I trattati romano-cartaginesi



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I trattati romano-cartaginesi L esame dei trattati romano-cartaginesi è non solo di basilare importanza per comprendere le mutevoli relazioni intercorse fra due dei massimi protagonisti della storia mediterranea e cioè, all epoca, internazionale, ma ci consente altresì di inquadrare i diversi, complessi e mutevoli scacchieri sui quali le due potenze si sono confrontate, in un lungo periodo di tempo. I trattati di cui si ha notizia sono otto e coprono un arco temporale di 308 anni, dal 509 al 201 a.c. Mentre tra i primi due trattati trascorrono ben 161 anni, segno del sostanziale rispetto delle reciproche zone d influenza, l intervallo medio fra gli altri si abbassa a 25 anni, chiara dimostrazione di come l incontro abbia subito un accelerazione esponenziale e sia ormai divenuto scontro. In base ai rapporti di forza fra Roma e Cartagine, si possono distinguere due tipologie di trattati: mentre i primi tre sono il risultato di negoziati fra potenze che sono, se non paritetiche, quantomeno equilibrate, gli ultimi vedono Roma dettare condizioni da una posizione di netta supremazia, quale conseguenza delle vittorie nelle prime due guerre puniche, nonché nella guerra in Sardegna. Il quarto trattato è atipico, in quanto contingente in funzione anti-pirro. La presente analisi si basa su quanto narrato da Polibio (206-12 a.c.) nelle Storie, con l avvertenza che l alta datazione del primo trattato è tutt ora controversa, così come è dubitativo il numero dei primi trattati. Mentre non è da escludere la possibilità di qualche confusione, la narrazione di Polibio può però essere considerata altamente attendibile poiché basata sia su fonti dirette - i trattati erano conservati incisi su tavole di bronzo nell Erario degli Edili, vicino al tempio di Giove Capitolino, e quindi accessibili - sia su testimonianze di primaria importanza come, probabilmente, le memorie storiche degli Scipioni, importante famiglia a lungo direttamente legata alle vicende romano-cartaginesi. A riprova dell accesso a fonti dirette, lo stesso Polibio ci informa di aver stentatamente interpretato il primo trattato a causa del latino arcaico in cui era redatto. Ricordiamo inoltre che Polibio era educatore di Publio Cornelio Scipione Emiliano ed intimo della famiglia. Il terzo trattato, di cui dà notizia Filino, non è riportato da Polibio. I trattato Il primo trattato, significativamente datato al 509, anno di nascita della Repubblica romana, riprende probabilmente un preesistente trattato fra Cartagine e la città-stato di Roma sotto la monarchia dei Tarquini, considerata allora di fatto città etrusca. Cartagine, tradizionale alleata degli Etruschi in funzione antigreca, doveva avere trattati similari con altre città-stato etrusche. In questa ottica, l alta datazione è giustificata. All alba della Repubblica, Roma è coinvolta nelle complessa lotta per la supremazia nel Lazio tra città etrusche, greche e latine. Da parte sua, Cartagine, anche in alleanza con città etrusche, è impegnata in operazioni di contenimento dell espansione greca nel Mediterraneo occidentale. La parte più significativa del trattato è quella relativa ai divieti per Roma di navigare in Africa e per Cartagine di attaccare città del Lazio e segnatamente quelle poste sul confine marittimo: Ardea, Anzio, Laurento, Circei e Terracina.

In questo momento storico, entrambe le città hanno interesse a cristallizzare lo status-quo delle loro relazioni, proteggendo la propria sfera d influenza. Di fatto, ciascuna rinuncia ad una politica di aggressione nei confronti dell altra, politica che d altronde non erano in grado di perseguire. Va sottolineato quanto sia importante, nel particolare delicato momento politico attraversato dalla neonata Repubblica romana, l aver ottenuto il riconoscimento, ed il rispetto, da parte di una delle maggiori potenze internazionali dell epoca. II trattato Il secondo trattato del 38 è un rinnovo peggiorativo per Roma che, impegnata contro Etruschi, Ernici, Volsci, Latini e Greci - è solo di un anno prima l attacco siracusano alle coste del Lazio, in probabile sincronia con una incursione gallica - si prepara a lottare contro i Sanniti che stanno scendendo in Campania. Cartagine, da parte sua, è sempre in contrasto con i Greci, particolarmente contro i Siracusani, e fronteggia anche un aggressiva politica etrusca nel Tirreno. Roma, pur ottenendo la riconferma della sua posizione egemonica nel Lazio, rinuncia a navigare nella parte occidentale dell Iberia e al diritto di commercio, nonché di fondare città, in Sardegna e Africa. E significativo il fatto che Cartagine sia al corrente del sistema romano di appropriazione dei territori, lo tema e voglia garantirsi: il rinnovo del trattato è stato forse provocato dal tentativo romano di fondare una colonia in Corsica, in alleanza con l etrusca Cere. III trattato Come detto, del terzo trattato del 306 si ha scarsa notizia da Filino. Roma è nel pieno delle guerre sannitiche e sta anche fronteggiando Galli, Etruschi e Umbri alleati dei Sanniti: inizia inoltre a focalizzare l attenzione sui complessi problemi delle città magnogreche, minacciate dalla politica espansionistica di Siracusa. Cartagine deve addirittura fronteggiare una puntata offensiva siracusana nel suo territorio in Africa. Con questo trattato, Roma rinuncia ad entrare in Sicilia e Cartagine ad entrare nella penisola. Entrambe hanno garanzia di non dover trovarsi a fronteggiare, in tempi già difficili per loro, un nemico in più. IV trattato Come detto, il quarto trattato del 279 è contingente, in funzione anti-pirro. Viene inserita una clausola di mutuo soccorso, nel momento in cui Roma sta intavolando trattative di pace con Pirro, che non avranno buon fine. Da parte sua, Cartagine teme di essere aggredita dal re, in alleanza con i siracusani, in Sicilia: cosa che puntualmente avviene. La clausola non ha comunque pratica applicazione in quanto entrambe le potenze risolvono il caso con le loro proprie forze e capacità, costringendo alla fine il re epirota a tornare in Oriente. Come detto nell introduzione, gli ultimi quattro trattati, salvo il VII, sono relativi alle condizioni di pace imposte da Roma, uscita vincitrice dai confronti armati contro la sua ormai diretta e principale nemica.

