Intervento direttore caritas diocesi di Terni Tavola rotonda Dall emergenza all accoglienza 16 nov 2011 Terni museo diocesano

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Intervento direttore caritas diocesi di Terni Tavola rotonda Dall emergenza all accoglienza 16 nov 2011 Terni museo diocesano Un primo grande ringraziamento ai relatori S.E. Prefetto Dott. Franco Gabrielli, On. Catiuscia Marini presidente della Regione Umbria e a Don Antonio Sciortino Direttore di Famiglia Cristiana che così cortesemente ave nel partecipare a questa tavola rotonda per aiutarci a capire meglio e mettere in campo le giuste azioni che consentano di non rimanere nell emergenza ma passare ad una accoglienza stabile capace di dare speranza al futuro delle persone ospitate. Ricordare l assenza di caritas italiana Un affettuoso ringraziamento al nostro Vescovo S.E. Mons Vincenzo Paglia che con forza e amore ci guida e ci sostiene Vorrei ringraziare ancora le Autorità presenti, il Vice Prefetto di Terni, i Sindaci,. (Questa mattina mi ha chiamato il Dott. Costa, Sindaco di Guardea che non potrà venire) per la sensibilità mostrata nel partecipare, i Vicari Diocesani Mons. Antonio Maniero, Mons. Piergiorgio e Mons. Francesco De Santis, Don Salvatore Ferdinandi primo direttore della nostra Caritas Diocesana e da molti anni impegnato in Caritas Italiana come responsabile della promozione della Carità (è proprio suo il libro pubblicato da pochissimo sui 40 anni della caritas e tutti voi che avete deciso di partecipare a questo momento importante per la nostra diocesi e il nostro territorio e ancora un saluto affettuoso a tutti i nostri ospiti accolti nelle diverse strutture diocesane e presenti qui. Prima di lasciare la parola per un breve saluto al presidente della provincia, ai Sindaci di Terni, Narni e Amelia coinvolti nell accoglienza vorrei spendere due parole per ricordare i 40 anni di Caritas Il 2 luglio 1971, esattamente 40 anni fa, il cardinale Antonio Poma, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, firmava il decreto di nascita della Caritas italiana, oggi guidata da monsignor Vittorio Nozza. L aveva voluta Paolo VI nello spirito del rinnovamento del Concilio, ma con una caratteristica particolare rispetto alle altre Caritas del mondo: non semplicemente un agenzia della solidarietà, ma anche stimolo alla Chiesa e ai cattolici per costruire una società più giusta e più accogliente. 40 anni di Caritas, un frutto importante del Concilio Vaticano II, un cammino che ha coinvolto tutte le Diocesi italiane compresa la nostra; un cammino che ha accresciuto la comprensione della Caritas intorno ad alcune convinzioni che il Concilio Vaticano II ha promosso: la concezione della Chiesa come comunione-comunità che si sviluppa attorno alle tre dimensioni dell annuncio della parola, della celebrazione dell Eucarestia e della testimonianza dell amore di Dio che dona agli uomini e alle donne; la visione di Chiesa come soggetto di pastorale, responsabile nel suo insieme di tutta la vita ecclesiale e quindi anche dell esercizio della carità; la riscoperta della cultura della carità sottolineando la sua valenza liberatoria e il suo legame con la giustizia e la pace: Non sia dato per carità ciò che deve essere dato per giustizia. Tutto questo ha impegnato e impegna la Caritas a sviluppare le sue tre grandi vocazioni: - la promozione di una cultura evangelica della carità che traduca in termini visibili e comunitari la carità di Gesù; - l inserimento della dimensione caritativa, nella pastorale della Chiesa locale; - l educazione comunitaria, secondo il metodo della pedagogia dei fatti, che impegna la comunità a partire dai problemi, dai fenomeni di povertà, dalle sofferenze delle persone, dalle lacerazioni presenti sul territorio, per costruire insieme a loro risposte di prossimità, di solidarietà e per allargare il costume della partecipazione e della corresponsabilità.

Su questo ha camminato la Caritas diocesana di Terni Narni e Amelia guidata e sostenuta dai suoi Vescovi, Mons Quadri, Mons Gualdrini e in questi ultimi 11 anni da Mons. Paglia. Grazie alle tante persone che si sono impegnate e grazie ai Direttori Don Salvatore e Bruno Andreoli che si sono succeduti insieme al Presidente dell Associazione di Volontariato San Martino Aldo Placidi nata per gestire le opere segna della caritas Diocesana si è arrivati ad oggi: Una realtà che continua a crescere e che cerca di fornire il suo servizio fedele alla missione che da 40 anni vive.

