBIENTE Belluno Feltre Pedavena Abano Terme Battaglia Terme Borgoricco Cadoneghe Camposampiero Cittadella Conselve Due Carrare Este Monselice Montegrotto Terme Noventa Padovana Padova Pernumia Piove di Sacco Ponte S. Nicolò Rubano S.Giorgio in Bosco S.Martino di Lupari Vigodarzere Villafranca Adria Castelnovo Bariano Melara Porto Tolle Porto Viro BL BL BL Rovigo Asolo Castelfranco Veneto Conegliano Gaiarine Godega di S.Urbano Mareno di Piave Mogliano Veneto Montebelluna Orsago S. Biagio di Callalta S.Fior S.Lucia di Piave S.Vendemiano Treviso Vazzola Vittorio Veneto Zero Branco Chioggia Dolo Jesolo Mestre/Venezia Mira Mirano Musile di Piave Noale Portogruaro Quarto d Altino 1

S.Donà di Piave Scorzè Spinea Altavilla Vicentina Arcugnano Arzignano Bassano del Grappa Costabissara Grisignano di Zocco Marano vicentino Montecchio Maggiore Schio Torri di Quartesolo Valdagno Vicenza Buttapietra Castel D azzano Lavagno Legnago Roverchiara S. Giovanni Lupatoto S.Giovanni Ilarione Sona Verona Vestenanova NON RISPONDONO Non hanno risposto: 28 Comuni * Cosa che oltre a dimostrare la scarsa trasparenza dei suddetti a parere di Legambiente rappresenta un comportamento omissivo e antigiuridico perchè il diritto all accesso ai dati ambientali ed ai provvedimenti amministrativi, da parte di cittadini e associazioni è garantito per legge. L unico capoluogo di Provincia a non rispondere è Verona, anche se, da notizie di stampa, si sa che abbia preso provvedimenti. Battaglia Terme Cadoneghe Conselve Due Carrare Monselice Montegrotto Terme Pernumia Rubano S.Giorgio in Bosco Mareno di Piave Orsago S. Fior Vazzola Vittorio Veneto Zero Branco Mira Mirano Noale Spinea Marano vicentino Montecchio Maggiore * Buttapietra Lavagno Roverchiara S. Giovanni Ilarione Sona Verona Vestenanova * In realtà a non rispondere sono 27 perché mentre stiamo chiudendo il dossier è arrivata al risposta di Montecchio, che per questioni di tempo non è possibile analizzare 2

MISURE DI LIMITAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE NON NE HANNO PRESE 17 Comuni non hanno preso nessun intervento concreto di limitazione della circolazione Borgoricco (), Villafranca (), Adria (), Gaiarine (), Altavilla Vicentina (), Arcugnano (), Bassano del Grappa (), Grisignano di Zocco (), Torri di Quartesolo (), Quarto d Altino (), Godega di Sant Urbano (), Pedavena (BL), Camposampiero (), S. Lucia di Piave (), S. Vendemiano (), Musile di Piave (), Costabissara () e di questi 9 non hanno messo in cantiere interventi di alcun genere. HANNO PRESO PVDIMENTI POTENZIALMENTE UTILI Sono solo 9 i Comuni che hanno scelto la combinazione delle misure più efficace: domeniche ecologiche + targhe alterne e blocco delle no kat e vecchi diesel. Si tratta di: Belluno, Noventa Padovana, Padova, Vigodarzere (), Mogliano Veneto, Treviso, Mestre (Ve), Musile di Piave. COMUNE TARGHE ALTERNE BLOCCO NON DOMENICHE CATALIZZATE ECOLOGICHE Padova 22 22 4 Mestre Venezia 20 20 2 Belluno 19 19 2 Mogliano Veneto 16 16 1 Treviso 15 14 2 Ponte San Nicolò 8 19 3 Vigodarzere 5 19 2 Noventa Padovana 7 7 3 Portogruaro 4 4 1 23 Comuni hanno effettuato Domeniche Ecologiche o blocchi del traffico In realtà di questi ben 15 comuni ne hanno fatto solo due o addirittura 1. Anche nei rari casi a cui si arriva ad un numero maggiore di Domeniche Ecologiche, come Rovigo con 6, Feltre con 5, Padova, Conegliano con 4, Abano Terme, Este e Noventa Padovana con 3, il territorio interessato dal blocco totale della circolazione è risultato irrisorio, trattandosi di un provvedimento riguardante quasi sempre i soli centri storici. Spicca positivamente Padova dove tre domeniche ecologiche su 4 hanno interessato tutto il territorio Comunale all interno delle tangenziali. Anche i 4 giorni di blocco totale effettuati a Vicenza da venerdì 4 a lunedì 7 febbraio hanno riguardato solo il centro storico. 12 comuni hanno predisposto due giorni di circolazione a Targhe Alterne, alla settimana, nella maggioranza dei casi contemporaneamente al Divieto di circolazione per le auto non catalizzate ed i vecchi diesel. Di questi in 6 comuni le targhe alterne non hanno superato le 7 settimane: Noventa Padovana 7 settimane, Chioggia () e Jesolo (), Vigodarzere () 5 settimane, Portogruaro e San Donà di Piave () 4 settimane. In tutti pletorico il numero delle deroghe e delle categorie esentate. Il periodo più lungo va ad appannaggio di Padova con 3