V trattato Nel 21, dopo 23 anni di guerra, con la vittoria di Roma ha termine la prima guerra punica, dichiarata nel 26 a sostegno dei Mamertini di Messina. Il comportamento dei romani è ambiguo sul piano formale ed ha fornito, già in antico, ampia materia di discussione circa la responsabilità di Roma. Roma impone a Cartagine dure condizioni di pace. Le iniziali condizioni concordate dal console Catulo sono addirittura respinta dai Comizi che, previo invio di 10 commissari senatori per un prosieguo di trattativa, approvano infine condizioni più onerose per Cartagine: ritiro dalla Sicilia e dalle isole fra Sicilia e Italia, restituzione dei prigionieri romani senza riscatto, pagamento a titolo di indennità di guerra di 1000 talenti euboici subito e ulteriori 2200 in 10 anni. Ciascun Stato dà inoltre garanzie di sicurezza per i rispettivi alleati. VI trattato Nel 237, i romani intervengono in Sardegna, chiamati dai mercenari cartaginesi in rivolta. A Cartagine vengono imposte ulteriori dure condizioni: abbandono della Sardegna stessa e della Corsica nonché pagamento di ulteriori 1200 talenti. Sia il pretendere il rispetto, da parte di Roma, della clausola del trattato precedente che imponeva a Cartagine l abbandono delle isole fra Sicilia e Italia, così come il considerare atto ostile il preparativo di guerra cartaginese contro i mercenari, appaiono abbastanza pretestuosi. Di fatto, sono condizioni di pace imposte di prepotenza per una guerra non combattuta, in un momento di estrema debolezza cartaginese. VII trattato Nel 226, con il settimo trattato, viene fissato il fiume Ebro quale limite all espansionismo armato cartaginese in Iberia. Il trattato lascia ampia zona d ombra. Ad esempio, la città di Sagunto, alleata di Roma e futuro casus belli, è in zona d influenza cartaginese. Con questo trattato, i romani si garantiscono da un eventuale unione delle forze cartaginesi con i Galli, allora minacciosamente in movimento, e possono così muoversi liberamente contro i Galli stessi in pianura padana e contro gli Illiri. VIII trattato Nel 201, dopo 17 anni di guerra, ha termine la seconda guerra punica dichiarata da Roma nel 218 a causa della presa di Sagunto da parte di Cartagine, la quale avrebbe violato, secondo l interpretazione romana, il trattato del 21 nella clausola ciascun Stato dà garanzie di sicurezza per i rispettivi alleati. Roma propone durissime condizioni di pace. Lo stesso Annibale, conscio della situazione disperata nella quale si trova dopo la battaglia di Zama, costringe praticamente i propri riluttanti concittadini ad accettarle. Le pesanti clausole del trattato del 201, precludono a Cartagine il ruolo di potenza mediterranea: proibizione di far guerra, neppure in Africa, senza il beneplacito di Roma, consegna di tutti gli elefanti, tutte le navi salvo 10, rilascio di tutti i prigionieri, consegna di 100 ostaggi e pagamento a titolo di indennità di guerra di 10000 talenti pagabili in 50 anni,

Epilogo Cinquantacinque anni dopo, nel 16, Cartagine, attaccata dai Romani tre anni prima a causa della guerra dichiarata dai cartaginesi a Massinissa, re di Numidia, in violazione formale dell ultimo trattato del 201, viene presa, saccheggiata e rasa al suolo da Publio Cornelio Scipione Emiliano. Gli abitanti sono ridotti in schiavitù e il luogo dichiarato maledetto: sulle rovine viene passato l aratro e nei solchi cosparso il sale. Cartagine non esiste più. Genova, 11 Novembre 2009 Autore: Almiro Ramberti almiro@hotmail.it