Tavola rotonda Dall emergenza all accoglienza Intervento di Oliviero Forti Caritas Italiana Terni 16 novembre 2011 Le note vicende che hanno interessato nel corso del 2011 tutto il bacino del Mediterraneo hanno contribuito ad alzare il livello di attenzione anche delle organizzazioni umanitarie che operano a tutela dei cittadini migranti e richiedenti asilo. In particolare la Caritas, organismo della Conferenza Episcopale Italiana, ha rafforzato la sua presenza a Lampedusa fin dal mese di febbraio, non solo attraverso un monitoraggio costante ma anche e soprattutto attraverso un supporto logistico che si è palesato con maggiore evidenza nel periodo della massima emergenza, quando circa 7.000 cittadini tunisini erano contemporaneamente presenti sull isola. Nei mesi seguenti l attività della Caritas Italiana è proseguita sui territori con l individuazione e la messa a disposizione da parte delle sue realtà diocesane di circa 3.000 posti in accoglienza che sono attualmente utilizzati per lo più i cittadini stranieri provenienti dalla Libia. Questa opera di accoglienza e tutela è stata accompagnata da una costante interlocuzione con le istituzioni nazionali. A partire dal mese di febbraio abbiamo avuto diversi incontri con il Ministro dell Interno Maroni per valutare congiuntamente le soluzioni da adottare, soprattutto sul fronte del riconoscimento di uno status giuridico alle persone che giungevano in Italia dal Nord Africa. Infatti non era chiaro se il governo intendeva considerarli irregolari o richiedenti asilo e per questo ci siamo trovati per diverse settimane in una situazione di empasse che abbiamo superato solo ad aprile con il riconoscimento di uno status temporaneo. Si è trattato di una scelta suggerita dalle organizzazioni umanitarie già a febbraio ma che per ragioni evidentemente politiche è tardata ad arrivare. Stessa cosa sta accadendo per i cittadini provenienti dalla Libia che, con un discutibile escamotage, sono stati dichiarati profughi. Il problema è che nella nostra legislazione non esiste lo status giuridico di profugo e, dunque, per evitare di considerarli irregolari, con la conseguenza di doverli rimpatriare coattivamente verso i propri paesi di origine, si è deciso di metterli in procedura per la richiesta dello status di rifugiato. L esito di questa scelta è sotto gli occhi di tutti: alto tasso di dinieghi da parte delle commissioni e caduta nell irregolarità di chi abbiamo accolto come profugo. In questa sede mi preme sottolineare come questa tipologia di scelte rischia di avere un grave impatto non solo sulla condizione giuridica delle persone ma anche sul sistema di accoglienza che, già messo sotto pressione per l impossibilità di assorbire un numero così elevato di arrivi, deve fare i conti con un futuro incerto, fatto di ricorsi e forte demotivazione dei cosiddetti profughi che vivono una sorta di realtà dissociata, propria di un paese che prima gli apre le porte e poi non adotta le misure necessarie per stabilizzarne la condizione giuridica. Anche su questo fronte stiamo cercando di promuovere verso le istituzioni un atteggiamento che conduca a delle scelte praticabili, almeno a normativa vigente, e dunque crediamo che l adozione di un permesso temporaneo anche per i cittadini giunti dalla Libia fino ad agosto 2011 sia l unica via di uscita e comunque la meno onerosa sia sul piano umano che economico. Durante questi 11 mesi di lavoro a supporto delle popolazioni provenienti dal Nord Africa, la Caritas Italiana ha sperimentato delle proficue collaborazioni con vari soggetti istituzionali fra cui certamente va ricordata la Protezione Civile e il Ministero del Lavoro. In quest ultimo caso si è potuto operare sul fronte dell accoglienza dei Minori Stranieri non Accompagnati che, numerosi, stanno trovando nelle nostre strutture una sistemazione temporanea. Anche in questo caso non mancano i problemi che sarebbe troppo lungo, però, affrontare in questa sede. Mi preme, invece, fare un passaggio sulla dimensione internazionale del nostro intervento. La possibilità di poter contare su una rete di Caritas nazionali presenti in tutti i paesi in cui si è vissuta 1