22 settimane, seguita da Mestre con 20 settimane, Belluno con 19, Mogliano Veneto con 16, Treviso con e Ponte San Nicolò con 8 settimane. Numero settimane di limitazioni del traffico (2 giorni alla settimana) TARGHE BLOCCO NON COMUNE ALTERNE CATALIZZATE Padova 22 22 Mestre Venezia 20 20 Belluno 19 19 Mogliano Veneto 16 16 Treviso 15 14 Ponte San Nicolò 8 19 Vigodarzere 5 19 Noventa Padovana 7 7 Chioggia 5 5 Jesolo 5 5 S. Donà di Piave 4 4 Portogruaro 4 4 6 hanno ampliato o istituito piccole delle Zone a Traffico Limitato nella maggioranza dei casi non permanenti. PVDIMENTI POCO EFFICACI, O DI FACCIATA, O ADDIRITTURA INUTILI 18 Comuni hanno deliberato il Bollino Blu, cosa che fa sospettare che non l avessero mai fatto prima Provvedimento, per altro, non utile per il Pm10, perché le polveri fini non sono tra le sostanza analizzate per ottenere il bollino. Per 7 di questi Comuni questo rimane l unico intervento diretto espressamente a limitare le emissioni del traffico: si tratta di Merlara, Porto Tolle, Porto Viro, Legnago, Castel d Azzano, Dolo, Castelnovo Bariano. Altri 12 comuni persistono con un altro intervento notoriamente inefficace (Cfr. ARPA Lombardia), se pur dispendioso, come il lavaggio delle strade. 3 Comuni, di targhe alterne non hanno voluto sentir parlare optando per un provvedimento puramente di facciata, quanto inefficace: quello del divieto di circolazione delle auto non catalizzate. Scelta che riguarda due Capoluoghi come Vicenza e Rovigo (due giorni per 16 settimane il primo e 14 il secondo). 4

INTERNTI STRUTTURALI Una manciata di incentivi per acquistare bici elettriche o per il passaggio a metano o gpl, e un qualche intervento per la riconversione degli impianti di riscaldamento di edifici pubblici da gasolio a metano completano il quadro. In particolare: 16 Comuni hanno iniziato a sostituire gli impianti termici pubblici a gasolio con quelli a metano: Feltre, Pedavena, Abano Terme (geotermico), Cittadella, Camposampiero, Este, S. Martino di Lupari, Rovigo, Castelfranco Veneto, Conegliano, Godega di S. Urbano, Mogliano, S. Vendemiano, Treviso, Schio, Padova 12 hanno redatto dei Piani di Azione/Piani di Tutela e Risanamento Atmosfera; 10 hanno promosso incentivi per sostituire impianto a benzina con impianto a gas, comperare bici a pedalata assistita,etc 9 hanno attuato iniziative per promuovere la mobilità sostenibile; 2 hanno intrapreso l iter delle certificazioni Ambientali. E PER FINIRE ELETTENCEFALOGRAMMA PIATTO 9 Comuni dichiarano di non aver preso e di non aver previsto provvedimenti. Villafranca Arcugnano Adria Costabissara Gaiarine Grisignano di Zocco Quarto d Altino Torre di Quartesolo Altavilla Vicentina MISURE PRESTE PER IL PSSIMO AUTUNNO INRNO Per lo più i provvedimenti da intraprendere per l autunno/inverno 2005 devono ancira essere discussi e approvati ai Tavoli Tecnici Zonali delle singole Province. Ma almeno a livello di intenzione dai comuni che hanno risposto sono previsti 13 Bollini Blu 1 Targhe Alterne 4 Domeniche ecologiche 3 Zone A Traffico Limitato 10 Nuove iniziative per il miglioramento della mobilità 5 Incentivi per mezzi di trasporto a minore impatto ambientale 5 Passaggi agli impianti termici a metano IL QUAD CHE EMERGE Insomma emerge un quadro di provvedimenti disorganici, frammentari. Poco efficaci perché viziati in partenza da quattro grandi fattori limitanti. 1) Disomogeneità dei provvedimenti 2) Limitatezza territoriale. tutti concordano sull estrema ubiquitarietà del Pm10. Più vanno avanti le campagne di monitoraggio dell ARPAV e più emerge la realtà di una Pianura veneta omogeneamente inquinate dalle micropolveri dal Polesine al feltrino. I provvedimenti di limitazione del traffico, che continua ad essere la principale fonte diretta 5

