REVISIONE DELLA SPESA PUBBLICA : NUOVI TAGLI PER I PUBBLICI DIPENDENTI? Dopo la inutile quanto strumentale polemica sui licenziamenti nel pubblico impiego, considerato che nel pubblico come nel privato è possibile licenziare sia per motivi disciplinari che economici e che tale aspetto non ha nulla a che fare con l articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ora quotidianamente gli organi di stampa ci danno i numeri dei prossimi tagli alla spesa pubblica, intendendoli come il numero dei pubblici dipendenti da licenziare. Allora, quando impropriamente si parlava di licenziamenti nel pubblico impiego legandoli all approvazione del decreto sul mercato del lavoro ed alla revisione dell articolo 18 della legge 300/70, che semplicemente riguarda la tutela legale a disposizione del dipendente in caso di licenziamento illegittimo, forse si intendeva altro e, volutamente, si sono mischiate le carte, in primo luogo da parte del Ministro Fornero. Per far quadrare i conti pubblici, che non tornano mai, occorre recuperare 6-7 miliardi entro la fine dell anno per scongiurare il nuovo e già programmato incremento dell IVA e, siccome la pressione fiscale ha già raggiunto un limite quasi insostenibile, bisogna rapidamente ridurre la spesa pubblica che, peraltro, continua a crescere grazie agli interessi che bisogna pagare sul debito pubblico. Ecco, allora, come aveva già previsto l ultimo provvedimento Tremonti (D.L. 138- /2011), che è necessario sottoporre la spesa pubblica a revisione ed eliminare gli sprechi (vedasi il D.L. 52/2012). Negli ultimi giorni, tuttavia, l eliminazione degli sprechi pare essere diventato il taglio lineare dei dipendenti pubblici, dando nuovamente spazio a quell equazione del tutto ideologica tra spreco pubblico e pubblico dipendente. Le misure che secondo gli organi di stampa dovrebbero essere assunte a breve dal Governo riguarderebbero la soppressione dei Monopoli di stato e dell Agenzia del territorio, licenziamenti nelle amministrazioni centrali compresi tra le 25.000 e 40.000 unità, accompagnati da prepensionamenti alla fine del periodo di disponibilità, a cui si dovrebbero aggiungere da 80 a 100 mila licenziamenti tra regioni ed enti locali. Più semplicemente si parla di tagli lineari del personale pari al 5% dell organico (con licenziamento di circa 150.000 persone), di riduzione del trattamento economico dei dirigenti e della spesa per i buoni pasto. Insomma chi più ne ha, più ne metta. Se le notizie che circolano avessero un fondamento, oltre a dichiarare immediatamento lo sciopero generale del pubblico impiego, legittimamente biognerebbe chiedersi che fine abbia fatto la lotta all evasione fiscale e, soprattutto, chi la con-
durrà in futuro (forse gli evasori?); quanti condoni è legittimo attendersi, visto che chi è preposto a controllare non serve, quale vera lotta agli spechi nella pubblica amministrazione s intenda perseguire al di là delle barzellette dell ultim ora, e, infine, se la politica dei licenziamenti facili e lineari sia davvero la strada maestra per la crescita. Siamo alla solita tititera : troppi dipendenti pubblici, troppi nullafacenti. Certo i problemi legati ad una distribuzione irrazionale e inefficiente del personale esistono (non solo a livello territoriale), se è vero come è vero che un solo ente, la Regione Sicilia ha più dipendenti della somma dei pubblici dipendenti di tutti gli enti locali, della sanità pubblica, dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici economici che lavorano in provincia di Bergamo. Questo non per essere antimeridionalisti, ma semplicemente per rispetto della realtà e perchè appaia evidente che continuare coi tagli lineari di Tremonti è una strada altrettanto impercorribile quanto quella dell aumento della pressione fiscale. Tuttavia se nella pubblica amministrazione esistono storture del genere il merito è di una classe politica incapace e di un esercito di maggiordomi che si ritengono dei managers. Se si guarda la realtà complessiva del Paese, però, le facili verità che riempiono le prime pagine dei giornali sfumano fino ad azzerarsi, per farlo basta leggere la deliberazione n. 13 delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, dello scorso mese di maggio, intitolata Relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico. Nella stessa deliberazione, oltre alla presa d atto del progressivo calo, anche in termini assoluti della spesa per il pubblico impiego in Italia, è possibile registrare anche l analisi comparata di tale spesa in rapporto all intera spesa pubblica, a quella relativa alle spese correnti ed al PIL dei principali paesi europei. Di seguito si riportano le tabelle più significative, il commento pare del tutto inutile considerato che i dati parlano da soli e forse rendono un po di giustizia a quei tanti dipendententi pubblici che non sono, come qualcuno ha voluto e vuole dipengere, inutili fannulloni. Bergamo, 23 giugno 2012 Per la FP-CGIL di Bergamo F.to Brumana Gian Marco
* Redditi da lavoro sono i redditi derivanti dal lavoro pubblico