SENECIO. Direttore Andrea Piccolo e Lorenzo Fort. Saggi, Enigmi, Apophoreta

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SENECIO Direttore Andrea Piccolo e Lorenzo Fort Saggi, Enigmi, Apophoreta

Senecio www.senecio.it direzione@senecio.it Napoli, 2018 La manipolazione e/o la riproduzione (totale o parziale) e/o la diffusione telematica di quest opera sono consentite a singoli o comunque a soggetti non costituiti come imprese di carattere editoriale, cinematografico o radio-televisivo.

Alle radici dell homo oeconomicus. In memoria di Mari antica città della Mesopotamia di Titti Zezza Quando pensiamo all Antichità classica ci vengono naturalmente alla mente la Grecia e Roma. Ma né civiltà greca, né civiltà romana possono essere comprese senza riandare, seppur in modo succinto, alle loro radici orientali. Così Umberto Eco nella sua introduzione al primo volume della collana storica da lui ideata e intitolato Le civiltà del Vicino Oriente. Per questo motivo desidero riandare con il pensiero ad uno dei primi grandi insediamenti urbani del Vicino Oriente Antico che attraverso la ricca documentazione offerta dai suoi archivi statali ci conferma, pur in un età assai remota, quella del Bronzo, la capacità da parte di quegli uomini di gestire le risorse economiche a disposizione sfruttando intelligentemente il proprio territorio, nonché l alto grado di organizzazione sociale da loro raggiunto. Mi riferisco alla città di Mari sorta nella media Mesopotamia, sulla sponda destra dell Eufrate, nel III millennio a.c. L occasione per parlarne mi viene data dalla notizia comparsa recentemente sulla stampa nazionale che segnalava l ennesima violenza perpetrata dai miliziani dell ISIS in ritirata al patrimonio archeologico siriano, vale a dire il tentativo di recuperare, attraverso lo scavo di trincee con l uso di dinamite, nelle fondamenta del suo Palazzo oggetti preziosi dal valore apotropaico presumibilmente ivi sotterrati e di cui, data la fama del suo antico splendore, si favoleggiava da tempo. Da quasi due secoli ormai, grazie alle scienze archeologiche, abbiamo avuto modo di avere un riscontro oggettivo a proposito del Vicino Oriente di vicende legate alla storia dell uomo che precedono di millenni la formazione delle nostre civiltà classiche. Qui antichissime popolazioni, intorno al nono millennio, grazie ad una serie di fattori tra cui la fertilità del suolo, in sostituzione del procacciamento del cibo attraverso la caccia, la pesca e la raccolta dei frutti spontanei, avevano dato avvio per la prima volta alla produzione di mezzi di sostentamento. Ciò era avvenuto attraverso l impiego di rudimentali tecnologie agricole e la domesticazione degli animali: un processo lento e graduale che coinvolse buona parte di quell area geografica, in particolare quella racchiusa tra il Tigri e l Eufrate, dove i primi gruppi sociali instaureranno anche una progressiva ripartizione delle attività umane. A partire dalla seconda metà del quarto millennio sarà la Mesopotamia meridionale in particolare ad essere pervasa da importanti innovazioni tecnologiche ed organizzative che si tradurranno in una sorta di rivoluzione urbana, da noi chiamata prima urbanizzazione superando la struttura arcaica del villaggio neolitico. Si era conseguito un successo nell acclimatare nel sud dell alluvio mesopotamico le colture sino ad allora sperimentate nelle regioni collinari e montane circostanti e, avendo aumentata la produttività