(emissioni) e indiretta (risollevamento) delle micropolveri devono essere presi su aree territoriali vaste. Altro che centri storici, qui servono limitazioni del traffico con dimensionamenti provinciali e regionali. 3) Limitatezza temporale. Le misure di limitazioni del traffico debbono essere contemporanee e ed avere la medesima durata del tempo. 4) Limitatezza delle risorse economiche. Regione e governo non finanziano gli interventi strutturali (trasporto collettivo urbano ed extraurbano, piattaforme logisitiche per le merci, riconversione verso l uso di energie rinnovabili ). Dalle risposte dei Comuni emerge un quadro di interventi non razionale la cui responsabilità prima si deve alla Regione Veneto che non ha voluto dare indicazioni precise e finanziamenti adeguati a Comuni e province per la lotta all inquinamento. Una Regione che il 21 dicembre scorso ha varato una legge antismog pilatesca e che per i mesi successivi ha visto l allora Assessore regionale all ambiente Chisso continuare a ripetere arrangiatevi. Ne emerge un quadro regionale disarmante, una situazione irrazionale che non può e non deve ripetersi anche quest anno. Il ruolo di direzione e coordinamento della Regione è decisivo. Proporre soluzioni al ribasso e lasciare a comuni e province le decisioni da prendere finirebbe per perpetuare anche quest anno la situazione caotica dello scorso inverno. LE PPOSTE DI LEGAMBIENTE LA DIMENSIONE DELL AZIONE E fuor di dubbio che il problema dell inquinamento atmosferico, soprattutto quello dovuto al Particolato, si risolve con un coordinamento di azioni e politiche su area vasta, che deve arrivare ad abbracciare la pianura padana, passando per un coordinamento interregionale. Il problema in realtà è nazionale, come ha più volte rilevato l ANCI, l associazione dei Comuni Italiani, stimando una necessità economica di 500 milioni di euro all anno per molti anni per intervenire non solo e non tanto sul versante degli incentivi, ma soprattutto su quello del trasporto di massa di cose e persone. In questo associandosi all Anci, Legambiente chiede da tempo una legge obiettivo nazionale per il rilancio di un sistema di trasporto collettivo pulito. La centralità dell azione su area vasta, anche per quanto riguarda le misure contenitive od emergenziali risulta evidente se si considera che tutta la pianura veneta è sostanzialmente omogeneamente inquinata dal Pm10, con valori che si differenziano di pochi punti e con medie annue al di sopra del limite di legge. A fronte di questo non si può che registrare come largamente insufficiente il territorio in cui grazie alla c.d. carta Padova l inverno scorso sono stati presi provvedimenti di limitazione al traffico, per altro disomogenei tra loro. Un area ampia poco meno del 2% del territorio della pianura veneta. Una zonizzazione del tutto insufficiente (Piano regionale di Tutela dell atmosfera approvato il 21 dicembre scorso) ed una mancanza di iniziativa regionale sono la principale causa di questi comportamenti. Serve dunque un piano coordinato da adottarsi su scala più ampia possibile. COME FINANZIARE IL PIANO: CHI INQUINA PAGA. AD PRICING PER IL RILANCIO DEL TRASPORTO PUBBLICO. Pedaggio, road pricing, tariffazione della sosta. Comuni, consorzi di comuni, prvonicia e regione dovrebbero utilizzare la leva economica per disincentivare il traffico privato e, attraverso la creazione di uno specifico fondo comunale o comprensoriale, finanziare il potenziamento del trasporto pubblico e gli altri interventi anti inquinamento. Questa in sintesi la direzione da intraprendere, a fronte di una cronica mancanza di risorse degli enti locali, la riduzione dei trasferimenti dallo stato, la scarsità degli investimenti mirati, sia nazionali che regionali. 6

