Facilitare la comunicazione in classe

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Transcript:

Claudio Baraldi Facilitare la comunicazione in classe Suggerimenti dalla Metodologia della Narrazione e della Riflessione FrancoAngeli

Indice Introduzione...7 Convenzioni usate per le trascrizioni...9 1. La metodologia della Narrazione e della Riflessione 11 di Rosa Angela Caviglia e Roberto Peccenini 1. Che cos è la MNR, com è nata e come si è sviluppata 11 2. I destinatari della MNR 12 3. Gli interventi in classe..13 4. I materiali..16 5. La gestione degli interventi e la formazione 18 6. Risultati.19 2. La facilitazione in classe: teorie e metodi..21 1. La metodologia di analisi...21 2. Il contesto educativo 23 3. La facilitazione...27 4. La creazione di fiducia 33 5. L analisi della facilitazione.34 3. La promozione della partecipazione..40 1. L organizzazione fondamentale della facilitazione.40 2. L attivazione della facilitazione...41 3. Le formulazioni...43 4. L ascolto attivo 57 5. Le domande.63 6. La complessità della facilitazione...73 7. La restituzione come co-costruzione dei risultati 81 8. Il coordinamento del dialogo tra studenti 85 9. Sintesi e conclusioni... 95 4. La gestione dell autorità.97 1. Il perseguimento degli obiettivi.97 2. La formulazione di autorità epistemica...103 3. La formazione del processo comunicativo..107 4. La valutazione.116 5. Formulazioni come monologhi conclusivi..122 5. La gestione dei rischi.136 1. La gestione delle iniziative degli studenti...136 2. La facilitazione delle iniziative...136 3. La gestione dialogica dei conflitti...145 4. La gestione ambivalente delle iniziative.150 5. Il controllo dei rischi...155 6. L elusione dei conflitti 156 7. Sintesi e conclusioni 159 2

6. La narrazione dei rischi 161 1. La ricerca di risultati positivi...161 2. La narrazione dei rischi nelle relazioni...163 3. La narrazione dei rischi dell azione 181 4. Sintesi e conclusioni...187 7. Le buone pratiche di facilitazione 189 1. Che cos è una buona pratica..189 2. La forma dialogica di facilitazione..189 3. Problema di facilitazione dialogica.193 4. Il significato di una buona facilitazione 195 Riferimenti bibliografici.. 202 Il volume si propone come una riflessione sulla facilitazione in classi scolastiche e come uno strumento operativo, che consenta a operatori, studiosi e studenti di capire come si fa a facilitare la comunicazione in una classe scolastica. Il volume intende cioè spiegare le condizioni di efficacia degli interventi di facilitazione in classi scolastiche (o in gruppi di bambini o adolescenti). Questo obiettivo è perseguito a partire dall analisi del funzionamento della MNR. L analisi della MNR è adatta a questo obiettivo per tre motivi: 1) La ricchezza e la flessibilità della metodologia; 2) La mole di lavoro di facilitazione svolto da un gruppo di insegnanti, dotate di determinazione e attitudine alla ricerca e alla sperimentazione; 3) Il grande successo ottenuto nelle numerose scuole in cui è stata applicata. Questi fattori fanno delle MNR un fenomeno unico e importante nel mondo della scuola italiana, la cui analisi ha molto da dire sui modi in cui, in generale, è possibile attivare la facilitazione in classe. 3