dei terreni con conseguente disponibilità di eccedenze alimentari grazie alle opere di imbrigliamento delle acque nella vasta e ricca pianura, nel cosiddetto Paese di Sumer si erano per questo verificate grandi concentrazioni di popolazione. Si era potuto così dar vita nei nuovi grandi agglomerati urbani ad organismi sociali complessi aventi come punto di riferimento due istituzioni, quella del Palazzo (potere politico) e quella del Tempio (potere religioso). L esempio più significativo ci viene dalla città di Uruk il cui alto grado di civiltà è testimoniato da documenti risalenti al IV millenio a.c. e il cui apogeo si ebbe attorno XXIV secolo a.c., soccombendo poi essa alla fine del III millennio per opera dei ripetuti attacchi venuti dai popoli vicini come Elamiti, Amorrei e Babilonesi. Ricordiamo allora quel poema che resta la più alta opera letteraria del Vicino Oriente antico e che ha come protagonista il favoloso Gilgamesh, per due terzi dio e per un terzo uomo, identificato da alcuni studiosi proprio come uno dei sovrani di Uruk realmente esistito e cantato da un poeta che in quell eroe vide il dramma del popolo sumero avviato al tramonto sotto la pressione degli Amorrei. Questi ultimi, che tanta parte avranno nella storia politica ed economica della Mesopotamia, erano gruppi nomadi provenienti dalle steppe occidentali dell Asia anteriore, dediti inizialmente alla pastorizia, ma nel tempo capaci di interfacciarsi e integrarsi con i popoli sedentari dediti invece all agricoltura. Nella parte più a nord della Mesopotamia, intorno alla metà del terzo millennio, avvenne invece la cosiddetta seconda urbanizzazione con la fioritura di altri nuclei urbani, tra cui spiccano Mari ed Ebla, che si richiamano esplicitamente ai modelli sumerici meridionali. Sappiamo che le città del sud della Mesopotamia erano caratterizzate da una fiorentissima economia di scambio che superava l area del Golfo. Preziosi ritrovamenti archeologici attestano la presenza di rapporti commerciali esistenti tra quelle e alcune regioni dell Asia come Arabia, Oman e la valle dell Indo, ma al tempo stesso da parte dei Sumeri un forte interesse commerciale era rivolto verso l alta Mesopotamia, via di transito obbligata per raggiungere a nord l Anatolia e ad ovest la costa mediterranea, fonti di approvvigionamento di materiali necessari o preziosi di cui essi erano sprovvisti, come minerali, metalli, legname e pietre da costruzione. L interesse a crearsi in queste direzioni una sicura via commerciale unitamente alla necessità di prevenire potenziali aggressioni da parte di popoli invasori quali potevano essere quelli seminomadi dediti alla pastorizia, largamente diffusi in tutta l area siriana e nord-mesopotamica, devono certamente aver esercitato una funzione di stimolo nella diffusione della cultura urbana in quelle regioni del nord dove si vedrà l impiego anche in centri minori di mura difensive. Mari, come ricordato, era situata presso il corso mediano dell Eufrate e costituiva la tappa più importante della via offerta dal fiume per raggiungere la Siria e l Anatolia: via obbligata che si incuneava insieme al Tigri tra le regioni semiaride dell est e le ampie distese desertiche dell ovest che impedivano in un caso e nell altro transiti più diretti. E come tale la città mantenne il suo ruolo 2