Troppe auto, servizio di trasporto pubblico poco efficiente, per di più ormai cronicamente in deficit. Un circolo vizioso: occorre una strategia che riesca a spostare passeggeri dall auto privata al mezzo pubblico. La leva economica può essere senz altro utile allo scopo per disincentivare l uso delle quattro ruote e contemporaneamente trovare nuovi canali di finanziamento del trasporto collettivo locale. Potrebbe essere attivato il road pricing seguendo il modello londinese 1. Altro intervento sulla stessa lunghezza d onda è una diversa politica di tariffazione della sosta. Naturalmente per motivi d efficacia e di equità la tariffazione dovrebbe essere diversificata ad esempio Sosta Non più tariffe uguali in tutte le aree tariffate, ma prezzi più alti dove c è più richiesta di posti auto e gratuità nei parcheggi di scambio periferici con il trasporto pubblico. L andamento della tariffa deve inoltre crescere parallelamente con la lunghezza della sosta: in altre parole se la prima ora di parcheggio costa, poniamo, un euro, la seconda deve costare di più. Un modo per non punire chi si sposta occasionalmente con l automobile e per scoraggiare invece chi lo fa sistematicamente. Accesso Scoraggiare con tariffe più alte i mezzi più inquinanti, mezzi pesanti diesel chi potrebbe utilizzare altre modalità di trasporto (mezzi pubblici o piattaforme logistiche per il trasporto merci) i mezzi impropri per il tessuto urbano (SUV fuoristrada) Fondo Il fondo così costituito, e integrato con finanziamenti ordinari e risorse provenienti da progetti Europei, andrebbe a finanziare il potenziamento e lo svecchiamento per il trasporto pubblico l aumento di parcheggi scambiatori il potenziamento delle piattaforme logistiche pulite per la distribuzione merci in città gli incentivi per il passaggio al metano e dei biocombustibili la diffussione dei filtri anti articolato UN ATTENZIONE PARTICOLARE AI DIESEL Un grande produttore di particolato La combustione nei motori diesel è il processo più importante nella produzione delle PM10 nei settori traffico e altre fonti mobili e la normativa, anche più recente, non produrrà variazioni significative nelle emissioni da questi settori prima di 10-12 anni. Nell'inventario delle emissioni nazionale messo a punto dall'apat, sono stimate le emissioni in atmosfera di vari inquinanti. Per le PM10 si tiene conto delle emissioni del motore (sia nella fase di avviamento che in quelle di corsa a regime) considerando tipologie di guida diversificate in urbano, extraurbano e autostradale. Oltre all'emissione dal motore con i gas esausti, sono considerate anche la produzione di particolato dovuta all'abrasione delle parti in movimento (freni, ruote, asfalto). Secondo questo inventario, l'attribuzione della produzione delle PM10, distinte per tipo di carburante, indica che globalmente 80% del particolato è dovuto al diesel. Considerando solo la circolazione urbana questa percentuale cala al 67%. Tale differenza è dovuta essenzialmente al minore peso, in ambito urbano, dei veicoli commerciali pesanti. Queste stime tuttavia non considerano la produzione di precursori del particolato secondario (NOx e SO2) che tuttavia essendo prodotti in misura maggiore da parte dei motori diesel nulla tolgono al primato negativo che i motori diesel ricoprono nella produzione delle PM10. 1 A Londra l introduzione di questo ticket di 5 sterline dal febbraio 2003 ha fatto calare il traffico del 20%, ha fatto crescere del 30% la velocità media del trasporto pubblico di superficie, ha portato un introito supplementare nelle casse dell amministrazione di 200 milioni di euro l anno da reinvestire nel trasporto pubblico. 7

