IL SIMBOLISMO (Poetica dello smarrimento e dell incertezza) di Sara Marziali La poesia dell inesauribile nulla Il simbolismo è la poetica del movimento decadente, il DECADENTISMO, e si sviluppa a partire dalla seconda metà dell 800 fino alla catastrofe della prima guerra mondiale. Nasce in Francia come atto di sfiducia nella ragione e più in particolare, come atto di sfiducia nei metodi positivi di conoscenza e di indagine del reale elaborati dalla scienza. L uomo, nella sua componente dicotomica di corpo e spirito non poteva essere ridotto a mero fenomeno di laboratorio e analizzato sotto la lente del microscopio come qualsiasi altro organo del corpo umano (cuore, polmoni, cervello ). La realtà appare molto più complessa, stratificata, misteriosa, anzi la realtà vera non è quella che si vede ma quella che si cela dietro le apparenze e va indagata oltre i fenomeni percepiti dai sensi e rielaborati dall intelletto. Un profondo senso di mistero avvolge la natura e l uomo ei loro comuni destini. Gli scrittori naturalisti, discepoli del Positivismo, pretendevano, ad esempio, di ridurre i processi psicologici e sociologici a schemi sommari costituiti da pochi fattori (la race, le lieu, le milieu). La nuova generazione dei poeti maledetti concepisce e descrive l interiorità come un abisso misterioso e insondabile che può essere penetrato soltanto attraverso l intuizione, l acuta sensibilità o le doti divinatrici che solo l artista possiede. Lettera del veggente A. Rimbaud. (1871) Il poeta è quindi mago e stregone, incantatore e filosofo, capace di scoprire i significati misteriosi posti al di là del mondo dei fenomeni, in grado di cogliere non soltanto l essenza unitaria del reale ma di farsi ladro di fuoco come Prometeo e di svelarla agli altri esseri umani.
Il poeta è un anima singola che, gradatamente, si perde nell anima universale e so un dérèglement (disordine) di tutti i sensi approda ad una nuova lingua. Questa sarà la lingua dell anima per l anima, riassumerà tutto: profumi, suoni, colori; pensiero che uncina il pensiero e che tira.. La natura è un tempio e l uomo passa lì tra foreste di simboli..
In Italia, il massimo esponente del Simbolismo è Giovanni Pascoli (1855-1912).
Dal saggio Il fanciullino ricaviamo il manifesto della sua poetica. Il poeta coincide con il fanciullo che è in ognuno di noi ma mentre noi cresciamo, egli resta piccolo e solo poche persone sono in grado di ascoltare ancora la sua voce. Poeta è solo chi sa ascoltare il fanciullino che è in lui, che si fa guidare a vedere cose e ad udire voci a cui di solito non badiamo. Affermare ciò equivale a porre con forza il carattere alogico, misterioso e primitivo della poesia. Il poeta è l Adamo che mette il nome alle cose, le ri-nomina, le mette in relazione, le unisce, le separa, ne scopre di nuove. Il poeta-fanciullo vede e ode, registra le impressioni visive e uditive che la natura suscita nella sua sensibilità, si mette in ascolto per scoprire il senso recondito delle cose, le corrispondenze segrete, i palpiti che rivelano l anima del mondo e che la mettono in sintonia con l anima del poeta piagato dal dolore dell esistenza e dalla malvagità degli uomini. Contadino di animali che descrive con scrupolo da zoologo e da botanico ma va al di là delle loro apparenze: le cose, gli oggetti, gli animali, si caricano di valenze simboliche, dense di significato. Il nucleo di tutta la poesia pascoliana è dato da una drammatica rappresentazione simbolica: La natura si presenta come un Eden denso di mistero che talvolta, incute paura (il fanciullino ha paura del buio) Il mondo rurale è il luogo dove è possibile vivere in pace. La famiglia è il nido protettivo dove vengono coltivati gli affetti semplici e puri, le memorie dolci e il culto dei morti. Ma la natura, il mondo rurale e il nido sono minacciati e violati dal mondo degli uomini e dalla storia e portano lacerazioni, violenza e morte. Simboli della poetica pascoliana: il cerchio, il nido. La circolarità infinita di vita e morte.