dall inizio sino alla sua definitiva distruzione ad opera di Hammurabi che a sua volta, come i Sumeri, dipendendo dalla medesima se ne volle infine liberare. Anche Ebla, nella Siria del nord, a circa 55 km da Aleppo, la cui struttura originaria è stata messa in luce grazie agli scavi di una missione archeologica italiana a partire dal 1964, si era sviluppata come centro urbano sullo stimolo della civiltà mesopotamica del periodo di Uruk fino a divenire un agglomerato urbano di grande rilievo intorno al 2400-2250 a.c. poiché controllava le strade per l approvvigionamento del legname dalla Siria e dei metalli dall Anatolia. Dotata di una struttura urbanistica a forma di cerchio circondato da mura con al centro l acropoli, ha costituito un importantissimo ritrovamento per lo studio di quest area geografica, come importantissima è stata l individuazione dei suoi archivi che conservavano migliaia di tavolette fittili incise con i segni della scrittura cuneiforme e costituenti testi di carattere religioso, amministrativo, letterario. Anche se rispetto ad Ebla l apparato documentario fornito dal Palazzo di Mari è meno ricco, tuttavia esso offre preziose informazioni di carattere commerciale relative all ultimo suo periodo di vita ed altre ne offre anche a proposito dei rapporti tra nomadi e sedentari, dal momento che si trovava sul confine tra le terre fertili ed arabili dell alluvio mesopotamico e il tavolato semiarido della Siria settentrionale, là dove i due gruppi etnici potevano venire a contatto. A questo proposito i documenti conservati nell archivio di Mari evidenziano una progressiva e positiva dal punto di vista economico integrazione dei due gruppi. La pastorizia nomade e l agricoltura sedentaria si legheranno infatti tra loro tramite un proficuo rapporto di interdipendenza che comporterà non solo lo scambio di beni materiali, ma anche rapporti più stretti di integrazione dei pastori nella vita urbana. Questi Amorrei saranno quel gruppo che vedrà in seguito alcuni dei suoi membri, attraverso la carriera militare, prendere addirittura il potere e creare delle dinastie. Anche l ultimo re di Mari, Zimri-Lim, come pure il grande Hammurabi che lo abbatterà, appartenevano entrambi a quei gruppi emergenti degli Amorrei che si erano infiltrati anche nella Bassa Mesopotamia e avevano preso il potere sui Sumeri. Hammurabi, grazie ad un abile politica di equilibrio, inizialmente aveva stretto con il sovrano di Mari un alleanza durata per più di un ventennio per poi attaccarlo. Avendo già sconfitto i Sumeri egli diventerà così sovrano dell Alta e Bassa Mesopotamia. La città di Mari al momento della sua distruzione occupava un area di 2,5 ettari e il suo Palazzo consisteva in una serie di ambienti numericamente superiori al centinaio dislocati attorno a delle corti interne. La sua immensa struttura era certo il prodotto di una serie di integrazioni ed ampliamenti avvenuti nel tempo, ma si rivelava rispondente pienamente al suo ruolo di grande complesso amministrativo, residenziale e rappresentativo che inglobava anche attività economiche e religiose centralizzate. La presenza di affreschi alle pareti testimonia la raffinatezza di alcuni suoi ambienti. A seguito degli scavi condotti a partire dal 1933 da un équipe archeologica francese guidata da A. 3

Parrot e al ritrovamento dell archivio del Palazzo con il suo apparato documentario risalente al tempo dell ultimo re abbiamo acquisito anche in questo caso importanti informazioni sulla Mesopotamia. Esso ci rivela una intricata rete di legami commerciali tra le città-stato della Mesopotamia settentrionale situate lungo il corso dei fiumi o vicino alla costa mediterranea e quelle del sud. Contabilità, commercio e scrittura erano strettamente legati tra loro e si può cogliere come l impiego di quest ultima fosse stato sollecitato quasi esclusivamente da esigenze di carattere amministrativo. Nel II millennio il medio corso dell Eufrate aveva acquisito una notevole importanza commerciale: da qui si snodava una via carovaniera che attraversava Tadmor, la futura Palmira di epoca classica; quindi venivano toccati altri insediamenti, per raggiungere infine la costa della Siria centrale e da lì la Palestina dove un altro importante nodo strategico, Tell el Mutesellim, la storica Megiddo, fungeva da tramite con il mercato egiziano. Mentre nella Bassa Mesopotamia andava quindi diminuendo il commercio nel Golfo Persico, che in passato era stato molto fiorente, l interesse economico delle città mesopotamiche si rivolgeva ormai più intensamente all area mediterranea. L immagine di Mari prima della sua distruzione è quella di una città opulenta dove il re e la regina, nella veste di rappresentanti degli dei sulla terra, si mostravano molto prodighi nell offrire immensi banchetti. Molti patti di carattere economico o transazioni finanziarie venivano ratificati nei banchetti caratterizzati da particolari cerimoniali legati al bere. Su numerosi sigilli o altri reperti archeologici ritrovati sono incise elaborate scene di banchetto dove sono sempre raffigurati commensali in atto di brindare con i calici in mano. Ma quale era la bevanda che questi contenevano? È ormai certo che la birra d orzo e il vino di datteri siano stati le bevande più apprezzate in Mesopotamia dal IV alla fine del I millennio a.c. La fabbricazione della birra ricavata dall orzo era controllata dallo Stato in quanto in competizione con la produzione di una delle farine necessarie alla alimentazione della popolazione. Nelle raffigurazioni di banchetti regali i commensali, oltre a portare alla bocca coppe e calici, vengono rappresentati mentre tengono in mano lunghi tubi inseriti in grandi orci. Tubi veri e propri, anche d oro e d argento, sono venuti alla luce durante gli scavi archeologici, mentre l esame attento delle raffigurazioni ha portato a ritenere che questi servissero da cannucce per succhiare la birra direttamente dall orcio. Essa poteva essere leggera, scura, ambrata, dolce, ed era la preferita, ma attraverso i simboli cuneiformi lasciati sulle tavolette si è potuto accertare che anche il vino di vite era gustato nella piana mesopotamica, benché quella pianta per ragioni climatiche (temperature molto elevate d estate e scarse piogge d inverno) non vi potesse essere coltivata, mentre il fondamento dell economia agricola restava quello incentrato sulle piantagioni di cereali e delle piante da dattero. Sappiamo dell origine indoeuropea della viticoltura, preceduta da una rudimentale vinificazione 4