Il filtro anti particolato (FAP) I filtri abbattono percentuali molto alte (>90%) delle particelle emesse e sono efficaci anche per le frazioni più fini. Il FAP (filtro anti particelle) consiste di un materiale ceramico microporoso che filtra i gas di scarico trattenendo le particelle carboniose con percentuali anche molto alte (90-99%) che rimangono adese alle pareti dei microcanali presenti nel filtro. Il filtro tende quindi a intasarsi e viene periodicamente rigenerato mediante l'ossidazione delle particelle catturate. Questa rigenerazione può essere ottenuta alzando la temperatura con l'iniezione di carburante nel filtro o con l'aggiunta di catalizzatori che promuovono questa ossidazione alle temperature dei gas di scarico. In ogni caso i filtri richiedono l'utilizzo di gasolio a basso contenuto di zolfo. L'efficienza di cattura del particolato può essere rilevante ed è efficace anche per le frazioni più fini ma talvolta viene aumentata la produzione di NOx per cui spesso sono richiesti apparati catalitici per la cattura e conversione degli ossidi di azoto. I provvedimenti che potrebbero essere adottati dalle strutture di governo locale, per ridurre l'inquinamento dalle polveri emesse dai diesel, sono: bonificare il parco macchine pubblico con l utilizzo di biocarburanti e filtri o metanizzazione richiedere mezzi diesel filtrati ai prestatori di servizi pubblici imporre filtri alle macchine nei cantieri aperti nelle città limitazione della circolazione dei veicoli diesel applicando il principio chi inquina paga I CARBURANTI Tra metano e biocombustibili Il passaggio al metano come combustibile da trazione è da molti anni auspicato da Legambiente, ma al contrario assistiamo alla progressiva diminuzione dei punti di rifornimento su tutto il territorio italiano. Su scala urbana il metano è il combustibile più pulito dopo l'idrogeno e rappresenta al momento la best available technology per l'abbattimento dei carichi inquinanti che, in particolare in ambito urbano, impattano sulla nostra salute. Il metano però immette in atmosfera gas climalteranti, che peseranno nel bilancio italiano del protocollo di kyoto. Se le cose rimarranno così Legambiente stima in 50 euro pro capite il costo annuale delle multe che verranno comminate al nostro paese in virtù del protocollo a partire dal 2008 anno in cui saranno effettive le sanzioni. Inoltre il metano non è affatto una fonte rinnovabile. Anzi, è una fonte tutt'altro che inesauribile. D altro lato esistono biocarburanti per i quali l'ecobilancio globale risulta favorevole. - Bioetanolo di origine agraria. - Alcoli prodotti da fermentazione di scarti di produzione agricoli, alimentari o industriali. - Carburanti oleosi (biodiesel) prodotti zone specialmente favorevoli RISCALDAMENTO Contro il Pm10 è utile metanizzare i riscaldamento domestico. metanizzare anche i grandi edifici pubblici, ma non possiamo nasconderci che l utilizzo del metano per il riscaldamento non risolve il problema del contributo di emissioni di gas serra. Andrebbe verificato se la riconversione degli edifici a metano possa anche prevedere, in un futuro l utilizzo di fonti rinnovabili come il biodiesel e il legno da foreste coltivate. Nel campo del riscaldamento il biodiesel ha facile applicazione nelle caldaie a gasolio. Se si considera infatti che le modifiche per l'applicazione del biodiesel sono minime, si rende evidente come questa sia una strada a cui guardare con attenzione. In particolare va considerata l'applicazione del biodiesel con le politiche di pianificazione territoriale della provincia e della regione e con le indicazioni programmatiche delle categorie economiche e dei sindacati agricoli. Integrazione energetica: nei condomini e nelle case, così come nel resto del nostro paese, i pannelli solari termici sono pressoché inesistenti. Questo si deve non solo alla scarsissima e a volte risibile incentivazione promossa dalle istituzioni in questo campo- E' necessaria una politica di agevolazione di queste pratiche che porti nel medio periodo ad un'incidenza effettiva sul consumo di carburanti, tale da contribuire in maniera fattiva all'abbattimento dell'inquinamento 8