Lo sfaldamento dell io, la poetica del correlato oggettivo. La rottura epistemologica che si verifica a cavallo dei due secoli ( 800 e 900) e nei primi anni del secolo breve lascia l uomo del novecento in uno stato di profonda crisi e di totale smarrimento. Il tempo diventa fulmineo e quindi troppo breve, dilatandosi e, paradossalmente, contraendosi su se stesso: lo spazio si riduce via via che gli spostamenti si fanno più rapidi e nel contempo si spalanca verso l infinito, sotto gli occhi perplessi dell homo machanicus. Le scienze esatte che avevano dato forma e certezza al pensiero positivista, con le nuove teorie fisico-matematiche, subiscono una profonda rivisitazione. Il tempo della fisica si sgretola davanti al tempo della coscienza. Il tempo può essere scomposto perché si presenta come durata, come un flusso continuo nel quale interagiscono tra loro le dimensione del passato, del presente e del futuro. In questo continuo fluire che è la coscienza, gli istanti non sono più misurabili, tutti uguali e separati ma si compenetrano e crescono sull esperienza del passato di cui conservano il senso. Viene meno con Einstein, la concezione di tempo assoluto. Il fisico tedesco, con la formula E=mc dimostrò che la massa dei corpi in movimento varia a seconda della velocità e per questa via giunse a formulare il principio di relatività del concetto di moto e di tempo. Il concetto di spazio e tempo (cronotopo) non è più inteso come un contenitore statico a tre dimensioni (lunghezza, larghezza, altezza) ma come un continuum quadridimensionale in cui tutti gli elementi variano rispetto al sistema di riferimento. Freud, con il suo libro L interpretazione dei sogni (1899), fonda una nuova scienza, la psicoanalisi o psicologia del profondo. Partendo dall analisi dei sogni e dallo studio dei fenomeni patologici dell isteria, egli scoprì uno strato del soggetto che non perviene alla coscienza, l inconscio, che è in grado di interferire, in vario modo, con la vita cosciente. La coscienza quindi, cessa di coincidere con la psiche anzi ne rappresenta solo la parte visibile come la punta di un iceberg: diventa centrale invece, la parte sommersa della quale l io non è consapevole e cioè l inconscio. Le conseguenze di tutte queste scoperte, fortemente innovative provocarono una vera e propria rivoluzione copernicana che si manifestò in ogni ambito artistico. In letteratura, la dissoluzione dell io spinse verso il tema del doppio, del sogno, dell apparenza e avviò l esplorazione verso un territorio posto oltre il visibile. I confini tra realtà e apparenza diventano incerti e difficili da decifrare; l oggettività delle cose e la dimensione dei fenomeni diventano rivelatrici di verità mai conosciute o dell assurdo dell esistenza e indicano come emblemi dell umana condizione, il deserto, l abisso, la pietra, la terra arsa e desolata. Montale accoglie nella sua poesia, specialmente negli Ossi di seppia elementi appartenenti al mondo naturale o innumerevoli oggetti materiali che diventano il correlativo oggettivo di una condizione ontologica universale. Lo sguardo del poeta si posa sulle cose e ne coglie la natura essenziale e astratta. Gli oggetti, da simbolo diventano emblemi, l equivalente di una emozione, di uno stato d animo proprio del poeta ma chi legge può concepirli come segni di una condizione che, emotivamente, lo coinvolge. Il primo di questi oggetti dal potente valore emblematico resta il titolo Ossi di seppia, dove gli ossi si caricano di un significato universale. Essi raffigurano la lotta delle cose e degli uomini con la natura che li riduce a scarti, a rottami, a parvenze scheletriche e larvali. Correlativi oggettivi : la muraglia, la terra arsa, il girasole, la margherita, la banderuola, il calcolo dei dadi.