dell uva selvatica che cresceva spontaneamente in loco. Il primo vino importato nella piana mesopotamica dovette essere trasportato via terra dai Monti Zagros dove sono state rinvenute tracce di vinificazione all interno di orci del periodo neolitico risalenti al VI millennio a.c. o via fiume per più di 600 chilometri partendo dall Alta Mesopotamia dove giungeva anche lì via terra, a dorso di mulo, dalle regioni montuose del Tauro orientale e del Caucaso. Anche Erodoto molti secoli dopo attesta l esistenza di un commercio del vino dalle sorgenti del Tigri e dell Eufrate sino alle porte di Babilonia, ma sono i testi in caratteri cuneiformi degli archivi di Mari che ci danno informazioni ancor più dettagliate del commercio vinicolo in quell area e in un preciso momento storico, quando la città-stato venne distrutta da Hammurabi. Sappiamo così che le varie città-stato erano amministrativamente autonome, ma avevano interesse ad elaborare norme commerciali condivisibili che potevano anche essere rafforzate da vincoli matrimoniali. Il sovrano di Aleppo, per esempio, era legato a quello di Mari proprio da uno di questi vincoli e sappiamo che a quest ultimo inviava in determinate occasioni un dono di 100 orci di vino, corrispondenti a 1000 nostre bottiglie. Sempre negli archivi di Mari figura anche una corrispondenza tra alcuni mercanti di vino dell Eufrate e i compratori di Mari. Emerge in questi documenti un sorprendente spirito d impresa e gli enormi profitti per chi, come i mercanti, trattavano non solo il prezzo del prodotto, ma anche il costo del trasporto che comportava l affitto delle imbarcazioni, i barcaioli e i pedaggi imposti lungo la rotta. Tra le tavolette alcune si riferiscono a circa 39 avvisi di pagamento emessi da un esattore di pedaggi dovuti per gran parte a spedizioni di vino. Spedizioni che avvenivano giovandosi di giare enormi, dalla capienza di 1000 litri e più, collocate su chiatte che scendevano lungo il fiume. Vino di vite, birra d orzo o vino di datteri erano in quell area geografica in cima alla classifica dei beni più raffinati sia per il re che per l uomo comune. Ma il vino era una merce troppo preziosa, perché molto costosa, per non essere di proprietà del re e della regina e per questo gli orci venivano sigillati e custoditi in cantine del Palazzo dalle porte anch esse sigillate. Sarebbero stati stappati e gustati al momento opportuno. Hammurabi mise fine alla gioia di vivere di quella corte, ai traffici commerciali e agli interessi economici di quella città-stato, al suo sontuoso Palazzo modello per molti, ma noi sappiamo che smania di potere nonché brama di ricchezze e ricerca di fonti di approvvigionamento armeranno ancora in futuro, più e più volte, la mano degli uomini contro i propri simili. Tuttavia, contro l ennesima profanazione del sito archeologico di Mari e la smemoratezza di chi è appiattito solo sul presente, oggi noi tentiamo di mantenere in vita la memoria di quella città. Le sue pietre antiche e il suo archivio narrano, sì, di antiche generazioni passate, ma, già preludendo agli intensi traffici commerciali che caratterizzeranno in futuro il Mare nostrum, ci svelano anche che i rapporti economici tra i popoli, così problematici oggi per la loro complessità che impegna su più fronti la nostra civiltà, hanno connotato sin dall inizio il vivere dell uomo. 5