la cosiddetta primavera araba, ci ha permesso, oltre ad un monitoraggio costante, di implementare delle specifiche progettualità (vedi la presenza allo shusha camp sul confine tunisino-libico) oltre che di sostenere le Caritas di questi paesi anche nei momenti più difficili come nel caso dell evacuazione di cittadini sub sahariani da Tripoli. Mi avvio alla conclusione tracciando alcuni elementi di prospettiva: - Circa le persone in accoglienza in questo momento e con riferimento a coloro che potrebbero giungere a seguito di situazioni di crisi internazionale, è urgente condividere a livello europeo l implementazione di strumenti giuridici certi che possano garantire uno status definito alle persone accolte senza essere costretti a metterli in procedura per la richiesta d asilo (che poi non trova esito favorevole riversando sul territorio dei potenziali irregolari) o essere costretti ad intervenire con misure straordinarie. Crediamo, comunque, che sia sempre preferibile implementare politiche migratorie ispirate ad una presenza regolare in quanto favorevole sotto molti punti di vista, a partire dalla sicurezza. - A livello nazionale è quanto mai necessario avviare una riflessione urgente sul futuro del sistema di accoglienza. In Italia durante gli anni si sono sperimentati vari sistemi che, pur garantendo una risposta a migliaia di richiedenti asilo, oggi appaiono inadeguati soprattutto di fronte ad eventi eccezionali come la crisi nord africana. Si tratta, infatti, di sistemi che storicamente non si parlano fra di loro, spesso con spreco di risorse e inefficacia nei percorsi di inserimento e integrazione. Crediamo che le risposte messe in campo per superare le difficoltà legate agli arrivi dalla Libia siano un occasione per dotare l Italia finalmente di un sistema unico di accoglienza che sia capace di risposte adeguate per tutti coloro che richiedono asilo. - Il futuro della Libia è fitto di incognite e le recenti notizie circa un possibile rinnovo dell accordo italo - libico sulla gestione dei flussi, ci preoccupa molto. Già nel 2009 abbiamo a più riprese denunciato, insieme alle altre organizzazioni internazionali, la pratica dei respingimenti in mare di persone provenienti dalla Libia e dirette verso la sponda nord del Mediterraneo. L auspicio è che ciò non avvenga più. Inoltre chiederemo ai governi europei e agli Stati Uniti di monitorare sul rispetto dei diritti umani e quindi dei diritti dei migranti presenti in Libia. Giungono purtroppo notizie poco confortanti circa il trattamento dei migranti presenti in Libia anche da parte dell esercito di liberazione. - Nell ottica di un rafforzamento del lavoro nell area del Mediterraneo, Caritas Italiana promuoverà anche nel 2012 un incontro internazionale con le Caritas del Mediterraneo per confrontarsi sull esperienza della crisi nord africana e per aprire nuove piste di lavoro. In particolare il MigraMed sarà l occasione per fare un bilancio relativamente al lavoro svolto durante la crisi del 2011 e per rafforzare la collaborazione su alcuni fronti che riteniamo prioritari. Fra questi va certamente menzionato il lavoro, attualmente in fase istruttoria, che stiamo svolgendo, parallelamente alla Protezione civile e al Ministero dell interno, sui rimpatri volontari assistiti che riteniamo certamente uno strumento valido ma non esclusivo per una corretta gestione dei flussi dal nord Africa. - Concludo con alcune parole sulla situazione di Lampedusa e sul suo ruolo strategico quale crocevia delle rotte migratorie nel Mediterraneo. Senza timore di smentita, mi sento di dire che la maggiore delle Pelagie è stata e rimane ancora oggi uno dei protagonisti nella gestione dei flussi migratori dal Nord africa. Si tratta, però, di un ruolo difficile, caratterizzato da alcune criticità di fondo che si stenta a risolvere. Innanzitutto è necessario superare l idea che quest isola possa ospitare un Centro di Identificazione ed Espulsione: mancano i presupposti. La sua vocazione, invece, è storicamente quella dell accoglienza e per di più per periodi molto brevi. Dunque la presenza di un centro di primo soccorso e accoglienza è l unica immaginabile in questo lembo di terra in mezzo al mare. Nessuno dovrà più legittimare la presenza contemporaneamente di migliaia di migranti o richiedenti asilo che, in alcuni casi, si è voluto rimpatriare direttamente da Lampedusa. Oltre ad evidenti ragioni di tutela dei diritti dei migranti, in questo modo si corre il rischio (che ben due volte si è tramutato in realtà) di determinare veri e propri disordini che hanno come conseguenza ultima quella di trasformare un isola accogliente in un isola ostile.caritas Italiana 1

Gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all accoglienza affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli, è quanto ha detto nell omelia di Pasqua 2011 Papa Benedetto XVI, sono convinto che la nostra Umbria, le nostre città di Terni, Narni,Amelia, in una forte sinergia con la Chiesa locale abbia aperto il cuore e le proprie strutture alle persone che sono sbarcate nelle nostre coste e alcuni sono tra noi. A partire dall 11 Aprile 2011 ad oggi abbiamo accolto un totale di 140 persone così suddivise: 54 immigrati di nazionalità tunisina, 86 richiedenti asilo di diverse nazionalità in maggioranza nigeriani e coppie, ne sono presenti attualmente 76, distribuiti tra Terni e Amelia. Non ci dobbiamo dimenticare però che tale accoglienza è stata possibile perché le nostre città, Narni ha iniziato per prima, accogliendo fin dal 2004, 20 tra richiedenti asilo e rifugiati politici. Voglio ricordare ai presenti che alle 3,30 di lunedì 11 Aprile 2011, giorno in cui sono arrivati a Terni i primi tunisini e l immagine che abbiamo voluto mettere nel manifesto e nell invito, riguarda proprio quel giorno, il pulmino della Caritas è partito alla volta di Civitavecchia carico di 8 volontari, accompagnati dal Direttore della Caritas diocesana Claudio Daminato. Una volta che i profughi, sbarcati dalla nave in mezzo a un cordone di polizia, sono stati fatti salire sui pullman diretti a Terni, i nostri 8 volontari divisi nei due pullman hanno iniziato a parlare con i ragazzi chiedendo loro se avevano rapporti di parentela, rapporti di amicizia o di semplice conoscenza al fine di stabilire, una volta giunti a Terni, in quali strutture ospitarli. Alle 10.00 alla sede della Caritas di Terni, luogo dove sono stati accolti i migranti, sentiamo le sirene della polizia e dei carabinieri, i migranti stanno arrivando. La sede della Caritas è stata messa a disposizione nella riunione che si è svolta in Prefettura coordinata dal Prefetto e presenti tutte le forze dell ordine e i gli assessori della provincia di Terni e del comune di Terni oltre i Presidenti della San Martino e dell Arci provinciale di Terni. In quella sede si è stabilito che i locali della Caritas erano i più idonei per un accoglienza serena e non legata solo alla sicurezza o alla paura che questi ragazzi potessero fuggire o creare problemi. L imponente spiegamento di forze dell ordine, 10 poliziotti in tenuta antisommossa, 5 poliziotti, 5 carabinieri, erano la scorta dei due pullman, mentre alla Caritas erano presenti altri 10 poliziotti addetti all identificazione dei profughi e dei vigili urbani del comune di Terni. Di fronte a questo imponente spiegamento di forze erano presenti gli oltre 30 volontari della Caritas e dell Arci che sono stati colpiti dalla compostezza, dall ordine, dal silenzio e dalla dignità con cui i ragazzi tunisini sono scesi dai pullman e si sono avviati nei locali della Caritas. Dal momento del loro ingresso nella struttura della Caritas si è dato seguito alle procedure condivise nell incontro di sabato 9 Aprile con il Prefetto, a quanto i volontari della Caritas/San Martino hanno potuto apprendere durante il viaggio, alle richieste espresse dai ragazzi tunisini, e si è dato inizio all assegnazione delle persone alle strutture e all identificazione dei migranti da parte della polizia di stato. Contemporaneamente si è avviata una prima visita medica da parte dei medici volontari dell ambulatorio San Giovenale e della Comunità di Sant Egidio. Sono venuti a salutare i 2

migranti il Vescovo Mons. Paglia e il Sindaco On. Di Girolamo, oltre l Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Terni, Bucari, e il Presidente del Consiglio Comunale Finocchio. Da quel momento è iniziata l accoglienza delle persone definite migranti che appena hanno avuto il permesso di soggiorno si sono, nel giro di qualche giorno, recati presso Ventimiglia e ne sono rimasti nelle nostre strutture di accoglienza solo 5, fino al 28 settembre 2011. L arrivo dei primi richiedenti asilo, tutti di nazionalità nigeriana che sono ancora tutti tra noi, è avvenuto il 9 maggio 2011 con i primi 10 a cui il 12 maggio ne sono giunti altri 18 e così via fino ad arrivare al mese di Agosto che abbiamo aperto il centro di accoglienza Don Minzoni ad Amelia, presso uno stabile messo a disposizione