Ci soffermeremo particolarmente sul capitolo secondo, nucleo del volume Capitolo II. La facilitazione in classe: teorie e metodi 1. La metodologia di analisi 1.1. Le azioni delle facilitatrici 1.1.1. Gerarchici, se un partecipante (ad es. l insegnante) ha diritto di prendere il turno diversi dagli altri (ad es. gli studenti); 1.1.2. Mediati da un moderatore,che distribuisce i turni agli altri partecipanti (ad es. coordinando un assemblea); 1.1.3. Misti, cioè in parte gerarchici e in parte mediati (ad es. nella mediazione dei conflitti). Ogni turno (ad es. una domanda) ha una propria configurazione che ne determina il significato nell interazione. 1.2. La sequenza in cui le azioni della facilitazione si alternano e intrecciano con le azioni degli studenti 1.2.1. Sequenza di domanda delle facilitatrice 1.2.2. Risposta degli studenti e feedback della facilitatrice 1.2.3. Le azioni si riferiscono le une alle altre: le risposte si riferiscono alle domande e i commenti alle risposte. 1.3. La facilitazione come sistema di comunicazioni 1.3.1. La facilitazione richiede sia azione, sia comprensione dell azione e dell informazione che l azione propone 1.3.2. La comprensione è fondamentale perché l azione abbia un significato sociale 1.3.3. Questa combinazione di azione, informazione e comprensione è definibile come comunicazione. 1.4. Le strutture dell interazione di facilitazione 1.4.1. Il ripetersi dell organizzazione di una sequenza di azioni: ad es. il ripetersi di sequenze del tipo domanda-risposta-feedback 1.4.2. Un esempio di struttura particolarmente importante nelle facilitazione: l autorità epistemica (è l autorità attribuita a un partecipante per quello che riguarda la conoscenza di fatti, eventi, concetti, relazioni). 1.4.3. L autorità epistemica definisce in che modo i diritti e le risposte di produzione della conoscenza sono distribuiti nell interazione. 1.5. I presupposti strutturali del sistema di facilitazione 1.5.1. Un sistema sociale (di comunicazioni) più ampio, in cui tali interazioni sono incluse; 1.5.2. L interazione è quindi basata anche sui presupposti strutturali o culturali che guidano questo sistema; 1.5.3. La facilitazione ha propri presupposti strutturali che vanno oltre la singola interazione. In sintesi, l analisi dell interazione di facilitazione riguarda quattro aspetti tra loro correlati: - Le configurazioni delle azioni (turni); -L organizzazione delle sequenze di azioni (l interazione come sistema di comunicazione); -La struttura dell interazione; -i presupposti strutturali che vanno oltre la singola interazione. 4

2. Il contesto educativo 2.1. Presupposti, strutturazione e organizzazione dell interazione educativa Il sistema educativo svolge la funzione di formare le personalità degli studenti: è da questa funzione che discendono i presupposti della comunicazione educativa e in particolare dell insegnamento. 2.2. Le trasformazioni dell educazione Il concetto di facilitazione è diventato popolare nel mondo della scuola grazie a Carl Rogers [1951, 1969] e al suo seguace Thomas Gordon [1998]. Rogers ha definito la sua proposta di educazione come centrata sulla persona. Rogers propone di: -Prestare attenzione alle persone degli studenti, mitigando cosi le richieste di prestazione di ruolo, -Sostituire l autovalutazione alla valutazione esterna, attenuando la normalità del controllo dell insegnante, -Facilitare la partecipazione critica degli studenti, attenuando la gerarchia di ruoli. 2.3. L agency degli studenti In una classe scolastica, l agency degli studenti può realizzarsi soltanto se è sostenuta dall insegnante: l azione di sostegno dell insegnante segnala aspettative di espressione personale (idee, esperienze, emozioni) degli studenti, espressione che non è sottoposta a valutazione o controllo. Si tratta di un sostegno che segnala appunto l importanza della facilitazione della comunicazione. 3. La Facilitazione 3.1. Funzione e presupposti della facilitazione: il facilitatore coordina l interazione tra i partecipanti (ad es. gli studenti), promuovendone l azione. 3.1.1. Coordinamento dell interazione 3.1.2. Une forma riflessiva di coordinamento: le azioni del facilitatore hanno la funzione di attirare, sostenere e incoraggiare, talvolta anche mettere in discussione, i processi comunicativi in atto. 3.1.3. Coordinamento riflessivo del dialogo,cioè di una specifica forma di comunicazione in cui si manifestano prospettive diverse, attraverso l ascolto. 3.1.4. Promozione del dialogo attraverso l empowerment dell agency dei partecipanti e la costruzione di nuove narrazioni delle relazioni tra i partecipanti e il loro contesto. 3.1.5. Facilitazione dialogica: il dialogo è insieme fondamento e prodotto della facilitazione come coordinamento riflessivo. 3.2. Facilitazione e narrazione 3.3. Facilitazione e riflessione 3.4. La programmazione della facilitazione 3.5. Ostacoli della facilitazione 4. La creazione di fiducia 5. L analisi della facilitazione 5.1. Le fasi dell incontro 5.2. La sequenza di incontri 5.3. I presupposti della programmazione 5.4. Le azioni 5.5. L emergere dei problemi 5.6. Che cosa analizzare 5