delle Suore maestre Pie Venirini. La Caritas di Terni ha avuto il primato, in Umbria, di essere la prima a vivere il problema del diniego da parte della Commissione Ministeriale per i richiedenti asilo, per le prime 30 persone da noi ospitate e questo ha creato un forte momento di sconcerto sia nei diretti interessati che in noi che abbiamo dovuto gestire la situazione. Anche in questo caso ci sono stati vicini sia la Regione con la Protezione civile che la Questura di Terni che nel momento in cui gli è stato notificato il responso sono venuti alla sede della Caritas di Terni per incontrarli e per spiegare loro le conseguenze e quali possibilità avevano di fronte a questo diniego. Questa è la conseguenza della scelta decisa a livello governativo, di indirizzare gli immigrati accolti nella seconda fase, nella procedura di riconoscimento dello status di rifugiato (richiesta di asilo). La scelta nazionale, sta provocando in tutta Italia e quindi anche in Umbria, come sappiamo, una situazione paradossale perché, l aver sostenuto questo indirizzo, ha, in primo luogo, presupposto che questa tipologia di richiedenti avessero le caratteristiche per ottenere lo status di protezione internazionale, cosa che non si sta realizzando a seguito della quasi totalità degli esiti negativi da parte delle Commissioni in Italia; in secondo luogo, dal punto di vista dei profughi, ha generato delle aspettative se non delle convinzioni o pretese, rispetto al fatto che si sarebbero concretizzate le condizioni per insediarsi e rimanere in Italia. A Terni i primi dinieghi sono stati notificati in piena estate, questo ha comportato un notevole disagio perché i permessi di soggiorno sono scaduti e di conseguenza le tessere sanitarie, ci sono stati momenti di ansia e preoccupazione perché i medici di base non potevano più assistere queste persone, e i nostri medici volontari e la struttura del pronto soccorso dell Ospedale Santa Maria di Terni hanno fatto il possibile per venire incontro alle loro problematiche di salute. Il problema che è emerso non è di poco conto : dal momento del diniego e al momento della presentazione del ricorso passano 30 giorni senza il medico di base. Questo problema è stato più volte posto e sollecitato alla Regione Umbria e finalmente il 21 novembre siamo stati convocati dal soggetto Attuatore, Ing. Tortoioli, ad un incontro con la Direzione regionale Salute per le problematiche relative alla gestione sanitaria dei profughi. Questo, come lo status giuridico dei richiedenti, è ancora un nodo critico che nel passaggio dall emergenza all accoglienza dovrà essere risolto. Non mi soffermo nel raccontare quello che abbiamo fatto e stiamo facendo per integrare nel nostro tessuto sociale i richiedenti asilo, ma concludo nel dire che: 3

1. il comune di Narni ha dato la disponibilità all interno dello SPRAR di accogliere altre 15 persone che saranno ospitate ad Attigliano presso una struttura della Parrocchia; 2. Stiamo valutando, insieme al Sindaco del Comune di Lugnano, la possibilità di aprire un centro temporaneo per minori stranieri non accompagnati, arrivati in Italia negli ultimi mesi legati all emergenza Nord Africa. Lugnano in Teverina perché c è una struttura, di proprietà della Diocesi utilizzabile allo scopo. Siamo coscienti delle difficoltà che si possono incontrare nella gestione di tale servizio ma siamo convinti che i minori non accompagnati, sono la categoria dei migranti più vulnerabili, e probabilmente più bisognosi di accoglienza e di attenzione; 3. Siamo disponibili a continuare la collaborazione con la Regione Umbria per continuare l accoglienza dei richiedenti asilo anche nel 2012; 4. Il passaggio dall emergenza all accoglienza può avvenire solo sulla base di una forte collaborazione tra i diversi soggetti istituzionali, sia pubblici che privati, così come è avvenuto a partire dall 11 aprile 2011. Sono convinto che una buona prassi, un modello da prendere a riferimento è la collaborazione fattiva tra l Associazione di volontariato san Martino/Caritas e l Arci provinciale di Terni, che da molti anni gestiscono insieme l accoglienza dei richiedenti asilo della rete SPRAR. 5. Il 18 dicembre 2011 si svolgerà a Collescipoli presso la Chiesa di Santa Maria un concerto di canti Gospel fatti dagli ospiti presenti a Terni che frequentano la Chiesa Pentecostale. Il Presidente Prof. Francesco Venturini 4